Ormai è una farsa totale

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  1. juliya
     
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    CITAZIONE (Sossempreio @ 30/8/2009, 12:19)
    Si quella e´ una interpretazione, un altra e´ che la Bibbia narra tutte balle, un´altra e´ che e´ tutto vero ed allora la spiegazione la da´ la Bibbia, perche´ dice che e´ stato Dio a cambiare la durata della vita dell´uomo subito dopo il diluvio e portarla ad un massimo di 120 anni anziche´ 1000 come prima.

    vabbé .... più che la bibbia faccio un confronto tra le culture che a differenza della nostra, accettano in alcuni casi avere più partner

    qualcuno diceva, che l'uomo monogamo è più piccolo, più debole eccetera, non mi risulta, ogni generazione è più alta dell'altra . poi penso a osama e nonostante faccia parte di una generazione di poligami non mi sembra sta montagna molto più grosso, alto e robusto di noi...ma poi cosa più importante, gli occidentali non si sposano più vergine per restare sposati per sempre con quella persona...è una monogamia di facciata...di fatto la promiscuità è molto più presente della monogamia.

    Edited by juliya - 30/8/2009, 13:15
     
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  2. John J.
     
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    Chissà perchè il De Sio non accenna all'assenza di poligamia nell'antica Roma o Atene eppure guerre (e che guerre) ed epidemie c'erano anche allora...
     
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  3. juliya
     
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    CITAZIONE (Ritavi @ 30/8/2009, 09:28)
    balia ... si davano i figli a balia, ma non soltanto se la mamma moriva, anche i ricchi lo facevano, pur restando vive.
    Peraltro se fosse vero che il figlio non sopravviveva mai alla madre per mancanza di nutrimento, come facevano con i bambini abbandonati nelle ruote dei conventi appena nati ? (e ce n'erano parecchi nel secolo scorso)... molti sono sopravvissuti e hanno a loro volta procreato, basta vedere quanti cognomi ci sono come Diotallevi e cose simili.

    Ma non solo, anche se non c'era il latte in polvere, non è detto che non ci fossero altri tipi di latte da dare ai bambini che non potevano avere il latte materno, quello di capra ad esempio, è leggero e nutriente e veniva usato per i neonati senza mamma.

    sì già. ma anche le nostre mamme negli ospedali, quando c'era qualcuna che era senza latte chiedevano ad altre se potevano insomma "donare" il loro latte ad altri bimbi. lo si fa pure con gli animali, quando son piccoli li si da ad un'altra mamma che ancora allatta i suoi se son stati abbandonati dalla loro. come si dice fratelli di latte?! boh ... uff la vecchiaia
    poi si usa quello di capra altrimenti....
    ma poi mica è finita qui!
     
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  4. ilmarmocchio
     
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    Le donne che nel passato morivano, e tante, di febbre puerperale, erano quelle che partorivano in OSPEDALE. Non erano loro a non lavarsi le mani, ma i medici che dopo la sala settoria , andavano a assistere i parti. Dai morti ai neonati, insomma. Il dottor Semmelweiss, medico boemo, lottoì contro l'establishment del tempo perche' aveva intuito che c'era un legame tra le autoopsie e i parti ( le mani non lavate dei medici. C'e' un bellissimo raconto di Celine (medico e grandissimo scrittore, anche se personaggio scomodo), intitolato il dottor Semmelweiss. Joseph Lister poi dimostro', con l'asepsi, che Semmelweiss, e non gli altri caporioni, aveva ragione.
    I bambini orfani di madre morivano perche' non c'era il latte in polvere ?
    Sogno o son desto ? E il latte d'asina, di mucca ( tagliato al 50% con acqua),
    di capra ? E le balie ?
     
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  5. juliya
     
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    una ragazza extracomunitaria che conosco, le dissero che l'infezione che aveva avuto dopo il parto, (dove per poco ci rimaneva secca) che
    era stata causata dal figlio che gli aveva fatto la cacca dentro...boh te una cosa del genere l'hai mai sentita marmocchio?
    io credo che invece sia dipeso da problemi igienici locali.
     
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  6. Milo Riano
     
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    Sì, certo, erano i medici che non si lavavano le mani, non le partorienti! A volte scrivo facendo più cose contemporaneamente ed escono i malintesi... a dimostrazione che il multitasking non è una buona strategia. Sei a conoscenza delle statistiche sulla mortalità materna nelle varie epoche? Perché se valgono solo quelle degli ospedali, tocca affidarsi ai racconti delle nonne delle nonne, per le quali era scontato il pericolo grosso ogniqualvolta si dava alla luce un bambino. Oggi sembra che se lo siano dimenticate, chissà perché... forse non conviene alla narrazione femminista della Storia?
     
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  7. juliya
     
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    CITAZIONE (Milo Riano @ 30/8/2009, 14:43)
    Sì, certo, erano i medici che non si lavavano le mani, non le partorienti! A volte scrivo facendo più cose contemporaneamente ed escono i malintesi... a dimostrazione che il multitasking non è una buona strategia.

    cmq lo avevi specificato che accadeva negli ospedali.

    CITAZIONE
    Sei a conoscenza delle statistiche sulla mortalità materna nelle varie epoche? Perché se valgono solo quelle degli ospedali, tocca affidarsi ai racconti delle nonne delle nonne, per le quali era scontato il pericolo grosso ogniqualvolta si dava alla luce un bambino. Oggi sembra che se lo siano dimenticate, chissà perché... forse non conviene alla narrazione femminista della Storia?

    alla narrazione femminista conviene eccome milo, screditare e collegare alla gravidanza tutti i rischi di questo mondo, è facile che silvia sia molto giovane e quindi certi dogmi delle Madri Femministe non le abbia assorbite, oppure non è nemmeno più necessario farlo; il desiderio materno non è nemmeno argomento di discussione su come e quanto sia pericoloso, oramai non vi è proprio desiderio a prescindere.
    ma dalle vecchie femministe è nota l'accusa che si fa al genere umano contro le donne incinte: nel mondo muore di paro una donna ogni minuto.
    è vera? non lo so, se fai ricerche su questo argomento , è ovvio che le fonti saranno di parte e quindi sinceramente manco vale la pena farlo, almeno per me.
    aspetto gli esperti neutrali cosa dicono.
     
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  8. ilmarmocchio
     
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    Al momento non ho dati certi, anche se viene dato per scontato che la mortalita' un tempo fosse maggioe, anche se non catastrofica, in quanto il partyo avveniva in eta' piu' giovanile, e in media il peso ( e quindi il volume) dei piccoli, era minore. Forse Cosmos1 ha qualche dato. Comunque sentiro' un mio amico ginecologo che ha sempre avuto il pallino della storia
     
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  9. Milo Riano
     
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    CITAZIONE
    ma dalle vecchie femministe è nota l'accusa che si fa al genere umano contro le donne incinte: nel mondo muore di paro una donna ogni minuto.

    Qui ci sarebbe da fare una bella riflessione.

    In Niger, dicevo, la mortalità materna è elevatissima: 1 probabilità su 7 per una 15enne di morire di parto nell'arco della vita (1 su 7000 da noi).

    CITAZIONE
    1 su 38 è la probabilità di vincere alla roulette puntando su un solo numero.
    da 1 su 15 a 1 su 7 circa è la probabilità di vincere al Gratta&Vinci, a seconda del tagliando acquistato

    Io ho vinto qualcosina al Gratta&Vinci (pochi euro, eh, che vi credete?), giocando rarissimamente; pertanto deduco che deve essere piuttosto facile rientrare nella probabilità di 1 su 7.
    Personalmente credo che le donne morissero in tante di parto, anche per infezioni banali; ma più in generale penso che questo non può non aver influenzato la costituzione delle società umane in senso "patriarcale" e dei ruoli tra i sessi (protezione della femmina e sacrificio dei maschi).

    Magari ci ritornerò, appena la funzione ricerca mi permetterà di ripescare qualche articolo dal forum (che non ricordo dove sta, tanto per cambiare).

    CITAZIONE (ilmarmocchio @ 30/8/2009, 15:08)
    Al momento non ho dati certi, anche se viene dato per scontato che la mortalita' un tempo fosse maggioe, anche se non catastrofica, in quanto il partyo avveniva in eta' piu' giovanile, e in media il peso ( e quindi il volume) dei piccoli, era minore. Forse Cosmos1 ha qualche dato. Comunque sentiro' un mio amico ginecologo che ha sempre avuto il pallino della storia

    Ti ringrazio molto, ilmarmocchio.


    La fonte è il libro " IL MITO DEL POTERE MASCHILE " di Warren Farrell.

    DATI STATISTICI U.S.A.

    Vita media.........m...........f..............differenza


    1920...............53,6.........54,6........ +1

    1990................72..........78,6.........+6,8

    (Monthly Vital Statistics Report vol. 38 n. 5suppl.)

    http://questionemaschile.forumfree.net/?t=5491635

    ...

    Ma allora perché la speranza di vita alla nascita era di un anno di meno per gli uomini nel 1920 e di sette anni di meno rispetto alle donne attualmente? Perché le prestazioni degli uomini - inventare, produrre, vendere, distribuire - hanno salvato le donne, mentre nessuno ha salvato gli uomini dalla pressione del dover fare. Da macchina per fare figli, macchina per preparare da mangiare, macchina per le pulizie, lei è diventata una persona che ha tempo per l'amore. Da macchina per prestazioni varie nei pressi di casa lui è diventato una macchina per prestazioni varie lontano da casa. E con meno tempo per l'amore.
    Gli uomini sono riusciti a creare case e giardini più belli per le mogli invece che miniere di carbone e cantieri edili più sicuri per se stessi. Ben pochi hanno rilevato il fatto che solamente degli uomini sono morti a migliaia costruendo attraverso le montagne strade per le automobili e ferrovie per i treni che permettevano al resto della civiltà di essere servito al vagone-ristorante.
    La lontananza del posto di lavoro separava l'uomo dalle persone amate, togliendo alla sua vita significato... e creando ogni giorno piccoli lutti. E se riusciva a fare tutto, diventava una macchina; se falliva, si sentiva umiliato e sminuito. In ogni modo, più aveva attenzioni e riguardi per la donna e più si abbreviava la vita. E alla moglie e ai figli lasciava, perché lo spendessero, quanto aveva guadagnato. Così gli uomini di successo liberarono le donne, ma dimenticarono dì liberare se stessi.
    Nonostante tutto le femministe etichettarono la «tecnologia maschile» - e in particolare «la tecnologia maschile medica» -come uno strumento del patriarcato inteso a opprimere le donne. E il passaggio alla II Fase fu perciò caratterizzato dalla critica rivolta agli uomini per avere distrutto l'ambiente costruendo per esempio una diga, dimenticando di riconoscere agli uomini il merito di aver prodotto elettricità costruendo quella diga, e di chiedere alle donne di assumersi la responsabilità della crescente domanda di elettricità che a sua volta richiedeva la costruzione di altre dighe.
    Quanto alla tecnologia medica maschile, fu probabilmente il fattore che allungò la vita media delle donne. Evitò che le donne morissero di parto e scoprì vaccini per quasi tutte le malattie contagiose (poliomielite, difterite, febbre tifoidea, morbillo, scarlattina, varicella, peste bubbonica, tubercolosi).
    In tempo di guerra, diversi farmaci sperimentali furono spesso testati sugli uomini. Se il farmaco non funzionava, l'uomo moriva. Ma se il farmaco dava buoni risultati, allora veniva usato per salvare sia le donne sia gli uomini. E sempre gli uomini furono usati come cavie per migliorare le procedure d'emergenza, i forni a microonde (inavvertitamente un uomo venne «cotto» durante le prove), e altri ritrovati utili a entrambi i sessi.
    In seguito fu etichettato come sessismo il fatto che i medici studiassero più gli uomini che le donne. Nessuno definì sessismo il fatto che gli uomini più delle donne fossero usati come cavie.


    #entry257151326
     
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  10. Grifone_verace
     
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    CITAZIONE (Milo Riano @ 30/8/2009, 14:43)
    Sì, certo, erano i medici che non si lavavano le mani, non le partorienti! A volte scrivo facendo più cose contemporaneamente ed escono i malintesi... a dimostrazione che il multitasking non è una buona strategia. Sei a conoscenza delle statistiche sulla mortalità materna nelle varie epoche? Perché se valgono solo quelle degli ospedali, tocca affidarsi ai racconti delle nonne delle nonne, per le quali era scontato il pericolo grosso ogniqualvolta si dava alla luce un bambino. Oggi sembra che se lo siano dimenticate, chissà perché... forse non conviene alla narrazione femminista della Storia?

    Veramente le femministe non hanno mai visto di buon occhio la gravidanza ( ma sotto sotto...è inevitabile) , poichè secondo loro è l'oppressione familiare. C'è pure un gruppo di facebook contro la gravidanza. L'autrice la conosco bene, ci ho avuto un dibattito feroce su youtube per la questione dell'aborto: ci ha augurato a noi antiabortisti, di subire forzatamente l'astinenza dalle proprie mogli, così in seguito avremmo cambiato idea :D :D :D :D :D
    Guarda se poco poco qualcuna si permette una cosa del genere, un calcio non glielo risparmio
     
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  11. ilmarmocchio
     
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    Sulla febbre puerperale , e quindi sulla mortalita' da parto e' uscito un libro che puo' essere interessante. Nuland e' bravo, anche se un po' p.c.



    Articolo da "Il Manifesto" del 9 ottobre 2004
    BIOPOTERE
    Il contagio dei baroni
    Nella Vienna imperiale del 1852, 13 madri su 100 morivano per infezioni contratte durante il parto. E nel resto dell'Europa i dati erano altrettanto drammatici. In Inghilterra, fra il 1831 e il 1843, 600 donne su 10.000 morirono di febbre puerperale nell'ospedale di maternità di Londra, mentre ne morirono solo 10 su 10.000 partorendo a casa assistite dalla Royal Maternity Charity. Anche le due divisioni del Policlinico viennese dove lavorava Semmelweis avevano tassi di mortalità diversi: dove erano i medici a far partorire morivano tra le 600 e le 800 madri all'anno; nella II divisione, dove i parti erano assistiti dalle ostetriche, si verificavano in media 60 decessi, un decimo.

    (da "Il Manifesto" del 9 ottobre 2004)


    Le mani sporche sul parto
    «Il morbo dei dottori» di Sherwin B. Nuland. La parabola di Ignác Semmelweis, il medico ungherese che scoprì, nel policlinico della Vienna imperiale, la causa dell'epidemia di morti post partum. Erano i medici a diffondere la febbre puerperale, da donna a donna, con le loro mani infette. Non accettarono la prova inconfutabile della loro colpa e «lo straniero» fu rimandato a casa a morire di incomprensione e follia

    FRANCO VOLTAGGIO
    Vienna, una domenica del 1847. Una bella ragazza ormai prossima al parto varca la soglia del Policlinico («Allgemeines Krankenhaus») di Vienna per essere ricoverata nel reparto di ostetricia. E' angosciata. Ha tutte le ragioni per esserlo. Si è concessa su un bel prato a uno studente di filosofia e quando, dopo ripetuti incontri, ha scoperto di essere incinta e glielo ha detto, il ragazzo, accusandola di essere una sciocca sprovveduta, l'ha piantata. La giovane è messa male anche con suo padre. Il vecchio, tra l'altro dolorante per una vedovanza mal sopportata, ha accolto la notizia con una terribile sfuriata e, al suo rifiuto di rivelare il nome dello studente, l'ha scacciata. E' sola, è spaventata - un parto è, all'epoca, una faccenda difficile - ma continua ad essere assetata di una tenerezza che, d'altronde, continua ad essere disposta a donare per prima. Graziosa com'è, la povera figliola fa pensare alle parole di un lied in voga: «tu sei un foglio, un foglio bianco sul quale scrivono gli dei». Non sa che sul foglio non sarà scritta la sicura promessa di una vita felice, che ha tutto il diritto di attendersi, ma una sentenza di morte.

    Comincia il calvario

    Il reparto del Policlinico ha due settori, la I e la II Divisione; la seconda divisione è gestita da ostetriche e infermiere, la prima divisione dai medici ed è affollata da studenti di medicina che fanno pratica, frastornando le pazienti con domande imbarazzanti e frugando indiscretamente nelle loro parti intime. Insomma, la I Divisione ha una brutta fama e non solo per l'oggettiva brutalità con cui sono trattate le pazienti, ma anche per l'altissimo numero di decessi. Anche per quanto le ha detto Lisl, sua intima amica, la fanciulla lo sa e chiede d'essere accettata nella II Divisione. Niente da fare. Per una delle regole bislacche - che da sempre governano gli ospedali - viene accolta singhiozzante nella I Divisione. Comincia il calvario. Le prime ore sono occupate da visite ginecologiche, che le procurano una forte sofferenza fisica e la mettono a disagio, presto seguite dalle doglie. Finalmente il parto. Viene alla luce un bel maschietto che lei chiama Ferdinando, lo stesso nome del nonno e dell'imperatore. La sua felicità dura poco. Il decorso è talmente negativo da trasformarsi rapidamente in stato terminale. Muore infatti tre giorni dopo la nascita del bambino. Causa della morte: febbre puerperale.

    Semmelweis alla I Divisione

    Comincia così Il morbo dei dottori. La strana storia di Ignác Semmelweis (Codice Edizioni, pp. 134, € 18), un libro straordinario di Sherwin B. Nuland, clinico americano della Yale University dove insegna storia della medicina e bioetica, assai noto anche in Italia - ha svolto diverse conferenze nell'ambito di Spoletoscienza, nel 1996 e nel 1998, e a Roma nell'Università Cattolica (2002), dove è atteso per un seminario («Leonardo, L'arte e la medicina») l'8 e il 9 novembre prossimo - soprattutto per una penetrante indagine sulla terminalità (Come moriamo: riflessioni sull'ultimo capitolo della vita, Mondadori 1994). Per molti versi, Il morbo dei dottori è una storia, tessuta con grande precisione e narrata con un'intensa partecipazione emotiva, di tre protagonisti, una sindrome morbosa, la febbre puerperale, la medicina, dilacerata tra ossequio alla tradizione e fermenti innovativi, e un medico, Semmelweis.

    In tutti gli ospedali europei della metà dell'800, la mortalità tra le partorienti è elevatissima. Il sintomo caratteristico è una febbre talmente alta da dare il suo nome alla patologia, definita per l'appunto «febbre delle puerpere». Le procedure diagnostiche non riescono a identificarla con una malattia vera e propria come il tifo o la tubercolosi perché non è ancora accertata con sicurezza la causa. La ricerca delle cause (eziologia) oscilla tra almeno tre diverse ipotesi: a) i fluidi provenienti dall'utero dopo il parto possono non avere una libera fuoriuscita, ma stagnare, andando così incontro a putrefazione e, risalendo poi nei tessuti e nel sangue, provocare dolore, febbre e infine la morte; b) durante la gravidanza l'utero ingrossato, premendo sull'intestino, determina una stasi fecale con conseguente immissione nelle vene di veleni provenienti dalle feci; c) un agente esterno, con ogni probabilità identificabile nell'aria impura circolante nelle corsie in cui sono ospitate le donne, provoca un'epidemia che colpisce le partorienti all'utero, determinando la lochioschesi (ritenzione dei flussi). Le prime due ipotesi hanno qualche elemento di attendibilità e traggono origine da una messe di osservazioni che risalgono addirittura alla tradizione ippocratica, la terza è totalmente errata e nasce da un fraintendimento evidente. La febbre puerperale, comunque riconosciuta come un male infettivo, ha in effetti alcuni dei caratteri tipici dell'epidemia, come il grande numero dei soggetti colpiti e l'alto tasso di letalità, ma non ha quello più significativo, vale a dire il contagio, poiché le puerpere sono troppo isolate per venire a contatto diretto e infettarsi a vicenda. Resta l'incubo del morbo che, con le fantasie associate ai miasmi, fa della febbre puerperale una maligna e costante compagna delle partorienti ricoverate, tanto da chiamare in causa l'istituzione stessa e rendere la sindrome quella che oggi si direbbe una malattia iatrogena. La medicina pencola nel buio ed è essa stessa, per il dogmatismo e le passioni dei medici, una presenza incombente e perniciosa.

    E' questa la situazione del reparto maternità del Policlinico di Vienna quando nel marzo del 1847 vi fa il suo ingresso il terzo protagonista, Ignác Semmelweis (1818-1865), con l'incarico biennale (eventualmente rinnovabile) di assistente di ostetricia del professor Klein. Nato a Pest (allora non ancora unificata con Buda), dove ha completato la formazione accademica, dopo esser stato per un anno a Vienna, Semmelweis si fa notare per il suo carattere aperto e il serissimo impegno professionale. Operativo nella I Divisione, alterna la corsia con lunghe ore nella sala anatomica dove compie perfette dissezioni delle donne decedute per febbre puerperale, studiando con attenzione i reperti del processo infettivo. Ossessionato dalla ricerca della causa, comincia a pensare che questa vada ricercata nel reparto stesso. E' rimasto colpito dal fatto che il numero dei decessi della II Divisione è decisamente inferiore a quello della I Divisione affidata ai dottori. Che siano proprio i medici, lui stesso compreso, a infettare le donne? Ma quale mai infezione trasmetterebbero? E' semplice: medici e studenti frugano nel corpo delle degenti con le stesse mani con cui hanno toccato i cadaveri delle donne morte di febbre puerperale. A poco a poco mette a punto una precisa teoria eziologica ed escogita un mezzo assai semplice per prevenire il male.

    Odore mortale

    Ecco in sintesi la teoria: l'infezione è una contaminazione del sangue causata dalle particelle di cadavere, riconoscibili dall'odore che conferiscono ad ogni cosa cui si attaccano; il mezzo di trasmissione le mani dei dottori e degli studenti reduci dalla sala anatomica. Ed ecco la prevenzione: l'obbligo per chiunque - medici, studenti e infermiere - di lavarsi con cura le mani con una soluzione di cloro (già nel maggio del 1847 una bacinella con il disinfettante viene collocata, per ordine di Semmelweis, all'ingresso della I Divisione). Non sono però soltanto i cadaveri a costituire una fonte di infezione, ma qualsiasi altro materiale infetto. Nel novembre del 1847 la I Divisione accoglie una donna sotto doglie con l'articolazione del ginocchio infetta. Poco dopo, diverse pazienti muoiono colpite da febbre puerperale. L'infezione è stata trasmessa dalle infermiere che, prima di entrare in contatto con le altre pazienti, si erano occupate della puerpera con il ginocchio malato e, completato il bendaggio, avevano trascurato di lavarsi le mani. Finalmente tutta la verità, poi precisata assai più tardi, quando, a seguito della scoperta dei batteri da parte di Pasteur, comincia la grande stagione della batteriologia. L'agente patogeno isolato è uno streptococco. In definitiva la febbre del puerperio è: a) un comune processo infettivo (sepsi) evitabile con banali procedure antisettiche; b) non è una malattia specifica e, meno che mai, epidemica.

    La verità e il potere

    A Vienna l'importanza di queste ricerche cruciali non viene riconosciuta. Al contrario Semmelweis entra in rotta di collisione con il suo capo. Le ragioni sono molte. Semmelweis è in fondo un elemento estraneo. L'ungherese, impetuoso e indisciplinato come il pregiudizio viennese vede tutti i suoi connazionali, è avvertito come uno «straniero fra noi». Come se non bastasse, oltre a considerarne esplicitamente come sciocchezze le teorie eziologiche, il giovane medico offende Klein anche per le posizioni politiche assunte (Semmelweis è un nazionalista magiaro che partecipa con entusiasmo ai moti del Quarantotto, trascurando del tutto il fatto che Klein è un pupillo dell'onnipotente Metternich), ma, soprattutto, entra troppo direttamente nella gestione dell'ospedale: il lavaggio delle mani è considerata una novità offensiva, il cambio frequente e l'acquisto di lenzuola per le puerpere uno spreco intollerabile. L'incarico non gli viene rinnovato e Semmelweis è costretto a tornare a Pest dove lavorerà nella maternità dell'ospedale di San Rocco. Ma anche qui le cose non vanno bene: è considerato un «viennese» e la sua teoria incontra forti resistenze, aggravate dallo scarso tatto con cui impone le sue per altro correttissime regole.

    A Pest, nel 1855, ottiene il posto di professore di ostetricia nella locale università, ma la cattedra gli viene sottratta e data a un suo rivale nel 1857. Nel frattempo, a 38 anni (un'età avanzata per quei tempi) si è sposato. Dopo il matrimonio comincia a pensare seriamente a pubblicare un libro sulla sua teoria. Esce così nel 1861 L'eziologia, il concetto e la profilassi della febbre puerperale. L'opera, sterminata, prolissa e ripetitiva, talvolta confusa, non giova affatto al suo autore, tanto più che lo stile fastidiosamente trionfalistico è accompagnato da un tono inopportunamente polemico. Di fatto il grande ricercatore aumenta la schiera dei suoi detrattori e assottiglia quella dei suoi estimatori. La sua salute comincia a declinare. Nei primi mesi del 1865, l'ultimo anno della sua vita, mostra evidenti segni di squilibrio mentale: fa discorsi sconclusionati, si masturba dopo un normale rapporto con la moglie, si mette a frequentare apertamente una prostituta. Dopo un episodio particolarmente sconcertante, avvenuto il 21 luglio, i familiari decidono di ricoverarlo in una casa di cura per alienati. Gli viene detto che verrà portato a Grafenburg dove gli saranno praticate cure termali. Il 29 luglio, accompagnato dallo zio materno parte col treno, ma giunto a Vienna il mattino successivo viene indotto a scendere alla stazione dove lo aspetta Hebra, uno dei suoi rari amici. Con una scusa Hebra e lo zio lo portano in un'istituzione psichiatrica. Ricoverato vi muore il 13 agosto. Causa ufficiale del decesso: una grave sepsi provocata dal taglio di un dito. Nuland, sulla scorta della sua ricostruzione, allude a un probabile trauma da colpi infertigli dagli infermieri e accenna al fatto che Semmelweis soffriva di una demenza presenile, probabilmente Alzheimer.

    Questa la triste vicenda di uno scienziato eccezionale. Ma che cosa lo portò a questa fine? Le cause imputabili, il dolore per la scomparsa precoce dei genitori, l'ostilità dell'ambiente medico, l'isolamento a Vienna e in patria, sono tutte attendibili. Ma forse c'è qualcosa di più. Proprio in forza della suggestione in noi suscitata dalla lettura di Nuland, ci azzarderemmo a fare un'ipotesi: l'uomo che amava tanto le donne ed esaltava lo splendore della maternità (un sentimento forte in lui suscitato dal tenero affetto per la madre) si ammalò sino a morirne di un'infelicità scatenata dai sensi di colpa per la scomparsa di tante giovani madri. Dopo tutto, sino a quando non trovò la profilassi adeguata per la febbre puerperale, non aveva forse contribuito con i suoi colleghi della famigerata I Divisione I a trasmettere l'infezione fatale?


    Ci sono anche dei dati sulla mortalita' da parto nell' 800.







     
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115 replies since 26/8/2009, 13:30   1803 views
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