|
|
CITAZIONE (Davide.4. @ 28/2/2007, 21:40) Le donne, (per quanto di parte) se fossero le uniche detentrici del potere, eviterebbero "questa umiliante flagellazione maschile" e la conseguente svalorizzazione dell'uomo. Secondo me la tua è una pia illusione.
dal libro di Rino Barnart "Questa metà della Terra": Viene spontaneo domandarsi quali siano le cause della mancata opposizione maschile di fronte all’espandersi del femminismo la cui avanzata (salvo un po’ di imbarazzata resistenza passiva) non ha trovato ostacoli.
Il femminismo, anche qualora raggiungesse e monopolizzasse la camera dei bottoni, non si fermerebbe, anzi, tenderebbe ad espandersi come il fuoco che brucia tutto a meno che non arrivi l'acqua a spegnerlo o come un fiume in piena che non si ferma fino a quando non trova degli argini robusti o una diga che ne impedisce il flusso. D'altronde è stato così da 40 anni a questa parte e la loro tattica ha funzionato bene. Perchè dovrebbero cambiare strategia?
Si immagina che avrebbe dovuto trovare opposizione aperta e formale, dura e tenace, se non ai suoi inizi, almeno da un certo punto in poi quando parve chiaro che questa forza, al pari di ogni altra, non si sarebbe fermata sin quando non avesse trovato un ostacolo, un’altra forza che le si opponesse. A spiegare questo sconcertante fenomeno sono state evocate diverse cause, la Cavalleria, innanzitutto. Sul ruolo giocato dalla Cavalleria maschile non possono esservi dubbi; gli uomini hanno applicato all’intero genere femminile quel che ordinariamente mettono in pratica nei confronti delle singole donne, hanno fatto un passo indietro ad ogni grido femminile, hanno acconsentito, e spesso se ne sono fatti direttamente promotori, ad ogni richiesta ed hanno indietreggiato di fronte ad ogni pretesa, spinti a ciò da quella perla che natura e cultura insieme hanno creato ad onore degli uni e a protezione delle altre. Le donne occidentali hanno così beneficiato di un gigantesco effetto Titanic prendendo posto sulle scialuppe e lasciando gli uomini a vedersela con l’affondamento del loro valore. La Cavalleria non consiste solo nella rinuncia all’uso della forza contro il debole ma anche nel tirarsi indietro quando si potrebbe andare avanti, nel morire al posto dell’altro, nel fargli strada. Essa è la forza del debole, e che le donne abbiano dei lati deboli nessuno lo può negare benché sia oggi universalmente negato, al tempo stesso però hanno anche molti lati forti e di questo gli uomini non hanno tenuto alcun conto. In verità essi, con ingenuo candore, pensavano che il nuovo potere femminile, la nuova forza che si somma all’antica, avrebbe indotto, quasi costretto le donne a praticare quella Cavalleria che è onere ed onore del potente, ma la debolezza maschile è gridata a fini di umiliazione e mortificazione e non viene minimamente sentita come fonte di obblighi, di rispetto e di fair play. Non vi è campo delle relazioni tra i due nel quale si possa intravederne l’ombra. Palese nell’ambito sessuale, nel quale hanno conquistato il diritto di maramaldeggiare sui sentimenti maschili e di speculare sui loro ormoni senza limiti e senza scrupoli, eclatante nel fatto che abbiano ottenuto in tutto l’Occidente il diritto di diventare generali senza il dovere di fare i soldati, come se potessero esistere eserciti senza truppa, espressione di un irridente cinismo e di una tracotanza che hanno impedito loro persino di salvare le apparenze, scavalcate di netto, e tutto ciò, beffardamente, proprio in quell’ambito militare nel quale la Cavalleria, o almeno la sua simulazione, dovrebbero essere d’obbligo. Comportandosi da Cavalieri Ingenui i maschi hanno giocato la più autolesionista delle scommesse.
Vedi, una delle grandi differenze tra UU e DD è proprio la Cavalleria. Questa è una pratica sconosciuta alle donne di ogni epoca, nel senso che la riconoscono solo se viene praticata nei loro confronti. Tu credi forse che un parlamento di sole donne possa far sì che in un eventuale affondamento di un nuovo Titanic le donne possano cedere il posto agli uomini? Credi che in questo ipotetico Paese, nel caso di guerra le donne siano disposte a sacrificarsi per il bene della Patria?
Un’altra causa di questa abdicazione di Genere viene talvolta indivi-duata nella distrazione da cui i maschi sono colpiti in forza del lavoro e del sesso. [...] Ma tutto ciò non basta a spiegare quello che è accaduto, ci devono essere altre cause. Non può però trattarsi della paura perché questa non ha mai frenato i maschi dal combattere per le più svariate e disgraziate cause, comprese quelle perse in partenza. Non può derivare dalla percezione di stare dalla parte sbagliata, dal sospetto che la causa maschile sia in sé e per sé indifendibile giacché hanno combattuto infinite volte a favore di cause cattive o pessime contro cause giuste e legittime. Non può nemmeno nascere da mancanza di interesse in quanto tutti capiscono bene che la posta in palio è il Potere, cosa cui gli uomini, si sa, tengono più che ad ogni altra, sesso compreso, come assicura quel detto siciliano. Non poteva venire, per dir così, da mancanza di odio antifemminile in quanto di misoginia in giro ve n’era e ve n’è a sufficienza per alimentare una forte, tenace e aperta resistenza. Eppure nessuno è uscito, nessuno esce allo scoperto a contrastare esplicitamente il femminismo, a denunciarne gli obiettivi veri, e perciò inconfessabili, o, almeno, a sfogare la sua rabbia ed il suo livore di fronte all’erosione e alla perdita dell’Antico Potere. Non si è visto niente di simile. Altre forze devono dunque essere in azione e le sole che rimangono sono la colpa e la vergogna. Solo la colpa, che esige espiazione, può dar ragione di questa stupefacente passività, di questa assenza di aperta opposizione e di palese contrasto, di questa inanità e con essa la vergogna che paralizza l’azione, come se, in un inconcepibile stravolgimento delle eterne regole d’onore, gli uomini si sentissero questa volta disonorati nel combattere e gloriosi nel disertare, come se in questa occasione trovassero infamante la lotta e onorevole la fuga, come se il criterio di viltà si fosse rovesciato e questa, anziché colpire i disertori, colpisse adesso i combattenti. La verità è che questa volta, la prima da sempre, si sarebbero trovati a combattere (se avessero combattuto, si capisce) non per Dio e per la Patria, per il Re e la Nazione, per la Giustizia e la Libertà, per i Padri e le Colline Nere, ma per se stessi e solo per se stessi. Non contro Draghi e Leviatani, Mostri e Giganti ma contro quella metà del mondo nel combattere la quale non si può raccogliere alcun onore. Non stanno davanti agli uomini le potenti armate di feroci nemici ma i volti accattivanti, i corpi disarmati e disarmanti delle madri, delle figlie, delle sorelle e delle amanti. Cos’è che li paralizza? A cosa sono dovuti l’impotenza, l’eterno accondiscendere, la pulsione a compiacere, l’ininterrotto cedimento e quello stupefacente silenzio? Alla colpa che pietrifica, alla vergogna che inibisce. La vergogna di difendersi, e prima ancora, di pensare di poterlo fare. Quando non si osa chiamare oltraggi gli oltraggi, insulti gli insulti, dileggio il dileggio, disprezzo il disprezzo, ricatti i ricatti, allora vuol dire che colpa e vergogna si sono impossessate di noi. La vergogna di percepirsi feriti, di sentirsi insultati, di protestarsi oltraggiati, di uscire sul prato a segnarvi i confini del nostro territorio, a piantare i paletti del nostro giardino, a stabilire da noi stessi cosa sia bene e cosa male per noi. Attaccati ma impossibilitati a difendersi perché è venuta meno la forza interiore che dovrebbe animare la risposta, non vi sono che due strade, due vie psicologicamente percorribili. La recita o il tracollo, l’indifferenza o l’implosione. La bancarotta.
La vergogna è la chiave. Se ti capita di parlare con dei maschipentiti, la senti dai loro discorsi... la loro vergogna, e con essa l'espiazione che, secondo loro, tutti gli uomini devono pagare.
Edited by Scienziato apocrifo - 28/2/2007, 22:47
|
|