Aforismi

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  1. digilando
     
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    misogini‏
    In fondo i misogini c'hanno "ragione".
    Ovvero, non c'hanno ragione perchè scarsi di razionalità e moralizzatori di quella che, in fondo, non è altro che una conseguenza di una legge di natura, mors tua vita mea, ma tolta la morale e l'emotività, il principio rimane puro e limpido: Le donne se potessero....ci ucciderebbero.

    L'affermazione suona strana , stona.
    Che sia perchè è rivolta alle donne?
    Misogino!

    Ma sinceramente, chi di noi potendo e protetto da anonimato o immunità non farebbe una strage?

    Immaginate di avere un tasto col quale premendolo, da casa vostra e in assoluto anonimato potreste cancellare d'un colpo, come per magia tutte le persone che in quel momento stanno passeggiando in un corso principale, puff, migliaia di persone scomparse d'un botto, migliaia di risorse che si aprono, posti di lavoro occupati, posti da dirigenti diventano ora vacanti!
    Abbondanza di cibo e di merci, crollo dei prezzi, quante nuove possibilità si aprirebbero ai sopravvissuti?

    La differenza tra questo, il pulsante magico omaggio di un genio della lampada, ed il femminile, è che il primo è frutto della fantasia, realizzata nella storia solo da qualche "despota" che ne ha avuto la possibilità, la seconda invece, è effettivamente una possibilità alla portata del genere femminile, che può essere realizzata.

    Certo, il loro attuale problema, è che non possono ancora farlo, ma si vede che stanno facendo di tutto, con l'aiuto di uomini lautamente ricompensati per la loro operosa partecipazione, affinchè ogni impossibilità giuridica e "tecnica" venga rimossa....dalla giustizia e dalla tecnica.


    Infatti Cioran disse: Chiunque, per distrazione o per incompetenza, fermi sia pure per poco l'umanità nella sua marcia, è un benefattore.

    Vetriolo
     
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  2. digilando
     
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    Diritti
    In un mondo interamente sorretto da principi e leggi materiali, dove ogni differenza di valore qualitativa venga ricondotta ad una differenza di valore quantitativa, la mater può reclamare i suoi “diritti” esclusivi ed insindacabili, sulla materia, e ne ha, a rigor del vero e in tutta ragione ... pieni diritti.
     
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  3. digilando
     
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    Ne metto ancora due per recuperare il giorno mancante.


    Perché due sessi, e non uno
    Se il valore femminile, con la gravidanza, è principalmente materiale-quantitativo, quello maschile è immateriale -qualitativo(1).
    La funzione biologica dell’organo genitale maschile infatti si è modificata(2) per essere fondamentalmente un diffusore(3) ed un generatore casuale di sequenze genetiche, che attraverso la competizione spermatica(4), la più "riuscita" finisce per fondersi con quell'unica contenuta nell’ovulo.
    Se l’ovulo non deve competere con nessun altro, ogni spermatozoo deve competere con centinaia di milioni di altri, ed in questo caso, the winner take all (5) .
    La competizione intrasessuale, quella tra maschi, non è che una riproposizione su scala macroscopica, a livello di individui, della competizione microscopica tra spermatozoi(6).
    Un invariante frattale.



    Note
    1 - Il valore delle sequenze genetiche è di tipo informativo, ossia risiede nella disposizione/ordine della materia genetica e non nella quantità di materia stessa, e può quindi essere definito immateriale, termine che uso non a caso perché è alla base di un'altra famosa dicotomia, quella tra Spirito (maschile) e Materia (femminile).
    2 - L’ipotesi che qui viene sottesa è che il maschio e la femmina si siano originariamente specializzati da organismi primitivi che non possedevano gameti maschili/femminili ma isogameti, ossia gameti tutti uguali.
    3 - Cioè un buon maschio può propagare i propri geni in migliaia di individui delle generazioni successive, cosa che è preclusa ad una buona femmina
    4 - Ogni eiaculazione contiene 500.000 "sequenze genetiche".
    5 - Un analogia col capitalismo?
    6 - E’ da notare che seppure esistono specie partenogeniche, come alcune chiocciole, mosche, afidi o i rotiferi bdelloidei , animaletti microscopici dove i maschi sono assenti, per il fatto che, a meno di mutazioni congenite, producono copie sempre più o meno identiche a se stesse, non hanno scalato un gran che la scala evolutiva.
     
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  4. digilando
     
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    Due opposti derivati
    Qualità/quantità e spirito/materia sono binomi derivanti dalla dicotomia di base, maschio/femmina.
    Se il contributo femminile con la gravidanza è di tipo materiale, e dunque quantitativo, cioè legato prettamente alla quantità di materia, quello maschile è qualitativo, dunque immateriale (1), perché basato sul primato dell’informazione, principi che si evincono chiaramente osservando i diversi meccanismi che sono alla base dei gameti femminili/maschili.

    Tra il primo spermatozoo che punta verso l’ovulo, e l’ultimo, quello che va in direzione contraria, il primo destinato a perpetuare le proprie caratteristiche, il secondo a negarle, non c’e’ differenza quantitativa ma solamente qualitativa.
    E' la maniera in cui le sequenze geniche sono disposte, in un determinato ordine, e dunque l’informazione, che fa si che i due seguano un destino tanto diverso.

    La stessa cosa si può dire, per le battagli tra i maschi.
    E' vero che qui troviamo una base materiale, una maggior numero di neuroni, una maggiore massa fisica o presenza di muscoli per contrastare le leggi fisiche, quella di gravità ad es., ma sono una conseguenza materiale di quell'informazione genetica di cui si parlava prima, ossia fisicamente parlando, la verifica sperimentale della sua bontà, un esperimento che si confronta con “gli altri”, gli altri individui maschi, per “verificare” qual’é la sequenza migliore.


    Note
    1 - Convertito dalle religioni patriarcali nel concetto immateriale di Spirito.




    L’uomo incatenato



    image



    Un uomo che “fa pesi” è il simbolo della condizione maschile, l'uomo in catene.
    Vincolato e costretto nei movimenti, in una schizofrenica coazione a ripetere gesti sempre uguali, guidati, si compiace di muovere, come un mulo alla macina, la macchina che lo vincola.
    1, 2, 3 serie da dieci.
    Sono grande!

    Ma qual’é qui il soggetto e qual’é l’oggetto, chi misura chi, lui la macchina , o piuttosto … la macchina lui?
    Chi è diventata la misura di tutte le cose, di quelle che sono, per come sono, di quelle che non sono, per come non sono, l'uomo o la macchina?
    C’ho i muscoli d’acciaio, oggi la macchina … la spacco!!


    Edited by digilando - 7/9/2009, 11:09
     
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  5. digilando
     
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    Nell'«Antico Testamento» ebraico, il libro della giustizia divina, uomini, cose e discorsi sono tratteggiati in uno stile così grandioso, che i testi greci e indiani non hanno nulla da porgli accanto.
    Ci arrestiamo sgomenti e riverenti dinanzi a queste smisurate reliquie di quel che una volta fu l'uomo, e si andrà meditando tristemente sull'antica Asia e sull'Europa, la sua penisoletta avanzata, che vorrebbe rappresentare a tutti i costi, rispetto all'Asia, il «progresso degli uomini».
    Certamente chi è per se stesso solo un delicato mansuefatto animale domestico e conosce soltanto bisogni da animale domestico (come i nostri uomini còlti di oggi, compresi i cristiani del cristianesimo «còlto»...), non può stupirsi e neppure turbarsi ai piedi di quelle rovine - il gusto del Vecchio Testamento è una pietra di paragone riguardo al «grande» e al «piccolo» -: forse continuerà sempre a essergli più accetto il Nuovo Testamento, il Libro della grazia (c'è molto, in esso, del caratteristico odore dolciastro e stantio proprio dei baciapile e delle anime grette).
    Avere incollato insieme in "un sol" libro questo Nuovo Testamento, una specie di rococò del gusto sotto tutti gli aspetti, con il Vecchio Testamento, facendone la «Bibbia», il «Libro in sé»: questa è stata forse la più grande temerarietà ed il più grande «peccato contro lo spirito» che l'Europa letteraria abbia sulla coscienza.


    Al di la del bene e del male - Nietzsche


    Cioè....che cosa gli vuoi dire a uno così?
    1886.
     
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  6. digilando
     
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    CITAZIONE (ventiluglio @ 28/8/2009, 22:03)
    Semplificando di molto, questo "predominio bellico occidentale" sull'Islam è parzialmente vero solo dal XV secolo (cioè "l'altro-ieri", anche limitandosi alla sola storia dell'Islam), e soltanto sul mare.
    Ciò sostanzialmente per via del perfezionamento del "galeone oceanico" armato con cannoni in ferro (assi più economici di quelli medioevali in bronzo), così come queste due tecnologie abbinate si erano sviluppate allora nei paesi europei "atlantici".

    Ma anche l'aspetto tecnologico riferito alle navi è solo una parte della verità, cioè..l'impero romano ha conquistato il mondo a piedi....
    La catapulta, l'ariete, la torre mobile, i romani avevano numerose macchine d'assedio e anche l'armatura era "tecnologia", che cosa avevano gli arabi o i persiani al confronto?
    Lo chiedo perchè non lo so, eh. :P
     
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  7. digilando
     
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    L'atto di fede
    Che cosa risponderebbe la mantide religiosa al figlio maschio che per la prima volta la vedesse divorare durante l’accoppiamento il nuovo e provvisionale partner maschio?
    Mamma, perché fai questo?
    Anch’Io morirò così?

    Non sappiamo cosa direbbe se avesse coscienza, ma sicuramente saprebbe inventarsi qualcosa a vantaggio “della specie”, chissà, magari proprio una sorta di induismo mant(r)ico - Ma no, figlio, non ti preoccupare, è così che si fa ai maschi per poterli far reincarnare …
     
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  8. digilando
     
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    Sulla fine del matriarcato

    Il matriarcato vede la sua fine coincidere con quella dell’ultimo periodo glaciale, avvenuto circa 12 mila ani fa.
    Qui, come altrove vi ritroviamo principalmente lo spazio e l’impossibilità espansiva dovuta a fattori limitanti esterni, come grandezze fisiche e psichiche fondamentali nell’alterazione del rapporto tra i sessi.
    Il clima gelido, la costrizione psicofisica allo spazio della caverna come fonte di dimora e protezione, l’isolamento da altri gruppi umani, sono tutti fattori che fanno emergere inevitabilmente alla cultura la polarità femminile.
    Fattori che del resto continuano ad essere visibili ancora oggi, quindici millenni dopo la fine dell’ultimo periodo glaciale.
    Le società nordiche, dal clima più freddo e più buio, devono necessariamente permanere molto tempo in luoghi chiusi, e di conseguenza prevale l’aspetto femminile.
    In quelle che vivono a latitudini dove domina il Sole, e non a caso simbolo maschile per eccellenza, e che passano la maggior parte del tempo all’aperto, prevale l’aspetto maschile.
    Una correlazione empirica questa, che non può essere negata.
     
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  9. COSMOS1
     
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    questo thread è difficile da leggere x il mescolarsi di aforismi e commenti

    che ne dici se elimino tutti i commenti e lascio solo gli aforismi?
     
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  10. digilando
     
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    Sesso e habitat (1)

    Alcuni ritengono che la differenza sessuale, “il delta” cui maschi e femmine differiscono, sia intrinseca all’essere umano, o “culturale”, e che l’habitat sia invece ininfluente, ovvero che la parte sessuale nell’homo, M/F, non abbia una controparte ambientale.
    In realtà l’ambiente può essere più “polare” rispetto ad un sesso, cioè avere una polarità più maschile o più femminile, e dunque, modificare il “delta” della parte sessuale umana, e questo perché la natura sessuale umana sta rispetto alla polarità ambientale in un rapporto simbiotico.
    Con ciò intendo dire che, seppure esiste una biologia peculiare dell’essere maschio e femmina, una volta che si vogliano affrontare temi quali il comportamento di “genere” ed la maniera di rapportarsi tra i sessi, ossia passare dal livello dei gameti a quello degli individui, non si può ignorare, da un punto di vista fisico, l’habitat, e da un punto di vista psicologico, la percezione del “contorno”.
    Un interessante esperimento naturale, riportato da J. Diamond (2) servirà a chiarire meglio il concetto:

    “Nel dicembre 1835 i moriori delle isole Chatham, situate 800 chilometri a est della Nuova Zelanda, persero in modo improvviso e violento la loro indipendenza, che durava da secoli. Il 19 novembre di quell'anno una nave con 500 maori armati di tutto punto sbarcò sulle coste di una delle isole, seguita il 5 dicembre da un'altra con 400 guerrieri. I maori si presentarono in tutti i villaggi, annunciando senza cerimonie che da quel momento in poi i moriori sarebbero stati loro schiavi; chi osò protestare fu ucciso. I moriori avrebbero potuto organizzare la resistenza e magari scacciare gli invasori, che numericamente erano la metà di loro. Ma la cultura moriori era tradizionalmente pacifica: essi decisero in consiglio di non combattere, e di offrire agli stranieri pace, amicizia e la spartizione delle risorse.
    I moriori non ebbero neppure il tempo di fare questa offerta ai maori: questi ultimi li attaccarono in massa, e in pochi giorni li uccisero quasi tutti, cibandosi poi dei cadaveri. I pochi risparmiati furono ridotti in schiavitù, solo per essere uccisi in seguito secondo il capriccio degli invasori. Secondo un sopravvissuto, «[i maori] iniziarono a sgozzarci come pecore ... noi eravamo terrorizzati, e cercavamo di darci alla macchia o di nasconderci in qualche buco sottoterra. Ma non servì a nulla: ci scoprirono e ci uccisero, uomini, donne e bambini indiscriminatamente». Sentiamo un maori: «Abbiamo preso possesso dell'isola, secondo i nostri costumi, e abbiamo catturato tutti. Nessuno è riuscito a scappare. Chi fuggiva l'abbiamo ucciso, e così tutti gli altri. Ma che importa? Questi sono i nostri costumi».
    Questo esito brutale avrebbe potuto essere facilmente previsto. I moriori erano un popolo di cacciatori-raccoglitori poco numerosi e isolati, dotati solo degli utensili e delle armi più semplici, privi di organizzazione e di capacità militare. Per contro, i maori venivano da una terra densamente popolata (la Nuova Zelanda), erano agricoltori, combattevano in continuazione tra di loro, possedevano una tecnologia avanzata e una forte organizzazione sociale. E' naturale che quando due popoli così diversi vengono a contatto è il primo a soccombere e non viceversa.
    La tragedia dei moriori ricorda tante altre tragedie analoghe, antiche e moderne: i forti e numerosi opposti ai deboli e pochi. Questa è particolarmente illuminante nella sua crudezza, perché i due popoli che si scontrarono provenivano dallo stesso ceppo, che si era diviso meno di mille anni prima. I maori discendevano da un gruppo di agricoltori polinesiani che aveva colonizzato la Nuova Zelanda attorno al 1000 d. C. Poco tempo dopo, alcuni maori si erano spinti fino alle Chatham, colonizzandole e iniziando un'evoluzione separata da quella della madrepatria. I maori dell'Isola del Nord si erano dati all'agricoltura intensiva, e avevano sviluppato una tecnologia e una organizzazione sociale sempre più complesse, mentre i moriori erano ritornati a essere cacciatori-raccoglitori.
    (...)
    In un lasso di tempo abbastanza breve, una straordinaria varietà di ambienti fu colonizzata da uomini provenienti dalla stessa stirpe; gli antenati di tutti quanti i polinesiani avevano una cultura e una lingua comune, e avevano a disposizione la stessa tecnologia, le stesse colture e gli stessi animali domestici. Siamo di fronte a un perfetto esperimento naturale che ci consente di studiare il modo in cui l'uomo si adatta all'ambiente, senza dover prendere in considerazione gli effetti di sovrapposizione di varie ondate migratorie, cosa che disturba le ricerche in altre parti del mondo.
    All'interno di questo esperimento su media scala, il fato dei moriori costituisce un sottoinsieme su scala locale. E' facile ricostruire il ruolo del diverso ambiente naturale nel decidere i destini dei due popoli. Le isole Chatham hanno un clima più freddo rispetto a quello dell'Isola del Nord, da cui provenivano i coloni, e lì le colture originarie maori non riescono a crescere. Fu giocoforza, quindi, per i futuri moriori ritornare a fare i cacciatori-raccoglitori. In questo modo, però, non riuscivano a produrre eccedenze alimentari, e quindi a mantenere la struttura sociale di partenza, con i suoi artigiani, burocrati, governanti e soldati non impegnati nella produzione di cibo. Si nutrivano di foche, molluschi, uccelli marini e pesci, tutte prede che potevano essere catturate senza l'uso di tecniche particolarmente complesse. Teniamo presente, poi, che le Chatham sono piccole e isolate, e possono dare sostentamento a una popolazione di circa 2000 cacciatori-raccoglitori; senza altre isole vicine verso cui espandersi, i moriori dovettero adattarsi alle condizioni locali e imparare a convivere tra di loro. Ci riuscirono rinunciando per sempre alla guerra, ed evitando la sovrappopolazione con pratiche di controllo delle nascite (alcuni neonati maschi venivano castrati). In poco tempo si sviluppò una piccola società pacifica, priva di tecnologie e di armi avanzate e di una organizzazione sociale forte.
    Per contrasto, l'Isola del Nord della Nuova Zelanda (di gran lunga la più grande della Polinesia) aveva un clima ideale per il tipo di agricoltura praticata dai maori. Questi crebbero di numero fino a raggiungere le 100 mila unità; si divisero in zone separate e densamente popolate, impegnate di continuo a farsi la guerra l'una con l'altra. La sovrapproduzione alimentare permise loro di mantenere gruppi improduttivi di artigiani, burocrati e militari, e le esigenze dell'agricoltura e della guerra svilupparono le loro capacità artistiche e tecnologiche, come è testimoniato dai loro complessi edifici cerimoniali e dall'impressionante numero di fortificazioni.
    E' chiaro quindi che maori e moriori, venuti dallo stesso ceppo ancestrale, presero strade assai diverse. Le due società persero i contatti fra loro, e nessuna seppe dell'esistenza dell'altra per 500 anni. Un giorno, una nave australiana di cacciatori di foche sbarcò in Nuova Zelanda; nel loro viaggio si erano imbattuti nelle Chatham, che descrissero ai maori come un paradiso: «C'è abbondanza di pesce e molluschi, nei laghi nuotano miriadi di anguille, e sulla terra il "karaka" dà le sue bacche mature ... Gli indigeni sono molti, ma non sono capaci a far la guerra e non hanno armi». Era abbastanza per convincere 900 maori a prendere il mare. Ciò che avvenne dopo è un chiaro esempio di quanto l'ambiente naturale possa cambiare rapidamente l'economia, la politica, la tecnologia e la capacità militare di una popolazione.


    Abbiamo dunque visto come un ceppo umano si modifichi in maniera molto diversa da quello d’origine, “solo” sulla base di nuovi fattori psico-fisici, sia i fattori limitanti del nuovo habitat, sia quelli riguardanti principalmente il pericolo e i conflitti esterni.
    Lo “spazio psichico” dei maori è immenso, non circoscrivibile, la Nuova Zelanda, quello dei moriori è un isola minuscola, e senza altre isole vicine verso cui espandersi.
    I moriori, senza minacce dall’esterno e limitati sia dalla possibilità di espansione esterna, per la carenza alimentare dovuta all’impossibilità di sostenersi con colture di tipo intensivo, sia nella possibilità di espansione interna, risolsero il problema del controllo demografico col controllo delle nascite, con la castrazione di alcuni neonati maschi. (3)
    I maori per contro, vivendo su un isola immensa, avendo a disposizione le possibilità alimentari fornite dall’agricoltura per crescere di numero e essendo sottoposti alla pressione psicologica del pericolo di popolazioni ostili che condividevano la stessa isola, usavano il potenziale demografico maschile, in continue guerre tra le zone attigue per l’espansione del proprio territorio.
    Dagli effetti che i due habitat producevano sul genere maschile, il femminile non è documentato ma potrebbe a questo punto essere facilmente dedotto, più “equo” quello dei moriori, più “discriminante” quello dei maori, si può identificare come habitat più maschile quello dei maori e più femminile quello dei moriori.
    Si faccia attenzione, qui non è importante analizzare “la natura dei sistemi” all’interno delle due società, ad es. se è l’agricoltura ad essere femminile e la caccia maschile, o l’uguaglianza sociale dei moriori e femminile e la gerarchia sociale dei maori è maschile, o la pace dei primi femminile e la guerra dei secondi maschile, certo si potrebbe fare, ma alla fine è comunque il risultato totale, quello di sintesi, che ci dice quale è più maschile e quale più femminile.
    Il fatto che i bambini maschi nella società dei moriori venivano castrati, fatto nuovo e dunque non attribuibile ad un “retaggio culturale”, e in realtà senza alcuna ragione pratica perché è solo il numero e la fertilità femminile a determinare la crescita demografica, deve essere interpretata nel suo significato simbolico, ossia che la biologia del maschile non era utile alle condizioni dell’habitat dei moriori, cosa che non si può dire di quella dei maori.


    Note
    1 - L'habitat è il luogo le cui caratteristiche fisiche, biotiche, abiotiche e limitanti possono permettere o meno, ad una data specie di vivere e svilupparsi. Per biotico si intende "vitali", quindi la presenza di altri animali, piante o microrganismi, per abiotico ciò che è “inanimato” come la luce, terra, aria, acqua, e per fattori limitanti tutto ciò di cui un essere vivente ha bisogno per vivere, e la cui limitazione/alterazione, ne causa la morte.
    2 - “Armi, acciaio e malattie” di Jared Diamond, da cui è anche tratto il testo in corsivo
    3 - E’ da notare che in realtà, essendo quello femminile il sesso limitante, il solo da cui dipende il numero della prole, per ottenere il fine si sarebbero dovute castrare le femmine. La castrazione maschile assume qui dunque un significa simbolico, ovvero, è l’habitat limitato ad essere castrante per il maschile e conseguentemente, l’inutilità del “principio” maschile.
     
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  11. digilando
     
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    Cristianesimo e Buddhismo

    Ci volle un viaggio in Thailandia nel periodo di Pasqua per comprendere quanto il Cristianesimo abbia fondato tutta la sua presa sul dolore.
    Dai quotidiani online leggevo questa telenovelas antica come la nostra civiltà - la Via Crucis - il tradimento, la corona di spine, la flagellazione, le cadute, la spada nel fianco, la crocifissione, la Madonna che piange ….

    Intanto camminavo per le strade di Chan Mai, e il Buddha era lì, in piccoli altarini agli angoli delle strade, sorridente, nella sua immensa tranquillità - nessun tradimento, nessuna crocifissione, nessuna promessa di felicità ultraterrena, e la gente ancora oggi, al suo cospetto, si inchinava.

    Mestruazioni, doglie, il travaglio, la morte da parto … siamo nate per soffrire.
    La disgrazia dell’Occidente è stata che il patriarcato mediterraneo non è riuscito a togliersi dalle palle il retaggio della Grande Madre.

    Animus
     
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  12. digilando
     
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    Il genio dei padri della Chiesa

    Ai padri fondatori della Chiesa deve essere riconosciuta una genialità, una tale finezza psicologica che, a parte uno forse due personaggi in tutto(1), non si è mai più vista nel corso dell’intera storia occidentale.
    Il concetto di un intero sistema basato sul debito, ben prima del moderno sistema economico, è stato inventato da loro, la dottrina del debito psicologico, cioè la colpa come debito.

    “La più gran colpa dell’uomo è di essere nato”.
    Oggi sembrerebbe uno slogan tirato fuori da una “nazifemminista” del calibro della V. Solanas (2) e invece è soltanto lo slogan di un famoso drammaturgo cristiano, Pedro Calderòn de la Barca (3) .
    Cavalcando una pulsione psichica femminile, il ritorno all’Uroboros, hanno edificato tutto il loro potere, costruito un impero, una civiltà ... chi altri è stato capace di una simile impresa? Quanti uomini potrebbero trarre vantaggio a vita dai desideri anche di una sola donna, e non piuttosto, dover pagare di persona per quei desideri?
    Trarre guadagno dalla totalità del genere femminile, poi, e per due millenni ... geniali, impareggiabili!

    Rimane ora, giunti quasi alla fine della storia, al genere maschile pagare gli interessi di quella cambiale, il debito originario, messa all'incasso ormai venti secoli fa, e della quale in attesa del saldo apocalittico, un po’ tutte le generazioni maschili ne hanno beneficiato, posponendone ognuna, con interessi sempre crescenti, il debito dalla generazione precedente a quella successiva.
    Di padre in figlio.

    Note
    1 - A mio parere Nietzsche e Dostoevskij.
    2 - Nota femminista estremista degli anni ’70 e autrice del pamphlet, “S.C.U.M, manifesto per l’eliminazione dei maschi.”
    3 - Famoso drammaturgo e religioso spagnolo del XVII secolo. Documentato in Umano, troppo umano, vol. 1, Nietzsche.
     
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  13. digilando
     
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    L’occhio della padrona ingrassa il cavallo

    In gita sul lago, dal treno, ho visto un bambino giocare a tennis da solo(1) . Solo qualche villa dopo, un altro bambino faceva lo stesso.
    In visita a mio fratello ho visto i miei due nipotini giocare a ping-pong, fianco a fianco, l’uno contro l’altro (2) .
    In Spagna, sotto il governo Zapatero, hanno iniziato a fare la loro comparsa le panchine “single”, monoposto (3).

    Al centro giochi dei centri commerciali, ho visto file di figli unici, attendere impazienti il proprio turno per salire su macchinine fatte ancora con due posti, ma delle quali, ognuno ha diritto, o forse il dovere, ad usare singolarmente.
    Una volta era l’occhio del padrone ad ingrassare il cavallo.
    Oggi è il genitore a fare gli interessi della padrona.


    Note
    1 -Con il tennis trainer: http://www.tennistrainer.it/
    2 - Il gioco del ping pong della Wii.
    3 - Madrid, 2008.
     
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  14. digilando
     
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    Occhio non vede, cuore non duole
    Vietare il linguaggio, occultare i simboli, eclissare delle leggi, porre delle nuove costrizioni su antiche e millenarie libertà, persegue il fine d'insabbiare tutte quelle prove che stanno a testimonianza di un passato “epico”, motivato dal fatto che se quei significanti non venissero nascosti, costituirebbero ora un ricordo insopportabile sia alla presenza di chi s'è macchiata di un'appropriazione indebita, sia alla presenza di colui, che pur essendo il defraudato, non ha nessun potere da far valere, e quei stessi simboli che prima esprimevano grandezza, stanno ormai lì solo a testimonianza della propria impotenza, di ciò che si era e di ciò che si è diventati, di una beffa insomma, che anche lui, ha tutto l'interesse a rimuovere.
    Cancellandoli , si fa pulizia e si dimentica il passato, si rimuove la colpa di lei, si rimuove la vergogna di lui.


    Avanzi di genere
    In una società chiusa, circolare, decine o centinaia di uomini sono economicamente sostituibili da un solo “campione” e le sue macchine, e anche quell'uno oggi, è sostituibile da una donna ... e la sua tecnologia.
    Da una parte, c’è un intero genere che avanza, nel senso di avanzo, che è di troppo, di scarto, e dall’altra parte, un altro che avanza, questa volta nel senso di progresso, che costruisce le sue conquiste sugli avanzi del primo.
    Tutta la sovrastruttura sociale, dai nuovi diritti femminili che appaiono “sacrosanti” ai proclami della sempre crescente violenza sulle donne e la conseguente criminalizzazione dell’uomo, si fondano tutti su questa nuova relazione di dipendenza, sul fatto che il maschio è stato surrogato, reso superfluo, e la femmina no.
    E’ la sola presenza maschile nel mondo, oggi, ad essere diventata molesta … e se ne capisce anche il perché.
    Occhio non vede … cuore non duole.
     
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  15. digilando
     
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    Il figlio, un male necessario

    Dal rituale del ver sacrum praticato dalle popolazioni italiche pre-romane consistenti nel “sacrificare” tutti i primogeniti nati in uno stesso periodo[1], al successivo pater familias romano che in virtù della vitae necisque potestas esercitava ovviamente il diritto di morte sulle progenie, all’antica Babilonia che, come scritto sul codice delle leggi di Hammurabi, sanciva il diritto paterno di dare in pegno il figlio a saldo di un debito, al Deuteronomio[2] che “consigliava” di onorare il padre e la madre … affinché (tu figlio) possa vivere lungamente…[3], il figlio dalle nostre parti , nel bacino mediterraneo, è stato sempre considerato come un male necessario[4].
    E’ un dato di fatto che ancora oggi, nonostante questo reato sia in costante crescita, il figlicidio non abbia dignità di un proprio articolo sul codice penale italiano[5], ma che venga ricondotto all’omicidio generico, rispetto al quale, de facto, le conseguenze penali per l’uccisione di un figlio, sono sempre notevolmente inferiori, nel caso della madre si riducono ad una vacanza di qualche anno pagata dai contribuenti in una clinica di lusso, rispetto al caso in cui si uccida semplicemente un estraneo.
    Questa premessa serve, forse, come spiegazione per un osservazione che ho notato già ormai diverse volte.
    Ho incontrato diverse persone, che per l’esito completamente fallimentare della loro vita[6] devono ringraziare, solo due persone, il padre e la madre.

    La madre ha di solito la tendenza ad impedire al figlio di fare qualunque cosa possa allontanarlo da lei, fino a sotterrarlo “involontariamente” vicino a casa per potergli portare poi tutti i giorni dei fiori freschi, e magari poter piangerci un po’ su.
    Il padre, quello di poggiare la propria “grandezza”, una delle ultime chance per rendersi ancora utile, supplendo da battipanni vivente, sulla pelle, o “meglio”, sull’autostima dei propri figli.
    I padri del ’68 si sono svenduti i figli per poter scopare, almeno fin quando è durato, a gratis.
    Le future madri oggi, li destinano a farne cocktail per evitare le rughe.
    I casi sono tanti e sarebbe lungo elencarli, non vi sfuggono ne i poveri ne i ricchi, ne affermati imprenditori, ne miseri operai, una ragione per “marciare” sui figli, magari anche solo per proteggere a loro volta se stessi dal riconoscimento dell’umiliazione subita a suo tempo dai propri genitori, la si trova sempre, e la ragione è proprio, forse, che per la nostra civiltà, il figlio, ed in particolare il figlio maschio, è carne da macello, l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
    Ci fu un uomo che al termine di una vita ormai fallita, a 45 anni, drogato da anni con alle spalle un ricco padre imprenditore, sintetizzò così la sua amara esperienza di vita: la pianta giovane avvizzisce all'ombra di quella vecchia.
    Illuminante.


    [1] Generalmente dal 1° marzo al 1° giugno.
    [2] Deuteronomio 5,16.
    [3] Come dire, meglio seguire il consiglio che venir lapidato: “Quando un uomo avrà un figliuolo caparbio e ribelle che non ubbidisce alla voce né di suo padre né di sua madre, e benché l’abbian castigato non da loro retta, suo padre e sua madre lo prenderanno e lo meneranno dagli anziani della sua città, alla porta del luogo dove abita, e diranno agli anziani della sua città: ‘Questo nostro figliuolo è caparbio e ribelle; non vuol ubbidire alla nostra voce, è un ghiotto e un ubriacone’; e tutti gli uomini della sua città lo lapideranno, sì che muoia; così toglierai via di mezzo a te il male, e tutto Israele lo saprà e temerà” Deuteronomio 21,18-21
    [4] La condizione migliore era con tutta probabilità nella Grecia classica, ad eccezione di Sparta che come è nota buttava i neonati “meno idonei” alla guerra giù dalla rupe tarpea.
    [5] C’è l’infanticidio (art. 578 del codice penale) che riguarda il neonato, ma anche in questo caso, la pena è esplicitamente ridimensionata rispetto all’omicidio generico.
    [6] Non solo da un punto di vista economico/sociale, ma come realizzazione/riconoscimento in quanto essere umano.
     
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