Roberta Tatafiore

è mancata la giornalista che intervistò Rino Barnart

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  1. ventiluglio
     
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    Leggo adesso sul Corriere (anche se il link che riporto qui di seguito è di Reppubblica) che si è sucidata Roberta Tatafiore.
    Giornalista, "ex-femminista" (anche se per Repubblica ogni donna "pensante" viene automaticamente etichettata - sbagliando - come "femminista"...), autrice di numerose incursioni nel territorio della QM.

    http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/c...-tatafiore.html

    A suo tempo intervistò Rino Barnart su L'Indipendente, scrivendo un articolo asciutto, molto corretto, che non lesinava elogi al lavoro di Rino.

    http://www.uomini3000.it/404.htm

    Ha scritto poi diversi articoli e saggi sull'argomento, mostrando approfondita conoscenza e sincero interesse per le tematiche che da anni qui discutiamo.
    Diversi suoi scritti sono stati segnalati su questo Forum ed anche pubblicati sul sito di Uomini3000.

    http://www.uomini3000.it/395.htm
    http://qm.ottone.org/test/Siti/U3000/SITO/...%20maschile.pdf

    Non conosco i motivi del suo gesto.
    Pur non avendola mai conosciuta personalmente mi ha sempre dato l'impressione di essere una donna intelligente, appassionata e leale.
    Non era tuttavia impossibile cogliere nei suoi scritti, benché dissimulati, alcuni indizi di una profonda inquietudine esistenziale.

    Edited by ventiluglio - 18/4/2009, 12:25
     
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  2. LesPaul
     
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    Accidenti!!! Mi dispiace molto!

    E' una cosa davvero molto brutta...
     
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  3. Evilclown
     
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    Grande giornalista la Tatafiore,soprattutto onesta intellettualmente.Una "femminista" intelligente e proprio per questo distaccata dal femminismo collettivista.

    Ricordo i suoi articoli in difesa della prostituzione e le inchieste sulla prostituzione maschile,senza bigottismi religiosi o PEGGIO politico\ideologici.

    Mi pare che politicamente si fosse avvicinata alla destra ma più nello specifico nel libertarismo,quello che negli Usa fa capo a Ron paul.

    Mi dispiace davvero tanto,mi mancherà............
     
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  4. digilando
     
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    Un Suicidio ...



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    Se potessi intervistare Roberta Tatafiore sul suo suicidio sono certa che avrebbe da dirmi qualcosa di sorprendente. Dico “intervistare” perché il mio rapporto con lei, da quasi trent’anni, era di attenzione e di scambio di pensiero: stavamo in due città diverse e non ero tra le sue amiche strette, e oggi grande parte del loro dolore mi è risparmiato. Quando le parlavo ero sempre sicura di non trovarla là dove mi sarei aspettata, ma sempre un passo oltre, a forzare il limite di una libertà che lei concepiva come estrema e lancinante.
    Non l’ho conosciuta abbastanza a fondo, come dicevo, per potermi fare un’idea sull’imprinting di questo suo impulso a cercare e rovistare senza protezioni ideologiche, senza fare caso ai rovi, ai graffi, al male che inevitabilmente si faceva – e di certo sarà stato lì, come per tutti, all’origine, nello spazio sconfinato tra il corpo della madre e quello del padre-, ma mi sento di dire che questo lavoro doloroso lei l’ha fatto per tutti. E che con la sua clamorosa uscita, in qualunque modo lei abbia voluto motivarla, l’ha portato a compimento.
    Posso dire di lei solo dicendo di me, partendo da me -come faceva sempre anche lei- per capire quello che è accaduto, raccontando il definitivo mutamento del mio paesaggio interiore per dire quello che è capitato fuori. E anzi opponendole me stessa e il mio senso delle cose, come tante volte mi è capitato di fare con lei viva.
    Mi sono fatta l’idea che Roberta sia voluta andare a frugare anche oltre quel limite, il limite dei limiti, e dato che farlo con la testa non bastava l’ha fatto anche con il corpo: faceva parecchie cose con il corpo, credeva alla sua sapienza insostituibile. E la sua meticolosa e impietosa esplorazione di eros forse è leggibile anche come una lunghissima preparazione, lunga quanto tutta la sua vita, all’incontro con la morte, con cui ha voluto giocare alla pari, senza lasciarsi sorprendere, e anzi sorprendendola lei con un ultimo gesto di ricerca e di libertà, stoico e politico.
    Dico politico per almeno due ragioni: perché il suo suicidio, come quello di Alexander Langer –hanno, o avrebbero avuto, più o meno la stessa età- è la resa di un Hoffnungsträger, di un portatore di speranza schiacciato dall’enormità del peso che sta portando, e tuttavia condannato a portarlo anche da morto, perché chi pensa a lei-lui continua a pensarlo per quello che è stato e ad aggrapparsi alle sue spalle. Anche Roberta la penso come una Hoffnungsträger, probabilmente suo malgrado, perché per me e per tante lo è stata. Io speravo sempre che avesse trovato qualcosa di luminoso, quando la interpellavo. E forse non avrebbe cercato così tanto se non fosse stato per la speranza, e anzi la certezza di poter trovare qualcosa di decisivo in un altrove che vedeva spostarsi sempre più in là.
    Penso al suo suicidio come politico anche perché oggi non c’è niente di più politico del discorso sui fondamentali, sulla vita e sulla morte: la cosiddetta biopolitica. La vicenda Englaro l’aveva evidentemente presa anima e corpo, anche nel corpo nel senso che dicevo prima. E se non per la sua morte, per il suo post mortem –la gestione del suo memoriale- Roberta ha voluto dimostrativamente affidarsi a quella relazione, “a quella “zona grigia sottratta al controllo statale” che le era parsa, come pare anche a me, la sola alternativa alla burocratizzazione delle morte e all’impossibilità di morire in pace.
    Lo dice nel suo ultimo articolo, pubblicato a metà febbraio sul sito Donnealtri, che si conclude così: “Mi chiedo come fare, qui e ora nel mio paese, a mettere la sordina a quel “dispiegamento di potenza”… che ha fatto il bello e il cattivo tempo nella politica e sui media intorno alla umana troppo umana vicenda di Eluana Englaro.
    Non trovo risposta, ma so che dare una risposta è essenziale”.
    Ecco, la risposta è arrivata. Il paradosso è questo, e Roberta mi perdoni, se ancora è, e dovunque sia, ma io sto cercando di fare una critica della sua vita, morte compresa: che per dire la sua irriducibile e dolente libertà –è strano come tante si siano affrettate a dire che non c’era un dolore: il dolore c’è sempre, e capita che sia soverchiante- le sia toccato usare la lingua di chi ha voluto dire l’irriducibile legame.
    Che è stato, anzi, il legame, è questo il senso vero dell’attributo di Logos, o Verbo. E cioè: prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo. Per onorare Roberta, la libera, io mi prendo la scandalosa libertà di dire questa cosa che penso con tutto il cuore. E mi domando se non è sempre lì, alla fine, in questo darsi da mangiare agli altri, in questo sacrificio per gli altri, che va a parare l’umanità più bella.

    Marina Terragni (pubblicato su Il Foglio, 17 aprile 2009)
     
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  5. nicolekidmanvogliosposarti
     
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    MI DISPIACE DAVVERO TANTISSIMO.

    grande giornalista e grande donna.

    mi dispiace.una notizia davvero molto triste.
     
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    Lupus in fabula

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    Davvero una notizia triste. Dai suoi articoli si traeva l'impressione di una donna coraggiosa e giusta. Possa ricevere almeno altrettanta giustizia, là dove si trova ora.
     
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  7. Barnart
     
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    Riproduco quanto scritto in Lista U3.
    Rino

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    Ciao Marco (ndr: M. Faraci di PDU - primo sito italiano sulla QM - che
    con la Tatafiore aveva rapporti e conoscenza diretta).

    Ho letto sui giornali. E' morta come è vissuta, sempre tentando di
    uscire dalle diverse gabbie, dettate dai tempi e dalle mode.
    E' rimasta sempre se stessa proprio con il suo incessante vagabondare,
    nel non voler essere irretita dalle sue stesse posizioni precedenti.

    Femminista della prima ora si era poi allontanata dalla linea
    antimaschile. E' sempre stata curiosa e rispettosa della possibilità che
    ci fossero pezzi di verità di qua e di là, in tutti i quadranti.
    Con noi interloquì quando, per tuo tramite, mi offrì l'intervista che
    poi in effetti apparve su l'Indipendente.
    Prima di un molteplice scambio di email ci sentimmo un paio di volte al
    telefono.
    Devo dire che la trovai sofferente e un poco a disagio di fronte ad un
    fenomeno che la interessava, certamente, ma che le procurava anche
    una sorta di inquietudine. Sugli accordi presi fu di parola. Caso raro.

    Spiace che se ne sia andata, ma non stupisce.
    Mi parve una persona immersa in una profonda, inconfessata solitudine,
    ad onta del gran numero di amici che aveva.

    Mi posso sbagliare, si capisce, ma mio parere è morta di "insensatezza".

    Aveva sondato a destra e a manca. Il futuro della sua ricerca/denuncia
    poteva essere ormai solo ripetitivo per orecchi volti altrove e inoltre
    l'humus della sua possibilità di azione si è ormai esaurito. Molti la
    stimavano, ma i suoi possibili interlocutori non le rispondevano più.

    A mio parere è una "caduta sul campo".
    Onore ai caduti.

    Rino-
     
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  8. Wishotel
     
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    Penso sia il guaio di chi ci è "immerso fino al collo", a volte voler capire, poi comprendere e conoscere determinate realtà crea più disagi che soddisfazioni, sono fardelli pesanti.
     
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  9. digilando
     
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    Sara' pure, ma io non riesco a dispiacermi per la sua scelta, per questa ragione:

    Nessuno di noi sceglie di nascere, nessuno pote' sceglierlo, nessuno mai potra'.
    Si puo' immaginare qualsivoglia progresso tecnico, si puo' pensare alla terra che in un futuro lontano cadra' sul sole o che se ne allontanera', o a leggi fisiche che perderanno la loro costanza, ma non si puo' pensare che chi nasce possa decidere se , quando, come nascere.

    Questa condizione/costrizione, questo "rapporto di dipendenza originario", sembra essere una di quelle leggi ferree con una cardinalita' addirittura superiore alle stesse leggi fisiche-> Nulla potra' cambiarla.
    E' logica.

    Dov'e' il libero arbitrio dunque, cos'e' che rende l'essere umano "vivo", una volonta' e non un pezzo di materia sottoposta a "principi deterministici"?
    Non e' certo la nascita, quella non dipende da noi, ci e' estranea, imposta, "siamo gettati nel mondo" ci diceva Heidegger.
    Bene, se stiamo a vedere, l'unica volonta' che possediamo, quella che fa di noi degli essere in grado di volere, e' proprio la decisione sulla fine della nostra vita.

    Ma questo non significa eutanasia di stato, attenzione a non fraintendere, perche' anche in questo caso, come per tutte le attivita' che vengono delegate ad altri, significa mettere la cosa piu' importante di cui disponiamo, che non e' la vita, ma la fine della nostra vita, nelle mani di terzi. (si legga ad es. l'uomo ad una dimensione di Marcuse)

    Nessuno deve poter disporre della nostra morte, perche' questa e' l'unica vera scelta, per la quale valgono le modalita' che non valgono per la nascita "se , quando, come", che ci rende "uomini" liberi, e che da sola, da un senso all'intera vita.

    Non fatevela portare via.


    Roberta ha voluto dimostrativamente affidarsi a quella relazione, “a quella “zona grigia sottratta al controllo statale” che le era parsa, come pare anche a me, la sola alternativa alla burocratizzazione delle morte

    E questo e' effettivamente logos.

    Edited by digilando - 18/4/2009, 08:21
     
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  10. vero mummio 2
     
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    CITAZIONE (digilando @ 18/4/2009, 08:02)
    Sara' pure, ma io non riesco a dispiacermi per la sua scelta, per questa ragione:

    Nessuno di noi sceglie di nascere, nessuno pote' sceglierlo, nessuno mai potra'.
    Si puo' immaginare qualsivoglia progresso tecnico, si puo' pensare alla terra che in un futuro lontano cadra' sul sole o che se ne allontanera', o a leggi fisiche che perderanno la loro costanza, ma non si puo' pensare che chi nasce possa decidere se , quando, come nascere.

    Questa condizione/costrizione, questo "rapporto di dipendenza originario", sembra essere una di quelle leggi ferree con una cardinalita' addirittura superiore alle stesse leggi fisiche-> Nulla potra' cambiarla.
    E' logica.

    Dov'e' il libero arbitrio dunque, cos'e' che rende l'essere umano "vivo", una volonta' e non un pezzo di materia sottoposta a "principi deterministici"?
    Non e' certo la nascita, quella non dipende da noi, ci e' estranea, imposta, "siamo gettati nel mondo" ci diceva Heidegger.
    Bene, se stiamo a vedere, l'unica volonta' che possediamo, quella che fa di noi degli essere in grado di volere, e' proprio la decisione sulla fine della nostra vita.

    Ma questo non significa eutanasia di stato, attenzione a non fraintendere, perche' anche in questo caso, come per tutte le attivita' che vengono delegate ad altri, significa mettere la cosa piu' importante di cui disponiamo, che non e' la vita, ma la fine della nostra vita, nelle mani di terzi. (si legga ad es. l'uomo ad una dimensione di Marcuse)

    Nessuno deve poter disporre della nostra morte, perche' questa e' l'unica vera scelta, per la quale valgono le modalita' che non valgono per la nascita "se , quando, come", che ci rende "uomini" liberi.

    Non fatevela portare via.

    Roberta ha voluto dimostrativamente affidarsi a quella relazione, “a quella “zona grigia sottratta al controllo statale” che le era parsa, come pare anche a me, la sola alternativa alla burocratizzazione delle morte

    E questo e' effettivamente logos.

    Ieri ho passato mezz'ora a riflettere se postare o non postare un intervento in questa discussione.

    E' la prima volta che ti leggo e non posso che quotarti.

    Nemmeno io provo alcun dispiacere, confidando nella presa di autocoscienza e autoresponsabilità di questa donna, anzi provo una grande stima e un grande rispetto.
     
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  11. Sandokan1317
     
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    A me non dispiace, non la conosco. Ha scelto lei di suicidarsi.
     
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  12. Tex6969
     
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    Quando una persona arriva ad un gesto così estremo come il suicidio, viene spontaneo interrogarsi sempre cosa l'ha portata al capolinea; sono questioni troppo personali per poterne dibattere senza rischiare di cadere o nel banale o nell'incognito e quindi trarne conclusioni sbagliate.
    Dispiace sicuramente per la tragedia umana; per il resto non so che interpretazione del femminismo portasse avanti questa giornalista, quindi sul suo operato mi astego da ogni commento.
     
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  13. Quinzio2
     
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    E' proprio vero che se ne vanno sempre i migliori.
    Ecco perche' B e r lusconi e An dr eotti camperanno fino a cent'anni.
     
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  14. silverback
     
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    CITAZIONE (digilando @ 18/4/2009, 08:02)
    Nessuno di noi sceglie di nascere, nessuno pote' sceglierlo, nessuno mai potra'.
    Si puo' immaginare qualsivoglia progresso tecnico, si puo' pensare alla terra che in un futuro lontano cadra' sul sole o che se ne allontanera', o a leggi fisiche che perderanno la loro costanza, ma non si puo' pensare che chi nasce possa decidere se , quando, come nascere.

    Infatti nessuno di noi sceglie di nascere e devo dire che sostanzialmente condivido il tuo discorso.
    Al tempo stesso, però, sai bene che questa tua considerazione,
    CITAZIONE
    Sara' pure, ma io non riesco a dispiacermi per la sua scelta, per questa ragione:

    non può certamente valere per i familiari della Tatafiore, quindi per chi le ha voluto bene.


     
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13 replies since 16/4/2009, 15:18   478 views
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