La tenerezza delle donne, via per la pace...e dell'amore

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  1. silverback
     
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    Di Giulia Fazekas si sa poco prima del 1911, quando comparve improvvisamente nel villaggio ungherese di Nagyrev, situato a un centinaio di chilometri a sud-est di Budapest sul fiume Tisza.
    Era una femmina di mezz'età, vedova, a quanto da lei riferito, anche se nessuno sapeva esattamente cosa fosse successo a suo marito. Tra il 1911 e il 1921, l'ostetrica Fazekas era stata arrestata dieci volte per aver praticato aborti illegali, ma giudici comprensivi [...] l'avevano ogni volta assolta.
    Nel frattempo, a quanto pare senza destar sospetti, aveva dato inizio a una delle "sagre" più micidiali d'Europa.
    L'ondata di delitti è da far risalire alla prima guerra mondiale, quando gli uomini idonei alle armi di Nagyrev furono arruolati per difendere l'impero austro-ungarico.
    Al tempo stesso, il piccolo centro rurale di Nagyrev fu ritenuto luogo ideale per l'allestimento dei campi nei quali rinchiudere i prigionieri di guerra alleati, circostanza questa che scatenò le più sfrenate fantasie di femmine che erano state improvvisamente private della presenza degli uomini.
    Molto probabilmente i prigionieri godevano, all'interno del villaggio, di una relativa libertà, per cui divenne presto motivo d'orgoglio per le mogli di Nagyrev, rimaste sole, vantare un amante straniero, se non tre o quattro.
    Prevaleva dunque un'atmosfera di dilagante promiscuità e gli uomini, che poco alla volta tornavano a casa dalle zone dei combattimenti, trovavano le loro donne stranamente "emancipate", spesso inappagate con un solo uomo nel loro letto.
    Dato che le mogli cominciarono a lamentarsi per la noia o per le violenze che subivano, l'ostetrica Fazekas offrì il suo aiuto fornendo loro arsenico, ottenuto facendo bollire la carta moschicida per poi separare il letale residuo. Nel 1914 Peter Hegedus fu la prima vittima accertata e altri mariti seguirono col tempo, prima che l'avvelenamento si trasformasse in mania, per cui l'elenco delle vittime arrivò a comprendere genitori, figli, zie, zii e vicini.
    A metà degli anni Venti, Nagyrev si era guadagnato il soprannome di "distretto degli omicidi".
    In questo periodo si calcola che circa 50 donne fecero uso dell'arsenico per sfrondare l'albero genealogico della loro famiglia.
    Julia Fazekas era quanto di più vicino a un medico vi fosse nel villaggio e suo cugino era l'impiegato che archiviava tutti i certificati di morte, minando così ogni investigazione fin dall'inizio.
    Il numero finale delle vittime è ancora sconosciuto, ma la maggior parte dei rapporti indica in 300 la cifra più verosimile di persone uccise in 15 anni di omicidi su larga scala.
    Le "Fabbricanti di angeli" videro il loro mondo sgretolarsi nel luglio 1929, quando un maestro del coro del vicino villaggio di Tiszakurt accusò la signora Ladislaus Szabo di avergli servito del vino avvelenato.
    Una lavanda gastrica gli salvò la vita e gli investigatori stavano ancora valutando l'accusa, quando un altro uomo si lamentò per essere stato avvelenato dalla sua "infermiera", la stessa signora Szabo.
    Quest'ultima fu arrestata e nel tentativo di ottenere clemenza, denunciò un'amica, la signora Bukenoveski, come sua complice. La signora Bukenoveski, a sua volta, fu la prima a fare il nome di di Julia Fazekas.
    Nel 1924, raccontò, la Fazekas aveva fornito l'arsenico utilizzato per uccidere la madre settantasettenne della Bukenoveski, che fu poi gettata nel Tisza per simulare un annegamento accidentale.
    La Fazekas fu fermata per essere interrogata e negò tutto risolutamente.
    Non disponendo di prove concrete, la polizia fu costratta a rilasciarla, ma si mise a sorvegliarla, seguendola in giro per Nagyrev mentre andava ad avvertire le sue clienti, che furono arrestate una per una.
    Vennero incarcerate trentotto donne sospettate di omicidio e la polizia piombò a casa della Fazekas per prendere il (la...) capobanda.
    Trovarono la donna morta per una dose della sua stessa medicina, circondata da recipienti pieni di carta moschicida a mollo nell'acqua.
    Ventisei donne di Nagyrev sospettate furono sottoposte a giudizio a Szolnok, dove otto vennero condannate a morte, sette ebbero l'ergastolo e le altre ebbero pene minori.
    Tra le condannate vi erano Susannah Olah, una sedicente "strega" che si vantava di addestrare dei serpenti velenosi ad attaccare le sue vittime a letto e faceva a gara con la Fazekas nel vendere "la polvere dell'eredità di zia Susi"; Lydia, sorella settantenne della Olah, che negò con decisione la sua colpevolezza, ma non riuscì a impressionare la giuria; Maria Kardos, che uccise suo marito, un amante e il figlio malaticcio di 23 anni, convincendo il giovane a cantarle una canzone sul letto di morte; Rosalie Sebestyen e Rose Hoyba, condannate per l'omicidio dei loro "noiosi" mariti; Lydia Csery, condannata per l'uccisione dei genitori; Maria Varga, che confessò di aver acquistato il veleno dalla Fazekas per uccidere suo marito, un eroe di guerra rimasto cieco, che si lamentava perché lei portava a casa gli amanti; Juliana Lipke, tra le cui sette vittime si trovavano la suocera, una zia, un fratello, una cognata e il marito, che avvelenò alla vigilia di Natale; infine Maria Szendi, una vera "paladina della liberazione delle donne", [...] che dichiarò alla corte di aver ucciso suo marito perché "riusciva sempre ad averla vinta. E' terribile come gli uomini abbiano tutto il potere". [...]

    Edited by silverback - 3/12/2007, 13:30
     
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