La tenerezza delle donne, via per la pace...e dell'amore

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  1. adangwin
     
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    In corso le indagini dei carabinieri: si ipotizza un omicidio-suicidio
    Strage nel Milanese, sgozzati padre e figlio
    Trovati morti nella loro abitazione a Melegnano. Ferite e in gravi condizioni anche la moglie dell'uomo e una seconda bambina


    MILANO - Li hanno trovati sgozzati, riversi sul pavimento, all'interno della loro abitazione. Padre e figlio di nazionalità filippina, 41 anni il genitore, 10 anni il ragazzino, sono stati brutalmente uccisi a colpi di arma da taglio. Con loro, nella casa, si trovavano anche la moglie, una 33enne, e una seconda figlia, di 8 anni, a loro volta rinvenute con gravi ferite e subito trasportate in ospedale: la piccola è stata portata in elicottero all'ospedale di Niguarda dove è ancora in prognosi riservata; meno precarie appaiono invece le condizioni della donna, condotta alla clinica Humanitas di Rozzano, un'altra cittadina della cintura milanese.

    OMICIDIO-SUICIDIO - E' ancora giallo sulla vicenda, avvenuta nella zona industriale di Melegnano, alla periferia sud di Milano. Ma gli inquirenti sembrano orientati verso l'ipotesi dell'omicidio-suicidio: uno dei membri della famiglia - quasi sicuramente la donna, che secondo alcune testimonianze da tempo soffriva di crisi depressive - avrebbe cercato di sterminare gli altri componenti del nucleo famigliare per poi decidere di togliersi la vita tagliandosi le vene. I carabinieri sono però ancora al lavoro e non viene esclusa alcuna pista, nemmeno quella della possibile aggressione esterna.

    IL RITROVAMENTO DEI CORPI - Ad avvalorare l'ipotesi dell'omicidio-suicidio ci sarebbe anche la forte presenza di gas rilevata nell'alloggio, un appartamento annesso alla Selecton Top, una ditta che si occupa di sistemi e servizi di distribuzione, di cui l'uomo e la donna erano da tempo i custodi. Proprio l'odore del combustiibile che fuoriusciva dall'abitazione aveva indotto alcuni operai che vi erano passati davanti mentre si recavano al lavoro a lanciare l'allarme. La scena che si è presentata ai vigili del fuoco e primi soccorritori è stata raccapricciante: l'uomo e il bambino con profondi tagli alla gola, la donna e la ragazzina, anch'esse sporche di sangue.

    29 giugno 2007


    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronach...ge_milano.shtml
     
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  2. Scienziato apocrifo
     
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    Quando mi capita di leggere delle notizie come queste, mi torna alla mente la risposta che Alberto Sordi dava a chi gli chiedeva il motivo per il quale non si è mai sposato: "Ma che.. so' scemo a metterme 'n casa 'n estranea?"
     
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  3. *STRIDER*
     
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    CITAZIONE
    Due ragazzine di dieci e dodici anni arrestate per aver sottratto
    un bimbo di un anno e aver chiesto 200mila dollari per liberarlo
    Stati Uniti, sorelline terribili
    rapiscono neonato e chiedono riscatto
    L'hanno portato a casa e sono state smascherate dalla loro madre
    Sono comparse davanti al tribunale e mandate in una comunità per minori


    ENID (OKLAHOMA) - Un sequestro record, non per l'ammontare del riscatto, ma per l'età delle criminali. Due sorelle di dieci e dodici anni di Enid (Oklahoma) sono state arrestate per aver rapito un neonato di un anno e per aver chiesto 200mila dollari come riscatto. Si tratta, secondo la polizia locale, del primo sequestro del genere organizzato da bambine così piccole. Il capitano Dean Grassino ha ammesso: "Faccio questo lavoro da oltre 18 anni ed è la prima volta che mi capita in caso del genere".

    Ieri mattina, le baby criminali si sono intrufolate in una casa del vicinato e hanno rapito il piccolo Brandon Wells mentre la madre del bimbo, Sheila, dormiva. Prima di fuggire, hanno lasciato alla donna un messaggio: "Se vuoi rivedere tuo figlio non chiamare la polizia per denunciare la scomparsa, lascia 200mila dollari sul sofà stanotte e ti restituiremo tuo figlio sano e salvo", firmato 'le sequestratrici'.

    Il piano è fallito dopo che la madre delle due sorelle ha visto le figlie con il bimbo e ha chiesto loro spiegazioni. Le ragazzine hanno mentito, affermando di aver trovato il neonato per strada, ma la verità è giunta presto a galla. La sorella più grande allora ha riportato il piccolino a casa e ha affermato che la colpa era della sorella più piccola. I Wells hanno subito chiamato la polizia.

    Le due sono ora accusate di essersi introdotte nella casa dei Wells, aver preso Brandon e aver lasciato un messaggio per il riscatto. Sono apparse ieri pomeriggio al Tribunale distrettuale della Contea di Garfield e poi condotte alla comunità per minori. Non sono state messe formalmente in stato d'accusa. "So che sono molto giovani, ma devono imparare dai loro errori", ha dichiarato la mamma del piccolo Brandon.

    (6 luglio 2007)

     
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  4. *STRIDER*
     
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    http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/c...ante-bingo.html

    CITAZIONE
    Arrestata una 64enne di origini calabresi con la passione per il gioco
    La vittima è un'invalida 77enne: minacciata e picchiata, era costretta a elemosinare
    "Chiedi la carità, devo giocare al Bingo"
    La badante schiavizzava la vecchietta

    "Chiedi la carità, devo giocare al Bingo"
    La badante schiavizzava la vecchietta

    MONTEPRANDONE (Ascoli Piceno) - Era la sua badante da due anni ed era stata così abile a guadagnarsi la fiducia della famiglia da ricevere persino l'incarico di ritirare la pensione e l'indennità di accompagnamento. La donna, però, avrebbe tenuto segregata l'anziana invalida che le era stata affidata, picchiandola e costringendola a chiedere l'elemosina per poi giocarsi i soldi racimolati al Bingo e al videopoker. E' con questa accusa che i carabinieri di S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) hanno arrestato L.G., una 64enne di origini calabresi residente nella vicina Centobuchi di Monteprandone, dove vive anche la vittima.

    Quando i militi hanno fatto irruzione nella casa dell'anziana signora, di 77 anni, l'hanno trovata chiusa a chiave in una stanza. La donna, che era in preda ad una forte agitazione, continuava a chiedere aiuto senza che la sua "assistente" le prestasse la minima attenzione. Visitata presso il pronto soccorso, i medici le hanno riscontrato lividi e una lesione a un dito guaribilie in quindici giorni.

    Secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri, la badante, già nota alle forze dell'ordine, obbligava l'anziana ad accattonare da alcuni mesi. La signora veniva accompagnata davanti al santuario di Loreto e alle chiese di varie località della zona e costretta a forza di botte e minacce a chiedere la carità. I soldi raccolti venivano poi utilizzati dall'arrestata per soddisfare la sua passione per il Bingo e il videopoker. Il tutto avveniva all'insaputa dei due figli, che vivono a pochi chilometri di distanza.

    La badante è stata rinchiusa nel carcere di Castrogno (Teramo). Le accuse a suo carico sono sequestro di persona, circonvenzione di incapace, lesioni personali e riduzione in schiavitù. L'anziana è stata affidata alla figlia.

    (4 agosto 2007)

     
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  5. davide_v
     
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    repubblica.it

    Ieri notte la denuncia di una coppia diretta in auto verso Livorno sull'autostrada A4
    Immediato l'arrivo della polizia e l'individuazione della giovane, che era ancora in zona

    Sassi dal cavalcavia vicino Brescia
    Arrestata una donna di 30 anni


    BRESCIA - Una donna di 30 anni residente a Soresina (Cremona) è stata arrestata dagli agenti della squadra mobile della questura di Brescia per il lancio di sassi avvenuto la scorsa notte da un cavalcavia della città sull'autostrada A4. La donna è accusata di attentato alla sicurezza dei trasporti e tentate lesioni aggravate.

    La polizia l'ha arrestata dopo la segnalazione fatta al 113 da una coppia di bresciani in vacanza, che stavano viaggiando in autostrada per recarsi a Livorno e quindi imbarcarsi per la Sardegna, quando la loro auto è stata colpita da un sasso. La coppia si è fermata, e ha chiamato subito la polizia.

    Gli agenti della questura di Brescia hanno raggiunto immediatamente il luogo indicato dalla coppia, il cavalcavia di via Flero, attualmente inutilizzabile, vicino al quale era stata notata la presenza di una donna.

    Rintracciata e portata in questura, la giovane non è stata in grado di fornire alcuna spiegazione plausibile sulle ragioni per cui si trovasse in quel momento nei pressi del cavalcavia. Gli accertamenti si sono così conclusi con il suo arresto.

    (5 agosto 2007)
     
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    corriere.it

    È successo in provincia di Reggio Emilia

    Una donna picchiata dalla rivale in amore

    La vittima è una 43enne che è stata pestata da una coetanea e poi spinta con la sua auto dentro un fossato

    REGGIO EMILIA - Cosa si è disposti a fare per tenersi un uomo? Tutto. Anche picchiare la rivale in amore. Lo sa bene il calciatore Coco che ha assistito al pestaggio tra due sue fiamme. È successo di nuovo a Reggio emilia. Nella scazzottata ha avuto la peggio una 43enne, quella che si era permessa di rubare il fidanzato. Fermata, costretta a scendere dall'auto e pestata selvaggiamente dalla rivale in amore che poi ha spinto la vettura in un fossato. È successo nel tardo pomeriggio di ieri ad Albinea, in provincia di Reggio Emilia. La donna di 43enne non ha rischiato la vita, dopo le cure dei sanitari dell'ospedale di Scandiano è stata dimessa con una prognosi di 7 giorni. Ad aggredirla una 40enne residente a Reggio Emilia, ora denunciata dai carabinieri di Albinea per lesioni personali e danneggiamento. In corso di accertamento invece le posizioni di altre due complici dell'indagata che dovranno rispondere degli stessi reati in concorso.

    LA DINAMICA - Mentre percorreva via Campanini di Albinea, la 43enne è stata affiancata e bloccata da tre donne a bordo di un'utilitaria. Quando poi è scesa è stata aggredita da due delle tre donne e per evitare ulteriori guai è risalita sulla sua vettura cercando di scappare. Mentre tentava di mettere in moto però le due hanno spinto l'auto con lei a bordo in un fossato al lato della strada.
    07 agosto 2007
     
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  7. davide_v
     
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    corriere.it

    La vittima, 32 anni, è stata portata in ospedale

    Ruba cioccolata e picchia negoziante, arrestata

    Protagonista una donna di 76 anni, spazientita dalla coda al supermercato. Il valore delle due barrette era di 70 centesimi

    SAN BARTOLOMEO AL MARE (Imperia) - A Ferragosto si abbandonano i ritmi stressanti della grande città per immergersi nel torpore dell'estate che sta finendo. Non per tutti è così. Per esempio è totalmente estranea da questa logica una donna milanese di 76 anni che, spazientita dalla coda alle casse in un supermercato a San Bartolomeo al mare, ha infilato nella borsetta due barrette di cioccolata del valore complessivo di 70 centesimi per poi picchiare, mandandola all'ospedale, la direttrice del negozio, una donna di 32 anni che l'aveva fermata dopo essersi accorta del furto. L'arzilla signora è stata arrestata dai carabinieri con l'accusa di rapina e trasferita nel carcere genovese di Pontedecimo. La donna ha spiegato di essersi sentita umiliata per essere stata ripresa davanti agli altri clienti. La direttrice ha riportato graffi, ecchimosi e contusioni giudicate guaribili in dieci giorni. I carabinieri, di fronte allo sconcerto del marito, non hanno potuto fare altro che arrestare l'anziana, poiché la legge prevede l'incompatibilità del carcere per gli over 70, ma questo non vale per le misure precautelari come l'arresto in flagranza.
     
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  8. *STRIDER*
     
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    CITAZIONE
    [b]Le donne dei clan e le regole imposte ai figli
    «Stracciate le bollette, sposate chi dico io»
    Le intercettazioni[/b]

    MILANO — Quella volta Saveria Strangio trasecolò. «Ma siete pazzi? » chiese irritata ai suoi figli. «Come sarebbe a dire che avete pagato le bollette... Io non vi ho educato per farvi spendere soldi per l’acqua e la luce». E i ragazzi a obiettare «guarda che qui è diverso, mamma. Non è come giù da noi. Le bollette si devono pagare...».
    La vedova Strangio (suo marito è morto di morte naturale) è cresciuta a San Luca, a pane e regole. Ma non quelle dello Stato. Il codice mai scritto della ’ndrangheta dice che le regole, le sole che contano, sono quelle della famiglia. E lei a questo si riferiva parlando delle bollette: a casa sua la famiglia non voleva luce e acqua da pagare. Perché qualcuno doveva mai pretenderle dai suoi figli, a più di mille chilometri di distanza?
    «Non vi ho allevato per questo», ripeteva lei, mentre le microspie (piazzate nella casa dell’hinterland milanese di uno dei figli) raccoglievano la sua delusione. Saveria è una donna del clan, una delle tante. L’ultimo arresto, in casa sua, è di due anni fa: la polizia catturò il figlio Sebastiano, latitante ad Amsterdam. Né lei né i suoi ragazzi hanno a che fare direttamente con la faida fra gli Strangio-Nirta e i Pelle- Vottari-Romeo. Ma nella geografia delle famiglie di San Luca, la sua sta con gli Strangio-Nirta perché tutti, in quell’angolo dell’Aspromonte, stanno con qualcuno contro qualcun altro. E le donne sono in prima fila negli schieramenti.
    Saveria è una donna del clan, quindi una che sa tacere, sopportare, aspettare, soffrire e decidere, come tutte, quando il capofamiglia non può farlo. Alle figlie della ’ndrangheta è dovuto il rispetto di amici e nemici, ma la «dottrina», per loro, non prevede ribellioni, nemmeno per questioni di cuore. Così le ragazze (e i ragazzi) non ci provano nemmeno a opporsi a un matrimonio combinato. E tutto avviene come nel medioevo. Le alleanze fra le famiglie si fanno con i matrimoni e nelle intercettazioni delle direzioni distrettuali antimafia le madri dei clan parlano dei figli come merce di scambio. «Mio figlio si è trovato una fidanzata al Nord ma gliel’ho detto che se la deve togliere dalla testa...» confidava una di loro a una parente dopo la reazione recalcitrante del ragazzo all’idea di una sposa non voluta. Nelle conversazioni successive la stessa donna parla del matrimonio che si farà: quello tanto voluto dal marito (in carcere) e tanto poco dal futuro sposo. Lei, spiegava, aveva fatto «quello che c’era da fare». Aveva raccolto gli ordini impartiti dal capoclan in cella e li aveva fatti rispettare: per rafforzare la famiglia e perché un giorno nascessero bambini dai cognomi «amici».
    A differenza di quanto succede con la mafia in Sicilia, le donne della ’ndrangheta sanno sempre tutto. Dalle parole in codice per parlarsi al telefono ai luoghi della latitanza o agli affari che la famiglia sta trattando. E danno per scontato di essere controllate, sempre. «Io a casa, figlio mio, non dico una parola» suggerisce la moglie di un ergastolano al figlio intercettato, «non ho niente da dire a nessuno». Dove nessuno sta per il carabiniere o l’ispettore di turno all’ascolto.
    Gli investigatori sono convinti che sia stata di una donna l’idea di dare nomi femminili ai Paesi sulla rotta degli stupefacenti: «Sono da Olga, domani vado da Beatrice» significa «sono in Olanda, domani parto per il Belgio».
    Donne che sanno tutto, partecipano, ma restano nell’ombra, salvo rare eccezioni. Donne potenti quanto gli uomini, capaci di spostare gli equilibri nelle famiglie, di determinare la pace o la guerra. Non per caso il vescovo di Locri si è rivolto a loro più che ai boss e agli affiliati: «La faida è nel cuore delle donne» ha detto monsignor Giancarlo Bregantini, perché «sono le donne che hanno nel cuore o il perdono o la vendetta ». Giusi Fasano
    Giusi Fasano
    18 agosto 2007

     
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  9. ventiluglio
     
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    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronach...co_moglie.shtml

    Ustioni molto estese, è difficile che l'uomo possa guarire pienamente
    Mosca: dà fuoco ai genitali dell'ex marito
    Una donna che vive nella stessa casa dell'ex coniuge gli ha bruciato il pene mentre lui nudo sul letto guardava la tv

    MOSCA (RUSSIA) - La convivenza forzata di una coppia che non è più tale (anche formalmente) finisce per produrre atrocità. E' quello che è accaduto a Mosca dove una donna ha dato fuoco al pene del marito mentre quest'ultimo guardava la televisione nudo sul letto mentre sorseggiava vodka. Secondo quanto dichiarato da una portavoce della polizia di Mosca, è «molto difficile da prevedere» se l'uomo potrà riprendersi pienamente dalla ferita. La coppia ha divorziato tre anni fa ma ha continuato a convivere, una situazione abbastanza comune in Russia a causa del costo proibitivo delle abitazioni. «E' stato tremendamente doloroso - ha detto l'ex marito al quotidiano russo Tvoi Den - bruciavo come una torcia. Non riesco a capire cosa ho fatto per meritarmi una cosa simile».

    22 agosto 2007
     
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  10. davide_v
     
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    lastampa.it

    Brigatista latitante arrestata a Parigi

    Marina Petrella stata condannata
    nel processo per il l'uccisione di Moro


    PARIGI
    Un ex membro delle Brigate Rosse, Marina Petrella, oggetto di una richiesta di estradizione da parte delle autorità italiane, è stato arrestato ieri nella periferia di Parigi. Ad annunciarlo una nota del Ministero della Giustizia francese.

    La donna, 53 anni, era stata condannata il 6 marzo del 1992 dalla corte d’assise di Roma all’ergastolo per l’omicidio di un agente di polizia, per tentato sequestro e tentato omicidio, sequestro di un magistrato, per rapina a mano armata e vari attentati.

    La Petrella fa parte del gruppo dei 12 militanti delle Brigate Rosse, condannati per reati di sangue in Italia, per i quali la magistratura aveva chiesto l’estradizione alla Francia nell’ottobre 2006. L’ex brigadista è stata arrestata ad Argenteuil nel corso di un controllo stradale e sarà portata oggi in procura, dove le potrebbe venire notificata un’incarcerazione in seguito a una richiesta di arresto provvisorio avanzata dalle autorità italiane.

    La condanna definitiva nel 1993
    Marina Petrella è la sorella del brigatista Stefano Petrella. Impiegata come segretaria nell’istituto scolastico «Bruno Buozzi», nel 1976 aderisce a Roma alle Brigate Rosse e, tra il 1977 e il 1982, partecipa alle azioni dell’organizzazione terroristica. Viene condannata all’ergastolo il 6 marzo 1992, nel corso del processo Moro-Ter, riconosciuta colpevole di dell’omicidio di un agente di polizia, tentato sequestro e tentato omicidio, sequestro ai danni di un magistrato, rapina a mano armata e attentati. Il 10 maggio del ’93 arriva la condanna definitiva.

    Sposata con il brigatista Luigi Novelli, ha avuto una relazione con un algerino da cui ha avuto una figlia. Scarcerata per decorrenza dei termini al momento della sentenza della Corte d’Appello, si era rifugiata a Parigi.

     
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  11. ventiluglio
     
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    Woman jailed for testicle attack
    A woman who ripped off her ex-boyfriend's testicle with her bare hands has been sent to prison.

    Amanda Monti, 24, flew into a rage when Geoffrey Jones, 37, rejected her advances at the end of a house party, Liverpool Crown Court heard.

    She pulled off his left testicle and tried to swallow it, before spitting it out. A friend handed it back to Mr Jones saying: "That's yours."

    Monti admitted wounding and was jailed for two-and-a-half years.

    'Pulled hard'

    Sentencing Monti, Judge Charles James said it was "a very serious injury" and that Monti was not acting in self-defence.

    The court heard that Mr Jones had ended his long-term but "open relationship" with Monti towards the end of May last year.

    The pair remained on good terms and on 30 May she picked him up from a party in Crosby and went back for drinks with friends at Mr Jones's house.

    An argument ensued and Mr Jones said there was a struggle between them.

    In his statement, Mr Jones said she grabbed his genitals and "pulled hard".

    He added: "That caused my underpants to come off and I found I was completely naked and in excruciating pain."

    The court heard that a friend saw Monti put Mr Jones's testicle into her mouth and try to swallow it.

    She choked and spat it back into her hand before the friend grabbed it and gave it back to Mr Jones. Doctors were unable to re-attach the organ.

    In a letter to the court, Monti said she was sorry for what she had done.

    She said: "It was never my intention to cause harm to Geoff and the fact that I have caused him injury will live with me forever. I am in no way a violent person."

    The letter added: "I have challenged myself to explain what has happened but still I just cannot remember. This has caused much anguish to me and will do for the rest of my life."

    Story from BBC NEWS:
    http://news.bbc.co.uk/go/pr/fr/-/2/hi/uk_n...ide/4253849.stm

    Published: 2005/02/10 15:13:36 GMT

    © BBC MMVII
     
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  12. davide_v
     
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    corriere.it

    La donna accusata di triplice infanticidio: «Non volevo tenerli»

    Tre bimbi morti nelle casse: fermata madre

    Orrore in un'abitazione di Albertville, nella Savoia, dove sono stati trovati i cadaveri di tre bambini nati nel 2001, nel 2003 e nel 2006

    PARIGI - Tragica scoperta in un'abitazione di Albertville, rinomata località sciistica della Savoia: la polizia ha trovato i cadaveri di tre bambini nati nel 2001, nel 2003 e nel 2006 nascosti in sacchi di plastica in un baule e in una cassa. È stata la madre, 36 anni, fermata dagli agenti, ad averli nascosti. La donna ha riconosciuto che si trattava dei suoi bambini, che aveva partorito da sola. È al momento accusata di triplice infanticidio.

    ALLARME - È stato l'ex compagno della sospettata a lanciare l'allarme dopo aver rinvenuto i primi due cadaveri, trovati in avanzato stato di decomposizione all'interno di buste di plastica. L'uomo era andato a recuperare alcuni vecchi mobili, ed è stato insospettito dal fetore che proveniva da un paio di casse in legno. Dopo aver fatto la macabra scoperta ha immediatamente chiamato la polizia, affermando di essere completamente all'oscuro della terribile verità. La donna, rientrata a casa, ha spiegato che non voleva tenere i figli e, all'arrivo dei gendarmi, ha indicato il terzo nascondiglio dove era celato il terzo ed ultimo corpicino.

    CONGELATI - Secondo fonti investigative i tre corpicini erano stati in precedenza congelati e sono stati ritrovati quasi completamente scongelati. L'ex compagno della donna li ha scoperti all'interno di un baule, depositato nello scantinato dell'abitazione. Il procuratore della Repubblica di Albertville, Henry-Michel Perret, ha detto che al momento «si ignora se la madre abbia ucciso volontariamente i suoi neonati o se li abbia lasciati morire di freddo e fame». «Ha spiegato che nessuno si era accorto delle sue gravidanze, di cui ha tenuto all'oscuro sia il compagno che i familiari», ha aggiunto il procuratore della cittadina savoiarda. La donna, 36 anni, regolarmente toglieva e rimetteva i corpicini nel congelatore, in base alla presenza o all'assenza a casa del compagno. Gli inquirenti dovranno ora accertare se l'uomo sia o meno il padre dei bambini. Secondo quanto riferisce France Info la coppia si era separata di recente. La 36enne avrebbe partorito da sola. L'ex compagno, 40 anni, secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie, avrebbe dei precedenti penali per violenza sessuale su minori. I corpicini saranno sottoposti ad autopsia entro domani. I risultati dell'esame saranno disponibili sabato.
     
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  13. Scienziato apocrifo
     
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    http://www.ghettofob.com/index.php?itemid=103
    Castra figlio e dà la colpa al bassotto

    L’emittente americana WNBC dà notizia di una madre texana arrestata per avere castrato il figlio neonato con un “oggetto affilato” non ancora identificato. Secondo quanto riferito, la donna aveva dato la colpa dell’incidente al suo bassotto, ma le perizie rilasciate da un veterinario e da un medico forense hanno chiarito che il cane non c’entrava. La signora è libera su cauzione in attesa dei processi per ferimento e per la determinazione della custodia del bambino.


    http://www.newsvine.com/_news/2007/07/10/8...h-stiletto-shoe
    Sposa infilza sposo con tacco a spillo
    L’agenzia AP riferisce da Londra di una sposa arrestata per avere colpito il suo sposo in testa con un tacco a spillo, ferendolo abbastanza gravemente, mentre proseguiva ancora il ricevimento del matrimonio. Mrs. Teresa Brown, la sposa, è stata arrestata e ha passato il weekend delle nozze in cella dopo che il marito è apparso, cercando l’aiuto di un medico, alla reception dell’albergo dove l’evento era in corso. La polizia ha trovato la donna seduta per terra in mezzo a un mare di vetri rotti. Il suo avvocato ha comunque precisato che lei e il nuovo marito stanno ancora insieme, “anche se tutto questo non è stato di grande aiuto nel rapporto”.


    http://news.bbc.co.uk/1/hi/scotland/glasgo...est/6612529.stm
    Curry con escrementi di cane per marito
    La BBC dà notizia da Paisley, Scozia, della Sig.ra Jill Martin, una casalinga di 47 anni che si è dichiarata colpevole di avere dato da mangiare escrementi di cane al marito in un piatto di curry. Secondo l’accusa, la donna si è messa a ridere mentre il marito consumava la pietanza, dichiarandogli in un primo momento di averci messo dell’arsenico. Solo dopo ha confessato di avere aggiunto invece della merda canina. La difesa ha spiegato che: “All’epoca, la signora temeva il marito avesse un’amante, cosa poi risultata non essere vera”. La coppia ha comunque iniziato le procedure per il divorzio.



    http://www.kare11.com/news/news_article.aspx?storyid=249298
    L’emittente televisiva americana KARE TV riferisce dell’arresto di Amanda Rall, 25 anni di Dickey, North Dakota, che, dopo essere entrata di soppiatto nella casa del fidanzato a notte fonda, sorprendendolo nel sonno, gli ha morso violentemente i testicoli. L’uomo ha chiamato la polizia, che lo ha accompagnato in ospedale per le opportune cure. La donna è stata incriminata per violazione di domicilio e per aggressione. Ora è libera su cauzione in attesa del processo.
     
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  14. davide_v
     
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    http://maschiselvatici.blogsome.com/2007/0...iglia/#more-131
     
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  15. silverback
     
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    http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/e...isi-savoia.html


    ESTERI

    A fare la macabra scoperta è stato l'ex compagno della donna
    I cadaveri erano chiusi in buste di plastica. "Non volevo tenerli"
    Savoia, in una casa i corpi di tre neonati
    La madre è accusata di infanticidio

    ALBERTVILLE (Savoia) - Orrore in Savoia, nel comune di Albertville, la località sciistica che fu teatro delle Olimpiadi invernali del 1992: la polizia ha trovato i corpi senza vita di tre neonati, partoriti nel 2001, nel 2003 e nel 2006, nascosti nell'abitazione in cui la madre vive. Sarebbe stata proprio quest'ultima a ucciderli, per poi nasconderli dentro ad alcune casse. "Non volevo tenerli", ha detto agli agenti. Ora è accusata di triplice infanticidio. Al momento non è chiaro, spiega il procuratore di Albertville, Henry-Michel Perret, "se la madre abbia ucciso volontariamente i suoi neonati o se li abbia lasciati morire di freddo e di fame".

    A dare l'allarme è stato il compagno della donna. I due si stavano separando, e lui era tornato nell'abitazione, in assenza della donna, per recuperare alcuni mobili. I primi sospetti, quando ha sentito un forte odore provenire da un paio di casse di legno: all'interno, c'erano due cadaveri, chiusi in buste di plastica e in avanzato stato di decomposizione.

    L'uomo ha immediatamente chiamato la polizia, alla quale ha spiegato di essere completamente all'oscuro di quanto accaduto. Al suo rientro, la donna ha trovato gli agenti e ha indicato loro il luogo in cui era nascosto il terzo cadavere. Secondo gli inquirenti, i corpi erano stati in precedenza congelati, e sono stati ritrovati quasi del tutto scongelati.

    "Ha spiegato che nessuno si era accorto delle sue gravidanze - ha detto ancora Perret - di cui ha tenuto all'oscuro sia il compagno che i familiari". La donna, 36 anni, avrebbe sempre partorito da sola. E regolarmente toglieva e rimetteva i cadaveri nel congelatore, in base alla presenza o meno, in casa, del compagno. Sembra che in questi anni abbia più volte cambiato il nascondiglio ai cadaveri, fino a portarli con sé durante l'ultimo trascloco nella casa in cui sono stati rinvenuti.

    In corso accertamenti per verificare se l'uomo sia il padre dei bambini: 40 anni, avrebbe dei precedenti penali per violenza sessuale su minori.

    (23 agosto 2007)
     
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