donne e parlamento europeo

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  1. milanesestanco
     
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    http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/e...onne-verdi.html

    Altro che tailleur firmati e sorrisini. Per le donne, pare che il modo migliore per arrivare al potere sia abbracciare l'impegno ambientalista e gettarsi nella mischia europea. E' questo il dato politicamente chiaro che emerge dal Rapporto sulla Rappresentanza Femminile consegnato dall'EWL (European Women's Lobby) al presidente del Parlamento Ue, Jerzy Buzek. Dopo le elezioni di giugno, stabiliti ormai saldamente accordi e accorpamenti, attribuite tutte le nomine e le poltrone pregiate, è ora di fare due conti per capire meglio quante sono e soprattutto quanto contano le donne in Europa. Il risultato, nel complesso, non è certo esaltante, ma qualche buon segnale c'è.

    Green power
    Il primo elemento forte è il successo delle donne nel gruppo dei Verdi: si tratta dell'unica formazione ad avere in Parlamento più donne che uomini, 30 contro 25, ovvero il 54% di rappresentanza femminile. Un dato inedito, visto che alle precedenti consultazioni la compagine verde aveva messo in rosa il 46% delle sue posizioni: il sorpasso 2009 resterà dunque nella storia della politologia europea.

    Il secondo partito più aperto alla partecipazione delle donne è quello liberale (Alde, cui aderisce anche l'italiana Italia dei Valori) con un più che apprezzabile 45%, anche qui in crescita netta rispetto al passato (40%). Da sottolineare tuttavia che entrambe le formazioni vantano un numero limitato di seggi, rispettivamente 55 e 84 sul totale di 736, e che quindi le elette sono soltanto 30 e 38.

    Numeri interessanti dalla formazione di centrosinistra Alleanza progressista di socialisti e democratici (S&D), cui fa capo il Partito Democratico: 74 donne elette su 184 onorevoli, ovvero il 40% del totale, in lieve calo sul dato 2004 (41%). Come dire che la sinistra progressista europea non ha fatto mezzo passo avanti nell'ultimo quinquennio. Meglio è andata nel Partito Popolare Europeo e dei Democratici (EPP-ED) che comprende il Popolo delle Libertà. Qui si è passati dal 24% al 34%. Di fatto, a questo gruppo di 89 signore appartiene oggi la massima forza di rappresentanza rosa all'interno dell'assemblea. Pecora nera, invece, il partito conservatore ed euroscettico ECR: 7 donne su 35 eletti, il 13% del totale.

    Paese che vai, donne che trovi
    Ma quante sono, in totale, le parlamentari Ue? Il 35% dell'assemblea, 261 su 736, dato in miglioramento sul 2004 (31%) ma ancora lontanissimo dalle agognate pratiche di parità. Ci si può consolare ricordando che giusto trent'anni fa, nel 1979, le donne del primo Parlamento europeo erano praticamente panda, cioè il 16% degli eletti. Diciamo che, oggi come allora, conviene rifarsi con la geografia puntando dritti verso il Nord. Sono infatti 8 i Paesi che possono vantare una presenza femminile sopra il 40%, tutti posizionati sopra la nostra testa: Finlandia (61%), Svezia (55%), Estonia (50%), Olanda (48%), Danimarca (46%), Francia (46%) e Austria (41%). La lista delle nazioni più "al maschile" parte invece da sud con la recidiva Malta (nessuna donna eletta su 5 posizioni, proprio come nel 2004), per salire poi verso il Lussemburgo (16% di elette) e la Repubblica Ceca (18%). Subito dopo, i Paesi a forte tradizione cattolica: Polonia (22%) e la tripletta Italia, Irlanda e Lituania (tutti sul 25%).

    Eppure, qualcosa s'è mosso anche a casa nostra: alle precedenti elezioni il dato 2004 era del 20%, in linea con le presenze registrate alle amministrative 2008 (21%). Ovvero, per le italiane è più facile ottenere un seggio a Strasburgo che a Roma. E lo sa bene Roberta Angelilli, designata tra i vicepresidenti del Parlamento europeo.

    Una poltrona (tutta) per me
    Tra tanti numeri e percentuali, non si può perdere di vista l'analisi di merito. Perché quel che conta davvero è il peso delle poltrone. Anche qui il risultato è positivo nell'ottica generale della parità di genere, ma con l'immancabile correttivo declinato al maschile. Le chairperson, ovvero le presidenti di Commissione, hanno fatto un gran balzo in avanti passando dal 25% al 41%: significa che oggi 9 posizioni su 20 sono occupate da donne. L'unica presidente italiana è Erminia Mazzoni: ex Udc, ora Pdl, nota per aver accusato Roberto Saviano di offrire un'immagine parziale e fuorviante dell'Italia, guida la cosiddetta Peti, commissione competente per le petizioni e le relazioni con il mediatore europeo. Non proprio la più importante su piazza, diciamo così.

    In attivo anche la situazione per le vicepresidenti (passate dal 25% al 36%, cioè 31 su 87 posti), dove le italiane codirigono la Commissione Commercio (Cristiana Muscardini, PPE) e quella per l'industria (Patrizia Toia, S&D). Nella categoria appena sottostante, ovvero quella di 'terzi vicepresidenti', troviamo anche Lara Comi del PPE (mercato interno) e la collega di partito Iva Zanicchi, in missione europea sul fronte dello sviluppo economico. Infine, con la qualifica di 'quarto vicepresidente' c'è Barbara Matera, sempre PPE.

    Ma la vera spina nel fianco è la barriera machissima calata sulle due Commissioni che esercitano il massimo potere, quella degli Affari Esteri e quella del Bilancio. Lì, a decidere spese e politiche comunitarie, saranno ancora una volta soltanto gli uomini. Nella Conferenza dei Presidenti, l'organismo che raccoglie i rappresentanti dei gruppi politici e detta l'agenda dei lavori parlamentari (risultando spesso determinante), c'è una sola donna su 11 membri. Anzi, mezza donna, se si guarda al voto: essendo una co-presidente, il suo voto vale solo una metà dei 9 che l'assise può esprimere. Si tratta di Rebecca Harms, che deve dividere la carica col collega Daniel Cohn-Bendit. Perché le donne in Europa passano col Verde, ma, se comandano, sono comunque delle marziane.
     
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  2. aless73
     
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    Il parlamento europeo è un carrozzone inutile, secondo me. Dovrebbe essere ridotto drasticamente in quanto a numero di parlamentari. Sostanzialmente trascorrono alcuni anni a fare la bella vita pagata dalla collettività.
    In ogni caso i numeri parlano chiaro: le conne rappresentano una percentuale quasi paritaria rispetto agli uomini, nonostante le donne siano abitualmente meno propense a dedicarsi alla vita politica. Nonostante questi numeri, anche là dentro continuano a lamentarsi, a chiedere privilegi, quote rose...
     
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1 replies since 26/9/2009, 23:31   167 views
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