UNA RIFLESSIONE PARTICOLARE

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  1. seiper1
     
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    CITAZIONE
    Probabilmente l'ho buttata troppo sulla "filosofia" o pignoleria, in quanto non reputo possibile che una donna mi conduca a lei solo esibendo parte o tutto il suo corpo. E' chiaro che venga stimolata la mia attenzione e desiderio sessuale, ma io reputo che nella maggior parte dei casi da parte delle suddette donne non ci sia neppure questa intenzione, perciò ho classificato quella sensazione più come arrapamento / semplice catturare l'attenzione che vera seduzione (appunto, condurre a sè) , dato che ritengo che per essa serva una chiara volontà. Lì invece credo ci sia , al limite, solo voglia di esibire una forma di potere e forse spesso neppure quello.
    Magari posso appunto sbagliarmi e fare un puro sofisma...

    (e-manuel)


    Magari, invece, posso essere io a sbagliarmi ma ti faccio notare questo.
    La tua "interpretazione" della seduzione femminile è, esattamente, quella che sta alla base della normativa sulle molestie sessuali.
    Se attribuisci un valore cardine all'intenzionalità femminile, come mi sembra tu faccia, tralasciando di considerare la spontanea reazione maschile (arrapamento), e la sensibilità sessuale maschile in gioco, allora:
    1 – i comportamenti femminili sono svuotati di qualunque responsabilità effettiva.
    2 - la reazione maschile, biologica e psicologica (l'arrapamento) a quel comportamento, decade ad un rango di totale irrilevanza.
    3 – la volontà femminile diventa l’unica discriminante in grado di attestare la liceità di un comportamento maschile.
    4 – non ha più neanche senso parlare di potere femminile nella sfera sessuale.

    Io, invece, credo che quel comportamento provocante abbia connotazioni di responsabilità, che la mia reazione spontanea sia degna di attenzione e considerazione (anche da parte di me stesso) e la mia volontà e le mie esigenze debbano avere la stessa dignità di quella femminile.
    Sia sotto il profilo etico che sotto quello giuridico.
    Abbiamo, evidentemente, visioni diverse della questione.
     
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    molto interessato

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    CITAZIONE (seiper1 @ 15/6/2006, 19:03)
    Io, invece, credo che quel comportamento provocante abbia connotazioni di responsabilità, che la mia reazione spontanea sia degna di attenzione e considerazione (anche da parte di me stesso) e la mia volontà e le mie esigenze debbano avere la stessa dignità di quella femminile.
    Sia sotto il profilo etico che sotto quello giuridico.
    Abbiamo, evidentemente, visioni diverse della questione.

    No, non ho detto che facciano bene a esporre le loro grazie e sentirsi poi in ogni caso dalla parte della ragione accada quel che accada. Una giustizia davvero equa dovrebbe tenere in conto anche il punto di vista, e soprattutto fisiologia, maschili; ma proprio perchè ciò non accade al momento, assisitiamo a questo usare due pesi e due misure.

    Nel momento in cui dico chiaramente che anche il mio desiderio sessuale viene stimolato in questo modo, riconosco quindi anche una conseguente responsabilità da parte femminile (grande o piccola che sia) e un margine di rischio.

    Io ho solo detto -magari, ripeto, sbagliandomi pienamente- che ritengo la seduzione prodotta dalla volontà altrui di suscitarla, al contrario del semplice catturare l'attenzione che mi sembra più involontario o comunque meno perseguito. Non parlavo delle responsabilità connesse a ogni qualsivoglia forma del catturare l'attenzione maschile -volontaria o meno-e dò per scontato che ogni donna debba tenerle presenti.
    Probabilmente non avevo centrato il fulcro della discussione e mi ero soffermato sulla semplice terminologia.

    Edited by e-manuel - 15/6/2006, 19:51
     
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  3. Vero Mummio
     
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    Seiper1 ok, tutto quello vuoi, ma io con i tuoi sproloqui su coerenza e metodo che c'entravo?
    Devi ancora spiegarmi quella del monolite, ripeto:
    Ho detto che in un gruppo di amici è facile che una donna sia circondata da uomini disposti a tutto per lei, ma ho anche detto che molti non si smuovono più.
    Ora rimboccati le maniche e dai un senso alle tue parole, spiegami la connessione tra il mio concetto e il monolite.

    Perchè sennò sembra solo tu voglia fare polemiche immotivate e sterili.
     
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  4. seiper1
     
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    Per Vero Mummio

    Hai ragione. Ti ho tirato per i capelli in una questione nella quale non avevi alcun motivo di trovarti.
    Ho agito di impulso e me ne scuso.
    Mi è capitato, purtroppo, di osservare la questione con il poco tempo che il lavoro mi consente. Ritaglio i tempi di partecipazione tra un'attività di lavoro e l'altra; mi sforzo di leggere con attenzione ma mi capita di non riuscire sempre a farlo; mi sono lasciato andare, nella circostanza, con un impeto che non trova giustificazioni, se non nei contenuti di ciò che ho detto, per chi è disposto ad accettarli.
    Mi spiace che, per te, siano sproloqui ma, ovviamente, questo non giustifica il mio intervento nei tuoi confronti.


    ....aggiungo. Non sto dicendo questo perchè, così, non appaia che sto facendo polemiche immotivate e sterili. Naturalmente, ognuno può ritenerle tali nella propria libertà ma non è certamente questa la mia intenzione e, in ogni caso, ribadisco le cose che ho detto senza alcuna correzione tranne quella che sto facendo nei tuoi confronti.
     
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  5. Purusha
     
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    Pungolato dalle vostre discussioni, ho rispolverato nella memoria la singolare vicenda di Abelardo ed Eloisa,; ed ecco che nel loro straordinario carteggio ho ritrovato un'epistola (siamo nel XII secolo: badate!) che dimostra quale possa essere l'"atteggiamento amoroso" di cui le donne contemporanee sono divenute oramai tristemente incapaci (rarissime eccezioni a parte).
    Cito solo uno stralcio di questo vibrante e istruttivo documento epistolare, a proposito di 'vulnerabilità' e 'snudamento dell'anima', dove c'è pure un apprezzamento sulla condotta femminile di un'attualità sconcertante e di encomiabile chiarezza:

    "Tu sai, mio caro - e lo sanno tutti -, quel che ho perduto perdendo te. Tu sai quel che ha voluto dire per me la terribile vicenda, ormai nota a tutti, che, insieme a te, ha strappato me a me stessa e sai come il modo in cui ti ho perduto mi abbia fatto soffrire più della perdita stessa. E allora, quanto maggiore è la causa del mio dolore, tanto più efficaci devono essere anche i rimedi, e devi essere tu a porgermeli e non altri, perché tu solo, tu che sei la causa del mio dolore, tu solo puoi aiutarmi.
    Come solo tu puoi farmi soffrire, così solo tu puoi rasserenerarmi e consolarmi. E' un tuo dovere, perché io ti ho sempre ubbidito con fervore, ho sempre fatto quello che tu mi dicevi di fare, tant'è vero che, non potendo farti torto in alcun modo, non ho esitato, a un tuo ordine, neppure a perdere per sempre me stessa. Ma sono andata anche più in là. Può sembrare strano, ma ero talmente pazza d'amore che ho rinunciato perfino all'uomo che amavo, senza alcuna speranza di poterlo un giorno riavere; una tua parola è bastata perché con l'abito mutassi anche il cuore; e con questo ho voluto dimostrarti che tu eri l'unico padrone non solo del mio corpo ma anche della mia anima.
    In te ho cercato e ho amato solo te, Dio mi è testimone; ho desiderato te, non i tuoi beni o le tue ricchezze. Non ti ho chiesto patti nuziali né dote alcuna; non ho voluto soddisfare la mia volontà e il mio piacere, ma te e il tuo piacere, lo sai bene. E anche se il nome di sposa può parere più santo e più decoroso, per me fu sempre più dolce quello di amica, perfino quello di amante, se non ti offendi, o di sgualdrina. Appunto perché, quanto più mi umiliavo davanti a te, tanto più credevo di piacerti, e di recare minor danno alla tua gloria.
    [...] Chiamo Dio a testimone: se Augusto stesso, signore dell'universo, si fosse degnato di chiedermi in sposa e mi avesse offerto il dominio perpetuo sul mondo, mi sarebbe sembrata cosa più dolce e più bella essere considerata una prostituta qualsiasi e stare con te, piuttosto che essere un'imperatrice con lui. Essere ricco e potente non significa essere anche grande: la prima qualità dipende dalla fortuna, la seconda dai meriti personali. Sposare un uomo perché è ricco vuol dire vendersi, vuol dire amare il suo denaro, non lui: e colei che si sposa per interesse merita di essere pagata, non di essere amata. Una donna simile vuole il denaro, non un marito, e si può stare sicuri che appena potrà andrà a vendersi a uno più ricco".

    ABELARDO, Storia delle mie disgrazie. Lettere d'amore di Abelardo e Eloisa, a cura di F. Roncoroni, Garzanti, Milano 1983, pp. 88-89.
     
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  6. COSMOS1
     
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    molto bella

    quanta nostalgia di un amore così...

     
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  7. *STRIDER*
     
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    CITAZIONE (juliya @ 31/5/2006, 21:19)
    ma il problema non dipende dagli uomini (che vogliono vedere sempre il male delle cose). sono tutti questi messaggi dove uomo-donna, sono uguali anche sul sesso. si è creata un immagine femminile aggressiva e sessualmente critica, spesso in tv fanno vedere (specie quando si avvicina l'8 marzo) queste donne amazzoni, che vogliono l'uomo toro, amiche "scopoemancipate" ;)

    july

    july, tralasciando il fatto che quel genere di femmine sessualmente aggressive esiste quasi esclusivamente in TV o nei film americani, ritenevo, ritengo e continuerò a ritenere che certi uomini (ovvero quelli che "dirigono l'orchestra") abbiano delle responsabilità enormi in tutto questo casino.
     
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  8. *STRIDER*
     
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    CITAZIONE (seiper1 @ 8/6/2006, 10:44)
    CITAZIONE
    Oltretutto ripeto, l'immagine moderna di donna arrapatissima fa il resto

    (lelen)

    Io questa immagine moderna della donna arrapatissima non la vedo proprio.
    Vedo semmai costantemente avvalorata l'immagine della donna arrapantissima.....che è completamente diverso.
    No, di donne che esprimono tanta voglia di uomo non ne vedo da nessuna parte.
    Di donne che esibiscono con tracotanza, invece, il proprio strapotere sessuale ne vedo sin troppe.

    Straquoto, seiper1. (Peccato che te ne sia andato).
     
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  9. *Wolverine*
     
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    CITAZIONE (seiper1 @ 18/5/2006, 14:54)
    .....è quella che mi è capitato di fare dopo una conversazione di qualche tempo fa, con alcuni amici.

    Tutti sappiamo che il Viagra è considerato un farmaco di una certa efficacia sulle disfunzioni sessuali maschili che, spesso, vengono tutte ricondotte all'interno dell'infausto e dispregiativo termine di "impotenza", sia che questa abbia una base psicologica, sia (in certi casi) fisiologica.
    Ma non solo.
    Con la scoperta della ormai arcinota pillola blu, infatti, anche l'incedere dell'età ed il conseguente decadimento della "capacità" sessuale maschile sembra essere diventata, in generale, superabile con questo aiuto farmacologico.
    Ciò che mi confessavano gli amici di cui sopra nell'ambito di confidenziali chiacchierate tra uomini, invece, era il fatto di ricorrere in qualche caso (o anche abitualmente) al Viagra per "potenziare" ed incrementare le proprie prestazioni sessuali. A loro dire, infatti, risulterebbero migliorate in termini quantitativi, nel senso di una maggiore conservazione della condizione attiva (per così dire), anche nei momenti di inevitabile calo del desiderio dovuto all’avvenuto raggiungimento del piacere.
    A quanto ho letto da qualche parte questi fatti, che sembrano riguardare in modo ampio e crescente uomini in condizioni personali molto diverse, starebbero modificando in modo significativo vita di relazione, aspettative, comportamenti sessuali ed i conseguenti stili di vita di larghe fasce della popolazione adulta occidentale e non solo.

    Data questa lunga (e me ne scuso), necessaria premessa, la mia riflessione è questa e la propongo a chi ne fosse interessato:
    la pilloletta magica risolve, senza affrontarle, tante ansie maschili diverse, tutte finalizzate, però, a soddisfare lei, giudice supremo della nostra virilità. A ben vedere, il Viagra sembra essere l’ideale coperchio sotto il quale occultare tutti gli inesplorati motivi di quelle ansie e restituirci, con rinnovata efficienza, alle nostre presunte sicurezze di soddisfarla in tutte le circostanze ed a tutte le condizioni.
    Un nuovo modello antropologico tenuto artificialmente in vita dal timore di deluderla, di sentirsi giudicati nel punto più sensibile e più contestato della nostra natura, in un ruolo secondario ed oscuro di stupidi animali da monta, di cui si possono ignorare, senza problemi, i timori, le aspettative, la sensibilità, l’amor proprio e la dignità; tutto, perchè comunque si funziona............sempre e comunque.

    Data l’immediata soluzione e l’antidoto alla paura peggiore, si può tranquillamente evitare di considerare il ruolo svolto dalla donna nell’incontro sessuale, le sue responsabilità, il suo apporto, le frustrazioni che può darci, i suoi atteggiamenti castranti, la sua pretenziosa volontà di preminenza, la venerazione e la sudditanza che esige.
    Tutto cancellato o cancellabile perché tanto si funziona sempre.
    Ecco, la mia sensazione è che quella pillola risolutiva non risolva proprio nulla, veramente, e che anzi allontani sempre più l’uomo da una presa di coscienza chiara della propria posizione nel mondo e rispetto alla donna.
    Insomma, un vero e proprio ostacolo, in un certo senso, alla riconquista di noi stessi.

    Bellissimo post, che condivido del tutto, salvo questo passaggio:
    CITAZIONE
    Tutto cancellato o cancellabile perché tanto si funziona sempre

    Si funziona solo se la donna ti attrae; altrimenti no.
     
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