Gli eterni adolescenti

Il disagio delle ragazze-attrici

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. adangwin
     
    .

    User deleted


    Ho messo in grassetto le frasi più significative in ambito QM:

    http://www.corriere.it/cronache/08_novembr...44f02aabc.shtml

    Su A Violante Palacido, Micaela Ramazzotti e Isabella Ragonese raccontano il loro mondo
    Il disagio delle ragazze-attrici: «Generazione di eterni adolescenti»
    «Tutto è preso con troppa leggerezza. Il mare nero in cui ci dibattiamo ha annullato le diversità»

    Non hanno visto lo sbarco sulla Luna, non hanno vissuto gli anni di piombo e non hanno firmato il referendum sull’aborto. Sono cresciute con Cristina D’Avena che cantava Kiss me Licia e hanno pianto con Candy Candy. È la generazione delle ragazze nate nel 1980, anno più anno meno. La generazione consapevole del buco nell’ozono, che ha superato i maschi come percentuale di laureati e che è entrata nel mondo del lavoro solo con contratti precari. Le prime che hanno conosciuto la sessualità con la paura dell’Aids, le prime a rimandare in massa il momento della maternità.

    Abbiamo fatto una radiografia di questa generazione con tre attrici, Violante Palacido, Micaela Ramazzotti. Isabella Ragonese. Figlia di Michele Placido, Violante è fra le tre la più famosa. Di recente, con un’ottima interpretazione nel tv movie Una madre, ha dimostrato una grande maturità artistica. Micaela Ramazzotti, dopo una lunga gavetta cominciata con i fotoromanzi, si è messa in luce col film di Virzì Tutta la vita davanti. Anche lei nel film di Virzì, Isabella Ragonese, è la più giovane delle tre. Viene dal teatro e sta cominciando la carriera cinematografica. Tre giovani cresciute in contesti diversi, ma che hanno alcune convinzioni in comune. Per esempio che la loro generazione dovrebbe fare più sacrifici. Cominciamo dall’adolescenza.

    Quali erano i vostri miti? Cosa leggevate?
    Violante: «Marilyn Monroe, Prince, i Beatles. Siccome amavo l’astrologia, a un certo punto mi sono spostata su letture di esoterismo e spiritualità».
    Micaela: «Ero una fan di Jane Fonda. Leggevo qualsiasi cosa parlasse d’amore, dai fotoromanzi ai libri Harmony».
    Isabella: «Scappavo da casa per andare ai concerti di Lou Reed. Non ero una gran lettrice, soprattutto un’appassionata di fumetti».

    Oggi le ragazzine vogliono fare le cubiste. Voi come eravate?
    V.: «Io non uscivo tanto. Facevo equitazione, gare di salto a ostacoli, quindi sfogavo lì tutta la mia energia. Le mie serate si riducevano a cene con gli amici di quel mondo».
    M.: «Abitavo in periferia, e a 13 anni il sabato pomeriggio andavo nelle discoteche al centro di Roma. A quell’età già lavoravo nei fotoromanzi».
    I.: «Della mia adolescenza ricordo il grunge, i Nirvana, i centri sociali. Facevamo spettacoli impegnati in palazzi che stavano crollando. Però me ne stavo anche molto in solitudine». Difficile crescere?
    V.: «Ho avuto le mie crisi. Però è proprio quando vuoi sfuggirle che fai le cazzate. Devi avere il coraggio di andarci dentro, distaccarti dall’idea che gli altri hanno di te. Solo così c’è evoluzione».
    I.: «Vero, perché è proprio il difficile che aiuta a vincere le paure. Se fai un percorso a ostacoli poi sei più fiera».
    M.: «Per me crescere è stato come avere una lente d’ingrandimento, vedi cose che prima non vedevi».

    La prima casa?
    M.: «A vent’anni. L’ho comprata con i soldi guadagnati grazie a Zora la vampira e Commedia sexy».
    V.: «Avevo 18 anni quando mia madre è andata a vivere a Londra, così me ne sono rimasta sola nella casa di famiglia».
    I.: «Al secondo anno di università, in affitto a Palermo. Ora a Roma divido la stanza con un’amica, in un appartamento dove ci sono altri due ragazzi».

    Come donne, vi sentite valorizzate dalla società italiana?
    V.: «Apparentemente va tutto bene, siamo emancipate. Però poi vedi che sono promossi ancora i sederi e le tette, il modello vincente è sempre quello. Io non dico che si deve negare la femminilità, però neanche strumentalizzarci da sole».
    M.: «Non è più come prima, certe soddisfazioni ce le prendiamo. Ma ancora sono sottovalutate tutte quelle che faticano sbattendosi fra lavoro e famiglia. In tv vedi sempre quelle belle e perfette, ma è uno stereotipo, le donne non sono solo gambe e seno».
    I.: «Io sono cresciuta con questo tipo di trasmissioni, magari non era così perverso come ora. Non penso che le ragazze che vanno in tv a sgambettare siano tutte cretine, penso che siano state convinte che quello è il modello da seguire. E comunque, a parte l’immagine irreale, come donna non mi sento una minoranza. Abbiamo tutti gli stessi problemi, il mare nero in cui ci dibattiamo ha annullato le diversità».


    Come vedete la situazione politica?
    M.: «Il cinema italiano è molto impegnato a raccontare certi spaccati della nostra società. Non mi sembra invece che la politica rispecchi la società. Se dovessi pensare a un Obama nostrano non saprei chi indicare».
    I.: «Ma è da un bel po’ che mancano personaggi carismatici nel nostro paese. L’ultimo, forse, è stato Berlinguer».
    V.: «Parlano, parlano, ma poi i politici non sono in grado di dare esempi. L’Italia è bloccata: gli altri Paesi vanno avanti, noi no. C’è un malessere diffuso, dal fruttivendolo al piccolo imprenditore, ai ragazzi che cercano lavoro. E vince la rassegnazione, l’apatia».

    Parliamo di amore…
    M.: «Io sono una passionale, ci credo molto. Ma oggi non è facile, si arriva tardi ad avere un lavoro e quando si hanno le prime soddisfazioni l’amore passa in secondo piano».
    I.: «Un tempo volevo sapere come finiva il romanzo, ora sono meno impaziente, ho voglia di vivermi il momento».
    V.: «L’uomo italiano sta arrancando, ha paura della nuova donna, che è più forte, che non corrisponde ai vecchi ideali. E questo in amore è un problema. Se all’inizio può essere attratto dalla donna indipendente poi, quando ci si confronta, diventa più faticoso. Si accorge che non ha più il coltello dalla parte del manico. E allora l’amore diventa una grande prova, bisogna trovare un punto d’incontro. Secondo me solo il dialogo impedisce che la tensione salga».

    Nel rapporto con gli uomini vi trovate più a vostro agio con i coetanei o con quelli più grandi?
    I.: «Più passa il tempo e più mi sento lontana dalla generazione dei 35-40enni, parliamo linguaggi diversi. Con i coetanei c’è meno differenza uomo-donna, li vedo più maturi e pronti a prendersi responsabilità. Siamo della stessa specie e ti viene voglia di fare un percorso insieme». V.: «Sono d’accordo con Isabella, i più grandi sono decisamente nevrotici. I coetanei sono come fratelli, ci si capisce al volo».
    M.: «Al di là dell’età, è già una fortuna avere un buon rapporto. A me piace interagire con persone che abbiano più esperienza di me, e soprattutto che siano indipendenti. Mi piace sentirmi protetta, ma un rapporto deve essere paritario. Se fai la mamma la storia è destinata a fallire».


    In Italia si fanno sempre meno figli, le ragazze come voi rimandano.
    M.: «Diciamo che è perché ci si realizza tardi sul lavoro, ma poi le nonne ti raccontano che i figli in tempo di guerra si facevano, e tanti. Oggi vogliamo due auto, il motorino... Non si rinuncia a niente, quindi la voglia di famiglia è poca. Ma non è il mio caso, io forse non ho trovato la persona giusta per farlo, ma se arriva me la tengo».
    I.: «Ho sempre trovato agghiacciante la fatidica frase “non sei donna se non fai figli”. Se non mi dovesse capitare non mi sentirei certo meno realizzata. Ma ha ragione Micaela, non è che nel dopoguerra le donne fossero aiutate, oggi vuoi una situazione ideale, ovattata, così rimandi».
    V.: «Siamo più fifone perché vogliamo pararci dalle delusioni. La famiglia un tempo era un pilastro, ora parti già con l’idea che ti troverai sola. Quindi si è più individualisti, ti vuoi godere le tue chance perché poi sai che tutto si sgretola. È vero che con mille euro al mese per molte ragazze è difficile pensare di mettere al mondo un bambino, però una volta si partiva con più spirito di sacrificio. Il benessere intorno a te c’è, ma costa fatica, soprattutto ora con questa tremenda crisi economica. Si insegue sempre il meglio, e all’idea di fare un figlio non ci si sente all’altezza… Io vivo in una situazione privilegiata, lavoro e guadagno, ma non sono ancora scalpitante, comunque se venisse non sarebbe un problema. E soprattutto dovrebbe essere con un uomo che vuole fare questo viaggio insieme».

    Un giudizio complessivo sulla vostra generazione.
    M.: «C’è molta insicurezza e quindi malessere. Vuoi tutto e subito, ti senti onnipotente. Sicuramente è una generazione un po’ autodistruttiva e menefreghista, che non sa distinguere il bene dal male. E la mancanza di stimoli e curiosità inevitabilmente porta alla depressione. Perché poi il primo incidente di percorso capita a tutti».
    I.: «Questa è una società che ti tiene in un limbo di eterni adolescenti. Penso al sesso, alle droghe, tutto viene preso con leggerezza. C’è noia, nichilismo, ti sballi o vai a picchiare qualcuno perchè non hai niente da fare. Ci vorrebbero dei maestri, magari poi li distruggi, ma intanto hai imparato a nuotare e non affoghi».
    V.: «Io questi ragazzi che la notte si autodistruggono con alcool e droghe non voglio giudicarli. Se in un Paese non c’è fermento, se i giovani non si svegliano con la voglia di fare, la sera poi ti sballi. Manca quella scossa elettrica generata dalla passione».

    Ma c’è una via d’uscita?
    V.: «Bisogna smetterla di far1e branco, essere più responsabili della propria vita, trovare la forza di amarsi un po’ di più. Come dicevo prima, le cazzate le facciamo tutti, ma se non impari dagli sbagli butti via la vita».

    di Cristiana di San Marzano
    05 novembre 2008
     
    Top
    .
  2. LordDrachen
     
    .

    User deleted


    " Mi piace sentirmi protetta, ma un rapporto deve essere paritario.""

    la contraddizione è donna.
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Evergreen

    Group
    Member
    Posts
    3,385
    Location
    est Italia

    Status
    Offline


    CITAZIONE
    Come donne, vi sentite valorizzate dalla società italiana?
    V.: «Apparentemente va tutto bene, siamo emancipate. Però poi vedi che sono promossi ancora i sederi e le tette, il modello vincente è sempre quello. Io non dico che si deve negare la femminilità, però neanche strumentalizzarci da sole».

    Certo!
    http://www.google.it/url?sa=t&source=web&c...NCavIlt3Nu-YlWA

    CITAZIONE
    M.: «Non è più come prima, certe soddisfazioni ce le prendiamo. Ma ancora sono sottovalutate tutte quelle che faticano sbattendosi fra lavoro e famiglia. In tv vedi sempre quelle belle e perfette, ma è uno stereotipo, le donne non sono solo gambe e seno».

    Ma chi crede di rappresentare questa ? Le donne che, non fisicamente perfette, si sbattono tra casa e famiglia???

    CITAZIONE
    I.: «Io sono cresciuta con questo tipo di trasmissioni, magari non era così perverso come ora. »

    "Non è la rai" non era un puttanaio infatti.


    CITAZIONE
    V.: «L’uomo italiano sta arrancando, ha paura della nuova donna, che è più forte, che non corrisponde ai vecchi ideali. E questo in amore è un problema. Se all’inizio può essere attratto dalla donna indipendente poi, quando ci si confronta, diventa più faticoso. Si accorge che non ha più il coltello dalla parte del manico. E allora l’amore diventa una grande prova, bisogna trovare un punto d’incontro. Secondo me solo il dialogo impedisce che la tensione salga».

    Vorrei far notare la prima frase: la donna non corrisponde ai vecchi ideali; chi lo decide quali sono gli ideali? Lo dice anche lei che l'uomo non è proprio così attratto dalla nuova donna, quindi nuovo ideale de che?? Se la cantano e la suonano (e si contraddicono pure).

    CITAZIONE
    Un giudizio complessivo sulla vostra generazione.
    V.: «Io questi ragazzi che la notte si autodistruggono con alcool e droghe non voglio giudicarli. Se in un Paese non c’è fermento, se i giovani non si svegliano con la voglia di fare, la sera poi ti sballi. Manca quella scossa elettrica generata dalla passione».

    Piove, governo ladro.

    CITAZIONE
    Ma c’è una via d’uscita?
    V.: «Bisogna smetterla di far1e branco, essere più responsabili della propria vita, trovare la forza di amarsi un po’ di più. Come dicevo prima, le cazzate le facciamo tutti, ma se non impari dagli sbagli butti via la vita».

    Dipende quali cazzate. Le cazzate le fanno tutti è un modo per giustificare le cazzate che abbiamo fatto.

     
    Top
    .
2 replies since 5/11/2008, 21:17   238 views
  Share  
.