ERIC ZEMMOUR

L'UOMO MASCHIO

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  1. Scienziato apocrifo
     
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    yair... per esempio, o un certo carlo qualcosa (se non erro)
     
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  2. C. Nemo
     
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    Mi sono andato a leggere quello che Yair dice sulla prosituzione ed effetivamente non hai tutti i torti, Scienziato.
    Appartenga egli a "uomini in cammino" (o come caspita si chiama) o non vi appartenga, lo stile è comunque lo stesso.

    Quanto a "Carlo qualcosa" è per caso "Carlo Pierini" (perchè ho trovato solo questo Carlo nella lista utenti)?
     
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  3. Scienziato apocrifo
     
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    carlo76
    http://www.forumfree.net/?t=11421450
     
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  4. animus
     
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    CITAZIONE (C. Nemo @ 18/4/2007, 23:42)
    Solo un chiarimento: non intendevo altri forum (o siti) dove il libro è stato segnalato o divulgato, ma altri forum o siti (oltre U3000, MS e Risè) dove, a tuo parere, io posso andare a divulgarlo, proprio sulla scia di quella "colonizzazione" di altri siti (o forum) di cui parlavi tu poco fa.

    Capitano o mio Capitano,

    Se il tuo scopo e' quello di divulgare il libro, e non "spargere il seme della QM", non ti conviene iscriverti su molti forum, perche' perderesti sia un sacco di tempo per la fase di registrazione, sia perche in molti, verresti visto come un intruso, dovresti quindi prima presentarti, e poi ribattere alle critiche.
    Non ne vale la pena.

    Visto il tuo fine, io farei dunque così.

    1- Sul web esistono forum di forum, come forumfree.net e forumcomunity.net, dove registrandoti una sola volta, sei automaticamente registrato su tutti i forum (centinaia) del "metaforum".

    2 - Poi, vai sulla pagina principale e ti guardi i top 100 dei forum.
    Se consideri che il nostro forum, col numero di utenti che ha e' al 500-600° posto, capirai che i primi forum c'hanno un "fottio" di persone, in questa maniera riesci a divulgare il tuo messaggio ad maggior numero di persone, con lo stesso lavoro (stessa fatica postare in un forum con 50 utenti o con 2.000, diverso il risultato.)

    3- tutti quersti forum hanno (credo) la sezione spam, dunque la tua proposta dovrebbe risultare anche meno invadente-> Altro risparmio di tempo, perche' limiti le discussioni con chi non e' d'accordo.

    Quello che ti rimane da fare, e' preparare un post interessante, magari con un titolo accattivante ed una bella foto, non troppo lungo, e poi con chi e' interessato, continui.

    Ciao Capitano. :D



     
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  5. wookyee
     
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    CITAZIONE (animus @ 18/4/2007, 22:59)
    Sulla terza domanda, direi che ne consiglio la lettura a tutti gli utenti del forum, (per wookiee c'e' una parte dove si parla di moda,e di modelle fatte ad immagine degli omosessuali, anche se non con la profondita' con cui lei ha approfondito l'argomento)

    ero già incuriosita dal libro, ora di più.

    :B): ...ho approfondito più di Zemmour... :lol: e ne ho ancora di materiale non ancora tradotto...

    ...non sapevo dell'esistenza di tutti questi forum, mi farò un giro per vedere se l'argomento della ricerca è trattato da qualche altra parte.
     
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  6. C. Nemo
     
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    OK, Animus, grazie per tutti i tuoi consigli.
    Adesso devo dire che c'è abbastanza carne sul fuoco.

    Mi avete suggerito un bel pò di cose che posso fare:
    - scrivere alla Piemme
    - pubblicizzare il libro in vari Forum nella sezione SPAM
    - etc. etc.

    Ci medito su e, in base anche a quelle che sono le mie caratteristiche personali, vedrò cosa sia più opportuno fare.

    Perchè mi prendi in giro chiamandomi Capitano?
    Se ti riferisci alla C. del nick comunque, non sta per Capitano.
    Sì certo, è vero che c'è anche una certa componente "marinaresca" nel mio nick (Jules Verne, Hermann Melville), ma riferita ai libri che mi piaceva leggere quando ero adolescente e a nient'altro. Per parte mia io però non ho nessuna intenzione di fare il Capitano, non foss'altro perchè non possiedo nessuna reale attitudine al comando.

    Ciao!
     
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  7. animus
     
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    CITAZIONE (C. Nemo @ 19/4/2007, 11:52)
    Perchè mi prendi in giro chiamandomi Capitano?
    Se ti riferisci alla C. del nick comunque, non sta per Capitano

    In effetti era proprio per la C. del tuo nick. :P

    Ciao.
     
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  8. C. Nemo
     
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    CITAZIONE (animus @ 19/4/2007, 12:20)
    In effetti era proprio per la C. del tuo nick. :P

    Beh, allora ti dico come stanno le cose.
    Quandfo mi sono iscritto al forum, volevo semplicemente chiamarmi Nemo.
    Poi il server (o come caspita si dice) mi ha detto che c'era già un utente che si chiamava così, da qualche parte (non so se in questo forum o in un altro di forumfree: credo in un altro di forumfree).
    Allora ho scelto di aggiungere la C. prima di Nemo: la C. è l'iniziale del nome di un mio carissimo amico dell'infanzia, con cui abbiamo condiviso le letture per ragazzi che un tempo si facevano per "iniziarsi alla virilità" (ad es.: Stevenson e L'isola del tesoro; Defoe e Robinson Crusoe, Melville e Moby Dick; Verne e Ventimila leghe sotto i mari; Salgari e Sandokan; etc etc.) e che ora mi pare, con mio grande rammarico, che non si fanno più perchè sono diventate "politically uncorrect", in quanto gli eroi di quei romanzi (Robinson Crusoe, Achab, il Capitano Nemo, etc.) risultano troppo "machi" e l'ideale maschile che oggi propaganda la società è invece di tipo diverso: è appunto il "maschio soft" di cui parlava Zemmour nel suo libro, allorchè parlava di "frocizzazione" (mi scuso per il termine; spero vada bene per la netiquette del frorum, ma ho visto che è già stato utilizzato qui e non è stato censurato).
    Il nick Nemo si riferisce dunque all'eroe della mia infanzia, ma non significa che io voglia fare il capitano o che io mi senta un capitano.
    Semmai significa qualcosa, vuol dire piuttosto che io sto disperatamente cercando un Capitano che mi guidi, una figura di comandante carismatico e leale a cui potermi affidare per combattere.
    Ma credo che di questi "veri uomini" ormai non esistano più!

    Ciao!
     
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  9. Barnart
     
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    Caro C. Nemo, è chiaro che non sei uno sprovveduto. Ad es. hai fatto chiarezza sul significato del termine "essenzialista" che da un po' di tempo circola nel mondo femminista. In esso non vi è nulla di misterioso, benché sia stato adottato appositamente per confondere le idee e al tempo stesso trastullarsi con una parola di alto rimando "filosofico". Significa semplicemente "naturale".

    Quanto al libro di Zemmour in esso si trovano davvero affermazioni e intuizioni notevoli. La sua uscita e il suo successo (per ora in Francia) indicano che qualcosa sta maturando. Al tempo stesso però vi si trovano elementi regressivi, manifestazione del fatto che l'autore non ha ancora maturato un quadro coerente dello stato delle cose. Si potrebbero definire sbandamenti, ma purtroppo c'è di peggio. E il peggio viene verso la fine.

    Egli ad es. fa sua acriticamente la tesi dei minori redditi femminili a parità di
    lavoro e quella secondo la quale le donne vengono ammesse a quelle forme e gradi di potere che sono abbandonati dagli uomini perché ormai scatole vuote. I maschi, dandosi di gomito, in una tacita ma universale intesa criminosa, lasciano alle femmine le posizioni di potere apparente. Ma il peggio risiede nel fatto che egli non è in grado di presentare la virilità se non nelle forme precisamente descritte dal femminismo. "...la forza, la violenza, la guerra, la morte, la virilità." E' un refrain.

    Si dimostra perciò incapace di individuare nello specifico del maschile la parte luminosa e così rende un formidabile servizio alla campagna di calunnia degli uomini.
    Non è il solo.
    La saggistica maschile sul maschile è in fase di sommovimento. A ritmo continuo escono trattati e trattatelli sul padre e sul maschio. Molti di essi vengono recensiti come testi capitali in grado di scandalizzare e scuotere "le femministe" i cui attacchi vengono riportati e sottolineati a suggello della novità e dell'originalità del contenuto e del coraggio dell' autore. I titoli, poi, sono spesso lusinghieri.

    Così si è portati a credere che si stia aprendo finalmente una nuova stagione, che intellettuali di diversi paesi e orientamenti abbiamo finalmente incominciato a fare il loro mestiere: pensare autonomamente. I critici del femminismo infatti assumono spesso quei lavori come testi di riferimento e si corre allora ad acquistarli per vedere cosa bolle in pentola. Quasi sempre arriva la mazzata.

    Valga per tutti il caso di A. Naouri con il suo "Padri e madri, l'ordine dei ruoli in famiglia." Einaudi . Eu. 15,50; di cui parlano bene avversari espliciti, e non sprovveduti, del femminismo.

    Ebbene, vogliamo sapere chi e che cosa è il maschio per Naouri?

    "Dunque non ha mai smesso di essere questo, questo e nient'altro: un uomo, nient'altro che un uomo, un maschio egoista e chiuso a priori a tutto quanto è estraneo alla sua preoccupazione principale, pronto ad usare senza indugi la forza fisica per ottenere i propri scopi. Un bruto! Un bruto che con il passare del tempo si è certamente evoluto - giusto un pochino! - un bruto che si è un po' - molto poco! - dirozzato, un bruto che indubbiamente ha acquisito strumenti culturali, intellettuali, e le buone maniere, un bruto che ha messo in gioco la propria intelligenza, un bruto che si è senz'altro interessato ad altri campi di attività, ma non per generosità e altruismo, caratteristiche che gli sono sempre state profondamente estranee, no, solo per calcolo - cosa che si suole definire con il bel nome di sublimazione - per eventualmente accrescere il proprio potere di seduzione, moltiplicando così le occasioni per soddisfare i propri bisogni." (pag. 163).

    "E' sempre stato così. Tutto muscoli e niente cervello, come del resto si continua a dire, in maniera un po' sbrigativa, non senza un pizzico di impietoso intenerimento. La formula, tuttavia, mi sembra troppo riduttiva. Infatti, la testa di un uomo, quella di tanto tempo fa come quella di oggi, per quanto raffinata e civilizzata sia divenuta, non è vuota come si dice.

    Al contrario è piena. Piena fino all'orlo, perfino. Piena di un organo, il più importante ai suoi occhi, che si tratti di un contadino, di un operaio, di un
    funzionario d'azienda, di un professore universitario, di uno studioso, di un prete, e via discorrendo: il suo sesso! E quando si è valutato questo, si è praticamente capito tutto della tragedia che vive" (pag. 164).

    Questo è Aldo Naouri, uno degli araldi della maschilità rinascente, elaboratore del nuovo pensiero maschile, impietoso antifemminista, maestro delle presenti generazioni maschili. ("Pediatra da 40 anni ha costruito la sua opera intorno alle relazioni familiari. I suoi lavori sono divenuti punti di riferimento in materia...")

    Vigiliamo insieme, con mille orecchi e diecimila occhi.
    Stiamo attenti ai falsi profeti, essi possono ingannare anche gli eletti.
    Riprecipitare nel sonno i Risvegliati.

    Rino
     
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  10. silverback
     
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    Ma infatti dagli intellettuali di oggi non c'è da aspettarsi nulla.
    E non a caso, io, che ufficialmente non sono nessuno (e che nella vita mi occupo di tutt'altro), vado ripetendo da parecchi anni che i suddetti hanno responsabilità gravi, molto gravi, nei confronti degli appartenenti al loro stesso sesso.
    Più gravi di quelle che hanno le femministe.
     
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  11. C. Nemo
     
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    Egr. Prof. Della Vecchia Barnart,

    innanzitutto La ringrazio della Sua risposta. Ne sono onorato e lusingato.
    Complimenti per il Suo libro e per la Sua indefessa attività a favore della QM.
    Tutta la mia stima e il mio rispetto.

    Se c'è qualcosa che nel mio primo messaggio ha suscitato qui dentro qualche rancore, mi creda: non era assolutamente mia intenzione!

    Non volevo fare né il saccente né il presuntuoso e se ho dato questa impressione (a giudicare dalle reazioni di Animus e da un MP speditomi da Scienziato) è stato solo per un difetto comunicativo e non per altro.
    Non volevo sminuire il Suo lavoro, tutt'altro: quando ho parlato del fatto che Zemmour era capo-redattore del Figaro e che Lei invece non ricopriva nessun ruolo istituzionale, non era affatto per sminuire la Sua attività (che ritengo invece eccellente), ma facevo una semplice constatazione di fatto, nel senso che, mentre la Sua critica si poneva contro il Sistema, ma fuori dal Sistema, con Zemmour, "il Sistema sta iniziando a criticare se stesso, dall'interno, e a percepire che qualcosa non va".

    Andiamo al commento sul libro di Zemmour.

    Lei dice:

    CITAZIONE
    Nel libro di Zemmour si trovano davvero affermazioni e intuizioni notevoli. La sua uscita e il suo successo (per ora in Francia) indicano che qualcosa sta maturando.
    Al tempo stesso però vi si trovano elementi regressivi, manifestazione del fatto che l'autore non ha ancora maturato un quadro coerente dello stato delle cose.

    Bene, questa è esattamente l'opinione che me ne sono fatto anch'io, cioè:

    - Zemmour ha parecchie intuizioni notevoli;

    - l'uscita del suo libro in Francia (e la sua pronta traduzione in Italia) è un chiaro segnale che certamente qualcosa sta bollendo in pentola;

    - il pensiero di Zemmour non è comunque maturo e impeccabile.

    Mi sta bene!

    Passiamo però adesso al dettaglio e analizziamo quelli che, a Suo parere, sarebbero i limiti del pensiero di Zemmour.

    Lei dice:

    CITAZIONE
    Egli ad es. fa sua acriticamente la tesi dei minori redditi femminili a parità di lavoro e quella secondo la quale le donne vengono ammesse a quelle forme e gradi di potere che sono abbandonati dagli uomini perché ormai scatole vuote.
    I maschi, dandosi di gomito, in una tacita ma universale intesa criminosa, lasciano alle femmine le posizioni di potere apparente.

    A me non sembra che Zemmour dica questo o, perlomeno, io ho recepito il suo pensiero diversamente.
    A me sembra infatti che Zemmour faccia un discorso molto simile a quello di Ida Magli o di Steven Goldeberg.
    Vale a dire: allorché un'istituzione è sul punto di morire, ecco che essa si femminilizza.
    E ciò proprio in base alla natura delle cose, vale a dire che le donne, per natura, non possono e non sanno creare e rinnovare, ma solo conservare, nutrire e accudire.
    La femminilizzazione di un'istituzione, di una società o di una cultura è dunque un chiaro segnale che indica che quella cultura, quella società o quell'istituzione si sono sclerotizzate e sono sul punto di crollare e di finire, per essere rimpiazzate da culture, società e istituzioni più aggressive, innovative, progredite e vivaci (= più virili e "cazzute", se mi passa il termine).

    E quello che Zemmour dice alla fine del suo libro (mi risparmio la fatica di tradurre dal francese perché penso che Lei comprenda benissimo la lingua dei nostri confratelli d'oltralpe):

    "Il y a une malédiction féminine qui est l'envers d'une bénédiction. Elles ne détruisent pas, elles protègent. Elles ne créent pas, elles entretiennent. Elles n'inventent pas, elles conservent. Elles ne forcent pas, elles préservent. Elles ne transgressent pas, elles civilisent. Elles ne règnent pas, elles régentent.
    En se féminisant, les hommes se stérilisent, ils s'interdisent toute audace, toute innovation, toute transgression. Ils se contentent de conserver.
    On explique en général la stagnation intellectuelle et économique de l'Europe par le vieillissement de sa population. Mais Cervantes écrivit Don Quichotte à soixante-quinze ans; de Gaulle revint au pouvoir à soixante-huit, et le chancelier allemand Adenauer à plus de soixante-dix. On ne songe jamais - ou on n'ose jamais songer - à sa féminisation."


    (pp. 128-129 del libro nell'edizione francese)

    Poi Lei dice:

    CITAZIONE
    Ma il peggio risiede nel fatto che egli non è in grado di presentare la virilità se non nelle forme precisamente descritte dal femminismo. "...la forza, la violenza, la guerra, la morte, la virilità." E' un refrain.
    Si dimostra perciò incapace di individuare nello specifico del maschile la parte luminosa e così rende un formidabile servizio alla campagna di calunnia degli uomini.

    Su questo, mi dispiace, ma non sono d'accordo con Lei.
    Lei dice che Zemmour si dimostra incapace di presentare la maschilità se non nelle forme descritte dal femminismo, collegandola alla forza, al potere, alla guerra, alla morte, alla virilità in senso fallico.
    E va bene: ma perché? Siamo sicuri che la forza, il potere, la guerra, la morte (intesa come oltre-vita; come morire ad uno stato per rinascere ad uno stato superiore), la virilità in senso fallico siano cose negative e corrispondano all' "ombra del maschile" piuttosto che invece ad una sua parte positiva.
    Non può essere che invece sia stato il femminismo a sbagliare denigrando queste qualità maschili? Come dovrebbero essere invece gli uomini? Come vuole il femminismo? Dovrebbero forse essere dei "maschi soft", "frocizzati"?

    [Se U3000 pensasse ciò, mi perdoni, ma il pensiero dell'Associazione non si differenzierebbe molto da quello degli "uomini in cammino", dal gruppo di Pinerolo, non crede?...]

    Invece, a mio parere, le critiche di Zemmour, sono giuste: "bisogna recuperare l'istinto maschile che la femminilizzazione della società ha distrutto in noi"!
    In ciò mi sembra che il suo messaggio non si differenzi da quello di Risé e dei selvatici.
    Ho scritto queste mie considerazioni anche a Risé e lui non mi ha smentito, anzi le ha apprezzate, segno che le mie interpretazioni hanno perlomeno un fondo di verità.

    In ogni caso, tornando al suo discorso sul potere (dal momento che Zemmour fa sua l'identità della triade soldi-potere-fallo), qui le cose sono due:

    - o potere e maschilità si identificano;

    - oppure non si identificano.

    Questi due discorsi si sono spesso combattuti in Occidente e sono identificabili:

    - il primo come discorso aristotelico;

    - il secondo come discorso platonico.

    Infatti:

    - Aristotele sosteneva che gli uomini comandano per natura e le donne obbediscono per natura; di conseguenza gli uomini sono dotati, per natura, e devono sviluppare e curare, attraverso l'educazione (giacché la cultura deve sempre innestarsi su un fondo naturale, altrimenti si rischia di creare dei mostri), le virtù proprie del comando (ad esempio: la determinazione, il coraggio, l'autorevolezza), mentre le donne sono corredate dalla natura e devono sviluppare, attraverso l'educazione, le virtù proprie dell'obbedienza (ad esempio: la temperanza, la docilità, la remissività).

    - Platone invece sosteneva (almeno nella Repubblica; diverso è il discorso da lui condotto nel Timeo, nel Simposio e nelle Leggi) che non c'è nessuna reale differenza tra uomini e donne, se non nel fatto che gli uomini generano e le donne partoriscono. Ma sono differenze strettamente legate alla sfera riproduttiva, per il resto non c'è alcun'altra diversità psicologica, attitudinale o mentale fra gli uomini e le donne, i quali dovrebbero essere educati allo stesso modo dallo Stato. Ecco perché Platone ammette, nel suo stato ideale (e ovviamente utopico, nel senso che non potrà mai realizzarsi da nessuna parte) le donne fra le guardiane e fra le guerriere, ruoli che invece, nella Grecia classica, erano strettamente riservati agli uomini (la polis greca era, come ha bene appurato Nicole Loreaux, un "club di uomini", mentre le donne erano relegate nella sfera privata).

    "Modello gerarchico" potremmo dunque definire quello aristotelico; "modello paritario" quello platonico.
    L'Occidente ha seguito ora l'uno, ora l'altro.

    In ogni caso i due sistemi funzionano se, e solo se, sono seguiti in modo coerente e integrale, vale a dire:

    A) se si afferma che gli uomini devono condurre e guidare una famiglia, una società o uno Stato (il famigerato "modello patriarcale"), allora essi dovranno prendersi ovviamente tutte le responsabilità della conduzione e della guida (se sbagliano, devono pagare), ma avranno altresì diritto a pretendere tutti gli onori e i diritti connessi con il loro status, vale a dire il diritto al rispetto, il diritto all'auctoritas sulla moglie, sui figli e su tutti i sottoposti e il diritto di punire e correggere i trasgressori della legge paterna;

    B) se invece si afferma che uomini e donne sono pari, allora è giusto che vengano abolite le sperequazioni di status fra uomini e donne, come ha voluto il femminismo allorché ha parificato le donne con gli uomini, ma è altresì giusto allora che le donne si prendano anche le stesse responsabilità e gli stessi oneri degli uomini, senza pretendere che lo Stato vari leggi specifiche e apposite per il loro sesso, che le proteggano e le favoriscano in modo assistenziale e discriminatorio nei confronti del sesso maschile.

    Invece, cosa è successo nel nostro Occidente? È successo che le donne si sono prese tutti i diritti e gli onori connessi con quello che una volta era il superiore status del pater familias, senza però volersene assumere gli oneri e le responsabilità (che furbe queste qui!...), che invece sono rimasti integralmente sulle spalle degli uomini.
    Il risultato? Le donne oggi hanno solo privilegi, gli uomini solo doveri!

    Quanto a quello che Lei dice nella parte finale del Suo messaggio, Le rispondo: va bene, non bisogna fidarsi degli intellettuali! Sono d'accordo: è gente spesso infida, egocentrica, vanitosa, opportunista, incoerente!
    Sta bene: meglio creare gruppi di condivisione delle esperienze (come questo), che facciano rinascere la solidarietà maschile, piuttosto che illudersi che gli intellettuali faranno mai qualcosa per gli uomini!
    Giusto, vero, sacrosanto!
    Perché però ostinarsi a voler vedere sempre nero, quando effettivamente qualcosa, anche fra alcuni intellettuali (sebbene, certo, in modo confuso, ambiguo, non privo di passi falsi e di trappole) si sta muovendo?...

    Un cortese saluto e ancora grazie per l'attenzione

    Sebastiano C.

    Edited by C. Nemo - 20/4/2007, 11:35
     
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    Io direi che anche il libro di Rino dovrebbe essere divulgato.
    Solo che l'autore fa un po' il "sostenuto"...
    Ma ci ho pensato io nel mio piccolo a pubblicizzarlo però!
     
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  13. animus
     
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    Credo di capire il disappunto di Rino, perche' anch'io quando lessi la stessa frase "la forza, la violenza, la guerra, la morte, la virilità", mi sono fermato un attimo ed ho pensato: Ma che diamine, ma allora questo sostiene "la violenza di genere", la maggior arma morale nelle mani delle femministe!
    E poi, ma e' proprio possibile che il valore maschile, la Virilita', non possa essere espletata in altro modo, se non nella "qualita'" di uccidere i suoi simili, ed in definitiva, se stesso?

    Pero', piu' che esprimermi sulla violenza maschile, argomento centrale e che meriterebbe un approfondimento ben diverso (es. Se e' davvero così, e' perche' l'uomo vuole essere violento o deve? Se lo si ignora , e di fatto parlare di "violenza di genere" vuol dire guardare all'effetto ignorando (intenzionalmente?) le cause, non e' forse perche', come diceva foucault, la tendenza della modernita' e' piu' quella di reprimere, causandolo, che prevenire/evitare? Perche' il NOW ha fatto approvare un testo di legge che non considera l'alienazione genitoriale nelle cause di divorzio? Per poi punire gli uomini quando questi mostrano la "violenza di genere"! ) volevo segnalare quella che per me e' la maggior intuizione di Zemmour, ossia l'aver associato l'entrata delle donne nel mondo del lavoro all' "esercito industriale di riserva" gia' previsto da Marx, e dunque una mossa del capitalismo per abbassare il potere contrattuale degli uomini, che poi vuol dire anche, utilizzare le donne contro gli uomini.
    Inoltre egli afferma :" Non sono le donne che raggiungono gli uomini, ma il contrario, e non sono i salari femminili che recuperano su quelli maschili, sono questi ultimi che scendono poco per volta al livello di quelli femminili"

    La conferma l'abbiamo avuta di recente in Inghilterra:

    "Provvedimenti destinati a modificare l'apparato sociale britannico e che, secondo Jenny Watson, presidente della Commissione per la pari opportunità, rappresentano "il più grande cambiamento sui salari degli ultimi 40 anni".

    La prima norma entrerà in vigore il 31 marzo e riguarderà nello specifico gli enti governativi locali mentre la seconda, in vigore dal 6 aprile, riguarderà tutte le organizzazioni pubbliche.

    In entrambi i casi è prevista una riduzione, anche del 40%, degli stipendi maschili"


    A chi conviene la guerra dei sessi e l'interscambiabilita' uomo/donna?


    Edited by animus - 21/4/2007, 08:56
     
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  14. Barnart
     
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    Caro Sebastiano, (e possiamo senz'altro darci reciprocamente del tu) non è possibile argomentare su tutte le osservazioni che sollevi perché ne hai presentate davvero molte. Ad es. bisogna rimandare ad altro luogo-momento ogni valutazione del contributo che i classici (e quindi anche Aristotele e Platone) ci possono dare nella comprensione di ciò che sta accadendo. E quello che accade oggi non è mai stato congetturato razionalmente né ha mai figurato nei più fantastici sogni/incubi di chicchessia prima che accadesse (ad es. l'inutilità maschile in campo riproduttivo, la clonazione, la partenogenesi come possibilità materiale/reale non erano prevedibili prima che ...diventassero realtà). Per valutare il contributo dei classici nello specifico (la QM) bisogna però mettere in discussione, almeno parzialmente, l'interpretazione/valutazione che noi diamo della filosofia occidentale. Magari prendendo spunto dall'affermazione di Nietzsche laddove disse (tirandosela un po') che prima di lui la psicologia non esisteva. Se questa affermazione fosse vera bisognerebbe chiedersi: "Di cosa si sono dunque occupati i filosofi che lo precedettero?".

    Vengo al dunque.

    E' vero che sarebbe inammissibile se, nell'enucleare le specificità maschili, individuassimo quelle e solo quelle elencate dal femminismo, per giunta dandone in blocco la medesima valutazione derogatoria/denigratoria senza considerare il carattere ambivalente che possono avere tutte le qualità di chicchessia.
    In tal senso finiremmo, simmetricamente, con il celebrare nei maschi quelle qualità che ...non hanno e che dovrebbero prendere in prestito dalle femmine. Che è appunto il programma femminista.

    E' dunque necessario analizzare il contenuto dei termini che si associano alla maschilità e quindi al significato complessivo dell'idea stessa di "virilità". Oltre a ciò è cmq necessario tenere presente il significato che essi hanno oggi nella società, perché, errato e deformato che sia, quello è e quello resta e solo sui tempi lunghissimi si può pensare di modificarlo.
    Forza, potere, gerarchia, guerra - tra gli altri - sono concetti comunemente riferiti alla polarità maschile e nessuno di essi gode oggi di popolarità, lo prova il fatto che appunto quelli vengono assegnati agli uomini dalla propaganda femminista, con lo scopo che sappiamo.
    E' poi vero che gli autori di testi sugli uomini quasi mai si danno la pena di metterne in luce l'ambivalenza, di mostrarne la parte luminosa e positiva neppure agli occhi dei loro lettori. Si lascia che il significato veicolato da quei termini sia semplicemente quello comune oggi, e quindi sempre quello negativo.

    Si prenda la problematica della guerra. Essa richiede, esercita e manifesta virtù di polarità maschile (non sto ad elencare quali, per brevità). E' però anche vero che la guerra se non è sempre il massimo dei mali (la schiavitù può essere peggiore) è pur sempre uno dei più grandi. Anzi, con lo sviluppo moderno di armi di distruzione di massa, essa ha cambiato aspetto per diventare una condizione in cui le qualità maschili sono divenute secondarie. O irrilevanti. Ma vi è di più, perché la guerra, quasi sempre, è uno scontro tra chi offende e chi si difende. Tra il predatore e il rapinato. Dunque bisogna essere prudenti nel considerarla in modo avalutativo, come scontro tra due ragioni eguali e due eguali eroismi. Alla generosità di una parte si deve infatti contrapporre la rapacità dell'altra, in una alternanza di ruoli che ha coinvolto da sempre quasi tutti i popoli e gli stati. Questo fatto è così eclatante che, se non inquadrato nel piano generale della vita (delle forme viventi), rende difficile contrastare l'affermazione femminista secondo cui: non vi sarebbe bisogno di generosi eroi maschi che ci difendano se non esistessero vili predatori maschi che ci aggrediscono. Davanti ad ogni patriota che muore per la sua terra/cultura c'è un altro "patriota" che aggredisce terre e culture altrui. Il fatto che individualmente possano essere entrambi valorosi non toglie nulla al carattere maligno della guerra. E se essa è intesa come opera degli uomini allora non si potrà opporre nulla a chi afferma che prima scompare e meglio è. Ma la guerra è opera dei soli uomini? Chi agisce è anche colui che promuove? Il genere femminile è pacifico per natura o è corresponsabile dei conflitti pur non essendo agente?

    Analogo rapporto tra apparenza e realtà riguarda il potere. Il potere è cosa maschile. Ma cosa intendiamo per "potere"? La poltrona, il fucile, il denaro? Le strutture gerarchiche? E' tutto qui il potere? E qui la sua parte decisiva? Ad esso poi si associa la sottomissione di altri. E chi può accettare oggi di essere sottomesso? Se la sottomissione fosse cosa accettabile, potremmo semplicemente accettare di essere noi i sottomessi. Con ciò ogni problema sarebbe risolto.
    Potere: anche in questo caso la sua attribuzione al maschile torna vantaggiosa nella campagna planetaria di men-pushing.

    Bisogna distringuere, analizzare e svelare la realtà dietro l'apparenza. Cosa che però non viene (quasi) mai fatta e così si lascia che il significato di quanto affermato resti quello acritico, immediato, comune, ormai del tutto modellato dalla propaganda femminista.

    Al tempo stesso, altri caratteri specifici della maschilità, quali ad es. la frugalità, non vengono mai richiamati. Eppure si vede bene come la valorizzazione sociale di un simile tratto sarebbe giovevole alla società del consumismo, dello spreco (e delle discariche). Utile oggi come mai prima nella storia. Su questo invece, silenzio assoluto.

    Chiudo così, non perché il tema sia esaurito (hai voglia!) ma per esplicitare le ragioni delle mie critiche a quasi tutti gli autori di opere sugli uomini che abbia potuto avvicinare. E' vero che io per scelta vado alla immediata ricerca dei limiti e della parte regressiva dei loro scritti. Ma non pretendo che la mia lettura sia asettica e imparziale. E' ogni volta un'autopsia.
    E nelle autopsie si va a cercare la causa del decesso. Nel nostro caso quella del mancato risveglio.

    Rino

    P. S.: Giubizza dice che faccio un po' il sostenuto. Insomma che un po' me la tiro pure io. Mi spiace di dare questa impressione.
     
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  15. ventiluglio
     
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    Rino, se dovessi darti un avatar, considererei l'immagine di un diamante: niente è più preciso, tagliente e luminoso delle tue riflessioni.
     
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64 replies since 16/4/2007, 15:46   1548 views
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