Le donne sono più intelligenti, più forti, più....

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  1. davide_v
     
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    Ilgiornale.it:

    Bondi racconta il genio delle donne


    Dopo anni di lotte politiche e sociali, fra le donne e il potere continua a esserci un solco invalicabile. Eppure, sostiene Sandro Bondi che al Meeting presenta il suo libro «La civiltà del potere. Politica e potere al femminile», proprio da loro può venire una vera rivoluzione. «È la donna che può salvare il mondo moderno da tutte le sue degenerazioni ideologiche. Il pensiero femminile, infatti, ha sempre affermato il bene del presente rispetto a un condizionato futuro, coltivato l'affettività intelligente piuttosto che la fredda razionalità, la vita piuttosto che le ideologie» fa notare il parlamentare azzurro. Per il coordinatore di Forza Italia, «le ideologie hanno totalmente censurato una verità luminosa e necessaria: non il potere, ma solo l'amore redime. E il potere non sostanziato dall'amore diventa inesorabilmente l'anticamera dell'inferno storico». È partendo da questo assunto che Bondi racconta il genio di una serie di personaggi femminili capaci di un'intelligenza del cuore, le esperienze vive di molte donne che hanno rappresentato l'antidoto al male delle ideologie.



    Siamo sempre in attesa che uno di questi illuminati passi dalle parole ai fatti.
    Signor Bondi quando lascerà il suo posto a favore di una donna? Il mondo moderno è in profonda crisi, non c'è tempo da perdere; cosa aspettate quindi, "voi del potere", a dimettervi e lasciare posto alle donne? Se non lo fate significa che o è falso ciò che affermate o non vi importa niente della salvezza del mondo. Quale delle due ipotesi è peggiore?

    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=23314

    Edited by davide_v - 22/8/2005, 10:25
     
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  2. silverback
     
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    Corriere dell'Umbria, 29/11/2005
     
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  3. silverback
     
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    L'Espresso, 22/12/2005
     
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  4. Filthxxx
     
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    Dai ragazzi, non è tutto perduto.
    Un mio amico che fino a poco tempo fa era fervido sostenitore della causa femminile si è sentito così rispondere da una sua amica tedesca con cui corrisponde: "Dai il potere ad una categoria che non l'ha mai avuto e ti mostrerà la sua vera faccia." Questo lo dice una donna tedesca a proposito delle donne.

    A proposito degli articoli sopra riportati, vorrei sapere quanti leggeranno il libro di quel peruviano. Finché si parla, tutto è lecito. Poi bisogna vedere i fatti.
    A me leggere queste cose fa incazzare, ma il massimo del piacere sarà dimostrare con i fatti della mia vita il contrario, negare questi schemi falsi e preconfezionati con i quali vorrebbero già decidere tutto per noi.

    Edited by Filthxxx - 30/12/2005, 16:17
     
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  5. silverback
     
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    Corriere della Sera, 31/01/2006
    ________________________________

    DONNE IN POLITICA
    Thatcher e Merkel

    Facciamo così tanta paura agli
    uomini politici o è solo per conservare
    la poltrona del potere che il Parlamento
    ha fatto saltare la legge sulle quote rosa?
    Credo proprio che mai come oggi il nostro
    Paese abbia bisogno di noi donne, perché
    siamo sicuramente meno corruttibili e più
    concrete degli uomini.
    In passato l'Inghilterra, con Margaret Thatcher,
    (e oggi la Germania, con Angela Merkel), per essere traghettati
    fuori dalla crisi, hanno scelto di essere guidati
    da queste donne, e si sono visti i brillanti risultati
    che tutti conosciamo.


    Deagianna Dal Toso
    Bassano del Grappa (VI)

    Edited by silverback - 3/2/2006, 23:48
     
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  6. davide_v
     
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    lastampa.it

    http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/rubr....asp?ID_blog=41

    Declino di un ossessivo


    APPENA ho saputo che Bjorn Borg aveva messo all’asta le coppe di Wimbledon per tamponare i suoi dissesti patrimoniali, mi è tornata alla memoria un’immagine straordinaria: lo svedese che dopo aver piazzato il passante del «match point» in una finale, volge lo sguardo al tabellone e solo allora percepisce di aver vinto e si inginocchia sull’erba.

    Il segreto che aveva fatto di un buon giocatore un Borg era tutto qui. Lo aveva spiegato proprio lui in un manuale di psicologia applicata al tennis che fu una delle mie bibbie esistenziali durante l’adolescenza. Borg vi sosteneva che la concentrazione necessaria a spremere da se stessi il succo migliore consiste nell’isolare ogni singolo attimo dal contesto generale e viverlo come se fosse l’unico: «Quando gioco», diceva, «tutta la mia energia è rivolta a dimenticarmi del punteggio, perché la paura di vincere o di perdere mi condizionerebbe: ogni “quindici” deve sembrarmi una partita». Un ottimo sistema. Purtroppo per metterlo in pratica occorre una forza di volontà che non è di questo mondo. Borg ci è riuscito, ma solo per qualche tempo e solo nello sport. Quando si è trattato di applicare il precetto alla vita, la sua autodisciplina si è frantumata in matrimoni e affari sbagliati.

    Qualcuno dirà che è stato lo sforzo giovanile a prosciugarlo. Altri, e fra questi il sottoscritto, ravvisano nella sua parabola l’esasperazione di una caratteristica maschile: l’attitudine a dare il meglio in un unico settore dell’esistenza, disinteressandosi di tutti gli altri. A differenza di noi, piccoli Borg, le donne pensano a più di un «quindici» alla volta. Magari non li giocheranno tutti benissimo. Però loro riescono a giocarli, tutti.

    Massimo Gramellini



    CITAZIONE
    Lo aveva spiegato proprio lui in un manuale di psicologia applicata al tennis che fu una delle mie bibbie esistenziali durante l’adolescenza.


    Non c'era il bisogno che ce lo dicesse per capire che ha avuto un'adolescenza problematica.

    CITAZIONE
    A differenza di noi, piccoli Borg, le donne pensano a più di un «quindici» alla volta. Magari non li giocheranno tutti benissimo. Però loro riescono a giocarli, tutti.


    Eh eh, le certezze granitiche cominciano a dare segni di cedimento. Fino a pochi mesi fa le donne erano in grado di fare cento cose assieme e tutte meglio di un uomo. Forse il nostro amico è riuscito a mettere da parte la sua timidezza ed è riuscito a conoscere la prima donna della sua vita.
    Che dramma però quando conoscerà la seconda, la terza, la quarta.... e scoprirà che l' 80-90% delle femmine moderne non è in grado di pensare nemmeno ad un solo "quindici" per volta.
     
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  7. davide_v
     
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    lastampa.it:

    TENNIS

    MEZZO MONDO SI ERA COMMOSSO PENSANDO CHE FOSSE INDIGENTE DOPO CHE LO SVEDESE AVEVA DECISO DI CEDERE LE SUE COPPE

    La beffa di Borg, vende i trofei ma è pieno di soldi
    Quello di Bjorn non era un problema di denaro
    A Dubai compra ville - Edberg: «Mi fa pena»

    Non era una questione di tasche vuote, ma di mensole piene. «Povero io? Ma no, le coppe le vendo perché in casa non ho più spazio». Altro che bancarotta. Mezzo mondo gli piangeva dietro. Lui era già sull'aereo per il Dubai, con la mascherina per dormire ben calata sopra il mitico capello biondo ormai ingrigito. Nell'emirato è riapparso con il suo nasone alla Wile E. Coyote, gli occhietti sorridenti, azzurrissimi e un po' vaghi, per lanciare la monetina del sorteggio prima della finale fra Nadal e Federer. Ma che ci fa, nel paradiso dello shopping, uno che non ha un soldo in tasca? Chissà, forse i trofei ha deciso di rifilarli in anticipo ai solvibilissimi sceicchi. «No, è andato in Arabia per comprare terreni e ville», sostengono in Svezia. Insomma: Borg ha messo all'asta le coppe di Wimbledon - le repliche, visto che l'originale non esce mai dall'All England Club - ma non è affatto un campione in miseria, un sovrano ridotto a maggiordomo.

    Piuttosto «un tipo strano», come lo definiscono colleghi e giornalisti di Stoccolma. Un uomo-enigma, che detesta apparire. Che si fa gli affari suoi - nel senso più ampio del termine - senza dare troppe spiegazioni. Uno che ha sempre amato la Svezia ma decisamente meno gli svedesi, che si è legato al dito le accuse feroci che i media viking gli scagliarono dietro quando, da giocatore, si trasferì a Montecarlo per tirare un passante incrociato al fisco. «Non capisco perché ha deciso di mettere all'asta le coppe. So che i suoi affari vanno bene. In fondo mi fa pena», ha commentato con insolita crudeltà Stefan Edberg, il più forte dei suoi tanti nipotini.

    Non è un Rockefeller, l'Orso, ma neanche un dropout. Mantiene senza troppi problemi a Montecarlo la prima moglie, Mariana Simionescu, con tanto di suoceri annessi. Paga regolarmente gli alimenti a Robin, il figlio che gli ha dato la modella Jannicke Bjoerling. Ha chiuso la pratica del divorzio con Loredana Bertè, placato l'appetito del fisco con un patteggiamento e venduto l'appartamento nel centro di Stoccolma. Si gode una vita da casalingo con l'ultima moglie, Patricia Ostfeld, che tre anni fa gli ha dato un secondo figlio, Leo, in una residenza da favola acquistata a Ingaro, nell'arcipelago che fa da scenario naturale alla capitale svedese.

    In giardino ha anche un campo da tennis, ma chissà se lo usa spesso. Potrebbe guadagnare ancora fra i 50 e i 100 mila dollari a botta per scornarsi contro McEnroe e Ivanisevic nel Senior Tour, ma da due anni ha deciso che non è cosa. Un lusso che uno spiantato non potrebbe permettersi.

    Di problemi economici ne ha avuti, e anche seri. In passato. Si è fatto spolpare una buona parte dei suoi colossali guadagni da divorzi, tasse - al suo rientro in patria - dai debiti seminati con investimenti poco oculati. Ma si è rimesso in sesto. Qualche creditore ancora lo guarda in cagnesco, ma i conti di casa Borg non vanno affatto male. La ditta che distribuisce ufficialmente il marchio Bjorn Borg, la WMB (World Brand Management), vende un po' di tutto, dagli occhiali agli slip, dalle magliette alle scarpe. E' quotata in Borsa e ha un fatturato in crescita, si parla di un possibile margine di crescita del 15 per cento nel giro di un anno. Apparentemente non ha nulla a che fare con Borg, in realtà cede il 2 per cento degli utili alla Fabulous Licensing BV, che ha fra i suoi soci i genitori di Borg. Nel 2004 Borg, a sentire i giornalisti svedesi che hanno indagato sul caso, ha dichiarato un reddito di 90 mila euro. Non una fortuna, ma è stato calcolato che l'accordo fra WMB e Faboulous Licensing, da qui al 2010, l'anno della scadenza, potrebbe fruttare alla famiglia Borg fra i 10 e i 15 milioni di euro. Le cifre sono forse esagerate, le previsioni magari un filo ottimistiche.

    Di sicuro però l'ex campione non è l'uomo sulla soglia della disperazione che la sua trovata e le sue prime dichiarazioni («Metterò all'asta le mie coppe e le mie racchette per assicurare un futuro sereno a chi mi sta vicino»), ci avevano fatto intravedere. Bisognerà rassegnarsi a non capirlo. Di cerimonie pubbliche, compresa una festa che in patria hanno in animo di organizzare per i 50 anni suoi e di Stenmark, non vuole sentir parlare. I suoi concittadini per vederlo si devono accontentare della statua che gli dedicò la cittadina di Sodertalje, alla periferia di Stoccolma. Almeno fino a quando, a Borg o a qualcun altro, non verrà in mente di mettere all'asta pure quella.


    http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/te...i/643girata.asp


    Massimo Gramellini:
    CITAZIONE
    Qualcuno dirà che è stato lo sforzo giovanile a prosciugarlo. Altri, e fra questi il sottoscritto, ravvisano nella sua parabola l’esasperazione di una caratteristica maschile: l’attitudine a dare il meglio in un unico settore dell’esistenza, disinteressandosi di tutti gli altri. A differenza di noi, piccoli Borg, le donne pensano a più di un «quindici» alla volta. Magari non li giocheranno tutti benissimo. Però loro riescono a giocarli, tutti.


    laugh.gif laugh.gif laugh.gif
    Non ho più fiato.... laugh.giflaugh.giflaugh.gif

    Gli uomini, come le donne, giocano più di un "quindici" alla volta ma a differenza di queste li giocano benissimo e i boccaloni di turno vengono presi all'amo.
    "L'olimpiade è donna" gridava il Gramellini all'indomani della cerimonia di apertura come se bastasse fare la portabandiera per essere le protagoniste dell'olimpiade. Ma i risultati (pessimi) femminili lo hanno smentito clamorasamente. Come capita puntualmente ogni volta che parla dell'amore femminile e del futuro rosa. Ora la vicenda Borg. Che figuracce!! Non ne azzeccano una questi maschipentiti!!
     
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  8. Scienziato apocrifo
     
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    da Libero del 9 marzo 2006
    Le donne sono "culturalmente superiori"
    Attached Image
    Libero_9marzo2006_.jpg

     
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  9. REY MISTERIO WRESTLER
     
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    mi sto incominciando a chiedere una cosa....
    dato che ho preso 100 alla maturita' classica....
    dato che ho fatto 2 anni di universita' e ho preso sempre 30.....
    non sara' mica che sono una donna e non me ne sono mai accorto?????!!!!!
     
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  10. ErosNec
     
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    92,7 vs 91,8 e 15% vs 12%...
    WOW! UNA SUPERIORITA' DAVVERO SCHIACCIANTE (ROTFL!)

    (Grazia non smentisce il nulla che vale)
     
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  11. davide_v
     
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    lastampa.it

    UN CLAMOROSO CASO LETTERARIO: BRANI DEL ROMANZO VINCITORE DELLO STREGA 2003 RICALCANO IL CAPOLAVORO RUSSO

    Vita? No, Guerra e Pace

    Gratta la Mazzucco e vinci Tolstoj

    Il vecchio Tolstoj emerge quasi alla lettera, quasi alla virgola, in uno dei romanzi italiani più letti e apprezzati degli ultimi anni, e nessuno se ne accorge. Salvo una dottoressa di ricerca dell’Università di Palermo, Claudia Carmina, che due anni fa, dopo un incontro con gli studenti, consegna le sue scoperte al sito del dipartimento di letteratura. E documenta con notevole puntiglio tutte le frasi che accomunano in modo stupefacente un noto episodio di Guerra e Pace (dove si rivela il triangolo amoroso fra Nastasha, Anatolij e il fidanzato Andrej) con un capitolo chiave di Vita, il romanzo di Melania Mazzucco (Rizzoli) che dopo aver trionfato allo Strega nel 2003 è stato tradotto in tutto il mondo. Come si legge negli esempi qui pubblicati, le coincidenze almeno per quel che riguarda il capitolo «Ragazza italiana sparita» sono impressionanti.

    Il bello è che la scrittrice, al telefono da Roma, benché contrariata per le possibili ricadute e «semplificazioni» del caso, ripete quel che già aveva già detto in Sicilia quando le venne posto il problema: «Avevo letto con grande passione Tolstoj, tutto, a 14 anni. In Vita, però, è tornato da solo. Non è stata un’operazione consapevole». Non saremmo insomma di fronte a una strategia di citazioni intertestuali, pratica comune soprattutto nel romanzo cosiddetto postmoderno, ma a uno scherzo della memoria. Uno scherzo pazzesco: che un po’ l’ha irritata, e un po’ le è servito, tanto che nel nuovo romanzo, Un giorno perfetto ha affrontato esplicitamente la faccenda, con aperti riferimenti a Anna Karenina. Ogni scrittore è del resto signore e padrone della sua pagina, anche a spese degli altri autori, basti pensare a tutta la critica sui cosiddetti «plagi» di D’Annunzio.

    Da Palermo (dove il laboratorio diretto dagli italianisti Domenica Perrone e Natale Tedesco funziona a pieno ritmo, passando gli scrittori al microscopio) arriva semmai un rilievo critico: il lettore, spiega Claudia Carmina, non è messo in condizione di riconoscere il gioco di citazioni, ragion per cui non se ne capisce bene la necessità. Già la Mazzucco aveva però ammesso che non erano intenzionali, e il discorso sembrerebbe chiuso. Per lei. Non per quanti hanno letto Vita negli anni: a cominciare da 400 giurati dello Strega, in gran maggioranza letterati di professione e fior fiore delle patrie lettere. Niente. Non uno che se ne sia accorto, né fra i sostenitori né fra gli avversari del romanzo, dato come d’abitudine fin dall'inizio per vincitore probabilissimo. Lo stesso scritto della ricercatrice palermitana (sul sito lospecchiodicarta.unipa.it) non ha avuto eco: come se i letterati italiani, quelli che hanno letto Vita e magari anche Guerra e Pace (ma li avranno letti con la dovuta attenzione?) fossero, diciamo, un po’ imbarazzati.

    Anni fa si erano, ad esempio, scoperte pagine di Via col vento in un romanzo di Rosa Giannetta Alberoni, e qualche cosetta di Isherwood, da Mister Norris se ne va nella Notte matrigna di Enzo Siciliano. Questa volta il caso sembra diverso. Sembra anzi di stare in un ironico racconto di Giuseppe Pontiggia, Il lettore di casa editrice, che si può leggere nella Morte in banca (Mondadori): dove un consulente editoriale stronca alcuni manoscritti, fra cui uno ricevuto per sbaglio. A proposito del quale dice: «Non convince, ci sono molti errori e molta enfasi. E’ un autore che va tenuto d’occhio per il futuro». Poi scopre che è una traduzione da Dostoevskij: Delitto e castigo.



    http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/gira...4&ID_sezione=78


    ilGiornale.it

    A 17 anni pubblica il caso letterario Ma i critici scoprono che ha copiato

    Tempi duri per le brave ragazze. La mancanza di vere avventure amorose è costata oltre mezzo milione di dollari a Kaavya Viswanatha, una bella bruna di 19 anni di origine indiana, studentessa ad Harvard. Il suo primo libro, presentato come il caso letterario dell'anno negli Stati Uniti, è stato ritirato dal mercato quando è stato scoperto che le storie piccanti raccontate erano copiate da altri romanzi.
    Gli editori Alloy, Little, Brown & C. hanno stampato 100mila copie del romanzo di Kaavya, in libreria da una decina di giorni. A soli 17 anni, la ragazza aveva firmato con loro un contratto da 500mila dollari per scrivere due libri a sfondo autobiografico. DreamWorks, la casa di produzione cinematografica di Steven Spielberg, aveva comprato a scatola chiusa i diritti per un film. Ma appena il primo libro è stato distribuito ai critici, qualcuno ha scoperto che interi capoversi erano stati copiati, quasi parola per parola, da due famosi romanzi della scrittrice Megan McCafferty, intitolati Sloppy Firsts (Le prime volte mal riuscite) e Second Helpings (Le seconde esperienze).
    Cosa ci può essere di tanto eccitante nelle memorie di una ragazzina tra i 17 e i 19 anni? Naturalmente il sesso. Il romanzo di Kaavia Viswanatha è intitolato How Opal Mehta Got Kissed, Got Wild, and Got a Life (Come Opal Mehta venne baciata, si scatenò e cominciò a vivere). La protagonista è una giovane indiana come l'autrice, che come lei è cresciuta nella provincia profonda del New Jersey ed è sotto pressione per realizzare il sogno americano dei genitori: essere ammessa all'università di Harvard.
    Opal è una tremenda secchiona, ha una delusione dopo l'altra fino a quando, con il primo bacio, scopre la formula del successo: incomincia a uscire con i ragazzi, accorcia le gonne, diventa popolare e le porte di Harvard si spalancano per lei. Quando Kaavia ha cominciato a scrivere, aveva appena presentato la domanda di ammissione alle università più prestigiose, e sperava che il successo letterario le avrebbe procurato risposte positive.
    A questo punto entrano in scena un agente letterario, William Morris, e l'editore Alloy, specializzato nello scoprire giovani talenti. Alloy si fa un vanto di partecipare al «processo creativo» dei libri che pubblica. Assicura che Kaavia ha fatto tutto da sola: «Ogni parola del romanzo è sua». Veramente sua? La ragazza nega il plagio, ma ammette di avere letto diverse volte i romanzi di Megan McCafferty: «Forse avevo in testa qualche sua pagina e l'ho fatta mia senza accorgermene. Non ho copiato, si tratta di reminiscenze». Il risultato non cambia.
    Alcuni capoversi corrispondono, parola per parola. Piuttosto di esporsi a una denuncia, l'editore ha preferito ritirare decine di migliaia di copie già distribuite e mandarle al macero.


    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=85529
     
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  12. animus
     
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    Proprio brave queste donne, sì, a copiare.
     
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  13. *STRIDER*
     
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    http://ilrusso.clarence.com/permalink/200279.html
     
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  14. Quinzio
     
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    QUOTE (*STRIDER* @ 23/7/2006, 17:35)

    Ha ragione l'articolista quando paragaona la Russia all"italia del dopoguerra.

    Anche allora le donne stravedevano per i soldati americani che arrivavavano da vincitori e lanciavo al popolo caramelle dai carri. (Poi arrivo' anche molta piu' sostanza.)
    E chissa quante cattolicissime, castissime e rispettabilissime ragazze italiche hanno aperto le gambe agli yankees, dietro la falsa promessa "I'll take you in USA".

    Nessuna occasione storica smentisce la vera natura della donne, che in un'asta perpetua elargisce il suo sesso al miglior offerente.
     
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  15. silverback
     
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    Su L'Espresso, del 31 ottobre 1996, fu pubblicato uno sprezzante articolo intitolato:
    "Il futuro è DONNA"
    "Guerra dei sessi: perché vince lei"
    "Pover'uomo: a scuola va peggio. A casa non se la cava. Nel lavoro è legato a mestieri in via di estinzione ed è tagliato fuori dalle nuove professioni. Se è disoccupato non trova moglie, e rischia di finire nella malavita. Alle soglie del Duemila il maschio diventa un disadattato. Mentre l'altra metà del cielo..."

    "C'era una volta il Maschio. E ora? Oggi a scuola i ragazzi sono meno bravi delle ragazze in ogni classe di età, tranne che all'università dove, però, l'altra metà del cielo sta recuperando velocemente e colmando le distanze. Nel mondo del lavoro le donne predominano nelle occupazioni che sono in crescita, mentre gli uomini, specialmente quelli meno istruiti, restano intrappolati nelle attività che vanno scomparendo. Ancora: a casa gli uomini non sanno assolutamente assolvere ai lavori domestici, né tentano di farlo. Non basta: la disoccupazione priva gli uomini della loro attrattiva come partner matrimoniali. E se lasciato a se stesso, il cosiddetto sesso forte non adotta necessariamente il comportamento sociale dovuto: per esempio, rispettare la legge, prendersi cura di donne e bambini; sembra, invece, che lo apprenda solo attraverso una combinazione di lavoro e matrimonio. Conclusione: gli uomini, alle soglie del nuovo secolo, costituiscono un problema crescente. (...)

    Alla pagina 26, però, era riportato anche questo articolo di Ida Magli:
    "MA PUO' ESSERE UN SEGNO DI CRISI"
    "Il maschio è in crisi? Si cade in un macroscopico equivoco se non si traduce questa affermazione nel suo significato reale: l'Occidente è in crisi. Maschi e creatività culturale sono la stessa cosa. Istituzioni, valori, idee, politica, religione, scienza, arte, ossia tutto l'assetto di una società umana - quella occidentale - mostrano ogni giorno di più di essere logori, esauriti. Se ne deduce perciò il contrario di quello che le inchieste vorrebbero far intendere: le donne vanno bene perché il mondo va male. Si può anzi andare oltre, e riconoscere (sempre che io non venga linciata prima) che il mondo va male anche perché la presenza massiccia delle donne nelle istituzioni le conserva in una pseudo-vita che impedisce di cambiarle, di imboccare decisamente la via per uscire dalla crisi. Naturalmente il termine "crisi" va inteso in un'accezione dinamica, non soltanto negativa. Lo stato di crisi sarebbe anzi il più adatto per abbandonare il vecchio modo di essere e crearne uno nuovo, se appunto non ci fosse il contrappeso apparentemente positivo della presenza fattiva delle donne. Una brevissima riflessione su questi temi è indispensabile per capire quello che sta avvenendo. Un lungo e ricchissimo ciclo culturale - quello iniziato con l'Illuminismo e l'affermazione del Soggetto - si è concluso realizzandosi nel suo contrario, nell'annientamento del Soggetto. Si tratta della conseguenza negativa di un percorso concettuale che ha le sue basi nel cristianesimo e che accompagna, con la sua falsità logica, tutti gli errori della nostra storia: far coincidere il simbolico con il concreto. Il socialismo, partendo dall'uguaglianza degli individui-soggetti, ha perseguito (e persegue) un'uguaglianza concreta, "fisica", che, non soltanto è allucinatoria, ma non può realizzarsi se non con la privazione di qualsiasi libertà, in quanto nessun essere vivente è uguale all'altro. Anche le donne, quindi, giunte all'uguaglianza proprio con il socialismo, si sono ritrovate, come tutti, deprivate della possibilità di esprimere intelligenza, creatività, invenzione di nuovi saperi e di nuove istituzioni. Ma, visto che hanno raggiunto (e stanno raggiungendo) alcuni beni a lungo desiderati e mai posseduti in precedenza, non riescono a criticarli, e non si accorgono dello stato involutivo di quasi tutto quello di cui vengono in possesso. Non esercitano perciò nessuna spinta verso la trasformazione della realtà e hanno rinunciato perfino ai princìpi libertari sbandierati durante il femminismo. E' come se avessero, invece, infiltrato iniezioni di cemento negli edifici istituzionali traballanti, diventando così la base della "conservazione" in tutti i campi. Le ragazze sono più brave dei maschi a scuola, rivelano le inchieste. Visto, però, che la scuola è un cadavere, del tutto inutile sia per il sapere che per la vita, i più bravi sono maschi che ne percepiscono il vuoto e la respingono. Tuttavia è difficile anche per loro cambiarla proprio perché c'è la massa femminile a impedirne il tracollo. Se passiamo dagli studenti agli insegnanti, la situazione è la stessa. Esiste ormai uno strumento quasi infallibile per misurare lo stato di salute, e prevedere il futuro di una professione o di una istituzione: se il numero delle donne è crescente, si tratta di un istituto sulla via del tramonto. Le forze armate sono in crisi? Arrivano le donne, apprestandosi anche lì, grate dell'onore, a diventare le più brave della classe. I maschi abbandonano la teologia e l'insegnamento della religione, luoghi sterili di pensiero e di potere? Ecco le donne occupare le aule delle Università Pontificie, vuote di maschi, pronte a imparare quel nulla che servirà a insegnare il nulla. <b>La Chiesa, però, sul sacerdozio non molla. Sa che, con le donne, il sacerdozio perderebbe il suo potere. Perfino il Parlamento si lamenta che "la sua centralità è a rischio". Ma i prodromi della sua inevitabile fine erano visibili da tempo al nostro strumento di misura: due donne presidenti della Camera, senza un motivo al mondo salvo il fatto che erano donne. Non sarà che anche il governo, il primo con tre ministri donne...?".
    (...)
     
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518 replies since 22/12/2003, 23:38   20016 views
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