Natura e cultura

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. silverback
     
    .

    User deleted


    Cinquant'anni fa le due scuole di pensiero dominanti sul comportamento umano e animale partivano da opposti punti di vista. Insegnando ad animali azioni arbitrarie come abbassare una leva, i comportamentisti americani erano arrivati a considerare ogni comportamento come il prodotto di un apprendimento basato su tentativi ed errori. Questo processo era considerato così universale che le differenze fra specie erano irrilevanti: l'apprendimento riguardava tutti gli animali, uomo compreso. O, per dirla con le parole di Burrhus F. Skinner, fondatore del comportamentismo:"Colombo, ratto o scimmia? Non ha importanza di chi stiamo parlando!".
    Al contrario, la scuola di etologia in Europa si concentrò sul comportamento naturalistico. Ogni specie animale viene al mondo con un certo numero di "schemi di fissazione" che, col tempo, si modificano lievemente per influenze ambientali: questi e altri comportamenti specie-specifici rappresentano adattamenti evolutivi. Perciò nessuno deve insegnare all'uomo a ridere o a piangere: queste manifestazioni emotive sono innate, usate e capite da tutti. Allo stesso modo, il ragno non deve imparare a costruire la tela: nasce dotato di una batteria di filiere (tubuli collegati alle ghiandole sericigene) e di un programma di comportamento che lo "istruisce" sul modo di tessere i fili. A causa della loro semplicità, entrambi i punti di vista riscossero un enorme consenso. E sebbene entrambi si ricollegassero all'evoluzione, talvolta lo facevano in modo superficiale e appena accennato. I comportamentisti hanno posto l'accento sulla continuità fra l'uomo e gli altri animali, attribuendola all'evoluzione. Ma poiché per essi l'apprendimento era qualcosa di acquisito e non di innato, finivano con l'ignorare l'aspetto genetico, che invece è proprio ciò di cui si occupa l'evoluzione. Se infatti è vero che il concetto di evoluzione implica continuità, è altrettanto vero che esso implica diversità: ogni animale si è adattato a uno specifico stile di vita in uno specifico ambiente. Come dimostra la frase di Skinner riportata in precedenza, questo aspetto è stato ignorato. Allo stesso modo, alcuni etologi - le cui conoscenze di evoluzione erano piuttosto vaghe - avevano enfatizzato l'origine filogenetica anziché il processo di selezione naturale. Consideravano i caratteri comportamentali, come l'inibizione dell'aggressività, come qualcosa di utile alla specie.
    Il loro ragionamento era che se gli animali si uccidessero a vicenda durante la lotta, la specie non sopravviverebbe. Questo può essere vero, ma gli animali hanno ragioni perfettamente egoiste per evitare battaglie che potrebbero mettere in pericolo loro e i rapporti reciproci. Quindi, tali idee sono state oggi sostituite da teorie su come i tratti caratteriali vadano a vantaggio di chi li mette in opera e della sua prole; e gli effetti globali sulla specie sono considerati solo un sottoprodotto.


    [CONTINUA]
     
    Top
    .
26 replies since 24/7/2006, 19:21   853 views
  Share  
.