Maschio pentito artista-L'immonda figura dei tempi moderni

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    Venerdì 25 Aprile 2008

    Arcano femminile

    Caro Signor Gervaso, sono un uomo ormai maturo che da qualche anno ha varcato (come dice lei) le colonne d’Ercole dell’andropausa. Non sono più il fulmine di un tempo come, a sessant’anni, credo non lo sia nessuno, ma le donne mi piacciono ancora. Da una ventina d’anni sono separato da mia moglie e non mi sono mai legato ad altre compagne. A farmi temere un’eventuale convivenza è il fatto che non credo di conoscere bene le donne e non vorrei che una simile scelta mi procurasse brutte sorprese. Lei ha fama, invece, di essere un gran conoscitore dell’altro sesso e per questo le scrivo: per cercare, con le sue parole e i suoi consigli, di penetrare meglio nel misterioso mondo femminile.
    Aristide De Giorgi - Milano


    Caro De Giorgi, ogni tanto qualcuno mi attribuisce meriti che non ho e conquiste che non ho mai fatto e che temo, a settant'anni suonati (non da molto, ma suonati), di non fare più. Anch’io, come lei, ho amato, e devo dire con fortuna, molte donne. Ma un conto è amare una donna, un conto è capirla. Le donne, per me, ma credo non solo per me, sono sempre state un arcano, non meno fitto di quello della Trinità.
    Le donne sono un arcano e devono restarlo perché è proprio la loro indecifrabilità a renderle intriganti, conturbanti, irresistibili. Oscar Wilde le definiva “sfingi senza segreti” e io sono d’accordo. Con una piccola chiosa: sfingi lo sono solo per noi uomini, e a ragion veduta. Niente incuriosisce e affascina di più un uomo quanto la volubilità e l’imprevedibilità femminili. La forza delle donne è la nostra debolezza.
    Le donne custodiscono solo i segreti che gli conviene custodire, e questi li blindano. Ma se ritengono utile rivelarli, lo fanno con somma circospezione, scegliendo confidenti ciarliere, che rendono di pubblico dominio ciò che a parole, ma solo a parole, dovrebbe restare riservato. Non è facile, forse impossibile, comprendere le donne e chi cerca di carpirne le intenzioni e le scelte strategiche, soprattutto in amore, perde il suo tempo. E ne perde tanto.
    Donne settarie e superficiali, fuorviate da certe ideologie, mi hanno sempre giudicato e condannato come un maschilista. Ma io non sono mai stato un maschilista. Oltre alla volontà, me ne mancano lo spirito e l’aspetto. Io, le donne, tutte le donne, di tutte le età, di tutte le etnie, di tutte le taglie le ho sempre amate perché le donne devono essere sempre amate. Le più spregiudicate biblicamente; le più virtuose (ma la castità è davvero una virtù?) platonicamente. Le donne, tutte le donne, vanno amate perché le donne per un uomo, un vero uomo, sono tutto. Fisicamente meno forti di noi, sono più coraggiose, generose, determinate. Se vogliono una cosa o un uomo, questa cosa o quest’uomo, prima o poi, diventerà loro.
    Io, a una donna, nella fattispecie a mia moglie, con cui vivo da decenni, do sempre ragione. Le do ragione anche se ha torto. Anzi, soprattutto se ha torto. Se mi mettessi a discutere con lei, se contestassi una sua frase o un suo gesto, si avvierebbe una diatriba insostenibile. E poi, detto fra noi, credo che le donne abbiano sempre ragione. Il buon senso le rende infallibili.
    Hanno poi una qualità che gli invidio, e che le rende più pugnaci di noi e più vittoriose: l’ottimismo. Possono vedere grigio, ma non vedono mai nero, mentre io vedo solo nero (e non mi dia del nostalgico).
    Vedo nero perché sono pessimista (ma chi è il pessimista se non un ottimista bene informato?). Mi consolo con il lavoro, un lavoro, quello di giornalista e di scrittore, che amo alla follia e che, in cambio di una dedizione totale, quasi ossessiva, ai limiti della monomania, mi ha dato il successo. Finché lavoro non mi perdo mai d’animo, anche nei momenti più difficili e drammatici. Nella vita quotidiana, nella routine sono, invece, un inetto, una nullità. Completamente privo di senso pratico, non so fare niente e, se costretto, lo faccio malissimo. Non so avvitare né svitare una lampadina, non so sbucciare una mela o una patata, non so stappare una bottiglia di vino o di champagne. Se non avessi a fianco la moglie che ho sarei uno sbandato e vivrei come un barbone.
    Le donne (non me ne vogliano i compagni uomini) sono superiori a noi. Non hanno, come si dice, una marcia in più: hanno in più un motore. E non un motore a scoppio. No: un motore da Ferrari o da Tornado. Teniamocele buone, le donne, tutte le donne. E se non ci è permesso di buttarci fra le loro braccia, gettiamoci ai loro piedi. Augurandoci che non ci calpestino.
    [email protected]
    P.S. Devo rimettere a nuovo un ginocchio avariato. Arrivederci fra un paio di settimane.
     
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