Propaganda Rosa

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  1. davide_v
     
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    CITAZIONE
    E i poveri maschietti? Le statistiche dicono che sono in aumento gli uomini casalinghi, sempre più "deboli", meno machi e meno intraprendenti. Un disastro? Forse, in fondo queste sono solo statistiche. Ma c'è da che preoccuparsi.

    Per le donne esistono solo due categorie di uomini, gli stronzi e gli stupidi. Se non dai una mano in casa sei uno stronzo, se lo fai sei stupido. Credo che sia facile scegliere da quale parte stare.
     
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  2. Davide.4.
     
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  3. Davide.4.
     
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    Dai talenti delle donne più opportunità per tutti

    L’8 marzo la Provincia pensa alle donne e al lavoro


    E’ sul lavoro che la Provincia mette l’accento in occasione dell’8 marzo 2007, un tema molto caro alle donne, come ha sottolineato l’assessora provinciale Manuela Amoretti in occasione della conferenza stampa svoltasi oggi per presentare il programma degli eventi promossi dall’ente di piazzale della Pace e dai Comuni del territorio e raccolti in una apposita pubblicazione.

    “Vogliamo usare questo 8 marzo per cominciare una riflessione nuova e impegnativa su un tema su cui è nata questa giornata: il lavoro, la sua qualità e fruibilità, come tenerlo in equilibrio con gli altri tempi della vita. Raccogliamo l’invito che ci è stato rivolto dal commissario europeo Spidla, nella sua recente visita a Parma, a fronteggiare il divario fra donne e uomini che ancora esiste nel mondo del lavoro”.

    Proprio alle politiche del lavoro, ha spiegato l’assessore provinciale, la Provincia dedica una vasta gamma di azioni e ingenti risorse a cominciare dalla formazione. In tre anni infatti sono stati investiti 18 milioni di euro che hanno consentito a 11.000 donne di accrescere la propria occupabilità e arricchire le proprie competenze. Si è trattato di percorsi di formazione iniziale, ma anche di specializzazione post laurea o post diploma, che hanno coinvolto sia donne in cerca del primo lavoro, sia donne che vogliono tornare a lavorare, sia donne già occupate, lavoratrici atipiche, imprenditrici, lavoratrici dipendenti in un’ampia gamma di settori produttivi. Sono ormai migliaia le donne che hanno trovato nei Centri per l’Impiego un supporto concreto al proprio percorso lavorativo. Negli anni 2005 e 2006, ben 2400 hanno ricevuto un colloquio di orientamento, couseling o bilancio di competenze, oltre 2000 donne hanno trovato lavoro grazie ai Centri per l'Impiego, 4400 sono state messe in contatto con un'azienda. Altro asse strategico della Provincia sono gli interventi rivolti a favorire l’equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro, a cui l’Assessorato alle Pari Opportunità ha dedicato particolare attenzione puntando sulla sensibilizzazione e sulle opportunità offerte dalla legislazione con un investimento complessivo che si attesta nell’ultimo triennio sui 500.000 euro.

    “E’ un impegno forte della Provincia a favore dell’occupabilità, ma i dati sottolineano che nel mondo del lavoro esiste concretamente il rischio che si accentui il divario di opportunità fra uomini e donne. Per questa ragione intendiamo richiamare l’attenzione di tutti i soggetti in campo per raggiungere insieme un obiettivo che riguarda lo sviluppo di questo territorio, un impegno comune per affermare che il lavoro delle donne è un bene da non dissipare e che il lavoro di cura, la maternità, sono un valore indiscusso”.

    Con questa convinzione la Provincia lancia nella giornata internazionale della donna 2007 un messaggio forte, coerente con le indicazioni che giungono dalla Comunità Europea. Un’idea che dice “Dai talenti delle donne, più opportunità per tutti”, ovvero che l’intelligenza, la forza, la creatività, il genio femminile possono contribuire a creare una società più equa e solidale, dove le donne partecipano di più e in cui si valorizza la diversità e la parità.

    A sottolineare la presenza di una rete di donne di governo “che stanno imprimendo un segno sempre più forte e qualificato all’azione delle amministrazioni locali” come ha detto Amoretti, alla conferenza stampa sono intervenute anche delle amministratrici dei Comuni che hanno presentato “spicchi” dell’8 marzo 2007. Una miriade di iniziative fra cui la riscoperta dei mestieri umili di cui ha parlato l’assessora di Sorbolo Angela Zanichelli, all’iniziativa del comune di Collecchio sul senso del vestire illustrata dall’assessora Maristella Galli per arrivare ad una cena “servita” dai rappresentanti maschi della Giunta e del consiglio di Traversetolo di cui ha parlato l’assessora Emma Iovino. A condividere il senso della giornata internazionale della donna c’erano anche le consigliere di parità Silvana Melegari e Cecilia Cortesi.

    “ E’ un calendario ricco, declinato in molti modi, che guarda alla realtà delle donne e che vuole raccontare dei loro talenti – ha concluso Amoretti - Lo facciamo in un quadro nel quale vorremmo che alle donne fossero garantiti tutti i diritti: al lavoro ma anche a non essere molestate e contro la violenza che ancora troppe subiscono. Lo abbiamo fatto promuovendo una cultura della relazione fra sessi non violenta e improntata alla valorizzazione della differenza di genere. Lo facciamo anche con nuovi strumenti come il codice contro le molestie sessuali adottato dalla Provincia, un obbligo a cui ci richiama la Comunità europea, ma anche un modo per dire che la Provincia è un bel posto in cui lavorare. Il nostro auspicio è che questi codici diventino un patrimonio comune e vengano adottati dalle aziende contribuendo in questo modo a far crescere un mondo più civile”.



    8 marzo 2007: gli eventi a parma promossi dalla provincia

    E’ una notte curiosa l’evento clou dell’8 marzo 2007 che vedrà realizzarsi sul palcoscenico del teatro al Parco il progetto Delle donne e del mondo pensato in collaborazione fra Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia e Teatro delle Briciole che insieme hanno rivolto un invito rivolto alle donne a costruire, agire, creare l’8 marzo 2007. E a giudicare dai numeri l’idea ha fatto centro. Ai laboratori hanno aderito in tante donne comuni: 40 coriste e 5 strumentiste per Il canto delle sirene, 14 partecipanti a le Fate; sessanta racconti per La tela di Aracne: 60 racconti.

    Dalle 18 in poi a prendere la scena sarà uno sguardo corale, di donne diverse per cultura, per formazione, per esperienza di vita, donne giovani e meno giovani, mature, anziane che ripropongono la loro visione del mondo.

    Il progetto Delle donne e del mondo, intende valorizzare le energie e i talenti femminili, far loro posto, dare passo. Alle donne è stato chiesto di tessere una tela coraggiosa e originale di immagini, di idee e di racconti, intrecciando il loro vissuto con il mondo, il racconto di sé con quello della realtà. Una tela ordita con l’aiuto di tre artisti, Antonella Bertoni, Maria Maglietta, Alessandro Nidi, “maieuti” della creatività spontanea e non professionistica che lieviterà dalle case, dalle strade e dalle scuole di Parma.

    Un affresco “dal basso” che si confronta con i ritratti al femminile di artiste come Giuliana Musso e il suo Sexmachine, energica narrazione di un nordest vuoto di sentimenti e rispecchiato nel mondo della prostituzione e dei suoi clienti; che continua con Pane e rose, l’esito del percorso laboratorio La nave di Penelope, rivolto a donne migranti e native, curato da Andreina Garella e finanziato dalla Provincia di Parma e dal Fondo Sociale Europeo, in collaborazione con Forma Futuro, Festina Lente Teatro e con l’Associazione Vagamonde a cui è, anche, affidata la realizzazione del buffet multietnico.

    Altro evento, che coinciderà con il tradizione incontro della Giunta provinciale con le dipendenti, è l’apertura della mostra I luoghi dell’anima della scultrice Giordana Capurro, in programma alle 11,30 dell’8 marzo nello spazio espositivo di Palazzo Giordani. La mostra resterà aperta fino al 30 marzo ed è un contributo per la realizzazione del catalogo Donne & Donne dell’artista Caterina Orzi, il cui ricavato va all’Associazione Coopi per il sostegno delle donne della Sierra Leone vittime di violenza, e un contributo all’Associazione UDI “La goccia” per la realizzazione del DVD “Viaggio nel ‘900. Una storia politica”.

    05/03/2007


    FONTE: http://notizie.parma.it/page.asp?IDCategor...=6830&ID=102791



    Le donne e la politica

    DIRITTI E LIBERTA'

    Il 2007 è l’anno europeo delle pari opportunità. Noi siamo fra i Paesi che hanno più strada da percorrere per rispettare il «Patto per la parità di genere» che l’Europa propone agli Stati membri, prevedendo misure che promuovano l’occupazione femminile, parità di retribuzione, partecipazione politica, riequilibrio della rappresentanza istituzionale. Colmare questa distanza è il nostro obiettivo nei cinque anni di legislatura.
    Da quando siamo al governo la nostra responsabilità verso le donne italiane è cresciuta. A loro dobbiamo dare conto delle politiche per il lavoro, per ridurre le disparità economiche, per cancellare il terribile, e ancora troppo diffuso, fenomeno della violenza sessuale.
    Ma anche per affermare il valore del rispetto della dignità della donna e della inviolabilità del corpo femminile, per dare attuazione al nuovo articolo 51 della Costituzione che prevede il riequilibrio della rappresentanza di genere. Noi intendiamo partecipare alla discussione in corso sui possibili modelli di legge elettorale da adottare e sia chiaro da subito: non sottoscriveremo nessuna legge elettorale che non contenga norme antidiscriminatorie serie ed efficaci.
    «Più diritti, più libertà» è la parola d'ordine delle donne Ds. Il diritto più urgente è diventato quello al lavoro, alla buona occupazione. La precarietà ha reso ancora più vulnerabile la donna limitandone il ruolo sociale e professionale, ma anche quello di madre. È ormai dimostrato, infatti, che disoccupazione e precarietà portano alla diminuzione delle nascite.
    Questo è il problema più drammatico oggi che la politica è chiamata a risolvere con proposte concrete ed efficaci. Alcune prime misure importanti sono contenute nella Legge finanziaria per il 2007: agevolazioni fiscali alle imprese del Mezzogiorno che assumano donne a tempo indeterminato, stabilizzazione del lavoro nel settore pubblico, 100 mila nuovi asili nido in tre anni, fondo per la non autosufficienza e per la famiglia, investimenti sulle politiche di conciliazione.
    Ma è chiaro che prima della conciliazione viene il lavoro. Le giovani donne, che oggi sono più scolarizzate e si laureano più dei loro coetanei maschi, ci chiedono di essere giudicate in base al merito e di avere eguali opportunità, di non dover affrontare la decisione angosciosa di scegliere fra carriera e maternità.
    Anche questa è moderna libertà delle donne. Valorizzare i talenti femminili è non soltanto una questione di giustizia di genere, ma diventa una necessità se non vogliamo diventare un paese arretrato. È da prendere sul serio l'indagine del forum economico mondiale che rileva come i Paesi con minore differenziale di genere siano anche quelli che hanno migliori performances economiche e maggiori capacità competitive, valutando che l'ingresso delle donne sul mercato genererebbe un incremento notevole del Pil.
    Dunque, lo sviluppo del Paese ha bisogno delle donne e le donne hanno bisogno di sviluppo e modernità: è questa la novità di quest'epoca che deve entrare nell'agenda delle classi dirigenti italiane ed europee.
    Modernizzare significa anche ampliare gli spazi di libertà e dei diritti individuali. Non c'è modernizzazione se non c'è la capacità di tenere il passo delle nuove domande civili, sociali, etiche. Continuo perciò a trovare sempre più incomprensibile lo scontro sulle unioni civili e sui temi etici fra i poli e al loro interno, che si svolge ogni giorno sulla stampa.
    È il segno del rischio che corriamo di imbarbarimento della politica. Questi temi richiedono invece dialogo, confronto di merito, atteggiamento di ospitalità, di ascolto e anche di umiltà per la complessità che li caratterizza. Anche per questo siamo decise a sostenere il testo di legge sui diritti e doveri dei conviventi, per rimuovere quel blocco all’ampliamento dei diritti che rischia di consolidarsi e di farci diventare una società chiusa.

    09\03\2007


    FONTE: http://www.senato.it/ulivo/interviste/070309_4.htm
     
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  4. Davide.4.
     
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    LA DONNA PERFETTA

    TRAMA

    Joanna Eberhart si sente completamente realizzata. Oltre a essere il più giovane presidente nella storia del network televisivo EBS di New York, felicemente sposata con l'avvocato Walter, un uomo pieno di attenzioni e madre di due meravigliosi bambini. A prima vista, la sua vita è perfetta finchè un giorno quel mondo dorato crolla miseramente. L'esaurimento nervoso di Joanna 蠬a molla che spinge lei e il marito Walter a riprendere le cose in mano, fare le valigie e iniziare una nuova vita nell'idilliaco paradiso suburbano di Stepford, nel Connecticut. L젳tringe amicizia con Bobby, anche lei nuova in città e presto le due si rendono conto con stupore, poi con orrore, dello strano comportamento delle donne di Stepford, particolarmente sottomesse. Forse qualcosa si nasconde dietro le porte chiuse del Circolo degli uomini e della Stepford Day Spa.


    Dopo degli ottimi titoli di testa, che sembrano far presagire un buon prodotto, "La Donna Perfetta" dimostra subito quello che è quello che sarebbe potuto essere. Il film di Frank Oz, che si ispira a "La Fabbrica delle Mogli" (1975) diretto da Bryan Forbes, una commedia che fa divertire un pochino, ma che lascia da parte l'anima vera del romanzo da cui il film è tratto. Ma il problema principale che forse è antiquato il concetto di base del film: ormai le donne hanno giustamente ottenuto l'uguaglianza, ma non è neanche difficile vedere che grazie alla loro bravura ed intelligenza, riescono a superare i loro colleghi maschi. Perchè diciamocelo, il vero sesso forte è quello femminile. Ed il povero maschio, ormai superato dalla donna, cosa può fare, se non trasformarla in un robot che dice si, che cucina da Dio e che fa sesso stellare? Partendo da quest'antiquato concetto maschilista il film di Oz parte, non graffiando quanto avrebbe potuto, ma puntando tutto su un cast eccezionale con alcuni graditissimi ritorni come quello della Close o della Midler. La Kidman invece fa bene la sua parte, ed è lei, come in tutti gli ultimi film che ha fatto, a catturare completamente l'attenzione.

    Anno di Produzione del Film : 2004


    FONTE: http://www.portici.enea.it/Cral/Tutti/Dati..._F959/FD945.htm



    POVERO MASCHIO, IL CROMOSOMA DELLA VIRILITA’ STA PER SCOMPARIRE

    INDICATO CON LA LETTERA Y, E’ L’UNICO CHE NON ESISTA IN DOPPIA COPIA E CIO’ LO
    RENDE PIU’ DELICATO: L’EVOLUZIONE PRIMA O POI LO ELIMINERA’

    LO studio dei cromosomi sessuali dell'uomo, X e Y, ha fornito recentemente una
    serie di dati di grande interesse. Il dibattito riguarda soprattutto il
    cromosoma "maschile" Y, che alcuni hanno stimato addirittura in via di
    estinzione.
    Ma per quanto fondata possa essere questa ipotesi, non pare il caso
    di allarmarsi: la scomparsa infatti sara’ graduale, richiede alcuni milioni di
    anni
    e non e’ detto che sia irrimediabile... Ricordiamo anzitutto alcuni dati di
    fatto: gli esseri umani hanno 23 coppie di cromosomi, e ciascuna coppia consiste
    di due cromosomi uguali, con una eccezione, il cromosoma X, che nella femmina ha
    una propria copia mentre nel maschio al cromosoma X e’ appaiato uno strano e
    minuscolo cromosoma, chiamato Y, che peraltro contiene geni specifici per il
    sesso maschile; in particolare un gene chiamato SRY ("Sex Region Y"), scoperto
    da pochi anni, e’ considerato un gene "grilletto", in quanto capace di far
    scattare il processo di determinazione del sesso. Non e’ stato sempre cosi’ nel
    regno animale e non lo e’ tuttora: soltanto da 200 milioni di anni due cromosomi
    normali (autosomi) si sono evoluti nell'X e nell'Y, con una divergenza che si e’
    fatta via via piu’ marcata.
    Non e’ inoltre cosi’ in nella maggior parte del
    regno animale: ad esempio gli uccelli hanno cromosomi sessuali diversi, mentre i
    rettili non ne hanno affatto e la determinazione del sesso avviene con
    meccanismi differenti. Anche nei mammiferi, sappiamo che nei monotremi e’
    presente il cromosoma Y ma manca il gene SRY. La spiegazione sembra consistere
    anche qui in una divergenza, avvenuta milioni di anni fa, fra animali che hanno
    acquisito il gene SRY, come la gran parte dei mammiferi, ed altri che hanno
    ritenuto altri geni nell'Y, capaci di attuare la determinazione del sesso.
    Inoltre alcuni minuscoli roditori simili alle talpe, come i microti (ad esempio
    l'Ellobius tancrei) non sembrano possedere cromosomi sessuali e hanno
    "rimediato" la differenziazione sessuale mediante nuovi geni situati su
    cromosomi diversi da X e Y. Sotto questo aspetto potrebbero essere considerati
    animali all'avanguardia, poiche’ hanno gia’ effettuato il cambiamento che si
    rendera’ indispensabile per tutti i mammiferi quando, come alcuni sostengono, il
    cromosoma Y scomparira’ completamente dal loro corredo. Ma come si difende il
    povero cromosoma Y, che, non avendo una controparte copiabile come gli altri
    cromosomi, si trova in difficolta’ ogni volta che si rende necessaria una
    "riparazione" e non puo’ attingere a una struttura corrispondente?
    I risultati
    della recentissima decifrazione delle sequenze del cromosoma Y hanno fornito una
    sorprendente conclusione: circa 6 milioni di "lettere" del suo DNA sono disposte
    in sequenze che si possono leggere in direzione opposta su entrambi i filamenti
    della doppia elica, sono cioe’ sequenze "palindromiche". Secondo i genetisti che
    hanno fatto la scoperta, questa disposizione permetterebbe di eliminare le
    mutazioni dannose, sostituendole con la copia ortodossa presente nella sequenza
    speculare. Quando nel corso dell'evoluzione divennero impossibili i processi di
    ricombinazione fra l'X e l'Y, si manifesto’ pertanto un meccanismo alternativo
    che impedi’ l'accumulo di mutazioni inattivanti e mantenne la sequenza dei geni
    rimasti sul cromosoma Y: tale sarebbe quindi la funzione della "sala degli
    specchi", come e’ stata chiamata questa struttura. Questo meccanismo di difesa
    tuttavia potrebbe essere insufficiente e secondo alcuni, non vi sarebbe scampo:
    il cromosoma Y rimane vulnerabile e, nel corso di parecchi milioni di anni,
    potrebbe anche sparire.
    Nel frattempo questo cromosoma si sta rivelando uno
    strumento validissimo per studiare le migrazioni dei nostri lontani antenati:
    l'esame delle sue variazioni ha confermato come la famiglia cui apparteniamo,
    "Homo sapiens", si sia formata in Africa e da li’ poi una popolazione abbia
    preso la strada dell'Europa e un'altra la direzione dell’Asia, arrivando fino
    all'Australia. Insomma, il piccolo cromosoma Y, oltre a determinare il sesso
    maschile, sta svolgendo un'utile funzione negli studi di genetica delle
    popolazioni. In attesa di sparire, non e’ poco.

    La stampa 5\09\2003


    FONTE: http://pacs.unica.it/rassegna/rassegna090703.txt
     
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  5. Davide.4.
     
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    Palestra per sole donne per sfuggire ai maschi criticoni

    di Claudio De Carli

    Dovevamo aspettarcelo: ufficialmente la motivazione è il desiderio di affidarsi a personale competente che abbia provate doti di interrelazione e sappia dove mettere le mani. In realtà non a tutte piace presentarsi con ciambelle naturali che debordano a destra e a manca, addome, glutei e gambe da «trop» model e soprattutto metterle in vetrina in quei centri dove i palestrati pullulano e stroncano. Così meglio farlo tra loro, magari in un centro ladies only: i giudizi saranno comunque impietosi ma almeno rimarranno in parrocchia. Con un bel giro di motivazioni ecco come è nato il primo centro fitness d’Italia per sole donne, una palestra di mille metri quadri e personal trainer rigidamente femmine. Anche se sarebbe bastato dirci: volevamo tagliarvi fuori punto e basta.

    Quelli di Fitness First che hanno ideato il grande business sulle paturnie femminili, hanno monitorato le loro ansie e realizzato che donna è bello, tenero e gentile, soprattutto se non ci sono zone del corpo da nascondere e hanno ideato un club dove i maschi restano fuori e i cellulari non hanno campo. Non è certo se nel centro che aprirà a novembre in Largo Cairoli 71 ci sia anche un cartello con un giovane muscolare e la scritta io non posso entrare, ma è certo che l’ingresso è assolutamente interdetto a mariti, fidanzati e amici. «Loro sono molto esigenti in fatto di salute e benessere - spiega il direttore Gianluca Scazzoni -. Nel club potranno allenarsi in totale serenità, perché per molte c’è diffidenza, paura e poca volontà di mettersi a confronto in un ambiente non protetto. E poiché nessuno meglio di una donna può comprendere un’altra donna, le istruttrici saranno solo e soltanto donne». Un ragionamento che non fa una grinza? Comunque in programma sono raggruppate tutte le discipline di tendenza che favoriscono la cura del corpo attraverso la mente, le istruttrici assicurano siano la panacea di ogni smagliatura, anche cerebrale. Discipline per la mente, neuromuscolari e brucia grassi, l’ultimo urlo al femminile di un corpo che fluttua spavaldo per la city. Proprio un bell’affare: le gentili signore potranno fumare sigari sul lettino mentre sfogliano pubblicazioni di economia barra finanza e una personal trainer rassoda loro i glutei, coperte dalla non copertura dei loro cellulari, intriganti e assenti come mai.
    E i maschi? A quando un club Gentlemen Only? «Non è una nicchia di mercato interessante - spiega Scazzosi -, gli uomini sono meno vergognosi e anche molto più vanitosi».

    23\09\2005


    FONTE: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=30701&START=0&2col=
     
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  6. Davide.4.
     
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    Così fragile così maschio

    Maria Novella de Luca

    Si può essere "Fragili come un maschio"? Si può essere uomini e soffrire, vivere, amare senza per questo negare la propria virilità? Oppure, si può rivendicare il proprio ruolo di guerriero, cacciatore, padre, marito, figlio, in anni dove l'identità di Adamo sembra ridotta in pezzi?

    Sorridono i maschi dalle copertine dei magazine tutti per loro, con i corpi scolpiti dai muscoli e i volti levigati da un sapiente dosaggio di forza e dolcezza, miscela esplosiva di seduzione a cui poche donne sanno dire no. Ma poi basta aprirli quei magazine, per scoprire ansie e timori che abbracciano in un'unica incertezza sesso, corpo, potere, soldi, salute, la psiche e la moda, l' orgasmo e la dieta, la calvizie e la malinconia. Con un linguaggio intimo, "a tu per tu", formula collaudata di ogni rivista femminile di successo.

    Un caso per tutti, il fortunatissimo "Men's Health", che arrivato al quinto numero ha stracciato tutti i concorrenti, ed è diventato una sorta di "bandiera" di questo uomo nuovo alla ricerca di se stesso. Ed è sempre al maschio allo specchio, che sono dedicati i saggi di due noti psicoterapeuti che arrivano in libreria in questi giorni. Il primo è Fragile come un maschio di Maria Rita Parsi.

    Il secondo si intitola Essere uomini di Claudio Risè. Due viaggi, opposti, che indagano il percorso di quei maschi che, scrive la Parsi, "cercano di farsi uomini". E' attraverso ventitrè storie di relazione con madri, mogli, amanti, sorelle, figlie che la Parsi descrive il processo di liberazione di ventitrè uomini che hanno imparato ad amare attraverso l'accettazione della propria fragilità.

    06\11\2000


    FONTE: http://www.kwsalute.kataweb.it/Notizia/0,1044,1019,00.html
     
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  7. silverback
     
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    CITAZIONE
    Il primo è Fragile come un maschio di Maria Rita Parsi.

    Credo sia il caso di tornare a sottolineare con forza, che le "sentenze" di queste presunte "esperte in materia", riguardano solo gli uomini bianchi occidentali.
     
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  8. Davide.4.
     
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    Donne in sala operatoria
    Più brave, e più discriminate


    Nella settimana dedicata alle “pari opportunità” val la pena raccontare la vita difficile delle dottoresse che hanno scelto un “mestiere da maschi”. All’ospedale San Timoteo sono quattro, tutte stimate e ricercate dai pazienti. Ma costrette a fare i conti con una sorta di legge non scritta che in corsia le considera inadeguate rispetto ai colleghi. Ecco le loro storie e le peripezie per conciliare un lavoro duro e le necessità familiari

    di Giulia Cannito

    Il dottor James Barry, chirurgo militare inglese, fu il primo a eseguire con successo un parto cesareo. Laureatosi a soli 17 anni, stimatissimo e famoso per le sue doti professionali, dimostrate ampiamente durante le guerre napoleoniche, morì nel 1865. E solo allora si scoprì che quello che tutti chiamavano “the beardless lad”, il ragazzo senza barba, altri non era che una donna. Lo aveva tenuto nascosto perché la sua professione, quella di chirurgo appunto, era praticamente interdetta all’universo femminile. Visto che questa è la settimana dedicata alle “pari opportunità” sarebbe bello poter raccontare che quella della dottoressa “James Barry” è una storia dimenticata dal tempo e superata dagli eventi. Purtroppo non è così.

    Sono passati centocinquanta anni, ma quella sorta di divieto a entrare nel mondo della chirurgia per le donne – non teoricamente, ma nella sostanza – in qualche modo ancora sopravvive. Sono i numeri a dirlo. Secondo una ricerca condotta l’anno scorso dall’Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani), il numero di laureate in medicina supera di gran lunga quello dei colleghi maschi e in chirurgia la crescita delle donne rispetto al passato è così vistosa che nei prossimi dieci anni il numero dei camici verdi al femminile potrebbe persino triplicarsi. Nonostante ciò le iscritte all’Acoi e alla Sic (Società Italiana di Chirurgia) sono tuttavia poche – tre anni fa erano 783 - appena un decimo dei colleghi maschi. Fra queste, quelle che ricoprono incarichi dirigenziali non sono neppure l’1 per cento degli iscritti, e ancor meno quelle che insegnano all’Università. Un quadro sconfortante, in particolare se si scopre che oltre il 50 per cento delle professioniste denuncia episodi di mobbing durante e, soprattutto, all’inizio della carriera. Non si tratta solo delle solite squallide molestie sessuali, ma di vera e propria emarginazione professionale. Alcuni esempi? Ridotta (forzata) partecipazione alle sedute operatorie, esecuzione di interventi limitati alla chirurgia di superficie, difficile ingresso in uno staff chirurgico dove spesso i maschi vengono preferiti a parità di curricola e preparazione specifica. Questo perché molto diffusa, in un ambiente ancora troppo maschilista, l’opinione che una donna non sia in grado di prendere decisioni rapide o di affrontare interventi di chirurgia maggiore, ai quali può prender parte, purché non si tratti di eseguirli, come si dice in gergo, “in prima”.
    Anche a Termoli la situazione è simile?

    Al San Timoteo se ne contano appena quattro, che operano nei reparti di chirurgia, ortopedia, otorinolaringoiatria e ginecologia-ostetricia. «E’ un lavoro duro, difficile. Puoi rischiare di trascorrere giornate intere in ospedale, specialmente quando sei reperibile. Spesso la seduta operatoria finisce alle quattro, poi c’è l’ambulatorio o la visita pomeridiana in reparto». Parole di Mirella Esposito, 47 anni, chirurgo d’urgenza. Da circa un anno e mezzo lavora in Chirurgia Generale, dopo un lungo periodo in Pronto Soccorso. «Ho frequentato la Chirurgia per più di dieci anni, compresi quelli della specializzazione, come volontaria. Era dura anche allora, senza le stesse responsabilità. Adesso, con un marito e un figlio di 8 anni, la vita è certamente più complicata, ma la mia famiglia mi aiuta ad andare avanti. Non è facile conciliare il lavoro con gli affetti».

    Anna Cordisco, sposata, due figlie, una all’Università, ortopedico ormai da quasi vent’anni: «In famiglia bisogna organizzarsi e collaborare, avere spirito di sacrificio e disponibilità a dare una mano. Quando torno tardi dal lavoro mio marito ha già cucinato. Dopo vent’anni di matrimonio non ho ancora divorziato» ride. Continua: «Il confronto con i colleghi è sempre difficile, conflittuale. Una donna deve rendere conto, dimostrare quello che sa e vale, e spesso non le viene riconosciuta alcuna professionalità. Nessuno ti dice brava, anche quando i fatti ti danno ragione. Non che uno voglia dei complimenti, perché facciamo solo il nostro dovere. La donna poi non ha pretese di avere sue opinioni: si documenta, studia, cerca di portare nel suo lavoro l’esperienza altrui, ne fa tesoro. E’ molto più precisa e capace di utilizzare quell’intuito clinico che l’eccessiva razionalità maschile mette qualche volta da parte».
    E il rapporto con i pazienti? «I pazienti si fidano. Noi donne siamo più aperte e sensibili» è la dottoressa Esposito ad intervenire «Alcuni parlano apertamente di problemi che non confiderebbero a un maschio. E nessuno ha mai rifiutato di essere operato. Del resto il professor Veronesi tempo fa ha detto che si farebbe tranquillamente operare da una donna».
    Mirella Esposito e Anna Cordisco sono concordi nel proporre una migliore organizzazione del lavoro di sala e di corsia. Non può che giovare ai pazienti e alla vita privata di chi svolge un’attività così impegnativa, e questo non è un problema di genere. «Non sarebbe una cattiva idea quella di creare in ospedale un asilo, dove poter seguire i propri figli, come succede in altre realtà» propone la dottoressa Cordisco. «Le donne chirurgo ne sarebbero felici, come ogni mamma che lavora in ospedale».

    Professione difficile e rischiosa, dunque, sotto molti punti di vista. Ma la rifarebbero se tornassero indietro. «Senza dubbio» risponde Mirella Esposito «Uno dei problemi da affrontare è spiegare a mio figlio in cosa consiste il mio lavoro e lui è molto interessato a ciò che fa la mamma. Certo occorre essergli vicina il più possibile. Fare il chirurgo è impegnativo ma può dare grandi soddisfazioni». Anche se c’è molta competizione e talvolta scarsità di risorse, materiali e umane. Specialmente adesso che la sanità molisana sta vivendo un stagione critica e carica di incertezze.

    18/06/2007


    FONTE: http://www.primonumero.it/attualita/primop...olo.php?id=3276



    Superiori in Puglia, ragazze più brave

    Secondo i dati dell'Ufficio scolastico regionale per l'anno 2006/2007, al primo anno delle medie secondarie promosse l'85% delle studentesse contro il 75% dei ragazzi

    BARI - A scuola maschi e femmine, quanto a bravura, sono più o meno alla pari fino alle medie. Poi i maschi cedono nettamente il passo alle femmine, e non certo per galanteria. Lo dicono le prime rilevazioni sulle percentuali di studenti promossi in Puglia nell’anno scolastico 2006-2007 elaborate dall’ufficio scolastico regionale. I dati fanno riferimento a circa il 90% delle scuole pubbliche pugliesi.
    Dunque si parte con la scuola primaria e qui la percentuale dei promossi è costantemente del 100% nei cinque anni canonici. Qualcosa invece comincia a cambiare negli anni della scuola media. La percentuale dei promossi quest’anno ha sì sfiorato l'ein plein, ma non l’ha mai raggiunto, cominciando anche ad indicare che le femminucce si applicano allo studio un po' di più dei maschietti.
    Una differenza, quest’ultima, che si accentua decisamente non appena gli studenti mettono piede negli istituti superiori. È stata dura per tutti al primo anno, perché i promossi sono stati circa l’85% tra le femmine e il 75% tra i maschi. Percentuali che sono salite per il secondo, terzo e quarto anno di studio, attestandosi tra l’80% e il 90% dei promossi, ma sempre con un “gap” netto non colmato dai maschi, rispetto alle femmine, di almeno il 5%, con una punta massima dell’8% tra gli studenti promossi che hanno frequentato il terzo anno di scuola superiore.
    Un impatto diverso quest’anno lo hanno avuto invece gli studenti del quinto anno, ai quali sono state applicate le nuove norme impartite dal ministro della Pubblica istruzione, Beppe Fioroni. «Quest’anno – spiega il dirigente tecnico del ministero Virgilio Marrone, che lavora all’ufficio scolastico regionale della Puglia – ci sono stati i giudizi di ammissione, che fino all’anno scorso non esistevano. Le prime tabelle di studenti ammessi che ho visto mi sembra indichino percentuali non molto alte, con un dato elevato per i licei e decisamente meno per gli istituti tecnici e professionali».
    Marrone spiega che l’applicazione delle nuove norme è stata accompagnata da alcune incertezze nel corpo docente, superate con una serie di incontri preventivi. Non si sa invece quanto le nuove norme abbiano trovato consenso fra gli studenti pugliesi degli istituti superiori: ancora qualche settimana, il tempo per chiudere il ciclo degli esami, e si capirà se la nuova soluzione ministeriale è gradita anche a loro.

    16/6/2007


    FONTE: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM...&IDCategoria=11

    Leggete questi articoli.
    http://antifeminist.altervista.org/notizie/2007/6_2_2007.htm
    http://antifeminist.altervista.org/notizie...7/20_2_2007.htm



    VISTO DA LEI. IL LINGUAGGIO SESSISTA

    Le donne sono brave anche "senza palle"

    Il linguaggio non è neutro, ci ricordano gli esperti. Vogliamo smetterla allora di definire una donna in gamba, tenace, coraggiosa, tosta, come "donna con le palle"? Lo chiediamo alla brava Laura Pausini, a Silvio Berlusconi (ne ha fatto uso riferendosi alla candidata sindaco di Oristano e alla moglie Veronica), ma anche alla schiera di persone che evidentemente fanno fatica a riconoscere uno status di piena dignità alle donne, facendo ricorso ad attributi maschili. Sappiamo che ci sono problemi ben più gravi, nondimeno attraverso il linguaggio si interiorizzano e si esprimono valori, norme di una cultura che sancisce la subalternità delle donne. L'espressione "donna con le palle" suona quindi non tanto come un elogio ma riflette la difficoltà ad accettare la realtà femminile senza stereotipi sessisti. Lo stesso vale quando una professione o una carica istituzionale ricoperta da una donna viene declinata al maschile, come se la stessa non possa identificarsi in quel ruolo sociale e professionale con la sua identità femminile.
    D'altronde l'autorevole presidente dell'Accademia della Crusca, già nel lontano 1987 rilevava "le assurdità che oggi derivano dall'uso del maschile onnivalente....".
    E, comunque, siamo brave anche senza palle.

    9/6/2007


    FONTE: http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubr...ne=326&sezione=



    Le donne sono più brave degli uomini nel riconoscere le facce

    Le donne si ricordano le facce meglio degli uomini, forse perché sono più interessate agli aspetti sociali del mondo. Lo dicono Jenny Rehnman e Agneta Herlitz che hanno chiesto a 212 persone svedesi, donne e uomini, di ricordare 60 facce di persone che gli erano state mostrate in precedenza. Le partecipanti donne si sono rivelate molto più brave degli uomini in questa performance, specialmente per i volti femminili. Gli uomini, al contrario, non si sono mostrati più bravi nel riconoscere volti maschili: anche loro hanno avuto migliori prestazioni nel riconoscimento di facce femminili. Comune a uomini e donne è invece la capacità di ricordare meglio i volti, relativi a soggetti adulti e bambini, del proprio gruppo etnico.

    20\05\2007


    FONTE: http://psicolinea.blogspot.com/2007/05/le-...uomini-nel.html
     
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  9. Davide.4.
     
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    In Italia le donne sono ancora penalizzate

    Lo rileva il quarantesimo "Rapporto sulla situazione sociale del Paese

    Le donne italiane sono ancora penalizzate, nel lavoro e nella politica, e continuano a essere vittime di una forte predominanza maschile. Lo rileva, in sintesi, il quarantesimo "Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2006" redatto dal Censis. "L'investimento intellettuale, emotivo, di tempo, di risorse finanziarie delle donne nella costruzione di percorsi di crescita è sempre più evidente; eppure, non riescono nei fatti ancora a raccoglierne i frutti in termini di ruolo sociale. E' sufficiente mettere in fila alcuni dati per riassumere i fatti che denunciano una contraddizione sempre più stridente. Le donne sono più brave degli uomini a scuola: le votazioni di diploma di maturità e di diploma di laurea sono nettamente migliori, ma nel passaggio al mondo del lavoro il meccanismo di crescita sociale si inceppa, qualcosa va storto" sottolinea il Censis.

    Anno : 2006


    FONTE: http://www.gambeinforma.it/default.aspx?id...s=7315®Code=
     
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  10. Davide.4.
     
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    Donne, supereroine di tutti i tempi

    Non si rilassano nemmeno nello shopping

    Cucinano, si occupano della casa, del marito, dei figli, hanno un lavoro fuori casa: sono le eroine dei nostri tempi. Donne, madri, mogli, e per loro un sito americano, www.mom.salary.com, ha calcolato a quando ammonterebbe lo stipendio che spetterebbe di diritto a queste 'super-donne'. E si parla di ben 134 mila dollari all'anno, una cifra che si avvicina a quella guadagnata da un top manager o un giudice. Perché queste donne, come ha spiegato la studiosa Germaine Greer, autrice del libro 'L'Eunuco femmina', non si fermano mai, nemmeno nel 'tempo libero', durante il quale fanno shopping (che sarebbe un vero e proprio lavoro) e svolgono almeno altri 10 mestieri, tra cui la cameriera, l'insegnante di asilo, la cuoca, l'operatrice di computer, l'addetta di una lavanderia, la portiera, l'autista, la manager, l'amministratore delegato e la psicologa. E se si vuole anche l'attestato, beh, il sito fornisce anche quello, se non altro per togliersi una piccola soddisfazione in famiglia!

    29/06/2007


    FONTE: http://www.unionesarda.it/Rubriche/Curiosi...?contentId=9992
     
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  11. Davide.4.
     
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    Uomini I nuovi comportamenti

    IL DIRITTO ALLA FRAGILITA'

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    BILANCIO
    Prima, un uomo doveva essere forte, seno' non era considerato un uomo. Verso la fine degli anni '70/inizio anni '80 è apparso un nuovo tipo di personaggio : l'uomo bambino, fragile, capace di esprimere le sue emozioni, le sue sofferenze, i suoi errori, e capace anche di piangere. Ma questo tipo di uomo che commuoveva certe donne, ne infastidiva altre e che era soprattutto disprezzato dagli altri uomini, rimaneva comunque un'eccezione.
    Oggi, siamo tutti d'accordo nell'affermare che l'uomo ha il diritto di essere fragile, debole, ha il diritto di sentirsi in crisi. E non solo in certi momenti chiave della vita : nascita di un figlio, separazione, perdita del lavoro, ma in qualsiasi momento difficile della vita quotidiana, proprio come noi donne.

    TESTIMONIANZA
    Andrea, 30 anni
    Mio padre ha sempre dato l'immagine di qualcuno di forte, di invincibile. Non l'ho mai visto piangere, né assentarsi dal lavoro quando ero malato. Lui fa parte di quella generazione a cui si è sempre detto :"Se piangi sei una femminuccia !" Mia madre ha educato me e le mie sorelle nello stesso modo, percio' oggi non ho paura di esprimere le mie debolezze, anche se naturalmente cerco di superarle !
    Penso che i mass media abbiamo contribuito molto a diffondere un'immagine di uomo diversa : un uomo puo' essere fragile senza essere effeminato. In ogni caso essi hanno permesso di accelerare il cambiamento, facendolo accettare dalla società.


    FONTE: http://www.alfemminile.com/couple/reperesh...s1__page=2.html
     
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  12. Davide.4.
     
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    Parole di Rocca

    È finito il tempo dei playboy, ora va l'uomo sensibile

    Aspiranti playboy avete capito il pericolo che vi minaccia. Mentre le donne diventano sempre più il soggetto del corteggiamento, per voi la rischiosa tentazione è di lasciarvi trasformare in uomo oggetto. Come Sandro, per esempio: "Sono affascinato dalle donne capaci di gestire una storia romantica,di provocare, cosciente di averti già scelto."
    Enzo scrive: "Adoro essere oggetto della mia donna, mi piace farmi usare a letto ed essere calpestato dai piedi femminili. Sono malato?".
    Attenzione, nonostante le apparenze è una metamorfosi poco piacevole.
    Quante volte ci è capitato di incontrare l'uomo oggetto? Occhieggia dalle pagine di pubblicità, sfila sulle passerelle della moda, trionfa al cinema e in tv. Avete presente Riccardo Scamarcio o Walter Nudo? Ecco un classico prodotto dei media, che hanno imposto l'uomo come icona irrinunciabile del sistema in cui viviamo. Ma è poi così vero che questo modo di essere del maschio moderno incontra il favore del pubblico femminile? Ne dubito molto. Anzi, l'esperienza e i segnali che percepisco mi dicono che le donne vogliono un maschio tutto diverso: romantico, creativo, interessante, capace di esprimere valori autentici. Con le palle, insomma, ma affascinante e un po' da coccolare.
    Nicola e Ruggero raccontano: "Le donne che uomini vogliono? Di solito stanno con maschi potenti e famosi. Noi uomini semplici non possiamo avere donne determinate?"
    Gli uomini per conquistare le donne forti e determinate non devono essere solo potenti. Per fortuna ci sono delle donne straordinarie che desiderano frequentare un uomo partecipe della coppia, attento, rispettoso e protettivo.
    Il maschio muscoloso e carrierista che gioca allo sciupafemmine è decisamente out. Deve convincersene urgentemente anche il simpatico Pietro, che mi scrive: "Le donne amano solo gli uomini con i muscoli?"
    Non credo proprio che i muscoli siano un fattore determinante per conquistare una donna. Infatti Santina mi scrive: "Non sopporto gli uomini tutto muscoli, credono di essere sexy, ma in realtà li trovo noiosi. Troppo narcisi, tu cosa ne pensi?"
    E ancora: "Sono Angela, frequento un uomo che adora passare il tempo in palestra, si prende una marea di pastiglie e usa più creme di me. Non mi diverte pensa di essere straordinario e unico. Preferisco uomini più semplici e anche più brutti. Sono normale?"
    Altra esperienza maschile: "Mi devo sposare tra poco, ma intanto esco con altre due donne: tutte vogliono fare sesso con me, sinceramente non so se riesco a soddisfarle entrambe. Certo, faccio molta palestra e sono bello, ma davvero non so più cosa fare."
    Se pensate di fare colpo così, sbandierando muscoli e infedeltà, vi sbagliate di grosso. Credo che il mondo di molti uomini nasconda un'insicurezza di fondo: il problema è che le donne sono cambiate e non somigliano più alle vostre mamme. Le femmine conducono il gioco e l'uomo ne è terrorizzato. Come avete potuto notare dalle lettere, le donne trovano noiosi gli uomini sicuri di sé solo per un muscolo in più.
    Luigi si sente solo e il pensiero della sua ex, una modella che lo ha lasciato, lo rende molto insicuro. Giuseppe ritiene che le donne oggi sono troppo forti e diventano noiose, arrampicatrici. Per questo fanno paura.
    Sandro mi scrive: "La mia ragazza mi spaventa terribilmente. Ero convinto di avere un rapporto serio che si sarebbe concluso con un felice matrimonio. Invece lei mi tratta come un oggetto sessuale e mi gestisce come meglio crede: quando è libera e desiderosa di attenzioni mi chiama, altrimenti nulla".
    Cosa posso dire? Forse siamo più forti, indipendenti e determinate rispetto all'uomo. Il sistema ha ormai abituato tutti a questo tipo di donna: la richiede nel lavoro e la premia socialmente. Ma sotto sotto ricordate che anche la playgirl più accanita cerca le attenzioni di un maschio romantico. Silvano, per esempio, che ritiene un errore trattare le donne troppo bene, non avrà mai grande successo. Quante di noi vogliono semplicemente un mondo meno artefatto e più reale, dove quello che ci circonda rispecchi una dimensione soprattutto umana? Allora, chi ci corteggia farà bene a ricominciare dall'inizio e presentarsi semplicemente per ciò che è: un essere umano,un uomo vero.
    Volete consigli e vi sentite sole e triste non esitate a scrivermi : www.silviarocca.it


    FONTE: http://donna.tiscali.it/news/07/rocca/uomini_vs_donne.html

     
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    Ma sotto sotto ricordate che anche la playgirl più accanita cerca le attenzioni di un maschio romantico. Silvano, per esempio, che ritiene un errore trattare le donne troppo bene, non avrà mai grande successo.

    Aahhahahhahahahha
     
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  14. Davide.4.
     
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    I giovani anglosassoni come i colleghi europei

    I "mammoni" italiani si «inglesizzano»

    In Inghilterra è l'era dei «mummy’s boys»: a metà dei ragazzi inglesi fra i 18 e i 30 anni vive ancora in famiglia


    MILANO - I ventenni maschi di oggi? Una generazione di «buoni a nulla» cronici, incapaci persino di sbucciarsi una mela o di prepararsi una tazza di tè. Non a caso, la maggior parte di loro vive ancora con i genitori e di lasciare il nido non ci pensa per niente. E se finora era l’Italia la culla indiscussa dei «mammoni», uomini-bambini cresciuti attaccati alle gonne delle mamme e assolutamente dipendenti da loro, adesso il fenomeno sta dilagando anche nel mondo anglosassone e oggi i «mummy’s boys» dell’era Blair-Brown somigliano in maniera sempre più allarmante ai colleghi italiani, sebbene i numeri siano ancora a loro favore, visto che solo la metà dei ragazzi inglesi fra i 18 e i 30 anni vive ancora in famiglia, al contrario dell’80% dei nostri connazionali.

    «COLPA» DEI GENITORI Dati che arrivano da un’indagine compiuta lo scorso anno da due ricercatori guarda caso italiani – Marco Manacorda ed Enrico Moretti, il primo lavora a Londra, il secondo a San Francisco – nella quale veniva evidenziato come fossero in realtà i genitori tricolori a non voler lasciare andare i figli, mettendo in atto una serie di strategie atte a rimandare il più possibile il momento del distacco. A parere degli studiosi, ai genitori italiani «piace vivere con i figli e pur di convincerli a stare con loro sono disposti a corromperli in cambio di favori o di soldi». Insomma, sarebbero i papà e le mamme di casa nostra a tarpare volutamente le ali ai figli, per convenienza, egoismo o, più semplicemente, eccessiva preoccupazione. Ma leggendo il Daily Mail pare che ora questi comportamenti si stiano «inglesizzando», visto che anche i giovani anglosassoni vivono e si comportano come i coetanei europei.

    MUMMY'S BOY L’espressione mummy’s boy venne usata per la prima volta in una striscia comica del 1975, per indicare un adolescente cresciuto sotto l’ala protettiva della madre che si ostinava a considerarlo ancora il «suo bambino». Ma a trent’anni di distanza non c’è davvero più molto da ridere. Stando agli psicologi, infatti, i maschi con la sindrome da «wimp» (buoni a nulla, inetti) sarebbero le nuove vittime del secolo, perché questa loro condizione di assoluta inferiorità nei confronti delle femmine (sempre più spesso incoraggiate ad essere indipendenti) li porterebbe a soffrire di maggiori disagi comportamentali. Come già in Italia, anche nel mondo anglosassone a finire sotto accusa sono le mamme apprensive-oppressive che, viziando i figli in maniera invereconda, li hanno trasformati in «mollaccioni» senza spina dorsale. I ragazzi si sono così convinti che la vita sia una passeggiata fra petali di rose e che tutto gli sia dovuto, in virtù di una condizione privilegiata che molto spesso fa a pugni con i sacrifici che in realtà i genitori devono fare per mantenerli. Ecco perché, quando finalmente scoprono il mondo e si accorgono che non è tutto così facile e scontato, ma che bisogna rimboccarsi le maniche e pure faticare, il risveglio è in molti causi traumatico e li spedisce dritti sul lettino dello psicologo.

    GENITORI, PERMISSIVI O REPRESSIVI? Essere genitori liberal sarà quindi anche di moda, ma rischia di trasformarsi in un boomerang e, alla lunga, a rimetterci non sono solo i «mummy’s boys» o «mammoni» a seconda della latitudine, ma anche gli stessi genitori. La soluzione? Una via di mezzo fra il permissivo e il repressivo, con una punta di sottile umorismo (questo sì tutto inglese), come quella mamma che ai continui capricci del figlio perché pretendeva ogni cosa che vedeva e che lei invece giudicava sciocca, ha risposto serafica: «Vivrai anche senza, stai tranquillo. Oppure morirai. In entrambi i casi, il problema è risolto». Eccessiva? Forse. Ma a sentire chi ha sperimentato la stessa tattica, assolutamente liberatoria dalla schiavitù dei «buoni a nulla» per volere materno.

    Simona Marchetti

    05\07\2007


    FONTE: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronach...i_inglesi.shtml

    Edited by Davide.4. - 7/7/2007, 15:02
     
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  15. Davide.4.
     
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    GIOVANI INGLESI MAMMONI COME GLI ITALIANI

    Hanno 30 anni e non se ne vogliono andare.

    Due ricercatori italiani che lavorano e vivono all'estero, Marco Manacorda ed Enrico Moretti, il primo lavora a Londra, il secondo a San Francisco, hanno evidenziato in una loro indagine come i ragazzi inglesi siano sempre piu' restii ad andare via da casa. Un vizietto tutto italiano, dunque, che ha fatto esplodere la moda del mummy's boys,ovvero i mammoni inglesi. Ragazzi 'buoni a nulla' con poca voglia di fare che rimangono in casa per comodita' in molti casi, come accade in Italia, bloccati dalle mamme chioccia. Che impediscono ai figli di 'volare' attaccandosi alle ragioni piu' disparate. Un fenomeno tutto italiano che si sta evidentemente allargando anche in Gran Bretagna.

    autore: redazione


    05\07\2007

    FONTE: http://www.abruzzoreport.com/news/default.asp?id=3902
     
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