Un mondo rosa shocking

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  1. Milo Riano
     
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    Su Lei, 4 amiche magnificamente donne

    E' cominciata la seconda stagione di «Amanti» (in onda sul canale 125 di Sky)

    ...

    Le cose interessanti, dal punto di vista narrativo, sono due: le donne sono sempre più interessanti, complesse, intuitive degli uomini con cui si mettono; ogni amica rappresenta in qualche modo un sottogenere della sitcom: l’ospedaliero, la soap, l’hard... Donne che ricordano l’antico trafficare della borghesia nella città. C’è sempre però un momento in cui le amiche si ritrovano e si rigenerano nell’autocoscienza. Pensano che gli uomini non siano mai alla loro altezza.

    Aldo Grasso
    28 maggio 2009


    http://www.corriere.it/spettacoli/09_maggi...44f02aabc.shtml




    Se il marito non protesta, la moglie traditrice non perde il mantenimento

    La Cassazione conferma la sentenza della Corte d'Appello di Venezia. La donna ha avuto una seconda relazione per 12 dei 24 anni di matrimonio

    ROMA - Non perde il diritto all’assegno di divorzio la ex moglie casalinga che per lunghi anni ha tradito il marito se quest’ultimo non ha mai «protestato» per l’infedeltà coniugale. Lo sottolinea la Cassazione, che ha confermato il diritto di Lauretta S. a ricevere dall’ex marito, Adriano Z. 1300 euro mese di assegno divorzile nonostante la donna negli ultimi 12 anni di vita matrimoniale (complessivamente durata 24 anni) avesse intrattenuto una relazione stabile con un altro uomo.

    Proprio per questo l’ex marito, facoltoso professionista vicentino, sosteneva che alla donna fosse da addebitare la fine del matrimonio e la conseguente perdita del diritto ad essere mantenuta. La suprema corte gli ha risposto che la circostanza che lui «avesse tollerato» la lunga relazione extraconiugale della moglie rende non accoglibile la sua richiesta di addossare alla ex la colpa del divorzio. In proposito, i supremi giudici rilevano che Adriano non aveva preso «iniziative coerenti» dopo la scoperta della «doppia vita» della moglie per la quale non aveva mai manifestato «disagi». La Cassazione, tuttavia, ha respinto anche il ricorso con il quale Lauretta chiedeva di avere un assegno più sostanzioso. Alla donna l’importo era stato ridotto da 2500 euro a 1300, dai giudici della Corte d’Appello di Venezia, dopo che il marito, con l’aiuto di un investigatore privato, aveva dimostrato che Lauretta viveva more uxorio con un benestante agente di commercio che aveva molte macchine e moto di grossa cilindrata. Anche per la Cassazione la decurtazione dell’assegno è legittima.

    28 maggio 2009

    http://corrieredelveneto.corriere.it/venet...406394813.shtml
     
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  2. Milo Riano
     
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    da Il Foglio, 3 giugno 2009

    Ragazze, per carità, non fatevi fregare con la storia del doppio cognome

    E' da un po' che non riesco più a sistemare le questioni in termini di destra/sinistra. Ma quando mi chiama un giovane collega del "Secolo d' Italia" per farmi commentare la faccenda del cognome paterno al capolinea, da lui mi aspetto una maschia difesa del nom du père. E lui da me, credo, la bolsa soddisfazione della femminista. Invece lui sembra contento della cosa, e io piena di dubbi. Lui sessualmente corretto e io femministicamente scorrettissima. Un doppio switch che è troppo anche per me. Che mondo è mai questo? Dico al collega che, sì, in termini di diritti, nulla da eccepire. Ma a me il piano dei diritti interessa poco. I diritti costituiscono un simbolico molto difettoso, il più delle volte a spese della relazione: spesso vengono istituiti dove la relazione è fallita, dove la matassa delle reciproche libertà non è stata sbrogliata, quando ci si ritrova a dover delimitare i confini armati di un territorio in cui l'altro non ha accesso. C'è troppo individuo, insomma, e poca relazione, e io penso che questo concetto di individuo, di un me astratto dall'altro, non stia in piedi e sia all'origine di molti dei nostri guai. Vale anche per i cosiddetti e innumerevoli diritti delle donne: si tratta di un modo maschile di pensare la libertà femminile e io non mi ci ritrovo più di tanto.

    Che uno porti il doppio cognome, vabbè. Obbligatorio per legge, non saprei: meno cose obbligatorie per legge ci sono e meglio è. E' pur vero, si potrebbe obiettare, che oggi è il cognome paterno a essere obbligatorio per legge. Ma il cognome paterno racconta una storia precisa, che è quella dell'atto di fondazione del patriarcato, del momento in cui i bambini non sono stati più solo una faccenda delle donne, culturalmente partogenetica, quando gli uomini hanno capito che c'entravano o l'hanno saputo da qualche chiacchierona. Allora si sono presi i bambini e le loro madri, hanno imposto il nome, hanno inventato il matrimonio e tutto quel complesso e millenario sistema simbolico a cui diamo il nome di patriarcato. E il cognome del padre lì costituisce un ottimo simbolico, in quanto perfettamente funzionale a quel sistema.

    Il patriarcato oggi è morto, su questo nessun dubbio. Ha cominciato a deperire quando qualcuna non ci ha creduto più, è morto sotto i colpi di un senso libero della differenza femminile. Ma la questione non è affatto pacifica, altro che doppio cognome. Come ha acutamente detto la psicoanalista Julia Kristeva, per il crollo del patriarcato "la donna non ha di che ridere". Insieme al patriarcato sono morte tante cose che facevano comodo perfino a noi donne schiacciate sotto il tallone maschile, perché ci orientavano nel mondo. Se con il crollo di un Muro contiuiamo a fare i conti, qualcuno può pensare che la fine di una civiltà possa fare a meno di un discorso? Far ricomparire il nome della madre, cancellata nella trasmissione simbolica, può anche darci anche una certa vendicativa ed effimera soddisfazione. Ma è una risata che dura poco.

    Non è in questo modo, in un'ottica paritaria e di liquidazione dei conti, che si risolvono i problemi nati dalla fine del patriarcato, e che si può provare a fondare una civiltà bisessuata. Quella madre pari-e-patta che ricompare nel cognome non è esattamente la madre che vorrei veder ricomparire, la madre della lingua materna che dà i nomi alle cose, non i cognomi. Non è la madre della quale vorrei essere lasciata al cospetto, non più separata da lei. E' una madre-padre, ancora tutta dentro il congegno patriarcale. E' una specie di faticoso surrogato del padre, come del resto ne vediamo in carne e ossa nella vita di ogni giorno. Parlo delle moltissime donne che sono rimaste sole con i loro figli, spesso per aver messo in atto una strategia inconscia di espulsione del terzo incomodo; o di quelle che i figli se li sono fatti da sole in piena coscienza - l'uomo avrà anche il seme, ma la donna, oltre ai gameti, ha l'utero — possibilità oggi vagheggiata da un numero crescente di ragazze, convinte che l'uomo non serva più a nulla. Non che abbiano del tutto torto. Sono fortissime, intelligentissime, bravissime a scuola, capacissime di organizzarsi, guadagnano a sufficienza (in un caso su sei anche più del partner, in uno su tre in Francia e negli Stati Uniti), e quindi non si capisce perché debbano tenersi in casa a ciondolare uno che è al suo minimo storico, complica loro la vita, aumenta la loro fatica e ha anche l'uzzolo di comandarle.
    Siamo tornati, diciamo così, un po' al punto di partenza, a quel matriarcato delle origini la cui memoria ha resistito a lungo, sepolta sotto appena qualche millennio di domimo maschile.

    La falsa maschera della parità

    Non siamo ipocriti: ai figli diamo solo il nome della madre e finiamola lì. Il padre lasciamolo stare, facciamolo fuori del tutto. In fondo è sufficiente assecondare il suo lento suicidio, lasciare che continui a tagliarsi fuori da solo come da tempo sta facendo, scegliendo l'irresponsabilità, fuggendo, fisicamente, o almeno dal suo ruolo storico, per infilarsi in quello di imbranata vicemadre. Perché, del resto dovrebbe interessargli essere padre, in queste condizioni? qual è il suo tornaconto? chi glielo fa fare? e poi: come si fa a fare il padre, in assenza di patriarcato, in mancanza di quel simbolico — il cognome, perfino - che fin qui ha sorretto, motivato e conferito un senso al compito paterno? com'è il padre, fuori di lì, e può esistere? D'accordo, il doppio cognome, e perché no? In fondo in molti paesi latini c'è già, e lì sì che le donne sono libere e ganze! E' un vero passo avanti, come tutte le normative "paritarie" e libertarie: il matrimonio gay in Spagna, l'utero in affitto in California e — ora la sparo grossa - perfino il divorzio.

    Poi la vedi tu, nella tua vitaccia singolare, quando tuo figlio vuole sposare il suo compagno e tu anziché pagargli il pranzo di nozze vorresti accoltellarlo; quando il bambino che ti sei fatto confezionare a pagamento da una chica messicana con l'ovulo di una bionda di San Diego comincia a domandarti dov'è sua mamma; quando il marito che tu stai ripudiando ti spara, e poi si spara. La legge, come dicevamo, può essere un simbolico molto carente, e non tenere conto del punto in cui ti trovi tu, con i dinosauri ancora a passeggio nel tuo inconscio. Non c'è legge che tenga, serve ben altro simbolico se non vuoi ritrovarti a vagare disorientato, senza sapere che posto occupare nel mondo: noi esseri umani siamo fatti cosi.

    Nel caso del doppio cognome rischi di spargimento di sangue non ce n'è. Ma c'è il rischio di eludere la questione decisiva, a cui per comodità darei oggi il nome di questione maschile. Che poi, per me donna, vuol dire la vita di mio figlio, di mio marito, di mio fratello, dei miei amici e dei molti uomini che ho cari, e quindi anche la mia, navigando io insieme a loro, ed essendo la mia speranza di felicità anche legata alla loro. Il doppio cognome non mi entusiasma non perché io preferisca tenere nascosta la madre, ma perché è un cattivo simbolico, elusivo e ipocrita, che non ci restituisce davvero la madre e insiste un po' vendicativamente sull'esautorazione paterna, lasciandoci in definitiva orfani di entrambi. Perché nasconde i problemi e la differenza sessuale sotto la maschera frigida della parità. E noi, fatti di carne, da tutt'altra parte con le nostre disparità e i nostri problemi. Che cosa bisognerebbe fare, allora? Bisognerebbe lasciar lavorare il libero pensiero, io credo, scorretto come solo lui sa esserlo, alla ricerca di un buon simbolico, non di leggiucole, di parole vere che ci accompagnino in questa immane transizione. Parole che ci facciano capire, già mentre le stiamo cercando, se è sul "due" dei sessi che scommettiamo ancora, o se dobbiamo dirci, donne e uomini, un addio definitivo. E in questo caso, come quando ci si lascia per sempre, come intendiamo sistemare le cose.

    Marina Terragni
     
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  3. Milo Riano
     
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    da Il Foglio, giugno 2009

    Una donna svela l' inutilità della catterdra più aberrante di Oxford

    Oxford. La Noemi d'Inghilterra si chiama Ruth Padel: non vince concorsi di bellezza ma scrive poesie, e anzi può vantarsi di essere stata la prima donna a occupare la cattedra di Poesia a Oxford. Per quasi due settimane. Dopo di che è stata invitata a dimettersi per aver favorito con qualche mail delatoria il ritiro dalla competizione del suo più accreditato rivale, il Nobel Derek Walcott. Pochi giorni prima dell'assegnazione della cattedra qualcuno aveva improvvisamente ricordato che una ventina d'anni fa Walcott avrebbe molestato delle sue alunne, anche se non s'è ben capito quante, come e soprattutto chi. Fatto fuori il primo a metà maggio, fatta fuori la seconda l'altro giorno, ora la cattedra fluttua verso l'indiano Arvind Mehrotra, persona noiosissima che a quanto pare non ha mai molestato nè diffamato nessuno. Il tutto a conferma che Oxford è un'accademia trasparente e democratica, e che quindi facciamo bene a invidiarla; quando invece ogni elemento dello scandalo dimostra che non dovremmo affatto.

    Innanzitutto l'esistenza di una cattedra di Poesia, con l'iniziale maiuscola, è aberrante. Ricorda i grafici cartesiani atti a misurare la grandezza di un'opera ne "L'attimo fuggente"; richiama un'istintiva assonanza col ministero dell'Amore in 1984. Oxford patrocina un'idea di eugenetica culturale per cui tutto può essere insegnabile, smontabile, riproducibile; tutto dev'essere infilato nel tritacarne accademico per uscirne riassunto, codificato, omologato. Senza contare che suona ridicolo che un premio Nobel debba mettersi in fila per una cattedra nel suo campo, e magari perdere, in nome di un egualitarismo prudente e parossistico. Ci si è basati sull'assunto che fosse l'istituzione a dar gloria all'individuo quando è l'esatto contrario. Oxford avrebbe dovuto implorare Walcott per ottenerne l'onore di concedergli la cattedra. Walcott avrebbe dovuto rinunciare nobilmente dicendo che certe cose sono troppo importanti e belle per essere insegnate.

    E poi, le molestie. Gli inglesi godono del vizio vittoriano-protestante di valutare una persona in base a quello che combina in camera da letto. Nel 2004 un buon ministro come David Blunkett fu rimosso perché aveva fatto non so cosa con non so chi, caso che non aveva niente a che vedere col bene della nazione, così come le eventuali molestie di Walcott non avrebbero niente a che vedere col suo talento poetico. Oxford è una perfetta cassa di risonanza per questo moralismo da tre lire, con la sua morbosa lista di cose consentite e vietate che opprime ogni studente o ricercatore; per ottenere accesso alla biblioteca Bodleiana bisogna ancora certificare esplicitamente la propria intenzione di non dar fuoco agli incunaboli. Sull'ottusità del luogo ha scritto passi memorabili gente come Oscar Wilde o Martin Amis, quindi è inutile tornare sull'argomento.

    In generale il confine delle molestie inglesi si è allargato a dismisura: nei pub si appendono predicozzi sulla sconvenienza di attaccare bottone con sconosciute; in ufficio bisogna presentarsi con la cintura di castità perché ogni atto può essere frainteso e ogni contatto potrebbe valere una denuncia. Non sto parlando di pacche sul didietro, bensì di portare a una collega un cioccolatino assieme al caffè. Magari un giorno verrà fuori che vent'anni fa Walcott ha lasciato cadere complimenti innocui. Magari è solo un vecchio porco maldestro, e se non altro ciò lo renderebbe più simpatico.

    Infine l'atteggiamento degli intellettuali. La più rappresentativa di tutte è stata Jeanette Winterson, la quale non s'è l'è fatto dire due volte e ha dichiarato che Oxford è un "piccolo cesso maschilista". Non ha considerato che Oxford non è piccola affatto e soprattutto che la principale vittima di questo scandalo provinciale è un maschio. Non ha realizzato che grazie a gente come lei la nazione intera sta venendo immobilizzata dall'isteria per il politically correct. Se si chiede a un africano di rispettare la fila per l'autobus, è razzismo. Se non si concede la strada principale ai predicatori musulmani, è discriminazione religiosa. Se in metrò si cede la seggiola a una signora è sessismo, se si offre aiuto a una nonnina che deve attraversare la strada è ageism — un reato che in Italia scopriremo fra qualche tempo e tradurremo con "vecchismo". Guai a sorridere a un bambino. Guai a calciare un pallone al di fuori delle zone e degli orari previsti.

    In tutto questo emerge un solo aspetto positivo. Grazie alle sue mail delatorie, Ruth Padel ha finalmente scritto qualcosa per cui varrà la pena di ricordarla.

    Antonio Gurrado
     
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  4. ventiluglio
     
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    CITAZIONE (Milo Riano @ 9/6/2009, 19:43)
    da Il Foglio, 3 giugno 2009

    Ragazze, per carità, non fatevi fregare con la storia del doppio cognome

    (...)
    Marina Terragni

    Grazie della segnalazione, Milo.

    Devo dire che la scrittura di Marina Terragni è assai migliorata ultimamente (parlo proprio dello stile, a prescindere dai contenuti).
    Ed è evidente - da tutto un insieme di riferimenti, anche terminologici - che ci legge con attenzione... (a proposito, ciao Marina, tutto bene?)

    Anche se mi sembra che la sua analisi (che paradossalmente non saprei se definire più "spietata" o "appassionata"...) faccia difetto di alcuni elementi di comprensione importanti, aggirati bellamente dietro una cortina fumogena di cliché.
    Elementi sui quali non mi dilungo, e che chi ha letto con attenzione il libro di Rino (Questa Metà Della Terra) ha invece sicuramente ben chiari.

    Per il resto, condivido molto (non tutto) di quello che scrive MT in questo articolo.

    Edited by ventiluglio - 10/6/2009, 00:12
     
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  5. giosinoi
     
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    Leggo appena quel di "Marina Terragni ", e non certo per attaccare.
    Tanto scrivere fa bene alla solitudine, diceva mio nonno, ma poi bisogna alzarsi dalla sedia ed "assecondare l'amore", fate un pò voi se vivere può farne a meno.
    Noto che dall'elenco manca il padre, figura tanto osteggiata anche dalle magistrate maschie e femmine, femmini e maschia, che hanno cominciato a distruggere i valori del nostro popolo creando norme tra le parti processuali in barba alla costituzione ed ai nostri nonni (maschi), senza il sacrificio dei quali nemmeno saremmo mai nati.
    Sì, tutti e tutte vogliono distruggere l'uomo, anche in quest'altro modo.
    Che sia giusto o sbagliato, ce ne stiamo accorgendo già dai poco-maschi addomesticati e deboli, e dalle amazzoni che di femminile non hanno più nulla, come le reti Mediaset hanno voluto imporre l'immagine guida.
    Ma non sono convinto che tutte le donne siano all'altezza di un mondo senza uomini, nel senso di poterne e volerne fare a meno.
    Tutte quelle che veline non sono, che ciarpame in vendita come carne non sono, quelle che hanno l'istinto di madre vera e non sequestratrice di figli, che hanno riconoscenza per il valore del padre, marito, nonno, figlio ...
    Tutte quelle che l'istruzione non l'hanno mai intesa come strumento di sopraffazione di genere, ma di miglioramento personale ed emancipativo che non passa attraverso le offese al maschio, cioè mira solo alla dimostrazione dei meriti della donna che rimane semplicemente donna.
    Passato il benessere regalato dall'uomo, i posti fissi statali e le eredità a chi non ha riconoscenza ma coltiva odio discriminatorio, ben le donne avranno l'occasione di dimostrare quanto valgono, e non certo perchè impongono il cognome.
    In quel caso si troveranno in solitudine e senza marito, con i figli inseminati che le guardano aliene (cresciuti pure su delega ad estranei), soddisfatte dalla gomma a pile, e con le nuove generazioni che proporranno il nuovo per i conti che non tornano: un papà marito figlio fratello come nell'antica roma.
    Tutti e tutte erano felici ed infelici a turno, ciascun sesso dividendo compiti ingrati e bocconi amari che l'altro sesso per scontato non adempiva.
    Mia figlia, bellissima, sogna un uomo con cui fare figli normalmente in una famiglia super (per super intende semplicemente normale).
    Le ceneri del femminismo, provatamente sterili, non le conserverà nessuno come mai si fosse presentato...
    Ben scrivere non sempre è sostanza, ma sempre è retorica
    Cordialità
     
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  6. giosinoi
     
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    x integrare Antonio Gurrado :
    England : dimentichi niente sesso e niente figli e niente birra e niente Dio e niente di niente di niente tranne ciò che piace alla centenaria che non si decide a dipartire.
    Mi piace la tua critica su un posto incivile come Oxford, oramai luogo di preparazione alla discriminazione culturale ed antidemocratica su di essa fondata.
    Per fregare il popolo, lo lasciano come in italia nell'ignoranza, per cui nessuno capisce niente e funzionano solo il calcio, i culi e tette, l'alcool corredato di bastone e carota, 13enni gravide per schifo dei valori inesistenti dei genitori e la pubblicità delle auto che li stanno affogando di smog e d'ingombro.
    Oxford non partorisce letteratura o scienza da 200 anni, il suo nome è una eredità fondata sul ricordo ante scuola dell'obbligo.
    Un semplice collegamento in rete dà più formazione, se i giovani sono motivati e sereni, che le scemenze della cattedra creata per italianizzare la baronia universitaria inglese.
    Sono morti e non lo sanno, non vanno mai in giappone a vedere lo stato dell'arte che scandisce tutte le altre : l'informatica
     
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  7. Wang Mang
     
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    Fermo restando che le premesse femministe non mi convincono affatto (in primo luogo l'autrice seguita a riproporre una visione delle donne ai limiti del delirio di onnipotenza (una perizia psichiatrica prima o poi non sarebbe fuori luogo..). Vi è inoltre una ripresa della fantastoria femminista (d'altronde da una femminista come la Terragni non ci si dovrebbe aspettare altro; ma uno è ottimista e spera che le persone usino la ragione) sulle origini del pattriarcato), l'autrice sembra finalmente essersi accorta di qualcosa.
    Il problema è cosa lei intenda con questione maschile, dato che anche negli ambienti femministi si parla di questione maschile, creata, nominata e descritta dalla donne, ovviamente.


     
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  8. ilmarmocchio
     
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    Il femminismo viene dal mondo angloamericano, che con le sue radici quacchere e puritane e' sessuofobico . Guardate il tipo uomo americano : un bambinone impacciato , con in testa lo sport per farsi dei muscoli finti. Il padre ? Il compagno tonto dei figli, sotto tutela della moglie, bonaria e frigida.
     
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  9. digilando
     
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    CITAZIONE
    Ma c'è il rischio di eludere la questione decisiva, a cui per comodità darei oggi il nome di questione maschile...
    Marina Terragni

    Mah!
    E ho detto tutto.

    CITAZIONE
    Devo dire che la scrittura di Marina Terragni è assai migliorata ultimamente (parlo proprio dello stile, a prescindere dai contenuti).

    Appunto...troppo.
    Tanto migliorata e tanto piu' coerente...da non sembrare nemmeno piu' lei.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Ghostwriter
     
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  10. giosinoi
     
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    Dimenticavo di ricordare anche qui un particolare attuale solo apparentemente fuori tema, da cui ognuno trae attinenza nascosta:
    IN NORMANDIA DONNE NON NE SONO SBARCATE NE’ MORTE, CIOE’ DORMIVANO NEL LORO LETTO AL CALDO: 1° giorno 38.000 morti e 150.000 feriti, EROI solo UOMINI CI HANNO PERMESSO L’ATTUALE DEMOCRAZIA DI CUI L'EMANCIPAZIONE FEMMINILE E' UN SOTTOPRODOTTO REGALATO.
    Queste amazzoni aggressive e competitive faranno all'occorrenza altrettanto, o invocheranno quote rosa per continuare ad usurpare posti di potere imboscati di tutta comodità, negandosi nei compiti ove si muore e si suda ?
    Appena si sveglierà il popolo bue maschile,
    appena avrà coscienza di avere regalato la propria identità senza ricevere riconoscenza,
    appena inizierà la competizione volontaria dei maschi verso le femmine prevaricatrici uscite allo scoperto,
    appena verrà evidenziata l'incostituzionalità discriminatoria dei comportamenti dei tribunali a privilegio femminista, marcata sulle nuove leggi razziali (ove gli extracomunitari sono gli italiani maschi) quale sviluppo abnorme del diritto di famiglia,
    le vedremo al solito trincerarsi dietro la retorica del galateo conveniente, ritornare alle recite scimmiottanti delle false innamorate per farsi dare ciò che non sanno prendere con i meriti, parlare nei salotti dell'inciucio oramai localizzati nelle TV del ciarpame a sfondo erotico - calcistico...
    La mia fortuna è di essere ricco e piacente oltre che istruito (bersaglio molto appetibile), e nell'avere conosciuto centinaia (e centinaia) di donne ho riscontrato che nessuna è risultata all'altezza dell'immagine frottola che ci scrivono e somministrano in TV: si fermano alla polemica ed in buona parte le femministe sono delle disperate che non hanno realizzato nulla di sentimentale nemmeno con se stesse.
    E quando le ho lasciate (cacciate perchè non se ne volevano andare), tutta 'sta identità femminista che sostituisce il maschio inutile e stupido, dov'era ?
     
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  11. Milo Riano
     
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    Continuando: in un mondo rosa shocking può succedere anche....


    «Berlusconi? È come la Nasa»

    Elisa Alloro ha scritto «Noi, le ragazze di Silvio, ribellandosi alla definizione di “ciarpame”. Ora rivela l’ebrezza siderale che si prova stando vicini al capo

    ...

    «In due giorni. Avevo in programma un viaggio a Gerusalemme, due settimane fa. Sono tornata la domenica notte, ho cominciato a scrivere, di pancia, martedì sera avevo finito. È un inno alle donne. Perchè ridurci a contenitori, a ornamento come fa Veronica? Scindere l’esterno da tutto quello che siamo è tipicamente maschilista. Nel libro parlo molto male della tv commerciale, credo che abbia fatto molti danni alle donne, non solo Mediaset, ovviamente. Ecco, Veronica, mi pare finisca per seguire la stessa logica».

    C’era solo un’incertezza.

    «La forma epistolare. Era stata la prima scelta. Dopo ci avevo ripensato. Alla fine, anche discutendo con l’editore, sono tornata lì. Ci sono dentro io con tutte le mie sfaccettature per rivolgermi a una grande donna».

    Come?

    «Regaliamoglielo». Alta, bionda, bella e fumatrice, Elisa, quando lavorava a Mediaset, ha conosciuto Berlusconi per un’intervista, cinque anni fa. Da allora è rimasta nel giro mondano e politico. Scrive che la donna può “concedersi il lusso di non dover necessariamente possedere una coscienza storica, dominio e ossessione della sua controparte maschile”.

    Si riferisce anche al senso di colpa?

    «Io penso piuttosto alla responsabilità, poi, certo, anche i sensi di colpa, che gli uomini hanno molto».

    Da questo punto di vista Berlusconi sembra inclinare più al lato femminile.

    «Sì, forse sì».

    ...

    http://www.corriere.it/politica/09_giugno_...44f02aabc.shtml
     
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    Lichtenstein .. o San Marino, che anche loro hanno il rappresentante all'ONU

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    La QF è nata prima della QM.

    E mi chiedo se, invece della teorizzazione della QF, si fosse semplicemente parlato di questioni umane, come sembra suggerire e concludere Bertrand Russell in "Matrimonio e morale" sarebbero nate anche le questioni maschili e femminili?

    Vale la pena però osservare che la rapidità con cui le donne, nei paesi di civiltà più avanzata, hanno conquistato i diritti politici è senza paragone nel passato, se consideriamo lo straordinario mutamento ideologico avveratosi. L'abolizione della schiavitù è un fenomeno più o meno analogo, ma, dopo tutto, la schiavitù non esisteva in Europa ai tempi nostri, e non riguarda nulla di così intimo come le relazioni tra uomini e donne. Le cause di questo improvviso mutamento credo siano duplici: da un lato, vi è stato l'influsso diretto dell'ideologia democratica, che rendeva impossibile dare risposte logiche alle domande delle donne; dall'altro, c'era il fatto che una quantità sempre maggiore di donne era costretta a guadagnarsi la vita fuori di casa rendendosi in tal modo indipendenti, per i bisogni dell'esistenza quotidiana, dai marito o dai padri. Tale situazione raggiunse naturalmente il suo culmine durante la guerra, quando molto lavoro fatto di solito dagli uomini dovette essere assunto dalle donne. Prima della guerra una delle obiezioni più comuni al voto alle donne, era che le donne sarebbero state tutte pacifiste. Durante la guerra, esse diedero una confutazione piena dell'accusa, e il voto fu loro concesso proprio per la loro partecipazione ad azioni cruente. Per i pionieri idealisti, i quali immaginavano che le donne avrebbero elevato il tono morale della politica, ciò può essere stata una delusione; ma sembra destino degli idealisti quello di riuscire a ottenere le cose per cui lottarono, in una forma che distrugge i loro stessi ideali. I diritti delle donne in realtà non implicavano nessuna superiorità morale o di altro genere; erano soltanto diritti appartenenti ad esseri umani, o piuttosto legati ad argomentazioni generiche a favore della democrazia. Ma come sempre avviene quando una classe o una nazione oppressa reclama i propri diritti, i difensori cercarono di rafforzare l'argomentazione generica con quella specifica dei meriti peculiari delle donne, e tali meriti erano di solito rappresentato come di ordine morale

    Edited by LesPaul - 12/6/2009, 17:07
     
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    Ex pugile del web

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    CITAZIONE (Ritavi @ 11/6/2009, 13:08)
    CITAZIONE (giosinoi @ 11/6/2009, 12:53)
    Sì, perchè la QM è il complemento a 2 della QF, sono i conti allo specchio che non tornano nella coppia.

    quoto questa frase. Mi viene da pensare però che "questione" è il nome che si da alle cose che si vogliono risolvere in via prioritaria, se ne fa una "questione" e diventa qualcosa di assolutamente importante e che occupa la mente ed i pensieri.
    In questo senso, la QF è nata prima della QM.

    Ma non sarebbe il caso di far confluire QM e QF in una QA (Questione Antropologica)?

    Edited by LesPaul - 12/6/2009, 17:08
     
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    Lichtenstein .. o San Marino, che anche loro hanno il rappresentante all'ONU

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    CITAZIONE (Giubizza @ 11/6/2009, 13:12)
    Ma non sarebbe il caso di far confluire QM e QF in una QA (Questione Antropologica)?

    :lol: vabbeh ho parlato di "questioni umane" ... adesso non mi stare a spaccare il capello in quattro ...

    anche se QA suona meglio di QU effettivamente :blink:
     
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    CITAZIONE (Ritavi @ 11/6/2009, 13:18)
    CITAZIONE (Giubizza @ 11/6/2009, 13:12)
    Ma non sarebbe il caso di far confluire QM e QF in una QA (Questione Antropologica)?

    :lol: vabbeh ho parlato di "questioni umane" ... adesso non mi stare a spaccare il capello in quattro ...
    anche se QA suona meglio di QU effettivamente :blink:

    No, non mi riferivo a quello, QU o QA fa lo stesso. Però io ho sempre avuto una repulsione verso le questioni di parte, preferisco più occuparmi degli esseri umani in generale.



    Edited by LesPaul - 12/6/2009, 17:08
     
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