Natura e cultura

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  1. silverback
     
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    La direzione in cui il pensiero potrà svilupparsi può forse essere illustrata con un esempio relativo ai punti di contatto fra antropologia culturale ed evolutiva. Sigmund Freud e molti antropologi tradizionali, come Claude Lévi-Strauss, hanno ipotizzato che il tabù dell'incesto umano serva a sopprimere i desideri sessuali fra i membri di una stessa famiglia. Freud credeva che le eccitazioni sessuali più precoci dei giovani adolescenti fossero invariabilmente di carattere incestuoso. Di conseguenza, il tabù dell'incesto veniva visto come la vittoria finale della cultura sulla natura.
    Al contrario, Edward Westermarck, un sociologo finlandese che visse all'incirca all'epoca di Freud, ipotizzò che l'intimità familiare precoce (come quella fra madre e figlio o tra fratelli) uccidesse il desiderio sessuale. Si ritrova poca o addirittura nessuna attrazione sessuale, egli notò, tra individui che sono cresciuti assieme. Darwiniano fervente, Westermarck propose che questo fosse un meccanismo evolutivo sviluppatosi per prevenire le deleterie conseguenze della promiscuità.
    Nello studio più ampio portato a termine finora sull'argomento, Arthur P. Wolf, antropologo alla Stanford University, ha preso in esame la storia coniugale di 14.400 donne, in un "esperimento naturale" compiuto a Taiwan. Le famiglie di questa regione erano solite adottare e allevare le future nuore, il che significava che i futuri marito e moglie crescevano insieme fin dalla più tenera infanzia.
    Wolf confrontò questi matrimoni con quelli organizzati fra un uomo e una donna che non si erano incontrati fino al matrimonio. Utilizzando le percentuali di divorzio e fecondità come indicatori rispettivamente di armonia coniugale e di attività sessuale, si ottennero dati che confermavano l'effetto Westermarck: la convivenza nei primi anni di vita sembrava compromettere la riuscita del matrimonio. I primati non umani sottostanno allo stesso meccanismo; molti impediscono che accadano episodi di promiscuità mediante la migrazione di un sesso o dell'altro all'epoca della pubertà. Il sesso che migra incontra partner nuovi con cui non ha rapporti di parentela, mentre il sesso che rimane acquisisce variabilità genetica dall'esterno. Ma gli individui strettamente imparentati che non si allontanano dal gruppo evitano a loro volta gli incontri sessuali.
    K. Tokuda osservò per primo questo comportamento negli anni cinquanta, in un gruppo di macachi giapponesi allo zoo di Kyoto. Un giovane maschio adulto che aveva raggiunto il rango socialmente più elevato faceva ampio uso dei suoi privilegi sessuali, accoppiandosi di frequente con tutte le femmine tranne una: sua madre. Non era un caso isolato: in tutte le comunità di primati gli accoppiamenti madre-figlio sono fortemente inibiti. Persino fra i bonobo - probabilmente i primati più attivi sessualmente sulla faccia della Terra - questa è l'unica relazione in cui il sesso è estremamente raro o assente. Il rifiuto dell'incesto è stato ora dimostrato in modo convincente in molti primati, e si pensa che il meccanismo responsabile di tale comportamento sia l'intimità che si crea nei primi anni di vita.



    [CONTINUA]
     
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26 replies since 24/7/2006, 19:21   853 views
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