Natura e cultura

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  1. silverback
     
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    Il comportamentismo ha incominciato a perdere il proprio ascendente quando si è scoperto che l'apprendimento non è uguale in tutte le circostanze e per tutte le specie. Per esempio, di solito un ratto riesce a collegare azione ed effetto solo se il secondo segue immediatamente la prima; dunque l'animale impiegherebbe molto tempo a imparare a premere una leva se la ricompensa arrivasse parecchi minuti dopo. Quando, tuttavia, capita di star male a causa del cibo, un ritardo di ore fra il pasto e la senzazione spiacevole è ancora in grado di suscitare avversione per il cibo.
    Chiaramente, gli animali sono alunni specializzati e superano meglio quelle situazioni contingenti che risultano cruciali per la loro sopravvivenza. Mentre i comportamentisti erano costretti ad adottare le teorie della biologia evolutiva e a considerare l'esistenza di un mondo esterno al laboratorio, gli etologi e gli ecologisti stavano gettando le basi per la rivoluzione neodarwiniana degli anni settanta. In questo campo il pioniere fu l'olandese Nikolaas Tinbergen, che realizzò ingegnosi esperimenti sul ruolo del comportamento animale nella sopravvivenza. Egli comprese, per esempio, perché molti uccelli espellono dal nido i gusci delle uova dopo che si sono dischiuse.
    Poiché la superficie esterna al guscio è colorata a scopo mimetico, ma l'interno non lo è, i predatori come i corvi individuano facilmente le uova se i gusci vuoti restano lì vicino. Eliminare i pezzi di guscio è una risposta automatica favorita dalla selezione naturale, perché gli uccelli che praticano questo comportamento riescono a mantenere in vita un maggior numero di piccoli.
    Altri autori misero a punto teorie per spiegare quei comportamenti che, a prima vista, non sembrano favorire chi li mette in pratica, ma qualcun altro. Questa sorta di "altruismo" può essere osservato nelle formiche guerriere, che sacrificano la loro vita per difendere la colonia, o nei delfini che portano in superficie un compagno che sta annegando. I biologi hanno supposto che la selezione naturale consenta l'assistenza fra individui imparentati fra loro in quanto strumento per tramandare alle generazioni successive gli stessi geni. Oppure, nel caso di due animali non imparentati fra loro, per far sì che il favore compiuto da uno debba essere ricambiato in futuro.
    Le teorie sulle società di animali che collaborano fra loro sono state così convincenti che si è pensato di estenderle alla nostra specie. La cooperazione nella società umana fu vista come qualcosa che si basava sulle stesse premesse di valori familiari e contraccambio economico.
    Fu un esperto americano di formiche, Edward O. Wilson, ad affermare nel 1975 che buona parte del comportamento umano poteva essere vista sotto una prospettiva darwinista e che le scienze sociali avrebbero dovuto prepararsi a collaborare con la biologia. Fino ad allora le due discipline avevano condotto vita separata, ma dal punto di vista di un biologo la scienza sociale non è molto diversa dallo studio del comportamento animale focalizzato su una singola specie: la nostra. Poiché questo non è il modo in cui i sociologi vedono il loro lavoro, le proposte di unificare i due punti di vista non vennero recepite favorevolmente. Addirittura, uno degli offesi contestatori di Wilson, al termine di un suo seminario pubblico, gli versò sul capo acqua fredda. Per ragioni che spiegheremo più avanti, la sua nuova sintesi, denominata sociobiologia, venne assimilata alle politiche razziali e addirittura all'Olocausto. Sebbene le critiche fossero ovviamente scorrette - Wilson stava infatti offrendo spiegazioni evolutive e non suggerimenti politici - non dovremmo stupirci del fatto che parlare di biologia umana possa avere suscitato forti reazioni emotive.




    [CONTINUA]
     
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26 replies since 24/7/2006, 19:21   853 views
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