F.A.Q. sulla QM

Domande Frequenti

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  1. Milo Riano
     
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    Lo scopo di questa discussione è scrivere le F.A.Q. sulla QM.

    Le F.A.Q. (domande poste frequentemente) sono una collezione di domande e risposte, volta ad anticipare le richieste dei nuovi utenti. In genere la pubblicazione delle F.A.Q. serve per evitare la riformulazione delle domande a cui è già stata data una risposta.

    Come si scrivono le F.A.Q.?

    Questa è una classica domanda da F.A.Q.

    E' molto importante che le domande siano circostanziate e le risposte brevi e chiare. Nelle risposte si possono inserire collegamenti, sia interni che esterni al forum. La sistemazione avverrà successivamente, quindi non preoccupatevi di essere ordinati o di scrivere domande e risposte già date da altri.

    I metodi che proponiamo sono quattro:

    1) Il sistema più semplice è quello usato da Marzullo: "si faccia una domanda e si dia una risposta"

    Esempio:

    Cos'è la Questione Maschile?

    La QM è porre alla conoscenza di tutti che esiste un problema che è stato sempre trascurato, sotto valutato, negato o addirittura provocato. Un problema che la rivoluzione industriale ha posto le basi affinchè nascesse e che con l'esplosione del femminismo si è trasformato in un vero e proprio assalto, un attacco frontale. Un attacco ingiustificato contro gli uomini. (Scienziato apocrifo)

    La QM è storia, politica e informazione. Storia nella parte in cui intende ridefinire la narrazione femminista dove si descrive il rapporto fra i sessi in maniera incompleta e ideologica, finalizzata alla criminalizzazione maschile. Politica perché intende essere rappresentata e tenuta in considerazione come questione di interesse di circa la metà del popolo italiano; come oggi non avviene. Informazione perché intende divulgare i propri contenuti per fare proseliti. (Guit)

    La questione maschile è prima di tutto una questione etica. In sostanza noi affermiamo che nella società occidentale (post-moderna), la morale , che dovrebbe essere il risultato della sue due parti, quella maschile e quella femminile, è in realtà solo quella di una sua parte , ossia, la morale di una parte (quella femminile) è la morale del tutto. (Animus)


    2) Una alternativa possibile, e più creativa, è quella di immaginarvi un ipotetico dialogo con uno o più utenti di ambo i sessi: antipatici, simpatici, solo curiosi, femministi, o come volete.

    Esempio:

    Quanto segue è un dialogo immaginario tra me ed una ipotetica visitatrice di nome Cris: tipico abitante "di là fuori" e digiuna della questione, ma approdata qui con spirito sinceramente curioso ed interessato.

    Ciao, sono approdata per caso su questo forum, mi sembra un argomento interessante ...ho visto che tu sei un amministratore ed ho pensato di rivolgerti alcune domande...

    Ciao. Si, sono il founder del forum ed uno degli amministratori, ma questa è una comunità numerosa in cui non vige il principio del "pensiero unico" e non posso pretendere di parlare a nome di tutti.

    Ok. Ho letto sul forum che parlate della QM. ...ma cos'è ?

    Avrai letto anche ...dialogo sul conflitto tra i sessi.
    QM sta per Questione Maschile. La questione maschile la si può definire genericamente e schematicamente come un disagio; il disagio in cui si trova a vivere l'uomo moderno, frutto di una situazione non equilibrata e persino un pò perversa che alcuni decenni fa non esisteva.
    Il disagio di cui parlo va ovviamente inteso in relazione con l'altro sesso.
    In sostanza penso che l'uomo comune viva una sorta di autentica "sperequazione" (o penalizzazione) nei confronti della donna comune.

    ..continua..

    (Reduan)


    3) Potete porre soltanto le domande, a mo' di intervista: chi se la sente di rispondere, o chi è interpellato, cita la vostra domanda e dà la risposta. Il metodo può servire anche per definire gli argomenti.



    Edited by Reduan - 14/4/2009, 00:37
     
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    Continua...

    Cris:
    Accidenti, di 'sta cosa non ne ho mai sentito...mi giunge nuova!
    ...Regolare.

    Ma in cosa sarebbe penalizzato l'uomo? Io vedo che quasi tutti quelli che comandano sono uomini...
    Infatti io ho parlato di "uomo comune", anche se poi la sperequazione di cui parlo riflette (blandamente) alcuni suoi effetti anche sugli uomini di potere. Ma poca roba.
    Ad esempio le quote rosa non sono passate ed a mio avviso non passeranno: gli effetti del femminismo evidentemente non devono toccare le elite.

    …e in cosa consiste questo disagio di cui parli ? E comunque un disagio può essere una sensazione solo soggettiva, la vita è difficile per tutti, come si fa a capire che c’è qualcosa di reale e non solo immaginario dietro questo disagio?
    Intanto anche fosse una sensazione esclusivamente soggettiva di pochi uomini, questi avrebbero comunque il pieno diritto di esternarla senza paura, in una democrazia.
    Ma, al di là della minoranza che ha il coraggio di esternare, per rendersi conto all’incirca se il disagio è di tanti o di pochi, ( tra questi però mettiamoci anche le donne stesse…), è necessario far ricorso a parametri di valutazione: vogliamo presumere che uomini e donne trovino nella coppia una loro realizzazione ?
    Mettiamo come uno dei parametri il buon funzionamento della coppia e della famiglia? Un metro pert valutare su UU e DD stanno ancora bene insieme?
    Se è un parametro che può andare bene per iniziare, puoi trovare QUI qualche numero significativo.

    …Ok, ma resta il fatto che se la donna fosse davvero avvantaggiata avrebbe lei i posti di potere, non trovi? Questo significa che non è realmente avvantaggiata...
    C'è un grosso equivoco alla base di questo ragionamento: pensare alla donna come ad un uomo con la vagina.
    Non è così, donne e uomini intendono il potere in modo diverso, perchè diverso è il loro mondo interiore e diverso è il loro rapporto col mondo esterno.

    Ma mi fai un esempio di questo vantaggio femminile ?
    Uno tra i tanti? Il lavoro. La donna media lavora meno, fa lavori oggettivamente e soggettivamente meno usuranti e percepisce in media un reddito maggiore, ed ha maggiori onori. Ma è soltanto uno dei tanti esempi possibili.

    ...Ma sei fuori ?
    No. Intanto ho scritto "in media". Il numero di ore lavorate è statisticamente minore di quello degli uomini, considera anche che la donna va in pensione 5 anni prima. Tra l'altro vive in media 6 anni di più, quindi il reddito totale è ben maggiore in rapporto alle ore lavorate; e nella vita avrà svolto lavori meno usuranti.
    Poi ci possiamo aggiungere i mestieri pericolosi esclusivo appannaggio maschile, la quantità di incidenti sul lavoro, etc, etc.

    Ma la donna lavora anche in casa, per l'uomo...
    La donna di un tempo può darsi, oggi c'è una grossa percentuale di donne singles, inoltre le coppie sposate si dividono molto di più i compiti.
    Inoltre se la donna ha diritto a pesanti agevolazioni “di stato” perché lavora in casa per il marito, vorrei sapere il tutto come si concilia con il fenomeno dei e delle singles.
    Di questa ed altre cose del genere ne parliamo sul forum.

    Siete del gruppo "Uomini3000"?
    Il forum nasce per iniziativa di appartenenti al movimento, ma questo non è il forum ufficiale di Uomini3000.

    Se uno volesse documentarsi sulla QM, cosa può leggere?
    Può leggere il sito di cui sopra, oppure può trovare qui:
    uomini3000.it/bibliografia
    ...o qui:
    Bibliografia sulla QM
    ...alcuni testi notevoli sull'argomento.
    Oppure può leggere il forum...

    Ci sono anche donne sul vostro forum?
    Il forum è aperto a chiunque sia sinceramente interessato e dimostri il necessario rispetto per la questione.
    Se un uomo poi volesse parlare di queste cose senza la presenza femminile -cosa legittima, peraltro- può scegliere la mailing list di uomini3000, accessibile dal sito omonimo.

    Ma trattate pure le questioni di cuore ? Voglio dire, se uno litiga con la fidanzata e vive un disagio, viene qui e trova dove sfogarsi?
    No, non facciamo confusione.
    Un naturale e (più o meno) minimo conflitto tra i sessi è sempre esistito e sempre esisterà. Noi non trattiamo propriamente le "questioni di cuore" e ci interessa solo molto secondariamente trattare dei conflitti sempiterni tra i sessi.

    …Cosa ne pensi della misoginia?
    Penso che una certa dose di misoginia è presente in ogni epoca e in ogni uomo, e in ogni donna è presente una certa dose di misandria. È una questione di quantità e di situazioni che può, al limite, distinguere il giusto dallo sbagliato, la normalità dalla anormalità.
    La quantità di una e dell’altra aumenta non per caso, ma per reazione a qualcosa.
    Detto questo, penso che una quantità eccessiva di misoginia, cosi come di misandria, siano tendenzialmente poco utili, benché a volte sorgano spontaneamente. (Altre volte artificiosamente).
    Si tratta di sentimenti e come tali, in sé, irrazionali e privi non già di senso, ma di una direzione precisa.
    La misoginia, da sola e non razionalizzata, non porta da nessuna parte e non è garanzia di alcunché. Può essere una molla che fornisce la spinta iniziale, ma senza "il carburante" di una valida analisi, tendenzialmente non porta buoni risultati.

    Ho letto che contestate la festa della donna, perchè?
    Non contestiamo la festa della donna, in quanto ognuno è libero di festeggiare quello che vuole.
    Diciamo che l'evento cui di solito viene legata tale festa è un evento mai accaduto.
    Anche grossi giornali nazionali ancora oggi ci parlano di quell'8 marzo del 1908, a NY, di un incendio in cui perirono 129 donne.
    ...Mai successo: si tratta di una invenzione propagandistica, originariamente a scopi politici, oggi a scopi ..."femministici".
    Tutto scritto QUI

    Ma se esiste una QM, quali pensi che siano le cause?
    Di certezze ne abbiamo poche, di ipotesi è lecito avanzarne.
    Parliamo anche di questo, sul forum.
    In particolare ne abbiamo parlato QUI.

    Ok, Ciao.
    Ciao

    :)
     
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    Mary1010:
    CITAZIONE
    1- Che caratteristiche ha per Voi il maschio oggi e che ruolo ha all'interno della società?

    2- Quali sono i principali obiettivi che l'uomo di oggi vuole raggiungere?

    3- Secondo Voi quali sono le principali differenze tra l'uomo di oggi e quello del passato?

    4- Siete nostalgici di quel modello oppure no? Se sì, quali sono gli strumenti che possono essere utilizzati per ritornare alla posizione che l'uomo aveva in passato?

    5- Cosa pensate della donna e del ruolo che assume nella società moderna?



    Ciao Mary.
    Tu parli di uomini d'oggi e di quelli del passato, ma penso sia necessario intendersi sui termini. Del passato quando? Preistoria, medioevo, il rinascimento, gli uomini delle crociate, i soldati del '45...?
    E' per me necessaria quindi la seguente (schematica) premessa, che intende dare un quadro per sommi capi del tutto:

    La questione maschile è storia recente, pur se si potrebbe intravederne le radici pure ai tempi dei romani. Ma sono radici un pò aleatorie ed evanescenti, a mio modesto avviso.

    La questione maschile per me affonda invece le sue vere radici nel neofemminismo, che nasce nei primi anni 70, e probabilmente si concepisce nel '68.
    Nel '70 nascono i primi collettivi neofemministi, guidati in primis dall'intellettuale Carla Lonzi e dalla violenta Elvira Banotti.
    Successivamente è tutto un fiorire di nuovi movimenti, le esponenti guadagnano senza alcuna difficoltà i palcoscenici più appariscenti, in primis la Tv. Il fatto ha un che di stupefacente, a ben vedere. Ci si chiede pure dove trovassero i finanziamenti.

    Del '70 è la legge sul divorzio, che penalizza l'uomo perchè avvantaggia il "coniuge debole" economicamente, e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta della moglie, per tutta una serie di motivi.

    Del '75 è la riforma del diritto di famiglia, che penalizza l'uomo sottraendogli vecchi diritti e attribuendogli nuovi doveri.
    Tra l'altro segna la fine della figura del capofamiglia (peraltro già molto evanescente) e dispone che il marito debba farsi carico anche di eventuali figli nati da relazioni adulterine della moglie.
    La donna acquisice nuovi diritti ma nessuno parla di nuovi doveri.

    Del 78 è la legge sull'aborto, che penalizza l'uomo, sottraendogli di fatto ogni diritto di parola sull'argomento. La donna decide tutto. Anche qui i soldi fioccano.

    Dagli anni '70 in poi ha inizio la massiccia campagna massmediatica contro l'uomo e contro il maschile ( male-bashing e male-pushing).
    Nelle scuole si impiegheranno in netta prevalenza insegnanti di sesso femminile.

    Con l'istituzione dell'Europa unita le ultime stoccate:

    -Nasce ufficialmente il concetto (poi ufficialmente negato) di "discriminazione positiva".

    -La direttiva comunitaria 73/2002/Ce impone la revisione di un principio giuridico che sembrava intoccabile: l'innocenza fino a prova contraria.
    In caso di accusa di molestie sessuali da parte di una donna , non tocca più all'accusa provare la colpevolezza dell'imputato, ma tocca all'imputato trovare le prove della sua innocenza. E' l'inversione dell'onere della prova.
    Facendo un caso pratico, se l'aiutante (donna) di un fattorino dice di essere stata da quest'ultimo molestata, quest'ultimo è per legge automaticamente colpevole del fatto a lui attribuitogli e tocca a lui dimostare la sua innocenza, cosa che, intuitivamente, spesso risulterà quasi impossibile.
    Ma la cosa è ancora più insidiosa: il reato di molestia, infatti, è per legge definito e definibile dal sentire di lei; quindi può essere molestia, di volta in volta: un sms, uno sguardo, un gesto, uno sfioramento con un gomito, etc, etc. E lui viene condannato.
    Incredibile ma vero.
    ...E' probabile che dimentichi qualcosa, ed aspettiamo comunque nuovi e mirabolanti effetti speciali.
    -----------------------------------------

    Quindi veniamo alle domande:

    CITAZIONE
    1- Che caratteristiche ha per Voi il maschio oggi e che ruolo ha all'interno della società?

    Intendendo l'uomo d'oggi come colui il quale ha vissuto e subito la cultura neofemminista e tutto il suo portato, ebbene l'uomo d'oggi, per dirla alla Risè, è "addomesticato", è frenato, è inibito, è compresso (male-pushing), non ha un ruolo definito e ben definibile, altresì si barcamena al meglio tra diverse trappole e trabocchetti, di cui però non è ancora (non sempre) pienamente consapevole.

    CITAZIONE
    2- Quali sono i principali obiettivi che l'uomo di oggi vuole raggoingere?

    Non essere più frenato, inibito, compresso, addomesticato a forza.


    CITAZIONE
    3- Secondo Voi quali sono le principali differenze tra l'uomo di oggi e quello del passato?

    Vedasi premessa e quanto segue.

    CITAZIONE
    4- Siete nostalgici di quel modello oppure no? Se sì, quali sono gli strumenti che possono essere utilizzati per ritornare alla posizione che l'uomo aveva in passato?

    Paradossalmente, non sono nostalgico più di tanto del modello pre-neofemminismo. Perchè se è vero che l'uomo aveva maggiori diritti, è altresì vero che aveva anche un sacco di doveri non scritti.
    Paradossalmente, come ha detto qualcuno, "l'inutilità" dell'uomo d'oggi lo può rendere libero. La cosa ha un prezzo, sicuro. Però...

    Ritornare alla posizione del passato è pressochè impossibile, la storia va avanti, non torna mai esattamente uguale. Forse è meglio così.


    CITAZIONE
    5- Cosa pensate della donna e del ruolo che assume nella società moderna?

    La sottazione di diritti all'uomo non ha trovato rispondenza in una attribuzione di doveri alla donna. In altre parole, l'uomo ha perso diritti, la donna non ha maggiori doveri. Si è creato un vuoto: secondo alcuni, forse, l'uomo si dovrebbe far carico ugualmente dei vecchi doveri, senza però avere come contropartita alcun diritto o premio di sorta. La cosa è difficile che funzioni.

    Paradossalmente, il vuoto di ruolo in cui si trova l'uomo d'oggi trova quindi rispondenza in un vuoto di ruolo della donna.
    Personalmente cmq faccio fatica ad intravedere con precisione questo ruolo.
    Il tutto dovrà trovare un assestamento, impossibile prevedere in quale senso si verificherà. Ma non la vedo così bene per le donne, ad essere del tutto sincero.

    Ciao.
    :)
     
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  4. Milo Riano
     
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    Il parere dei "Maschi Selvatici"
    ...Proponiamo di seguito un'intervista al rappresentante del movimento "Maschi Selvatici".

    .................................................
    Il maschio oggi, i suoi obiettivi, l’amore e le donne, la famiglia e la società...
    Intervista ai Maschi Selvatici a cura di una donna, M. V., laureanda sulla “questione maschile” in Comunicazione Interculturale per la Cooperazione e l'Impresa (gennaio 2009)


    Cari Maschi Selvatici, che caratteristiche ha per voi il maschio oggi e che ruolo ha all'interno della società?

    A nostro parere il maschio oggi (ma il processo è in atto da decenni) si è collocato in una posizione che non è adeguata rispetto alle valenze antropologiche e simboliche della "virilità". Dal punto di vista antropologico ha accettato l'inganno/ricatto di una società che gli chiede esclusivamente di dedicarsi al denaro, al profitto e all'interesse, all'immediato soddisfacimento del bisogno o al vuoto edonismo; ma facendo questo ha accantonato ciò che le società tradizionali hanno sempre valorizzato nel maschio, insegnandoglielo e richiedendoglielo anche con precisi riti di passaggio iniziatici: la capacità di donarsi, di prendersi cura con dedizione e sacrificio della sua famiglia e della comunità, di difendere con attenzione e responsabilità la vita da lui generata. Detto simbolicamente: l'uomo oggi ha dimenticato di onorare ciò che di profondo e sacro lo rende psico-biologicamente maschio e che è inscritto archetipicamente nella sua psichicità: il Fallo, simbolo appunto di dono, di spinta per il cambiamento, di azione trasformativa che inaugura il nuovo e il vivente. Questo fatto provoca parecchi disagi al maschio e alla comunità in cui vive, ingabbiata in una situazione di statico impoverimento poiché privata della spinta donativa e trasformativa che costituisce la virilità stessa. Come diceva infatti Ezra Pound (che al Fallo ha dedicato versi incisivi): "Con Usura nessuno ha una solida casa/di pietra squadrata e liscia/per istoriarne la facciata,/con usura non v'è chiesa con affreschi di paradiso/harpes et luz e l'Annunciazione dell'Angelo con le aureole sbalzate,/con usura nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine/non si dipinge per tenersi arte in casa, ma per vendere e vendere/presto e con profitto, peccato contro natura,/il tuo pane sarà straccio vieto arido come carta,/senza segala né farina di grano duro,/usura appesantisce il tratto, falsa i confini, con usura nessuno trova residenza amena./Si priva lo scalpellino della pietra,/il tessitore del telaio". Fortunatamente però molti uomini, ad esempio i Maschi Selvatici, hanno avviato da qualche anno un processo di rinnovamento nella loro vita, fondato su una maggiore attenzione all'autenticità del loro "essere maschi", spingendo inoltre la nostra stessa società, e altri maschi, nella direzione che lo stesso Pound suggeriva: "Che il cuore sia retto/il Fallo percepisca il suo scopo".

    E quali sarebbero i principali obiettivi che l'uomo di oggi vuole raggiungere?

    Riconquistare nella propria profondità gli aspetti che connotano l’identità maschile autentica, piena e serena: la capacità di amare la propria donna, i propri figli, e la propria comunità; la responsabilità nei confronti della vita cui si è dato, con la madre, l’avvio; la passione nel custodire e proteggere la propria famiglia e i propri figli, partecipando con attenzione alla loro crescita dal punto di vista affettivo ed educativo. Non solo: la consapevolezza dei propri desideri, della propria forza nel realizzarli, della felicità che si prova donando agli altri la propria esistenza per un bene più ampio ed umano, riconoscendo con umiltà la presenza di un Padre di cui ci si può fidare e del quale meritano attenzione i consigli e i moniti.

    Quali sono le principali differenze tra l'uomo di oggi e quello degli scorsi decenni?

    La perdita, o comunque la profonda modificazione dell’identità maschile, è un processo iniziato ben prima degli ultimi decenni e coincide con la “decadenza” del concetto di paternità. Non è questa la sede per esaminare la questione, per la quale rimandiamo ai numerosi lavori di Claudio Risé (Il maschio selvatico (Red Ediz., Como); Essere uomini (Red Ed., Como); Il padre l’assente inaccettabile) (San Paolo Ed.); ma anche di Dieter Lenzen (Alla ricerca del padre, Laterza Ed.), di A. Mitscherlich (Verso una società senza padre) e del nostro Paolo Ferliga (Il Segno del padre, Moretti & Vitali, www.paoloferliga.it).
    Negli ultimi decenni il lungo processo che ha visto gli uomini autoconfinarsi nella sfera economica rinunciando alle loro prerogative in ambito familiare, ad esempio circa l’educazione dei figli, ed alla trasmissione del sapere maschile, a favore prima della donna poi dello Stato, ha “solo” subìto una brusca accelerazione fino al suo compimento logico. Tuttavia, allora, pur con tutti i limiti, le carenze e addirittura le storture di un potere che non trovava più legittimazione sociale, il maschio conservava ancora la memoria “ancestrale” del passato e soprattutto aveva ancora coscienza, sia pure parziale e distorta, di giocare un ruolo importante nella società e nell’ambito della famiglia. Oggi non è più così. Quella grande rivolta contro il padre che fu il movimento giovanile del ’68, non ha corretto le storture di cui dicevamo prima per recuperare l’integrità della figura paterna, come forse i giovani di allora desideravano inconsciamente e di cui può essere presa ad esempio la disperata invettiva di Kafka in Lettera al padre. Ha invece spazzato via il concetto stesso di paternità e i suoi significati simbolici (e concreti), sui quali si sono sempre fondate le società del passato. I risultati, unitamente all’avanzare di processi economico/sociali che hanno accentuato la distanza fra i luoghi del lavoro maschile e della vita familiare, sono stati disastrosi sotto due punti di vista connessi strettamente: è andata in frantumi la coscienza maschile di sé, e con essa la consapevolezza della necessità della trasmissione generazionale di modelli, esempi, saperi, senza i quali non si costruisce alcuna identità di genere. Le conseguenze sulle generazioni successive sono sotto gli occhi di tutti. Incertezza identitaria e spaesamento da un lato, dall’altro accentuazione ossessiva di alcuni tratti caratteristici del maschile fino ad un machismo ostentato che altro non è se non l’altra faccia dell’insicurezza profonda che vivono gli uomini di oggi. In genere si tende a considerare il nuovo protagonismo femminile come una delle cause dell’insicurezza maschile. Noi, al contrario, pensiamo che un maschile forte e integro non avrebbe avuto difficoltà ad accettarlo quando fosse stato indirizzato a favore della donna e non contro gli uomini. Pensiamo anzi che il femminismo nei suoi aspetti più rancorosi e antimaschili sia potuto attecchire solo perché si è trovato di fronte un maschile già gravemente malato e indebolito, che ha saputo soltanto abbandonare precipitosamente il campo, salvo legiferare contro se stesso (cito in particolare la legge sull’aborto che esclude il maschio/padre anche dal solo parere consultivo sulla nascita di suo figlio, come è stato spiegato nel Documento per il padre http://www.claudio-rise.it/documento_per_il_padre.htm e come è stato commentato da Antonello Vanni ne Il padre e la vita nascente, Nastro Ed. 2004, www.antonello-vanni.it) e/o inveire inutilmente da lontano e rigorosamente in privato. Si intravedono però, oggi, anche fondati indizi di cambiamento. Pensiamo non solo agli svariati gruppi e associazioni maschili che discutono con passione di questi temi ed ai libri che sono dedicati alla questione maschile, ma soprattutto ad una nuova coscienza della paternità e del suo valore irrinunciabile. Pur nella inevitabile confusione, pensiamo ai così detti “mammi”, nei giovani maschi si fa strada l’idea che la virilità non può non passare dalla rivalutazione del ruolo e della funzione del padre. Vedremo il futuro.

    Siete nostalgici di quel modello? oppure no?. Se sì, quali sono gli strumenti che possono essere utilizzati per ritornare alla posizione che l'uomo aveva in passato?


    Dunque: nessuna nostalgia di un modello che faceva già ampiamente acqua. Ma a proposito di nostalgia occorre fare una precisazione. È interessante notare come uno dei più frequenti lamenti femminili è il fatidico “non esistono più gli uomini di una volta”. Ora, poiché è impensabile che ci si riferisca al maschio “padrone” (se mai è veramente esistito), e dando anche per scontata la contraddizione di chi si lamenta per la scomparsa di qualcosa contro cui si è combattuto, questa lamentazione indica che le antiche virtù virili mancano anche alle donne. Ecco, se si può parlare di nostalgia, è precisamente a quelle virtù che ci riferiamo, come riteniamo si possa capire bene leggendo con attenzione il sito e il blog dei Maschi Selvatici www.maschiselvatici.it . In questo senso la domanda è quindi malposta, come malposta è quella sugli “strumenti” per riconquistare le posizioni perdute. Gli uomini non devono riconquistare posizione alcuna, devono riconquistare se stessi e la propria identità profonda. Il resto, semmai, verrà di conseguenza e non certo per imposizione. Il futuro degli uomini dipende da loro stessi e solo da loro. Alla società chiediamo una sola cosa: che il mondo maschile venga rispettato come merita, anche nel suo travaglio doloroso, e che cessi il “tiro al maschio” nelle sue varie forme, dalle fiction alla pubblicità, agli attacchi contro la figura paterna, passando per una informazione a senso unico e spesso alterata nelle analisi dei fatti e nel modo stesso in cui vengono date le notizie.

    Le donne e i Maschi Selvatici. Cosa pensate della donna e del ruolo che assume nella società?

    Premesso che ogni persona deve essere libera di perseguire il proprio progetto di vita, la questione va affrontata a partire dal riconoscimento del concetto di differenza sessuale. Maschi e femmine, partecipando ovviamente alla identica natura umana che li pone su un piano di uguale dignità, sono tuttavia diversi. La diversità è inscritta in primo luogo nel corpo e da essa scaturiscono anche differenze psicologiche importanti che implicano una diversa percezione del mondo, diverse inclinazioni, passioni, attitudini, intelligenze. Crediamo che queste diversità debbano essere valorizzate o comunque lasciate libere di esprimersi in un ambito di complementarietà fra i generi, piuttosto che lette come costrutto culturale maschile teso ad opprimere le donne, tendenza ormai affermatasi nell’Occidente moderno. In termini concreti riteniamo che le donne, nel loro encomiabile sforzo di assumere ruoli e funzioni via via più importanti nell’ambito sociale, non lo debbano fare snaturando se stesse e puntando ad imitare modelli maschili, modelli peraltro discutibili per gli stessi uomini per come si sono andati affermando negli ultimi decenni ma che, applicati alle donne, finiscono solo per generare copie malriuscite dell’originale, conservandone tutti i difetti ma non assumendone, almeno, anche i pregi. Secondo gli assiomi della cultura dominante nella modernità occidentale, invece, le differenze sono lette unilateralmente come frutto di stereotipi culturali, dunque nefaste, e si propone un modello unico maschile/femminile di relazione interpersonale e ruolo e funzioni sociali. Per ottenere questo obiettivo, come documenta Alessandra Nucci in “La donna a una dimensione” (Cortina editore), si opera in duplice direzione. Sul lato maschile svalorizzando negli uomini i caratteri della virilità, sul lato femminile incentivando invece gli stessi caratteri e puntando contemporaneamente a svalorizzare quelli tradizionalmente femminili senza peraltro, impresa impossibile, riuscire a rendere identici i due generi ma piuttosto producendo situazioni schizofreniche. Rispetto alle donne la prima e più importante conseguenza è la svalorizzazione del corpo e delle sue funzioni naturali. La maternità, ad esempio, viene considerata da un lato un noioso incidente di percorso o comunque un ostacolo alla carriera e all’emancipazione, mentre dall’altro viene vista come un diritto assoluto della donna per soddisfare il quale si incentivano le invadenti tecniche di fecondazione artificiale (che noi preferiamo definire “fabbricazione artificiale della vita”), considerando talvolta la donna depositaria unica del diritto di vita e di morte sul figlio. Ma non solo, pensiamo ad esempio al farmaco che blocca le mestruazioni e all’avveniristico utero artificiale, a tutto ciò insomma che finisce per medicalizzare il corpo inducendo a percepirlo come malato in sé, e in definitiva a medicalizzare la vita stessa. Il risultato dei messaggi contradditori per la maggioranza delle donne è un’oscillazione continua fra senso di onnipotenza e depressione cronica, nonché alla fine la solitudine di tutti, femmine e maschi. Crediamo che sia necessario un grande sforzo di riflessione che coinvolga il genere femminile (e naturalmente per quello che lo riguarda anche il genere maschile) teso a ripensare natura e senso dell’egemonia culturale degli ultimi decenni, ivi incluso il femminismo nelle sue diverse declinazioni che è diventato alleato e insieme strumento del potere economico/politico/finanziario. Quest’ultimo, ancorché esercitato ancora oggi in grande prevalenza da maschi, corrisponde a quello che Claudio Risé definisce la dominanza dell’archetipo della Grande Madre, i cui caratteri non è possibile qui illustrare, ma che nella sostanza è psichicamente regressivo verso uno stato di perenne adolescenza ed è tanto antimaschile quanto antifemminile.

    http://www.maschiselvatici.it/maschiooggi/mv.htm

    Edited by Reduan - 14/4/2009, 00:56
     
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