Margrete Auken

Intervista su L'Avvenire

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  1. ventiluglio
     
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    http://www.avvenireonline.it/NR/rdonlyres/.../0/0806VIT1.pdf

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    Intervista alla deputata a Copenaghen e Strasburgo Margrete Auken
    (08 giugno 2006)
    «Io, socialista e verde, contro il diritto del più forte»

    Copenaghen. Per anni ha dato battaglia nel Socialistisk Folkeparti, il partito socialista danese, e in Parlamento dov’è stata deputata per più di due decenni, affinché si riconoscesse che sulla famiglia, gli embrioni, l’inseminazione delle single e delle lesbiche la posizione da difendere doveva essere quella del più debole, non di chi ha più voce sui giornali, nei movimenti per i diritti o tra le multinazionali farmaceutiche. Ora Margrete Auken, 61 anni, pastore luterana, ha portato la sua battaglia al Parlamento europeo, dove dal 2004 siede nel Gruppo verde-Alleanza libera europea. «Com’è possibile che noi socialisti, che da sempre difendiamo i diritti dei più deboli, sulla famiglia stiamo dalla parte del più forte?» , si chiede stupìta. «È un paradosso. Un’incongruenza con la nostra storia e la nostra tradizione. Sono anche i nostri temi, le nostre battaglie!».

    In questi mesi la Auken si è battuta affinché il Folketing, il Parlamento danese, fermasse la legge che consente a chiunque lo voglia – single, lesbica, convivente, sposata – di andare dal medico e farsi prescrivere l’inseminazione gratuita, a spese dello Stato. Ma ha perso. Il Folketing ha approvato venerdì scorso la legge che permette «l’inseminazione della mutua». Adesso vuole impegnarsi perché cada l’anonimato dei donatori di sperma, in modo che il bambino possa sapere chi è suo padre mentre chi ha venduto il proprio seme si senta responsabilizzato. Margrete Auken non vuole abbassare la guardia nemmeno sull’utilizzo degli embrioni per la ricerca o per la predisposizione di pezzi di ricambio per familiari malati. E anche sull’aborto dice: «Dobbiamo far di tutto perché il numero diminuisca. Io sono contro l’aborto, anche se mi rendo conto che il problema non si risolve relegandolo nell’illegalità. Occorre però trovare le forme per sostenere chi intende tenersi il bambino».

    Onorevole Auken, il suo partito ha promosso la legge che consente l’inseminazione gratuita negli ospedali pubblici per tutti, anche single e lesbiche. Continua il processo per equiparare le unioni gay – ma anche lo status di single – a "famiglia". Dove s’intende arrivare?
    «Sono preoccupatissima. Sono intervenuta duramente contro questa legge, ma gli stessi miei compagni di partito non mi hanno ascoltata, e sono stata messa in minoranza. Io credo che lo Stato non possa prendersi la responsabilità di creare bambini "orfani per legge". Diciamo tanto che la figura del padre è fondamentale per far crescere un bambino in maniera equilibrata, che occorrono entrambe le figure di madre e padre e che gli stessi bambini – come dimostrano più studi – ricercano entrambe le figure: non possiamo poi legiferare a prescindere da tutto questo, andando anzi coscientemente e deliberatamente contro questi principi basilari. È quel che accade quando si stabilisce che chiunque può crearsi il proprio bambino su misura, senza che vi siano le condizioni familiari per crescerlo».

    Secondo lei, quindi, avere un figlio non è un diritto assoluto?
    «Non si può confondere un proprio desiderio personale, anche legittimo, con un diritto. Bisogna verificare sempre se vi è un diritto del più debole da difendere. E in questo caso tra il diritto vantato dalla madre di avere un figlio comunque e quello del bambino di poter nascere con un padre conosciuto è predominante quest’ultimo. Lo Stato, come noi socialisti abbiamo sempre sostenuto, deve prendere le parti del più debole, e difenderlo contro ogni pretesa».

    Molti obiettano che non si possono discriminare i gay e il loro desiderio di avere figli.
    «Non c’entra nulla la discriminazione: qui stiamo parlando del diritto del bambino ad avere un padre. Considero il provvedimento approvato dal Parlamento danese molto più grave dell’adozione da parte dei gay, perché lo Stato pianifica prima ancora della nascita che il piccolo resti orfano».

    Attualmente in Danimarca è previsto l’anonimato del donatore, e questo ha consentito anche il crescere di un business fiorente...
    «È una battaglia che mi vedrà ancora in prima linea. Le stesse banche del seme riconoscono che vi sono problemi d’identità nel nascituro, e consigliano le donne che acquistano le cannuccia di sperma di prenderne più d’una dallo stesso donatore per tenerla in frigo, nel caso volessero dare altri fratelli al bambino. La persona infatti ha bisogno di sapere chi è, qual è la sua storia genetica e biologico-culturale. Lo Stato non può privare il bambino anche di questo diritto, dopo averlo privato del diritto al padre. Credo che la caduta dell’anonimato aiuterebbe a porre in chi vende il seme qualche interrogativo in più».

    Lei è anche contro l’aborto...
    «Sì, ma non contro la legge, che vedo come il male minore. Conosco molte donne che si sono pentite di aver abortito, ma nemmeno una che si sia pentita di non averlo fatto. Questo vuol dire che l’impegno politico dev’essere orientato a fare in modo che più donne possibile scelgano di tenersi il bambino».

    Perché il partito socialista danese, e anche quello europeo, non sono in prima fila in queste battaglie?
    «È un errore storico lasciare queste battaglie solo ai nostri competitori politici, perché fanno tutte parte del nostro patrimonio politico, storico e culturale. Chi, se non i socialisti, ha sempre tenuto alto il vessillo della difesa dei deboli? Purtroppo negli ultimi 25-30 anni abbiamo assistito a una mutazione genetica dei nostri partiti. Hanno preso forza (e potere) le rivendicazioni dei diritti (della donna, dei gay...), senza preoccuparsi se queste andavano contro altri diritti. Oggi in Danimarca, come anche in Europa, si è fatta molto pesante la campagna della lobby gay, tanto che qualunque tipo di posizione diversa viene subito bollata di intolleranza e di intenti discriminatori. C’è una dittatura del "politicamente corretto" che va assolutamente fermata. Bisogna poter dire come stanno le cose senza essere sempre zittiti».

    È curioso che a sostenere queste tesi sia una parlamentare donna. Non trova?
    «La domanda da farsi è: dove sono gli uomini oggi? C’è un’assoluta debolezza in tutta Europa della figura del padre. Di fronte al dibattito sulla legge per l’inseminazione alle lesbiche in Danimarca non c’è stato un uomo che abbia preso posizione in difesa del ruolo del padre. Nei nostri Paesi del Nord gli uomini sembrano spaventati, non si prendono responsabilità. A maggior ragione hanno bisogno di un padre per crescere!».

    Ritiene che si possa costituire a livello europeo una posizione comune, trasversale tra le forze politiche, a difesa dell’embrione e contro le manipolazioni genetiche?
    «Lo spero proprio. Sono contro le manipolazioni degli embrioni da parte dei ricercatori. La vita parte dal concepimento. E anche chi non è d’accordo su questo punto, o ha dubbi, per precauzione dovrebbe astenersi da qualsiasi intrusione della scienza. È una questione cruciale. Oggi in Gran Bretagna il 95% delle risorse della ricerca sono concentrate sulle cellule staminali embrionali. Mi domando: perché? È un business enorme, ma è eticamente inaccettabile. L’obiettivo è di arrivare a creare pezzi di ricambio per pazienti malati. Ma non si possono creare fratellini per curare bambini malati, per ottenere un tessuto nuovo da impiantare: è disumano. Meglio lavorare sulle cellule da cordone ombelicale. Al fondo di tutto vi è una visione della riproduzione umana come una semplice composizione di uova e semi. Ma non è così! Far scoccare la scintilla di una nuova vita non è un semplice rimescolamento di ovociti e seme...».


    Edited by ventiluglio - 7/5/2009, 19:42
     
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  2. digilando
     
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    Grande Ventiluglio.
     
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1 replies since 7/5/2009, 18:34   139 views
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