Identikit del "nuovo disoccupato"

Maschio, sposato, di mezza età

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  1. adangwin
     
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    http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/e...orto-istat.html

    La crisi ha colpito anche le categorie di lavoratori che sembravano più garantite
    Dal 1995 per la prima volta la crescita dei senza lavoro supera quella degli occupati
    Maschio, sposato, di mezza età. Per l'Istat è il "nuovo disoccupato"
    Dal Rapporto Annuale emerge anche una maggiore vulnerabilità degli immigrati
    Un milione e mezzo di famiglie ha gravi difficoltà per il cibo, i vestiti e il riscaldamento
    di ROSARIA AMATO
    Maschio, sposato, di mezza età Per l'Istat è il "nuovo disoccupato"

    Aumentati nel 2008 i disoccupati maschi tra i 35 e i 54 anni

    ROMA - Tra i 35 e i 54 anni, maschio, residente al Centro-Nord, con un livello di istruzione non superiore alla licenza secondaria, coniugato o convivente, ex titolare di un contratto a tempo indeterminato nell'industria. E' il "nuovo disoccupato", secondo la descrizione che ne fa il Rapporto Annuale dell'Istat. Perché la crisi non ha prodotto solo disoccupati 'di lusso' come i manager, non si è accanita solo sulle categorie da sempre in Italia ai margini del mercato del lavoro: i meridionali, i giovani, i precari, le donne. La novità della crisi è che a perdere il lavoro sono "i padri di famiglia", le figure di riferimento, che magari portavano a casa stipendi mediocri, ma tali comunque da permettere ad altre persone (moglie, convivente, figli o altri parenti) di condurre un'esistenza dignitosa.

    Più disoccupati anche tra gli stranieri. La crisi non ha risparmiato neanche gli stranieri, e anche in questo caso, i più colpiti sono stati gli uomini di età media: "L'andamento dell'ultimo anno - si legge nel Rapporto - segnala un forte calo delle donne disoccupate con responsabilità familiari, soprattutto di quelle con figli, arrivate a incidere non più del 70 per cento a fronte del 78 per cento di tre anni prima. Al contrario, gli effetti della crisi sembrano aver investito i loro coniugi/conviventi uomini, la cui incidenza è invece aumentata in maniera significativa, specie negli ultimi tre trimestri".

    Va peggio alla fascia 40-49 anni. Tanto che nel quarto trimestre del 2008 la quota dei disoccupati stranieri arriva a superare il 10 per cento del totale dei senza lavoro, contro il 6,1 per cento del primo trimestre del 2005. "In particolare - rileva l'Istat - gli stranieri tra i 40 e i 49 anni accusano più degli altri gli effetti della fase recessiva, e spiegano circa il 50 per cento dell'incremento della disoccupazione maschile".

    Il deterioramento del mercato. Dunque i due fenomeni sono collegati. I maschi adulti con carichi familiari, italiani o stranieri, sono diventati i più vulnerabili in una situazione di generale peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro: infatti nel 2008, per la prima volta dal 1995, la crescita degli occupati (183.000 unità) è inferiore a quella dei disoccupati (186.000 unità).

    La disoccupazione si fa adulta. Perdono il lavoro i titolari di un contratto a termine, o atipico. Ma vengono licenziati anche i titolari di un contratto a tempo indeterminato (+32 per cento nel 2008). In dettaglio, questa l'analisi dell'Istat: "Un disoccupato su quattro ha un'età compresa tra i 35 e i 44 anni, mentre l'aumento delle persone tra 35 e 54 anni spiega quasi i due terzi dell'incremento totale della disoccupazione. Si è passati nel tempo da una disoccupazione da inserimento, essenzialmente concentrata nei giovani con meno di 30 anni fino alla metà degli anni Novanta, a una sempre più adulta. Nel corso del 2008 questa tendenza ha accelerato".

    Più 'padri' atipici o precari. La crisi ha colpito di più le famiglie con figli, a loro volta vittime di un mercato del lavoro che più che mai li respinge (il tasso di occupazione giovanile, pari al 42,9 per cento, nel 2008 è sceso di sette decimi di punto rispetto al 2007). E allora, accanto alla disoccupazione dei 'padri', si registra un peggioramento del tipo di lavoro. "Tra il 2007 e il 2008 i padri con un'occupazione part time, a termine o con una collaborazione sono 17.000 in più; quelli con un'occupazione 'standard' 107.000 in meno": cioè tra i tanti che vengono licenziati, qualcuno riesce a riciclarsi con un lavoro precario. Tra padri e figli, i più colpiti sono quelli meno istruiti, che al massimo hanno un diploma di scuola media superiore.

    Le famiglie che non arrivano a fine mese. La diminuzione o il venir meno dei redditi da lavoro produce povertà. L'Istat individua circa un milione e 500.000 famiglie (il 6,3 per cento del totale) che arrivano alla fine del mese "con grande difficoltà" e che, nell'81,1 per cento dei casi, dichiarano di non essere in grado di affrontare una spesa imprevista di 700 euro. In questo gruppo ci sono le famiglie indietro con il pagamento delle bollette, che non possono permettersi di riscaldare adeguatamente l'abitazione (45,8 per cento). Hanno difficoltà ad acquistare vestiti (62,9 per cento) o ad affrontare le spese per malattie (46,6 per cento). In genere le famiglie di questo gruppo contano su un unico percettore di reddito con un livello di istruzione non superiore alla licenza media, di età inferiore ai 45 anni. Ci sono poi 1,3 milioni di famiglie che hanno difficoltà leggermente inferiori, ma che spesso, a causa dei redditi bassi (nella maggior parte dei casi possono contare su un unico percettore di reddito che ha la licenza media inferiore), hanno difficoltà nei pagamenti, nell'acquisto di alimenti e vestiti, e anche nel riscaldamento della casa.

    Le famiglie 'agiate' sono 10 milioni. All'altro estremo si collocano le famiglie agiate: 1,5 milioni che arrivano alla fine del mese "con facilità o con molta facilità", 8,6 milioni che lamentano solo qualche difficoltà sporadica, "imputabile più allo stile di consumo che a vincoli di bilancio stringenti". Abitano soprattutto al Nord, con una prevalenza di residenti in Trentino Alto Adige e in Valle d'Aosta.

    Le famiglie con difficoltà relative. Al centro si collocano le famiglie che non hanno difficoltà economiche eccessive, ma che non risparmiano (spesso si tratta di anziani); le famiglie giovani gravate da un mutuo per la casa, che assorbe una parte più che consistente del reddito disponibile; e infine le famiglie cosiddette 'vulnerabili'. Si tratta di 2,5 milioni di famiglie, il 10,4 per cento del totale: sono a basso reddito, una parte ha una casa di proprietà, una parte vive in affitto. La loro vulnerabilità è data dal fatto che contano su un solo percettore di reddito, che nel 41,4 per cento dei casi ha preso soltanto la licenza elementare.
    (26 maggio 2009)
     
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  2. Guit
     
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    Vi pongo una domanda. Secondo voi c'è qualcuno che nel mondo politico o accademico proverà a fornire una spiegazione sul fenomeno della disocuppazione maschile?

    Se pensate che qualcuno lo farà vi chiedo.

    Chi sarà e quale sarà con tutta probabilità il suo ragionamento?

     
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  3. digilando
     
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    CITAZIONE (Guit @ 26/5/2009, 17:11)
    Vi pongo una domanda. Secondo voi c'è qualcuno che nel mondo politico o accademico proverà a fornire una spiegazione sul fenomeno della disocuppazione maschile?

    Se pensate che qualcuno lo farà vi chiedo.

    Chi sarà e quale sarà con tutta probabilità il suo ragionamento?

    Ci provo eh, non mi bacchettare.

    Se gli uomini non lavorano è perchè non c'hanno voglia. :unsure:
     
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  4. Guit
     
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    Sì! E chi lo dirà?

    Io ne propongo anche un'altra:

    "Le donne sono meno colpite e questo dimostra che sono più brave degli uomini".

    Verrà pronunciata da Epifani.

    Nel frattempo, mentre Epifani parla in piazza, in Parlamento si discuterà dell'introduzione nella nuova finanziaria di uno stanziamento specifico, per affrontare il problema della disoccupazione femminile nella crisi in corso.

     
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  5. digilando
     
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    CITAZIONE (Guit @ 26/5/2009, 17:47)
    Io ne propongo anche un'altra:

    "Le donne sono meno colpite e questo dimostra che sono più brave degli uomini".

    Non non ci credo.
    Non si puo' arrivare a tanto..
    Mi rifiuto!
     
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  6. Guit
     
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    Purtroppo credo che sia già stato detto da qualcuno, se non proprio così una cosa molto simile.
     
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  7. milanesestanco
     
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    i padri ?

    cosa sono ? :-(
     
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  8. Guit
     
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    In effetti la parola padri letta su Repubblica suona strano. Sembra un neologismo criptico.

     
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  9. Sandokan1317
     
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    Io penso che l'ipotesi di Guit possa avverarsi e anche a me pare che qualcuno abbia detto una frase del genere però non ricordo chi .
     
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  10. Guit
     
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    Ho dato una letta ai commenti all'articolo di Repubblica.

    Il titolo fornisce tre caratteri: maschio; sposato; di mezza età.

    Bene. Vengono citati i secondi due: sposato e di mezza età. Si parla di liberismo e difficoltà di ricollocamento over 40.

    Non ce n'è uno, dico uno, che citi il primo carattere: maschio.

    Non si può. E' tabù.



    Forse c'è il caso che nessuno commenterà quel dato.

    Sarebbe l'ennesima applicazione della solita legge:

    Il sesso M deve essere citato solo per criminalizzarlo.
    Il sesso F deve essere citato solo per vittimizzarlo.

    In tutti gli altri casi non si citano. Probabilmente il titolo dell'articolo è una svista.



    http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/05/26/..._famiglie.shtml

    ... Gli effetti della crisi, infatti, determinano una crescita dei disoccupati con precedenti esperienze lavorative, il cui peso è arrivato a superare il 70% del totale, dal 66% del 2006. Nella disoccupazione femminile, invece, il gruppo prevalente è quello proveniente dall'inattività. ...





    Certo, molti ci diranno che il fattore sesso è irrilevante e che il problema è di natura prettamente economica. Ma ho alcune obiezioni da fare a ciò:

    1. Il fattore sessuale e quello economico sono intimamente correlati.
    2. La fine della famiglia monoreddito è un fenomeno strettamente collegato al femminismo e al tema dell'emancipazione femminile.
    3. La collocazione di uomini in settori delicati e a rischio e, come si vede sopra, la tendenza a non essere riconfermati rispetto alle donne, si configura come una dinamica di origine sessuale, che infatti colpisce i due sessi in maniera asimmetrica.

    L'ultima considerazione che mi viene è che noi, che ci occupiamo di sessi, sono anni che paventiamo questa tendenza.

    Evidentemente qualcosa l'avevamo capita.
     
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  11. ilmarmocchio
     
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    Non per essere pedante, ma vorrei fare una domandina a voi tutti, o comunque a chi vuol rispondere :

    Se voi siete il direttore di una clinica, o di un reparto, o di un istituto, chi vi scegliereste come collaboratori :
    giovani maschi ambiziosi
    giovani donne ambiziose ?
     
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  12. Sandokan1317
     
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    Citazione il marmocchio
    CITAZIONE
    Non per essere pedante, ma vorrei fare una domandina a voi tutti, o comunque a chi vuol rispondere :

    Se voi siete il direttore di una clinica, o di un reparto, o di un istituto, chi vi scegliereste come collaboratori :
    giovani maschi ambiziosi
    giovani donne ambiziose ?

    Io sceglierei i migliori e i più volenterosi senza badare al sesso, senza quote e senza nessuna minima agevolazione. E' la persona che si deve adattare al lavoro non il contrario.
     
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  13. Guit
     
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    CITAZIONE (ilmarmocchio @ 26/5/2009, 20:45)
    Non per essere pedante, ma vorrei fare una domandina a voi tutti, o comunque a chi vuol rispondere :

    Se voi siete il direttore di una clinica, o di un reparto, o di un istituto, chi vi scegliereste come collaboratori :
    giovani maschi ambiziosi
    giovani donne ambiziose ?

    Non credo che le donne beneficino di questo, perché spesso quando è la donna a scegliere, sceglie tutte donne, e non per fini sessuali.

    La donna beneficia della svalorizzazione maschile, che è stata operata proprio col fine di aprirsi varchi nella società, varchi non si sa quanto ampi.

    La questione è politica.

    La donna moderna ha capito che era più facile distruggere il maschile, rispetto al divenire virtuosa.

    E questo ha gravemente danneggiato l'intera società.

    Le politiche filofemministe di oggi, con il loro attaccare continuamente gli uomini, mostrano scarso interesse nei confronti dell'intera società. La donna moderna agisce solo per i propri interessi. Se lo svilimento delle qualità maschili e della sua bellezza danneggia tutti non fa nulla, l'importante è che ne tragga vantaggio lei.

    Se una legge che riguarda le donne crea un precedente negativo, non fa niente, l'importante è che ne tragga vantaggio lei.

    Non si capisce bene perché, nessuno in occidente osa evidenziarne l'associazione, ma la crisi economica in corso interviene, grave come non mai, in un mondo dove le relazioni tra i sessi sono state violentate.
     
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12 replies since 26/5/2009, 15:19   260 views
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