L'ENNESIMA ACCUSA DEL POLITICAMENTE CORRETTO SULLA VIOLENZA DELLE DONNE RIVOLTA AGLI UOMINI

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  1. JAROD72
     
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    G8 DONNE, NAPOLITANO: IN ITALIA ANCORA FATTI RACCAPRICCIANTI


    http://temporeale.libero.it/libero/fdg/3177825.html



    ROMA - Anche "in paesi evoluti e ricchi come l'Italia, dotati di Costituzione e di sistemi giuridici altamente sensibili ai diritti fondamentali delle donne, continuano a verificarsi fatti raccapriccianti, in particolare, negli ultimi tempi, di violenza di gruppo contro donne di ogni etnia, giovanissime e meno giovani". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo discorso di apertura della conferenza internazionale contro la Violenza sulle donne, organizzata alla Farnesina nell'ambito degli incontri del G8 a Presidenza italiana. Il capo dello Stato ha sottolineato come oggi viviamo "nell'età dei diritti, intendendo la complessità di questa espressione: diritti proclamati, diritti affermati o in via di affermazione, diritti da conquistare, diritti da rendere universali". E ha ricordato come "il riconoscimento dei diritti umani" sia "condizione di convivenza civile, libera e democratica". "In qualsiasi contesto il pieno riconoscimento la concreta affermazione dei diritti umani - ha rilevato - costituisce una innegabile pietra di paragone della condizione effettiva delle popolazioni e delle persone del grado di avanzamento materiale e spirituale di un Paese".

    Il capo dello Stato ha fatto un richiamo "alla non discriminazione" nel momento in cui "l'intolleranza, la discriminazione, la violenza colpiscono persone e comunità omosessuali". "La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea - ha ricordato Napolitano - indica tutti i possibili motivi di discriminazione da mettere al bando: il sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le convinzioni personali, le convinzioni politiche, fino alla, così recita l'articolo 6 della Carta, disabilità e all'orientamento sessuale. Quest'ultima, innovativa nozione, va ricordata e sottolineata" quando le violenze si rivolgono contro gli omosessuali. "Intolleranza e violenza" ha spiegato il capo dello Stato "in larga misura sono oggi alimentate dall'ignoranza, dalla perdita di valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dai principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza nazionale democratica".

    Omofobia, xenofobia e violenza sulle donne nascono "dall'ignoranza, dalla perdita di valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dei principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza nazionale democratica". Ha affermato il presidente della Repubblica. Nel suo discorso il capo dello Stato ha sottolineato come sia "responsabilità di tutti" impegnarsi per combattere ogni tipo di discriminazione e di violenza non solo sulle donne, che subiscono "la violenza sessuale nella sua forma più brutale, l'aggressione e lo stupro, ma anche le violenze domestiche e le violenze, di varia natura, nel mondo del lavoro" ma anche nei confronti delle "persone e delle comunità omosessuali". Per combattere le violenze è fondamentale per Napolitano "educare l'insieme delle nostre società ai valori dell'uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di sesso e ai valori della non discriminazione".

    CARFAGNA: 140 MLN VITTIME DI VIOLENZA NEL MONDO
    "Non siamo qui per lamentare la condizione femminile. Né solamente per denunciare o piangere. Siamo qui per la lotta e per la vittoria". Così il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna ha aperto, alla Farnesina, la Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne. Il ministro ha confermato che "l'affermazione dei diritti delle donne e l'eliminazione delle forme di violenza di cui sono vittime sono priorità del governo italiano sia sul piano interno che internazionale".

    Centoquaranta milioni di donne sono vittime nel mondo di abusi fisici, psicologici e sessuali, oggetti di tratta ed aborti selettivi, di molestie. Si tratta di milioni di donne "picchiate, terrorizzate, vendute, violentate, umiliate". Violenze ed "orrori" che si consumano nella maggior parte di casi in famiglia: 50 mila donne ogni anno sono uccise da parenti stretti. Sono cifre impressionanti ed allarmanti quelle fornite dal ministro per le pari opportunità. "I numeri - ha osservato il ministro - confermano l'urgenza e la necessità dell'azione. Secondo l' Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque nel mondo è stata vittima di abusi fisici o sessuali nel corso della sua vita. Statistiche della Banca Mondiale segnalano che, per le donne tra i 15 e 44 anni, il rischio di subire violenze domestiche o stupri è maggiore del rischio di cancro, incidenti o malaria. La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani grave e diffusa, che tocca la vita di innumerevoli donne e che é ostacolo al raggiungimento dell'uguaglianza, allo sviluppo e alla pace di tutti i continenti". Ciò che emerge - ha aggiunto Carfagna - "é solo la punta di un'iceberg, la cima di una montagna che proietta la sua ombra sull'intera società". La famiglia è un luogo a rischio per le violenze alle donne ma il 93% degli abusi sessuali perpetrate dai partner (il 67% del totale) non sono denunciati. Sessanta milioni sono poi le spose bambine, 8-14 anni.



    MIO COMMENTO:


    Cosa ci si poteva aspettare dal commento ultra politicamente corretto del capo dello stato. Non dimentichiamo che Napolitano e' il piu' politicamente corretto, anche Ciampi non era da meno, ma quest'ultimo li batte tutti.


    Riporto: Omofobia, xenofobia e violenza sulle donne nascono "dall'ignoranza, dalla perdita di valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dei principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza nazionale democratica.


    Sempre i soliti vecchi e antiquati discorsi tutti uguali, Ci fosse almeno una virgola di troppo, ma niente sono di una sterilità che anche i dementi imparerebbero.

    Si vuole combattere la discriminazione sessuale e il sessismo, si fa intendere che deve essere una cosa in piena uguaglianza per tutti, in verita' il sessismo come la discriminazione sessuale vale solo per le donne e non per gli uomini.

    QUINDI LA DEMOCRAZIA LIBERALE VUOLE COMBATTERE IL SESSISMO MASCHILISTA E NON QUELLO FEMMINISTA.


    Si noti poi il calderone voluto che si fa quando si parla di violenza sulle donne. Si parla di stupro e ad esso si associa la violenza domestica, che sono due cose diverse. La prima è quantificabile, mentre la seconda all'interno di un contesto privato non è possibile valutarla e quantificarla oggettivamente. Ovviamente per il sistema del politicamente corretto è possibile, basta lamentarsi, eccetto lo stupro se è provato, non pochi casi sono inventati, ma per le violenze domestiche la parola di una donna vale di più di quella di un uomo, quindi è creduta all'istante.

    Naturalmente alle donne sono associati i gay e gli immigrati, per loro non si entra in merito se bianchi o non-bianchi. Quindi i figli del politicamente corretto devono essere riscattati per l'oppressione subita nel passato, non importa se ci sia del vero o no.


    Non poteva alla fine mancare il discorso della Carfagna sui 140 milioni di donne vittime, sempre solo vittime nel mondo.



    I soliti dati fornito che poi sono in contrasto con altri.

    LEGGERE SOTTO:


    Centoquaranta milioni di donne sono vittime nel mondo di abusi fisici, psicologici e sessuali, oggetti di tratta ed aborti selettivi, di molestie. Si tratta di milioni di donne "picchiate, terrorizzate, vendute, violentate, umiliate". Violenze ed "orrori" che si consumano nella maggior parte di casi in famiglia: 50 mila donne ogni anno sono uccise da parenti stretti. Sono cifre impressionanti ed allarmanti quelle fornite dal ministro per le pari opportunità. "I numeri - ha osservato il ministro - confermano l'urgenza e la necessità dell'azione. Secondo l' Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque nel mondo è stata vittima di abusi fisici o sessuali nel corso della sua vita. Statistiche della Banca Mondiale segnalano che, per le donne tra i 15 e 44 anni, il rischio di subire violenze domestiche o stupri è maggiore del rischio di cancro, incidenti o malaria. La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani grave e diffusa, che tocca la vita di innumerevoli donne e che é ostacolo al raggiungimento dell'uguaglianza, allo sviluppo e alla pace di tutti i continenti". Ciò che emerge - ha aggiunto Carfagna - "é solo la punta di un'iceberg, la cima di una montagna che proietta la sua ombra sull'intera società". La famiglia è un luogo a rischio per le violenze alle donne ma il 93% degli abusi sessuali perpetrate dai partner (il 67% del totale) non sono denunciati. Sessanta milioni sono poi le spose bambine, 8-14 anni.


    QUINDI nella statistica dei 140 miliono, ci sarebbero le violenze carnali, abusi fisici, psicologici, sessuali, molestie, insomma ogni sorta di bruttezza che capita in casa. Dallla svazia alla danimarca all' olanda dall'asia all'africa, insomma i maschi sono una manica di maiali, perversi, il mase in persona. La causa di tutto la famiglia e quei sporchi parther.

    Un vero e proprio rapporto di mostruoisità verso tutto il genere maschile.


    IN REALTA' SI TRATTA DI UN ALTRO LIBELLO DEI PEGGIORI SULL'ODIO SIA DELLE FEMMINISTE, DELLA STAMPA PREZZOLATA, DEI FEMMINISTI E DI UNA CERTA POLITICA.
     
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    Lichtenstein .. o San Marino, che anche loro hanno il rappresentante all'ONU

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    CITAZIONE (JAROD72 @ 9/9/2009, 14:39)
    Centoquaranta milioni di donne sono vittime nel mondo di abusi fisici, psicologici e sessuali, oggetti di tratta ed aborti selettivi, di molestie. Si tratta di milioni di donne "picchiate, terrorizzate, vendute, violentate, umiliate". Violenze ed "orrori" che si consumano nella maggior parte di casi in famiglia: 50 mila donne ogni anno sono uccise da parenti stretti. Sono cifre impressionanti ed allarmanti quelle fornite dal ministro per le pari opportunità. "I numeri - ha osservato il ministro - confermano l'urgenza e la necessità dell'azione. Secondo l' Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque nel mondo è stata vittima di abusi fisici o sessuali nel corso della sua vita. Statistiche della Banca Mondiale segnalano che, per le donne tra i 15 e 44 anni, il rischio di subire violenze domestiche o stupri è maggiore del rischio di cancro, incidenti o malaria. La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani grave e diffusa, che tocca la vita di innumerevoli donne e che é ostacolo al raggiungimento dell'uguaglianza, allo sviluppo e alla pace di tutti i continenti". Ciò che emerge - ha aggiunto Carfagna - "é solo la punta di un'iceberg, la cima di una montagna che proietta la sua ombra sull'intera società". La famiglia è un luogo a rischio per le violenze alle donne ma il 93% degli abusi sessuali perpetrate dai partner (il 67% del totale) non sono denunciati. Sessanta milioni sono poi le spose bambine, 8-14 anni.


    QUINDI nella statistica dei 140 miliono, ci sarebbero le violenze carnali, abusi fisici, psicologici, sessuali, molestie, insomma ogni sorta di bruttezza che capita in casa. Dallla svazia alla danimarca all' olanda dall'asia all'africa, insomma i maschi sono una manica di maiali, perversi, il mase in persona. La causa di tutto la famiglia e quei sporchi parther.

    Un vero e proprio rapporto di mostruoisità verso tutto il genere maschile.


    IN REALTA' SI TRATTA DI UN ALTRO LIBELLO DEI PEGGIORI SULL'ODIO SIA DELLE FEMMINISTE, DELLA STAMPA PREZZOLATA, DEI FEMMINISTI E DI UNA CERTA POLITICA.

    il dato fornito di 50.000 uccise per mano dei partner è reale? Perchè, se non erro qualche calcolo, e se sì correggetemi, presumendo una popolazione mondiale femminile pari più o meno al 50% di quella totale e cioè circa 3.250.000.000 la causa di morte per omicidio del partner è pari a uno 0,0015%, ora sarebbe interessante sapere qual è la percentuale di morti per cancro, per malaria etc. per verificare se davvero il rischio di morire per tali malattie è più basso ...
     
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  3. JAROD72
     
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    Adesso in questo momento sulle reti merdiaset canale 5, stanno facendo il solito servizio sulle donne legato al rapporto che ho riportato.

    La prima ad essere intervistata è stata una donna calabrese con una grande responsabilità, ha detto che le donne hanno una marcia in più rispetto agli uomini. La seconda una dirigente dei carabinieri di una città del nord italia. Ha detto che le donne hanno una marcia in più per quanto riguarda la sensibilità, ma che nel complesso tra uomini e donne non c'è differenza. Sono in pratica uguali.

    Questi sono i servizi della tv attuale, in italia e in europa, in alcuni paesi, come la scandinavia, inghilterra è ancora peggio.
     
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  4. silverback
     
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    Sì, la solita solfa...
    In merito questo è quanto scrivevo diversi anni fa.


    Fin da quando ero un ragazzino mi sentivo raccontare:"Le femmine sono più intelligenti, più intuitive, più creative, più empatiche, psicologicamente più forti dei maschi; insomma, superiori".
    Ok.

    A quel punto, però, mi sorgevano spontanee alcune domande: se le femmine sono così superiori, come è possibile che siano state "oppresse" per millenni? Come può essere sottomesso chi è "superiore"? Per quale ragione i geni sono stati e sono quasi esclusivamente maschi? Perché l'Arte, la Scienza, la Tecnica, la Letteratura, la Religione, etc. etc., hanno avuto dei Padri e non delle Madri?
    Risposta ufficiale: perché alle femmine è stato impedito di esprimersi dagli uomini che, "temendole", le hanno sottomesse in virtù della loro superiore forza fisica (beh, almeno in qualcosa siamo superiori...).
    Perfetto.

    A questo punto, però, mi sorgeva spontanea un'altra domanda.
    Se la discriminante fu solo ed esclusivamente la forza fisica, per quale motivo i nostri antenati appartenenti alla specie Sapiens, non furono sottomessi dai possenti uomini di Neanderthal (poi estinti), con i quali - a un certo punto della Storia - entrarono in contatto?
    Perché la forza bruta non ebbe la meglio sull'intelligenza?
    Mia risposta: perché il cervello è sempre più forte dei muscoli.

    Ora, da quello che mi risulta, la nostra specie non ha avuto - negli ultimi 35mila anni - ulteriori evoluzioni a livello cerebrale; questo significa che già allora le femmine erano... "mentalmente superiori" ai maschi.
    E allora per quale ragione non sono state loro a dominare il mondo?
    Perché a fare la Storia - nel Bene e nel Male - è stato l'Uomo e non la Donna?
    Altra mia risposta: perché la donna NON è superiore all'uomo.




    P.S. L'obiezione che mi è stata rivolta più frequentemente è la seguente: "Perché le donne dovevano partorire".
    E comunque sia, quello che mi consola (...), è che c'è almeno una cosa in cui sia uomini che donne sono assolutamente "pari e uguali": la morte.
    A quella neppure le appartenenti alla Razza Eletta possono sfuggire.

    CITAZIONE (JAROD72 @ 9/9/2009, 20:26)
    La prima ad essere intervistata è stata una donna calabrese con una grande responsabilità, ha detto che le donne hanno una marcia in più rispetto agli uomini.

    Fosse per le femmine vivremmo ancora nelle caverne, al massimo nelle capanne.

    CITAZIONE
    La seconda una dirigente dei carabinieri di una città del nord italia. Ha detto che le donne hanno una marcia in più per quanto riguarda la sensibilità,

    Certo, se si tratta di altre donne, bambini (specie se di sesso femminile...), cani e gatti...

    http://questionemaschile.forumfree.net/?t=31840718
     
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    Burattinaia

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    Cosa ci si poteva aspettare dal commento ultra politicamente corretto del capo dello stato. Non dimentichiamo che Napolitano e' il piu' politicamente corretto, anche Ciampi non era da meno, ma quest'ultimo li batte tutti.

    vabbè, che vorresti, un presidente estremista?
    che doveva dire?
     
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  6. Sandokan1317
     
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    La realtà Silvia, la realtà. La realtà è fatta di uomini che stuprano, violentano uccidono etc. etc. Ma è fatta anche di donne che fanno violenza (soprattutto psicologica -vedi caso genitori separati , abbastanza eclatante direi). Un presidente giusto dovrebbe spaccare il capello in 4 non uniformarsi alle pretese di santità laica in stile politicamente corretto impartite dall'unione europea. Dovrebbe prendere posizione. Dovrebbe segnare il confine tra il bagasciume attuale dovuto a politici quasi sempre mediocri presenti a destra e a sinistra e gli ideali nobili della politica. Questo dovrebbe fare un presidente. E lui non lo fa. Purtroppo non si chiama come Pertini o almeno De Nicola.

    Per esempio, ti sei chiesta perchè l'illustre e intellettualissimo Galimberti non ha risposto o pubblicato ciò che ha scritto Rino sui dati (e parlo di dati numerici statistici ) della violenza maschile contro le donne? Perchè non risponde secondo te? Perchè non è in grado di capire quella lettera? Perchè non ha avuto il tempo di leggerla ? O perchè una cosa del genere "smonta"?

    * La seconda opzione , ossia quella che non abbia avuto il tempo di leggerla , è la più probabile considerando l'alto numero di estimatori di Galimberti.
     
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  7. Tex6969
     
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    La Morte è la Legge più equa e giusta che ci sia in effetti; non guarda in faccia a nessuno in effetti...

    Nessuno parlarà mai delle violenze psicologiche messe in atto dalle donne, soprattutto Napolitano, un conformista che definì lo stupro il reato più vile ed infame che esista, in barba ad infanticidio e strage.
    Questi pensano solo alla loro Poltrona ed a tenersela stretta.
     
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  8. ilmarmocchio
     
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    Napolitano e' stato il primo comunista ( a suo tempo favorevole al'invasione sovietica dell'Ungheria) ad essere Ministro dell'Interno. Poi e' stato il primo comunista ad essere Presidente della Repubblica. coincidenze ?
     
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  9. Grifone_verace
     
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    CITAZIONE (ilmarmocchio @ 10/9/2009, 19:24)
    Napolitano e' stato il primo comunista ( a suo tempo favorevole al'invasione sovietica dell'Ungheria) ad essere Ministro dell'Interno. Poi e' stato il primo comunista ad essere Presidente della Repubblica. coincidenze ?

    Non credo proprio
     
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  10. Tex6969
     
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    CITAZIONE (ilmarmocchio @ 10/9/2009, 19:24)
    Napolitano e' stato il primo comunista ( a suo tempo favorevole al'invasione sovietica dell'Ungheria) ad essere Ministro dell'Interno. Poi e' stato il primo comunista ad essere Presidente della Repubblica. coincidenze ?

    No, assolutamente; un vero Comunista in Italia non avrebbe MAI avuto tali cariche! Napolitano di Comunista non ha nemmeno l'odore dei piedi !
     
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    Burattinaia

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    CITAZIONE (Sandokan1317 @ 9/9/2009, 22:44)
    La realtà Silvia, la realtà. La realtà è fatta di uomini che stuprano, violentano uccidono etc. etc. Ma è fatta anche di donne che fanno violenza (soprattutto psicologica -vedi caso genitori separati , abbastanza eclatante direi). Un presidente giusto dovrebbe spaccare il capello in 4 non uniformarsi alle pretese di santità laica in stile politicamente corretto impartite dall'unione europea. Dovrebbe prendere posizione. Dovrebbe segnare il confine tra il bagasciume attuale dovuto a politici quasi sempre mediocri presenti a destra e a sinistra e gli ideali nobili della politica. Questo dovrebbe fare un presidente. E lui non lo fa. Purtroppo non si chiama come Pertini o almeno De Nicola.

    se parli alla conferenza internazionale contro la Violenza sulle donne, il tuo discorso sarà sulla violenza alle donne, non ma anche a....

    se parli ad una conferenza contro la pedofilia, il tuo discorso sarà sulla pedofilia, non ma anche sui ....

    se parli ad una conferenza sui propblermi dei pescatori, il tuo discorso sarà sui problemi dei pescatori, non ma anche sui problemi degli allevatori di capre

    è lo stesso discorso di quello che aveva telefonato al numero Antiviolenza Donne per poi stupirsi ed indignarsi perchè non lo avevano ascoltato...
    "Pronto, centro antiviolenza DONNE"
    "Salve, sono un UOMO, vorrei denunciare una discriminazione di cui sono stato vittima"
    "questo servizio, come dice il nome, è dedicato alle DONNE, si rivolga altove"

    cioè, è la scoperta dell'acqua calda, che c'è da stupiri e indignarsi?
    che altro vuoi che ti rispondessero?


    CITAZIONE
    conferenza internazionale contro la Violenza sulle donne, organizzata alla Farnesina nell'ambito degli incontri del G8 a Presidenza italiana

    ed anche qui è la stessa cosa, conferenza internazionale contro la Violenza sulle donne, il Presidente della Repubblia parlerà di violenza contro le donne, non ma anche contro le violenze psicolegiche verso gli uomini, ma anche sui papà, ma anche sui figli..... altrimenti non si chiamava conferenza internazionale contro la Violenza sulle donne, conferenza internazionale contro la Violenza di ogni membro della Famiglia.

    :)
     
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  12. Tex6969
     
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    Nessuno vieta ad un Presidente della Repubblica di intervenire ad un dibattito in modo equo citanto anche altri casi di violenza nei quali le donne sono carnefici.
    La presunta Statura politica di un Capo di Stato dovrebbe imporre un equilibrio che potrebbe tranquillamente materializzarsi in un intervento che denunci anche le violenze fisiche psicologiche subite dagli uomini, anche durante lo stesso Convegno nei quali si parla di violenza sessuale subita dalle femmine.
    Ormai leggendo giornali e guardando la TV sembra che sia allarmante solo la violenza subita dalla donna; tutto il resto non conta.
    E' un'infame discriminazione di Genere !!!!!
     
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  13. JAROD72
     
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    CITAZIONE (CiaoSilvia @ 9/9/2009, 21:16)
    CITAZIONE
    Cosa ci si poteva aspettare dal commento ultra politicamente corretto del capo dello stato. Non dimentichiamo che Napolitano e' il piu' politicamente corretto, anche Ciampi non era da meno, ma quest'ultimo li batte tutti.

    vabbè, che vorresti, un presidente estremista?
    che doveva dire?

    Non è che vorrei un presidente estremista ma il capo dello stato ha fatto un discorso estremista e per nulla moderato. E' il sistema dei valori attuali ad essere estremizzato, lui essendone parte ha eseguito il percorso richiesto dal sistema. Se solo, prova a pensare un attimo, lo avesse messo in dubbio o criticato anche solo parzialmente vi sarebbero stati i soliti polveroni, quindi meglio evitare. E' difficile sapere se realmente ci crede o meno, importante che sia allineato alle credenze attuali di codesta epoca.


    Io vorrei dire che Napolitano poteva comunque fare un discorso più obbiettivo e veramente aldisopra delle parti. Esempio, poteva, restando in tema, evitare di generalizzare come si fa con gli immigrati, specie se colorati, si usa un linguaggio che deve essere il più corretto e positivo possibile, e quando ci si riferisce a loro non bisogna mai generalizzare. Poteva dire, certi uomini portatori di determinate credenze fanno questo, ma non è tutto negativo sia il familismo, sia la convivenza tra coppie. Tutto qui. Invece ha generalizzato perché come sempre il sistema vuole questo e lui non si oppone, anzi ne è un fedele seguace.

    Si prenda Cossiga, opposto a Napolitano come temperamento, delle volte delle sciabolate ne dava a destra e a manca. Infatti è stato il meno allineato pure ricoprendo la carica di capo di stato.


     
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  14. Milo Riano
     
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    che altro vuoi che ti rispondessero?

    Per esempio che ha sbagliato numero e che invece doveva chiamare il ******* del centro anti-violenza UOMO. Se mia moglie mi facesse continue violenze fisiche e psicologiche, a chi devo chiamare? Se a loro non devo, a chi posso? Possibile che gli abbiano sbattuto la porta in faccia senza indirizzarlo da nessuna altra parte?

    Il numero anti-violenza UOMO non esiste. Il Ministero per le "Pari" Opportunità non lo ha previsto. E non lo ha previsto perché ha commissionato uno studio ISTAT (tutti Enti nazionali pagati con le mie tasse, mie di uomo-maschio) formulato appositamente per escludere la violenza delle donne sugli uomini.

    E guarda caso, infatti, ogniqualvolta si indaga la violenza di ambo i sessi senza discriminazioni di genere, si scopre che (per esempio, uno tra i tanti):

    American Journal of Public Health, 29 Marzo 2007

    Results. Almost 24% of all relationships had some violence, and half (49.7%) of those were reciprocally violent. In nonreciprocally violent relationships, women were the perpetrators in more than 70% of the cases. Reciprocity was associated with more frequent violence among women (adjusted odds ratio [AOR]=2.3; 95% confidence interval [CI]=1.9, 2.8), but not men (AOR=1.26; 95% CI=0.9, 1.7). Regarding injury, men were more likely to inflict injury than were women (AOR=1.3; 95% CI=1.1, 1.5), and reciprocal intimate partner violence was associated with greater injury than was nonreciprocal intimate partner violence regardless of the gender of the perpetrator (AOR=4.4; 95% CI=3.6, 5.5).

    Conclusions. The context of the violence (reciprocal vs nonreciprocal) is a strong predictor of reported injury. Prevention approaches that address the escalation of partner violence may be needed to address reciprocal violence.

    http://www.ajph.org/cgi/content/abstract/97/5/941


    Perché questi studi scompaiono?
    Il trucco è ben illustrato in questo articolo:


    Marco Vantaggiato, Violenza domestica: la fallacia dei paradigmi di genere, <http://www.psicolex.it>.

    Il fenomeno della violenza domestica continua ad occupare sempre più spazio non solo all' interno della cronaca locale e politica del nostro paese, ma vede un costante e progressivo spiegamento di forze (a livello europeo, nazionale e regionale) che si adoperano attraverso campagne di sensibilizzazione, iniziative di prevenzione e di recupero delle vittime, a contrastare e ad arginare un fenomeno che ormai è uscito dalla sfera privata ed è divenuto un vero e proprio crimine che coinvolge l' intera comunità.

    Nonostante gli enormi progressi che sono stati compiuti vi è purtroppo la tendenza, da parte dei ricercatori e delle istituzioni a considerare la violenza domestica come una violenza "sessuata", intendendo con ciò una forma di violenza che non solo ha come unici aggressori gli uomini e come uniche vittime le donne, ma che nasce dallo squilibrio relazionale dei sessi ed ha come obiettivo il totale controllo della donna al fine di perpetuare il suo stato si sottomissione (French, 1993; Longo, 1995; Pence e Paymar, 1993; Parsi, 2000, 2008; Stock, 1991, 1998; Worcester, 2002).

    Queste posizioni fanno soprattutto capo alle teorie femministe e alle teorie di genere che vedono nel patriarcato la causa fondamentale della violenza domestica, intendendo con la parola patriarcato una struttura sociale che educa gli uomini al dominio e al controllo pressoché totale delle donne, limitandone le scelte e l' autonomia decisionale.

    Che sia la paura ancestrale nei confronti delle donne (Valcarenghi, 2007), l' invidia del grembo (Parsi, 2000, 2008) o la messa in atto di un comportamento culturalmente e socialmente approvato da una società misogina (Dobash e Dobash, 1979) ciò che le teorie femministe e di genere fanno è ritrarre un quadro in cui la violenza domestica è originata esclusivamente da fattori socioculturali e dove gli uomini sono gli unici aggressori mentre le donne le uniche vittime.

    Questo tipo di approccio, così rigido e monolitico è stato duramente criticato da numerosi studiosi (Archer, 2002; Corvo e Johnson, 2003; Dutton e Nicholls, 2005; Dutton, 1994, 2006; Farrell, 2001; George, 2003; Hamel, 2005; Pimlatt-Kubiak e Cortina, 2003; Sarantakos, 2001) in quanto veicolante una serie di errori e di personali convinzioni che hanno a che vedere con la visione del fenomeno secondo un' ottica femminista capace di distorcere in modo grave le realtà dei fatti e, di conseguenza, di non essere in grado di proporre validi interventi sia di prevenzione che di trattamento verso chi commette tali violenze e verso le vittime stesse.

    Cerchiamo dunque di illustrare quali sono gli errori più comuni che si ritrovano nel momento in cui si seguono le ricerche, i risultati e gli interventi dei ricercatori e dei clinici che aderiscono alle teorie di genere.

    Selettività nelle ricerche e nelle citazioni

    I ricercatori che aderiscono alle teorie di genere hanno come scopo quello di mostrare i dati della violenza domestica esclusivamente come violenza sulle donne; questo perché vi è la convinzione, come riportato sopra, che la violenza sia dettata dal mantenimento del potere e dei "privilegi maschili" conservati dal patriarcato. La conseguenza di questo atteggiamento produce una serie di errori metodologici in quanto vi è l' errore di fondo di voler a tutti i costi confermare le proprie teorie piuttosto che cercare di falsificalre. Tra le scelte metodologiche più comuni troviamo il fare ricerca su campioni specifici della popolazioni i cui risultati vengono poi indebitamente riversati sulla popolazione generale, come ad esempio chi effettua inchieste e misurazioni sulle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza o sugli uomini arrestati e mandati in terapia per ordine del tribunale (Dutton, 2005; Hamel, 2005); un altro errore viene anche da alcune ricerche nazionali promosse dallo stato che solitamente mostrano maggiori tassi di vittimizzazione femminile e di perpetrazione maschile.

    Riguardo a questo genere di ricerche le obiezioni da rivolgere sono le seguenti:

    • in alcune ricerche nazionali l' indagine viene presentata come una ricerca volta a rilevare la "violenza contro le donne", di fatto ponendo dei filtri che impediscono una corretta stima delle violenze verso gli uomini (Dutton e Nicholls, 2005); quanto segue è confermato dal National Violence Against Women Survey (Tjaden e Thoennes, 1998) e dall' ISTAT che nel 2006 ha promosso un' indagine comprendente anche gli episodi di violenza domestica dove gli uomini non erano contemplati come vittime ma solo come autori di reato;

    • in Canada è stata promossa un' indagine denominata Canadian Violence against Women survey (Johnson e Sacco, 1995) attraverso la CTS, uno strumento in grado di rilevare gli episodi violenti all' interno della coppia/famiglia, episodi valutati come la conseguenza di una situazione conflittuale tra i partner (Straus, 1979). La CTS è una scala che viene somministrata ad entrambi i partner, uomini e donne, tuttavia Johnson e Sacco hanno omesso di somministrare la parte relativa alle violenze perpetrate alle donne le quali hanno dovuto rispondere solo in riferimento agli episodi di vittimizzazione subiti;

    • in riferimento al NVAWS (Tjaden e Thoennes, 1998, 2000) Johnson e Leone (2005) hanno cercato di studiare le coppie in cui venivano commesse le violenze più gravi ma lo hanno fatto prendendo solo gli uomini in qualità di aggressori; le donne non sono state considerate né si è cercato di valutare se potevano rientrare in questo profilo (intimate terrorist);

    • riportiamo infine il report molto acclamato e stimato dell' Organizzazione Mondiale della Sanità (Krug, Dahlberg, Mercy, Zwi, Lozano, e World Health Organization, 2002) secondo il quale la maggior parte delle violenze commesse dalle donne è dovuta all' autodifesa, ovvero alla minaccia alla propria incolumità; tale conclusione si basa erroneamente su tre studi: il primo (Saunders, 1986) aveva rilevato che solo un terzo delle donne aveva ricorso alla violenza per proteggersi (31% del gruppo che aveva commesso violenze lievi vs. 39% che aveva commesso violenze gravi), dunque i due terzi delle donne avevano aggredito per altri motivi; il secondo (DeKeseredy, Saunders, Schwartz, e Shahid, 1997) aveva trovato che solo il 7% delle donne aveva utilizzato forme di violenza per difendersi dal partner, mentre il terzo (Johnson e Ferraro, 2000) è un articolo che riprende anche l' autodifesa delle donne quale motivo principale per usare la violenza, senza confermare quanto detto dal report, citando i due studi precedenti (Saunders, 1986; DeKeserdy et al., 1997) e non fornendo dati originali.

    L' uso di tali metodologie unito alle iniziative governative che mostrano le donne come uniche vittime influisce sulla percezione della violenza domestica nei confronti degli uomini come un crimine. Questo potrebbe influire non poco sulla capacità di rilevare gli uomini vittime di violenza da parte della partner in quanto si è visto che gli uomini si rivolgono alla polizia con una frequenza dieci volte inferiore rispetto alle donne (Stets e Straus, 1992a).

    Sempre per quanto riguarda la metodologia di conduzione della ricerca tra gli operatori e i ricercatori sostenitori delle teorie femministe e di genere vi è la tendenza a porre domande alle donne unicamente sugli episodi di vittimizzazione, mentre agli uomini sono solitamente riservate le domande che fanno riferimento alle violenze commesse; è inoltre possibile osservare la selettività con cui vengono scelte le persone alle quali porre i questionari: trattasi solitamente di donne provenienti dai centri antiviolenza e da uomini condannati dal tribunale; in altre occasioni i comportamenti degli uomini vengono rilevati dalle donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza o alle case-rifugio ("shelters"). Occorre rendere chiaro che le donne che si rivolgono a questo tipo di strutture non sono rappresentative della popolazione generale e nemmeno delle donne che hanno subito violenza, così come non possono essere rappresentativi della popolazione maschile gli uomini presi dal tribunale o le cui descrizioni sono fornite dalle partner che si sono rivolte a strutture specialistiche antiviolenza. In altre occasioni è possibile osservare come alcuni ricercatori omettano di rilevare la violenza femminile nel momento in cui esaminano entrambi i partner oppure non propongono le stesse interpretazioni dei comportamenti degli uomini quando devono analizzare le condotte violente femminili: Coker, Davis, and Arias (2002) hanno analizzato i risultati del NVAW il cui campione consisteva di 6790 donne e 7122 uomini per evidenziare le conseguenze sulla salute fisica e psicologica delle vittime; i risultati hanno mostrato come uomini e donne manifestano conseguenze simili dovute agli abusi, tuttavia gli autori hanno spiegato che, poiché gli uomini vittime possono essere anche gli autori degli abusi, le conseguenze fisiche e psicologiche potevano essere dovute più al fatto di essere i perpetratori piuttosto che le vittime. Questa ipotesi non è stata considerata per le donne e gli autori non hanno presentato alcuna ragione per questa scelta.

    Johnson (1995) presenta, in un articolo molto citato, due differenti forme di violenza che si manifesta all' interno della coppia: una forma di violenza minore che produce danni di lieve entità e investe entrambi i partner (common couple violence) e una forma grave e cronica di violenza chiamata terrorismo patriarcale, le cui vittime risultano essere le donne; naturalmente, la distinzione della violenza in queste due categorie e l' esclusione di un terrorismo matriarcale sono dovute al fatto che Johnson ha tratto le sue conclusioni sulle donne ospitate nei centri antiviolenza, per cui tale operazione presenta un limite molto grave (Hamel, 2005). Le inchieste nazionali (Stets e Straus, 1992a, b) mostrano invece come la frequenza violenza grave da parte della donne/violenza lieve da parte dell' uomo e violenza grave da parte della donna/nessuna violenza da parte dell' uomo siano rispettivamente intorno al 12% e al 11.8%, il triplo rispetto al pattern inverso.

    DeKeserdy e Schwartz (1998) hanno chiesto ad un campione di donne violente con il proprio partner se avevano aggredito quest' ultimo per difendersi dai suoi attacchi; nonostante il campione fosse composto anche da uomini a nessuno di questi sono state poste domande su eventuali vittimizzazione subìte o sull' uso della violenza al fine di difendersi, bensì solo domande relative alle violenze perpetrate verso la partner. Per quanto riguarda invece l' uso della violenza a scopi difensivi, nonostante la maggior parte delle donne aveva dichiarato di non aver mai usato la violenza per tali scopi (sia nel gruppo che aveva impiegato forme lievi, 422 donne su 678 che gravi, 205 donne su 356) DeKeserdy e Schwartz hanno concluso che la maggior parte delle donne è violenta verso il partner al fine di difendersi dai suoi attacchi (gli attacchi del partner!).

    Babcock, Waltz, Jacobson e Gottman (1993), Jacobson, Gottman, Waltz, Rushe, Babcock e Holtzworth-Munroe (1994) e Jacobson e Gottman (1998) hanno classificato gli uomini che commettono violenze verso la partner in due categorie: pit bull (impulsivi) e cobra (freddi e strumentali); sulla base di questa classificazione Babcock, Waltz, Jacobson e Gottman (1993) hanno condotto un indagine sulle donne maltrattate dal proprio partner. Le violenze che queste donne potevano aver inflitto al proprio uomo non sono state prese in considerazione, ma ciò che colpisce di più è il lavoro empirico che ha portato gli autori alla classificazione degli uomini violenti in "cobra" e "pit bull"; tale lavoro si è basato sui resoconti di un campione di 57 donne, ma l' aspetto più interessante sono le considerazioni degli autori sulla metodologia d' intervento. Infatti, secondo i resoconti delle donne metà di loro sarebbe potuta essere inclusa nel gruppo di coloro che avevano commesso violenza verso il partner se il criterio di scelta avesse incluso la violenza da parte delle mogli (Jacobson, Gottman, Waltz, Rushe, Babcock e Holtzworth-Munroe, 1994, pp. 983). La conseguenza di questa scelta naturalmente si riflette sulla rappresentazione della violenza domestica poiché il lettore, il ricercatore e il clinico sono indotti a pensare che tale violenza sia esclusivamente unilaterale, ovverosia dell' uomo verso la donna.

    Altri errori di questo tipo possono essere tranquillamente riscontrati in numerosi autori che adoperano le teorie femministe e di genere per leggere i dati sulla violenza (Jaffe, Lemmon e Poison, 2003; Saunders, 1988; Dobash e Dobash, 1979, Dobash, Dobash, Wilson, e Daly, 1992, Hirigoyen, 2006; Pence e Paymar, 1993; Yllo e Bogard, (Eds.) 1988; Walker, 1989) che non esitano ad etichettare qualsiasi critica scientificamente fondata e qualsiasi dato sulla violenza femminile come un "contrattacco" ("Backlash", vedere Faludi, 1981) al movimento femminista (DeKeserdy e Schwartz, 2003; Worcester, 2002) con lo scopo di perpetuare la dominazione maschile.

    L' omettere i dati della violenza femminile è anche reso evidente dal minimizzare l' impatto che questa può avere sugli uomini; spesso è possibile riscontrare ciò in una breve citazione corroborata da ricerche vecchie e che non tengono conto dei dati più recenti.

    Luberti (2005) sottolinea, citando un contributo di Serra (1999), come, sebbene le donne possano essere responsabili di episodi di violenza verso gli uomini, le ricerche abbiano dimostrato che in caso di violenze fisiche le donne subiscano ferite nel 99% dei casi. Luberti tuttavia ignora sia i risultati emersi negli Stati Uniti (Stets e Straus, 1992a, b) sia i risultati del General Social Survey (Brown, 2004; Laroche, 2005), sia infine i risultati dello studio meta analitico di Archer (2000) e l' analisi dei dati del NVAWS condotta da Pimlatt-Kubiak e Cortina, (2003). Tutte queste ricerche si distinguono dalle indagini solitamente svolte dai ricercatori che fanno capo alle teorie di genere in quanto traggono i loro risultati dai dati presi dalla popolazione generale.

    Specificamente e sinteticamente, queste ricerche hanno messo in luce che:

    • le donne sono risultate violente tanto, se non di più degli uomini (Archer, 2000);

    • la maggior parte della violenza in famiglia o all' interno di una coppia è reciproca, seguita dalla violenza grave da parte di una donna, seguita dalla violenza grave da parte dell' uomo (Stets e Straus, 1992a, b); sono molti di più gli uomini a non reagire di fronte ad una violenza grave perpetrata da una donna che non il contrario;

    • uomini e donne sono risultati ugualmente "unilateralmente terrorizzati" nei confronti della violenza esercitata dalla/dal partner, hanno riportato numerose ferite che hanno richiesto un intervento medico ed hanno visto le loro attività quotidiane compromesse (Laroche, 2005);

    • le donne sono risultate più propense a riportare ferite e a richiedere un trattamento medico ma la differenza rispetto agli uomini non è risultata così ampia come si è soliti credere; lo studio meta analitico di Archer (2000) ha evidenziato per la possibilità di rimanere feriti durante il corso di un episodio violento un effect size di 0.15 pari a circa 1/6 di una deviazione standard, mentre per quanto riguarda il richiedere un trattamento medico l' effect size è risultato essere 0.08, pari a un 1/12 di una deviazione standard. In conclusione, uomini e donne non differiscono così tanto rispetto alle conseguenze che le violenze possono lasciare a livello fisico;

    • a livello psicologico occorre infine notare che l' analisi del NVAWS, molto citata dai ricercatori aderenti alle teorie femministe e di genere ha visto negli uomini e donne soffrire in modo simile gli effetti dalle violenze da un punto di vista psicologico (Pimlatt-Kubiak e Cortina, 2003). La conclusione di questo imponente studio (N = 16,000) è che è la durata all' esposizione alla violenza e non il genere, a determinare l' estensione e la gravità delle conseguenze negli uomini e nelle donne.

    Per quanto riguarda la violenza psicologica, sebbene continuamente si dichiari che le donne sono solite esercitare questo tipo di violenza, allo stato dei fatti rarissimi sono stati i tentativi di misurare gli effetti di tali comportamenti sugli uomini, mentre le ricerche abbondano per quanto riguardano le violenze psicologiche subite dalle donne. L' ultima indagine in Italia è stata effettuata dall' ISTAT che, lo ricordiamo, non ha incluso gli uomini nella sua rilevazione. Ciò non si spiega in quanto, se è vero che il genere influisce dal punto di vista della resistenza fisica alle ferite, non si capisce in che modo questo possa essere considerato un fattore protettivo nel caso delle violenze psicologiche.

    Il Patriarcato e il dominio maschile quale causa della violenza domestica

    I sostenitori delle teorie femministe e di genere ritengono che alla base della violenza domestica (da leggersi esclusivamente come violenza sulle donne) vi siano la volontà e gli sforzi da parte degli uomini di mantenere le donne in un perenne stato di sottomissione, di impedire loro qualsiasi movimento emancipatorio verso l' autonomia e di reagire a qualsiasi tentativo di insubordinazione con la violenza. Il patriarcato è probabilmente l' argomento preferito delle sostenitrici delle teorie femministe e dei ricercatori e ricercatrici che analizzano la violenza domestica esclusivamente attraverso il genere.

    Fondamentalmente le ricerche hanno cercato in tutti i modi di trovare una relazione tra patriarcato e violenza domestica e dove non l' hanno trovata hanno fatto comunque in modo che il patriarcato, i "privilegi maschili" e il "dominio maschile" risultassero i principali responsabili della violenza contro le donne.

    Cerchiamo dunque di vedere in cosa consistono questi errori e che cosa hanno prodotto gli studi più accreditati dal punto di vista scientifico. Per quanto riguarda l' Italia è bene precisare che la variabile patriarcato non è mai stata empiricamente indagata su un campione rappresentativo della popolazione nazionale, tuttavia questa viene chiamata in causa attraverso due elementi male interpretati:

    • la mancanza di dati sulle violenze femminili e sulle vittimizzazioni maschili;

    • una forte eterogeneità di dati per quanto riguarda le caratteristiche degli autori di violenze.

    Il primo aspetto può convincere gli operatori che la violenza domestica sia in realtà una violenza sulle donne e che le donne non utilizzino le stesse condotte violente verso il partner; di fatto quando si analizza il fenomeno la maggior parte degli autori non prende in considerazione la possibilità che anche le partner possano essere violente verso i loro uomini (Robustelli, 2007; Lacangellera). Ciò perché nella maggior parte dei casi la violenza viene vista come uno strumento di mantenimento del "dominio maschile" e pertanto non può investire le donne.

    A sentire i numerosi autori e autrici (Dobash e Dobash, 1979; Parsi, 2000, 2008; Hirigoyen, 2006; French, 1993; Longo, 1995) parrebbe che le questioni di dominio e di controllo siano esclusivamente una prerogativa maschile, mentre le donne sarebbero mosse da caratteristiche quali la condivisione, la cooperazione e uno stile relazionale non basato sulle gerarchie. Ciò che si crea utilizzando queste assunzioni e una visione opposta dei due generi, quasi manichea, che non trova alcun fondamento scientifico (ma nemmeno nella vita quotidiana) e che non aiuta certo a comprendere le violenze e le strategie volte alla prevenzione e al recupero.

    Sebbene molti autori dipingano gli uomini e le donne, i primi con caratteristiche assolutamente negative, le seconde con caratteristiche e aspetti assolutamente positive, a proposito della violenza è opportuno segnalare che:

    • nelle indagini sulla violenza domestica le motivazioni di dominio e di controllo del partner raramente sono state considerate e questo poiché vi è la convinzione che tali motivazioni siano intrinseche al genere maschile o quanto meno al patriarcato;

    • nelle ricerche in cui tali variabili sono state considerate i ricercatori hanno trovato anche nelle donne il desiderio di dominare e di controllare il partner attraverso i racconti di questi ultimi (Cook, 1997; Pearson, 1997; Migliaccio, 2001, 2002; George, 2002). Stets (1991) ha mostrato che entrambi i generi mettono in atto strategie per controllare il comportamento del partner così come Follingstad, Wright, Lloyd e Sebastian (1991) non hanno riscontrato differenze legate al genere per quanto riguarda il mettere in atto comportamenti atti a controllare le attività del partner.

    Per quanto riguarda poi la volontà maschile di dominare la partner vi sono ulteriori difficoltà nel momento in cui tale affermazioni vengono smentite dalle indagini nazionali. Sappiamo dall' ISTAT che il 31.9% delle donne ha subito una violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Riguardo alle violenze subite Lacangerella (2008) afferma che "dietro molte tragedie c' è spesso una grande frustrazione maschile, il desiderio di tappare la bocca ad un altro. C' è un uomo che di fronte ad una donna autonoma e sicura di sé, non sa più qual è il suo ruolo, perde autorevolezza; ha un comportamento regressivo, quasi schizofrenico, come un bambino pretende tutto dalla partner e se lei non l' accontenta la picchia o l' ammazza" (pp. 25). In questo passaggio Lacangerella chiarisce che il motivo principale della violenza che risiederebbe nella perdita di autorevolezza dell' uomo legata al suo ruolo di genere. Dal momento che però non sono state effettuate particolari analisi sugli autori di reato risulta difficile stabilire con certezza che la volontà di perpetuare quell' "autorevolezza" sia la causa della violenza. Questa considerazione, inoltre, non tiene conto della recente indagine dell' ISTAT svolta nel 2003 e pubblicata nel 2006 dove è stato rilevato chi prendeva le maggiori decisioni all' interno della coppia/famiglia: dai risultati è emerso che entrambi i partner decidono di comune accordo sulla spesa per gli svaghi (72.5%), sulla spesa per la casa (53.9%), l' abbigliamento (51.1%), la gestione dei risparmi (61.4%), le persone da frequentare (86.6%), l' educazione dei figli (83.1%), dove andare in vacanza (83.5%) e cosa fare nel tempo libero (85.2%). Se si esclude questa categoria (decisioni prese da entrambi) che domina quella dove uno dei due partner prende le decisioni, si può osservare che le donne all' interno della coppia e della famiglia prendono le maggiori decisioni ad eccezione della gestione dei risparmi. Questo dato non coincide assolutamente con l' immagine della famiglia patriarcale che molti autori dipingono e non spiega altresì il 31.9% di donne che sono state picchiate o sessualmente abusate; questo dato inoltre è assolutamente in linea con i risultati di Coleman e Straus (1986) i quali hanno documentato su un campione nazionale che negli Stati Uniti solo il 9.4% delle famiglie può essere considerato di tipo patriarcale, segue un 7.5% di famiglie matriarcali, ovverosia dove è la donna a prendere le decisioni. In entrambe le categorie si sono riscontrati valori più elevati di violenza tra partner.

    L' errore delle teorie femministe e di genere, nonché di tutte quelle spiegazioni che vedono nel "dominio maschile" la causa delle violenze è quella non solo di ignorare le violenze femminili, ma anche quello di non considerare il fatto che la maggior parte degli uomini non abusa della partner e non tutti quelli che commettono violenza lo fanno in modo grave e pervasivo.

    Trattare inoltre la violenza domestica come una violenza "di genere" e sessuata non consente di conoscere i dati relativi delle violenze che le donne esercitano su altre donne: numerosi studi hanno evidenziato che spesso nelle coppie lesbiche i tassi di violenza fisica, sessuale e psicologica si equivalgono con quelli delle coppie eterosessuali con motivazioni del tutto simili a quelle degli uomini, ovverosia la gelosia nei confronti della partner e il desiderio di controllarne ogni aspetto della vita (Bologna, Waterman e Dawson, 1989, cit. in Dutton, 2006; Lie et al., 1991; Renzetti, 1992), nonché una percentuale non indifferente di vittimizzazione femminile ad opera di altre donne (Personal Safety Survey a cura del Australian Bureau of Statistics, 2005).

    Negli Stati Uniti il desiderio di trovare nel patriarcato la causa delle violenze domestiche ha raggiunto livelli così esasperanti che, come riporta Lenton (1995), la maggior parte delle ricerche sulle violenze contro le donne si è focalizzata esclusivamente su di esso.

    Vi sono stati tentativi di misurare la presenza del dominio maschile attraverso le cosiddette attitudini verso l' abuso (Smith, 1990; Hanson, Cadsky, Harris e Lalonde, 1997; Reitzel-Jaffe and Wolfe, 2001) ma quasi tutte le ricerche hanno risentito di numerosi errori dal momento che volevano a tutti i costi provare che l' abuso della donna rientrasse tra le facoltà dei partner (Vantaggiato, in attesa di pubblicazione). L' aspetto più importante da sottolineare è che è assolutamente controindicato misurare le attitudini dopo che un comportamento si è verificato e poi sostenere che le prime sono causa del secondo (Dutton, 2006) in quanto, specie nel caso di violenze che si protraggono per anni, gli esseri umani tendono a modificare le proprie convinzioni sulla base della congruenza che queste ultime possono avere con il comportamento emesso; gli psicologi parlano in questo caso di dissonanza cognitiva che può influire sulla valutazione dei ricercatori e di conseguenza sull' attuazione di un programma preventivo o di trattamento.

    Le teorie del patriarcato rimangono dunque delle teorie debolissime che escludono di fatto le donne dall' esercizio di qualsiasi comportamento violento nei confronti del partner (se non in casi di autodifesa) e non spiegano l' incredibile eterogeneità dei comportamenti violenti degli uomini.

    Le teorie femministe e di genere allo stato attuale, con le loro immagini monolitiche sugli uomini e sulle donne, non sembrano destinate ad offrire delle valide alternative volte, non diciamo ad arginare, ma quanto meno a prevenire ulteriori episodi di un fenomeno che coinvolge individui di tutte le età ed estrazione sociale.

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