L'islam o il femminismo?
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  • 2) Il femminismo
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L'islam o il femminismo?

... chi è più potente?

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  1. *STRIDER*
     
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    Col mio profilo ci saranno andati a nozze! Avranno attivato una task force tutta per me!
     
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  2. Purusha
     
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    Esatto, Silver.
    L'occhio del Grande Fratello vigila indefesso e insonne. Per questo ho usato l'espressione "ce lo permettono", finché fa loro comodo.....

    Come vedi concordiamo.
     
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  3. Davide.4.
     
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    Purusha
    CITAZIONE
    ci viene permesso

    Esatto.
    Sicuramente siamo controllati.

    Purusha non ti ho mai letto. Anche se hai già postato 506 messaggi.
    Ti do' il mio benvenuto.
     
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  4. Purusha
     
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    Grazie David,
    onorato del tuo benvenuto.
     
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  5. *STRIDER*
     
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    CITAZIONE (Purusha @ 26/8/2007, 15:28)
    Studiate gente, studiate.

    Vediamo di non confondere capre e cavoli, dunque.

    L'ignoranza, da qualsiasi parte provenga, non è scusabile: tanto più a carico di chi si professa musulmano, ma poi agisce in contraddizione con la propria religione.

    Io non sono un esperto di islam, ma Magdi Allam sì.
    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/.../15/magdi.shtml

    CATTIVI MAESTRI Terrorismo ed estremismo islamico sono due facce della stessa medaglia. L'Occidente non deve rinunciare ai suoi principi
    Sì al dialogo, ma non con i taglia-lingua
    «Tariq Ramadan è contro l'America e Israele La sinistra sbaglia ad appoggiarne i pregiudizi»

    Giuliano Amato, inserendosi nel dibattito promosso dal Corriere sul dialogo con i «cattivi maestri» islamici, ha avuto il merito di spostare l'attenzione sulla realtà interna dell'Occidente, focalizzando il discorso sulla crisi dei valori e dell'identità e sull'assenza di un modello di convivenza sociale credibile ed efficiente. Completando così le riflessioni degli esperti favorevoli o possibilisti al dialogo, Paul Berman, Ian Buruma, Mark Lilla, e i contrari o scettici, Marc Augé, Pierluigi Battista, Paul Hollander, Christopher Hitchens. Un dibattito che ha ripreso e alimentato la discussione sulla stampa nazionale che registra una spaccatura tra i commentatori della Repubblica, Renzo Guolo, e della Stampa, Gian Enrico Rusconi — che difendono il dialogo — e quelli dell'Avvenire, Edoardo Castagna, del Foglio, Christian Rocca e Carlo Panella, infine del Giornale, Massimo Introvigne e Maria Giovanna Maglie, che lo considerano controproducente.

    L'approccio metodologico di Amato è corretto, perché nel rapporto con l'altro, prima di preoccuparci della realtà altrui, dobbiamo avere la certezza di chi siamo, in quali valori crediamo e a quale traguardo collettivo aspiriamo. Non condivido però la sua opzione multiculturalista e la sua tesi sulla possibilità del dialogo anche con i predicatori islamici ostili all'Occidente che non siano collusi con il terrorismo. Ritengo che per affrontare correttamente il discorso del dialogo, è necessario in primo luogo sostanziarne i contenuti e contestualizzarlo sul piano spaziale e temporale. Perché il dialogo non è e non può essere un mezzo fine a se stesso. Se in partenza tra i dialoganti non c'è una piattaforma di valori condivisi e l'intesa del traguardo comune, inevitabilmente il più violento prevarrà sul più debole. Nel dialogo con gli interlocutori islamici, noi dobbiamo partire dalle certezze fondanti della civiltà occidentale, la sacralità della vita, la dignità della persona e la libertà di scelta dell'individuo. Su questi valori non ci deve essere alcun compromesso. Così come non possiamo prescindere dalla contestualizzazione storica. Significa che non possiamo far finta che non ci siano stati l'11 settembre 2001 (attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono), ovvero l'affermazione del terrorismo suicida islamico a livello globalizzato; l'11 marzo 2004 (strage di Madrid), ovvero la resa dell'Occidente relativista e che odia se stesso al ricatto dei taglia-gola; il 7 luglio 2005 (attentati di Londra), ovvero la scoperta dei kamikaze islamici made in Europe; il 2 novembre 2004 (sgozzamento di Theo van Gogh), ovvero l'applicazione della condanna a morte prescritta dalla sharia per gli apostati e gli infedeli europei, in Europa e per mano di cittadini europei; il 12 settembre 2006 (la reazione al discorso del Papa a Ratisbona), ovvero la conferma che l'Occidente si è piegato al diktat dell' «islamicamente corretto», imposto dai taglia-lingua.

    Fondamentalmente non si comprende che la radice del male è ormai interna allo stesso Occidente, non più nei Paesi musulmani, perché è qui da noi che si attua quel processo di lavaggio del cervello all'interno delle moschee che, predicando l'odio e inculcando la fede nel «martirio» islamico, trasforma le persone in robot della morte. Che illusione, che pena e che catastrofe per questo Occidente che per salvarsi dai taglia-gola si affida e si rimette all'arbitrio dei taglia-lingua, che per sopravvivere fisicamente ad Al Qaeda vende l'anima ai Fratelli Musulmani.
    Inconsapevolmente e comunque irresponsabilmente, perché la realtà storica conferma che il terrorismo e l'estremismo islamico sono due facce della stessa medaglia. A partire dagli anni Settanta, ovunque i Fratelli Musulmani o sigle ideologicamente simili abbiano acquisito potere, in Egitto, Algeria, Marocco, Tunisia, Libia, Yemen, Kuwait, Iraq, Siria, Turchia, Indonesia, Pakistan, elevando il leit-motiv «Io solo rappresento il vero islam e chi non è mia immagine e somiglianza è un apostata meritevole della morte», il passo successivo è stata l'esplosione del terrorismo che preferisce decapitare la testa del potere anziché praticare il lavaggio di cervello della gente per mettere solidi radici alla dittatura teocratica.

    Per cortesia: occupiamoci di noi occidentali e smettiamola di preoccuparci di Tariq Ramadan. Gli abbiamo fatto un regalo immenso, lo abbiamo elevato al rango di una star mediatica accreditandolo come icona dell'islam moderato, raffigurandolo come un eroe solitario attaccato da ogni lato da un plotone di esecuzione anti-islamico formato da laicisti e fondamentalisti cristiani ed ebrei. Al punto che sembra crescere sempre più il partito dei pro-Ramadan, prevalentemente a sinistra, che si sentono solidali e perfino concordi con le sue tesi. Partendo dalla condivisione del suo pregiudizio anti-americano e anti-israeliano, della sua militanza terzomondista e contro la globalizzazione, finiscono per trovare del tutto accettabile il sostanziale rifiuto della civiltà occidentale e l'obiettivo di rivoluzionarla attribuendo all'islam, al pari del cristianesimo e dell'ebraismo, pari dignità e valore come religione fondante e intrinseca dell'identità europea. Si tratta di uno stravolgimento della realtà storica e un tentativo di accreditare un'identità ideologizzata dell'Europa, dove l'islam si presenterebbe come il Cavallo di Troia legittimato a conquistare dall'interno il Vecchio continente. Questo è il traguardo più ambizioso di Ramadan, che lui ha scritto e che ripete, ma evidentemente non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Così come costa sempre più fatica, dal momento che l'Occidente rassomiglia alla scimmietta che non sente, non vede e non parla, ricordare ciò che è del tutto manifesto nel pensiero di Ramadan: la distruzione di Israele, la legittimazione del terrorismo palestinese e di quello iracheno, l'aspirazione a un grande Califfato islamico globalizzato.

    Questa è la realtà dell'Occidente che non basandosi sulle proprie certezze, perché non le ha più, si innamora delle certezze dei taglia-lingua islamici, individuando in esse il punto di inizio per realizzare il mito della società multiculturale. Prima di immaginare un possibile dialogo costruttivo con l'altro, l'Occidente deve riconciliarsi con se stesso, riscattare i propri valori e acquisire una propria identità. Diversamente ci comporteremo come chi si identifica in Voltaire quando disse: «Signore, io non la penso come lei, ma mi farei uccidere per far si che possa esprimere il proprio pensiero». Senza sapere e capire che la risposta degli estremisti islamici è: va benissimo, suicidatevi!

    Magdi Allam
    15 settembre 2007
     
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  6. Scienziato apocrifo
     
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    Rallegriamoci. La liberazione è vicina.... almeno in scandinavia.

    da Libero (13/9/2007)
    Maggiordomi in casa nostra
    di Simona Verrazzo

    È la Scandinavia l'ultima frontiera del radicalismo islamico. I miliziani che professano il jihad non mirano più soltanto al Medio Oriente e così Stoccolma e Helsinki - entrambe membri dell'Unione europea - si trovano a fare i conti con un fondamentalismo religioso assolutamente non previsto. Le società nordeuropee, libere e tolleranti, stanno pagando cara la loro famosa "apertura mentale". La Svezia è alle prese con il paradosso dei paradossi. Tutto ha inizio con l'apertura dell'anno scolastico, a fine agosto, nella tranquilla Karlshamn, vicino Malmö.
    E’ il momento di fare la foto per la ripresa delle attività scolastiche. Il clima è teso perché la direzione ha proibito agli studenti di indossare magliette con sopra la bandiera nazionale. “Potrebbero essere considerate una dimostrazione politica”, ha detto alla stampa locale il preside, Pär Blondell. “Ridicolo” è stato il commento sia dei ragazzi sia degli “adulti” che, per paura di apparire xenofobi agli occhi degli immigrati, sono costretti a rinunciare al simbolo più importante, la bandiera.
    Non vanno meglio le cose in Finlandia. Nonostante oggi conti poche decine di iscritti il primo partito islamico, il Finnish Islamic Party, non piace per niente ai finlandesi. La scorsa settimana il suo portavoce, Abdullah Tammi, ha detto che il primo obiettivo è raggiungere, entro l’anno, il numero di firme necessario per partecipare alle elezioni municipali di Helsinki del 2008. Il passo successivo saranno le parlamentari del 2011. Il programma di Tammi è identico a quelli che si ispirano al radicalismo islamico: l’instaurazione della sharia. Tra i punti figurano il divieto di vendita degli alcolici nei negozi, l’esonero per gli studenti musulmani di materie non conformi all’Islam (tra cui anche la musica), un codice di un abbigliamento che non sia immorale e la proibizione di piscine miste. I finlandesi, aperti e tolleranti, iniziano ad avere paura.
     
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  7. Alebaran1992
     
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    i tassi di natalita' stanno calando anche nei paesi musulmani

    tunisia 1,73

    algeria 1,86

    turchia 1,89

    iran 1,71

    marocco egitto libia e siria si stanno pian piano allineando a questi

    http://www.indexmundi.com/g/r.aspx?t=0&v=31

    i prossimi paesi dove si scendera' sotto i 2 figli per donna sono argentina, sud africa e corea del nord
    fra qualche anno tutto il mondo avra' una natalita' simile alla nostra

    quindi difficilmente gli immigrati prenderanno il controllo dell'italia
     
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  8. vero mummio 2
     
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    CITAZIONE (Scienziato apocrifo @ 26/9/2007, 17:10)
    Rallegriamoci. La liberazione è vicina.... almeno in scandinavia.

    da Libero (13/9/2007)
    Maggiordomi in casa nostra
    di Simona Verrazzo

    È la Scandinavia l'ultima frontiera del radicalismo islamico. I miliziani che professano il jihad non mirano più soltanto al Medio Oriente e così Stoccolma e Helsinki - entrambe membri dell'Unione europea - si trovano a fare i conti con un fondamentalismo religioso assolutamente non previsto. Le società nordeuropee, libere e tolleranti, stanno pagando cara la loro famosa "apertura mentale". La Svezia è alle prese con il paradosso dei paradossi. Tutto ha inizio con l'apertura dell'anno scolastico, a fine agosto, nella tranquilla Karlshamn, vicino Malmö.
    E’ il momento di fare la foto per la ripresa delle attività scolastiche. Il clima è teso perché la direzione ha proibito agli studenti di indossare magliette con sopra la bandiera nazionale. “Potrebbero essere considerate una dimostrazione politica”, ha detto alla stampa locale il preside, Pär Blondell. “Ridicolo” è stato il commento sia dei ragazzi sia degli “adulti” che, per paura di apparire xenofobi agli occhi degli immigrati, sono costretti a rinunciare al simbolo più importante, la bandiera.
    Non vanno meglio le cose in Finlandia. Nonostante oggi conti poche decine di iscritti il primo partito islamico, il Finnish Islamic Party, non piace per niente ai finlandesi. La scorsa settimana il suo portavoce, Abdullah Tammi, ha detto che il primo obiettivo è raggiungere, entro l’anno, il numero di firme necessario per partecipare alle elezioni municipali di Helsinki del 2008. Il passo successivo saranno le parlamentari del 2011. Il programma di Tammi è identico a quelli che si ispirano al radicalismo islamico: l’instaurazione della sharia. Tra i punti figurano il divieto di vendita degli alcolici nei negozi, l’esonero per gli studenti musulmani di materie non conformi all’Islam (tra cui anche la musica), un codice di un abbigliamento che non sia immorale e la proibizione di piscine miste. I finlandesi, aperti e tolleranti, iniziano ad avere paura.

    Un altro esempio lampante di come la femminilizzazione sociale sia molto più deleteria dell'islam.
    Chi vede il contrario ha capito poco dei rapporti di forza che regolano il creato.
     
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  9. Scienziato apocrifo
     
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    CITAZIONE (Alebaran1992 @ 2/10/2007, 16:35)
    i tassi di natalita' stanno calando anche nei paesi musulmani

    tunisia 1,73

    algeria 1,86

    turchia 1,89

    iran 1,71

    marocco egitto libia e siria si stanno pian piano allineando a questi

    http://www.indexmundi.com/g/r.aspx?t=0&v=31

    i prossimi paesi dove si scendera' sotto i 2 figli per donna sono argentina, sud africa e corea del nord
    fra qualche anno tutto il mondo avra' una natalita' simile alla nostra

    quindi difficilmente gli immigrati prenderanno il controllo dell'italia

    Queste considerazioni lasciano il tempo che trovano, per una serie di motivi:

    1) In Tunisia, in Turchia, in Algeria, in Iran, etc.. etc.. non c'è la stessa massa d'immigranti che c'è da noi. Quindi non c'è il rischio di una sostituzione della popolazione autoctona.
    2)Ti sei dimenticato di indicare altre etnie non meno presenti in Italia che hanno invece degli indici decisamente superiori (Filippine 3,05; Senegal 5; Somalia 6,68; Nigeria 5,45).
    Intanto, i paesi che tu dici "si stanno pian piano allineando" continuano a sfornare più del doppio dei figli degli italiani(in alcuni paesi anche il triplo): Egitto 2,77; Marocco 2,62; Libia 3,21 Iraq 4,07.
    Il "problema" è quindi decisamente più serio di quello che ci vuoi far credere.
    3) Tutti questi paesi hanno forse subito un rallentamento della crescita demografica, ma è un fenomeno recente, perchè negli ultimi 60 anni la loro crescita è stata del 900%... era del tutto prevedibile che dopo una tal scorpacciata si riposassero un po'. I cicli d'isteresi rappresentano bene questi fenomeni e questo lieve rallentamento era gia stato preventivato.
    4) La cifra che leggi su quella classifica a fianco al nome "Italia" è nominalmente all'1,29 ma in realtà essa è comprensiva di tutti gli immigranti che hanno fatto nascere i loro figli in Italia e gli hanno dato la cittadinanza.
    Se si togliesse quella quota, la cifra sarebbe decisamente inferiore, forse anche all'unità.
    5) Quello che non ti dice quella classifica è se i cittadini extracomunitari che vengono a vivere in Italia, avendo meno problemi dei loro compatrioti, possono permettersi o meno di fare anche più figli. Ne è un esempio emblematico quello dei cinesi. Indipendentemente da questo, tutte le etnie non autoctone ne fanno di più degli italiani e questo già basta per confutare la tua tesi.
     
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  10. vero mummio 2
     
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    In questo momento non ho i dati da tirare fuori, io però so di immigrazione massiva anche in paesi musulmani, come Iran e Arabia Saudita... soprattutto immigrazione sud est asiatica e cinese.
     
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  11. Scienziato apocrifo
     
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    CITAZIONE (vero mummio 2 @ 2/10/2007, 17:12)
    In questo momento non ho i dati da tirare fuori, io però so di immigrazione massiva anche in paesi musulmani, come Iran e Arabia Saudita... soprattutto immigrazione sud est asiatica e cinese.

    Si, e se proprio vogliamo possiamo dire che anche in Marocco c'è una certa massa d'immigranti dalla Mauritania.
    C'è però da dire che in quei paesi esistono delle leggi a tutela di quei cittadini nati lì.
    Non ci pensano affatto a rialsciare la cittadinanza ad immigrati di 10 anni, o addirittura a modificarla per fargli ottenere una cittadinanza in 5 anni.
    Non gli passa neanche per l'anticamera del cervello di cancellare tutti i loro simboli culturali per "rispettare" le culture degli immigrati.

    Anzi, in Arabia Saudita come anche negli Emirati Arabi stanno facendo delle leggi che definire "razziste" è un eufemismo, per limitare l'accesso ai lavoratori asiatici, proprio per evitare di essere in futuro sopraffatti da queste etnie più prolifiche.
     
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  12. Purusha
     
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    E' il turbocapitalismo cinese che modellerà il volto del mondo prossimo-futuro, datemi retta....altro che islàm!
     
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  13. vero mummio 2
     
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    Sono d'accordo con purusha...
     
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  14. silverback
     
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    CITAZIONE (Purusha @ 2/10/2007, 17:23)
    E' il turbocapitalismo cinese che modellerà il volto del mondo prossimo-futuro, datemi retta ....altro che islàm!

    Silverback 23/8/2007, 14:10
    CITAZIONE
    Ma infatti non saranno certamente i talebani a "schiacciarci", saranno altri (i cinesi in primis).

     
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  15. Wang Mang
     
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    CITAZIONE (Purusha @ 2/10/2007, 17:23)
    E' il turbocapitalismo cinese che modellerà il volto del mondo prossimo-futuro, datemi retta....altro che islàm!

    Concordo. Dovremo imparare molto dalla Cina o quanto meno prenderla molto sul serio. Certo al femminismo preferisco l'islam ;)
    Sono però rimasto molto colpito dalla citazione sui casi scandinavi. Sono due cose diverse: nel caso svedese i musulmani non hanno fatto niente, la scelta di non comparire con le maglie ritraenti la bandiera è stata di pertinenenza esclusiva del direttore dell'istituto.
    Il secondo caso è più grave, ma mi auguro che siano episodi che lascino il tempo che trovano.
     
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435 replies since 18/4/2006, 22:40   10483 views
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