MODELLI DI STERILITA'

Induzione alla sterilità femminile attraverso modelli culturali

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  1. wookyee
     
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    Apro questo nuovo thread dove posterò articoli, commenti, notizie e altro, frutto di una ricerca che riguarda, come dice il titolo, l’induzione alla sterilità femminile.

    La ricerca è articolata su questi punti fondamentali:

    a) La società impone come modello la donna molto magra, molte modelle, attrici e donne dello spettacolo e perfino le bambole rispecchiano questa tipologia femminile;

    b) Le donne tendono ad imitare questi modelli di “donna di successo e alla moda” interpretando questi modelli come i nuovi valori a cui tendere; fashionably slim women - così la definizione inglese del modello femminile imposto che ho trovato in un articolo scientifico.

    c) La magrezza porta la donna all’infertilità;

    d) Possiamo quindi considerare che il fine del modello femminile proposto sia: l’infertilità femminile, imposizione di un modello femminile come operazione di controllo sulla fertilità delle donne;


    Alcuni articoli finora trovati sono in inglese, per non appesantire il thread riporterò solo la traduzione in italiano(*), di tutti gli articolo riporterò l'autore, il titolo e il link della fonte, dove poter leggere l’originale. Alcuni articoli scientifici sono estratti, perché non tutti i siti danno la possibilità di leggerli interamente.

    Gi eventuali commenti possono essere postati a: “commento a modelli di sterilità”-
    http://www.forumfree.net/?t=12931287
    (non so come si fa il link diretto...)

    Prima di affrontare questa ricerca non avevo mai considerato questo collegamento tra modelli femminili proposti e infertilità.
    E' un argomento che si è rivelato veramente, per me, molto interessante.
    Ho riportato i punti salienti in cui è stata suddivisa la ricerca, così chiunque abbia voglia di collaborare può postare delle notizie interessanti inerenti all’argomento trattato.
    sempre sul 3D - "commenti a modelli di sterilità"
    http://www.forumfree.net/?t=12931287


    Ringrazio Animus, ispiratore della ricerca e i mods per l’ospitalità. :D

    Ciao

    Wookyee


    (*) mi sono resa conto rileggendo le traduzioni che alcune volte non sono in italiano perfetto può darsi che questo sia dovuto al fatto che in alcuni giorni ho finito completamente le 20.000 parole giornaliere a disposizione e quindi non sono riuscita a trovare le parole per tradurre bene!! :P

    Inoltre alcuni termini trovati sono termini medici, in alcuni casi ho riportato delle note con il significato (l’ho fatto per me durante la traduzione però le lascio perché possono sempre servire! :) )

    Se ci sono errori :rolleyes: segnalateli, per favore!!

    Edited by wookyee - 17/12/2006, 17:44
     
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  2. wookyee
     
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    Inizio con alcuni articoli riguardanti la pressione mediatica sul corpo femminile:

    CENSIS, ITALIANE FRUSTRATE DA 'DITTATURA MAGREZZA' SPOT E TV
    Roma, 1 dic. - Italiane frustrate dal confronto con i modelli femminili proposti dalle pubblicita' televisive. Il 31,2% li considera ''irraggiungibili e con il solo scopo di fare sentire inadeguate le donne reali''. A evidenziare la pressione mediatica sul corpo femminile e' il Censis nel 40esimo Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese.
    Solo una 18-25enne su tre, contro il 40% del totale della popolazione femminile, si piace cosi' com'e'. Il 56,1% vuole a tutti costi migliorare il suo aspetto, quasi la meta' (45,9%) ha fatto una dieta nell'ultimo anno, nonostante il 37,8% fosse normopeso o addirittura sottopeso.
    http://www.adnkronos.com/Speciali/P_Qv/It/101.html


    Queste notizie sono di ieri:

    SALUTE: APPROVATO MANIFESTO DI AUTOREGOLAMENTAZIONE DELLA MODA ITALIANA
    MELANDRI, ALLEANZA STRATEGICA PER AVVIARE PERCORSO COMUNE CONTRO ANORESSIA
    Roma, 16 dic. - (Adnkronos) - Il testo definitivo del ''Manifesto nazionale di autoregolamentazione della Moda italiana contro l'anoressia'' e' stato approvato dal ministero per le Politiche giovanili e le attivita' sportive, dalla Camera nazionale della Moda italiana e da Alta Roma. La firma ufficiale del Manifesto si terra' a Roma la prossima settimana.
    http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Cr...d=1.0.635078823


    Basta bimbe e anoressiche, in passarella anche la taglia 48
    ANSA - Sab 16 Dic
    ROMA - Basta con le modelle ultramagre taglia 40, con le bambine vestite da donna nelle sfilate, con uno stile di vita irrealizzabile che puo' essere pericolosamente copiato da adolescenti e ragazze . Ritorno, invece, dell'ideale di bellezza "mediterranea" con addirittura la taglia 48 in passerella perché anoressia e bulimia, che in Italia colpiscono tre milioni di persone, non sono un gioco, ma un grave problema di cui si puo' anche morire.
    Dopo l'allarme anoressia rilanciato in tutto il mondo della moda dopo la morte di una giovane top model brasiliana, il ministero per le Politiche giovanili, la Camera Nazionale della Moda e Alta Roma sono corse ai ripari e hanno realizzato un Manifesto di autoregolamentazione che dovra' essere ora recepito dal fin troppo eterogeneo mondo degli operatori del settore, stilisti, agenzie di modelle, fotografi, make up artist. Sei punti che trasmettono "creativamente e costruttivamente modelli estetici positivi come strumento concreto di prevenzione ai disturbi alimentari" e che partono dai dati scientifici: l'anoressia e' la prima causa di morte da malattia psichiatrica, colpisce il 3% della popolazione e di questo il 95% e' donna. Inoltre, l'influenza negativa dei modelli estetici anoressici interessa anche la pre-adolescenza: il 60,4% delle ragazzine italiane tra i 12 e i 14 anni coltiva il desiderio della magrezza, il 24% si e' gia' sottoposto a dieta, il 34% ha inventato la sua dieta senza consultare un medico. Sei gli impegni del Manifesto: rivalutare un modello di bellezza sano, solare, generoso, mediterraneo, che l'Italia ha contribuito storicamente a diffondere a livello internazionale; tutela della salute delle modelle e impegno a non fa sfilare chi non e' in salute; passerelle riservate soltanto alle maggiori di 16 anni; inserimento generalizzato nelle collezioni delle taglie 46 e 48; campagne di comunicazione congiunte mondo moda, istituzioni e associazioni mediche; recepimento nei regolamenti interni dei principi del Manifesto.
    L'accordo, che sara' firmato ufficialmente la prossima settimana, e' stato approvato da Giovanna Melandri, ministro per le Politiche giovanili e Sport, da Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda italiana e da Stefano Dominella, presidente di Alta Roma. "Abbiamo raggiunto un ottimo risultato - ha detto Melandri - ci auguriamo ora che anche altri operatori del settore si possano unire a questa iniziativa che fa parte di un piano piu' complessivo del Governo teso a intervenire sul livello sanitario e educativo nella prevenzione delle malattie legate ai disturbi dell'alimentazione".
    "La Moda italiana e' la prima al mondo - ha ricordato Boselli - e anche in questa iniziativa stiamo assumendo atteggiamenti costruttivi di leadership che potranno essere seguiti da altre organizzazioni consorelle nel mondo". "Il Manifesto - ha spiegato Dominella - non e' stato stipulato con l'intento di imporre qualcosa a qualcuno. L'obiettivo che perseguiamo e' solo quello di regolamentare il mondo della Moda, affinché non venga additato come responsabile di drammatici fatti di cronaca o penalizzato da inutili prese di posizione degli stilisti. Non vogliamo avallare il cliché legato all'immagine di stilisti capricciosi e irresponsabili. Continuo, pero', a pensare che non sia il mondo della Moda il vero problema". (ANSA)
    http://it.news.yahoo.com/16122006/2/basta-...-taglia-48.html



    Milla Jovovich: Troppo magra per avere un figlio
    Dalla repubblica:

    image
    TROPPO belle. Troppo stressate. E, soprattutto, troppo magre. Il tema dell'anoressia - o comunque l'eccessivo desiderio di mantenere la taglia 38 - è ricorrente, ciclico, nel mondo delle celebrità. E non solo a Hollywood. Ma mai come in queste ultime settimane, sull'argomento giungono segnali allarmanti. L'ultimo, in ordine di tempo, è la confessione di Milla Jovovich: "Non riesco a rimanere incinta - ha ammesso - perché non ho abbastanza peso per farlo".

    E dire che lei, Milla - trentenne, top model già dall'adolescenza, testimonial di una nota casa cosmetica, bellissima interprete di film come Il quinto elemento, la saga Resident Evil - non sembra una delle più esili, tra le donne copertina dei nostri anni. Almeno è questa l'impressione che si ricava guardando le sue foto. Invece no. Invece anche una donna così affascinante, per il solo fatto di dover stare sempre alla ribalta, ha coltivato l'ossessione della magrezza. Risultato: lei e il suo attuale compagno, il regista inglese Paul Anderson, non riescono ad avere figli. Per un unico motivo: la massa corporea dell'aspirante mamma non è sufficiente. A rivelarlo, il quotidiano londinese Evening Standard.

    Questo perché il cosiddetto indice di massa corporea, che in una donna sana è tra 18,5 e 24, nelle cosiddette "taglie zero" - in primo luogo, le modelle ingaggiate per le sfilate - è sotto i 18. Milla compresa. Ecco perché l'attrice ha deciso di ammettere la sua infertilità: "Desidero tanto avere un bambino - ha confessato - ma l'unico modo per farlo è abbandonare il mio attuale stile di vita". Cioè quello che la costringe a stare sempre sotto i riflettori, a incarnare quel modello irrangiugibile, sottilissimo, di bellezza. Conseguenza: "Lascerò la ribalta per un anno e mi dedicherò a una dieta ricca di sostanze nutritive", ha assicurato.

    Si tratta dello stesso regime alimentare che un'altra celebrità, Victoria Beckham - già in passato rea confessa di disordini alimentari - starebbe attualmente seguendo, secondo i bene informati. Finora, però, i risultati non si vedono molto: anche nelle ultimissime foto l'ex Spice girl appare di una magrezza inquietante. Pure lei, comunque, avrebbe deciso di mangiare di più e meglio per il desiderio, rimasto finora insoddisfatto, di avere un altro bambino col suo David.

    Dall'Inghilterra a Hollywood, altre storie di anoressia. A cominciare dalla più innaturalmente magra, tra tutte le supermagre dello showbiz: Nicole Richie, figlia di Lionel, celebre stellina del gossip a stelle e strisce. Amica (poi nemica, poi riappacificata) di Paris Hilton, sua compagna in un famoso reality show d'oltreoceano. Una ragazza letteralmente pelle e ossa. Che, infatti, qualche giorno fa è finita in clinica. La sua portavoce non ha ammesso i disordini alimentari (di cui invece tutti parlano); ma ha riferito comunque che lo scopo del ricovero è cercare di farle prendere un po' di peso.

    E non è un caso isolato, il suo. Stessa sorte è toccata, un po' di tempo fa, a Mary-Kate Olsen, una delle due gemelle ventenni regine dello showbiz americano. E sempre recentemente un'altra magrissima e famosa, Calista Flockhart, attuale compagna di Harrison Ford, ha ammesso di avere avuto problemi di anoressia, quando girava il telefilm Ally McBeal, che l'ha resa una diva.

    Ma l'elenco potrebbe continuare. Come mostra un sito dedicato proprio alle star che hanno o hanno avuto disordini alimentari, Caringonline. Che, sulla sua homepage, avverte: "Questi problemi non sono glamour, sono pericolosi". Poi l'elenco di alcune celebrità cha sanno di cosa si parla. Da chi soffre o ha sofferto di anoressia - l'attrice Christina Ricci, la cantante Fiona Apple, la leader dei Cranberries Dolores 'ORirdon, l'attrice ed ex top Carrie Otis - a quelle che hanno sperimentato anche la bulimia: Gerri Halliwell, Melanie Griffith, Janet Jackson. Ma anche le veterane Jane Fonda e Sally Field.

    Ci sono poi le dive che, pur non avendo evidenti problemi di anoressia, vivono comunque nel terrore di prendere anche un etto, con conseguente sottoalimentazione. Come Nicole Kidman: giunta due settimane fa in Italia, per partecipare alla Festa di Roma, l'attrice ha deluso i tanti invitati vip che l'aspettavano al banchetto in suo onore, alla Casina Valadier. Ma lei ha preferito starsene in un'altra sala, a sgranocchiare solo qualche foglia d'insalata.

    Ovviamente, non si tratta solo delle questioni personali, privatissime, di questa o quella star. Il problema è che si tratta dei modelli di bellezza che vengono imposti, attraverso la moda e i media, alle ragazzine di tutto il mondo. Anche per questo, ciclicamente, nelle sfilate vengono bandite le modelle eccessivamente magre. Ma poi si torna alle vecchie abitudini: come dimostra un film brillante e attualissimo come Il diavolo veste Prada. Dove la coprotagonista (insieme a Meryl Streep) Anne Hathaway, segretaria una rivista fashion che assomiglia molto a Vogue, viene considerata una grassona perché indossa la taglia 42.


    Edited by wookyee - 17/12/2006, 17:45
     
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  3. wookyee
     
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    Gli articoli riguardanti gli studi sul rapporto tra grasso corporeo e fertilità li posto in rosso, per distinguerli dagli altri.

    Alcuni di questi articoli sono estratti, non presentano completamente lo studio, fonte: sito "ncbi.nlm.nih.gov".
    NCBI - Centro nazionale per le informazioni di biotecnologia - istituito nel 1988 come una risorsa nazionale per le informazioni molecolari di biologia.

    Autore:
    Frisch Rose E.
    Critical fatness hypothesis. - Ipotesi Critica sulla Pinguedine

    E’stato studiato il rapporto tra grassezza e fecondità nelle donne.
    L'autore presenta la prova che una donna deve immagazzinare una soglia o una quantità minima di grasso corporeo per essere in grado di generare.
    Sono esaminati i meccanismi possibili da cui la quantità di grasso di corpo potrebbe interessare la fecondità.
    La considerazione inoltre è data dagli effetti delle diete e sperimentazioni sulla fecondità.

    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.f...st_uids=3051352




    Autore:
    Frisch Rose E.
    Body fat, menarche, fitness and fertility. - Grasso corporeo, menarche, idoneità e fertilità


    Harvard, Centro studi sulla Popolazione – Cambridge.
    Molti atleti, ballerini di balletto e donne che sono smodatamente a dieta hanno amenorrea secondaria o primaria. Un allenamento o una perdita di peso meno abbondante può provocare i cicli mestruali anovulatori, o una fase luteale (fase post ovulatoria) ridotta.
    Questi disturbi della capacità riproduttiva sono dovuti a una disfunzione dell’ipotalamo, che è correlata con la perdita del peso o la magrezza eccessiva.

    E’ stato stabilito che queste associazioni siano causali e che l'alta percentuale di grasso corporeo (26-28%) nella femmina umana matura può influenzare direttamente la riproduzione.

    Sono conosciuti quattro meccanismi:

    1) il tessuto adiposo converte gli androgeni in estrogeni attraverso la profumazione.
    Il grasso corporeo è così una fonte importante extragonadale di estrogeno;

    2) IL peso corporeo, perciò la grassezza, influenza il senso (direzione) del metabolismo estrogeno in forme più o meno potenti; le donne più magre producono più estrogeni del catecolo (*) , la forma meno potente;

    3) le donne obese e le ragazze giovani grasse hanno minori capacità che l'estrogeno leghi il sesso-ormone-legante-globulina; (**)

    4) il tessuto adiposo può immagazzinare gli ormoni steroidei.

    Un meccanismo indiretto possono essere i segnali di controllo anormale della temperatura e dei cambiamenti nel metabolismo energetico, che accompagnano la magrezza eccessiva.

    La disfunzione riproduttiva ipotalamica provoca una secrezione anormala della gonadotropina (Si chiamano gonadotropine i due ormoni - l'FSH (ormone follicolo stimolante provvede a far maturare il follicolo e stimolare la produzione di estrogeni nella donna, mentre nell'uomo concorre alla maturazione degli spermatozoi.) e l'LH (<i>ormone luteinizzante - che regolano l'attività delle gonadi, cioè delle ovaie e del testicolo. Nella famiglia delle gonadotropine rientrano vari tipi di farmaci, usati nella terapia dell'infertilità con scopi differenti e in fasi diverse di un ciclo terapeutico.)
    (ndr)
    Esiste un modello secretivo dell'ormone luteinizzante (LH) e dell'ormone di stimolazione del follicolo (FSH) inadeguato all’età, che assomiglia a quello dei bambini nella fase precedente alla pubertà.

    La secrezione dell’ormone LH e le risposte all’ormone LHRH sono ridotte in diretta correlazione con la quantità di perdita di peso.
    Dalle donne e dai mammiferi non-atletici ed atletici è fornita un’altra prova a sostegno dell'ipotesi che un particolare, minimo rapporto tra massa magra e massa grassa è normalmente necessario per il menarca (rapporto grasso/peso corporeo di circa 17%) ed il mantenimento della capacità riproduttiva femminile (rapporto grasso/peso corporeo di circa 22%).

    Sono forniti nomogrammi per la previsione di questi pesi critici, indicando l’altezza per un indice di grassezza; questi pesi sono clinicamente utili nella valutazione di amenorrea nutrizionale e nel ripristino della fertilità nelle donne con scarso peso.

    La prova che la sottonutrizione e il lavoro fisico duro possono influenzare la fertilità naturale delle popolazioni, è data dal ritardo del menarca, da un periodo più lungo della subfecondità adolescenziale, da un intervallo più lungo tra le nascite e da un'età più giovane per l’inizio della menopausa.


    (*) catechol oestrogens -
    (**) sex-hormone-binding-globulin

    non so se la traduzione è esatta

    (ESTRATTO TRONCATO A 400 PAROLE)

    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.f...l=pubmed_docsum
    Hum Reprod. 1987 Aug;2(6):521-3



    Autore:
    Frisch Rose E.
    Fatness, menarche, and female fertility – Grassezza, menarche e fertilità femminile


    È stato ipotizzato che un rapporto specifico tra massa grassa e massa magra sia necessario per la comparsa delle menarche ed il mantenimento dei cicli mestruali normali.

    Le femmine che perdono il 10-15% del peso normale in rapporto all’altezza, equivalente ad una perdita di 1/3 del grasso corporeo, diventano amenorroiche, presumibilmente ciò è dovuto a disfunzioni ipotalamiche.

    Il tessuto adiposo può fornire direttamente i segnali al sistema nervoso centrale ed alle zone regolatrici della gonadotropina, (ormone maschile e femminile, prodotto dalla porzione anteriore dell’ipofisi) o direttamente, attraverso la produzione di estrogeno, o indirettamente, attraverso gli effetti del grasso sul controllo della temperatura corporea e sul livello metabolico, o attraverso entrambi i mezzi.

    Le donne con disfunzione ipotalamica hanno cambiamenti della secrezione della gonadotropina, degli ormoni luteinizzanti, dell'ormone di stimolazione dei follicoli e dell'estrogeno.
    Il recupero del peso ristabilisce i modelli di secrezione postmenarcheale.

    Questo metodo suggerisce che la tendenza secolare verso un’età più precoce per la comparsa delle menarche rispecchia che il raggiungimento del peso critico avviene prima, come conseguenza del miglioramento della alimentazione e della cura del bambino.

    In molte società, la sotto alimentazione può spiegare la poca fertilità osservata. Ciò suggerisce una necessità di integrare i programmi di pianificazione della famiglia con programmi di nutrizione in molti paesi in via di sviluppo.
    È importante notare che la previsione del peso minimo in rapporto all’altezza per l'inizio e il mantenimento dei cicli ovulatori proviene dall’acqua totale come percentuale del peso corporeo. Sebbene la percentuale di grasso nel corpo è inversamente collegata con la percentuale di acqua nel corpo, solo quest’ultima è premonitrice.
    Il buon esito della previsione dei pesi minimi in rapporto all’altezza è collegata con il rapporto tra massa magra e massa grassa rappresentato da una percentuale di grasso di circa 17% del peso corporeo per il periodo delle menarche e da 22% del peso corporeo nel completamento dello sviluppo all'età 18 anni.


    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.f...l=pubmed_docsum
    Perspect Biol Med. 1985 Summer;28(4):611-33.
    PMID: 4034365 [PubMed - indexed for MEDLINE]


    Edited by wookyee - 21/12/2006, 14:33
     
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    http://www.sportmotion.it/dimagrimento/oss...ne_al_magro.htm

    L’ossessione per la magrezza I fattori socio-culturali

    L’idealizzazione della magrezza e l’attenzione al peso corporeo sono parte della cultura occidentale dall’inizio del Novecento, ma è soltanto dalla seconda guerra mondiale e soprattutto dagli anni Sessanta che le diete e la magrezza sono diventate una vera e propria ossessione culturale di massa.

    Tale situazione ha condizionato soprattutto le donne, (e recentemente anche gli uomini), poiché l’essere attraenti e desiderabili è una componente importante dell’autostima e del successo sociale.

    C’è un interrogativo che è diventato oggetto di ricerca sperimentale: l’interesse femminile per la magrezza è solo una risposta alle aspettative maschili o implica anche altri fattori?
    Le donne hanno modelli di magrezza (femminile) diversi da quelli degli uomini?

    In merito a ciò è stato condotto un esperimento nell’Università della Pennsylvania.

    I ricercatori hanno chiesto ad un gruppo di studenti dei due sessi di osservare una serie di schizzi di figure maschili e femminili di varie dimensioni (ma della stessa altezza), e di scegliere poi:

    a) la figura che consideravano più simile a sè stessi;

    b) la figura alla quale avrebbero voluto somigliare di più;

    c) la figura che secondo loro poteva risultare più attraente per le persone dell’altro sesso;

    d) la figura del sesso opposto che trovavano più attraente.

    A differenza dei maschi, le studentesse avevano la tendenza a sopravvalutare il loro peso reale. Inoltre, la figura da esse indicata come rappresentativa del loro peso effettivo era decisamente più grassa sia di quella che avevano scelto come ideale sia di quella che consideravano più attraente per i maschi.

    È interessante notare che la figura ideale delle donne era più snella di quella che secondo loro sarebbe stata più attraente per i maschi

    A quanto pare, l’interesse femminile per il peso non deriva solo dallo sforzo di piacere agli uomini, benchè anche questo sia un fattore rilevante.

    Ancora più interessante è il fatto che secondo le stime femminili, la figura più attraente per i maschi era più magra di quella effettivamente preferita da questi ultimi.

    I dati relativi alle scelte femminili sono nettamente in contrasto con quelli registrati per i maschi, che in media non mostrano alcuna discrepanza tra la percezione del loro peso, il peso ideale e quello che considerano sessualmente attraente.

    Un unico dato è simile nei due gruppi esaminati: anche i maschi non hanno identificato il peso che i soggetti del sesso opposto ritengono più attraente.
    Ma hanno sbagliato in senso contrario, scegliendo cioè una figura più grassa di quella che le donne indicavano come uomo ideale.

    A quanto pare, dunque, i soggetti di entrambi i sessi valutano in modo errato i modelli di bellezza del sesso opposto; tuttavia, in complesso, le donne risultano molto più insoddisfatte del proprio aspetto fisico rispetto agli uomini.
    I sondaggi di opinione indicano che oggi le donne sono ossessionate dal problema del peso.

    Ad esempio un sondaggio basato su un campione di 32.000 donne di varie fasce di età e con occupazioni diverse, pubblicato dalla rivista Glamour all’inizio degli anni Ottanta, ha rilevato che il 75% si sentiva troppo grassa anche se, in base ai parametri delle tabelle mediche per il peso-forma, solo il 25% risultava veramente in sovrappeso.
    Le parti del corpo che provocavano insoddisfazione erano soprattutto le cosce, i fianchi e la pancia.Si è avanzata l’ipotesi che la sopravvalutazione delle proprie dimensioni sia un fenomeno primariamente “cognitivo”, e solo secondariamente “percettivo”.

    La sopravvalutazione dell’immagine corporea è oggi un fenomeno molto diffuso in una cultura ossessionata dalla magrezza e dalle diete, tanto che in numerose ricerche si è riscontrata la difficoltà di distinguere tra anoressiche e soggetti “normali”, in relazione al livello di sopravvalutazione delle dimensioni fisiche.

    In termini generali è possibile affermare che la magrezza appaga perché rispecchia, amplificandoli, emozioni e valori già presenti in forma latente tra le persone.

    La magrezza diventa un simbolo sociale di potenza e, per le donne, una sintesi dei “poli divergenti del ruolo materno e dell’auto-affermazione”, allo stesso tempo “femminile” (secondo l’ideale attuale di bellezza) e “maschile” (il corpo snello è privo di curve, mobile e attivo).

    Esiste un rapporto tra la magrezza e i conflitti dell’identità femminile; negli ultimi decenni le donne hanno vissuto un mutamento radicale del loro ruolo sociale e, sul piano psicologico, della loro stessa identità.

    La stessa possibilità di accedere a ruoli professionali maschili ha generato nelle donne un conflitto tra opzioni contrastanti: indipendenza e dipendenza, realizzazione personale e servizio per gli altri.

    Si è infatti riscontrata una relazione fra aumento della magrezza e incremento nel numero di donne laureate o inserite nel mondo del lavoro come dirigenti o professioniste.

    C’è una relazione direttamente proporzionale tra le donne che aspirano ai privilegi e al prestigio sociale maschile, ovvero che competono con gli uomini in campo intellettuale e professionale, e quelle che perseguono il modello di un corpo piatto e androgino, fino al punto da potersi dare la fame di propria volontà per ottenere tale scopo.

    Esiste una relazione tra patologie alimentari, cambiamento dei ruoli sessuali e atteggiamenti nei confronti del successo femminile.
    Non è un caso che nelle epoche storiche in cui le donne sono state spinte a dimostrare le loro capacità intellettuali, era predominante l’ideale corporeo della magrezza; e ciò perché persistendo il condizionamento dei pregiudizi sessuali e degli stereotipi negativi, la presenza di curve nella donna è associata alla mancanza di intelligenza e di capacità.

    Inoltre, la rotondità del corpo, e qualunque segno di grassezza, è strettamente collegata ai concetti di fertilità e capacità riproduttiva.

    Di conseguenza, l’aspirazione ad essere magre e prive di curve rappresenta, per le donne, soprattutto un tentativo di sfuggire alla concezione patriarcale (che è stata interiorizzata), in base alla quale: “la funzione riproduttiva definisce carattere, posizione e valore della donna”.

    Tale aspirazione rappresenta anche un tentativo di imitare l’uomo; che ha purtroppo conseguenze autodistruttive, associato al problema reale della mancanza di potere.
    Per le più vulnerabili, l’interiorizzazione del modello fisico dominante rappresenta una soluzione patologica del problema dell’identità, in quanto consente di ridurre il disagio causato dai sentimenti di debolezza e dal conflitto interiore.

    In questa prospettiva, i disturbi dell’alimentazione forniscono una “soluzione” al problema dell’identità, poiché danno origine a una rappresentazione simbolica dei significati culturali associati alla forma corporea che contiene in sé le contraddizioni latenti nell’identità femminile.

    L’ossessione per il peso di cui molte donne cosiddette normali sono vittima non è affatto più positiva o comprensibile di quella delle pazienti anoressiche o bulimiche, per le quali è distruttiva. Fortunatamente, di solito le conseguenze fisiche di tale ossessione non sono così drastiche da condurre alla malattia.
     
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  5. wookyee
     
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    Gli articoli riguardanti il punto "d" della ricerca li posto in verde.

    Una delle ipotesi principali è:

    RSH = Reproductive Suppression Hypothesis

    Evolutionary Psychology, Lecture 11: Health & Psychopathology.
    Psicologia evolutiva, conferenza 11: salute e psicopatologia


    I biologi hanno notato che i mammiferi femminili possono sopprimere la loro possibilità riproduttiva quando le condizioni ambientali sono insufficienti.

    Nella società industriale moderna le femmine adolescenti mangiano cibi ipercalorici e così il primo ciclo mestruale si presenta molto prima (rispetto al passato), e passa più tempo rispetto agli anni passati prima del matrimonio e prima di avere bambini.

    Durante questo tempo le ragazze giovani possono ricevere l'attenzione di molti maschi così è difficile evitare l'attività sessuale e diventa costosa se causa una gravidanza.

    Voland & Voland (1989) hanno suggerito che l’anoressia nervosa è una strategia di emergenza che sopprime la riproduzione, realizzata attraverso la riduzione della massa grassa critica al di sotto di quella a cui è possibile l'ovulazione.


    Ho preso questa parte di articolo da:

    http://psychology.unn.ac.uk/
    é una pagina web che non funziona (l'ho trovata con la ricerca per parole chiave) ma la copia cache si apre:

    http://209.85.135.104/search?q=cache:aXMDZ...it&ct=clnk&cd=7

    Il pezzo riportato è solo una parte, ma l'ho postata per introdurre il punto "d" della ricerca.
     
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  6. wookyee
     
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    Anoressia - disturbi alimentari
    A cura di Giuseppe Fatati Responsabile Unità di Diabetologia, Dietologia e Nutrizione Clinica Azienda Ospedale S. Maria, Terni


    http://www.gynevra.it/salute/index.asp?q=p...IDArt=133&page=

    Sesso femminile nel 90-95% dei casi

    Età di insorgenza
    • anoressia: 12-14 e 16-18 anni (range 12-25)
    • bulimia: età giovanile
    • forme parziali possibili anche dopo i 25 anni


    Prevalenza
    • 8-10 ogni 100 ragazze
    • 1-2 ogni 100 forme severe
    • 8-9 ogni 100 forme più lievi o parziali

    Incidenza
    • anoressia: 8,1/100000 abitanti/anno
    • bulimia: 11,4/100000 abitanti/anno

    Stato sociale
    difficilmente differenziabile


    __________________________________________________________________

    DATI STATISTICI
    Fonte: Osservatorio ABA


    ANORESSIA E BULIMIA

    Intera Popolazione - Italia (Rewiew di Di Pietro e Sorge – 2000) - 7 studi

    Anoressia 0.5 - 1.0 %
    Bulimia 1.0 - 3.0 %
    Subclinici 5 - 15 %
    Sesso F = 95.9% - M = 4 .1%
    Età media del campione: 26,3 anni
    Range 10 - 61 anni
    Età media di insorgenza: 17,2 anni

    Stato civile
    Nubili/celibi 81.2 %
    Coniugati 14.0 %
    Separati 4.0 %

    Professione
    Studente 48.7 %
    Impiegato 26.3 %
    Non occupati/saltuaria 13.1 %
    Professionista/dirigente 3.7 %
    Altro 8.2 %

    Status socio-economico della famiglia
    Alto 35.5 %
    Medio 52.0 %
    Basso 12.5 %

    http://www.bulimianoressia.it/datistatistici.asp
    ________________________________________________________

    EATING DISORDERS COALITION

    STATISTICHE

    Millioni di Americani diagnosticati annualmente: 90% sono adolescenti e giovani donne
    Le quote più alte di mortalità per qualsiasi malattia mentale: sopra il 20%


    Disordini alimentati: prevalenza durante tutta la vita

    0.5-3.7% di donne soffre di anoressia nervosa

    1.1-4.2% di donne soffre di bulimia nervosa

    2-5% di uomini e donne soffre di "binge" bagordi e disordini alimentari

    4.5% di donne, 0.4% di uomini soffrono di bulimia nei primi anni del college

    Fonte: APA Work Group on Eating Disorders, 2000



    Disturbi alimentari: prevalenza

    0.5-1% di adolescenti haano l'anoressia nervosa

    2-3% di adolescenti hanno la bulimia nervosa



    Disturbi alimentari: incidenza

    Doppia dal 1960

    E' in aumento nei giovanissimi, verso i 7 anni

    Avvenimento in aumento in vari gruppi etnici e socioculturali

    40-60% di ragazze che frequentano il liceo (high school) sono a dieta

    13% delle ragazze del liceo si depura (fa uso di purghe)

    30-40% di junior high girls sono preoccupate per il loro peso

    40% di bambine di 9 anni sono a dieta

    le bambine di 5 anni sono interessate alla dieta

    Fonte: Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry


    http://www.eatingdisorderscoalition.org/re...statistics.html

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    Autore:
    Baker ER.

    Body weight and the initiation of puberty

    Clin Obstet Gynecol. 1985 Sep;28(3):573-9.

    Commento alla ricerca condotta da Frisch Rose E.

    L'inizio e l’avanzamento attraverso le varie fasi della pubertà sono influenzati da un certo numero di fattori.
    Sia negli animali che negli esseri umani, l'età della pubertà sembra essere riferita più al peso corporeo che all'età cronologica.

    La sotto nutrizione ed una bassa percentuale di grasso corporeo, o un rapporto alterato di massa magra e di grasso corporeo, sembrano far ritardare gli spruzzi e ritardare la comparsa delle menarche negli adolescenti.

    Secondo Frisch, un livello minimo di grasso (17% del peso corporeo) è associato alle menarche; tuttavia, un peso minimo superiore in rapporto all’altezza, che rappresenta una quantità maggiore di grasso corporeo (22%), sembra necessario per l'inizio ed il mantenimento dei cicli mestruali normali in ragazze di 16 anni.

    Questa quantità critica di grasso corporeo implica che una composizione particolare del corpo, oltre che altri fattori ambientali e psicosociali, sia importante per innescare e per mantenere il processo della pubertà.

    I fattori biologici che influenzano l’avanzamento attraverso le fasi femminili della pubertà sono delineati e un aumento nella proporzione del tenore di massa grassa nel corpo è identificato come requisito preliminare critico per l'inizio ed il mantenimento dei cicli ovulatori normali.

    L'esercizio fisico eccessivo o la malnutrizione può interferire con l'aumento normale nella proporzione del grasso corporeo e ritardare l'inizio delle menarche.

    Lo sviluppo dei peli pubici e lo sviluppo del seno comincia nella maggior parte delle femmine americane fra le età di 8-13. Le menarche segue 4.2 anni dopo per il 50% delle femmine, ma per altre, il periodo di tempo varia da 18 mesi a 6 anni dopo..

    Le esperienze ormonali sia maschili che femminili cambiano prima che si manifestino i primi segni fisici di pubertà.

    Come aumentano gli ormoni del sesso, si verificano cambiamenti nelle proporzioni corporee della massa magra, grassa e scheletrica. Per le femmine un aumento del grasso corporeo comincia a 7 anni e continua fino 16-18 anni.

    Gli studi indicano che la proporzione di massa grassa deve rappresentare il 17% del peso corporeo prima che le menarche possano presentarsi e che, all'età di 18 anni, la proporzione di massa grassa deve essere almeno il 22% per il mantenimento dei cicli mestruali normali.

    Apparentemente, la sensibilità ipotalamica agli estrogeni diminuisce quando il rapporto critico tra massa magra e massa grassa nel corpo viene raggiunto e cambiamenti negli ormoni ipotalamici e pituitari favoriscono l’avanzamento della pubertà e l'instaurazione delle funzioni riproduttive.

    La scarsa alimentazione altera il rapporto tra massa magra e massa grassa nel corpo e fa ritardare l'inizio delle menarche.

    Negli Stati Uniti, l'età delle menarche è diminuita di 3 anni dal 1840, cambiamento dovuto ai miglioramenti nella condizione nutrizionale della popolazione.

    Le femmine sottopeso generalmente hanno le menarche a più tarda età rispetto alle femmine con peso normale. Al contrario le menarche delle femmine di peso eccessivo compaiono spesso più presto rispetto alle femmine di peso normale.

    Le atlete femmine e le ballerine hanno frequentemente menarche ritardate e questo ritardo può essere dovuto alla interruzione nell'accumulazione di grasso che deriva dall'esercitazione eccessiva.

    Fisicamente, gli adolescenti inattivi, d'altra parte, tendono ad avere le menarche ad un'età più giovane rispetto alle femmine normalmente attive. In conclusione, il tenore di massa grassa nel corpo con una varietà di fattori ambientali e psicosociali è responsabile dello sviluppo e del mantenimento delle funzioni riproduttive femminili.


    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.f...l=pubmed_docsum

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    Autori:

    Savage VM,
    Gilloly JF,
    Brown JH,
    Charnov EL.


    Effects of body size and temperature on population growth.
    Effetti della corporatura e della temperatura sulla crescita della popolazione.


    Per almeno 200 anni, dal periodo di Malthus, è stato riconosciuto che lo sviluppo della popolazione ha fornito un collegamento critico fra le prestazioni degli organismi (individuale) dell’individuo e l'ecologia e lo sviluppo della specie.

    Presentiamo una teoria che mostra come il tasso intrinseco dello sviluppo esponenziale della popolazione, rmax e della capacità di carico, K, dipende dal tasso metabolico specifico e dal tasso di rifornimento delle risorse.

    Per fare questo, costruiamo le equazioni per i tassi metabolici di intere popolazioni sommando gli individui in eccedenza e successivamente uniamo queste equazioni del livellodella popolazione con lo sviluppo Malthusiano.

    Quindi, la teoria rende esplicito il rapporto fra il tasso (l’andamento) di rifornimento delle risorse nell'ambiente ed i tassi di produzione di nuova biomassa e di individui.

    Questi processi di livello- individuale e livello della popolazione sono collegati inestricabilmente perché il metabolismo regola sia la richiesta delle risorse ambientali che la distribuzione delle risorse per la sopravvivenza, lo sviluppo e la riproduzione. Usiamo la teoria per rendere esplicito come e perchè il rmax mostra la sua caratteristica dipendenza dalla dimensione corporea e dalla temperatura.

    I dati per gli eucarioti aerobici (non so cosa siano. ndr) comprese le alghe, protists, insetti, zooplankton, pesci e mammiferi, sostengono queste scalate previste per rmax.

    Il flusso metabolico di energia e di materiali inoltre richiede che la portanza o densità di equilibrio delle popolazioni, dovrebbe diminuire con l'aumento della dimensione corporea e della temperatura.

    Per concludere, sosteniamo che la massa corporea e la temperatura corporea, con i loro effetti sul tasso metabolico, possono spiegare la maggior parte della variazione nei tassi di mortalità e di fecondità.

    I dati per i pesci di mare nel campo sostengono queste previsioni per i tassi istantanei della mortalità.

    Questa teoria collega i tassi del metabolismo e l’uso delle risorse degli individui alla qualità della vita e alla dinamica della popolazione per un vasto assortimento di organismi, dagli organismi unicellulari ai mammiferi.


    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.f...l=pubmed_docsum

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    Autore:

    Becker GS.

    Fertility and the economy. – fertilità e economia

    La fertilità e l'economia vengono esaminate nel contesto della domanda Malthusiana circa i collegamenti fra le scelte della famiglia e lo sviluppo economico di lunga durata.

    Le differenze di micro livello non sono incluse perchè non sono una gamma completa di variabili economiche o determinanti.

    Viene prestata un’attenzione specifica agli effetti dei prezzi e del reddito, alla qualità dei bambini, alle generazioni coincidenti, agli effetti della mortalità, all'incertezza ed allo sviluppo economico.

    La fertilità e la domanda di bambini collegate ai redditi dei genitori ed al costo di allevamento dei bambini, la quale è influenzata dalle politiche pubbliche che cambiano i costi.

    La domanda (di figli) inoltre è collegata con la mortalità dell'adulto e del bambino e l'incertezza circa il sesso del bambino. La fertilità di una generazione influenza la fertilità nella seguente.

    Il modello Malthusiano ed i modelli neoclassici non conquistano il modello corrente delle economie moderne con reddito pro capite e capitale umano e fisico in ascesa, vasta partecipazione delle donne sposate nella forza lavoro e fertilità in declino a livelli molto bassi.

    Nonostante gli avanzamenti attuali nella solida conoscenza riguardo le relazioni fra la fertilità e le variabili economiche e sociali, esiste ancora l'ignoranza molto più grande riguardo alle interazioni.

    La funzione pratica del modello Malthusiano che dice che la fertilità aumenta e diminuisce con il reddito ha resistito a 2 secoli di esami accurati e l'inclusione Malthusiana dello spostamento dei gusti nella sua analisi potrebbero essere tradotte nel contesto moderno per includere il prezzo dei bambini.

    L'inclusione del costo netto ha conseguenze significative, cioè, la fertilità rurale può essere più alta perché il costo della loro alimentazione quando i bambini contribuiscono al lavoro per mantenere il podere è più basso rispetto alla città.

    Una deduzione di imposta sul reddito per i bambini negli Stati Uniti riduce il costo.
    Lo sviluppo economico alza il costo dei bambini dovuto al tempo speso per la cura del bambino che diventa più importante.

    Il contesto moderno è cambiato dal tempo di Malthusian ed il costo di istruzione, di formazione e di cure mediche è rilevante.

    L'implicazione è che un aumento del reddito potrebbe ridurre la domanda dei bambini quando l’istruzione e la formazione dei bambini aumenta.

    La qualità si sostituisce alla quantità.
    Il modello neoclassico: “la relazione tra capitale-lavoro ed grado di approfondimento del capitale„ è influenzata dallo sviluppo della popolazione è stato esaminato come pure sono espressi il metodo moderno e le implicazioni, cioè, i trasferimenti tra le generazioni e l’altruismo dei genitori.


    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.f...l=pubmed_docsum
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    Putroppo i documenti "verdi" non sono completi perchè questo sito fa visionare solo gli estratti degli articoli su questo studi...non ho capito se e come si possono visionare gli articoli interi...
     
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  7. Barnart
     
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    Ringrazio per l'interessante raccolta.

    Lascio stare la questione della natura del condizionamento comportamentale cui sono/sarebbero soggette le donne, perché è vasta ed esige che sia disegnato un opportuno contesto.

    Fingo dunque di dare per certa la relazione costrittiva tra modelli e comportamenti, nel senso che il modello A impone il comportamento "a", il modello B impone il comportamento "b" etc.

    Nego però senza riserve, che il modello "A" possa imporre il comportamento "b" e che, viceversa, il "B" imponga il "c" ovvero l' "a" etc..

    Il modello della magrezza non è rappresentato in altre occasioni che nelle sfilate di moda.
    Non sono magre le attrici né di ieri né di oggi, qualsiasi ruolo rivestano, dall'amante all'eroina, dalla donna in carriera alla fidanzata/moglie/madre standard etc.

    Non sono magre le conduttrici e le presentatrici della TV, né lo sono le donne famose e di grande visibilità e appeal mediatico (es. principesse e regine, donne in politica o nelle alte sfere delle istituzioni, o dirigenti apicali etc. ).

    Non lo sono le anonime della pubblicità televisiva né di quella cartellonistica.

    La sola occasione in cui il modello anoressico viene mostrato (e quindi "imposto") è in occasione delle sfilate o nei rotocalchi femminili nelle pagine della moda.

    Ora le sfilate sono sempre pubblicizzate dai media, ma se si paragona il tempo-immagine dedicato alle indossatrici rispetto alle altre donne di condizione normolinea (o "in carne") azzarderei a dire che questo tempo/immagine non supera un qualche punto %le (a voler esagerare) rispetto al totale.

    Quindi la donna che sta tra la corporatura media e quella abbondante è rappresentata (pubblicizzata e perciò "imposta") in proporzione non lontana dal 95-97% sul totale.

    Dite che sono fuori rotta e che i numeri vanno rivisti?

    Io così la vedo.

    Le considerazioni connesse sono ovvie.

    Rino

     
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  8. wookyee
     
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    CITAZIONE
    animus Inviato il: 20/12/2006, 08:02

    Se poi si considera che, ma questo sarebbe indagine di altra ricerca, anche lo stile di vita della donna moderna, come il fumare, ubricarsi, etc., imitare l'uomo macho insomma, sono "probabilmente" anch'essi fattori non favorevoli, si capisce perchè, messo tutto assieme "così ad occhio" la natura debba essere aiutata artificialmente a seguire il suo corso.

    S. MANCUSO, A. LANZONE

    X ASSEMBLEA GENERALE - PREVENZIONE DELLA INFERTILITÀ E STERILITÀ NELLA DONNA

    Negli ultimi 40 anni abbiamo assistito ad una profonda modificazione dell’immagine e dell’identità femminile dovuta principalmente alla nuova presenza, al nuovo impegno della donna nella società stessa. Il fatto di essersi impegnata e di impegnarsi, cioè,nelle molteplici attività dell’epoca moderna ha portato la donna a subire delle modificazioni della sua immagine e dei suoi comportamenti.
    […]
    Un tentativo schematico di individuare le principali cause di sterilità della donna focalizza l’attenzione sulle alterazioni della normale funzionalità ovarica, sulle alterazioni delle salpingi e su quei casi di sterilità che non riconoscono una causa apparente (sterilità “sine causa”)

    Il meccanismo che regola la straordinaria e fragile funzione ormonale e riproduttiva della donna può essere influenzato da un’infinità di fattori esterni.

    I più frequenti sono gli eventi stressanti di tipo metabolico, fisico o psicologico.

    Ovviamente la soglia di percezione dello stress cambia da soggetto a soggetto, ma il circolo vizioso fra schemi comportamentali individuali, ambiente esterno e produzione ormonale con la conseguenza di un alterazione temporanea o permanente della funzione riproduttiva è identificabile in tante situazioni comuni e quotidiane.

    Un tipico esempio di stress fisico è quello delle atlete.
    […]
    Il nuovo ruolo della donna nella società ha determinato, inoltre, l’acquisizione di comportamenti tipici dell’individuo maschile quali il fumo di sigaretta, l’alcool e il caffè, che hanno ridotto la sua capacità riproduttiva.

    Le sigarette contengono più di 4000 composti chimici, tra cui 43 carcinogeni e veleni e più di 300 idrocarburi aromatici policiclici.
    […]
    Un altro fattore correlato al nuovo stile di vita delle donne, che può alterarne la fertilità è l’alcool. Non è ancora chiaro come questo fattore possa determinare una riduzione della fertilità, ma in un recente studio Danese del 2003 è stata dimostrata una correlazione tra l’abuso di alcool e la capacità riproduttiva delle donne. Tale associazione è stata dimostrata solo però per donne di oltre 30 anni…
    […]
    Un’altra sostanza della vita di ogni giorno che è stata imputata di essere causa di subfertilità femminile è la caffeina. In uno studio multicentrico europeo infatti è stato dimostrato chiaramente come le donne che assumevano più di 500 mg di caffeina al giorno avevano un maggior difficoltà nel riuscire ad ottenere una gravidanza spontanea….
    […]
    Il meccanismo che regola la straordinaria e fragile funzione ormonale e riproduttiva della donna può essere influenzato da un’infinità di fattori esterni. I più frequenti sono gli eventi stressanti di tipo metabolico, fisico o psicologico. Ovviamente la soglia di percezione dello stress cambia da soggetto a soggetto,…
    […]

    Il profilo ormonale di donne impegnate in sport che enfatizzano un basso peso corporeo, così come il balletto, ginnastica, pattinaggio artistico e corsa, è caratterizzato da un ipoestrogenismo dovuto ad una alterazione dell’asse ipotalamo-ipofsi-ovaio.

    In particolare la soppressione dei pulse di GnRH, che generalmente avviene ogni 60-90 minuti, limita la secrezione ipofisaria di LH, ed in modo inferiore di FSH, determinando un ridotta produzione di estradiolo da parte dell’ovaio.

    Inoltre una fase follicolare prolungata, o l’assenza del picco di LH a metà ciclo, risulta in una lieve o intermittente soppressione dei cicli mestruali osservate in queste atlete.

    Una originale ipotesi per le disfunzioni riproduttive nelle atlete enfatizza il ruolo della composizione corporea e degli effetti dello stress da esercizio.

    L’ipotesi della composizione corporea suggerisce che il menarca avviene nelle ragazze quando il grasso corporeo è superiore al 17% del peso, e che la funzione mestruale è persa quando il grasso corporeo è inferiore al 22% del peso.

    Benché ampiamente accettata, questa ipotesi è basata interamente su correlazioni piuttosto che evidenze sperimentali.

    Infatti, la composizione corporea non varia significativamente tra le atlete eumenorroiche e quelle amenorroiche.
    La soppressione della funzione riproduttiva in donne impegnate in attività fisica che enfatizza la magrezza potrebbe essere un adattamento neoruendocrino al deficit calorico.

    Recenti ricerche suggeriscono che la leptina, una proteina prodotta dal gene dell’obesità, secreta dagli adipociti, può essere un significativo mediatore della funzione riproduttiva.

    I livelli di leptina variano in risposta alle riserve di grasso e alla disponibilità di energia: la leptina correla positivamente con il BMI negli uomini e si abbassa drasticamente con il digiuno. Inoltre il ritmo giornaliero della sua concentrazione plasmatica si annulla in risposta ad una bassa introduzione di energia.

    Molti studi hanno dimostrato infatti che ratti privi della forma attiva di leptina tendono ad essere amenorroici, mentre altri studi suggeriscono che livelli cronici di leptina sono comuni in donne amenorroiche. Inoltre recettori per la leptina sono stati trovati su neuroni ipotalamici correlati nel controllo dei pulse di GnRH.

    L’assetto ormonale e riproduttivo delle donne amenorroiche impegnate in attività fisica è molto simile a quello di donne affette da disordini dell’alimentazione come l’anoressia nervosa, problema che interessa prevalentemente le adolescenti e le giovani donne.

    La tensione di voler dimagrire a tutti i costi per mantenere un’immagine corporea identificabile con gli stereotipi imposti dalla nostra società associata ad un’importante riduzione dell’indice di massa corporea, e soprattutto della quota di grassi, cioè la quota, delle masse muscolari conduce anche essa ad una alterazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, alla diminuzione dei livelli serici di leptina, e della pulsatilità del GnRH;tutti questi processi portano inizialmente ad oligomenorrea poi ad amenorrea, fino alla completa perdita della funzione riproduttiva.

    L’età media delle donne affette da tale patologia varia tra gli 8 e i 35 anni, con picchi tra i 13 e i 14 anni e tra i 17 e i 18. Nella società occidentale la prevalenza dell’anoressia nervosa è dello 0.5%, e circa il 90-95% delle persone affette da tale patologia sono di sesso femminile, di razza bianca e tipicamente di uno stato socioeconomico medio alto.
    […]
    Va sottolineato che tale patologia non è una patologia esclusiva dei tempi attuali. Sono stati riportati casi perdita di peso volontaria negli ultimi secoli, e tale patologia è stata descritta sistematicamente fin dai primi anni del 19° secolo.

    Probabilmente la prevalenza di tale patologia è aumentata a causa di una maggiore disponibilità di cibo, e all’attuale stereotipo culturale che associa il successo alla magrezza e alla bellezza fisica.
    […]


    http://www.academiavita.org/template.jsp?s...o&lang=italiano
     
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  9. wookyee
     
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    IL Body Mass Index (BMI) o Indice di Massa Corporea (IMC)

    è un parametro molto utilizzato per ottenere una valutazione generale del proprio peso corporeo.

    Esso mette in relazione con una semplice formula matematica l'altezza con il peso del soggetto.
    Si ottiene dividendo il peso in Kg del soggetto con il quadrato dell'altezza espressa in metri.

    Il risultato di tale formula classifica il soggetto in un’area di peso che può essere: normale – sottopeso – sovrappeso – obesità di medio grado – obesità di alto grado.

    IN PARTICOLARE IL VALORE DI BMI OTTIMALE E' RISPETTIVAMENTE

    da 19 a 35 anni BMI=22 (19-25)
    >35anni BMI= 24 (21-27)


    BMI CONDIZIONE
    < 16.5 GRAVE MAGREZZA
    16 -18.5 SOTTOPESO
    18.5 - 25 NORMOPESO
    25 - 30 SOVRAPPESO
    30 - 40 OBESITA’ DI MEDIO GRADO
    > 40 OBESITA’ DI ALTO GRADO


    http://www.my-personaltrainer.it/bmi.htm
    http://www.unisi.it/ricerca/centri/citgo/cosa.htm
    http://www.serenoeditore.com/salute/700.htm
    http://www.dieta-dimagrante.eu/bodymassindex/index_ita.html
    http://www.doctornaumann.info/it/menopause.htmlù

    riportano gli stessi dati per IBM

    __________________________________________________________

    http://www.oirmsantanna.piemonte.it/web/ne..._7_04/dieta.asp

    Diete povere di proteine si riflettono sulla fase ovulatoria

    La relazione tra stato nutrizionale, peso corporeo e fertilità è noto fin dall'antichità, ma solo verso la metà degli anni '70 la pediatra americana Rose Frisch individuò nella quantità di tessuto adiposo il fattore critico per l'insorgenza e la persistenza di regolari cicli mestruali.
    [...]
    Anche un recente studio sul rapporto tra probabilità di gravidanza e distribuzione del grasso corporeo, in assenza di un fattore maschile, ci sottolinea l'importanza di un corretto apporto nutrizionale, secondo le proprie necessità, concludendo che le donne obese e le donne in sottopeso hanno una probabilità statisticamente inferiore di concepire rispetto alle donne normo peso.
    Il peso, però, non è l'unico indice di presenza di problemi alimentari, fondamentale è la visita e la risposta ad una serie di domande ben precise, per individuare, se presenti, fattori nutrizionali problematici, con il fine ultimo di prevenire problemi che possano manifestarsi nella eventuale successiva gravidanza.
    Poste queste premesse, ne discende che il comportamento alimentare è il primo fattore che prendiamo in considerazione in caso di subfertilità, dato che una sua inadeguatezza può comportare una ovulazione insufficiente ad assicurare una gravidanza. Inoltre, ciò consente di orientarsi rapidamente su una terapia che affronti il problema partendo dalla causa, sempre ovviamente procedendo a un regolare procedimento diagnostico, che escluda o appuri altre cause di sterilità.

    Limitandoci ai disturbi dell'alimentazione in senso restrittivo, sappiamo che questi, nelle pazienti sterili, sono molto più rappresentati che nella popolazione generale, tanto più in presenza di amenorrea.

    Infatti nel 7,6% delle pazienti subfertili sono presenti disturbi specifici dell'alimentazione, nel 10% sono presenti disturbi più lievi, ma se c'è amenorrea o anovularietà i disturbi alimentari sono presenti nel 58% delle pazienti desiderose di prole.
    Questo si riscontra in parallelo nelle pazienti sottoposte a fertilizzazione in vitro, dove parimenti esiste una maggiore incidenza di pazienti in relativo sottopeso.
    C'è tutta una sfumatura di condizioni che va dall'attenzione alla dieta a fini estetici, alla dieta vegetariana, alla modesta perdita di peso, all'attività fisica intensa, non bilanciata da adeguata nutrizione, alla bulimia e infine all'anoressia, che noi riscontriamo in pazienti subfertili con incidenza via via ingravescente in presenza di disturbi del ciclo mestruale via via ingravescenti ( dal difetto della fase ovulatoria alla mancanza di mestruazioni)
    Le irregolarità del ciclo più sfumate, dall'irregolarità del ritmo a un difetto della fase ovulatoria, sono poi più frequenti quando il calo ponderale è modesto o nullo e quindi la paziente può assolutamente non percepire il problema.
    Ci sono tante più probabilità che un disturbo alimentare si traduca in un problema riproduttivo, quanto più sono presenti i fattori di rischio, che sono la giovane età, la rapidità di perdita di peso, una dieta povera di proteine e precedenti irregolarità mestruali.
    [...]
    Il medico da parte sua si astiene dalla terapia farmacologica immediata, che sarebbe molto probabilmente, in assenza di altri fattori di sterilità, coronata da successo, ma esporrebbe la paziente e il feto a maggiori rischi in gravidanza; infatti se le pazienti sono in sottopeso e l'ovulazione è stata indotta, vi è il 54% di rischio di bambini sottopeso alla nascita, con punteggio di Apgar più basso (per iperemesi gravidica, parto prematuro, prematura rotture di membrane, endometrite e anemia).
    Questi rischi evidenziano come in pazienti in relativo o assoluto sottopeso la terapia debba essere in primo luogo un trattamento dietetico mirato.
    [...]
    Clementina Peris
    Ginecologia Endocrinologia - S.Anna
    _______________________________________________

    Fatto n°2 fertilità:

    Il vostro peso interessa la vostra capacità di concepimento
    Sorpresa! Il dodici per cento di tutti i casi di sterilità sono radicati nei problemi di peso. Se il vostro corpo è cronicamente malnutrito o sottoposto a esercizio fisico eccessivo, non potete avere le mestruazioni, poiché un minimo del 22% di grasso corporeo è necessario per un’ovulazione normale e per la capacità riproduttiva.
    Dall'altro lato della scala, essere di peso eccessivo può alterare la chimica dell'ormone e contribuire ad impedire il concepimento.
    Le buone notizie sono che lo spargimento o l’aumento di chili può rimediare facilmente la sterilità peso-relativa; più del 70% delle donne concepiscono spontaneamente una volta che raggiungono i parametri sani di peso.

    http://health.discovery.com/centers/pregna...ilityfacts.html

     
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  10. wookyee
     
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    Angelina Jolie, gravidanza a rischio?

    [IMG]image[/IMG]

    Gravidanza a rischio per Angelina Jolie.

    Secondo il giornale Star, l'attrice, incinta di circa quattro mesi, è collassata sul set del film "The Good Sheperd", le cui riprese sono in corso nella Repubblica Domenicana, sbattendo la testa. [...]
    Il problema principale dell'attrice è dovuto alla sua magrezza e alla sua apparente sofferenza.

    http://gossip.excite.it/permalink/1026

    ____________________________________________________

    Rapporto uomo-cibo, un Seminario per riflettere
    A cura de Il Pensiero Scientifico Editore

    Quanto incidono i modelli culturali?

    I disturbi del comportamento alimentare sono sindromi cosiddette “culture bound”, legate a certe culture specifiche di alcuni paesi.
    Ne dobbiamo tenere conto per valutare la patogenesi e la diffusione di questi disturbi.

    Sono infatti frequenti nei paesi ricchi e fortemente industrializzati: Europa occidentale, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, Sudafrica, Giappone. Sono assenti o molto rari nei paesi poveri dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Anoressia e bulimia appaiono legate a valori e conflitti specifici della cultura occidentale, connessi, in particolare, alla costruzione dell’identità femminile e al ruolo familiare e sociale della donna.

    La diffusione di queste patologie nei paesi dell’Est europeo (aumentata a partire dalla caduta del Muro di Berlino), del Terzo Mondo e fra gli immigrati da nazioni povere verso nazioni ricche appare correlata al miglioramento delle condizioni economiche e, ancora di più, ai processi di occidentalizzazione culturale.

    È da notare che, nei paesi poveri, parallelamente all’aumento dei disturbi del comportamento alimentare stanno aumentando, in misura esplosiva, i casi di obesità.

    Il culto della magrezza femminile segue la stessa distribuzione geografica e temporale dei disturbi dell’alimentazione. In India, per esempio, l’aumento dei casi di anoressia e bulimia sembra seguire, in modo inverso, la diminuzione delle misure delle attrici più popolari del cinema indiano.

    Il caso del Giappone è abbastanza paradigmatico: in questo paese la forte ambivalenza tra modelli culturali orientali e occidentali è documentata dalle percentuali di prevalenza dei DCA riscontrate in alcuni studi: se i sintomi anoressici sembrano essere piuttosto rari (1 caso su 500 in città e 1 su 2000 in ambiente rurale), lo stesso non può essere detto per la bulimia, chiamata “Kibarashi-gui”, la cui prevalenza varia in Giappone dal 2,1 al 3,6 per cento a seconda della zona considerata.

    http://it.health.yahoo.net/p_news.asp?id=16688&c=45&s=14

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    Female fertility and body fat connection

    Rose E. Frisch

    Cap. 1 – Grasso corporeo femminile – commemorazione delle differenze

    Sin dall’alba della storia umana, il simbolo della fertilità femminile è stato il grasso – particolarmente il molto grasso – nei posti dove l’ormone sessuale femminile accumula grasso.
    La fig. 1 (the venus of Willendorf una figura di fertilità datata 30.000 a.c.)

    image

    mostra una tipica divinità femminile è grassa in tutte le parti del corpo dove l’estrogeno deposita il grasso, anche le divinità africane, asiatiche e indiane nel secolo passato furono donne formose, un grido lontano rispetto alla nostra cultura della donna magra come un pennello.
    Perché gli antichi avevano divinità della feritilità? Possiamo dedurre che la fertilità non fosse una cosa semplice da raggiungere nei primi tempi della nostra specie perché il cibo era spesso di difficile rifornimento. Questa antica identificazione della connessione tra grassezza e fertilità ha dimostrato essere una sana strategia per il mantenimento della specie.
    Lungo i secoli fino ai giorni nostri, gli artisti nelle loro illustrazioni hanno celebrati i corpi grassi femminili, ma con una più considerevole moderazione, come le Venere di Milo, e le signore nei dipinti di Ruben – 2 esempi fra molti.

    Il legame storico tra grasso e fertilità ha un senso per me da un punto di vista biologico, molto di più rispetto a due decenni fa, ho scoperto che le donne hanno bisogno di una certa quantità di grasso per diventare e rimanere fertili.

    Ho scoperto che una ragazza non ha il menarca fino a che non ha una prevedibile quantità di grasso e che una donna adulta richiede …(articolo troncato, n.d.r.)

    2- Troppo poco e troppo grasso corporeo

    “dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei” disse Jean A. Brillat Savarin, l’avvocato e fisiologo francese del 19° secolo nel suo famoso libro “La fisiologia del gusto”.

    Dopo molto più di 20 anni di ricerca sulla connessione tra la grassezza e la fertilità, ho proposto una nuova versione del vecchio aforismo : “dimmi cosa e quanto mangi e dimmi quante miglia corro al giorno o quante ore danzi e ti dirò quanto sei fertile”.

    Per 3 decenni ho studiato donne che avevano troppo poco grasso corporeo, erano a dieta ferrea o facevano troppo esercizio fisico o entrambe le cose.

    Queste donne non erano anoressiche. L’anoressia nervosa è un noto disturbo psicologico che nasce nella mente. Le ragazze anoressiche patiscono la fame e perdono 1/3 o più del loro peso sia di massa grassa che di massa magra.

    Le super magre e super snelle signore del mio studio rappresentano un uovo fenomeno: loro mangiano, ma solo abbastanza per essere magre e snelle.

    Un sistema riproduttivo “spento”.

    Nella metà degli anni 70 un sorprendente ampio numero di queste donne super magre e super snelle mi hanno chiamato ad Harvard al centro degli studi sulla popolazione, parte della scuola di H. sulla salute pubblica, dove ero professoressa di scienza della popolazione.
    Queste donne stavano vivendo un insieme di problemi della riproduzione, e mi contattarono dopo avere saputo della mia ricerca sul grasso corporeo e sulla fertilità dai giornali.

    I loro cicli si erano interrotti o erano diventati irregolari o non erano mai iniziati, o volevano avere un bambino ma non riuscivano a rimanere in cinta.

    Dal momento in cui mi contattarono queste donne super magre e super snelle erano già state da un dottore per un controllo completo. <<il mio dottore dice che on c’è nessun problema fisicamente con il mio sistema riproduttivo sembra solo “spento”>> .
    Alcune volte i dottori avevano detto “potrebbe essere troppo stress”. Più recentemente dopo la scoperta della mia ricerca il loro dottore gli aveva detto che probabilmente erano “troppo magre”.
    [..]
    La fecondità inizia a subire un declino dopo circa i 35 anni e fino al momento in cui raggiunge i 40 anni la sua capacità di concepire subisce sostanzialmente un decremento.
    Perfino se aumenta di peso e cambia la sua eccessiva magrezza una donna sopra i 35 anni può non rimanere in cinta, ha bisogno di aumentare di peso ad un’età più giovane.

    Infertilità collegata all’obesità e all’andamento a “yo-yo” del peso

    E riguardo all’eccessivo grasso corporeo?
    Le donne molto obese sono ugualmente infertili.
    […]
    Noi non siamo ancora certi del meccanismo che causa l’infertilità attribuito ad un grasso eccessivo; è ancora relativamente nuovo il fenomeno nella storia della nostra specie: avere troppo cibo e diventare troppo grassi. Se il peso di una donna aumenta e diminuisce continuamente il suo cervello spegnerà la sua capacità riproduttiva.

    La Leptina è una molecola magnifica

    Come fa il cervello a sapere quanto grasso o magro sei? E poi fare una connessione con la tua capacità riproduttiva? Una risposta è la leptina, un ormone recentemente scoperto prodotto dal grasso corporeo che gioca un ruolo fondamentale nella regolarizzazione dell’apporto di cibo e metabolismo energetico.

    La Leptina è stata identificata nel 1994 da S. Friedman e i suoi colleghi nella Università di Rockfeller nei laboratori di Genetica Molecolare, hanno clonato il gene che ha codificato la Leptina.
    […]
    La Leptina è prodotta da tutte le cellule del grasso nel corpo degli UU e delle DD, le dd hanno più leptina degli uomini.

    I ricettori di Leptina si trovano nell’ipotalamo la parte del cervello che controlla l’apporto di cibo, il metabolismo energetico e la capacità riproduttiva.

    Cap. 5 – Ipotesi storiche

    Che cosa accelera o ritarda il menarca?

    Durante i secoli nessuno poteva prevedere quando una ragazza potesse avere il primo ciclo, ma non era per mancanza di interesse. Quando ho cercato riferimenti al menarca nei libri di medicina, ho trovato documenti del tempo di Aristotele nel III secolo a.C., Sembrava esserci un’ossessione per il menarca
    […]
    Una ragione possibile di questo interesse nell’età del menarca può essere che in alcuni paesi le ragazze sono considerate maritabili quando hanno il menarca.
    [..]
    Un’altra possibile ragione di questo forte interesse verso l’età del menarca nel passato è la mancanza di un evento disponibile in modo simile per i ragazzi. Non c’è modo di dire con sicurezza che cosa succede nei ragazzi della stessa età, niente più che la loro voce si sta “rompendo”. Quando la voce di un uomo cambia da soprano a tenore o basso è molto meno comprensibile come evento sessuale rispetto al primo ciclo mestruale.

    Inoltre i ragazzi non venivano dati in sposi quando la loro voce cambiava.

    Come le ragazze i ragazzi mostrano una tendenza a dei tempi più lunghi nei confronti dell’inizio dello sviluppo sessuale.

    Poiché il momento delle prime emissioni notturne dei ragazzi non è facile da documentare, specialmente storicamente, i registri sui cambiamenti della voce dei ragazzi sono molto preziosi.

    Questi documenti mostrano che i cambiamenti all’età in cui si rompe la voce dei ragazzi sono conformi con la tendenza a tempi più lunghi rispetto al menarca delle ragazze.
    Nella metà dell’800 per esempio l’età ordinaria del cambiamento della voce era 18 anni, conforme ai documenti presi duranti gli anni 1727 e 1749 dal coro di J.S. Bach.

    Attualmente l’età ordinaria per il cambiamento di voce dei ragazzi ben nutriti è di 13,5 anni.
    […]
    I dottori che hanno raccolto i dati sull’età del menarca delle popolazioni straniere hanno notato l’importanza della nutrizione.

    Le ragazze nere schiave nell’India dell’ovest, dove il cibo era scarso e il lavoro fisico duro, avevano il menarca a 16 anni.

    La stessa cosa per le ragazze bianche inglesi della classe – lavoratrice che erano ugualmente relativamente denutrite.

    Attualmente le ragazze dell’Africa povera hanno il menarca a tard età, circa 15 o 16 anni mentre le ragazze bianche ben nutrite nelle stesse aree hanno il menarca a 12 / 13 anni.
    […]
    Le ragazze poco nutrite in aree calde rurali dell’India hanno il menarca a circa 15 / 16 anni, dal momento che le ragazze ben nutrite nelle città indiane hanno il menarca a circa 12,5 anni, come le ragazze negli Stati Uniti. Ancora i livelli di nutrizione sembrano passare sopra agli effetti delle temperature calde.


    http://books.google.com/books?hl=it&lr=&id...+#PRA1-PA193,M1





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    Dieting symptomatology in women and perceptions of social support: - An evolutionary approach

    Myriam N. Judaa, Lorne Campbellb,*, Charles B. Crawforda
    aSimon Fraser University, Burnaby, BC, Canada
    bDepartment of Psychology, University of Western Ontario, London, ON, Canada N6A 5C2
    Received 17 January 2003; received in revised form 18 February 2004


    Questa ricerca ha esaminato il rapporto fra gli atteggiamenti di disordine alimentare nelle donne e le intuizioni di disponibilità da parte dei parenti con le percezioni di un supporto da parte di fonti differenti.

    Un totale di 100 donne eterosessuali attualmente coinvolte in un rapporto romantico corrispondevano alle tre sottoscale dell’Inventario dei disordini alimentari (EDI: Eating Disorders Inventory; insoddisfazione rispetto al proprio corpo, ricerca della magrezza e la paura della maturità - vecchiaia), Le domande hanno misurato la percezione della predisposizione parentale e le intuizioni di un supporto sociale dal partner, dalla loro famiglia ed dagli amici.

    Le donne che percepivano livelli relativamente bassi di supporto, specialmente da partner romantici e dalla famiglia, hanno riportato un sintomatologia incrementata della dieta e delle percezioni più basse riguardo la buona volontà dei genitori.

    Per le donne, gli atteggiamenti di disordine alimentare possono riflettere un meccanismo ancestrale di soppressione del sistema riproduttivo che è attivato dai suggerimenti contemporanei che hanno indicato i pochi risultati riproduttivi negli ambienti ancestrali. Vengono discusse le implicazioni potenziali di questi risultati, così come le interpretazioni alternative dei risultati.
    Introduzione

    L’RSH l'ipotesi di soppressione riproduttiva suggerisce che l’attitudine ai disordini alimentari e la patologia del mangiare nelle donne, come pure gli ideali di magrezza, possono riflettere un meccanismo di soppressione riproduttiva ancestrale che è attivato dalle indicazioni contemporanee che hanno predetto i modesti esiti riproduttivi negli ambienti antichissimi (vedere Anderson & Crawford, 1992; Condit, 1990; Voland & Voland, 1989).

    Wasser e Barash (1983) hanno sostenuto che di fronte a condizioni povere, una femmina può migliorare il suo successo riproduttivo durante il corso della vita attraverso l’azione ritardatrice della riproduzione, fino a che le circostanze non divengano più favorevoli.
    Se le condizioni ambientali ancestrali fossero tali che la gravidanza possa essere complicata e la prole avesse una bassa possibilità di sopravvivenza, sarebbe stato un adattamento (alla situazione) per le femmine il posporre la riproduzione fino ad un periodo in cui le condizioni fossero diventate più convenienti per la gravidanza.

    Gli atteggiamenti di disordine alimentare e l’aumento della dieta possono infine condurre alla soppressione della riproduttività, infatti livelli bassi di grasso corporeo determinano il termine dell’ovulazione (per esempio, Frisch & Barbieri, 2002). D

    ati gli alti costi implicati per la riproduzione femminile, le preferenze per gli ideali corporei più sottili hanno potuto avvantaggiare le donne nel controllo della sincronizzazione dei loro sforzi riproduttivi.

    1.1. Il problema dei bassi indici di base della soppressione riproduttiva

    Valutare le componenti di soppressione riproduttiva è complicato a causa del problema delle basse stime di base della reale soppressione riproduttiva.

    Secondo l'istituto nazionale di salute mentale (2002), soltanto circa lo 0.5-3.7% delle donne ha l’anoressia nervosa (AN) durante il corso della loro vita.

    Una soluzione parziale a questo problema di bassi indici di base, è identificare le variabili con stime di base relativamente alte degli avvenimento che sono come precursori probabili della variabile che interessa di bassi indici di base (per esempio, Gottman & Levenson, 1992).

    In tutta probabilità, comportamenti conosciuti per essere premonitori di una riduzione eccessiva dell'apporto calorico (cioè l’anoressia nervosa) ed inoltre sono comportamenti relativamente agli alti indici di base, precedono la reale soppressione riproduttiva come conseguenza di un apporto calorico ridotto, che è un caso di basso indice di base.

    Usando questo metodo, possono essere identificate le variabili che predicono l’incremento degli atteggiamenti di disordine alimentare (cioè la sintomatologia della dieta), supponendo che le donne che mostrano livelli relativamente elevati di sintomatologia della dieta potrebbe essere più probabile che alla fine sperimentino la soppressione riproduttiva, rispetto alle donne che mostrano livelli bassi di questa sintomatologia. Questo è il metodo che abbiamo adottato nella ricerca attuale.

    1.2. Supporto sociale e sintomatologia della dieta

    Guidato dal’ RSH, sono state proposte un certo numero di indicazioni per gli ideali di un corpo magro e per gli atteggiamenti di disordine alimentare, quali i livelli elevati della concorrenza sociale tra femmina e femmina (Mealy, 1999; Salmoni, Crawford, & Zubertier, 2004), incongruenza fra maturità sessuale e psicologica dovuta al menarca in anticipo (Surbey, 1987), il valore del lavoro femminile (Anderson, Crawford, Nadeau, & Lindberg, 1991), conseguenze sociali negative della gravidanza (Anderson ed altri., 1991) e stress, in particolare dall’attenzione sessuale maschile (Salmon ed altri., 2004).

    La soppressione riproduttiva indotta dallo stress inoltre è stata discussa da Dunbar (1985).

    Tutti questi i segni che preannunciano la sintomatologia della dieta indicano una possibile assenza del supporto di altri per la crescita della prole. Le femmine dei primati, in particolare le femmine umane, sono le uniche fra i mammiferi a richiedere il vasto supporto sociale per la riproduzione e per l’educazione dei figli (Geary, M.N. Juda ed altri. /Sviluppo e comportamento umano 25 (2004) 200-208 201 2000; Trevathan, 1987).

    Quando avvertono essere minimo questo supporto, le donne possono essere titubanti circa l’allevamento della prole e successivamente assumono comportamenti che potrebbero servire temporaneamente a sopprimere le loro possibilità riproduttive (per esempio, Lesk, 1996; Schmidt ed altri., 1997; Tiller, Sloane, Schmidt, & Troop, 1997; Wasser & Barash, 1983).

    La ricerca attuale suppone che il supporto sociale era di importanza fondamentale per la riuscita della riproduzione negli ambienti antichissimi e che la dieta, di fronte alle indicazioni che indicano un basso supporto, sarebbe stata un adattamento ambientale (per esempio, Anderson & Crawford, 1992; Crawford & Salmon, 2002).

    1.3. Ricerca attuale

    La ricerca corrente esplora l'associazione fra sintomatologia della dieta, e la percezione del supporto dei genitori e del supporto sociale dal partner, dalla famiglia e dagli amici.

    Questa ricerca inoltre valuta le potenziali variabili di confusione, quale la lunghezza del rapporto romantico, dello stress percepito e dell'indice di massa corporea (BMI) e le analisi sono state condotte per controllare statisticamente i segni di queste variabili.

    Se la percezione di bassi livelli di supporto dal partner, dalla famiglia e dagli amici, col tempo, è stata collegata con i modesti risultati riproduttivi e i comportamenti riguardo alle diete hanno infine permesso alle donne di sopprimere temporaneamente l’ovulazione, allora le percezioni di livelli relativamente bassi di supporto sociale dovrebbero essere associati con i livelli più bassi di percezione della buona volontà dei genitori (ipotesi 1) e livelli elevati di sintomatologia della dieta (ipotesi 2).
    Mentre lo stare a dieta può riflettere un meccanismo evoluto, di soppressione della riproduzione, la buona volontà dei genitori rispecchia le emozioni degli individui e la consapevolezza conoscitiva dell’ essere pronti a riprodurre in un dato momento.

    Secondo RSH, il comportamento dello stare a dieta è collegato integralmente con la valutazione della donna come di non essere pronta alla cura dei propri figli.

    Di conseguenza, la buona disposizione dei genitori e la sintomatologia della dieta dovrebbero essere correlati negativamente, in modo tale che le donne che segnalano di non sentirsi pronte per diventare genitore ci si aspetta che riportino alti livelli di sintomatologia della dieta (ipotesi 3).

    La ricerca presente verifica queste ipotesi.


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    2- Metodo

    2.1. I partecipanti

    Hanno partecipato a questo studio in cambio di crediti per il corso, centodue studenti non ancora laureati all'università Simon Fraser che sono stati iscritti alle classi di archeologia e di psicologia ed al momento erano coinvolti in un rapporto amoroso eterosessuale,.
    Due partecipanti sono stati eliminati dallo studio perché la loro età era superiore ai 35 anni.
    I 100 partecipanti restanti avevano un'età media di 20.6 anni (S.D.=3.28). La lunghezza media dei rapporti amorosi era di 21.70 mesi(S.D.=26.08).

    2.2. Procedura

    I partecipanti sono stati esaminati nelle aule dell'università, in gruppi di 10-25 individui per sessione. Sono stati dati un insieme di questionari che valutavano le informazioni demografiche, la loro percezione del supporto da parte dei genitori, del partner, degli amici e della famiglia, lo stress provato nell’ultimo mese, sintomi di dieta e buona volontà (prontezza) dei genitori.

    2.3. Materiali

    Ai partecipanti è stato chiesto di fornire informazioni circa la loro età, il peso, l’altezza e la durata e condizione del loro rapporto amoroso.

    Il supporto percepito dal partner è stato misurato con il Partner-Specific Investment Inventory (Ellis, 1998). Questo questionario è composto da 52 item divisi in 10 sottoscale di misura (per esempio, significativo/l’allevamento della prole, tempo disponibile da dare, sollecito socialmente). L'inventario consiste di due parti: la prima parte comprende le domande riguardanti il comportamento del partner negli ultimi 6 mesi su una scala distinta di frequenza
    da 0=mai a 4=molto.
    La risposta facoltativa N/A (non applicabile) è stata rimossa per questo studio.

    La seconda parte consiste nelle dichiarazione descrittive riguardanti il comportamento del partner negli ultimi 6 mesi su una scala di 5 punti, scala di Likert (nota a n.d.r.), che varia da 1=molto in disaccordo a 5=molto d’accordo.
    Un punteggio totale è stato calcolato aggregando punteggi z per le sottoscale.

    La coerenza interna per questa scala era molto alta (Cronbach’s alfa=0.85) –(nota b - n.d.r.).

    Il supporto da parte della famiglia e degli amici è stato valutato con:
    Perceived Social Support Scale (Procidano & Heller, 1983)
    che misura il limite a cui i dichiaranti percepiscono che le loro esigenze di supporto, di informazione e feedback sono adempite dagli amici e dalla famiglia.
    Le risposte sono limitate alla scelta tra sì (1), no (0) e non so ( 0).
    La coerenza interna era alta per la scala che valuta il supporto dalla famiglia (Cronbach' S.A. =0.93) ed anche per la scala che valuta il supporto dagli amici (Cronbach' S.A. =0.86).

    Lo stress sentito è stato misurato con:
    14-item Global Measure of Perceived Stress (Cohen, Kamarack, & Mermelstein, 1983).
    Questa scala valuta il livello dello stress della vita, delle difficoltà quotidiane, e delle disponibilità delle risorse a cui far fronte, sperimentate nell'ultimo mese.
    Le risposte sono misurate su una scala di frequenza che varia da 0=mai a 4=molto spesso.
    La coerenza interna per questa scala era molto alta (Cronbach' S.A. =0.89).

    I sintomi della dieta sono stati misurati con tre sottoscale definite da the Eating Disorders Inventory (EDI; Garner, 1990), che comprendeva nove item provenienti dalla sottoscala del Body Dissatisfaction (insoddisfazione del proprio corpo) sette item presi dal sottoscala the Drive for Thinness (La via che porta alla magrezza) ed otto item dalla sottoscala presa da the Maturity Fears (le paure della maturità)

    I punteggi hanno raggiunto una media attraverso le tre sottoscale dell’ EDI per creare un indice di sintomatologia della dieta.

    L’ EDI è una misura ampiamente usata di auto-rapporto dei sintomi connessi comunemente con anoressia nervosa e bulimia, il punteggio più alto riflette la presenza crescente di atteggiamenti di disordine alimentare così come la patologia del mangiare.
    Gli item sono su una scala discreta di frequenza che varia da 0=mai a 6=sempre.
    La coerenza interna per questa scala era molto alta (Cronbach' S.A. =0.83).

    Il questionario sulla prontezza parentale è un questionario non pubblicato progettato da Ward (2000) e consiste di una scala di Guttman di otto item che misura la prontezza fisica, emozionale e utile per la gravidanza e la cura della prole (vedere l'appendice A per articoli che contengono questa scala).
    La coerenza interna per questa scala era moderata (Cronbach' S. alfa =0.65).


    3 – Risultati

    Il BMI per ogni partecipante è stato calcolato dividendo il peso dichiarato in chili con il quadro dell’altezza in metri dichiarata.
    Il BMI si è allineato tra 15,92 e 38,08, con una media di 21,86 (S.D.=3.99). L’otto per cento dei partecipanti erano sottopeso (BMI<18), il 76% erano di peso normale (BMI=18-25), il 12% erano di peso eccessivo (BMI=25-30) e il 4% erano obesi (BMI > 30).

    Per verificare le ipotesi 1 e 2, sono state condotte due analisi gerarchiche di regressione multipla per determinare il rapporto singolo fra le misure di supporto percepito con i sintomi della dieta e la prontezza dei genitori. I punteggi sull’EDI e sul questionario sulla prontezza dei genitori sono serviti come variabili dipendenti ed in ogni analisi il primo insieme di variabili previste erano la lunghezza delle relazioni dei partecipanti e i punteggi di BMI.

    Nel secondo step dell'analisi, i punteggi sulla scala dello stress e le tre misure di supporto percepito erano registrate come un blocco.

    In primo luogo abbiamo determinato se le variabili al secondo punto dell'analisi predicessero la sola variabile nei punteggi sulla percezione della prontezza dei genitori, indipendente dalla lunghezza del rapporto e dai punteggi di BMI.

    Allora abbiamo messo a fuoco sull'unico rapporto fra ogni variabile prevista e la percezione della prontezza parentale.

    Nei punteggi EDI previsti, le donne con un più alto BMI auto-segnalato hanno segnalato una maggiore quantità di sintomi di dieta, mentre la lunghezza del rapporto romantico non era un elemento previsto significativo.

    Le donne hanno riportato più alti punteggi di prontezza parentale comunque quando è aumentata la durata del loro rapporto, mentre il BMI non è stato collegato con la prontezza parentale.

    In entrambe le analisi, lo stress e le variabili del supporto hanno pronosticato la variazione nei punteggi EDI e la prontezza parentale in aggiunta alla lunghezza del rapporto e del BMI.

    Coerentemente con le previsioni, le donne che hanno percepito più supporto dalla loro famiglia ed dai partner hanno segnalato i livelli più bassi di sintomi di dieta e livelli elevati di prontezza parentale.

    In più, le donne che hanno segnalato crescenti livelli di stress hanno segnalato inoltre livelli elevati di sintomi di dieta, ma lo stress non ha predetto significativamente i punteggi di prontezza parentale.

    Percezioni di supporto da gli amici non erano un preannunciatore significativo in entrambe le analisi.

    Ipotesi di sostegno n. 3, la correlazione parziale fra EDI e i segni di prontezza parentale, controllando la lunghezza del rapporto e i puntteggi di BMI, erano negativi e significativi, r (96) =_.33, P<.001.

    Ciò suggerisce che quando le donne hanno segnalato i livelli elevati di sintomi di dieta, inoltre si sono sentite meno pronte per diventare genitore.


    4. Discussione

    Coerente con le nostre ipotesi, i risultati di questa ricerca suggeriscono che i livelli elevati di sintomi di dieta e le percezioni diminuite della buona volontà dei propri genitori, nelle donne, erano connessi unicamente con le percezioni di livelli relativamente bassi di supporto disponibile dalla famiglia e dal partner.

    Questi risultati sono conformi con una ricerca precedente che dimostra che le donne anoressiche percepiscono meno il supporto da parte della loro famiglia (Lesk, 1996) e relativamente hanno alti problemi coniugali alti di intimità (Tiller ed altri., 1997; Van den Broucke, Vandereycken, & Vertommen, 1995).

    I risultati inoltre si accordano con suggerimenti del Turkes (1989) che l’insuccesso delle reti estese delle parentele nelle società moderne è collegata con la diminuzione della fertilità fra le donne nelle società industrializzate.

    D'importanza, questi risultati sono emersi malgrado statisticamente il controllo per parecchio potenziale confonde come la sensazione di stress, la lunghezza del rapporto e il BMI.

    Questi risultati indicano che le percezioni di disponibilità bassa di supporto dalla famiglia e dal partner rappresentano i fattori di rischio unici per l’aumento dei sintomi di dieta e influenzano la prontezza delle donne a trasformarsi in genitore.

    Contrariamente ai risultati del Lesk (1996), tuttavia, il supporto dagli amici non era un segnale premonitore significativo nelle nostre analisi.

    Le differenze di campione fra Lesk e lo studio corrente possono spiegare parzialmente questi risultati differenziali da quando lo studio del Lesk ha esaminato donne alle quali avevano attualmente diagnosticato un disordine alimentare.

    Inoltre, il supporto dagli amici dovrebbe dipendere più da meccanismi di reciprocità, rendenti il supporto degli amici più costoso del supporto della famiglia. Questi suggerimenti sono speculativi e la ricerca futura dovrebbe tentare di determinare il significato connesso con supporto da fonti differenti.

    In generale, il modello dei risultati supporta le previsioni derivate dal RSH poichè indicano che la sintomatologia della dieta è associata con le auto-valutazioni delle donne che percepiscono di non essere pronte ad occuparsi e ad allevare un bambino.

    Quando le donne percepiscono il supporto meno disponibile dalla loro famiglia e dal partner, supporto che è critico nel successo della cura prole (per esempio, Geary, 2000), esse inoltre tendono a sentirsi meno preparate per far crescere un bambino e possiedono più atteggiamenti e comportamenti relativi ai disordini alimentari.

    Poiché la dieta delle donne è un itinerario tramite cui possono infine sopprimere la loro ovulazione, la presenza crescente di questa sintomatologia, quando si percepisce come se fosse meno disponibile il supporto dalla famiglia e dal partner, fornisce sostegno alla nozione che la sintomatologia della dieta può riflettere un ancestrale meccanismo di soppressione della riproduzione.

    4.1. Spiegazioni alternative e diffide

    Potrebbe essere argomentato che le donne in questo studio, che hanno percepito un sostegno meno disponibile e più stress nella loro vita, fossero ansiose di non essere in una situazione che stereotipicamente precede la maternità e fossero proccupate del loro futuro e della loro probabilità di trovare un buon partner.

    I risultati possono riflettere quindi un'ansietà generale sul non avere un partner impegnato e buoni rapporti famigliari, con incrementati sintomi di dieta che rispecchiano forse una tattica di contrattazione per suscitare un sostegno più grande da parte della famiglia e degli amici (per esempio, Hagen, il 2002).

    Benché sia possibile che una tale ansietà generale possa rappresentare un'espressione immediata della soppressione del meccanismo riproduttivo, ma la ricerca presente non era progettata per provare questa possibilità.

    Questa ricerca ha esaminato i sintomi della dieta o un insieme di attitudini e comportamenti con un tasso di base relativamente alto come un mandato una procura per la soppressione riproduttiva, un evento con un tasso di base relativamente basso.

    La ricerca futura ha bisogno di valutare i collegamenti tra le percezioni di sostegno, i sintomi della dieta e la soppressione riproduttiva effettiva.

    Inoltre, la soppressione riproduttiva attraverso mezzi diversi dalla riduzione dell’apporto calorico, dovrebbe essere valutata nelle donne che percepiscono una minore disponibilità di sostegno (per esempio, uso di controllo di nascita, attività sessuale, lasciare i bambini in adozione, esercizio fisico eccessivo).

    Questa ricerca ha anche utilizzato una progettazione di correlazione e quindi i rapporti direzionali tra le variabili non possono essere dedotti dai risultati.

    La ricerca longitudinale che segue le donne nel tempo potrebbe fornire una prova più definitiva che riguarda la direzione di questi rapporti.

    Inoltre, tutte le misure rispecchiano dati riportati dalle donne e i risultati potrebbero in questo modo rispecchiare una serie di percezioni integrate che non sono necessariamente un fedele riflesso della realtà.


    Mentre la ricerca attuale si è concentrata su fattori che possono provocare i sintomi della dieta nelle donne, il lavoro teorico recente ha suggerito che i sintomi caratteristici dell’anoressia nervosa, come limitare il cibo e l’iperattività, siano adattamenti psicologici sviluppati che hanno agevolato il movimento via da ambienti poveri di risorse (Guisinger, il 2003).

    Questo modello, tuttavia, specificatamente non indirizza fattori relativi all'inizio dell’anoressia.

    Ricerche future che si concentrassero su fattori che precedono l'inizio dell’Anoressia come pure fattori che emergono dopo che l'inizio di questi sintomi, potrebbero aiutare certamente a forgiare una comprensione più grande dell'evoluzione delle attitudini dei disordini alimentari nelle donne.



    http://publish.uwo.ca/~lcampb23/docs/campb...004_dieting.pdf

    [Nota a]: Scala di Lickert: scala a multi item:
    Le scale multi-item risultano generalmente superiori alle scale single-item per tre principali motivi (Nunnally, 78): I concetti che vengono rilevati sono generalmente abbastanza complessi, tali da rendere improbabile la copertura del loro significato con un solo indicatore; Una sola domanda manca di precisione, in quanto riesce a discriminare le unitàstatistiche in soli due gruppi; Infine le domande singole sono più soggette ad errori accidentali, avendo anche un maggiore effetto sull’analisi dei risultati.

    Scale Single Item:A volte però si preferisce utilizzare una singola domanda al posto di una batteria di domande (e quindi una scala) per rilevare un atteggiamento, èappunto questo il caso delle scale definite Single-Item.

    [Nota b]: alfa di Cronbach
    E' il più noto coefficiente di attendibilità che valuta la coerenza interna di un test psicologico composto da item a scelta multipla. È stato proposto da Cronbach nel 1951.
    La coerenza interna delle scale viene usata per verificare se esistano elementi della scala che non siano coerenti con gli altri. Gli strumenti utilizzati sono la correlazione elemento-scala e il coefficiente alfa di Cronbach.si basa sulla matrice di correlazione fra tutti gli elementi e sul loro numero. La sua formula è di seguito riportata: alfa = nr / 1 + r (n-1).
    Dove r rappresenta la correlazione media e n il numero di elementi di cui la scala è composta. Il coefficiente assume un valore compreso tra 0 e 1, dove 1 rappresenta la massima coerenza interna della scala. Nell’eliminare elementi dalla scala si terrà conto sia della correlazione elemento-scala che del coefficiente alfa.


    Edited by wookyee - 27/12/2006, 11:03
     
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    Il percorso evolutivo della comunicazione di moda

    Quella della comunicazione di moda è una storia recente.

    Fino agli anni Sessanta, infatti, l'unico strumento utilizzato erano le sfilate, intese ancora come una semplice occasione di vendita, e non come un evento mediatico di ampia portata come avviene oggi.

    È negli anni Settanta, con l'inizio del processo di democratizzazione della moda, che per la prima volta ci si pone il problema di non rivolgersi solo a un pubblico di addetti ai lavori.


    tratto da:IL LINGUAGGIO E LE STRATEGIE COMUNICATIVE DELLA MODA DI CLAUDIA GRAZIANI


    Un altro periodo rivoluzionario per la moda del ventesimo secolo è lo Swinging degli anni 60 (British Mod, androginia, Twiggy, Edie Sedgwick, Mary Quant) Un tempo molto turbolento per gli Stati Uniti ha determinato alcuni look più innovativi del secolo.

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    TWIGGY

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    Edie Sedgwick

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    Mary Quant style



    Negli ani 60 ha inizio il look unisex – uomini e donne si vestono alla stessa maniera.

    Stampe audaci e righe sia per uu che per dd.


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    http://popscene.vox.com/library/post/the-e...ashion-has.html

    Forse lo sviluppo più notevole nella moda degli anni 60 è stato il drammatico cambiamento nell’abbigliamento maschile. Per i 150 anni scorsi, il vestirsi per gli uomini era stato il vestito su misura dall'apparenza normale e scuro. Ora, seguendo l trend che in primo luogo sono comparsi nelle mode gay, sono stati introdotti gli elementi colorati, quali le giacche senza collo, portate con pantaloni slim – fitting e scarponcini.
    Durante la metà degli anni ’60 le cravatte ed i foulard sono ritornate “in”, insieme alle camicie stampate con colori vividi. Per concludere, i risvolti ed i pantaloni hanno raggiunto le dimensioni esageratamente larghe.
    I vestiti si sono trasformati in sempre più in unisex così gli uomini e le donne fanno shopping di articoli simili nelle stesse boutique.
    http://www.vam.ac.uk/vastatic/microsites/1211_sixties/hist_wp.pdf

    Negli anni 70 e nei successivi le donne hanno adottato una strategia differente per le caratteristiche per trattare le differenze di genere. Negli anni 70 molte donne stavano provando ad introdursi nelle carriere e nei lavori in competizione diretta con molti maschi, quindi per aiutare a guadagnare l'uguaglianza con le loro controparti maschili hanno adattato i loro vestiti per dare risalto alle caratteristiche maschili. Conosciuto come “power dressing” questo ha determinato al creazione di vestiti tipicamente da lavoro, modellato con successo nella mente, consistente in giacche scure mascoline indossate con gonne con orlo più lungo e completate con una tasca applicata. In un tentativo ulteriore di negare la femminilità la gonna è stato disegnata in modo rigoroso e le spalle sono stato ingrandite e riempite, con una conseguente silhouette simile alla figura maschile. Questo ha dato una spinta ulteriore al vestito unisex
    http://www.fashionbody.co.uk/1970s%20Female.htm

    Annie Hall ha vinto l’Oscar come miglior film verso la fine degli anni 70. Il look da uomo indossato da Diane Keaton viene ampiamente adottato.
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    Moda e cambiamento sociale

    Il ruolo della moda nei processi di costruzione delle identità

    [...] Grandi riflette sulle caratteristiche proprie della nostra "era post-moderna", per valutare se e in che misura queste influenzino l'efficacia normativa della moda. Il primo tratto che contraddistingue la postmodernità è l'indeterminatezza e la grande fluidità delle categorie che, fino a oggi, erano considerate centrali nella definizione dell'identità, ossia l'età, il genere sessuale, la bellezza fisica, la classe e la razza.

    Ciò influisce profondamente sull'efficacia dei codici vestimentari, che hanno sempre fatto perno su opposizioni binarie tipiche della modernità (maschile/femminile, gioventù/vecchiaia, classe bassa/classe alta). Tra tutte le ambivalenze d'identità sperimentate nella nostra società, quella che colpisce maggiormente è senza dubbio la perdita della differenziazione sessuale, fenomeno che ha suscitato l'interesse di vari studiosi [cfr. § 2.5.].

    2.5 La moda e il corpo

    Lo stesso Barthes [1982] si interroga in merito al corpo moderno, cercando di delinearne i tratti fondamentali. Una sua prima caratteristica è la sostanziale perdita della differenziazione sessuale.
    Nell'aspetto e nell'abbigliamento i segni di opposizione tra i due sessi vanno sempre più perdendo peso: "barbe e baffi sono ormai estinti, la capigliatura maschile si è molto allungata e si è fatta più ordinata e seduttiva, gli uomini hanno preso orecchini, colori e altri costumi una volta solo femminili; e in cambio molti indumenti maschili sono stati conquistati dalle donne." [Volli, 1998: 58]

    Si parla spesso di una "femminilizzazione" della nostra società, in quanto gli uomini hanno rinunciato a molti dei caratteri che sottolineavano il loro predominio e hanno cominciato ad adottare ornamenti, oggetti e colori che, fino a poco tempo fa, li avrebbero immediatamente fatti etichettare come "effemminati". Ma nello stesso tempo si evidenzia anche una sorta di mascolinizzazione delle donne: queste, assumendo gusti e costumi dell'altro sesso, segnalano la loro voglia di autonomia, di forza e di durezza. Il risultato è una certa ambiguità e mescolanza, sempre più evidente nel costume (si pensi a indumenti unisex come la tuta da jogging, la T-shirt, gli scarponcini, i jeans).

    Un altro tratto peculiare dei "nostri tempi", individuato da Barthes [1982] e poi evidenziato anche da Volli [1998], è una sorta di rimozione sociale del corpo vecchio. È come se la nostra società tolleri solo i corpi giovani (Barthes definisce questo fenomeno "razzismo giovane"): ogni volta che il corpo viene rappresentato o messo in scena, esso è sempre e comunque giovane. Volli parla di una tendenza della nostra società verso l'"adolescenza prolungata". Sul piano estetico, infatti, l'adolescenza è per tutti l'età di riferimento: ciò è evidente nella prevalenza di musiche, balli, ritrovi e abiti provenienti dal mondo giovanile.
    Collegato a quello del corpo giovane, si è affermato anche il mito del corpo magro.
    Il corpo magro è assimilato a un corpo giovane, la magrezza è un segno garantito di giovinezza, da cui lo straordinario sviluppo delle tecniche di dimagrimento, la straordinaria preoccupazione e ossessione che rappresenta nel mondo attuale il desiderio di dimagrire, come dire di mantenere il proprio corpo nel suo stato mitico di giovinezza: è in realtà il desiderio di immortalità. Esiste un vero e proprio mito della cura dimagrante che coinvolge veramente tutti, uomini e donne insieme, che comincia molto presto, ben prima della vecchiaia, e che prova che il corpo moderno si vuole massicciamente, collettivamente, miticamente un corpo magro e giovane. [Barthes, 1978: 130]

    Fra i vari mezzi di diffusione e di elaborazione di questo nuovo corpo umano, un ruolo fondamentale è svolto dalla pubblicità. Essa mette sempre in scena dei corpi giovani e, anche se è obbligata a utilizzare dei corpi non più molto giovani, questi sono comunque sempre sani ed energici, resi tali dai prodotti di bellezza, alimentari o igienici pubblicizzati.
    Nella nostra società, in definitiva, si è affermata una sorta di nuova centralità del corpo, a fronte di un universo dominato da tecnologie che, solitamente, portano a proclamare la scomparsa del corpo come sostanza. Si tratta comunque del trionfo di un corpo particolare, "un corpo sano e attivo, sportivo e curato, un corpo magari un po' desessualizzato, ma portato con orgoglio e libertà. Un corpo che fa jogging, che frequenta le discoteche e le spiagge, un corpo depilato, lisciato, deodorato, allenato. […] Esso rifiuta il mistero, è orgoglioso di sé, della sua forma, del suo apparire in pubblico. È disposto a giocare e a scherzare con tutto, salvo che col suo benessere. Non ha vergogna, non ha paura, non ha difetti (finché la natura e le cure lo aiutano)." [Volli, 1998: 39-40]



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    Alcuni stilisti hanno tradotto l’androginia come un look potente per la sera, facendo riferimento allo “smoking”, una tendenza il cui primo pioniere fu Yves San Laurent in 1966.

    http://www.howtolookgood.com/catsect_3.html

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    LA STERILITA’ FEMMINILE

    a)Cause anatomiche

    Rappresentano quasi la metà delle cause femminili di sterilità. Le patologie uterine e tubariche si dividono essenzialmente in malformative e acquisite,le prime ricordiamo le anomalie uterine, come l’utero setto o subsetto, oggi facilmente correggibili con la chirurgia isteroscopica che permette di intervenire rapidamente e con minimi tempi di recupero per la paziente assicurando ottimi risultati;

    per altre malformazioni, come l’utero bicorne, il ricorso alla chirurgia laparotomica ricostruttiva si è fatto più raro, mentre per le malformazioni tubariche, solitamente agenesie totali o parziali, l’unica terapia solitamente adeguata resta la fertilizzazione in vitro (FIVET).

    In caso di agenesia uterina, come nella sindrome di Rokitansky, l’unica possibilità di gravidanza comporta l’affitto dell’utero di un’altra donna (maternità surrogata).

    Per quanto riguarda le patologie anatomiche acquisite, queste comprendono essenzialmente i miomi uterini, ...., le sinechie endouterine (sindrome di Asherman) e le occlusioni tubariche.

    Per quanto riguarda il trattamento chirurgico dei miomi, sia in laparoscopia che in laparotomia, il nostro orientamento è di eseguirlo solo se il mioma sembra essere l’unica anomalia riscontrabile nella coppia, se è voluminoso, e soprattutto se la sua localizzazione interessa la cavità uterina deformandola, specialmente se la paziente deve poi essere sottoposta a PMA.

    Le sinechie endouterine vengono efficacemente trattate con l’isteroscopia operativa.

    Il trattamento dell’occlusione tubarica acquisita può essere microchirurgico laparoscopico o laparotomico, in caso di paziente giovane e con compromissione anatomica tubarica limitata[...] oppure occorre indirizzare la paziente ad una FIVET (15).


    b)Anovoluzione

    L’anovulazione cronica è la più importante causa di subfertilità femminile.
    Pur non possedendo un metodo di certezza per diagnosticare l’ovulazione (unica prova sicura di ovulazione è la gravidanza), è possibile però diagnosticare correttamente il livello della lesione nell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio e ricorrere quindi alla terapia di induzione dell’ovulazione più adeguata.

    In primo luogo occorre valutare il rapporto peso altezza e correggerlo con un appropriato counselling dietetico se non rientra nei limiti: infatti sia il difetto di peso, che provoca addirittura non solo il blocco dell’ovulazione ma anche amenorrea, sia l’eccesso di peso, che provoca una reazione di tipo policistico dell’ovaio, sono alla base di molti casi di anovularietà.[…]

    Nei casi di anovulazione con blocco ipotalamico, per esempio nelle amenorree primarie e nelle amenorree ipogonadotrope ipotalamiche, la terapia induttiva dell’ovulazione che fornisce i migliori risultati è la somministrazione mediante micropompa di GnRH sintetico pulsatile, che garantisce ottima percentuale di risposta ovulatoria e bassi rischi sia di eccessiva stimolazione, sia di gravidanze multiple.

    Quando invece l’anovulazione sia causata dalla presenza di una sindrome dell’ovaio policistico e nelle amenorree normogonadotrope, sono disponibili farmaci come gli antiestrogeni (Clomifene Citrato, Tamoxifene), a somministrazione orale, e le gonadotropine: gonadotropina menopausale umana, FSH purificato o FSH ricombinante, a somministrazione intramuscolare o sottocutanea.

    Le gonadotropine costituiscono anche il farmaco di seconda linea per le pazienti che non rispondono o non ottengono la gravidanza dopo terapia con GnRH pulsatile o antiestrogeni.

    c)Endometriosi

    L’endometriosi, patologia che presenta ancora molti punti scotomizzati nella sua eziopatogenesi e nella sua storia naturale, può causare sterilità se presente nello stadio moderato e grave poiché provoca alterazioni anatomiche dell’apparato riproduttivo femminile.

    La risoluzione terapeutica è essenzialmente chirurgica, con la FIVET come possibile trattamento successivo


    La ricerca è improntata sul caso "B"unico caso che non è anatomico, quindi nn curabile chirurgicamente...l'unico caso che può essere indotto, acquisito...

    In prima istanza è importante però valutare alcuni dati preliminari concernenti la coppia e facilmente acquisibili:

    l'età della donna:
    è uno dei limiti principali posti dalla natura alla fertilità umana e pertanto è un fattore prognostico estremamente importante: la fertilità della donna è massima intorno ai 20 anni per poi diminuire rapidamente fino a farsi estremamente ridotta dopo i 40 anni. Anche tutte le tecniche terapeutiche saranno molto meno efficaci dopo i 38-40 anni di età.

    il peso della donna:
    un eccesso di peso corporeo od una eccessiva magrezza possono ridurre o abolire l’attività ovarica; in questi casi è più efficace un corretto consiglio dietetico che non un qualsiasi farmaco.
    La donna che affronta una qualunque terapia profertilità in condizioni non ideali di peso avrà probabilità di gravidanza inferiori alla donna normopeso.

    presenza di acne o irsutismo nella donna:
    tali manifestazioni cutanee devono sempre far pensare ad un difetto della funzione ovarica con probabile anovulazione.

    presenza nell’anamnesi della donna di una pregressa chirurgia pelvica o di pregresse flogosi pelviche (es. salpingiti).
    […]
    tre elementi indispensabili alla riproduzione, vale a dire:

    a) se la donna ovula con regolarità,
    b) se l’uomo produce spermatozoi adeguati a fecondare l’uovo,
    c) se l’incontro tra i gameti è possibile (cioè se le tube sono pervie e permettono il passaggio dei gameti maschili e dell’oocita fecondato).

    http://www.xagena.it/medicina/elenco/index...menorrea&PAGE=0

    **************************************************************************
    Patologie associate a deficit dell’asse SNC, Ipotalamo, Ipofisi

    Amenorrea funzionale ipotalamica

    Psicogena o stress-dipendente
    Fattori nutrizionali
    Fattori correlati all’esercizio fisico

    Anovulazione associata a farmaci
    Antagonisti dopaminergici
    Agonisti degli oppioidi
    Altri farmaci attivi sul SNC
    Patologie psichiatriche
    Anoressia nervosa
    Pseudociesi
    Difetti organici dell’unità ipotalamo-ipofisaria
    Deficit isolato di gonadotropine
    Sindrome di Kallmann
    Tumori ipofisari
    Sindrome di Sheehan
    Ictus ipofisario
    Sindrome della sella vuota
    Trauma cranico
    Secrezione inappropriata di prolattina
    Infezioni (Tubercolosi, Hiv, etc)
    Irradiazioni


    Patologie associate a disfunzione ovarica

    Menopausa precoce
    Disgenesia gonadica
    Iperandrogenismo ovarico
    Policistosi ovarica
    Tecoma
    Tumore delle cellule della granulosa

    Il menarca, pur rappresentando l’ultima tappa della maturazione puberale, non sempre è indice di una completa funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, che si raggiunge, a volte dopo alcuni anni, con la stabilizzazione del feed-back positivo e quindi con l’ovulazione.


    [...]

    E’ noto infatti che una serie di fattori quali:
    la posizione geografica
    lo stato socio – economico
    l’alimentazione con il raggiungimento di un peso corporeo critico ( Kg 47,8 )
    una percentuale di grasso ideale ( 24-28% )
    differenti capacità di adattamento allo stress
    possono interferire sull’equilibrio endocrino, sia in fase puberale che adolescenziale.


    [...]

    Il 35 – 49% delle adolescenti con cicli irregolari dal menarca, specie oligoamenorrea, ( 60-90%) presenta un quadro endocrino simile alla Sindrome dell’Ovaio Policistico ( PCOS ) con valori più o meno elevati di:

    • LH ( rapporto LH/FSH di 1,5-2 ).
    • androgeni
    • insulina
    • ovaie policistiche nel 50-70% dei casi.

    3. AMENORREA IPOTALAMICA
    La patogenesi dell'amenorrea ipotalamica è ancora oggi oggetto di numerosi studi e riconosce il possibile ruolo di numerosi fattori (ormoni, neurotrasmettitori, neuromodulatori, etc.) capaci di influenzare il sistema neuroendocrino.

    Nella pratica clinica, l’amenorrea ipotalamica risulta frequentemente associata a fattori stressanti di natura fisica, metabolica e psicologica.

    Tra le condizioni considerate in grado di indurre l'amenorrea ipotalamica, o che possono concomitare ad essa, si riconoscono:

    a) il calo ponderale (perdita di peso cospicua e/o in un breve periodo di tempo) dovuto a scarso apporto calorico e/o di specifici nutrienti, e, spesso, legato a veri e proprio disturbi dell’alimentazione fino all’anoressia nervosa nei casi estremi;

    b) l’esercizio fisico intenso e/o di livello agonistico (con maggiore incidenza negli sport di resistenza o in quelli che richiedono una ridotta massa grassa corporea quali l’atletica leggera, il balletto, il pattinaggio artistico, etc.);

    c) eventi stressanti di natura psicologica

    http://www.slog.org/pdf/Raccomandazioni%20Amenorrea.pdf

    ******************************************************************

    Fertilità e gravidanze

    Disturbi dell’alimentazione non diagnosticati sono stati recentemente implicati come causa di infertilità.

    È stato osservato che il 16,7% delle persone con problemi di infertilità ha un disturbo dell’alimentazione e che nelle donne infertili con amenorrea il 58% presenta un disturbo dell’alimentazione.

    Oggi è raccomandato eseguire uno screening per valutare l’eventuale presenza di un disturbo dell’alimentazione in tutte le donne infertili, prima d’imbarcarsi in costoso e lungo trattamento medico dell’infertilità.

    http://www.positivepress.net/Positive/Aida...9c?OpenDocument

    **********************************************************

    Circa il 30% della popolazione adolescenziale con cicli irregolari è affetta da iperandrogenismo LH dipendente, le cui caratteristiche cliniche sono rappresentate da valori elevati del LH (ampie e frequenti pulsazioni con ritmo circadiano desincronizzato), livelli elevati di androgeni, ovaie aumentate di volume e microcistiche, irsutismo, acne e sovrappeso.

    In questi soggetti non è infrequente la scomparsa delle caratteristiche cliniche durante il processo maturativo adolescenziale con la possibilità di conversione dei cicli anovulatori in cicli ovulatori e la riduzione dei livelli di androgeni entro il range di normalità.

    Tuttavia, è possibile che queste forme funzionali rappresentino un passaggio verso l'ovaio policistico.

    La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) rappresenta una delle più frequenti endocrinopatie e, probabilmente, la più frequente causa di infertilità nelle donne in età fertile.

    E' responsabile di circa il 75% dei casi di infertilità da anovulatorietà, è presente nel 30-40% dei casi di amenorrea secondaria e nel 85-90% di quelli con oligomenorrea e la sua prevalenza è stimata essere del 5-10%.

    La PCOS secondo i criteri stabiliti dalla Consensus Conference della NIH (1992) è caratterizzata dall’associazione d'iperandrogenismo, anovulazione cronica con secondari disturbi mestruali (oligomenorrea o amenorrea) ed infertilità.

    Mentre nel caso dell'ovaio policistico oltre al già citato CPA + etinilestradiolo oggi sono preferiti gli analoghi del GnRH (nafarelina, leuprolide, buserelina) in combinazione con lo spironolattone.


    http://ilnuovo.auxologia.com/2006/06/ipert...-irsutismo.html

    ***********************************************************************************

    Il costo del trattamento

    Ia PMA non è a carico delle casse malattia ed il suo costo, giustificato dal numero di partecipanti, come pure dall'alto grado di tecnologia, è relativamente elevato.

    Con l’introduzione delle nuove tariffe mediche TARMED, entrate in vigore nel gennaio 2004, i trattamenti non a carico della cassa malattia sono oggetto di una tariffazione forfettaria. I costi dipendono dal tipo di trattamento, come pure dal posto dove si realizza.

    A titolo indicativo, le tabelle qui di seguito riassumono i costi (in franchi svizzeri) associati ai trattamenti più correnti. La fatturazione è garantita dal servizio di fatturazione dello CHUV.

    I prezzi indicati non tengono conto dei farmaci e dei dosaggi ormonali

    Forfaits con monitoraggio

    Trattamento CHF €

    FIVETE 5'270
    ICSI 6'070
    MESA-TESE 6'370
    Crioconservazione 500
    Decongelazione 1'853
    Ecclosione assistita 500
    Cultura (blastocisti) 500
    Riduzione se assenza di transfert - 500

    http://www.chuv.ch/dgo/it/dgo_home/umr/dgo_fer_cout.htm

    *************************************************

    Edited by wookyee - 4/1/2007, 16:34
     
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    Ovarian Dysfunction, Stress, and Disease: A Primate Continuum
    [....]
    Tra le cause, risulta da molti studi che l’esercizio fisico e la dieta possono indurre anormalità riproduttive.

    Fattori psicogeni (per es. stress, ansia, o depressione) anche contribuiscono sostanzialmente, sebbene il loro ruolo rimanga alquanto controverso, a causa delle difficoltà nel definire e quantificare tali fenomeni.

    Inoltre, l’esercizio fisico, la dieta e i fattoripsicogeni spesso coincidono, facendo diventare quasi impossibile distinguere il loro contributo indipendente ad ogni particolare episodio di anormalità ovarica.

    Per quanto riguarda l’estensione degli eventi, le prove emergenti suggeriscono che le disfunzioni ovariche pre –menopausa - che si manifestano lungo un continuum da deficit leggeri nella fase luteale del ciclo mestruale fino all’anovulazione e all’amenorrea – sono molto più comuni di quanto sia generalmente valutato sia dalle donne che dai loro medici.

    [...]

    Deficit funzionali riproduttivi - Visione di insieme: Eziologia e epidemiologia

    Il normale ciclo riproduttivo richiede i contributi dell’ipotalamo, della ghiandola pituitaria e delle ovaie, per avere un esatta temporizzazione e funzionamento, ciò suggerisce che esistano numerose opportunità per la sua interruzione.

    Tra le più importanti interruzioni epidemiologiche sono quelle indotte da attacchi psicogeni e metabolici (per esempio stress psicologico, esercizio fisico e dieta) in individui altrimenti capaci di una normale attività riproduttiva.

    Tali deficit sono stati chiamati “funzionali” per mostrare l’assenza di menomazioni negli organi riproduttivi e per suggerire che l’abolizione dell’”attacco” dovrebbe capovolgere il deficit.

    Nelle donne, il primo danno funzionale indotto da fattori psicogeni e metabolici è in origine ipotalamico, coinvolgendo le alterazioni nell’attività del generatore di GnRH.

    Il più ovvio segno clinico di questa anormalità è la cessazione del ciclo mensile (amenorrea) in un individuo che ha sempre avuto cicli regolarmente; la condizione che ne risulta è l’amenorrea funzionale ipotalamica (FHA) functional hypothalamic amenorrhea.

    […]
    Esercizio fisico, dieta e equilibrio energetico

    Ci sono notevoli prove che dimostrano che l’esercizio fisico eccessivo e i disordini alimentari interrompono il generatore di GnRH e inducono l’amenorrea ipotalamica. (Hirvonen 1977; Perkins et al. 2001; Warren and Fried 2001).

    Tra le atlete, per esempio, la prevalenza dell’amenorrea è solitamente, il 25% o più, specialmente quando le donne si dedicano a sport che provocano una diminuzione di peso, come il balletto o la corsa, che enfatizzano una massa corporea magra.

    Come con l’amenorrea psicologica, c’è una considerevole variazione individuale nella reazione all’attività fisica, perfino nelle atlete migliori; e alcuni individui sono resistenti alle alterazioni del ciclo indifferenti al livello di esercizio (Loucks and Thuma 2003; Loucks et al. 1989).

    Sebbene molti dati sulle atlete siano basati sull’osservazione, Bullen e colleghi (1985) valutarono i disordini mestruali in donne non allenate sottoposte ad un programma progressivo di estenuante esercizio fisico.

    Questo studio di riferimento ha mostrato l’affioramento di irregolarità mestruali all’inizio del regime degli esercizi con un incremento di intensità con l’incremento dell’impegno nell’esercizio fisico.

    Alla fine dei due mesi di allenamento, 13 delle 28 donne avevano avuto ritardi nel ciclo mensile e in questo modo erano diventate amenorroiche; 6 mesi dopo il completamento dell’esperimento, tutte le donne hanno recuperato il ciclo normale, dimostrando ancora la reversibilità della sindrome.

    Un risultato importante nel suddetto studio di Bullen, è che il deficit ovarico è maggiormente severo e prolungato nel sottoinsieme delle donne che sono anche sottoposte ad un leggero regime dietetico.
    Il fare la fame, ovviamente, è strettamente legato alla cessazione delle funzioni riproduttive, (e.g., Keys et al. 1950).

    Inoltre l’anoressia è generalmente associata con una prolungata amenorrea.

    Inoltre, le donne con FHA sono spesso più magre in confronto alle donne della stessa età.

    Comunque il passaggio all’amenorrea non è solamente secondario alla perdita di una quantità specifica di grasso corporeo, come suggerito da Frisch e Mc Arthur.

    Piuttosto, le anormalità riproduttive si sviluppano in progresso a cambiamenti nella composizione corporea (Bonen 1994), infatti, le evidenze emergenti, suggeriscono che sintomi di disordini alimentari, perfino quelli che non causano significanti perdite di peso, contribuiscono sostanzialmente alla FHA (Pirke et al. 1985; Warren et al. 1999).


    La combinazione di disordini alimentari e di attività fisica pesante possono portare ad uno stato di netto bilanciamento energetico negativo che aumenta notevolmente la vulnerabilità ad avere deficit riproduttivi.
    […]
    In questo esperimento la pulsatilità del LH, è interrotta bruscamente quando l’introito giornaliero di energia viene diminuito di più del 33%.

    Sebbene questo risultato rifletta un cambiamento calorico relativamente intenso, i dati sottolineano il ruolo dell’introito dietetico nel mantenimento della normale funzione riproduttiva.

    L’osservazioni sopradescritte hanno condotto alcuni studiosi ad ipotizzare che lo squilibrio energetico è il primo mediatore del FHA, perfino quando sono anche presenti lo stress psicologico o l’esercizio fisico, Couzinet et al. 1999; Warren and Fried 2001; Warren et al. 1999


    Ci sono prove per esempio, che lo stress psicologico possa indurre disordini alimentari e da questo, alterazioni metaboliche capaci di destabilizzare la riproduzione (Berga 1996; Brown et al. 1983).
    Inoltre, siccome lo stress psicologico e l’esercizio fisico eccessivo sono spesso accompagnati da disturbi dell’alimentazione, è quasi impossibile sbrogliare il loro contributo indipendente alla naturale storia del FHA.


    Clinical Versus Subclinical Manifestations

    La discussione precedente metteva a fuoco il problema dell’amenorrea, il segno più ovvio delle disfunzioni riproduttive.

    Dalla fine degli anni ’40, comunque, divenne evidente che i deficit delle funzioni riproduttive sufficienti per causare l’infertilità o aborti naturali, potevano accadere a donne che sembrava avessero cicli regolari.

    La più sottile di queste anomalie è un deficit nella secrezione del progesterone durante la fase luteale del ciclo ("luteal phase deficiency" [LPD1]), inizialmente scoperta attraverso misurazioni attente e giornaliere della temperatura. Studi successivi hanno mostrato che il corpo luteale, in questi casi, è caratterizzato da deficit di multipli ormoni, incluso poco estradiolo e concentrazioni di inibina.
    Un altro significativo deficit riproduttivo che è stato osservato nelle donne con apparenti cicli regolari è l’anovulazione, indicata sia da concentrazioni di soppressione del progesterone luteale sia dall’assenza di un flusso di LH a metà ciclo. Tecnicamente l’anovulazione avviene quando nessun follicolo matura completamente o quando matura ma poi muore.
    […]
    poiché sono entità subcliniche , LPD e anovulazione sono difficili da studiare.
    [..]
    Lo studio di De Souza e colleghi ha determinato che sotto alcune condizioni (tra donne impegnate in esercizio fisico non agonistico per esempio) questi difetti sono abbastanza comuni.
    In uno di questi studi, gli ormoni riproduttivi di 24 corritrici non agoniste sono stati comparati con quelli di 11 donne sedentarie durante tre cicli mestruali attraverso l’accertamento di campioni di urina giornalieri.

    Particolarmente il 57% dei cicli delle corritrici erano anormali (45% per LPD e 12% per anovulazione) un risultato collegato con l’attutita crescita del FSH nel passaggio luteale follicolare.
    Uno studio successivo ha comparato 20 corritrici non agoniste con 10 donne sedentarie con rispetto degli ormoni riproduttivi e metabolici, per 3 cicli mestruali consecutivi.

    Ancora, più della metà delle corritrici erano anormali, con prove che le anormalità erano indotte da un bilanciamento energetico negativo intermittente.

    Questi studi sono troppo limitati per permettere di dare una stima accurate dell’incidenza dei deficit ovarici, nella popolazione.

    Comunque suggeriscono che questi disordini sono molto più comuni di quello che possano pensare le donne e i loro medici

    [...]

    Public Health Implications

    E’ spesso proposto che le alterazioni fisiologiche che accompagnano FHA e LPD e anovulazione sono adattabili, cioè loro mantengono l’omeostasi mentre spostano l’energia dall’attività riproduttiva quelle attività che sono necessarie per combattere le emergenze.

    Per la maggior parte, comunque, le condizioni ambientali che provocano la FHA e altri deficit funzionali riproduttivi nelle società industrializzate non comprendono le emergenze.

    Piuttosto, rappresentano le sfide giornaliere, in risposta alle quali i meccanismi fisiologici e psicologici necessari per far fronte a queste sfide, attivano i processi neurali centrali sufficienti a interrompere la ciclicità ovarica in una percentuale di individui.

    […]

    Comunque esistono studi che lasciano alcune domande clinicamente rilevanti, senza risposta.

    a) quanto sono comuni i deficit riproduttivi subclinici? Il rilievo sulla salute pubblica di queste condizioni dipende in parte, sul numero di donne affette da questi disturbi.
    Sfortunatamente non ci sono studi che determinano l’incidenza del LPD e dell’anovulazione in una popolazione di donne normali (Ginsburg 1992).
    I sottogruppi tipicamente valutati (per esempio donne infertili o con aborti spontanei abituali, atlete, e donne che fanno esercizio fisico) mostrano un’incidenza che va dal 10 al 50%.

    b) I Fattori psicologici e l’esercizio fisico contribuiscono indipendentemente sull’eziologia dei disordini della funzione riproduttiva, o è il bilancio energetico negativo la condizione necessaria e sufficiente?
    Con poche eccezioni, studi attinenti sono stati limitati a questi fattori, comparando le caratteristiche dietologiche, comportamentali e psicologiche delle donne con deficit funzionali con quelle che non li avevano; l’eziologia non è stata generalmente esaminata.
    Dove tale valutazione è stata fatta (incominciando con persone sedentarie, e individui non a dieta), è stato scoperto che restrizioni dietetiche inducono un cambiamento nella pulsatilità del LH. (Loucks and Thuma 2003).

    c) Perché alcune donne sono vulnerabili ai disturbi ovarici mentre altri soggetti nelle stesse condizioni ambientali sono resistenti? Numerosi studi su donne impegnate in esercizi fisici estenuanti illustrano questo fenomeno particolarmente bene: alcuni individui diventano amenorroiche rapidamente, altri sviluppano LPD ma continuano ad avere le mestruazioni, e le rimanenti sembrano non malate. Identificare i fattori responsabili per la vulnerabilità e la resistenza potrebbe facilitare grandemente l’interferenza o la prevenzione.

    Le domande precedenti è improbabile che siano indirizzate a studi umani ciò è dovuto sia a sfide logistiche sia a limiti etici.

    L’uso di appropriati animali offre una potenziale metodologia alternativa che permette agli studiosi di esercitare un controllo sperimentale su variabili ambientali rilevanti, manipolare fattori di rischio sospetti, impiegare tecniche invasive per la misurazione e valutare prospettivamente lo sviluppo delle conseguenze collegate sulla salute dei deficit funzionali riproduttivi.

    La sezione seguente rivisita i contributi dati da questi studi.


    Use of Nonhuman Primates to Model the Etiology and Sequelae of Functional Reproductive Deficits


    Un corpo considerevole della ricerca, specialmente nel genere Macaco, dimostra che i cicli mestruali delle donne dei primati antropoidi di altri vecchi mondi sono marcatamente simili nel (disegno) progetto complessivo, nel timing degli eventi che li costituiscono e nel profilo ormonale (Corner 1923; Knobil 1988; Zuckerman 1930)

    In vista delle loro molte similarità riproduttive condivise, è per esempio non sorprendente che alcuni tipi di deficit funzionali mestruali osservati nelle donne accadano anche nelle scimmie.
    Infatti, quello che appare essere la prima descrizione della anovulazione ipotalamica reversibile fu pubblicata con riferimento al macaco mulatto, non alle donne (Corner 1927; Corner et al. 1945).

    Studi conseguenti hanno chiarito che le scimmie, come le donne, hanno esperienze di deficit che vanno dal LPD e anovulazione alla oligomenorrea e alla amenorrea (Wilks et al. 1976, 1977; Williams and Hodgen 1982).
    Come nelle donne le interruzioni di rilascio di gonadotropina si pensa siano l’usuale causa immediata di queste anormalità riproduttive. Prese insieme, le prove esistenti, suggeriscono che i macachi siano bene adatti a fare da modello per i fenomeni riproduttivi in relazione al rischio di malattie croniche. Molti studi di questo tipo sono stati svolti sia nei (Macaca mulatta) che (Macaca fascicularis), i quali si assomigliano strettamente nelle caratteristiche riproduttive.
    […]


    Eziologia dei deficit della funzione riproduttiva osservato sperimentalmente nelle scimmie
    Ruolo dello stress metabolico e da esercizio fisico


    Restrizione nutrizionali severe (per esempio patire la fame) e condizioni come l’anoressia nervosa sopprimono la riproduzione nelle scimmie così come nelle donne. (Drew 1961; Dubey et al. 1986; Keys et al. 1950)

    Comunque, i deficit della funzione riproduttiva che accadono molto più frequentemente nelle donne rispecchiano modelli di disordini alimentari, poiché cambiamenti sfavorevoli nella funzione riproduttiva accadono in anticipo rispetto ai cambiamenti nella massa corporea e nella composizione.


    [...]

    Fra le donne, l’effetto dei disordini alimentari nel sistema riproduttivo è molto più importante negli individui impegnati negli sport sia agonistici che dilettantistici.

    Gli studi di Williams e colleghi sono particolarmente esaustivi a questo riguardo, poiché prospettivamente investigano sull’impatto dell’attività fisica (la corsa) sulla funzione riproduttiva tra le scimmie cynomolgus con inizialmente un ciclo normale, che consumavano costantemente un numero di calorie giornaliere.

    Gli studiosi allenarono 8 scimmie a correre su un tappeto per 2 ore al giorno, 7 giorni a settimana, quando furono pienamente allenate, gli animali correvano approssimativamente 12km al giorno.

    Per la determinazione degli ormoni riproduttivi fu prelevato il sangue dalle scimmie corritrici e da 8 scimmie sedentarie (utilizzate come controllo) ogni giorno.


    A tutti gli animali sottoposti ad esercizio venne l’amenorrea (ma non alle scimmie campione sedentarie), sebbene l’inizio variava dal 7° al 24° giorno dopo l’inizio dell’allenamento.

    Non c’erano significative differenze nelle caratteristiche del ciclo tra le scimmie corritrici e le sedentarie fino a due cicli prima della comparsa dell’amenorrea.

    A questo punto, le corritrici mostrarono cicli allungati che tendevano ad essere anovulatori e deficienti nel progesterone luteale, cambiamenti che apparsero essere secondari alla soppressione del rilascio di gonadotropina.

    Le tre cose fondamentali trovate in questo studio sono tre:
    1) Il passaggio all’amenorrea fu brusco;
    2) C’era una considerevole variabilità per l’inizio delle disfunzioni riproduttive;
    3) Le scimmie corritrici non persero peso, rispetto alle scimmie sedentarie, nonostante consumassero lo stessa quantità di calorie, implicando un adattamento metabolico all’esercizio fisico.

    In uno studio successivo, gli studiosi testarono l’ipotesi che l’esercizio fisico osservato inducesse amenorrea fosse dovuto alla bassa disponibilità di energia.

    Per completare lo studio accertarono gli effetti di una alimentazione supplementare in 4 delle scimmie corritrici amenorroiche dello studio precedente.

    Tutti gli animali erano stati amenorroici per gli ultimi 3 cicli prima della previsione di una alimentazione supplementare, la quale venne offerta nella forma di “festa” (barrette – frutta secca- frutta fresca).

    Gli animali continuarono ad allenarsi durante lo studio.
    Il peso aumentò decisamente, e tutti gli animali mostrarono una ripresa delle funzioni riproduttive, sebbene il tasso di recupero fosse bimodale – due delle scimmie ripresero in circa 2 settimane sebbene le due rimanenti non ritornarono all’attività ciclica ormonale per quasi due mesi.


    Insieme, le scoperte di questi due studi significano che la bassa disponibilità di energia è un segnale primario che indebolisce la funzione riproduttiva nel contesto dell’esercizio fisico. La riduzione di T3 e il mantenimento stabile del peso corporeo in associazione con l’amenorrea indotta dalla corsa suggerisce ulteriormente che l’esercizio fisico eccessivo determina un cambiamento metabolico consistente con la conservazione dell’energia, almeno nelle scimmie sottoposte in modo random ad un regime di allenamento con la corsa.

    Stress psico - sociale

    Gli studi sui primati non umani hanno investigato su alcuni fattori descritti sopra.

    In uno studio nel quale uno stress moderato era l’oggetto scientifico dello studio e che coinvolgeva 11 scimmie adulte rhesus, con ciclo normale, Xiao e colleghi (2002) valutarono gli effetti dello stress su animali che erano alloggiati in gabbie individuali e erano abituati ad essere misurati giornalmente senza anestesia per tamponi vaginali e campioni di sangue

    Gli animali furono divisi in due gruppi, con un gruppo esposto allo stress, durante la fase follicolare del ciclo mestruale mentre le scimmie dell’altro gruppo furono stressate nella fase luteale. Gli ormoni riproduttivi, la lunghezza del ciclo, il peso corporeo e il cortisolo dai due precedenti cicli normali furono comparati con i dati raccolti durante il periodo di stress e i due seguenti cicli mestruali.

    In questo studio, lo stress imposto nella fase follicolare ha indotto una diminuzione delle concentrazioni di LH e di progesterone nella fase luteale dello stesso ciclo. L’esposizione allo stress durante la fase luteale ha condotto ad una immediata riduzione del LH luteale e del progesterone che rimase nei cicli mestruali successivi. Su tutti gli animali, il serio cortisolo si è alzato nel primo giorno dello stress e rimase elevato per 2 settimane dopo la cessazione dello stress.


    Gli autori hanno interpretato i loro risultati come dimostrazione che lo stress rapidamente induce disfunzioni riproduttive similari al LPD.

    Da notare, la guarigione dallo stress non fu immediata, perché gli effetti rimasero perfino al ciclo successivo. Questi dati forniscono una prova iniziale che fattori psicogenici possono indurre disfunzioni riproduttive indipendentemente dalla restrizione calorica o alterazioni nell’attività fisica.

    Cameron mostrò che i Macachi cynomolgus con ciclo normale, con esercizio fisico moderato soggetti ad una leggera dieta divennero anovulatori dopo l’esposizione allo stress consistente nell’incontro con scimmie non del loro gruppo sociale (analogamente alla tipologia di stress utilizzata da Xiao nel 2002).

    In contrapposizione, né la restrizione dietetica, né il movimento verso una nuova location hanno indotto indipendentemente danni riproduttivi, in queste scimmie sottoposte ad esercizio (Cameron 2003). Quest’ultima osservazione sembra particolarmente fondamentale dal momento che l’esercizio fisico, le restrizioni dietetiche e i fattori psicologici accadono spesso simultaneamente nelle donne.


    Prevalenza di deficit subclinici

    Come affermato precedentemente, la prevalenza dei deficiti subclinici non è stata accertata con dati su una popolazione di riferimento del nord America.

    Comunque, l’incidenza del LPD e dell’anovulazione aumenta ad un sorprendente alto livello (più del 50%) tra un selezionato sottoinsieme di donne – quelle che fanno esercizio fisico non agonistico. (De Souza et al. 1998)

    Sebbene non ci siano studi pubblicati su scimmie che fanno esercizio fisico non agonistico, i macachi cynomolgus che correvano in modo estenuante senza un incremento di apporto calorico alla fine divennero amenorroiche (Williams et al. 2001a).

    Per prima cosa, comunque, passarono attraverso uno stato di LPD e anovulazione simile a quello osservato nelle donne impegnate nella corsa. Inoltre, c’è una considerevole variabilità nel tempo del corso di queste disfunzioni: alcune scimmie conservano la loro normale ciclicità fino a circa 2 anni, mentre altre diventano anormali in poco tempo circa 5 mesi.


    L’estensione delle osservazioni attuali sulle scimmie e sui sottogruppi selezionati di donne ad una popolazione di riferimento suggerisce che la complessiva incidenza di deficit riproduttivi subclinici è approssimativamente del 30% con deviazioni da questa media collegate in larga parte con le condizioni ambientali. Individui ad alto rischio potrebbero includere quelli impegnati anche in poco esercizio fisico regolare (particolarmente quando associato a qualsiasi livello di disordine alimentare) e quelli esposti ad alti livelli di stress quotidiano. La sottonutrizione cronica è un altro fattore che grandemente incrementa l’incidenza di disfunzioni riproduttive subcliniche, sebbene l’impatto di queste condizioni sia ugualmente più grande nei paesi non industrializzati.
    [..]
    Differenze individuali nella suscettibilità e resistenza ai deficit funzionali riproduttivi.

    Le donne e le scimmie esposte a cambiamenti psicologici, calorici, o di esercizio fisico mostrano considerevoli variazioni individuali nella reazione riproduttiva.

    Alcune donne che fanno esercizio fisico mantengono cicli normali, alcune sviluppano LPD o anovulazione e mantengono questo stato, altre rapidamente diventano amenorroiche. (e.g., De Souza et al. 1998 and 2003; Loucks et al. 1989; Warren and Fried 2001).

    Sebbene tutte le scimmie allenate strenuamente diventino amenorroiche, alcune sono resistente per anni mentre altre soccombono in pochi mesi.

    In modo simile, le donne rispondono in modo variabile allo stress della vita quotidiana.

    [..]
    Rimane non chiaro perchè situazioni che inducono deficit in alcuni individui lasciano altri illesi. Alcuni studiosi hanno fatto considerazioni sul fatto che caratteristiche della personalità come il perfezionismo e la premura di piacere, rendono le donne specialmente inclini a impegnarsi in comportamenti (p.es. diete e esercizio fisico) che incrementano la loro vulnerabilità ai deficit riproduttivi. Per questa ragione, un counseling o una terapia comportamentale sono alcune volte raccomandabili come un primo responso sulle disfunzioni riproduttive. Tra le scimmie subordinate, una continua mancanza di controllo riguardo l’accesso a partner sociali, spazio e cibo, può essere sufficiente per interrompere le funzioni riproduttive, indipendentemente dai tratti caratteriali.

    Curiosamente, le donne e le scimmie depresse assomigliano alle loro controparti per i deficit riproduttivi, particolarmente con rispetto dell’attivazione cronica del HPA, Questa attivazione direttamente o indirettamente può indurre concomitanti interruzioni riproduttive. […]

    La depressione, allora, o i suoi concomitanti tratti del temperamento, può rappresentare un segno addizionale della vulnerabilità alla disfunzione ovarica. Come i deficit riproduttivi, le individuali differenze nella suscettibilità alle disfunzioni ovariche probabilmente a un origine multifattoriale, che varia in base alla situazione. Sebbene, probabilmente non irrisolvibile, le determinanti di queste differenze rimangono scarsamente capite e forniscono un suolo fertile per futuri studi.

    [..]
    Considerazioni evolutive

    Questo articolo ha così vastamente focalizzato sui fattori prossimi – stato sociale e stress, bilancio energetico negativo, esercizio fisico – che sfociano in disfunzioni riproduttive. In questa sezione, noi abbiamo indirizzato (lo studio) alla possibilità che questi deficit rappresentino una reazione di adattamento alle sfide ambientali che reversibilmente spostano l’energia via dalla riproduzione verso il mantenimento e la sopravvivenza. (e.g., Berga 1996; Warren and Fried 2001)
    [...]
    Il meccanismo di adattamento ipotizzato per racchiudere questo responso ai cambiamenti ambientali negli umani e in altri primati è stato riferito ai vari “soppressione riproduttiva”, filtrazione della riproduzione”, risposta flessibile”. Vitzthum 2001; Wasser and Barash 1983; Wasser and Place 2001)
    [...]
    Sebbene possano esistere molti pregiudizi disciplinari nell’attribuzione delle cause, le prove attuali suggeriscono che entrambi dieta e condizioni psico – sociali influenzano la riproduzione dei primati.
    [..]
    Le donne che vivono in una varietà di condizioni ecologiche sono sottoposte ad analoghe soppressioni riproduttive in risposta ai cambiamenti nelle condizioni ambientali, sebbene siano forse guidate da un set più variabile di segnali immediati.
    [..]
    Nei paesi industrializzati, dove il cibo è normalmente recuperabile in abbondanza durante tutto l’anno, l’interesse della ricerca si centra su sottoinsiemi di individui con deficit riproduttivi; tali deficit sono di solito attribuiti allo stress e ad altri fattori comportamentali, inclusi i disordini alimentari e l’esercizio fisico. (Berga 1996).


    http://dels.nas.edu/ilar_n/ilarjournal/45_...an_manuck.shtml
     
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