Le cause biologiche dell'omosessualità

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  1. silverback
     
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    Nella stragrande maggioranza dei casi, i maschi sono attratti dalle femmine e viceversa.
    Ai più questo appare come l'ordine naturale delle cose, la giusta manifestazione dell'istinto biologico, sostenuta dall'educazione, dalla religione e dalla legge.
    Eppure una minoranza significativa di uomini e donne (le stime variano dall'uno al cinque per cento) è attratta esclusivamente da persone dello stesso sesso.
    Molti altri individui, in varia misura, sono attratti sia dagli uomini sia dalle donne.
    Come spiegare questa diversità? Dipende forse da variazioni a livello genetico o fisiologico, da circostanze della storia personale o da una confluenza delle une nelle altre?
    E si tratta, in definitiva, più di una scelta deliberata o di una condizione obbligata?
    Probabilmente nessun fattore, da solo, può spiegare un carattere così complesso e variabile come l'orientamento sessuale.
    Ma recenti studi di laboratorio indicano che i geni e lo sviluppo del cervello hanno un ruolo significativo. In che modo non lo si sa ancora. Può darsi che i geni influenzino il differenziamento sessuale del cervello e la sua interazione con il mondo esterno, diversificandone così la già vasta gamma di risposte agli stimoli sessuali.
    La ricerca delle radici biologiche dell'orientamento sessuale segue due grandi direttrici.
    La prima si basa su osservazioni effettuate in un altro campo di indagine: la ricerca sulle differenze anatomiche tra il cervello maschile e quello femminile.
    La seconda studia la ricorrenza familiare dell'omosessualità, puntando quindi l'attenzione sul diretto responsabile della trasmissione genetica: il DNA.
    Da tempo si cerca nel cervello umano un riscontro fisico della divisione in maschi e femmine.
    Il dimorfismo sessuale della struttura cerebrale si è però dimostrato difficile da accertare.
    In media, il cervello di un maschio ha, rispetto a quello di una femmina, una dimensione leggermente superiore, che corrisponde del resto alla mole maggiore del corpo maschile.
    A parte questo, un'ispezione superficiale non rivela altre diversità fra i due sessi.
    Anche al microscopio, l'architettura del cervello dell'uomo e di quello della donna appare molto simile.
    Non stupisce che le prime osservazioni significative sul dimorfismo sessuale a livello cerebrale siano state effettuate su animali di laboratorio.
    Di particolare importanza è uno studio sui ratti, condotto da Roger A. Gorski dell'Università della California a Los Angeles. Nel 1978, esaminando l'ipotalamo del ratto, Gorski riscontrò che un gruppo di cellule vicine all'estremità frontale dell'ipotalamo è parecchio più grande nel maschio che nella femmina. Pur essendo questo gruppo di cellule molto piccolo in assoluto (meno di un millimetro in sezione trasversale anche nel maschio), la differenza tra i sessi risulta ben visibile in sezioni di tessuto opportunamente colorate; non è nemmeno necessario ricorrere all'osservazione al microscopio.
    La scoperta di Groski è particolarmente interessante perché la regione dell'ipotalamo in cui si trova il gruppo di cellule in questione, l'area preottica mediale, è interessata nello sviluppo del comportamento sessuale, soprattutto dei comportamenti che sono tipici dei maschi.
    Per esempio, scimmie di sesso maschile con aree preottiche mediali lese appaiono sessualmente indifferenti nei riguardi delle femmine; una stimolazione elettrica di queste regioni però può far avvicinare un maschio sessualmente inattivo a una femmina e indurlo a montarla.
    Bisogna dire, tuttavia, che nelle scimmie non è stato ancora trovato un gruppo di cellule analogo a quello sessualmente dimorfico presente nei ratti.
    Inoltre neppure nei ratti è nota esattamente la funzione di questo gruppo di cellule.
    Ciò che si sa, da uno studio di Gorski e collaboratori, è che gli androgeni - i tipici ormoni maschili - hanno un ruolo chiave nell'instaurarsi del dimorfismo durante lo sviluppo.
    I neuroni che fanno parte di questo gruppo hanno molti recettori per gli ormoni sessuali, sia per gli androgeni (di cui il testosterone è il principale) sia per gli estrogeni, gli ormoni femminili.
    Anche se maschi e femmine hanno all'inizio circa lo stesso numero di neuroni nell'area preottica mediale, un incremento del testosterone secreto dai testicoli dei feti di sesso maschile, che si verifica circa alla nascita, funge da stabilizzatore della popolazione neuronale.
    Nelle femmine, invece, il mancato aumento fa sì che molti neuroni del gruppo di cellule muoiano e che la struttura diventi più piccola. E' interessante il fatto che i neuroni preottici mediali siano sensibili agli androgeni solo per pochi giorni prima e dopo la nascita; nel ratto adulto l'eliminazione degli androgeni per castrazione non determina affatto la morte di quei neuroni.


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