Un mondo rosa shocking

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  1. Milo Riano
     
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    IlFoglio, sabato 4 aprile 2009

    NON E' UN PAESE PER PAPA'
    Da lunedì entra in vigore in Inghilterra la legge che cancella la figura del padre nella fecondazione artificiale. Foto da Mulino Bianco in rosa.

    di Valentina Fizzotti

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    "Ma allora chi è mio padre?", chiedeva la povera Bridget in una puntata della soap opera "Beautiful" a sua madre, Brooke Logan, che aveva avuto storie di passione con tutti, ma proprio tutti, i componenti maschili della famiglia Forrester. Nella confusione che regnava attorno alla ragazzina, però, di una cosa si era pur certi: il padre era tale. Ovvero un uomo, chiunque fosse, che aveva fatto sesso con la madre. Questa era la preistoria, confinata ormai all'universo catodico delle ville di Beverly Hills.

    Nella ben più moderna Inghilterra, dal 6 aprile, cioè da lunedì, alla reception delle cliniche in cui si pratica la fecondazione in vitro saranno disponibili due moduli: uno per la futura madre e l'altro per la persona desinata a essere l'altro genitore. L'altro, il secondo, una persona con generalità dichiarate che si accolla legalmente la responsabilità del nascituro. Così, per mettere tutto per iscritto ed evitare alle Bridget britanniche di tormentare le madri. Del "padre" neppure l'ombra. Con l'entrata in vigore della discussa Human Tissues and Embryos Bill, insieme con altre amenità bioetiche, tutte le donne single che si sottopongono a Ivf potranno scegliere chiunque per occupare quel campo del certificato di nascita una volta destinato al padre. Non sarà il donatore dello sperma, che nella maggior parte dei casi, quelli in cui le mamme single si rivolgono alla banca del seme, resta protetto da anonimato. Anzi questa legge lo tutela: il bambino alla ricerca del padre perduto potrebbe accontentarsi del nome indicato dalla madre, senza bisogno di presentarsi al compimento del diciottesimo anno di età alla porta del padre biologico. Non è necessario che il secondo genitore abbia legami genetici con il bambino: potrebbe essere indistintamente un vicino di casa affettuoso, il migliore amico gay, la compagna lesbica. Unica limitazione è l'incesto: il secondo genitore non deve avere legami di sangue con la madre. Mentre nel caso in cui la madre sia parte di un'unione civile eterosessuale il compagno diventa automaticamente il padre, se si tratta di due donne sarà invece necessario dichiarare chi è chi. La questione poi si complica ancora: a questo punto: chi è la madre? La proprietaria dell' utero o quella dell' ovulo? Per tentare di mettere ordine la legge chiarisce che la madre è quella che partorisce. E a quel punto il padre biologico non si deve mettere di mezzo, perché il triangolo è ancora vietato.

    La Human Fertilisation and Embryology Authority consiglia a chi vuole essere sottoposta a inseminazione di avere pazienza e aspettare il 6 aprile. Il suo sito, annunciando trionfante l'arrivo imminente della legge, chiede "Are you ready?". In realtà gli inglesi non sembrano molto pronti. L'opinione pubblica si è divisa fra chi grida con orrore alla distruzione della famiglia e il tripudio delle organizzazioni gay. Oltre a chi trova abbastanza ridicolo che il certificato di nascita non sia più legato alla biologia. Secondo un sondaggio del Times, quando la bozza di legge è stata resa pubblica, il 40% degli intervistati ha detto di essere contrario alla proposta del governo e soltanto il 32% favorevole. Il conservatore Iain Duncan Smith, a capo del think tank Center for Social Justice, ha ribadito anche alla conferenza dei Tory della scorsa estate l'impatto negativo delle "disfunzionalità familiari sulle generazioni future". Perché in Inghilterra sono in continuo aumento i casi di criminalità giovanile, gli aborti, le gravidanze fra teenager. E la colpa, secondo gli esperti, è tutta della crisi della famiglia che troppo spesso finisce per esse composta da un solo genitore. Con l' Embryos Bill si decide che di genitori il bambino ne abbia due, peccato che con alta probabilità si tratterà di due madri.

    Questa legge è il trionfo assoluto della comunità lesbica. E siamo soltanto alla prima tranche: da maggio dell'anno prossimo anche i padri gay potranno approfittarne. E avranno il diritto di chiedere di essere registrati entrambi come genitori, escludendo la madre surrogata. Per non farsi trovare impreparati dall'uscita della legge è stato approntato anche un manuale per l'uso: "We Are Family - Una buona guida per l'educazione dei figli per gay, lesbiche e bisessuali". Sulla copertina rosa fucsia fanno le boccacce due donne, un bimbo e un uomo (perché anche se la mentalità cambia, per la natura è un po' più difficile). La top ten dei consigli per i genitori perfetti va da "trova il tempo per il gioco" a "leggi con il tuo bambino", da "sii coinvolto nell' istruzione di tuo figlio" a "ricordati di portarlo all' aria aperta".

    E poco importa se sociologi e psicologi si affannano a spiegare che non soltanto a un bambino servirebbero due genitori ma magari sarebbe meglio che fossero di due sessi diversi. Se a mancare poi è il padre, spiegano, è un'autentica catastrofe. I maschi rischiano di diventare capi di una gang o spacciatori, le femmine di fare sesso prestissimo alla disperata ricerca della figura paterna. Secondo uno studio dell'Università di Newcastle durato ben cinquant'anni, i figli cresciuti con un padre hanno raggiunto traguardi migliori nella loro vita e sono pure diventati più intelligenti. Assolutamente no. rispondono dalle associazioni lesbo, i bimbi tirati su da due madri sono sanissimi e felicissimi, un vera famiglia del Mulino Bianco in rosa.

    "I miei figli hanno padri differenti ma in pratica sono cresciuti senza un uomo - racconta KelIy Higson, curatrice del sito dell'associazione Pinkparents, carico di consigli per le famiglie omosessuali - Il bello è che non cadiamo negli stereotipi: gioco a calcio con mio figlio, ma cucino anche". Per Michele Hanson, columnist del Guardian, questa legge è un vero sollievo: "Perché non nominare il tuo affidabile miglior amico o la tua partner, qualcuno che sa per che cosa è lì e che vuole esserci? Probabilmente sarebbero un azzardo migliore di un padre violento, assente o anonimo". Il padre drogato, alcolizzato e menefreghista è appunto l'argomentazione preferita dei gruppi omosessuali al femminile.

    Ma c'è anche il risvolto sentimentale: la storia più raccontata sui blog è quella di donne che finalmente si liberano del peso dell'ipocrisia, mollano il marito, si portano via i figli, trovano la Principessa Azzurra (di solito anche lei prolemunita) e vivono per sempre felici e contente. Eppure la voglia di paternità cresce: in Inghilterra c'è un'impennata di richieste di correzione della vasectomia, da parte di tutti quegli uomini che con le seconde nozze riscoprono il desiderio di diventare padri. Poi c'è un progetto di legge della commissione Pari opportunità per equiparare i congedi parentali delle mamme a quelli dei papà, perché partecipino attivamente ai primi mesi di vita del figlio. Un'autentica corsa ai ripari per salvare una specie che pare in estinzione. Ma il più vistoso tentativo di correggere la rotta arriva proprio dal governo. In perfetto stile british - secondo il quale non si può in fondo scontentare nessuno e si finisce per scontentare tutti allo stesso modo - l'esecutivo di Gordon Brown ha inserito di straforo una norma di tutela della paternità nella riforma sul Welfare, passata in Parlamento un paio di settimane fa. Per la normativa le madri single dovranno obbligatoriamente, salvo nel caso in cui sia sconosciuto, indicare il nome del padre. Che non potrà scappare, pena essere inchiodato da un giudice con la prova del Dna. E che soprattutto non potrà essere estromesso dalla vita di suo figlio nemmeno se la madre decide di non segnalarlo sul certificato di nascita. Perché, spiegano, in un paese in cui il 7 per cento dei bambini, 45 mila l'anno, risulta essere senza padre, bisogna "sostenere i figli i cui genitori si sono separati". E un bambino ha diritto ad avere un padre. Forse andrebbe raccontato ai figli concepiti in provetta dopo il 6 aprile.
     
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  2. Zonan
     
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    Accozzaglia di corbellerie e di falsità, anche sui dati scientifici,
    che raggiunge il massimo in questo brano:

    CITAZIONE (Milo Riano @ 5/4/2009, 01:48)
    E poco importa se sociologi e psicologi si affannano a spiegare che non soltanto a un bambino servirebbero due genitori ma magari sarebbe meglio che fossero di due sessi diversi. Se a mancare poi è il padre, spiegano, è un'autentica catastrofe. I maschi rischiano di diventare capi di una gang o spacciatori, le femmine di fare sesso prestissimo alla disperata ricerca della figura paterna. Secondo uno studio dell'Università di Newcastle durato ben cinquant'anni, i figli cresciuti con un padre hanno raggiunto traguardi migliori nella loro vita e sono pure diventati più intelligenti. Assolutamente no. rispondono dalle associazioni lesbo, i bimbi tirati su da due madri sono sanissimi e felicissimi, un vera famiglia del Mulino Bianco in rosa.

    praticamente il ciarpame delle ricerche sociologiche e psicologiche, spacciato per la crema e l'avanguardia dell'accuratezza, a beneficio dell'ignoranza che vuole sentirsi ripetere le verità del senso comune, strumentalizzando persino il diritto dei bambini per sostenere il giusto diritto alla genitorialità.
     
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  3. Milo Riano
     
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    Immagino tu intenda dire che i cuccioli della specie umana crescono bene sia senza il padre che senza la madre e magari sarebbe il massimo se fossero affidati alle cure dello stato che li cresce in una comune; socialista. Quand'era? Aiutami che non ricordo: milleottocento-e-qualcosa. Argh... avanguardista di uno Zonan! :D
     
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  4. LesPaul
     
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    CITAZIONE (Milo Riano @ 5/4/2009, 01:48)
    IlFoglio, sabato 4 aprile 2009

    NON E' UN PAESE PER PAPA'
    Da lunedì entra in vigore in Inghilterra la legge che cancella la figura del padre nella fecondazione artificiale. Foto da Mulino Bianco in rosa.

    di Valentina Fizzotti

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    "Ma allora chi è mio padre?", chiedeva la povera Bridget in una puntata della soap opera "Beautiful" a sua madre, Brooke Logan, che aveva avuto storie di passione con tutti, ma proprio tutti, i componenti maschili della famiglia Forrester. Nella confusione che regnava attorno alla ragazzina, però, di una cosa si era pur certi: il padre era tale. Ovvero un uomo, chiunque fosse, che aveva fatto sesso con la madre. Questa era la preistoria, confinata ormai all'universo catodico delle ville di Beverly Hills.

    Nella ben più moderna Inghilterra, dal 6 aprile, cioè da lunedì, alla reception delle cliniche in cui si pratica la fecondazione in vitro saranno disponibili due moduli: uno per la futura madre e l'altro per la persona desinata a essere l'altro genitore. L'altro, il secondo, una persona con generalità dichiarate che si accolla legalmente la responsabilità del nascituro. Così, per mettere tutto per iscritto ed evitare alle Bridget britanniche di tormentare le madri. Del "padre" neppure l'ombra. Con l'entrata in vigore della discussa Human Tissues and Embryos Bill, insieme con altre amenità bioetiche, tutte le donne single che si sottopongono a Ivf potranno scegliere chiunque per occupare quel campo del certificato di nascita una volta destinato al padre. Non sarà il donatore dello sperma, che nella maggior parte dei casi, quelli in cui le mamme single si rivolgono alla banca del seme, resta protetto da anonimato. Anzi questa legge lo tutela: il bambino alla ricerca del padre perduto potrebbe accontentarsi del nome indicato dalla madre, senza bisogno di presentarsi al compimento del diciottesimo anno di età alla porta del padre biologico. Non è necessario che il secondo genitore abbia legami genetici con il bambino: potrebbe essere indistintamente un vicino di casa affettuoso, il migliore amico gay, la compagna lesbica. Unica limitazione è l'incesto: il secondo genitore non deve avere legami di sangue con la madre. Mentre nel caso in cui la madre sia parte di un'unione civile eterosessuale il compagno diventa automaticamente il padre, se si tratta di due donne sarà invece necessario dichiarare chi è chi. La questione poi si complica ancora: a questo punto: chi è la madre? La proprietaria dell' utero o quella dell' ovulo? Per tentare di mettere ordine la legge chiarisce che la madre è quella che partorisce. E a quel punto il padre biologico non si deve mettere di mezzo, perché il triangolo è ancora vietato.

    La Human Fertilisation and Embryology Authority consiglia a chi vuole essere sottoposta a inseminazione di avere pazienza e aspettare il 6 aprile. Il suo sito, annunciando trionfante l'arrivo imminente della legge, chiede "Are you ready?". In realtà gli inglesi non sembrano molto pronti. L'opinione pubblica si è divisa fra chi grida con orrore alla distruzione della famiglia e il tripudio delle organizzazioni gay. Oltre a chi trova abbastanza ridicolo che il certificato di nascita non sia più legato alla biologia. Secondo un sondaggio del Times, quando la bozza di legge è stata resa pubblica, il 40% degli intervistati ha detto di essere contrario alla proposta del governo e soltanto il 32% favorevole. Il conservatore Iain Duncan Smith, a capo del think tank Center for Social Justice, ha ribadito anche alla conferenza dei Tory della scorsa estate l'impatto negativo delle "disfunzionalità familiari sulle generazioni future". Perché in Inghilterra sono in continuo aumento i casi di criminalità giovanile, gli aborti, le gravidanze fra teenager. E la colpa, secondo gli esperti, è tutta della crisi della famiglia che troppo spesso finisce per esse composta da un solo genitore. Con l' Embryos Bill si decide che di genitori il bambino ne abbia due, peccato che con alta probabilità si tratterà di due madri.

    Questa legge è il trionfo assoluto della comunità lesbica. E siamo soltanto alla prima tranche: da maggio dell'anno prossimo anche i padri gay potranno approfittarne. E avranno il diritto di chiedere di essere registrati entrambi come genitori, escludendo la madre surrogata. Per non farsi trovare impreparati dall'uscita della legge è stato approntato anche un manuale per l'uso: "We Are Family - Una buona guida per l'educazione dei figli per gay, lesbiche e bisessuali". Sulla copertina rosa fucsia fanno le boccacce due donne, un bimbo e un uomo (perché anche se la mentalità cambia, per la natura è un po' più difficile). La top ten dei consigli per i genitori perfetti va da "trova il tempo per il gioco" a "leggi con il tuo bambino", da "sii coinvolto nell' istruzione di tuo figlio" a "ricordati di portarlo all' aria aperta".

    E poco importa se sociologi e psicologi si affannano a spiegare che non soltanto a un bambino servirebbero due genitori ma magari sarebbe meglio che fossero di due sessi diversi. Se a mancare poi è il padre, spiegano, è un'autentica catastrofe. I maschi rischiano di diventare capi di una gang o spacciatori, le femmine di fare sesso prestissimo alla disperata ricerca della figura paterna. Secondo uno studio dell'Università di Newcastle durato ben cinquant'anni, i figli cresciuti con un padre hanno raggiunto traguardi migliori nella loro vita e sono pure diventati più intelligenti. Assolutamente no. rispondono dalle associazioni lesbo, i bimbi tirati su da due madri sono sanissimi e felicissimi, un vera famiglia del Mulino Bianco in rosa.

    "I miei figli hanno padri differenti ma in pratica sono cresciuti senza un uomo - racconta KelIy Higson, curatrice del sito dell'associazione Pinkparents, carico di consigli per le famiglie omosessuali - Il bello è che non cadiamo negli stereotipi: gioco a calcio con mio figlio, ma cucino anche". Per Michele Hanson, columnist del Guardian, questa legge è un vero sollievo: "Perché non nominare il tuo affidabile miglior amico o la tua partner, qualcuno che sa per che cosa è lì e che vuole esserci? Probabilmente sarebbero un azzardo migliore di un padre violento, assente o anonimo". Il padre drogato, alcolizzato e menefreghista è appunto l'argomentazione preferita dei gruppi omosessuali al femminile.

    Ma c'è anche il risvolto sentimentale: la storia più raccontata sui blog è quella di donne che finalmente si liberano del peso dell'ipocrisia, mollano il marito, si portano via i figli, trovano la Principessa Azzurra (di solito anche lei prolemunita) e vivono per sempre felici e contente. Eppure la voglia di paternità cresce: in Inghilterra c'è un'impennata di richieste di correzione della vasectomia, da parte di tutti quegli uomini che con le seconde nozze riscoprono il desiderio di diventare padri. Poi c'è un progetto di legge della commissione Pari opportunità per equiparare i congedi parentali delle mamme a quelli dei papà, perché partecipino attivamente ai primi mesi di vita del figlio. Un'autentica corsa ai ripari per salvare una specie che pare in estinzione. Ma il più vistoso tentativo di correggere la rotta arriva proprio dal governo. In perfetto stile british - secondo il quale non si può in fondo scontentare nessuno e si finisce per scontentare tutti allo stesso modo - l'esecutivo di Gordon Brown ha inserito di straforo una norma di tutela della paternità nella riforma sul Welfare, passata in Parlamento un paio di settimane fa. Per la normativa le madri single dovranno obbligatoriamente, salvo nel caso in cui sia sconosciuto, indicare il nome del padre. Che non potrà scappare, pena essere inchiodato da un giudice con la prova del Dna. E che soprattutto non potrà essere estromesso dalla vita di suo figlio nemmeno se la madre decide di non segnalarlo sul certificato di nascita. Perché, spiegano, in un paese in cui il 7 per cento dei bambini, 45 mila l'anno, risulta essere senza padre, bisogna "sostenere i figli i cui genitori si sono separati". E un bambino ha diritto ad avere un padre. Forse andrebbe raccontato ai figli concepiti in provetta dopo il 6 aprile.

    :sick: :sick: :sick: :sick: :sick: :sick: :sick: :sick: :sick:
     
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  5. Milo Riano
     
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    ps: Zonan scherzi a parte penso di aver capito il tuo discorso e cioè che al di là degli studi pro/contro fare il padre è un diritto della persona e solo per questo va rispettato
     
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  6. LordDrachen
     
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    CITAZIONE (Milo Riano @ 5/4/2009, 08:21)
    Immagino tu intenda dire che i cuccioli della specie umana crescono bene sia senza il padre che senza la madre e magari sarebbe il massimo se fossero affidati alle cure dello stato che li cresce in una comune; socialista. Quand'era? Aiutami che non ricordo: milleottocento-e-qualcosa. Argh... avanguardista di uno Zonan! :D

    è curioso che ciò avvenisse nei kibbutz, a questo punto sarebbe interessante sapere quale opinioni i socialdemocratici o i comunisti vedano la forte ortodossia religiosa come male necessario per la socializzazione della prole.
    perchè senza ortodossia non riesci ad imporre la rinuncia al paterno a livello interiore. imho.
     
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  7. Milo Riano
     
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    Il Foglio, sabato 4 aprile 2009

    LA IENA INDIANA
    Mayawati, regina degli intoccabili dell' Uttar Pradesh, ha fatto una spietata scalata al potere. Ora punta a diventare premier

    di Carlo Buldrini

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    Il colpo d'occhio è grandioso. L'immensa superficie è interamente lastricata di marmo grigio. Decine e decine di spazzini, tutti "intoccabili", si affannano a tenerla pulita. Monumenti, colonne, fontane. Sessanta elefanti, a grandezza naturale, di granito rosa. Il tutto è racchiuso da un recinto in pietra lungo ben trenta chilometri. E' il Baba Saheb Dr.

    Bhimrao Ambedkar Samajik Parivartan Sthal o, più semplicemente, l"Ambedkar Park" di Lucknow, la capitale dello stato indiano dell'Uttar Pradesh. A volere fermamente questo "parco" è stata Kumari ("signorina") Mayawati, il capo del governo dello stato che, con i suoi duecento milioni di abitanti, è il più popoloso dell'India.

    Il parco non è ancora stato completato. Vi lavorano giorno e notte tremila edili e 350 artigiani provenienti dal Rajasthan. Quando sarà terminato, il parco di Lucknow dedicato ad Ambedkar farà apparire il Raj Gath di Delhi, il luogo dove è stato cremato il Mahatma Gandhi, un semplice giardinetto pubblico.

    Bhimrao Ambedkar, il padre della Costituzione indiana, è stato il grande apostolo degli intoccabili, chiamati così perché dediti ai lavori impuri: trasportare le carogne degli animali, pulire le latrine. Figlio anche lui di un intoccabile, Ambedkar si scontrò duramente con Gandhi. Il Mahatma infatti, si oppose sempre alla richiesta di un elettorato separato per questi dannati della terra. Gli intoccabili vengono oggi chiamati "dalit", oppressi. Nel 2009, nella "più grande democrazia del mondo", sono 167 milioni.

    Mayawati, la "chief minister" dell'Uttar Pradesh, è anch'essa una dalit. Appartiene alla sottocasta dei Chamar, i conciatori di pelle. Nel 2007, nelle ultime elezioni per l'Assemblea legislativa dello stato, ha ottenuto con il suo Bahujan Samaj Party (Bsp) 206 seggi, la maggioranza assoluta. Mayawati era già stata a capo del governo dell'Uttar Pradesh nel 1995, nel 1997 e nel 2002. Ma si era sempre trattato di governi di coalizione. Lo "storico trionfo" del 2007 le permette adesso di governare per cinque anni in uno degli stati più poveri dell'India. Ma le ambizioni di Mayawati non si fermano qui. Il giorno in cui ha festeggiato per la quarta volta la sua ascesa al "trono" di Lucknow, Behenji ("rispettabile sorella", così come viene chiamata dai suoi adulatori) ha dichiarato: "Se una 'dalit ki beti (la figlia di un intoccabile)' può diventare il capo del governo dello stato più vasto e popoloso dell'India, perché non può diventare anche premier della stessa Unione indiana?".

    Il padre di Mayawati era un impiegato di basso livello del dipartimento delle poste di Delhi. La madre, analfabeta, aveva messo al mondo nove figli: tre femmine e sei maschi. Quando nacque Mayawati - era il 15 gennaio 1956 - l'intera famiglia abitava in un piccolo appartamento di Jhuggi Jhopri, un quartiere povero nella sterminata periferia della capitale indiana. Malgrado le ristrettezze economiche, Mayawati riuscì a studiare. Diventò insegnante di scuola elementare. Il suo debutto politico avvenne per caso. Era il 1977. Il Janata Party aveva da poco vinto le elezioni. Raj Narain, un ex lottatore di Varanasi, aveva sconfitto Indira Gandhi nella circoscrizione elettorale di Rae Bareilly, in Uttar Pradesh.

    Nel settembre di quello stesso anno l'ex lottatore organizzò al Constitution Club di New Delhi una conferenza di tre giorni per "combattere i pregiudizi di casta". Quando introdusse i lavori, fece riferimento agli intoccabili chiamandoli "Harijan", Figli di Dio. Era il termine che il Mahatma Gandhi aveva coniato per questa comunità oppressa. Mayawati si fece allora largo tra la folla. Salì sul palco e prese la parola. Disse di considerare il termine "Harijan" un insulto. Sottolineò come le danzatrici prostitute dei templi hindu venissero chiamate "Devadasi", Schiave di Dio. "I dalit sono dunque i loro figli?" chiese furente la giovane donna. Gli intoccabili presenti applaudirono fragorosamente. Iniziarono a gridare slogan: "Abbasso Raj Narain", "Abbasso il Janata Party", "Evviva Babasaheb Ambedkar".

    In quegli anni il più famoso leader politico degli intoccabili era Kanshi Ram. Un ammiratore di Ambedkar, Kanshi Ram ne aveva fatto proprio il famoso slogan "Educare, agitare, organizzare". Aveva dato vita così nel corso degli anni a due organizzazioni in favore dei dalit. Un giorno gli giunse notizia della giovane donna intervenuta con foga alla conferenza di Raj Narain a Delhi. Kanshi Ram la invitò a dedicarsi a tempo pieno alla causa degli intoccabili. La ventenne Mayawati lasciò allora la casa paterna e si trasferì armi e bagagli nell'abitazione di Kanshi Ram, un uomo di mezza età. La cosa, in India, fece scandalo.

    I due cominciarono a lavorare intensamente alla costruzione di un nuovo partito, il "partito della maggioranza della società". Il Bahujan Samaj Party prese vita il 14 aprile 1984. Kanshi Ram ripeteva che brahmini, kshatriya e vaishya, i tre gruppi sociali indicati dall'hinduismo come caste "superiori", costituivano solo il 15 per cento della società indiana. La sua idea era quella di costruire un fronte unitario comprendente gli intoccabili e gli appartenenti alle cosiddette Other Backward Classes (Obc), le Altre classi (leggi: caste) svantaggiate. Appoggiò così l'indicazione della Mandal Commission di riservare il 27 per cento dei posti governativi alle Obc, in aggiunta al 22,5 per cento - già previsto dalla Costituzione indiana - in favore di intoccabili e popolazioni tribali.

    Mayawati, con 11 suo stile rude e aggressivo, radicalizzò gli slogan del partito. Quello da lei preferito era: "Tilak, taraju aur talwar, isko maro joota char". Tilak è il segno che i brahmini portano sulla fronte. Taraju, la bilancia, è il simbolo della casta dei vaishya, i commercianti. Talwar è la spada, simbolo degli kshatriya, i guerrieri. Lo slogan era dunque: "Brahmini, kshatriya e vaishya: prendiamoli tutti a calci". L'Uttar Pradesh diventò il laboratorio politico del Bsp. Nelle elezioni del 1993 per l'Assemblea legislativa dello stato, il Samajwadi Party, con i suoi 109 seggi e il Bsp con 67, formarono una coalizione e riuscirono a mandare all'opposizione in Uttar Pradesh il Bharatiya Janata Party.

    Chief minister dello stato divenne Mulayam Singh Yada. Il suo partito, il Samajwadi Party, raccoglieva un elettorato composto dalle Obc (sopratutto Jat e Yadav) e musulmani. Mulayam Singh aveva infatti contrastato con fermezza il movimento dei nazionalisti himdu che, un anno prima, aveva raso al suolo la moschea di Ayodhya. Sembrava così materializzarsi quell'unità tra le caste inferiori della società indiana che Kanshi Ram aveva sempre auspicato.

    Ma Mayawati buttò tutto all'aria. Il suo peso politico all'interno del Bsp era cresciuto enormemente. Eliminò tutti i dirigenti e i quadri intermedi del partito. Fece cadere il governo di Mulayam Singh e strinse un'alleanza con il Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito dei nazionalisti hindu che aveva sempre rappresentato gli interessi delle caste superiori, i brahmini in primo luogo. Per tre volte, grazie all'appoggio del Bjp, "Behenji" divenne la chief minister dell'Uttar Pradesh.

    La spregiudicatezza politica di Mayawati divenne proverbiale. Anche i suoi biografi più ossequiosi saranno costretti a definire "agghiacciante" la decisione di Mayawati di fare, nel 2002, la campagna elettorale nello stato del Gujarat in favore di quel Narendra Modi che, pochi mesi prima, aveva provocato un pogrom anti-musulmano che causò la morte di più di mille persone.

    Nel 2003 un ictus spezzò la carriera politica di Kanshi Ram. Il fondatore del Bsp morirà tre anni più tardi. All'epoca Mayawati aveva ormai saldamente in mano le redini del partito. Ne alterò radicalmente la linea politica. Nelle elezioni per l'Assemblea legislativa dell' Uttar Pradesh del 2007, con un lucido calcolo di potere, si alleò con la casta dei brahmini rinnegando così l'ideologia che aveva caratterizzato il Bsp fin dalla sua formazione.

    Le ambizioni e la megalomania di Mayawati sembravano non conoscere limiti. Il giorno del suo compleanno - il 15 gennaio - divenne in Uttar Pradesh una sorta di festa nazionale. A Lucknow si ricorda ancora il compleanno del 2003. Costò alle casse dello stato più di un milione di rupie. Il palco dei festeggiamenti era lungo più di venti metri. La scenografia era quella del famoso film di Bollywood "Mughal-e-Azam". Mayawati, carica di diamanti e con indosso un salwar-kameez color fucsia, tagliò una torta al cioccolato di 51 chilogrammi. Per l'occasione vennero distribuiti centomila laddoo (dolci), cinquemila bouquet di rose e sessanta quintali di fiori di calendula.

    Ma per le celebrazioni del compleanno di Behenji non sono soltanto le casse dello Stato a dover sborsare centinaia di migliaia di rupie. In Uttar Pradesh Mayawati decide personalmente tutte le nomine nella pubblica amministrazione. Meritocrazia e anzianità di servizio non contano nulla. Quello che conta è solo la fedeltà alla chief minister. I posti più ambiti sono quelli dove, grazie alle tangenti, si può intascare molto denaro. E' il caso degli impieghi nel Public Works Department. Gli ingegneri che vi lavorano sono tenuti, ogni anno, a contribuire alle spese per i festeggiamenti del compleanno di Mayawati. La notte del 24 dicembre 2008, Shekhar Tiwari, un membro del Bsp nell'Assemblea legislativa dell'Uttar Pradesh si è presentato con i suoi uomini a casa dell'ingegnere Manoj Kumar Gupta, un impiegato del dipartimento Opere pubbliche. Appena l'ingegnere ha aperto la porta, è stato selvaggiamente ucciso a bastonate dagli uomini di Tiwari. Shashi Gupta, la moglie dell'ingegnere ucciso, dichiarerà poi che a suo marito "era stato chiesto di raccogliere mezzo milione di rupie per i festeggiamenti per il compleanno del 15 gennaio 2009 della chief minister Mayawati". Mulayam Singh Yadaw, il capo dell'opposizione in Uttar Pradesh e anche lui noto per le sue bande criminali, commentò così la notizia: "I parlamentari del Bsp, o i membri di questo partito, sono coinvolti in più del 70 per cento degli assassinii commessi in questo ctato". Mayawati impedì che il Central Bureau of Investigation (Chi) aprisse un'inchiesta sull'assassinio dell'ingegnere.

    La chief minister dell'Uttar Pradesh ha un pessimo rapporto con questa che è la principale agenzia investigativa indiana dipendente dal governo centrale. Nel 2002-2003, quando scoppiò lo scandalo del Taj Heritage Corridor, sembrò che il Cbi riuscisse a mandare in galera Mayawati. Il Taj Mahal non è soltanto il più bel monumento dell'Uttar Pradesh e dell'intera India, ma è anche una delle cosiddette "meraviglie del mondo". Diventata chief minister per la terza volta, Mayawati approvò un progetto dissennato. Prevedeva la costruzione di una sorta di "asse attrezzato" che avrebbe dovuto unire il Forte di Agra con il Taj Mahal per un costo complessivo di un miliardo e 750 milioni di rupie. Questo "Taj Corridor" contemplava la costruzione di shopping mail, complessi turistici, parchi dei divertimenti, ristoranti. Il tutto, collocato in larga misura nel letto del fiume Yamuna, mettendo così a repentaglio le stesse fondamenta del monumento più prezioso dell'India. Mayawati non soltanto approvò il piano ma diede anche l'avvio ai lavori. Si parlò di tangenti colossali.

    Il Central Bureau of Investigation volle vederci chiaro. Passò al setaccio le proprietà della chief minister. I risultati delle indagini furono scioccanti. La figlia di un dalit ex impiegato delle poste risultava possedere 72 abitazioni, decine di appezzamenti di terreno, negozi e 54 conti bancari. Bungalow e appartamenti erano quasi tutti a Delhi. Uno si tro vava a Sardar Patel Marg, il quartiere delle ambasciate, la zona più esclusiva della capitale indiana. I negozi di proprietà della chief minister erano a Connaught Piace, il più antico e famoso centro commerciale di Nuova Delhi. Nel suo principale conto corrente bancario (Union Bank of India) Mayawati risultò possedere anche 1034 grammi d'oro, 76 grammi di diamanti e 18 chili e mezzo di argento. I suoi familiari più stretti avevano proprietà per milioni e milioni di rupie. Lo scandalo fu enorme. Ma, come sempre succede in India, fu insabbiato. E Mayawati continuò ad accumulare ricchezze. Nella dichiarazione del patrimonio personale che ogni candidato alle elezioni è tenuto a presentare, nel 2004 (alle elezioni nazionali), Mayawati dichiarò che i suoi beni mobili e immobili ammontavano a 130 milioni di rupie. Nel 2007 (elezioni per l'Assemblea legislativa dell'Uttar Pradesh), le proprietà cli Mayawati da lei dichiarate erano salite a 520 milioni di rupie. Un incremento del 400 per cento rispetto alla dichiarazione di tre anni prima.

    Ma non c'è soltanto la sete di ricchezza. Behenji è caratterizzata anche anche da una irrefrenabile megalomania. Accanto all'Ambedkar Park di Lucknow c'è il Samajik Parivartan Prateek Sthal. Al suo interno sono state collocate le statue in bronzo di Kanshi Ram e Mayawati. La chief minister ha avuto così l'insolito privilegio di vedere la propria statua eretta mentre è ancora in vita. Un onore che condivide con Stalin e Saddam Hussein. L'autore dell'opera, lo scultore indiano Shraavan Prajapati, ha detto di avere ricevuto l'ordine per altre cinque statue in bronzo della chief minister. La più grande avrà un'altezza di cinque metri e mezzo. Sarà posta su un piedistallo alto 30 metri. L'Ambedkar Park doveva ricoprire inizialmente una superficie di 90.000 metri quadrati. Oggi ne copre 500.000.

    Il costo dell'opera ha già raggiunto i 5 miliardi e 230 milioni di rupie. I fondi provengono dal dipartimento per gli Alloggi del governo dell'Uttar Pradesh. Il budget 2009 di questo dipartimento è di 8 miliardi e 400 milioni di rupie. Il parco dedicato ad Ambedkar ha il costo sociale di migliaia di appartamenti popolari non costruiti. I tanti ammiratori della chief minister accusano i suoi critici di non capire l'importanza della "gloria riflessa" di cui, grazie al successo di Mayawati, godono oggi gli intoccabili dell'Uttar Pradesh. Ma questa gloria riflessa non impressiona gli economisti. Santosh Merhotra, della Planning Commission di Nuova Delhi, mostra come, malgrado l'importanza assunta dal Bsp in Uttar Pradesh negli ultimi quindici anni, la situazione dei dalit non sia cambiata. Merhotra fa il confronto con gli intoccabili del Tamil Nadu, uno stato dell'India meridionale. In Tamil Nadu tre bambini dalit su quattro nascono in ospedale. In Uttar Pradesh sono meno di uno su cinque. Nello stato del Sud India la mortalità infantile tra i dalit è del 42 per 1000. In Uttar Pradesh sale al 110 per 1000. Behenji, per i suoi intoccabili, costruisce monumenti e cambia il nome alle strade. Ma il suo partito non li ha mai mobilitati in scioperi è lotte per i loro diritti. Quando si verifica un caso di stupro o l'assassinio di qualche bracciante, sono le ex Dalit Panther, oggi confluite in organizzazioni non governative, a mobilitare i dalit dell'Uttar Pradesh.

    Una spia del disinteresse di Mayawati per le reali condizioni degli intoccabili del suo stato è data dal fatto che nel programma del suo governo non c'è mai stata una vera riforma agraria. Scrive il noto intellettuale dalit Anand Teltumbe sull' Economic Political Weekly: "Se le elezioni politiche fossero un gioco, non c'è dubbio che su questo terreno Mayawati li batte tutti. Ma se sono uno strumento per cambiare i rapporti tra le caste e le classi, il fallimento di Mayawati è totale. Con lei al governo, per gli intoccabili non ci sarà nessuna rivoluzione, nessun 'Dalit Raj'".

    Lucknow in questi giorni è una città colorata di blu, il colore del Bsp. Migliaia di bandierine del partito di Mayawati adornano le piazze e le strade della capitale dell' Uttar Pradesh. Al centro della città c'è un enorme poster con il faccione paffuto della "Regina dei dalit" e uno slogan in lingua hindi che dice: "Vivrai mille anni e ogni anno avrà 50.000 giorni". I militanti del suo partito lavorano 24 ore su 24. Le prossime elezioni nazionali dovranno segnare il trionfo finale di Behenji.

    Dicono: "U.P. aaj humari hai, kal Dilli ki baari hai" (Oggi l'Uttar Pradesh è nostro. Domani lo sarà anche Delhi). L'Uttar Pradesh, grazie al fatto di essere lo stato più popoloso dell'India, elegge ben 80 parlamentari su 543 nella Lok Sabha di Nuova Delhi. Nel 2004, alle ultime elezioni politiche nazionali, il Partito del Congresso di Sonia Gandhi ottenne appena 145 seggi. Fu soltanto grazie a una coalizione con altri partiti regionali (la United Progressive Alliance) che riuscì a sconfiggere il Bharatiya Janata Party (138 seggi) e i suoi alleati della National Democratic Allianee. Nelle prossime elezioni nazionali di aprile e maggio, Mayawati conta di ottenere 50 seggi in Uttar Pradesh più un'altra ventina negli stati vicini (Punjab, Rajasthan, Madhya Pradesh, Delhi). Un simile risultato le permetterebbe di essere la terza forza politica nella prossima legislatura.

    Nessun governo nazionale potrebbe così essere formato senza il suo appoggio. In questo caso, Mayawati ha già annunciato che chiederà per sé la carica di premier. All'Ambedkar Park di Lucknow fervono i lavori. Il parco dovrà essere completato prima che ci si rechi alle urne. Gli spazzini-intoccabili si affannano a togliere la polvere giallastra che continuamente si posa su quello che tutti qui chiamano il "Taj Mahal di Mayawati". Secoli fa, gli intoccabili di questa parte dell'India pulivano le mattonelle di marmo bianco che coprono il basamento su cui poggia il Taj Mahal di Agra. Oggi puliscono la pavimentazione dell'immenso Ambedkar Park di Lucknow. Spazzini erano e spazzini rimangono.
     
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  8. Milo Riano
     
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    CITAZIONE (LordDrachen @ 5/4/2009, 10:58)
    CITAZIONE (Milo Riano @ 5/4/2009, 08:21)
    Immagino tu intenda dire che i cuccioli della specie umana crescono bene sia senza il padre che senza la madre e magari sarebbe il massimo se fossero affidati alle cure dello stato che li cresce in una comune; socialista. Quand'era? Aiutami che non ricordo: milleottocento-e-qualcosa. Argh... avanguardista di uno Zonan! :D

    è curioso che ciò avvenisse nei kibbutz, a questo punto sarebbe interessante sapere quale opinioni i socialdemocratici o i comunisti vedano la forte ortodossia religiosa come male necessario per la socializzazione della prole.
    perchè senza ortodossia non riesci ad imporre la rinuncia al paterno a livello interiore. imho.

    Rettifico con questo documento interessantissimo: Il Comunismo e la famiglia di Alexandra Kollontai (1921).

    http://www.marxists.org/italiano/kollontai...mo-famiglia.htm


    Edited by Milo Riano - 6/4/2009, 00:36
     
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  9. LordDrachen
     
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    CITAZIONE (Milo Riano @ 5/4/2009, 23:56)
    CITAZIONE (LordDrachen @ 5/4/2009, 10:58)
    è curioso che ciò avvenisse nei kibbutz, a questo punto sarebbe interessante sapere quale opinioni i socialdemocratici o i comunisti vedano la forte ortodossia religiosa come male necessario per la socializzazione della prole.
    perchè senza ortodossia non riesci ad imporre la rinuncia al paterno a livello interiore. imho.

    Rettifico con questo documento interessantissimo: Il Comunismo e la famiglia di Alexandra Kollontai (1921).

    http://www.marxists.org/italiano/kollontai...mo-famiglia.htm

    appunto. il comunismo, diciamo oltranzista, prevedeva una dissoluzione della famiglia come intesa fino ad oggi.
    ma io credo che ciò sia inattuabile senza uno stato tipo 1984 o una forte ortodossia religiosa.
     
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  10. Milo Riano
     
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    Converrai con me che il comunismo è una religione ortodossa. ^_^

    Leggendo con attenzione quel documento, l'ho trovato ancora più interessante: oltre al fatto di essere stato scritto nel lontano 1921, in alcuni punti è persino più equilibrato delle starnazzanti galline di oggi. Pur con i suoi limiti, non ho letto disprezzo per gli uomini. E' una mia impressione? Forse sono troppo stanco stasera.
     
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  11. TullioConforti
     
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    QUOTE (Milo Riano @ 5/4/2009, 01:48)
    Mentre nel caso in cui la madre sia parte di un'unione civile eterosessuale il compagno diventa automaticamente il padre,

    Altro motivo per non unirsi mai legalmente a nessuno.

     
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  12. ilmarmocchio
     
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    Oggi bisogna essere scientifici. E naturalmente in biologia , scienza vuol dire evoluzionismo. Ok ? Bene, le lesbiche non possono riprodursi naturalmente ; cio' significa che sono un vicolo cieco evolutivo, perche' chi non si riproduce e' un vicolo cieco. E se non si puo' riprodurre, e' perche' c'e' un grave difetto che non deve passare alle generazioni future.
    Fare riprodurre una lesbica con inseminazioni varie e' ANTISCIENTIFICO.
    Sic et simpliciter
     
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  13. Tex6969
     
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    Mahh... sono senza parole. Tutto in favore di lesbiche prima (da aprile di quest'anno) e omosessuali maschi dopo (da maggio dell'anno prossimo) ?
    Ma vogliono proprio farci credere che stanno facendo tutto questo per delle minoranze comunque?
    Ma che vadano a raccontarlo ad altri va...
    L'obiettivo vero è distruggere in ogni modo ogni forma di famiglia tradizionale e mettere sempre più inghippi legali a unioni di tutti i tipi; insomma fanno vedere che tutti possono fare tutto, ma alla fine cercano di "schiavizzarti" economicamente sempre più.
     
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  14. cama-leo
     
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    CITAZIONE (TullioConforti @ 24/4/2009, 17:36)
    CITAZIONE (Milo Riano @ 5/4/2009, 01:48)
    Mentre nel caso in cui la madre sia parte di un'unione civile eterosessuale il compagno diventa automaticamente il padre,

    Altro motivo per non unirsi mai legalmente a nessuno.

    Questa non è certo una novità, comunque
     
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  15. Milo Riano
     
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    Il Foglio, mercoledì 6 maggio 2009

    Donne e potere

    Tre spettacoli in giro per l'Italia raccontano le disfatte teatrali dei maschiacci di palazzo

    di Giuseppe Pennisi



    Trenta anni fa, la scrittrice Catherine Clément, allieva di Claude LéviStrauss pubblico, scrisse per i tipi di Grasset, un libro di successo in Francia (e non solo): "L'Opéra ou La Défaite des Femmes" ("L'opera ovvero la disfatta delle donne"). L'Italia è stato uno dei pochi paesi dove, che io sappia, non è giunto in traduzione; eravamo già più emancipati dei nostri cugini francesi. Il volume è un'interpretazione della librettistica - dalle origini al Novecento - per dimostrare come nel teatro in musica le donne siano costantemente vittime: termina con un "elogio del paganesimo" poiché la determinante sottostante della "disfatta" sarebbe la religione che, declinata in più maniere, vuole la donna "sottoposta", "sottomessa" e "sconfitta" anche sulla scena e nel golfo mistico.

    Per mera coincidenza esce in un libro collettaneo ("Antinomies of Arts and Culture", Duke University Press), un saggio di uno dei maggiori specialisti di arte cinese, Gao Minglu, ora all'Università di Pittsburg ("Particular Time, Specific Space, My Truth") il quale confuta l'assunto: neanche in Cina (dove le donne hanno guadagnato l'accesso all'indipendenza economica e dall'istruzione superiore, molto più tardi che in Europa e in America), nelle arti (in quelle sceniche in particolare) non sono mai rimaste indietro né nella cultura tradizionale né nella modernizzazione in corso (in varie forme e guise) sin dagli anni Venti. Senza scomodare le analisi di Gao Minglu, basta andare a teatro in questi giorni per ascoltare e vedere tre spettacoli che smentiscono apertamente la Clément. In primo luogo il nuovo fantasmagorico allestimento de "Il Crespuscolo degli Dei" di Wagner che, curato dalla Fura dels Bua e guidato dalla bacchetta di Zubin Mehta, ha debuttato a Firenze (dove è in scena sino al 9 maggio) e si potrà gustare a Valencia in giugno e luglio - prima di riaverlo a Firenze per il bicentenario della nascita dell'autore. Circa un terzo del lavoro di Catherine Clément (da p. 26.5 a p. 330) è dedicato alle donne "perdenti" nella tetralogia wagneriana - uno psicodramma di stupri in famiglia. Nelle quattro opere c'è indubbiamente un bel po' di sesso - sempre molto consenziente (nei 45 minuti finali di "Sigfrido" è la donna a mostrare al ragazzo come si fa). Nell'ultima scena de "Il Crepuscolo" è chiaro chi ha il coltello dalla parte del manico: d'un sol colpo, Brunilde attizza la pira che distruggerà il Regno terreno, farà dissolvere gli Dei, straripare il Reno e la libererà di tutti i suoi avversari. Sigfrido, pur svezzato rispetto alla puntata precedente, è un fragile virgulto: appena arrivato a palazzo reale le fa la doccia e si getta (senza successo) su Gutrune; le ninfe lo stuzzicano ma va in bianco. Ancora peggio per gli altri "maschioni" del palazzo: intrigano tanto da imbrogliare pure se stessi, uno uccide l'altro e il sopravvissuto viene gentilmente affogato dalle deliziose ninfe.

    A Venezia ha debuttato un nuovo allestimento di "Maria Stuarda" di Gaetano Donizetti (che andrà anche a Trieste, Palermo e Napoli). Parte della "trilogia delle Regine Tudor" si svolge in un immenso labirinto dove il confronto è tra Elisabetta I e Maria di Scozia: si contendono non solo il potere ma anche Leicester (da portarsi sotto le lenzuola). La partitura è ancora più chiara del libretto: Elisabetta è un contralto e Maria un soprano "assoluto" (voci forti per forti personalità) mentre il contino è quasi un tenore di grazia (come si addice a chi è mero oggetto, di potere e di sesso).

    Ancora più palese "La Dama di Picche" di Peter I. Tchaikovsky, in generale comunque poco interessato al genere femminile. Tra tanti personaggi, la protagonista assoluta è la vecchia Contessa che conosce la combinazione segreta per vincere al tavolo da gioco. Canta poco ma è sempre presente in spirito e tira le fila di tutto e di tutti. A Torino, il ruolo è affidato alla settantacinquenne Anja Silja che di potere se ne intende. Già in camera a 18 anni, la ricordo nel 1963 nel ruolo di Isotta al Teatro dell'Opera di Roma. Il regista era Wieland Wagner (notoriamente suo amante), il maestro concertatore André Cluytens (anche lui suo amante), stava per sposare il direttore d'orchestra Cristoph von Donànhyi (da cui ebbe tre figli): le chiesi se non si sentisse in imbarazzo: mi rispose che stava provando "Capriccio" di Richard Strauss, la cui protagonista, vedovella trentenne, si porta a letto, contemporaneamente, due ventiquattrenni. Mentre, al suono dell'arpa, cala il sipario.



     
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55 replies since 5/4/2009, 00:48   3083 views
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