MODELLI DI STERILITA'

Induzione alla sterilità femminile attraverso modelli culturali

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  1. wookyee
     
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    CITAZIONE
    animus Inviato il: 20/12/2006, 08:02

    Se poi si considera che, ma questo sarebbe indagine di altra ricerca, anche lo stile di vita della donna moderna, come il fumare, ubricarsi, etc., imitare l'uomo macho insomma, sono "probabilmente" anch'essi fattori non favorevoli, si capisce perchè, messo tutto assieme "così ad occhio" la natura debba essere aiutata artificialmente a seguire il suo corso.

    S. MANCUSO, A. LANZONE

    X ASSEMBLEA GENERALE - PREVENZIONE DELLA INFERTILITÀ E STERILITÀ NELLA DONNA

    Negli ultimi 40 anni abbiamo assistito ad una profonda modificazione dell’immagine e dell’identità femminile dovuta principalmente alla nuova presenza, al nuovo impegno della donna nella società stessa. Il fatto di essersi impegnata e di impegnarsi, cioè,nelle molteplici attività dell’epoca moderna ha portato la donna a subire delle modificazioni della sua immagine e dei suoi comportamenti.
    […]
    Un tentativo schematico di individuare le principali cause di sterilità della donna focalizza l’attenzione sulle alterazioni della normale funzionalità ovarica, sulle alterazioni delle salpingi e su quei casi di sterilità che non riconoscono una causa apparente (sterilità “sine causa”)

    Il meccanismo che regola la straordinaria e fragile funzione ormonale e riproduttiva della donna può essere influenzato da un’infinità di fattori esterni.

    I più frequenti sono gli eventi stressanti di tipo metabolico, fisico o psicologico.

    Ovviamente la soglia di percezione dello stress cambia da soggetto a soggetto, ma il circolo vizioso fra schemi comportamentali individuali, ambiente esterno e produzione ormonale con la conseguenza di un alterazione temporanea o permanente della funzione riproduttiva è identificabile in tante situazioni comuni e quotidiane.

    Un tipico esempio di stress fisico è quello delle atlete.
    […]
    Il nuovo ruolo della donna nella società ha determinato, inoltre, l’acquisizione di comportamenti tipici dell’individuo maschile quali il fumo di sigaretta, l’alcool e il caffè, che hanno ridotto la sua capacità riproduttiva.

    Le sigarette contengono più di 4000 composti chimici, tra cui 43 carcinogeni e veleni e più di 300 idrocarburi aromatici policiclici.
    […]
    Un altro fattore correlato al nuovo stile di vita delle donne, che può alterarne la fertilità è l’alcool. Non è ancora chiaro come questo fattore possa determinare una riduzione della fertilità, ma in un recente studio Danese del 2003 è stata dimostrata una correlazione tra l’abuso di alcool e la capacità riproduttiva delle donne. Tale associazione è stata dimostrata solo però per donne di oltre 30 anni…
    […]
    Un’altra sostanza della vita di ogni giorno che è stata imputata di essere causa di subfertilità femminile è la caffeina. In uno studio multicentrico europeo infatti è stato dimostrato chiaramente come le donne che assumevano più di 500 mg di caffeina al giorno avevano un maggior difficoltà nel riuscire ad ottenere una gravidanza spontanea….
    […]
    Il meccanismo che regola la straordinaria e fragile funzione ormonale e riproduttiva della donna può essere influenzato da un’infinità di fattori esterni. I più frequenti sono gli eventi stressanti di tipo metabolico, fisico o psicologico. Ovviamente la soglia di percezione dello stress cambia da soggetto a soggetto,…
    […]

    Il profilo ormonale di donne impegnate in sport che enfatizzano un basso peso corporeo, così come il balletto, ginnastica, pattinaggio artistico e corsa, è caratterizzato da un ipoestrogenismo dovuto ad una alterazione dell’asse ipotalamo-ipofsi-ovaio.

    In particolare la soppressione dei pulse di GnRH, che generalmente avviene ogni 60-90 minuti, limita la secrezione ipofisaria di LH, ed in modo inferiore di FSH, determinando un ridotta produzione di estradiolo da parte dell’ovaio.

    Inoltre una fase follicolare prolungata, o l’assenza del picco di LH a metà ciclo, risulta in una lieve o intermittente soppressione dei cicli mestruali osservate in queste atlete.

    Una originale ipotesi per le disfunzioni riproduttive nelle atlete enfatizza il ruolo della composizione corporea e degli effetti dello stress da esercizio.

    L’ipotesi della composizione corporea suggerisce che il menarca avviene nelle ragazze quando il grasso corporeo è superiore al 17% del peso, e che la funzione mestruale è persa quando il grasso corporeo è inferiore al 22% del peso.

    Benché ampiamente accettata, questa ipotesi è basata interamente su correlazioni piuttosto che evidenze sperimentali.

    Infatti, la composizione corporea non varia significativamente tra le atlete eumenorroiche e quelle amenorroiche.
    La soppressione della funzione riproduttiva in donne impegnate in attività fisica che enfatizza la magrezza potrebbe essere un adattamento neoruendocrino al deficit calorico.

    Recenti ricerche suggeriscono che la leptina, una proteina prodotta dal gene dell’obesità, secreta dagli adipociti, può essere un significativo mediatore della funzione riproduttiva.

    I livelli di leptina variano in risposta alle riserve di grasso e alla disponibilità di energia: la leptina correla positivamente con il BMI negli uomini e si abbassa drasticamente con il digiuno. Inoltre il ritmo giornaliero della sua concentrazione plasmatica si annulla in risposta ad una bassa introduzione di energia.

    Molti studi hanno dimostrato infatti che ratti privi della forma attiva di leptina tendono ad essere amenorroici, mentre altri studi suggeriscono che livelli cronici di leptina sono comuni in donne amenorroiche. Inoltre recettori per la leptina sono stati trovati su neuroni ipotalamici correlati nel controllo dei pulse di GnRH.

    L’assetto ormonale e riproduttivo delle donne amenorroiche impegnate in attività fisica è molto simile a quello di donne affette da disordini dell’alimentazione come l’anoressia nervosa, problema che interessa prevalentemente le adolescenti e le giovani donne.

    La tensione di voler dimagrire a tutti i costi per mantenere un’immagine corporea identificabile con gli stereotipi imposti dalla nostra società associata ad un’importante riduzione dell’indice di massa corporea, e soprattutto della quota di grassi, cioè la quota, delle masse muscolari conduce anche essa ad una alterazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, alla diminuzione dei livelli serici di leptina, e della pulsatilità del GnRH;tutti questi processi portano inizialmente ad oligomenorrea poi ad amenorrea, fino alla completa perdita della funzione riproduttiva.

    L’età media delle donne affette da tale patologia varia tra gli 8 e i 35 anni, con picchi tra i 13 e i 14 anni e tra i 17 e i 18. Nella società occidentale la prevalenza dell’anoressia nervosa è dello 0.5%, e circa il 90-95% delle persone affette da tale patologia sono di sesso femminile, di razza bianca e tipicamente di uno stato socioeconomico medio alto.
    […]
    Va sottolineato che tale patologia non è una patologia esclusiva dei tempi attuali. Sono stati riportati casi perdita di peso volontaria negli ultimi secoli, e tale patologia è stata descritta sistematicamente fin dai primi anni del 19° secolo.

    Probabilmente la prevalenza di tale patologia è aumentata a causa di una maggiore disponibilità di cibo, e all’attuale stereotipo culturale che associa il successo alla magrezza e alla bellezza fisica.
    […]


    http://www.academiavita.org/template.jsp?s...o&lang=italiano
     
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21 replies since 17/12/2006, 16:33   3791 views
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