Aiuto, hanno ucciso la maestra (e il papà)

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  1. adangwin
     
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    Un articolo con alcuni spunti interessanti (per la nostra causa, specialmente l'ultima parte relativa alla scomparsa della figura del padre), scontati per noi forumisti, ma sempre da apprezzare se appaiono su giornali a tiratura nazionale.

    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=330137&START=0&2col=
    (è possibile commentare l'articolo sul sito)

    Aiuto, hanno ucciso la maestra (e il papà)
    di Michele Brambilla

    Mi fa un certo effetto sentire come i bambini di oggi parlano della loro maestra, anzi delle loro maestre: «La Monica mi insegna questo, la Claudia quest’altro, poi c’è Giovanni che viene in classe il mercoledì». Quando li incontrano li salutano così: «Ciao Monica, ciao Claudia, ciao Giovanni».
    Ai nostri tempi c’era una sola maestra, anzi una sola «signora maestra», e ricordo il sacro terrore con cui ci rivolgevamo a lei. Il primo giorno di scuola fui buttato fuori dall’aula. Avevo fatto cadere per terra il calamaio pieno di inchiostro, che allora era fissato a ogni banco. La maestra mi disse che ero brutto e cattivo, all’uscita assicurai a mia mamma che a scuola non ci sarei andato mai e arcimai più. Oggi partirebbe una denuncia alla procura e in sostegno del bambino si attiverebbe un pool di psicologi; ma quel giorno mi sentii rispondere dai miei genitori che avevo sbagliato io a smanettare con il calamaio avvitato sul banco, e che la maestra aveva fatto benissimo a sbattermi fuori.
    Quando la signora maestra entrava in classe, noi bambini tutti in grembiule ci alzavamo in piedi, poi c’era la preghiera, ogni tanto dovevamo cantare la bandiera del tricolore, è sempre stata la più bella, noi vogliamo sempre quella, noi vogliam la libertà.
    La nostra libertà era stare cinque ore con le braccia incrociate dietro la sedia, in religioso silenzio, ad ascoltare la lezione. Invidiavo mio fratello perché la sua maestra, una sessantottina ante litteram, in una botta di anarchismo aveva lasciato ai bambini un’alternativa: le braccia conserte sul banco invece che dietro la schiena. Per la mia maestra quella era invece una posa da scansafatiche.
    E però mai, dico mai, l’ho percepita come un’aguzzina, anzi. Non di rado mi capitava, quando mi rivolgevo a lei precipitosamente, di chiamarla «mamma». Cercavo di recuperare immediatamente: «Mi scusi signora maestra»; lei fingeva di essere scocciata ma si capiva che era contenta del lapsus.
    La signora maestra era una presenza fissa, un totem sacro, un perno attorno al quale girava la nostra infanzia, la guida che ci introduceva alla scoperta del mondo: le divisioni a tre cifre e l’eccezione di scienza e coscienza, le guerre puniche e gli Orazi e i Curiazi, gli affluenti del Po e le Cozie e le Graie, che cosa succede in un alveare e la fotosintesi clorofilliana.
    L’infanzia ha bisogno di certezze, e la maestra - con le sue regole e la sua separazione chiara tra dovere e piacere - ci ha dato sicurezza, chiarezza, serenità. È stata una bussola, un paracadute, una luce. Ho sempre ritenuto che sia stato un grande errore sostituire la maestra unica con un pool di maestri. Per giustificare la sovrabbondanza di personale, si è inventata la balla della multidisciplinarietà. Ora vedo che ci hanno ripensato: la maestra unica era un punto fermo, un volto destinato a restare impresso per sempre nella nostra memoria e nel nostro cuore.
    Io non ho certo dimenticato la mia. È un po’ che non la incontro per strada, non so neanche se sia ancora viva. Ma mi piacerebbe ritrovarla, ricordare con lei di quando mi mandò fuori dalla porta il primo giorno o di quando, sempre per punizione, mi metteva nei banchi tra la femmine (provvedimento anche questo oggi improponibile). Mi piacerebbe ricordare tutto questo con lei, riderci su, e poi abbracciarla e dirle grazie per essere stata la mia «signora maestra» e non aver fatto finta di essere una mia amica.

    TU, PRESIDENTE

    A proposito del «tu» alla maestra, credo che i bambini siano del tutto incolpevoli: il «lei», in Italia, per una ventina d’anni abbondante è stato bandito come residuo degli ipocriti formalismi d’antan. Non che il darsi del «tu» sia un fatto negativo, però a volte il «lei» serve per riconoscere, se non una distanza, un rispetto per l’autorità.
    Una volta era d’obbligo anche tra i rivoluzionari. Un giorno dell’immediato dopoguerra, quando i comunisti aspettavano la «seconda ondata», l’allora segretario del Pci Palmiro Togliatti fu interrotto durante una riunione di una cellula di periferia da un giovane militante che gli eccepì: «Il tuo discorso contiene un errore». Togliatti replicò: «Mi aiuti a ricordare, compagno, quando io e lei ci siamo conosciuti».
    Negli anni successivi alla mitica contestazione del Sessantotto si cominciò a dare del tu a tutti: al segretario di partito, al prete dell’oratorio, al capoufficio, al preside. Una storica svolta è dell’inizio degli anni Ottanta e porta la firma di Emilio Fede che, all’epoca telegiornalista Rai, intervistò in diretta il presidente del Consiglio Giovanni Spadolini incalzandolo con un «tu, presidente». Avesse avuto davanti il Papa, ci sarebbe toccato sentire «tu, Santità».
    Spadolini dovette abbozzare, subendo lo spirito dei tempi. Eppure, mi raccontavano i vecchi colleghi, quando lo stesso Spadolini si presentò ai giornalisti del Corriere come nuovo direttore (fine anni Sessanta), un cronista rischiò il licenziamento per avergli chiesto: «Direttore, possiamo darci del tu?». «Faccia lei» rispose gelido Spadolini, in stile Togliatti (...).

    IL PANDA-PAPÀ

    Sarebbe il caso di abolire ufficialmente la festa del papà. Non se la fila più nessuno, ormai nemmeno quelli della pubblicità. Che differenza con la festa della mamma, e ancora di più con quella della donna. L’8 marzo è un’alluvione di mimose e di inchieste giornalistiche; si fa la conta di quante donne ci sono in Parlamento e alla guida di grandi aziende e poi con una certa indignazione ci si chiede: ma non dovrebbero essere di più?
    Guai al marito o fidanzato che si dimentichi auguri e regalo, l’8 marzo. A noi papà, invece, di regali non si parla neppure, meno male che qualche suora o qualche maestra si ricorda ancora di suggerire ai bambini delle materne e delle elementari di preparare un lavoretto. Tanto i bambini sono piccoli, non sanno ancora che noi poveri papà siamo gente che non conta più un fico secco, una categoria in via di estinzione come gli stenografi o gli spazzacamini: se ci riunissimo in un partito politico conteremmo più o meno come il Psdi (non ci crederete ma esiste ancora, il Psdi).
    Sono d’accordo sulla maggiore attenzione prestata alle mamme: il fardello più pesante lo portano loro, non c’è dubbio. Ma noi papà non solo non contiamo niente, subiamo anche la beffa di essere considerati dei privilegiati. Beati voi che lavorate, beati voi che vi gratificate, beati voi che c’è il calcio.
    Oltre alle mogli anche i figli ci mandano a stendere. La Eta Meta Research ha pubblicato uno studio eseguito con un pool di trenta psicologi: sette figli su dieci si dicono insoddisfatti dei propri padri. Forse perché siamo troppo assenti come dice il sociologo di turno? Forse perché passiamo troppo tempo sul lavoro? Neanche per sogno: i pargoli sono insoddisfatti, dice la ricerca, perché caro papà «non sei diventato abbastanza ricco e potente». Il 63 per cento accusa il genitore di «non aver fatto abbastanza carriera», il 58 di «non aver raggiunto una posizione tale da garantire loro un futuro privo di preoccupazioni». Dei bancomat, ecco che cosa siamo diventati. Beffa nella beffa, più della metà (54 per cento) salva la mamma, mentre solo il 9 per cento si dice pienamente soddisfatto del proprio padre.

    Invoco un Telefono Grigio che faccia da contrappunto al Telefono Azzurro. Anche perché, diciamo la verità: i papà della mia età sono i migliori mai apparsi sulla Terra.
    Fateci caso: fino a questa nostra sciaguratissima generazione, quanti padri hanno lavato un piatto? Sparecchiato un bicchiere? Cambiato un pannolino? Infilato una suppostina? Azionato quel diabolico marchingegno che è un aerosol? Spinto una carrozzina? Cucinato la pappetta, che guai se scotta, e imboccato la creatura? I nostri padri entravano in casa, si mettevano le pantofole e infilavano le gambe sotto il tavolo. Serviti e riveriti. Si diceva: ha già fatto la sua parte portando a casa lo stipendio. Adesso le nostre mogli quando siamo a casa ci riempiono di commissioni e incombenze: ti sei divertito tutto il giorno in ufficio, ora sotto a lavorare.
    Il papà una volta era la prima autorità: oggi si cerca di farlo sparire degradandolo al ruolo di vicecolf.
    Ho il sospetto che la rimozione sia stata preparata con cura da tempo. La mia generazione è cresciuta con la compagnia di un mondo fantastico popolato di zii, nonni, nipoti, fidanzati e amici: Paperino e Paperone, Topolino e Pippo, Minnie e Paperina, Qui Quo Qua e Tip e Tap, Paperoga, Orazio e Clarabella, Gastone, Nonna Papera. Nessuno si sposava mai, nessuno aveva né figli né (misteriosamente) genitori. Come se avessero voluto prepararci a un futuro senza famiglia.
    Dietrologie malate? Può darsi. Sta di fatto che la figura del padre sta per essere eliminata perfino dall’anagrafe. Si potrà scegliere, infatti, tra il cognome del padre e quello della madre. Quando la legge è stata approvata al Senato, sui giornali sono partiti i divertissement: come si chiamerebbero i politici se scegliessero il cognome della mamma? Berlusconi sarebbe Silvio Bossi; Bossi: Umberto Mauri; Fini: Gianfranco Marani; D’Alema: Massimo Modesti; Rutelli: Francesco Gentili; Casini: Pier Ferdinando Vai; Napolitano: Giorgio Bobbio.
    Come al solito si parla di progresso, di pari opportunità. Ma credo che le prime a capire la fregatura saranno proprio le donne. Fare un figlio è talmente una faccenda femminile che, se leviamo al nascituro il nome del padre, tutto si riduce a una storia tra lui e sua madre. Così i padri perderanno definitivamente ogni autorità, ma anche ogni responsabilità. E potranno riprendere tranquillamente a far carriera, divertirsi con gli amici e magari anche sparire, lasciando sole le donne con le loro mirabili conquiste civili.
     
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  2. silverback
     
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    CITAZIONE (adangwin @ 20/2/2009, 15:58)
    Così i padri perderanno definitivamente ogni autorità, ma anche ogni responsabilità. E potranno riprendere tranquillamente a far carriera, divertirsi con gli amici e magari anche sparire, lasciando sole le donne con le loro mirabili conquiste civili.

    "La loro inutilità li renderà liberi", scrivevo anni fa...
     
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  3. ilmarmocchio
     
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    Ho letto anch'io l'articolo, che e' pienamente condivisibile. Forse riusciremo a diventare specie protetta. Vero anche il discorso sulla scuola. Io ho una figlia di 6 anni. 9 bambini,
    4 maestre , tante ore, ma non fanno un tubo
     
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  4. ilvaccaro
     
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    CITAZIONE (silverback @ 20/2/2009, 18:28)
    CITAZIONE (adangwin @ 20/2/2009, 15:58)
    Così i padri perderanno definitivamente ogni autorità, ma anche ogni responsabilità. E potranno riprendere tranquillamente a far carriera, divertirsi con gli amici e magari anche sparire, lasciando sole le donne con le loro mirabili conquiste civili.

    "La loro inutilità li renderà liberi", scrivevo anni fa...

    E avevi ragione.

    Il concetto stesso di libertà è incompatibile con il sacrificio e il lavoro per gli altri.

    Solo chi non è, nè desidera essere utile è realmente libero..

    Distrutto il concetto di paternità e con esso quello di responsabilità, favorita l'emancipazione delle donne sia pure a scapito dei diritti di molti uomini, distrutto il matrimonio, distrutte le relazioni stabili, distrutta la famiglia tradizionale fonte di continui doveri, lavoro e schiavitù maschile in funzione del benesere di moglie e figli, Gli uomini finalmente "liberi" non
    potrebbero semplicemente impiegare il proprio
    tempo energie creatività e quant'altro per sè stessi invece che sbattersi di continuo per "essere degni" agli occhi questa\quella femmina?

    Per essere "uomini utili"??

    Non cesseranno finalmente di creare, innovare, costruire, guadagnare, lavorare, destinando poi buona parte del loro sacrifcio ad una donna sempre più indifferente e aliena o fare figli sempre meno suoi di lui, e sempre più "proprietà" di lei?

    Se uomini e donne a livello sociale si allontanano sempre di più se le donne sempre più frequentemente e manifestamente chiedono regole, leggi, e consuetudini valevoli solo per loro...... Quando il "divorzio sociale" si sarà consumato del tutto, mettiamo tra 50 anni..... Non saremo finalmente liberi?

    Come non lo siamo mai stati da decine di migliaia di anni?

    Fino 1900 era il tempo dell'uomo schiavo del dovere della famiglia e della patria..

    Dopo il 1950 è iniziata l'era dell'uomo non più schiavo della patria e del dovere....Restava solo la famiglia e i figli come unica catena, come unica fonte di doveri e lavoro eterno per l'uomo....

    E adesso che sta crollando anche quella in moltissimi ME COMPRESO, si battono per difendere quella che DI FATTO è la propria schiavitù.....ASSURDO NON TI PARE?

    Perchè?

    Se gli uomini lavorassero solo per sè stessi quanto dovrebbero lavorare?

    20 ore a settimana?..... Forse ancora meno?


    Un dubbio è legittimo...

    L'uomo non puo' concepire sè stesso se non in funzione di qualcos'altro?
    L'uomo non è nato per essere libero?


    Sarà un caso ma tra i miei ex compagni di scuola, quelli che stanno economicamente meglio e con parecchio più tempo libero sono quelli rimasti single...

    Tra chi si è sposato e ha fatto dei figli invece, in parecchi si sbattono facendo straordinari su straordinari...... Tenendosi la machina vecchia, tra bollette e muto da pagare, vestitini firmati dei figli, estetista della moglie....Insomma lavorando come deficenti per gli altri...

    Giusto ieri sono stato a casa di un tizio che son 5 ANNI che non fa le ferie....Si è fatto la villetta in valpolicella....Le stanze dei bambini dovreste vederle.... Sembrano dei negozi di giocattoli.... La moglie poi ha pure la colf... :sick: :sick:

    E questo è tra quelli a cui si puo' dire che "sta andando bene"...(a che prezzo però....) Per non parlare di quelli che sono divorziati con le conseguenze che sapete meglio di me.
     
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  5. Teiwaz
     
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    "bambinismo" è un neologismo ufficioso avente più significati, il più noto dei quali si riferisce a stati e modi di essere infantili o immaturi di persone adulte. Questo significato indica comunque solo uno degli aspetti del bambinismo inteso come fenomeno sociale, ampio e articolato, e strumento di valorizzazione e tutela della donna e del bambino: le molteplici "professioni femminili" in campo pedagogico e la "femminilizzazione" della scuola così volute, in funzione degli interessi politici e di mercato che il binomio donna-bambino costituisce, hanno posto le donne a capo dell'educazione dei bambini a livello sociale e famigliare. Questa conseguenza, detta "mammismo", e l'esclusione della figura maschile del capofamiglia, hanno determinato il riconoscimento civile della donna e del bambino quali persone socialmente fondamentali e meritevoli di diritti speciali.
     
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  6. Teiwaz
     
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    PADRE VIOLENTO!!!

    Repubblica — 19 novembre 2008 pagina 16 sezione: POLITICA ESTERA

    LONDRA - Qualche giorno fa Mark Frearson, inglese di 47 anni, padre di tre figli, divorziato, era andato a fare shopping con il suo bambino più piccolo, Harry, di 7 anni, in un centro commerciale nel Devon. Era tardo pomeriggio, fuori faceva buio, i negozi erano pieni, e nella confusione a un certo punto il padre si è accorto di avere perduto il figlio. Per dieci minuti di panico, lo ha cercato dappertutto; poi, fortunatamente, lo ha trovato che giocava, da solo, in un giardinetto vicino al centro commerciale. «L' ho chiamato, è venuto da me, e gli ho dato una sculacciata nel sedere, dicendogli di non allontanarsi mai più senza dirmelo», ricorda Frearson. I cui guai, tuttavia, non sono finiti col ritrovamento del figlio, ma in un certo senso sono anzi cominciati da lì. Qualcuno ha assistito alla scena nel giardinetto e ha chiamato la polizia, sostenendo di aver visto un adulto picchiare un bambino. Forse era qualcuno che conosceva Frearson e che lo ha identificato, perché tre ore più tardi quattro poliziotti si sono presentati a casa sua. Gli agenti hanno chiesto di parlare col bambino, che ha ripetuto la versione del padre: una sculacciata per essere corso via senza dirlo al papà. Allora lo hanno esaminato per vedere se aveva segni di eventuali percosse. Dalle loro successive testimonianze è emerso che non ne hanno riscontrati. Ma hanno arrestato lo stesso il padre e condotto il figlio dalla madre, nonostante quest'ultima abbia subito detto loro che l'accusa era ridicola e che il suo ex-marito non avrebbe mai torto un capello ai figli. L' uomo ha trascorso la notte in prigione. Il mattino dopo è stato rilasciato senza imputazioni. Il testimone d' accusa, la cui l' identità non è stata resa nota, ha ritirato la precedente versione dell' episodio. E adesso fioccano le polemiche. «Trovo scioccante che un genitore possa essere arrestato per una cosa simile», dice il padre, «sono arrabbiato, sono umiliato, pretendo le scuse di chi mi ha accusato e anche della polizia». Parent Organization, un' associazione di genitori, lo appoggia, osservando che la polizia ha reagito in modo esagerato. La polizia si difende affermando che, nel dubbio di esporre un minore al rischio di violenze, ha seguito il regolamento applicando la misura dell'arresto. Una legge del 2004 permette un «castigo ragionevole» da parte dei genitori, definito come «sberle o sculacciate leggere», a patto che queste non «lascino il segno»; in qual caso è prevista una pena fino a 5 anni di carcere.
     
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  7. Teiwaz
     
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    Ho fatto la scuola dell'obbligo negli anni '70 quando le cose andavano abbastanza bene ;)

    ...se a scuola la maestra ti dava un ceffone... vai a minuti 2:50

    ...se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario... vai a minuti 3:25



    Invoco un Telefono Grigio che faccia da contrappunto al Telefono Azzurro.
     
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  8. ilmarmocchio
     
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    Il disastro educazionale e l'esproprio del ruolo dei genitori, e del padre sopratutto, fa parte di una strategia in atto da anni. Episodi singoli sembrano assurdi, ma colegati non lo sono per niente
     
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  9. fabriziopiludu
     
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    CITAZIONE (Teiwaz @ 21/2/2009, 11:13)
    PADRE VIOLENTO!!!

    Repubblica — 19 novembre 2008 pagina 16 sezione: POLITICA ESTERA

    A mio parere, bisogna dare fiducia ai figli: "Io ti lascio allontananare. Ma vorrei che tu capissi, che lasciandoti allontanare io ti do una grande responsabilità."

    Poi quello del buio... TZ! A mezzogiorno c'è meno rischio che alle 18.00? Il padre che si preoccupa. E quando finisce di preoccuarsi? Finirà di preocupparsi quando il figlio avrà 120 anni! La vita è sempre molto difficile!
     
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8 replies since 20/2/2009, 15:58   356 views
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