Propaganda Rosa

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  1. adangwin
     
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    CITAZIONE
    L’aborto, che nessuna vorrebbe, è comunque un fatto individuale, che non danneggia altri, se non la stessa interessata (che spesso paga anche per lui).

    Da far accapponare la pelle. :sick: :---:
     
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  2. Davide.4.
     
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    Violenza domestica sulle donne, c’è ma non si dice

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    Violenze nascoste. Violenze tenute segrete per un senso di vergogna o perché la fragile coscienza ti dice che sono «meritate». Che te le sei cercate. Che fanno parte del “pacchetto” inserito nel rapporto coniugale. È difficile fare una stima esatta dei casi di violenza domestica contro le donne che si sono registrati a Foggia o in provincia. È difficile perché in poche hanno il coraggio di «denunciare le botte prese dai loro mariti o conviventi, le violenze sessuali ed i maltrattamenti psicologici» che si consumano dentro il “tranquillo” focolare domestico. Per questo, nella giornata di ieri, in occasione dell’anniversario in cui 14 anni fa partiva la Conferenza di Vienna sui diritti umani e il riconoscimento dei diritti delle donne come diritti umani, Amnesty Internazional e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale hanno dato via alla campagna “Fermiamo la violenza domestica contro le donne”.

    «Per tutto il mese di giugno – spiega Rosalia Cavallaro, della Fimmg - negli studi dei medici di famiglia della Capitanata sarà esposto un manifesto su questo tema». Ma soprattutto «saranno distribuiti circa 10mila questionari anonimi per capire meglio il problema, per percepire la gravità del fenomeno della violenza contro le donne». D’altronde, «è un fenomeno terribilmente nascosto, dove le denunce sono pochissime». Il motivo? «Spesso – prosegue Cavallaio – chi subisce una violenza l’accetta come se fosse un fatto normale o addirittura come se fosse meritato per qualche comportamento tenuto in precedenza con il proprio partner». Ed i maltrattamenti che rompono la quiete famigliare sono i più diversi e possono colpire non soltanto le donne, le madri, ma anche i figli: «Per violenza domestica dobbiamo intendere le botte, ma anche gli abusi sessuali o psicologici».

    Il secondo obiettivo di Amntesty e della Fimmg, quindi, sarà quello di dare vita ad una “rete” contro il fenomeno e alla costituzione di un “Osservatorio Permanente” che sia di stimolo alla autocoscienza delle donne per promuovere la denuncia degli abusi e per fornire loro un valido contributo di aiuto e protezione, affiancandole in tale percorso. «Il coinvolgimento dei medici di famiglia deriva dalla constatazione del loro determinante ruolo di contatto diretto con possibili vittime di violenza domestica – dice Agnese Berardini, responsabile del gruppo Amnesty di Foggia.

    Obiettivo principale della prima fase dell’iniziativa è quello di rendere noto alle donne che la violenza esercitata sul loro corpo e sulla loro anima è una violazione dei loro diritti umani fondamentali e che a causa di queste violenze si può morire. Parlarne con qualcuno – prosegue Berardini - significa essere consapevoli che non è giusto subire, non è giusto tacere, non è giusto essere lasciate sole. Spesso, infatti questo problema viene vissuto dalle donne nel silenzio, nella vergogna e nella paura».

    15-06-2007

    Emiliano Moccia


    FONTE: http://blog.libero.it/taniarocha/commenti....=46134#comments



    Al Pride lesbiche e femministe insieme

    Vista la volontà dei vari gruppi lesbici e femministi di partecipare al Roma Pride 2007 con uno spezzone separatista, scendiamo tutte insieme in piazza per affermare la gioia di vivere, di convivere, di esistere nonostante gli orrori del patriarcato. (comunicato congiunto dei gruppi promotori dell’iniziativa: AFFI, CLR, Fuoricampo Lesbian Group, La Mela di Eva)
    Appuntamento 16 giugno ore 15.00 a piazzale Ostiense, davanti a Porta S.Paolo lato Parco della Resistenza.

    Per adesioni e informazioni visitate http://www.fuoricampo.net/lesbpride.html o inviate un’e-mail a [email protected] Adesioni aggiornate al 12 giugno 2007
    Associazioni/Gruppi/Collettivi:
    AFFI Associazione Federativa Femminista Internazionale
    Amazora - Bologna
    Arcilesbica Nazionale
    A/Matrix – Roma
    Associazione Donne in genere – Roma
    Associazione per una Libera Università delle Donne - Milano
    Bagdam Espace lesbien - Toulouse - Francia
    Centro donna L.I.S.A - Roma
    CLI Collegamento Lesbiche Italiane
    CLR Coordinamento Lesbiche Romane-Roma
    Colpo di streghe, collettivo femminista – Mantova
    Consorzio Casa Internazionale delle Donne-Roma
    Coord. Quelle che non ci stanno - Bologna
    Degeneri, collettivo femminista – Napoli
    Desiderandae Associazione Lesbica 
Separatista - Bari
    Donne ex-51 – Roma
    Fuoricampo Lesbian Group
    Infinite voglie, collettivo femminista – Roma
    Le ribellule, collettivo femminista – Roma
    Lista Lesbica Italiana
    Liberetutte, collettivo femminista – Trieste
    Luna e le altre –Roma
    Maistat@zitt@, collettivo femminista - Milano
    Martedì autogestito femminista e lesbico –Roma
    Pianeta Viola - Brescia
    Separatista - Bari
    Soggettività Lesbica - Milano

    Singole:
    Alba Chianella
    Antonia Sani
    Bianca Pomeranzi

    Claudia Stella
    Edda Billi
    Elettra Deiana
    Francesca Koch
    Gianna Ciao
    Giovanna Pala
    Isabel Cholbi
    Jaquelin JUlien
    Katia Bellillo
    Lea Melandri
    Linda Ingafù
    Luciana Gelli
    Luisa Vicinelli
    Luki Massa
    Maria Grazia Campari
    Maria Rosa Cutrufelli
    Mimmi Graverini
    Nicoletta Poidimani
    Paola Mastrangeli
    Patrizia Politelli
    Rosanna Cattaneo
    Rosanna Fiocchetto
    Sonia Lombardo
    Teresa Balardi

    15 giugno 2007


    FONTE: http://www.womenews.net/spip3/spip.php?art...arcato%20maschi
     
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  3. Davide.4.
     
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    Niente più calzini per gli uomini del nuovo millennio

    A cura di Francesca Santin



    PROMEMORIA:
    - ceretta ore 14.00
    - prenotare massaggio ayurvedico per il prossimo giovedì
    - comprare mascara

    Se pensate che si tratti di annotazioni appartenenti ad una donna attenta alla propria immagine vi sbagliate: questo è quanto potreste trovare scritto nell’agenda di un metrosexual.
    Un metrosexual, l’uomo del nuovo millennio che, spinto dal desiderio di essere sempre impeccabile, coltiva il proprio lato femminile senza imbarazzi, dedicandosi alla cura del corpo e dell’abbigliamento con particolare scrupolo. Un uomo rigorosamente eterosessuale che tuttavia sa muoversi con sorprendente disinvoltura tra creme di bellezza, trattamenti estetici e, qualche volta, prodotti per il make-up.
    Le case cosmetiche, intuita la presenza di nuovi potenziali clienti tra gli uomini, hanno ideato prodotti specifici per l’epidermide e la capigliatura maschile: dagli idratanti agli anti-age, dalle creme leviganti alle formule snellenti, dagli shampoo ai trattamenti anticaduta.
    Non manca il make-up che, simboleggiando ancora una separazione di identità di genere, vede al momento soltanto due aziende impegnate nella produzione per lui. Mascara, lucidalabbra, fondotinta, correttori. Tutti rigorosamente for him.
    In fatto di abbigliamento e stile il metrosexual non prende lezioni da nessuno, grazie allo spiccato senso estetico è sempre in grado di sfoggiare mise che valorizzino il suo fisico ed accentuino lo charme.
    Che si tratti di una semplice accoppiata “jeans e maglietta”, o di un più formale abito gessato, il metrosexual si distingue per essere immancabilmente très chic.
    È quello che la psicologia del vestire definisce “il sublimato”. Secondo Flügel, psicologo e psicoanalista inglese del secolo scorso, il sublimato “si realizza attraverso una sublimazione totale degli elementi narcisistici dal corpo ai vestiti”. In lui gli indumenti ed il corpo diventano un’unica unità armoniosa. Che lo rende affascinante. Sempre secondo Flügel, il sublimato “è il tipo maggiormente in grado di trovare piena soddisfazione nell’abbigliamento e dare il miglior contributo al suo sviluppo”. I sublimati hanno dunque un raro ed innato gusto estetico al quale sarebbe un peccato non dare ascolto.

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    Curato sotto ogni profilo, semplicemente impeccabile, il maschio metrosexual conquista la donna con le stesse armi che quest’ultima ha da sempre sfoderato per conquistare lui. L’attenzione per ciascun dettaglio è fondamentale, potrebbe fare la differenza, e questo i narcisi del ventunesimo secolo lo sanno bene. È necessario esaltare la bellezza di ogni singola parte del corpo, nessuna esclusa… Ci pensa aussieBum con la sua nuova linea: Patriot. “Take out the socks, wear ‘Wonderjocks’” - “Butta via i calzini, indossa ‘Wonderjocks’” - incoraggia aussieBum, società australiana leader nell’evoluzione dell’intimo maschile. Questa volta l’ha pensata bella, arrivando là dove ancora non si era spinta nessuna, per esaudire il desiderio inconfessabile di ogni maschio: evidenziare la propria grandezza anche sotto i pantaloni… senza dover ricorrere ai calzini nelle mutande, sistema ormai obsoleto e di dubbia efficacia.

    “Più grande è meglio” sostiene Sean Ashby, ideatore della linea Patriot. Questo intimo decisamente rivoluzionario dona ai “patrioti” del mondo la possibilità di mostrare il proprio orgoglio nazionale, con

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    una creazione a cui ogni Paese sarebbe fiero di vedere associato il proprio nome. La linea Patriot di aussieBum include cinque modelli che si contraddistinguono per il design dell’elastico in vita, ispirato a cinque differenti nazioni: Australia, Stati Uniti, Inghilterra, Francia e Germania, e altri se ne aggiungeranno nei prossimi mesi. Per i metrosexual e per tutti gli uomini che desiderano riempire bene i calzoni, per i patrioti dell’universo. Con ‘Wonderjock’ ciascun uomo potrà trasformarsi in un autentico superdotato e fare effettivamente sfoggio della propria virilità, grazie allo speciale sostegno che conferisce volume ed aumenta visibilmente il sex appeal.
    Questa novità si è fatta rapidamente il capo più venduto da aussieBum dai tempi del trionfo dei “Classic 100% Nylon Aussie Cossie”, ormai conosciuti a livello internazionale. Si contano oltre 50.000 capi venduti in sette giorni in tutto il mondo, con prospettive di espansione ancora più promettenti per i mesi a venire.
    Selfridges a Londra, Printemps in Francia, KaDaWe in Germania, e presso molti dei più grandi magazzini di moda del globo, è ora possibile esaudire questo sogno; in alternativa, lo si può acquistare direttamente dal sito internet www.aussiebum.com.

    A chi avesse ancora qualche perplessità da fugare, aussieBum offre l’opportunità di provare gratuitamente “Patriot”: è sufficiente contattare l’azienda per ricevere in omaggio un paio di “Property Of Australia”.
    La smisurata ed irrefrenabile fortuna di prodotti di bellezza in versione maschile, trattamenti estetici e articoli per incrementare il fascino, come la linea “Patriot” di aussieBum, denuncia che nel variegato panorama sociale occidentale il “nuovo uomo” ha messo le radici, tanto da coniare appositamente un nuovo vocabolo per definirlo: “metrosexual”. Era il 2002 quando questo termine comparve per la prima volta sulle pagine della rivista on line statunitense salon.com: Mark Simpson in quel momento prese spunto da una puntata del telefilm cult “Sex and the city”, nella quale Carrie accennò alla nascita di un nuovo tipo di maschio, talmente esposto alle mode ed alle frivolezze della metropoli da femminilizzarsi, pur mantenendo intatta la sua eterosessualità. E, immancabilmente, quando un telefilm riesce a dare alla luce una nuova categoria sociologica è subito successo, prontamente se ne accorge
    la pubblicità, ed è un passo a che il mercato si riempia di prodotti destinati ai nuovi potenziali acquirenti. Letteralmente “metrosexual” significa “uomo con vita sessuale attiva, che risiede in aree metropolitane”. Un uomo che, proprio in virtù della perfezione perseguita attraverso la cura dell’immagine, catalizza l’ammirazione delle donne e le seduce perdutamente.
    Questi narcisi moderni saranno poi davvero così conturbanti? La questione è molto dibattuta, ma è impossibile giungere ad una risposta univoca. Qualcuno li reputa troppo femminei per accendere i sensi in modo tanto prorompente, altri considerano che sia quella la via dello charme a cui nessuno si dovrebbe sottrarre. Sta di fatto che, mettendo da parte l’ipocrisia (e i risolini), bisogna ammettere quanto un pantalone ben riempito in tutti i suoi angoli sia sempre uno spettacolo gradevole, specialmente per le donne più maliziose…


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    FONTE: http://www.fashiontimes.it/News,file-article,sid-330.html
     
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  4. Davide.4.
     
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    Toghe rosa, parità ancora lontana: «Tribunale monopolio dei maschi»

    Parità nella diversità. Come uno slogan, questo obiettivo ha accompagnato tutti gli interventi del convegno «La professione forense al femminile nell’anno europeo delle pari opportunità», svoltosi ieri nell’aula magna del Palazzo di Giustizia.

    «Sussistono ancora forme di discriminazione - ha esordito il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano Paolo Giuggioli - ciò nonostante negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo incremento delle presenze rosa che ci incoraggia». Se nel 2001 le donne avvocato, sommate alle praticanti, raggiungevano quota 45,4 per cento, quest’anno la loro somma si è avvicinata sempre più alla metà degli iscritti: infatti, più di 48 avvocati su 100 a Milano sono donne. «C’è ancora tanto da fare - ha continuato Giuggioli - ed il Comitato pari opportunità delle donne avvocato milanesi è lo strumento giusto per realizzare iniziative come la creazione di speciali asili nido per coloro che devono dividersi tra una professione che amano e la loro famiglia». Quaranta professioniste su 100, interrogate da un questionario elaborato dal comitato, infatti, hanno ammesso di aver dovuto rinunciare o rinviare la maternità proprio a causa del lavoro.

    «Ad un certo punto della mia carriera - ha rivelato l’avvocato Generale Manuela Romei Pasetti - mi sono guardata allo specchio e mi sono chiesta cosa volessi nella vita: solo un lavoro o anche una famiglia tutta mia?» Così ha scelto la seconda opzione e ha lasciato l’avvocatura per la magistratura che meglio si concilia agli orari di una mamma. «La nostra diversità - ha continuato Pasetti - deve essere usata come motivo di potenziamento, perchè parificare non significa trasformare le donne in uomini, ma al contrario, significa darci la possibilità di valorizzare le nostre peculiarità».

    Tutti gli oratori del convegno, per questa volta senza distinzioni di sesso, sembrano d’accordo: quando la carriera avviene per cooptazione, le donne vengono penalizzate. Quando invece, la carriera viene scandita da meccanismi basati sul merito, le donne non restano indietro rispetto ai colleghi maschi. Ecco un esempio: nelle diverse facoltà universitarie le donne che si laureano con 110 e lode sono il doppio degli uomini. E ancora, ogni 100 vincitori dell’ultimo concorso per entrare in magistratura, 60 sono donne. Donne che hanno dovuto attendere il 1965 per diventare giudici, ma che in 50 anni hanno raggiunto il 40 per cento dell’intero organico.
    Se le capacità non mancano, allora qual è il problema? Perchè nel 2007 più della metà delle donne che pratica l’attività forense si sente discriminata? «Il nostro paese - ha spiegato durante il convegno il Presidente del tribunale Livia Pomodoro - è carente della cultura del rispetto delle persona». Poco importa se sia maschio o femmina, perchè «se non si risolverà questo problema di acculturazione a livello nazionale, non esisterà mai alcun tipo di parità».

    Una parità a livello economico, visto che il reddito degli avvocati con la gonna è più basso dei colleghi con i pantaloni. E una parità che consenta alle giovani praticanti di non essere più discriminate da colleghi e superiori. «Ci vogliono delle quote rosa temporanee - ha proposto la professoressa di diritto costituzionale Marilisa D’Amico - questo, infatti, è l’unico modo per rompere un monopolio a cui gli uomini, da soli, difficilmente rinunceranno».

    16 giugno 2007


    FONTE: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=186212&START=0&2col=
     
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  5. Davide.4.
     
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    LE DONNE SENZA PAROLE

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    Articolo da "La Repubblica" del 28 settembre 2005


    Pillola per l´aborto e cicogne tecnologiche
    I nuovi tabù sulla sessualità e il timore maschile di perdere i diritti di controllo
    L´omosessualità fa ancora paura e i comportamenti femminili destano sospetti
    Dietro la vicenda dell´RU486 c´è molta diffidenza e poco rispetto
    La divisione tra sapere scientifico e femminile ha pesato come mai prima

    ANNA BRAVO
    Prendiamo due fatti recenti. La decisione da parte del Policlinico di Milano di escludere stabilmente gli omosessuali uomini dalla possibilità di donare sangue, annunciata pochi giorni dopo la protesta di un candidato respinto come soggetto a rischio; l´ispezione disposta dal ministro della sanità presso l´ospedale sant´Anna di Torino, dove era appena iniziata la sperimentazione della pillola RU486, con pubblicazione fulminea del decreto di sospensione sulla Gazzetta ufficiale. Motivazioni specifiche: l´omosessualità implica comportamenti altamente pericolosi (ma a quale preistoria gay si riferisce il responsabile del Centro trasfusionale milanese?); sulla pillola mancherebbero verifiche adeguate (ma in vari paesi è in uso da più di un decennio). Motivazione di principio: la salute dei cittadini e delle cittadine viene al primo posto - il che stride talmente con lo stato della sanità pubblica e privata (non tutta, per fortuna) che ci si chiede subito da dove vengano tanta sollecitudine e tempestività.

    Sicuramente da lontano. Per quanto diversi fra loro, tutti e due i casi hanno a che fare con la sessualità e il potere sui corpi. La paura dell´omosessualità resta sullo sfondo finché i gay stanno al loro posto, fuori dalle emoteche, fuori dal ruolo di genitore.

    L´aborto chirurgico è più pericoloso e costoso, ma la pillola è troppo rapida, troppo dissimulabile, troppo «dolce» sul piano della sofferenza fisica - su quella psichica, Nicoletta Tiliacos ha ricordato che non chiede permesso al calendario della gravidanza per farsi sentire.

    Dietro la vicenda della RU486 probabilmente non c´è tanto un accesso di crudeltà, quanto l´abitudine, mai morta nonostante il femminismo e gli imperativi della correttezza politica, di guardare alle donne con molto sospetto e poco rispetto (su un giornale abitualmente moderato, nell´estate 2004 un articolo contro la Ru486 è comparso sotto il titolo: "Con l´aborto fai-da-te c´est plus facile"). E c´è il timore maschile di non avere più voce in capitolo e diritti di controllo, forse anche l´ansia per una possibile riedizione dello storico asse donna/medico ai danni di compagni e mariti.

    Figli non voluti o troppo desiderati, omosessuali aspiranti padri e madri, tornano i nodi della legge 40, su cui dopo il referendum gli interventi si sono troppo rarefatti. Eppure la sconfitta ha parecchio da dire, a cominciare dalle scelte di comunicazione.

    Dell´alleanza donna/medico, per esempio, l´area del sì non ha quasi parlato, mentre è non solo il risvolto più interessante delle politiche otto-novecentesche sulla fecondità, ma un argomento serio con cui affrontare la sacrosanta diffidenza femminile verso la medicina e la scienza. Perché in quella fase non tutto è andato come avrebbe dovuto. E´ vero che a inizio Ottocento, la gravidanza è vista ancora con gli occhi della tradizione, che dava grande peso alla percezione femminile di dolori, gonfiori, movimenti del feto, mentre a fine secolo è diventata un insieme di riscontri «oggettivi», attestati da professionisti e rilevanti sul piano giuridico: un affare di Stato e di scienza. E´ vero che l´aborto diventa, oltre che peccato, reato, che le normative proibizioniste e per una maternità salutista e rispettabile rischiano di ridurre la donna a ambiente di sviluppo del feto e a sua potenziale nemica. Sono le tappe del processo che ha visto il potere statale, religioso, medico/scientifico, impadronirsi del corpo fecondo, definendone lo statuto e fissando prescrizioni e divieti in relazione al feto.

    Ma, appunto, c´è stato un imprevisto. Dai nuovi standard di assistenza nasceva un legame più stretto fra donne della borghesia e medici, che poteva evolvere in un patto a due per la gestione della salute e dei rapporti familiari. Dal primo Novecento, gli operatori sanitari impegnati a promuovere l´igiene e la morigeratezza delle classi popolari (e a denunciare le carenze), spesso finivano col sostenere la lotta delle madri per affrancare se stesse e i figli dalla miseria, dalla promiscuità, dalle violenze del capofamiglia. Ovviamente, l´assistenza si intrecciava all´ingerenza e alla repressione; ma l´idea che le donne fossero incapaci di rendersene conto e di agire di conseguenza è davvero poco fondata.

    Certo, oggi tutto è più complicato, basta pensare alle diverse immagini sociali del medico, demiurgo, mestierante, epigono di Frankenstein. Ma mostrare che (alcune) donne hanno saputo volgere a proprio favore una condizione avversa, e che non tutti i medici sono nemici, avrebbe dato coraggio, magari più chiarezza su quel che ci si può aspettare da chi si dice amico. Sono cose da capitalizzare - e credo che a molte avrebbe fatto piacere conoscere questo pezzo di storia.

    Alle donne si è rimproverato di essersi fatte sentire troppo poco nella campagna sul referendum. Vero (ma non è facile accedere ai media). In ogni caso non è stato solo per difetto di sensibilità politica, è stato perché l´area del sì non ha potuto appoggiarsi a una robusta narrazione popolare come nei referendum sul divorzio e sull´aborto. Perché il senso comune ha ancora così paura degli eccessi femminili che volere ardentemente un figlio desta più sospetti che non volerlo. Perché Tv e stampa hanno dato enorme spazio a dibattiti scientifico-filosofici monosessuali. Perché idee, sentimenti, emozioni, conoscenze, erano tutto un groviglio; e noi, temo, non abbiamo fatto abbastanza per sciogliere i nodi.

    Non che fosse facile. La separazione fra sapere scientifico e sapere femminile, sociale, ha pesato come mai prima. Gli sforzi di alcune scienziate e ginecologhe per costruire una buona divulgazione non sono arrivati al grande pubblico, e neppure fra le donne mi sembra abbiano inciso a fondo, peccato. Cercare informazioni era diventato una corvée: su che criteri regolarsi, come distinguere l´approssimazione più onesta alla verità? Ho votato 4 sì, ma con molte incertezze.

    Era la tipica situazione in cui sarebbe stata necessaria una discussione libera, aperta a tutti i dubbi. Che erano «trasversali» e sensati: sulla liceità di privare un essere umano di metà della sua genealogia, su come spiegare ai bambini che li ha portati una cicogna tecnologica, sulla sensatezza di parlare di marginalizzazione dei corpi nella fecondazione assistita se le e gli interessati non hanno mai smesso di fare l´amore. E soprattutto: per le donne le biotecnologie significano più libertà e felicità, oppure più rischi e più dipendenza dal medico e dal mercato? Su quest´ultimo punto, il femminismo si divide. Per alcune, gli interventi sono una profanazione del corpo, in cui la donna fa da cavia. Secondo altre, siamo già un impasto di biologia e tecnologia, con i chip sottopelle e le microcamere per restituire un barlume di vista ai ciechi; e bisogna dare credito alle donne, che, come le loro ave, non sarebbero affatto incapaci di negoziare il loro consenso a un trattamento, di valutare pericoli e vantaggi, sia quando la maternità è un sogno, sia quando rientra in una strategia di potere (su società, ideologie e biotecnologie sono utili, oltre a Boccia-Zuffa, L´eclissi della madre, Pratiche Edizioni, Bonsignori, Domijanni, Giorgi (a cura di) Si può, manifestolibri, e Faralli e Cortesi (cura di) Nuove maternità, Diabasis). Oltre che di un diritto mite ci sarebbe stato bisogno di parole miti, quelle che aiutano a reggere i conflitti.

    Le cose sono andate diversamente. Si è riaffacciato, vecchio ma vispo, lo stereotipo di un paese diviso fra una parte giusta e sana, una malata e sbagliata, le solite due Italie. Si è riprodotto il cortocircuito fra giudizio su un comportamento e giudizio su chi lo mette in atto: hai fatto la tal cosa (la tal scelta di voto, la tal dichiarazione), dunque sei la tal persona, assegnata a un´area politica in cui magari non ti riconosci proprio. E´ anche a questi cortocircuiti che si devono i guasti nei rapporti, le sofferenze - e un dibattito così impoverito che in alcune sedi si capiva subito cosa bisognava dire e cosa non dire per guadagnare un applauso o evitare mormorii ostili.

    L´inchiesta di Simonetta Fiori uscita la scorsa settimana ha gettato luce su alcune verità utili da ripensare. Guardo alle sinistre, l´ambito che mi interessa di più. In qualche caso si è tornate alla contrapposizione tra il femminismo originario e il femminismo delle militanti dei gruppi extraparlamentari, meticce e meteci del paese delle donne. Lo scontro più aspro, mi pare, non è avvenuto fra laiche e cattoliche, ma nell´area stessa della sinistra, con attacchi rivolti a donne cui sarebbe difficile imputare simpatie di destra. Deve aver contato il fatto che per lo più erano (eravamo) persone «di nessuna chiesa». A una credente si sarebbe riconosciuto il diritto/valore di rifarsi a una tradizione e a una spiritualità millenarie; una non credente e non devota, di cosa si immischiava, a che titolo? Per di più, la scelta di esporre pubblicamente dubbi e ripensamenti ci ha catapultato nella storica sottospecie umana dei traditori, di cui si può dire (e cui si può far dire) letteralmente qualunque cosa. Vecchia storia, anche questa. A me, hanno attribuito nientemeno che l´affermazione che «le donne in lotta per depenalizzare l´aborto erano violente e omicide, come tutto degli anni Settanta». Sì, e i comunisti mangiano i bambini. Ma sono cose che passeranno, mentre i nodi restano.

    C´è bisogno di riassestare discorsi e rapporti, magari grazie a molti incontri ristretti: fra poche, è più difficile che i conflitti sfocino nella distruttività, bloccando pensieri e iniziative. Sarà casuale, ma sul divieto alla RU486 per ora non c´è stata una gran reazione. E non basterà un cambio di governo a risolvere ogni problema. Ma questo vale per tutti.


    FONTE: http://www.ecologiasociale.org/pg/dum_fem_bravo.html
     
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  6. Davide.4.
     
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    lunedì 4 giugno ’07
    ore 21.30

    IO SONO MIA

    Regia di Sofia Scandurra, 1977. In vacanza su un'isola mediterranea una maestrina (S. Sandrelli) ha una serie di incontri con donne e di esperienze che l'avvicinano alle tematiche del femminismo e le insegnano a rifiutare la subordinazione al marito maschilista.

    Cortile interno di Via S. Apollonia 23/25
    Bologna


    giovedì 31 maggio 2007

    FONTE: http://www.women.it/cms/index.php?option=c...etail&agid=2970



    La mountain bike diventa dolce….Woman weekend Bike: 16 – 17 Giugno – Bolzano

    Chi ha mai detto che la mountain bike debba essere una pratica riservata al solo sesso maschile ? Che la percentuale degli uomini che pedalano sia superiore a quella delle donne crediamo sia un dato di fatto e le statiche lo dimostrano, ma il vero motivo che allontana molte donne dalle due ruote ci è meno conosciuto. Parte della colpa crediamo la si possa attribuire direttamente al sesso maschile: troppo agonismo in ogni gesto sportivo, sempre finalizzato a dimostrare la propria forza e supremazia. Le lamentele in questo senso da parte delle donne sono davvero tante; ed in effetti, quante volte ci è capitato di vedere una coppia in bici, dove il maschio è avanti anche di parecchio e la donna si trova distanziata a rincorrere, magari per tutta la giornata ? …Questo non vi sembra possa essere un buon motivo per scoraggiare e portare le donne ad abbandonare questa pratica ? Probabilmente non è l’unico, poiché mentre lungo stradine e sentieri più frequentati si incontrano più frequentemente donne che pedalano, percorrendo sentieri più isolati è molto più raro incontrarle. Facile intuire che le motivazioni si possano ricercare nel timore di eventuali cadute ed inconvenienti tecnici ai quali non riuscire a porre rimedio in modo autonomo, e non ultimo, anche il timore di fare spiacevoli incontri.

    E’ con questo spirito che abbiamo organizzato questo weekend riservato alle sole donne, dove i soli maschi che risultino essere i mariti o fidanzati possono partecipare… Chissà che non riescano finalmente a sensibilizzarsi e far tornare la voglia alle proprie compagne di tornare a pedalare con uno spirito diverso !

    Lo stage è organizzato dall’AMI – Associazione Mountain Bike Italia in collaborazione con la rivista di settore Tutto Mountainbike e sarà tenuto dai Maestri ed Accompagnatori del Centro Nazionale Alp Bike di Bolzano. Il luogo di svolgimento scelto si trova tra i rigogliosi boschi di Monticolo, a meno di 10 km dall’uscita autostradale di Bolzano sud. La caratteristica principale della zona, che non supera i 700 mt di altitudine, è quella di essere immersa tra verdi boschi, con due splendidi laghi a fare da cornice (entrambi balenabili) e di possedere una fitta rete di sentieri e strade forestali che raggiunge i 300 km di lunghezza: un vero paradiso per biker ed escursionisti a piedi. L’hotel Rungghof, sede del corso è posto proprio all’ingresso di questo dedalo di stradine in un contesto incantevole: panoramico ed adagiato tra i vigneti è dotato di prato e piscina scoperta con acqua riscaldata, stanze confortevoli, parco giochi per bambini, mountain bike ed officina per le bike a disposizione degli ospiti.

    Tutte le donne che hanno voglia di divertirsi, di mettersi in gioco e vogliono trascorrere un weekend piacevole e spensierato, sono invitate a partecipare !

    Imparerete ad amare la mountain bike in compagnia di professionisti che con metodo e sapienza vi insegneranno tutti i segreti della guida in fuoristrada, in un clima sereno che vi permetterà di , acquisire finalmente sicurezza nell’affrontare ogni percorso ed ostacolo sulla vostra strada.

    Lo spazio riservato ad argomenti come l’alimentazione, trattato da professionisti del settore e nozioni di meccanica e cartografia, vi metteranno nelle condizioni di essere finalmente autonome nell’affrontare le vostre uscite in bici e di essere in grado di non perdervi ed intervenire in caso di piccoli inconvenienti meccanici.

    Gli ingredienti per trascorrere un weekend spensierato e nello stesso tempo interessante ed avvincente ci sono tutti ! Con te porta solo la voglia di divertirti, al resto ci pensiamo noi…

    Ecco il programma dettagliato:

    Per coloro che non volessero usufruire della sistemazione alberghiera il costo per la partecipazione allo stage è di 60,00 Euro

    Per informazioni ed iscrizioni:
    Associazione Mountain Bike Italia www.amibike.it tel. 346 / 009 8005
    e-mail: [email protected]

    venerdì 27 aprile 2007


    FONTE: http://www.women.it/cms/index.php?option=c...etail&agid=2840



    APQ in ROSA - Nell'anno europeo delle pari opportunità un regalo per le manager

    E' un regalo tutto in rosa e dedicato alla crescita professionale femminile quello presentato in occasione dell'8 marzo 2007 dall'Associazione nazionale Progetto Quadri della Cisl alle donne dirigenti e manager di tutta Italia. Unico requisito per poterne usufruire? Non essere iscritte ad altre associazioni di rappresentanza sindacale.

    Con l'iniziativa APQ in ROSA infatti l'Associazione nazionale Progetto Quadri della Cisl per tutta la durata del 2007, anno europeo delle pari opportunità, metterà a disposizione gratuitamente di tutte le dirigenti e manager – dipendenti ed autonome - i servizi riservati normalmente ai soci e che vanno dai corsi di formazione professionale allo Sportello carriera per l’orientamento e ai servizi di outplacement per il ricollocamento professionale, dal bilancio di competenze ai seminari, dal servizio anti-mobbing a convenzioni e sconti di vario tipo, dall'abbonamento alla rivista e alla newsletter mensile all'aggiornamento puntuale e tempestivo su eventi e iniziative utili.

    “Ci è sembrato opportuno far conoscere alle donne un’organizzazione come la nostra che da sempre è impegnata nel promuovere le pari opportunità e la tutela delle Alte Professionalità” ha dichiarato Roberto De Santis – presidente APQ Cisl. “Non vogliamo che la ricorrenza di quest'anno e del prossimo 8 marzo sia vestita di retorica ma desideriamo poter offrire un valore aggiunto alle donne e alla loro vita professionale”.

    Anche la Vice Presidente dell’associazione Progetto Quadri, Emiliana Alessandrucci, con delega alle pari opportunità, ha sostenuto con forza l’iniziativa: “E’ importante poter valorizzare le differenze dando l’opportunità alle donne di crescere professionalmente, conciliando i tempi di vita con i tempi di lavoro, e di non essere escluse dal network delle Alte Professionalità troppo spesso rappresentativo di un universo maschile”.

    Per ulteriori informazioni, conoscere le sedi regionali e per poter usufruire dell'offerta APQ in ROSA contattare:
    Associazione Progetto Quadri – Cisl - Viale Castro Pretorio, 116 - 00185 Roma
    Tel: 06.44701884-6 Fax: 06.44701885
    [email protected] - www.associazionequadri.it

    mercoledì 14 marzo 2007


    FONTE: http://www.women.it/cms/index.php?option=c...etail&agid=2636
     
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  7. Davide.4.
     
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    Coppie, famiglie, violenza domestica

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    Un morto ogni due giorni, 1.200 vittime in cinque anni e in sette casi su 10 la vittima è una donna e in 8 su 10 l’autore è un uomo. È allarme per il moltiplicarsi
    delle violenze in famiglia:su 10 omicidi avvenuti nella sfera familiare, 6 sono stati commessi tra le mura domestiche. Necessitano, dice il ministro Bindi, luoghi vicini alle famiglie, capaci di cogliere fin dall’inizio i segnali di disagio e maltrattamento.
    E proprio sui segnali si concentra la denuncia di Telefono Rosa, da anni al fianco delle donne che subiscono violenze: «L’omicidio di Marsciano è l’ennesimo episodio di una morte annunciata» accusa la presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, che osserva come ancora una volta segni di tendenze violente da parte di familiari siano stati clamorosamente ignorati.

    E i dati che emergono sui delitti in famiglia parlano chiaro. L’ultimo rapporto è dell’Eures-Ansa, del 2006: 174 omicidi in famiglia nel 2005, addirittura il 29,1% del totale. E la sfera familiare precede le vittime della mafia (146, il 24,4%) e della criminalità comune (91, il 15,2%). La maggior parte degli omicidi in famiglia avviene al Nord e ad armare la mano degli assassini è una volta su quattro il movente passionale e se su dieci donne uccise in Italia ben sette sono state ammazzate dal partner o da un familiare, cresce anche il numero di uomini vittime della famiglia: nel 2005 l’incremento è stato del 28,8%.
    Il contesto nel quale si consumano la maggior parte degli omicidi è quello della coppia (100 delitti, pari al 53,5%). L’allarme riguarda soprattutto le donne: nel 68,4% dei casi le vittime di omicidio in famiglia sono donne, più numerose nelle regioni del Centro (75%), seguite da Sud (68,8%) e Nord (65,1%). L’indice di rischio (vittime per 100 mila abitanti) risulta significativamente più alto tra le donne e in particolare nella fascia 35-54 anni.

    Riporto alcuni commenti dello psichiatra Luigi Cancrini:


    "La stragrande maggioranza degli omicidi si compie in famiglia. Da noi e in altri paesi. ... Con buona pace di quelli che continuano a santificare la famiglia, scaricando sulle coppie di fatto e sui gay la loro inutile aggressività.
    La maggior parte degli omicidi che si compiono in famiglia potrebbe essere evitata. Uccidere è un passaggio tardivo, in genere, all’interno di una escalation di violenze verbali e fisiche di cui nessuno parla se non quando l’irreparabile è gia accaduto. Nel paese in cui la famiglia deve essere difesa ad ogni costo quella che non è difesa, purtroppo, è la donna . Se si ribella e va dai carabinieri, quello che le viene consigliato è di pensarci bene: giustamente, del resto, perché se la denuncia va avanti, i tempi lunghi della giustizia la costringono a ritrattare o a subire ulteriori minacce ed altre botte. Nessuno le offre nulla, infatti, che possa aiutarla davvero a difendersi ed a riorganizzarsi dal punto di vista economico, abitativo o lavorativo. Nessuno, ovviamente, tranne i centri antiviolenza dei Comuni o delle Province che la accolgono, in casi estremi ma sempre per periodi brevi nelle scomodissime e povere comunità madre-bambino. Che le offrono un’assistenza legale ma che hanno risorse sempre troppo limitate per darle un aiuto reale e duraturo.
    Ci vuole un coraggio molto grande, in realtà, per ribellarsi nel caso in cui si sia vittima di violenza nella propria casa. Quello che se ne è accorto, finora in splendida solitudine, è il legislatore spagnolo perché una delle leggi approvate dal governo di Zapatero è proprio quella che riguarda la violenza di genere: la violenza, cioè, dell’uomo sulla donna e sui bambini. Immaginando corsie preferenziali e tempi molto brevi per l’intervento del giudice e misure immediate per il sostegno economico, abitativo e lavorativo della donna che trova la forza per sporgere la sua denuncia. Avversata violentemente (non si sa bene perché) dalla destra e dalla Chiesa, questa legge prevede fra l’altro, accanto alla pena, l’ obbligo di terapia per i violenti, finanziamenti e progetti per i servizi chiamati a metterla in opera.
    Con chiarezza proponendo l’idea per cui quella su cui si punta non è tanto la "punizione" dei colpevoli quanto la prevenzione di fatti più gravi: una prevenzione naturalmente basata sulla cura delle persone problematiche e dei legami in cui si soffre troppo...
    "Odio et amo" diceva Catullo, ed è sicuramente vero che l’odio può stravolgere la vita di una coppia rendendola insensibile ai guai che la lacerazione produce sui due partners e sui figli che hanno la sventura di vivere con loro. Quando un nodo di questo tipo si stringe intorno alla vita di due persone condannate a stare insieme dalla loro stessa patologia oltre che dalle costrizioni culturali o istituzionali, d’altra parte, sperare che loro ne escano da soli serve a poco.
    Quello che è necessario fare con urgenza, invece, è aiutarli a portare fuori la propria sofferenza. Chiedendo aiuto per lei e per lui perché, riconosciuto colpevole di aver picchiato la moglie, l’uomo che in relazioni come queste perde la sua capacità di controllo e di critica, può essere aiutato seriamente a non diventare l’assassino di lei e dei propri figli. La cosa più importante da fare, dunque, è una legge che renda facile questa richiesta d’aiuto. Rompendo la convinzione diffusa, prima di tutto, del matrimonio e della famiglia intesi come "bene assoluto". ...L’idea da cui dobbiamo partire a questo punto non può essere che una: quella per cui fondamentale, in tutte queste situazioni, è un intervento precoce. Un intervento che renda difficili e del tutto improbabili, cioè, gli sviluppi più drammatici di cui, come lei giustamente nota, ci si accorge, altrimenti, dopo: quand’è troppo tardi".

    francesco giubbolini, psichiatra

    fonti: Unità, spogli.blogspot.com, ANSA


    14\06\2007

    FONTE: http://vitadicoppia.blogosfere.it/2007/06/...-domestica.html
     
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  8. adangwin
     
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    CITAZIONE
    francesco giubbolini, psichiatra

    fonti: Unità, spogli.blogspot.com, ANSA

    Certi uomini hanno definitivamente perso la loro dignità maschile.

     
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  9. Wishotel
     
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    CITAZIONE (Davide.4. @ 15/6/2007, 21:07)
    Al Pride lesbiche e femministe insieme

    Vista la volontà dei vari gruppi lesbici e femministi di partecipare al Roma Pride 2007 con uno spezzone separatista, scendiamo tutte insieme in piazza per affermare la gioia di vivere, di convivere, di esistere nonostante gli orrori del patriarcato

    Ecco reduan, mi riferivo a questo quando chiedevo il vostro punto di vista sull'omosessualità...

    Edited by Wishotel - 16/6/2007, 15:49
     
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    Lupus in fabula

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    CITAZIONE (Wishotel @ 16/6/2007, 15:13)
    CITAZIONE (Davide.4. @ 15/6/2007, 21:07)
    Al Pride lesbiche e femministe insieme

    Vista la volontà dei vari gruppi lesbici e femministi di partecipare al Roma Pride 2007 con uno spezzone separatista, scendiamo tutte insieme in piazza per affermare la gioia di vivere, di convivere, di esistere nonostante gli orrori del patriarcato

    Ecco reduan, mi riferivo a questo quando chiedevo il vostro punto di vista sull'omosessualità...

    Boh, scusa continua a risultarmi poco chiaro il collegamento.
    Nel momento in cui si tenta di difendere la maschilità, chiaramente ci si riferisce al mondo eterosessuale.
    Che poi non si vedano gli omosessuali come li si vedevano ai tempi del medioevo, è un altro paio di maniche.
    Se volevi sapere se parteciperemmo volentieri al gay pride magari con una delegazione, beh, la mia risposta personale, prima ancora che come gruppo, (di cui non ho la rappresentanza, tra l'altro) è certamente un "NO" secco e la sola ipotesi mi fa venire l'orticaria.
    Tra l'altro loro vedono "gli orrori del patriarcato". Bah. nulla di nuovo sotto il sole. ...E' risaputo che il patriarcato è causa e fonte di tutti i mali, è il demonio personificato, più sconvolgente e distruttivo di 10mila bombe atomiche, di peggio al mondo non c'è e non c'è mai stato... Bah.
     
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  11. Davide.4.
     
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    Immaginiamo che sia stato Adamo a tentare Eva porgendole il frutto proibito, come proseguirebbe la storia?

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    Dopo tante battaglie combattute in nome di una presunta eguaglianza, piano piano, si fa strada l’idea che uomini e donne siano profondamente diversi e che, al massimo, possano essere equivalenti.

    Anna Lucchiari ha provato a ragionare su queste differenze che vengono da molto lontano e che sono riscontrabili nei miti cui si rifanno, da sempre, gli uomini per costruire la propria identità di maschi.

    Con una sottile ironia in Secondo Eva. Oltre l’universo maschile, ne ripercorre alcuni che resistono al logorio dei millenni, attribuendo la loro persistenza al maggior bisogno di sicurezze di cui necessita l’uomo per crescere.

    Le donne, sostiene Anna Lucchiari, non hanno bisogno di miti, e infatti non ne hanno che alcuni costruiti dagli uomini, perciò sono più duttili, più elastiche, più adattabili; sono anche più fortunate perché l’evento della maternità, che è di loro strettissima competenza, regala tante pene, ma solleva anche da alcune angosce esistenziali.

    È solo necessario che le donne riscoprano l’orgoglio della propria identità, come se appartenessero ad una razza diversa, e imparino a vivere la vita esclusivamente secondo Eva.

    Una donna dovrebbe imparare a dirsi tutti i giorni guardandosi allo specchio: mi piace come sono, sto bene con me e non ho bisogno che un uomo mi spieghi come sono, salvo che non si tratti di un artista, perché l’uomo non ha gli strumenti per vedere i colori che io sola vedo.

    Non può sentire come io sento, non può amare la vita nel modo in cui io la amo, non può soffrire come soffro io per la mancanza d’amore. Perché per un uomo, Orfeo, Ulisse o Gilgamesh, l’amore per una donna non è che un episodio nella varietà della sua vita.

    Anna Lucchiari, veneziana, traduttrice e scrittrice, ha fondato e diretto la rivista Cultura e Educazione; tra le sue pubblicazioni numerosi testi di poesia tra cui Momenti (1975), Il potere della notte (1979), La chiocciola demente (1982), Il temposauro (1985), La chiave dei giorni (1992), L’anima di cristallo (1995) musicata dal Maestro Franco Mannino in forma di melologo, Pur che il sogno viva (1999).

    "Non credo alle razze e non mi servono nemmeno le foto chiarificatrici per convincermene. Ma all’esistenza di due razze credo in modo invincibile, inalterabile, incondizionato e in condizionabile. Nel mondo ci sono due razze: i Maschi e le Femmine" (Anna Lucchiari)

    01\02\2007


    FONTE: http://mondodonna.blogosfere.it/2007/02/se...o-maschile.html
     
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  12. Davide.4.
     
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    Fate fuori le donne, ma non date la colpa alle armi!

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    La strage della scuola in Virginia non poteva non suscitare un dibattito dalle proporzioni bibliche, che si ridimensiona drasticamente nel giro di pochissimi giorni.

    E se si ricomincia a gridare allo scandalo per la concessione troppo facile delle armi negli Usa, qualcuno si scandalizza e tira in mezzo l'appartenenza geografica del carnefice, asiatico, e dunque nemico.

    Nessuno pensa che tutto questo è successo per una donna, anzi per la passione di un uomo nei confronti di una donna; una passione insana, che l'uomo in questione, aiutato da una legge disarticolata e semplicistica, ha sfogato nella maniera più assurda possibile.

    Ma non ce la prendiamo solo ed esclusivamente con la legge che permette di avere armi in casa senza alcun requisito perchè in realtà anche chi le armi in casa le può possedere solo su licenza non si fa scrupoli ad ammazzare se ce n'è bisogno (bisogno?).

    E ad ammazzare soprattutto le donne, ree di averlo tradito, lasciato, di aver parlato troppo; ree, spesso, di esistere. Non a caso le statistiche parlano di un 70% di donne morte per mano del loro compagno e di certo non si tratta del 70% delle donne morte che vivono negli Stati Uniti, ma di quelle che vivono in Paesi cosidetti "a zero rischio".

    Quasi quasi, messa così, preferirei la libera vendita di armi: se tu uomo possiedi un'arma anche io posso averne una sotto il cuscino e a parità di armi mi potrei anche difendere...

    Peccato che la realtà superi di molto la fantasia...

    17\04\2007


    FONTE: http://mondodonna.blogosfere.it/2007/04/fa...-alle-armi.html

    Edited by Davide.4. - 17/6/2007, 22:51
     
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  13. Davide.4.
     
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    La crisi del maschio latino

    Nei giorni passati sarà capitato un po’ a tutti di leggere su vari quotidiani a tiratura nazionale o locale la notizia sull’aumento delle disfunzioni sessuali maschili e sul crescente numero di richieste di intervento per l’allungamento del pene.

    I numeri riportati nei diversi quotidiani sono sconcertanti e sembrerebbero rimandare l’immagine di un maschio latino ormai sessualmente in crisi. Ma, a conti fatti, il bisturi è davvero la soluzione unica e sicura per i problemi che si verificano in camera da letto? Non sarebbe molto più utile cercare di capire cosa si nasconde dietro di questi e cosa essi stessi nascondono prima di ricorrere ad un simile intervento?

    Oggi, dai nostri uomini, esigiamo la soddisfazione di tutte le nostre richieste più sfrontate. Non facciamo più mistero di fantasie e desideri un tempo inconfessabili e che potevano essere accettati solo se isolati all’interno delle 4 mura della mente. Se un uomo non si dimostra all’altezza della situazione ecco che si ritrova alla ricerca di una nuova compagna dopo essere stato scaricato senza mezze misure. In altre parole, la maggiore sicurezza sessuale femminile ha messo in crisi un uomo che, prima della rivoluzione sessuale, la faceva da padrone fino a riempirlo di ansie e dubbi circa la propria prestanza fisica e le sue doti di perfetto amatore.

    A tutto ciò dobbiamo, poi, aggiungere i falsi miti che ancora oggi influenzano la nostra vita sessuale, tra cui quello che sostiene (contro ogni evidenza!) che ad un pene più lungo corrisponde un piacere maggiore. Ecco, dunque, che otteniamo un cocktail che sembrerebbe giustificare in pieno il ricorso al lettino operatorio.

    La realtà, però, è ben diversa e moltissime sono le fonti, dalle riviste scientifiche all’esperienza di numerosissime donne, che ci dicono che non è la quantità che conta, ma la qualità! Se solo ci si soffermasse un attimo in più a riflettere, ci si accorgerebbe che l’intervento chirurgico è solo parzialmente risolutivo ed adatto solo a casi veramente particolari. In linea di massima, esso consiste nell’applicazione di una protesi rivestita da un lembo di pelle prelevato dall’interno coscia o dall’avambraccio. L’applicazione di tale protesi va, inevitabilmente, a modificare la naturale funzionalità del pene e, proprio per questo, non è detto che il risultato finale sia quello atteso o sperato. In sostanza, permettetemi la schiettezza, non serve a niente avere un pene di 28 cm (o addirittura maggiore!) se poi è poco funzionale!

    Gli uomini bianchi caucasici hanno misure che variano dai 9 a i 18 cm di lunghezza in fase di erezione e solo al di sotto di queste si può parlare di patologia (in genere si parla di micropenìa). Lo stesso discorso vale anche per il diametro del pene in erezione: anche questo è estremamente variabile, ma non dovrebbe influire sul piacere sessuale. Le spiegazioni principali di ciò sono due: 1. la vagina è un muscolo e, in quanto tale, perfettamente adattabile a diverse forme e dimensioni;

    2. esiste la possibilità di adottare diverse posizioni nel rapporto sessuale che permettono di provare piacere in modo diverso (per es. attraverso una penetrazione più superficiale o più profonda).

    Ancora una volta, il trucco sta nella fantasia e nella voglia di sperimentare insieme.

    Altro problema chiamato in causa nei suddetti articoli è quello dell’ansia da prestazione che è, quasi sempre, la causa di molte disfunzioni sessuali maschili. Questa è certamente una questione più complessa della precedente (anche se possono essere legate) e ha diverse cause scatenanti (stress, stanchezza, problemi della vita quotidiano, poca esperienza in campo sessuale, problemi di coppia, ecc.), ma anche in questo caso non sarà un intervento chirurgico a risolverla. Certo questo potrebbe sembrare un discorso di parte, ma cercare di capire le cause scatenanti e lavorarci su per eliminarle, ridurle o controllarle può portare a risultati di gran lunga migliori.

    Quello della sessualità è un mondo complesso e multisfaccettato. A volte può bastare davvero poco per venire a capo di un problema in apparenza irrisolvibile, altre volte è necessario un impegno maggiore, ma vale sempre la pena di provare altre alternative (come per es. il ricorso ad un sessuologo) prima di ricorrere a soluzioni drastiche, che non sempre mantengono le promesse fatte e, soprattutto, irreversibili!

    Dott.ssa Rosamaria Spina
    Psicologa- Sessuologa
    Esperta in Psicologia dello Sport


    FONTE: http://www.ebeteinfiore.it/leggi.asp?id_art=1482&id_area=67
     
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  14. silverback
     
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    CITAZIONE
    Non facciamo più mistero di fantasie e desideri un tempo inconfessabili e che potevano essere accettati solo se isolati all’interno delle 4 mura della mente.

    Magari fosse vero. -_-
    La realtà è che al di là delle tanti inutili chiacchiere che fanno (e alle quali la stragrande maggioranza degli uomini crede), le femmine sono piene di paranoie e inibizioni.
    Mai conosciuta una realmente "libera" come me o altri uomini di mia conoscenza (e non).

    CITAZIONE
    In altre parole, la maggiore sicurezza sessuale femminile ha messo in crisi un uomo che, prima della rivoluzione sessuale, la faceva da padrone fino a riempirlo di ansie e dubbi circa la propria prestanza fisica e le sue doti di perfetto amatore.

    Soliti discorsi totalmente privi di logica.

    CITAZIONE
    Dott.ssa Rosamaria Spina
    Psicologa- Sessuologa
    Esperta in Psicologia dello Sport

    E' proprio vero che quando si tratta di questi argomenti la laurea non serve a niente.

    Anzi, molto spesso peggiora le cose.
     
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  15. Davide.4.
     
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    Roma - Donne sempre più tecnologiche: un’indagine dell’Osservatorio contenuti digitali

    Roma
    martedì, 5 giugno 2007
    ore 10.30
    Horti Sallustiani, sala Adrianea
    piazza Sallustio, 21

    Donne sempre più tecnologiche
    e italiani sempre più acquirenti di contenuti digitali culturali

    Questi alcuni dei risultati dell’indagine commissionata dall’Osservatorio permanente contenuti digitali ad ACNielsen.

    La ricerca sarà presentata ufficialmente nel corso del Convegno: Liquidi e mutanti. Industrie dei contenuti & consumatori digitali.

    Il gap tecnologico tra donne e uomini si sta riducendo: nelle nuove generazioni dai 14 ai 24 anni le ragazze hanno lo stessa confidenza con la tecnologia dei loro coetanei, mantenendo però un livello di consumi culturali superiore ai maschi. Sono le ragazze il nuovo modello e l’interlocutore più promettente in futuro per integrare i contenuti e le tecnologie? Forse...

    La presentazione dell’indagine sarà introdotta dal presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Federico Motta. Seguiranno l’illustrazione dei risultati della ricerca a cura di Roberto Borghini, Consumer Marketing Manager ACNielsen Italia e un’analisi economica dei risultati a cura di Emilio Pucci dell’e-Media Institute (Le industrie dei contenuti: quali i punti di partenza per definire modelli di business nel mondo digitale?).

    Per partecipare all’evento si invita a compilare questo form

    Per ulteriori informazioni: Sito internet: www.osservatoriocontenutidigitali.it [email protected]

    Link consigliati Osservatorio permanente contenuti digitali

    1 giugno 2007


    FONTE: http://www.womenews.net/spip3/spip.php?art...echerche=maschi



    Settimana rosa: donne e violenza

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    Tre film per parlare di donne e violenza: l’appuntamento promosso dalla sezione cittadina della Fidapa è inserito nel calendario della "Settimana rosa" dedicata alle pari opportunità. La prima proiezione, lunedì 18 giugno alle 21 in sala Colitto, prevede la pellicola "Water" di Deepa Mehta: " la violenza è ai danni di donne bambine indiane che vengono private quotidianamente dei propri diritti".

    Mercoledì 20 giugno il pubblico potrà assistere a "La bestia nel cuore", per la regia di Cristina Comencini: "La violenza è consumata nell’ambito di una famiglia borghese severa e perbenista". La rassegna si concluderà venerdì 22 giugno con "La sconosciuta" di Giuseppe Tornatore: "La violenza è subita da giovani donne dell’Est che inseguono sogni di libertà e di benessere, ma finiscono nella rete della prostituzione".

    Primonumero.it


    17-06-2007

    FONTE: http://blog.libero.it/taniarocha/commenti....=46134#comments
     
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930 replies since 30/3/2007, 20:28   33417 views
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