MODELLI DI STERILITA'

Induzione alla sterilità femminile attraverso modelli culturali

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  1. wookyee
     
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    Il percorso evolutivo della comunicazione di moda

    Quella della comunicazione di moda è una storia recente.

    Fino agli anni Sessanta, infatti, l'unico strumento utilizzato erano le sfilate, intese ancora come una semplice occasione di vendita, e non come un evento mediatico di ampia portata come avviene oggi.

    È negli anni Settanta, con l'inizio del processo di democratizzazione della moda, che per la prima volta ci si pone il problema di non rivolgersi solo a un pubblico di addetti ai lavori.


    tratto da:IL LINGUAGGIO E LE STRATEGIE COMUNICATIVE DELLA MODA DI CLAUDIA GRAZIANI


    Un altro periodo rivoluzionario per la moda del ventesimo secolo è lo Swinging degli anni 60 (British Mod, androginia, Twiggy, Edie Sedgwick, Mary Quant) Un tempo molto turbolento per gli Stati Uniti ha determinato alcuni look più innovativi del secolo.

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    TWIGGY

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    Edie Sedgwick

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    Mary Quant style



    Negli ani 60 ha inizio il look unisex – uomini e donne si vestono alla stessa maniera.

    Stampe audaci e righe sia per uu che per dd.


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    http://popscene.vox.com/library/post/the-e...ashion-has.html

    Forse lo sviluppo più notevole nella moda degli anni 60 è stato il drammatico cambiamento nell’abbigliamento maschile. Per i 150 anni scorsi, il vestirsi per gli uomini era stato il vestito su misura dall'apparenza normale e scuro. Ora, seguendo l trend che in primo luogo sono comparsi nelle mode gay, sono stati introdotti gli elementi colorati, quali le giacche senza collo, portate con pantaloni slim – fitting e scarponcini.
    Durante la metà degli anni ’60 le cravatte ed i foulard sono ritornate “in”, insieme alle camicie stampate con colori vividi. Per concludere, i risvolti ed i pantaloni hanno raggiunto le dimensioni esageratamente larghe.
    I vestiti si sono trasformati in sempre più in unisex così gli uomini e le donne fanno shopping di articoli simili nelle stesse boutique.
    http://www.vam.ac.uk/vastatic/microsites/1211_sixties/hist_wp.pdf

    Negli anni 70 e nei successivi le donne hanno adottato una strategia differente per le caratteristiche per trattare le differenze di genere. Negli anni 70 molte donne stavano provando ad introdursi nelle carriere e nei lavori in competizione diretta con molti maschi, quindi per aiutare a guadagnare l'uguaglianza con le loro controparti maschili hanno adattato i loro vestiti per dare risalto alle caratteristiche maschili. Conosciuto come “power dressing” questo ha determinato al creazione di vestiti tipicamente da lavoro, modellato con successo nella mente, consistente in giacche scure mascoline indossate con gonne con orlo più lungo e completate con una tasca applicata. In un tentativo ulteriore di negare la femminilità la gonna è stato disegnata in modo rigoroso e le spalle sono stato ingrandite e riempite, con una conseguente silhouette simile alla figura maschile. Questo ha dato una spinta ulteriore al vestito unisex
    http://www.fashionbody.co.uk/1970s%20Female.htm

    Annie Hall ha vinto l’Oscar come miglior film verso la fine degli anni 70. Il look da uomo indossato da Diane Keaton viene ampiamente adottato.
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    Moda e cambiamento sociale

    Il ruolo della moda nei processi di costruzione delle identità

    [...] Grandi riflette sulle caratteristiche proprie della nostra "era post-moderna", per valutare se e in che misura queste influenzino l'efficacia normativa della moda. Il primo tratto che contraddistingue la postmodernità è l'indeterminatezza e la grande fluidità delle categorie che, fino a oggi, erano considerate centrali nella definizione dell'identità, ossia l'età, il genere sessuale, la bellezza fisica, la classe e la razza.

    Ciò influisce profondamente sull'efficacia dei codici vestimentari, che hanno sempre fatto perno su opposizioni binarie tipiche della modernità (maschile/femminile, gioventù/vecchiaia, classe bassa/classe alta). Tra tutte le ambivalenze d'identità sperimentate nella nostra società, quella che colpisce maggiormente è senza dubbio la perdita della differenziazione sessuale, fenomeno che ha suscitato l'interesse di vari studiosi [cfr. § 2.5.].

    2.5 La moda e il corpo

    Lo stesso Barthes [1982] si interroga in merito al corpo moderno, cercando di delinearne i tratti fondamentali. Una sua prima caratteristica è la sostanziale perdita della differenziazione sessuale.
    Nell'aspetto e nell'abbigliamento i segni di opposizione tra i due sessi vanno sempre più perdendo peso: "barbe e baffi sono ormai estinti, la capigliatura maschile si è molto allungata e si è fatta più ordinata e seduttiva, gli uomini hanno preso orecchini, colori e altri costumi una volta solo femminili; e in cambio molti indumenti maschili sono stati conquistati dalle donne." [Volli, 1998: 58]

    Si parla spesso di una "femminilizzazione" della nostra società, in quanto gli uomini hanno rinunciato a molti dei caratteri che sottolineavano il loro predominio e hanno cominciato ad adottare ornamenti, oggetti e colori che, fino a poco tempo fa, li avrebbero immediatamente fatti etichettare come "effemminati". Ma nello stesso tempo si evidenzia anche una sorta di mascolinizzazione delle donne: queste, assumendo gusti e costumi dell'altro sesso, segnalano la loro voglia di autonomia, di forza e di durezza. Il risultato è una certa ambiguità e mescolanza, sempre più evidente nel costume (si pensi a indumenti unisex come la tuta da jogging, la T-shirt, gli scarponcini, i jeans).

    Un altro tratto peculiare dei "nostri tempi", individuato da Barthes [1982] e poi evidenziato anche da Volli [1998], è una sorta di rimozione sociale del corpo vecchio. È come se la nostra società tolleri solo i corpi giovani (Barthes definisce questo fenomeno "razzismo giovane"): ogni volta che il corpo viene rappresentato o messo in scena, esso è sempre e comunque giovane. Volli parla di una tendenza della nostra società verso l'"adolescenza prolungata". Sul piano estetico, infatti, l'adolescenza è per tutti l'età di riferimento: ciò è evidente nella prevalenza di musiche, balli, ritrovi e abiti provenienti dal mondo giovanile.
    Collegato a quello del corpo giovane, si è affermato anche il mito del corpo magro.
    Il corpo magro è assimilato a un corpo giovane, la magrezza è un segno garantito di giovinezza, da cui lo straordinario sviluppo delle tecniche di dimagrimento, la straordinaria preoccupazione e ossessione che rappresenta nel mondo attuale il desiderio di dimagrire, come dire di mantenere il proprio corpo nel suo stato mitico di giovinezza: è in realtà il desiderio di immortalità. Esiste un vero e proprio mito della cura dimagrante che coinvolge veramente tutti, uomini e donne insieme, che comincia molto presto, ben prima della vecchiaia, e che prova che il corpo moderno si vuole massicciamente, collettivamente, miticamente un corpo magro e giovane. [Barthes, 1978: 130]

    Fra i vari mezzi di diffusione e di elaborazione di questo nuovo corpo umano, un ruolo fondamentale è svolto dalla pubblicità. Essa mette sempre in scena dei corpi giovani e, anche se è obbligata a utilizzare dei corpi non più molto giovani, questi sono comunque sempre sani ed energici, resi tali dai prodotti di bellezza, alimentari o igienici pubblicizzati.
    Nella nostra società, in definitiva, si è affermata una sorta di nuova centralità del corpo, a fronte di un universo dominato da tecnologie che, solitamente, portano a proclamare la scomparsa del corpo come sostanza. Si tratta comunque del trionfo di un corpo particolare, "un corpo sano e attivo, sportivo e curato, un corpo magari un po' desessualizzato, ma portato con orgoglio e libertà. Un corpo che fa jogging, che frequenta le discoteche e le spiagge, un corpo depilato, lisciato, deodorato, allenato. […] Esso rifiuta il mistero, è orgoglioso di sé, della sua forma, del suo apparire in pubblico. È disposto a giocare e a scherzare con tutto, salvo che col suo benessere. Non ha vergogna, non ha paura, non ha difetti (finché la natura e le cure lo aiutano)." [Volli, 1998: 39-40]



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    Alcuni stilisti hanno tradotto l’androginia come un look potente per la sera, facendo riferimento allo “smoking”, una tendenza il cui primo pioniere fu Yves San Laurent in 1966.

    http://www.howtolookgood.com/catsect_3.html

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