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  1. Davide.4.
     
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    ARTICOLO INTERESSANTE

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    Perché gli uomini devono svegliarsi

    Claudio Risé, da “Il Mattino di Napoli” del lunedì

    E’ urgente che gli uomini si sveglino. In fretta. Ecco alcuni dati di tendenze che consigliano questo risveglio. Il primo è quello, noto, ma in aumento, nel divario nelle aspettative di vita. Secondo l’Istat, siamo oggi a 76 anni per gli uomini, e 83 per le donne. La vita si allunga, ma meno per i maschi, rispetto alle donne. Il secondo è quello nell’incremento nelle separazioni nella “terza età”, dove crescono di più le richieste femminili, soprattutto nelle regioni meridionali. Il terzo è quello della sopravvivenza alla morte del coniuge: elevata quella delle donne, la cui vita non finisce con la vedovanza, molto bassa fra gli uomini, autentici “vedovi inconsolabili”. Cosa hanno in comune questi dati, e cosa ci segnalano sui sentimenti, e lo stile di vita dell’uomo italiano?
    C’è, innanzitutto, una sorta di minore vitalità. L’uomo appare come più spaventato, meno attaccato alla vita, e la conclude prima. Non credo che la maggiore fatica fatta per provvedere alla famiglia sia tuttora una buona spiegazione per questo stato d’animo. Oggi anche le donne lavorano, aggiungendo così gli impegni fuori casa a quelli domestici, che continuano a gravare per la maggior parte su di loro. Non è quindi perché più affaticati che gli uomini dimostrano un minore attaccamento alla vita. Il punto di debolezza maschile sembra piuttosto un altro, ed è messo bene in rilievo dai dati sulla sopravvivenza alla vedovanza, e sulla disponibilità femminile a separarsi da anziani. Si tratta, per la precisione, della persistente dipendenza che molti uomini continuano a manifestare nei confronti della propria compagna. Alla quale tendono e rivolgere delle richieste di accudimento che sono il prolungamento di quelle rivolte, nell’infanzia, alla madre; ma che la donna adulta, oggi, rifiuta appena può. E’ questa profonda dipendenza che oggi dà connotati maschili alla dichiarazione frequente nei romanzi rosa, o fotoromanzi femminili di un tempo: «non posso vivere senza di te».
    Il medico, e lo psicoterapeuta, scoprono questa improvvisa debolezza, quando l’uomo si decide a chiedere aiuto per i malesseri che accompagnano l’abbandono della compagna, o la sua scomparsa. Il maschio rimasto da solo, infatti, fatica a badare a se stesso. Non ne ha voglia. Spesso non sa neppure come si fa, perché non l’ha mai fatto. Quella “cura di sé”, cui si dedicava con metodo Marco Aurelio da ragazzo (per poi raccomandarla ai giovani, diventato Imperatore), non sembra più una virtù maschile.
    A questo universo problematico si oppone però una nuova tendenza, forse non ancora rappresentata adeguatamente dalle rilevazioni statistiche. Si tratta di quell’esercito di giovani che per ragioni diverse (scarse retribuzioni, ricerca di un nuovo stile di rapporto con l’altro sesso, maggiore mobilità nel lavoro), affronta in deliberata solitudine (almeno organizzativa, se non sentimentale), consistenti periodi della propria giovinezza. Durante i quali sviluppa, appunto, quella cura di sé che manca invece a quei coetanei che passano in automatico dalle cure della madre, a quelle della moglie. Anche a questi “nuovi” maschi capita di cercare l’aiuto dello psicoterapeuta, o del medico, nella loro messa a fuoco di uno stile di vita adeguato ad affrontare le difficoltà dell’esistenza. Essi suscitano però un’impressione del tutto diversa da quella dei fragili mogliedipendenti. Questi sono uomini che cercano di assumersi in prima persona la responsabilità della propria vita, e la capacità di badare a sé. E’ probabile, quindi, che sappiano badare meglio anche agli altri. Almeno speriamo


    FONTE: http://claudiorise.blogsome.com/2006/01/26...o-svegliarsi-2/

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    Edited by Davide.4. - 9/10/2007, 20:39
     
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    http://puglialive.net/home/news_det.php?nid=4407
    miliardi di iniziative posticce per le donne e intanto stanno ancora a lamentarsi che non riescono ad emancipars e affermarsi in molti settori.
    Secondo me sono soldi soldi buttati inutilmente.
     
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  3. Davide.4.
     
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    Senza maschi è meglio. La scelta delle donne Usa

    Tra le americane il 51% sceglie di rimanere da sola. Il 53% degli uomini resta con la moglie

    PAOLO MASTROLILLI

    NEW YORK
    Meglio sole, che male accompagnate. La maggioranza delle donne americane ha optato per la saggezza del vecchio proverbio, decidendo di vivere senza marito. Per qualcuna si tratta del compimento della liberazione femminista, per altre è mancanza di materia prima, e per altre ancora uno schiaffo all’inaffidabilità, la superficialità e la stupidaggine del maschio moderno. Qualunque sia la risposta giusta, a differenza dei mariti i numeri non mentono, e quindi la tendenza deve far riflettere.

    La notizia, in prima pagina dal New York Times, non è una novità assoluta: i matrimoni sono in calo da mezzo secolo, e a farne le spese sono soprattutto le persone di sesso femminile. Dal 1950 al 2000 la percentuale delle donne sposate tra 15 e 24 anni è scesa dal 42 al 16%, mentre quella tra 25 e 34 anni è diminuita dall’82 al 58%. Il fatto nuovo è che adesso gli Stati Uniti hanno scavalcato la soglia simbolica della metà. Nel 2005, secondo il Census Bureau, 59,9 milioni di donne erano single o vivevano senza marito, contro 57,5 milioni che lo avevano in casa. Significa che il 51% sono sole, mentre tra i maschi il 53% vive ancora con la moglie. In alcune situazioni particolari l’uomo era fuori per ragioni di lavoro, e quindi la separazione va considerata temporanea, ma i sociologi non ricordano un altro periodo così nella storia americana.

    La ragione del costante aumento delle single rispetto ai single si capisce innanzitutto studiando la demografia: negli Usa vivono più donne che uomini, e quindi è inevitabile che più donne restino sole. Questo, però, è solo l’inizio del problema. Nel corso degli anni sono aumentati i divorzi, e le ex signore che decidono di risposarsi sono meno degli ex signori. Qui già subentra un elemento di scelta, che lascia trasparire la maggior voglia di libertà delle donne, o la maggior sfiducia nell’altro sesso, dopo aver provato il matrimonio. La tendenza, però, riguarda pure le ragazze più giovani, che rimandano le nozze o le rifiutano, anche senza esserci mai passate in mezzo.

    Qui giocano i nuovi stili di vita, tipo la convivenza non sancita, o anche gli effetti del femminismo, che fanno sentire le donne più indipendenti dagli uomini. L’editorialista del New York Times Maureen Dowd ci ha scritto su un libro, intitolato «Are Men Necessary?». La sua risposta, naturalmente, è no. Gli uomini non sono necessari alle donne, che se vogliono un figlio possono rivolgersi alle banche del seme. Per il resto i maschi sono soprattutto una palla al piede, perché temono le compagne troppo intelligenti o che hanno successo sul lavoro, e cercano sempre di tarpare le loro ali. Magari è proprio per questo motivo che Condoleezza Rice, prima donna nera a diventare segretario di Stato, non si è mai lasciata mettere l’anello al dito.

    Susan Brownmiller, femminista storica americana e autrice del bestseller «Against Our Will», dà un’interpretazione a metà fra «Thelma & Louise» e «The Object of My Affection», il film in cui Jennifer Aniston cercava disperatamente di sedurre il suo compagno di casa gay: «Il primo problema è che non ci sono abbastanza maschi interessati ad un rapporto di coppia serio. La liberazione gay ha permesso a molti uomini di vivere come preferiscono, cioé con altri uomini, e questo ha fatto diminuire la materia prima. I maschi rimasti a disposizione o non valgono la pena, oppure sono spinti dall’alta domanda a scegliere stili di vita da scapoli, come quelli promossi per decenni da Playboy». Non tutte le donne, però, si disperano. Elissa Terris, ad esempio, ha spiegato così al Times la sua scelta di non risposarsi dopo il divorzio: «Ora posso scegliere: una notte ho dormito sull’altro lato del letto, e mi sono accorta che mi piaceva».


    FONTE: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...16721girata.asp

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    Il matrimonio? Alle donne non conviene
    in casa lei lavora di più, lui di meno


    LONDRA - Attenzione a tutte le giovani donne che cercano di scrollarsi di dosso la sindrome di Bridget Jones sognando il grande giorno del matrimonio: prima di affidarsi al fatidico sì come soluzione di tutti i problemi, dovrebbero pensarci bene. Ne va della qualità della loro vita: niente più aperitivi, cinema o uscite con le amiche. La vita quotidiana in coppia comporta, per loro, un aumento del 50 per cento delle ore consacrate ai lavori domestici.

    A dare avallo scientifico a una situazione nota da tempo è stavolta una ricerca pubblicata sul britannico Economic Journal, riportata oggi sul Daily Mail. Addio, quindi, alle belle abitudini da single. Una ragazza che vive sola, secondo lo studio effettuato su un campione di 12.000 persone, uomini e donne, dedica circa dieci ore a settimana a stirare, pulire la casa, cucinare e rassettare. Quota che schizza immediatamente a 15 se ci si trasferisce dal fidanzato, o si decide di sposarsi.

    Come se non bastasse, l'effetto per l'uomo è specularmente opposto. Le ore da Cenerentola in casa per lui diminuiscono drasticamente, da sette a cinque a settimana. Ma, secondo la ricerca, lo fa in buona fede: l'uomo è pronto a cedere lo scettro del comando - o meglio, il bastone per lo straccio - alla compagna perché è convinto che a lei piaccia sentirsi la regina della casa.

    La situazione poi non migliora se l'unione è benedetta dall'arrivo dei pargoli. In questo caso, le ore passate dalle signore ad accudire casa e famiglia aumentano in modo esponenziale.

    I dati, illustrati dall'economista Hélène Couprie, di certo non aiuteranno a fare pubblicità all'istituzione matrimoniale, che anche in Gran Bretagna sta attraversando una fase di record negativo. Le ultime cifre ufficiali pubblicate questa settimana indicano un calo del 10 per cento di coppie sposate nel 2005, rispetto all'anno precedente, per l'Inghilterra e il Galles.

    Eppure, dare una mano in casa non farebbe certo male a mariti e compagni. Alcune ricerche scientifiche hanno ricordato recentemente che tenersi occupati con le faccende domestiche allunga la speranza di vita per gli uomini. Al contrario, sfuggirle come la peste può persino portare a "morire di noia".

    (23 febbraio 2007)


    FONTE: http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/e...rimonio-gb.html

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    Edited by Davide.4. - 9/10/2007, 20:24
     
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    la vedo male, molto male!
     
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    Riduzione organo sessuale maschile e estrogeni

    Confrontando la dimensione media del pene dei giovani di oggi si nota che è inferiore rispetto a quella di una generazione fa, una colpa che gli esperti attribuiscono agli estrogeni. Questi ed altri dati sono emersi da uno studio andrologico, durato tre mesi, intrapreso nel marzo di quest'anno (2006) dall'università di Padova e l'Ulss 16 della medesima città.

    L'indagine ha interessato 504 studenti, di 46 istituti superiori di Padova e provincia, che hanno compilato dei questionari, inoltre, 372 di loro hanno accettato di sottoporsi a una visita andrologica che ha consentito una panoramica più dettagliata sulle nuove generazioni.

    Carlo Foresta, direttore del centro di crioconservazione dei gameti maschili del dipartimento di istologia, spiega che la riduzione del pene è l'indice più evidente dell'influenza dell'ambiente nei cambiamenti delle strutture gonadiche. L'esperto ha evidenziato come oggi si viva in un ambiente minato dalla crescente presenza di estrogeni, prodotti anti androgenici che nel tempo alterano il nostro organismo.

    Gli esperti, pur riscontrando un aumento della statura rispetto alle generazioni precedenti, hanno rilevato una diminuzione della lunghezza del pene, una situazione che per il momento non crea dei problemi a livello di vita sessuale ma che in ogni modo è un importante campanello d'allarme.

    Questo fenomeno di trasformazione del corpo indotto dall'ambiente in cui si vive oggi, con il tempo potrebbe essere causa di gravi patologie genetiche come tumori del testicolo o addirittura la completa infertilità.

    Gli andrologi italiani evidenziano che questo fenomeno non è presente solo nel nostro paese, studi precedenti condotti in Svezia e Norvegia avevano già rilevato trasformazioni dell'organo sessuale maschile analoghe.

    Da un'analisi dei test compilati dai giovani, per loro stessa ammissione, è emerso che hanno scarsa conoscenza in tema di contraccezione e malattie sessuali. Altri dati evidenziati dall'indagine riguardano il proprio rapporto con il sesso, il 92,5 per cento giudica normale la propria risposta sessuale, solo il 7,5 per cento ritiene di avere problemi, legati ad un orgasmo precoce nel 6,5 per cento e erettili nel'1,2 per cento dei casi.


    FONTE: http://www.universonline.it/_sessoesalute/.../06_11_15_a.php

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    Edited by Davide.4. - 9/10/2007, 20:25
     
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    http://www.universitadelledonne.it/parteno.htm
    si scannerebbero tra loro!
     
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    SESSO: MASCHIO CON PROBLEMI DAL MEDICO DOPO 2 ANNI, LEI IN SOLE 2 SETTIMANE

    Berlino, 22 mar. (Adnkronos Salute) - Il maschio italiano? “Si ‘nasconde’ di fronte alle proprie difficoltà sessuali. Prima di rivolgersi al medico, infatti, impiega quasi due anni. Al contrario della donna, che chiede il consulto dello specialista dopo sole due settimane”. Parola di Vincenzo Mirone, presidente della Società italiana di urologia e della Società europea di urologia andrologica, intervenuto all XXII Congresso della European Association of Urology (Eau), in corso a Berlino.

    Secondo l’esperto, infatti, esiste una particolarità comune a tutti i popoli latini rispetto ai nord europei: “la grande difficoltà a discutere di disfunzione erettile. Il famoso concetto di ‘maschio latino’ porta l’uomo a identificare erezione con virilità”. Proprio per affrontare e per far conoscere al meglio questa patologia è nata a Londra la ‘European Sexual Dysfunction Alliance’, di cui Mirone è presidente della sezione italiana. “Comunicare di più e meglio sull’argomento - spiega l’esperto - è infatti il solo approccio corretto per affrontare questo tipo di disturbo”. Gli fa eco l’urologo Carlo Bettocchi, del Policlinico di Bari, secondi cui “curare la disfunzione erettile è importante non solo per l’uomo, ma anche per la serenità della coppia”.


    FONTE: http://www.automedicazione.it/default.aspx...s=8557®Code=

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    Edited by Davide.4. - 9/10/2007, 20:27
     
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    http://www.universitadelledonne.it/parteno.htm
    ma poi fanno ridere: gli uomini hanno tentato di nascondere... ma sono paranoiche di brutto!
    Ma quanta importanza si danno per ritenere che gli uomini abbiano interesse a fare tutti questi sforzi per "dominarle"?

    http://www.universonline.it/_sessoesalute/.../07_03_23_a.php
    Questi sono i mariti di quelle italiane che fanno sesso come le mandrillone?
     
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  9. Davide.4.
     
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    Il reddito medio delle donne è sempre più basso. Divario minore tra i giovani

    Piange la busta paga in rosa 40% in meno degli uomini

    Eleonora Capelli

    Bovini: "Sono gli anni centrali della vita quelli in cui si guadagna di più" Le donne a Bologna guadagnano meno degli uomini, in alcune fasce di età anche il 40% in meno. Il divario è minore tra i giovani fino a 34 anni, mentre la forbice si allarga moltissimo nei lavoratori tra i 55 e i 59 anni. Se il reddito medio degli uomini in questa fascia di età è di oltre 37 mila euro, quello delle donne supera di poco i 20 mila. E questo anche se le ragazze sono più brave a scuola e se le titolari di impresa al terzo trimestre del 2006 erano quasi 4 mila. Questi dati, elaborati da uno studio del settore programmazione, controlli e statistica del Comune di Bologna a partire dai redditi dichiarati ai fini dell´addizionale Irpef per l´anno 2004, vanno a completare il quadro che vede una maggioranza di donne tra i contribuenti bolognesi con un reddito inferiore ai 12 mila euro all´anno che sono, in questo caso, soprattutto anziane. Numeri che fanno chiedere all´assessore al bilancio Paola Bottoni, ieri al seminario a Palazzo D´Accursio sul tema del Bilancio di genere insieme all´assessore alla scuola Milli Virgilio, "perché la povertà continua ad avere tratti così specifici di femminilizzazione?". Certo, il reddito non è l´unico indicatore per la qualità della vita ma, ha fatto notare l´assessore, bisogna intervenire con "un circuito virtuoso di reazione perché i temi di equità e di distribuzione tra ricchezza e povertà sono centrali non solo nel mondo povero, ma anche nel mondo ricco".
    E il mondo degli uomini, a Bologna è in media più ricco di quello delle donne. "In tutte le età considerate", ha spiegato Gian Luigi Bovini, direttore del settore, "i redditi delle donne bolognesi sono sensibilmente inferiori a quelli degli uomini. Se nelle età giovanili il divario si restringe, nella fascia centrale questa differenza si allarga al punto che una donna guadagna poco più della metà di un uomo". Nei giovani fino ai 24 anni la differenza è contenuta, con una media maschile di 8.287 euro all´anno e una femminile di 6.869. Anche tra i 25 e i 29 anni, tra i due sessi c´è un divario di 2.500 euro all´anno e fino ai 34 anni la differenza rimane sotto la soglia dei 4 mila euro in meno all´anno per le ragazze. A partire dai 35 anni, comincia la fase delle grandi differenze, che partono con una distanza di circa 6 mila euro all´anno, che diventano 9.500 tra i 40 e i 44 anni, Dai 45 ai 59 anni, la curva che segna l´andamento dei redditi prende due strade nettamente diverse per uomini e donne a Bologna. "Sono gli anni centrali della vita", spiega Bovini, "quelli in cui si guadagna di più e quelli in cui la carriera è all´apice. Mentre tra le donne è più alta la percentuale di lavoro a tempo determinato o part-time". Dopo una rincorsa nelle età giovanili, le donne si fermano. Guadagnano attorno ai 20 mila euro quasi stabilmente dai 40 ai 59 anni, mentre i loro compagni raggiungono anche medie di quasi 38 mila euro. "Non è tanto il valore assoluto che interessa qui", specifica Bovini, "nel quale bisogna comprendere anche una tasso fisiologico di evasione fiscale". (22 marzo 2007)


    FONTE: http://espresso.repubblica.it/dettaglio-lo...omini/1545982/6

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    Le solite "intellettuali femministe" si lamentano nei giornali e nei salotti televisivi chiedendosi sbalordite il perchè gli uomini guadagnano più delle donne. Donne che lavorano part-time, che pretendono orari flessibili, che vanno in pensione 5 anni prima degli uomini e che lasciano il posto di lavoro per anni quando partoriscono.

    FONTE: http://antifeminist.altervista.org/notizie.../28_12_2006.htm

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    Le donne guadagnano meno? Colpa dei premi su misura ...di maschio

    Contratto uguale, stessa mansione, stesso livello. Ma stipendio più magro. La parità tra uomini e donne, in termini di trattamento economico al lavoro, è ancora un miraggio. Lo affermano i dati di una ricerca europea, secondo cui le donne europee percepiscono mediamente il 15% in meno rispetto ai colleghi. In Italia le cose vanno anche peggio: secondo i dati resi noti a fine gennaio dal Ministero del Welfare in occasione della presentazione dell'anno europeo delle Pari opportunità, le lavoratrici italiane possono arrivare a percepire anche il 23% in meno nell'ambito del lavoro dipendente e il 40% in meno nel lavoro autonomo.

    Ma se la legge non ammette discriminazioni, come può verificarsi che a parità di grado e di mansione una donna abbia una busta paga più leggera rispetto al collega di scrivania? Colpa di premi di produzione e straordinari, spesso costruiti su misura dei lavoratori maschi. «E' la cosiddetta contrattazione di secondo livello, dove entrano i vari premi di produttività», spiega Federica Vedova, Consigliera di Parità della Provincia di Venezia: «Spesso le aziende decidono di valutare il lavoro da premiare sulla base della presenza, del lavoro straordinario, oppure dei permessi richiesti dal lavoratore. Più una persona è presente e disponibile, più viene premiata. Ma questo finisce per tagliare fuori le lavoratrici, più impegnate nella cura della famiglia». Si può rispondere che a livello di contrattazione secondaria un'azienda può scegliere liberamente con quali parametri premiare e incentivare i propri dipendenti. «Ma ci sono delle leggi da rispettare», replica la consigliera. «Faccio l'esempio di un'azienda nazionale che di recente aveva concluso un accordo sindacale inserendo nel premio di produttività anche il calcolo del congedo obbligatorio. Questo non è consentito: non si può calcolare come assenza il periodo di maternità previsto dalla legge».

    Così, scattano le battaglie legali. «Come Ufficio della Consigliera di Parità abbiamo vinto una causa lo scorso anno, contro un'azienda che aveva stabilito dei premi risultato a pioggia, basati sulla presenza, tagliando fuori le donne in maternità. La legge che tutela le lavoratrici c'è. Bisogna farla rispettare».

    (S.S.L.)


    FONTE: http://www.gvonline.it/mostra_allegati.php...761&id_all=1145

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    Edited by Davide.4. - 9/10/2007, 20:31
     
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    4 milioni di italiani con l'eiaculazione "precoce", 4 con "disfunzione" erettile, 14 milioni di stupratori.... ma quanti italiani ci sono? :huh:
     
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    Le donne sono troppo occupate
    Casa e ufficio, 8 ore in più dei maschi


    Lo slogan potrebbe essere "Lavorare tutte per lavorare di più", visto che l'occupazione di solito è doppia: fuori e dentro casa. Certo il tasso di occupazione femminile in Emlia-Romagna è tra i più alti d'Italia, al 61%. Ma le condizioni contrattuali sono anche più precarie e i compensi inadeguati rispetto ai colleghi maschi.
    Secondo i dati dell'assessorato regionale al Lavoro, più di sei donne su dieci sono occupate, dato che pone l'Emilia-Romagna oltre l'obiettivo previsto per il 2010 dagli accordi europea per l'occupazione di Lisbona. Tuttavia, le donne che lavorano, anche in Emillia-Romagna, hanno condizioni contrattuali più precarie degli uomini, che arrivano a condizioni stabili di lavoro intorno ai 30 anni, mentre per le colleghe i tempi della precarietà si allungano di un altro decennio. E, soprattutto, a parità di condizioni contrattuali e di responsabilità, le donne guadagnano circa il 27% in meno dei colleghi maschi, se sono dipendenti, il 40% in meno se sono autonome. Inoltre, la realizzazione professionale, quando c'è, non comporta una redistribuzione del lavoro a casa. Risultato: le donne oggi lavorano complessivamente otto ore in più degli uomini dell'arco della settimana Per questo tra gli obiettivi specifici che la Regione Emilia-Romagna ha individuato ci sono le azioni per dare sostegno al lavoro femminile e per un migliorare l'accesso e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro.

    City


    FONTE: http://city.corriere.it/news/articolo.php?...46&id_testata=6

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    Edited by Davide.4. - 9/10/2007, 20:33
     
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    si vede che le donne ci contaggiano...:lol:
    Scherzo eh!
     
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    http://www.noidonne.org/index.php?op=articolo&art=363
    Se per "donne nuove" intendono forse le donnette di oggi, isteriche, frustrate, arroganti, stuipide, narcisiste e misandirche, allora direi che fanno veramente schifo e forse erano meglio le donne vecchie.
    Ma almeno saranno queste donne "nuove" capci un giorno di rimettersi in discussione e farsi un esame di coscienza? O sono le dee perfette in terra forse? A me pare che quelle perennemente in crisi siano proprio voi femminucce, oggi cadute in basso, nel baratro, senza valori, senza personalità e senza sostanza alcuna. Mostri senza più una forma e un colore!
    Ma come lo vorrebbero poi questo uomo "nuovo"? A telecomando? Ai vostri ordini? fatto su misura?
    Eppure troverebbero di che lamentarsi!
    Che patetiche donnette vulviche e misandriche!
     
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  14. Davide.4.
     
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    Più prudenti le donne al volante

    Donne al volante, pericolo costante"? Niente più che un vecchio ed infondato adagio, destinato, a quanto pare, a scomparire rapidamente. Lo dicono i dati forniti dall'Ania, l'Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici. Il gentil sesso è decisamente più prudente alla guida, tanto da meritarsi polizze assai meno costose. Le "donne al volante" diventano quindi sinonimo di affidabilità, non solo per la sicurezza stradale, ma anche per le stesse compagnie assicurative.


    FONTE: http://www.jugo.it/modules.php?name=News&f...article&sid=708

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    Sesso: in Italia le donne più passionali

    Secondo una ricerca internazionale, facciamo l'amore più di tutte le altre europee

    di Alice Politi

    Italiane "vere" latin lover, è il caso di dirlo. Secondo uno studio commissionato dall'azienda farmaceutica Schering le amanti più passionali vivono proprio nel Bel Paese.

    Lo studio condotto dall'istituto olandese Skim Analytical, su un campione di 11.500 donne fra i 15 e i 49 anni e in 14 Paesi europei, ha scoperto che in Europa una donna su due fa l'amore ogni sette giorni. E in testa alla classifica delle amanti più audaci e "calienti" ci sono proprio le italiane: il 59 per cento delle nostre connazionali dichiara, infatti, di avere rapporti sessuali "almeno" una volta alla settimana.

    A seguire le donne della Repubblica Ceca, con una percentuale del 57 per cento, mentre al terzo posto, con una percentuale decisamente più bassa, figurano le Tedesche (46 per cento). Le donne meno appassionate in assoluto? Sono le austriache: solo il 38 per cento fa l'amore ogni sette giorni.

    Ma i dati sulle abitudini sessuali delle italiane gettano una luce ambigua sul leggendario erotismo maschile di casa nostra. Secondo una mappa stilata da Ims Health, il macho italiano non sembra passarsela poi tanto bene, visto il boom delle vendite di viagra registrate negli ultimi tempi.

    Dal lancio della "magica" pillola blu contro l'impotenza, avvenuto il 14 ottobre del 1998 a oggi ne sono state vendute nel nostro Paese 44 milioni e 680mila, di cui 5 milioni solo nei primi sei mesi del 2006, con un aumento del 10 per cento rispetto allo stesso periodo del 2005.

    Degna di nota anche la top ten delle metropoli del sesso chimico: al primo posto compare Roma (4.790 vendite), seguita da Pistoia (4.755) e da Rimini (4.627). Non per niente dalle statistiche emerge un consumo record di viagra proprio in Toscana, Lazio ed Emilia Romagna.


    FONTE: http://www.style.it/cont/sesso-psiche/news...e-piu-passi.asp

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    Mal di testa, donne più inclini a rivolgersi al medico

    Lo rivela una ricerca britannica che, per 9 anni, ha seguito le attività di 253 medici di famiglia in tutto il Paese
    Non è piacevole sentire la propria testa scoppiare, ma sono le donne che, se colpite da emicrania, risultano più inclini degli uomini a chiedere aiuto al medico di famiglia . E, più spesso dell'altro sesso, escono dallo studio del dottore con una ricetta per trattare il problema.

    Lo rivela una ricerca britannica che, per 9 anni, ha seguito le attività di 253 medici di famiglia in tutto il Paese.

    Il mal di testa è nella top ten delle cause che rendono necessaria una visita dallo specialista, ed è il più comune sintomo neurologico in cui si imbattono medici e i neurologi britannici, spiega Martin Guillford del King's College di Londra sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psichiatry.

    Negli anni dello studio sono state eseguite 570.795 visite per 413.221 pazienti dai 15 anni in su. Le donne sono risultate tre volte più inclini degli uomini a rivolgersi al medico di famiglia lamentando mal di testa. Guardando all'età, i più colpiti sono risultati i giovani tra i 15 e i 24 anni, ma le visite dallo specialista sembrano ridursi con l'aumentare dell'età.

    Nei nove anni di osservazione i medici hanno compilato 189.065 ricette per farmaci anti-emicrania, prescritti a una donna su tre e a un uomo su quattro. A lasciare più spesso lo studio con una prescrizione ad hoc, infine, sono state le donne tra i 45 e i 54 anni.


    FONTE: http://www.ilmiopsicologo.it/pagine/mal_di..._al_medico.aspx

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    Edited by Davide.4. - 9/10/2007, 20:36
     
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    Donne X uomini

    Quali grandi fatiche hanno dovuto fare i maschi per aver il diritto di lavorare, votare, portare i vestiti desiderati, sposare chi amavano, non essere stuprati, non subire mutilazioni genitali o semplicemente esistere? Che lotte hanno dovuto intraprendere? Non è stato loro necessario fare nulla! Perché il pianeta è loro, sono loro che comandano tutto e tutti, e hanno deciso da migliaia di anni di metterci in secondo piano, come esseri da sfruttare e comandare. Così, davanti ai fatti storici, non posso essere d’accordo con chi pensa che abbiamo fatto molti progressi. Io non dovrei aver avuto bisogno di far nessun progresso per essere rispettata in quanto donna. Neppure avrei dovuto avere la necessità di passare la mia vita con un piattino in mano chiedendo le briciole dei tavoli dei potenti maschi. Gli uomini continuano ad usare il loro potere politico, militare, economico e religioso per controllare e umiliare la donna.

    Oggi io mi domando: cosa dobbiamo fare per modificare questa terribile realtà? E’ possibile continuare a vivere con tanta violenza ed ignorarla? L’essere umano si considera veramente evoluto essendo la donna ancora oggi in molti paesi proprietà di un uomo? Vivremo il terzo millennio ignorando questa brutale e disumana realtà? Rispondere a queste domande è molto difficile, perché gli uomini non dimostrano il minimo interesse a modificare l’attuale situazione e le donne agiscono con cecità quasi assoluta nei confronti dei drammi femminili.

    L’ONU e altre organizzazioni mondiali per i diritti umani presentano rapporti, fanno incontri, dibattiti, esigono maggiori attenzioni verso le violazioni dei diritti umani e firmano trattati, ma si fa molto poco perché venga modificata la realtà.

    Governi come quello cinese, brasiliano, saudita e molti altri firmano questi documenti e poi se li dimenticano in qualche polveroso cassetto. Sembra che faccia parte di una messinscena dimostrare una certa “sensibilità” politica, ma non appena i politici ritornano nel loro paese, ripongono i documenti firmati e non si verifica alcuna modifica ai dolori e sofferenze di donne e bambini.

    Le donne non possono permettere che questa situazione continui, fingendo di non essere toccate da alcuna violenza o non volendo rendersene consapevoli. Conosco molte donne che affermano di non aver mai vissuto discriminazioni o violenze, ma non si rendono conto della violenza giornaliera nelle TV, nelle riviste, nei film e nemmeno nella propria vita.

    Non possiamo voler credere che vada tutto bene mentre nei paesi mussulmani e africani milioni di bambine ogni anno vengono mutilate e milioni di donne devono uscire di casa coperte dalla testa ai piedi perché così hanno deciso gli uomini. E che milioni di donne in tanti paesi si devono sposare con uomini che non hanno scelto. Non possiamo fingere che il traffico di donne non esista e nemmeno che milioni di bambine vengano schiavizzate. Come possiamo ignorare che uomini crudeli continuano a guadagnare milioni di dollari con la sofferenza di tante creature?


    Tania Rocha - Libro: Sesso senza valore

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    SESSO SENZA VALORE

    La supremazia maschile agisce in tutti i momenti della vita di una donna, anche se lei non capisce o non si rende conto del grado di manipolazione sofferta. O peggio ancora, ci sono donne che in nome dei valori sociali e dell’importanza di avere un uomo, si sottomettono a questa realtà anche se si rendono conto della castrazione che soffrono. Gran parte delle donne occidentali vive ancora oggi rispettando le regole non scritte imposte dal maschio sotto forma di dualismo; esse devono comportarsi socialmente in modo impeccabile: madri perfette, spose laboriose, cameriera instancabili. Ma a letto devono essere liberali, sexy e provocanti. La donna deve dividere la sua personalità in due parti per realizzare i desideri di suo marito, deve essere attiva o passiva a seconda dei desideri del partner e non secondo i propri. La passività è stimolata socialmente e l’attività è stimolata nell’intimità, ma se lei si dimostra “troppo” attiva, l’uomo si sentirà sessualmente insicuro e comincerà a bloccare qualsiasi iniziativa della compagna. Questo però può succedere se la religione e la cultura del paese in cui vive le permettono di essere attiva, perché nella maggior parte delle camere di questo mondo, la donna deve “solo” obbedire e lasciarsi condurre dal maschio dominante. E’ desolante sapere che ancora oggi, gli uomini fanno distinzione fra i comportamenti sessuali che una moglie deve avere e quelli che una prostituta può esercitare, dimostrando quanto essi siano assolutamente indifferenti alle sensazioni e ai sentimenti femminili. Le donne occidentali pensano di aver fatto molti progressi, principalmente nel campo sessuale. Adesso loro possono avere orgasmi e addirittura rivendicarli. Possono decidere con chi vogliono vivere e dividere con lui la loro vita. Esse non sanno che anche questa falsa libertà è totalmente manipolata dagli uomini, perché nel campo sessuale continua ad essere l’uomo a dettare le regole del gioco, è lui che determina come, quando e in che modo si fa sesso. La donna continua ad essere usata, già che una piccola parte delle donne vive una realtà dignitosa di libertà sessuale. Chi vive a New York, non immagina quello che succede in un letto all’interno dell’India, del Bangladesh, in Mauritania o Paraguay. Il pianeta è immenso, i continenti giganteschi, e le donne continuano ad essere trattate come animali nella maggior parte dei paesi. (Da "Sesso senza valore" di Tania Rocha)

    FONTE: http://www.luigiboschi.it/?q=node/840&PHPS...9680a1b91dc6473

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    INCESTO

    Alla parola incesto segue un immediato silenzio. E’ un tema pesante e, se possibile, viene ignorato dalle autorità religiose, sociali e famigliari che sospettano il fatto. Perché? Perché tacere l’incesto che oltre a distruggere l’innocenza, la vivacità e la salute mentale di una creatura, devasta la famiglia coinvolta? La bimba abusata dal padre avrà la sua vita sessuale ed emozionale compromessa ed avrà seri disturbi di comportamento perché è stata tradita la sua fiducia e costretta a vivere un atto per cui non era matura e preparata. Questi sono i pilastri per la sofferenza e il senso di colpa che invade la mente dell’infanzia violentata.

    Le statistiche dimostrano che la maggior parte delle bambine violentate hanno dagli 11 ai 13 anni, però si sa che per gli stupri non esiste limite di età. Casi di padri che stuprano neonati di una settimana risultano indagini mediche e dalla polizia.

    Oggi si sa che le violenze arrecano anche danni cerebrali. Ricerche dimostrano che lo sviluppo cerebrale di chi ha subito violenza nell’infanzia non è lo stesso di chi ha avuto un’infanzia normale. Le statistiche aggiungono anche che il 70% dei violentatori hanno sofferto abusi sessuali durante l’infanzia.

    Come se la sofferenza di una bambina violentata dal padre non bastasse, quasi sempre la madre difende il proprio marito e spesso arriva ad affermare che sia stato il comportamento della figlia a provocare il padre. Queste dichiarazioni materne possono essere più devastanti della stessa violenza, perché in questo momento di grande dolore la bambina si sente doppiamente respinta, sia dal padre stupratore che dalla madre connivente. Le ragioni che spingono le madri a schierarsi a fianco del padre sono quasi sempre finanziarie. Non vogliono perdere un marito che sostiene la famiglia o vederlo dietro le sbarre di un carcere. E’ orribile doverlo costatare ma succede che le madri neghino l’incesto avuto in famiglia anche perché temono la furia dell’uomo.

    Nei casi di totale sottomissione di una famiglia al padre violentatore il crimine giungerà a conoscenza dell’autorità solo se l’adolescente si ribella, resta incinta o accade una tragedia. Quasi tutti i casi in cui il padre, il patrigno, il nonno, lo zio o il fratello commettono stupri continuano ad essere considerati casi di famiglia. L’incesto è un crimine quasi esclusivamente maschile; le donne colpevoli di incesto sono solo il 3%, mentre gli uomini colpevole rappresentano il 97% dei casi.

    Si stima che il 50% delle prostitute, siano esse di Parigi o della periferia di La Paz, sono state abusate sessualmente durante l’infanzia. Ricorrono alla prostituzione per evitare la disgregazione famigliare e l’umiliazione pubblica che la denuncia di incesto porterebbe a tutta la famiglia. Portano su di sé il dolore in silenzio.

    Tania Rocha - Libro: Sesso senza valore


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    Edited by Davide.4. - 9/10/2007, 20:39
     
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