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    Il trionfo dell'uomo "meglio che niente"

    Pubblicato da Barbara Sgarzi

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    L’altra sera ero a cena con alcune amiche. Si parlava, come spesso accade, di uomini. Dei nostri e di quelli altrui. Delle storie che sentiamo, delle nostre amiche, delle semplici conoscenti, anche di quelle che “beh, se l’ha piantata, ha fatto bene”. Già dalla scelta dell’argomento, ci sono innumerevoli spunti di riflessione: gli uomini a cena fuori non parlano mai di donne, a parte quando devono occasionalmente citare con chi, quante volte e con quanto gusto. Soprattutto, non parlano mai delle loro donne. Le donne a cena fuori, pur con tagli diversi e da mille angolazioni, parlano SOLO di uomini. Possibilmente dei loro.

    Tornando a casa, però, riflettevo su una cosa che mi colpisce sempre di più. Mai come negli ultimi anni vedo emergere una (pericolosa) tendenza femminile: tenersi l’uomo “meglio che niente”.

    L’uomo “meglio che niente” è un concentrato di difetti. Pigro, noioso,un vero couch potato, poco passionale, zero romantico, eterno Peter Pan attaccato alle gonne della mamma, senza alcuna voglia di “fare sul serio”, nemmeno dopo anni, uno che pensa che “la progettualità della coppia” sia una brutta malattia.
    Eppure noi donne ce li teniamo.
    Ci lamentiamo costantemente, ci sfoghiamo con le amiche, ci diciamo nervose e insoddisfatte, si, ma ce li teniamo. Se lo tiene quella che ci sta insieme da una vita perché “hai visto la gente che c’è fuori? Almeno di lui mi fido”. Se lo tiene quella che da anni spera invano in una casa e una famiglia, e racconta a se stessa e agli altri che “per ora va bene così, vivo giorno per giorno”. Se lo tiene quella che quando ha fatto sesso l’ultima volta con il suo “meglio che niente” portava ancora la giacca con le spalline imbottite.

    D’altronde se anche le quattro eroine di Sex&The City ci hanno lasciate, soffocate da una colata di melassa (rivedevo l’altra sera l’ultima, inguardabile puntata: tra Miranda che fa il bagno alla suocera andata via di testa, Samantha cancroguarita col suo modellone biondo che ha volato tutta la notte solo per dirle ti amo, Charlotte con quel mostro di marito pelato che adotta una figlia e Carrie che si sdilinquisce per la telefonata di Big, alla fine saltavo sul divano gridando “tradimento!), e sono state sostituite dalle casalinghe disperate che non fanno altro che graffiarsi la faccia e tirarsi i capelli disputandosi i favori di un uomo, che sia il marito sadomaso, il giardiniere adolescente o l’idraulico homme fatal, direi che il modello del “meglio che niente” è ormai una tendenza consolidata. Uomini deboli, traditori, fasulli e fragili come i nostri. Ma queste non li mollano neanche a morire. Avvinte come l’edera, altro che “meglio sola”, altro che single è bello..

    Forse, però, più che una tendenza che emerge, è una questione di età: il solito discorso che dopo i 30, si lasciano da parte i sogni, si diventa più pragmatiche, si guardano altre cose invece che l’innamoramento e la passione, insomma per chiamarla col suo nome: abbiamo una fottuta paura della solitudine. Quel mostro di saggezza di mia nonna, parlando di donne in cerca di marito, ripeteva sempre: “Prima dei venti (ok, erano altri tempi: oggi diremmo, prima dei trenta) Pater, Pater, ch’u vegna bel. (Padre, Padre, mandamelo bello: perdonate la grafia fonetica, ma in dialetto più o meno suonava così)

    Dopo i venti, Ave Maria pur che sia.”

    E poi uno si stupisce che abbia avuto successo un libro come The Rules, che rispolverava le norme di comportamento da ragazza di buona famiglia.

    Io mi stupisco che ancora crediamo, e proviamo a far credere, di essere diverse da mia nonna.

    31\01\2006






    Alla ricerca dell'uomo ponte

    Pubblicato da Barbara Sgarzi

    Io ho un sacco di amiche in giro alla ricerca dell’uomo ponte.
    L’uomo ponte è quello che ti da la spinta giusta per mollare l’uomo meglio-che-niente col quale ti sei impantanata da mesi, peggio, da anni. Sai che non stai andando da nessuna parte, anzi ti stai spegnendo lentamente in una palude di noia soffocante. Tant’è.
    Tant’è non hai il coraggio di mollare il meglio-che-niente. Perché sono anni che ci stai insieme, perché poi in fondo è bravo (fallo anche cattivo, dico io…), perché piace a tua mamma, per i motivi e gli alibi più stupidi, ma te lo tieni.

    A meno che...

    A meno che, sulla tua strada che ti sembra tristemente segnata, non si profili l’uomo ponte.
    L’uomo ponte non deve essere necessariamente bello, ma aiuta.
    E’ sicuramente brillante, simpatico, ha tanti amici, mille interessi e molta energia.
    L’uomo ponte ti trascina: ti fa uscire, ti fa divertire, soprattutto ti fa ridere.
    L’uomo ponte serve a farti balenare che un’altra vita è possibile. A farti apparire il meglio-che-niente ancora più incolore e sciapo, come se paragonassi il brodo di carne della mia mamma alla minestrina Knorr (non so com’è il brodo delle vostre mamme, quello della mia, parlando in termini di marketing, è un benchmark).
    L’uomo ponte, ovviamente, non è il grande amore: lui non si innamora di te, attenzione: passa e va.
    E non pensare nemmeno un minuto di tendergli trappole per tenerlo per sempre: la sua funzione, come da nome, è quella di raccordo. Ti traghetta dall’altra parte, e quando ci sei, voilà, scompare (l’uomo ponte ha un sacco da fare: le ragazze impaludate coi meglio-che-niente abbondano).
    Però tu hai imparato a camminare da sola.
    Non a tutte serve l’uomo ponte, eh: ci sono quelle che appena sentono odore di muffa e ciabattìo di pantofole fuggono da sole più veloce delle luce. Bravissime.

    A chi non ce la fa, però, auguro di trovare il suo ponte. Non mollatelo.Vi trascinerà fuori.

    03\03\2006






    Il cervello delle donne

    Pubblicato da Barbara Sgarzi

    Tra pochi giorni, esattamente il 1 agosto, sarà disponibile su Amazon The Female Brain.
    Scritto dalla neuropsichiatra Louann Brizendine, si preannuncia come un "caso" che ha già fatto discutere prima ancora di raggiungere le librerie.
    Brizendine ha dedicato 20 anni di studio alla psichiatria "al femminile", focalizzata sull'interazione tra salute mentale femminile e struttura e chimica cerebrale.
    Il libro si prospetta soprattutto come un elogio della differenza. Che farà discutere, e molto, lo si capisce già da questa piccola presentazione del testo fatta dalla Brizendine stessa (traduzione mia):

    Ogni cervello nasce come un cervello femminile. Diventa maschile solo 8 settimane dopo il concepimento, quando l'eccesso di testosterone riduce i centri di comunicazione e la corteccia, e raddoppia la parte del cervello dedicata al sesso.

    Ovviamente psicologi e sociologi che criticano questo approccio sottolineano come porti a enfatizzare stereotipi stantii e fuori moda, modello "guerra dei sessi".

    In ogni caso, io sono molto curiosa di leggerlo, e di vedere anche se sarà tradotto in italiano. Anche perché nella scheda di presentazione promette di spiegare, finalmente, perché:

    - Una donna usa circa 20.000 parole mentre un uomo solo 7.000;
    - Le adolescenti sono ossessionate dal loro aspetto fisico e adorano parlare al telefono (aggiungerei: non solo le adolescenti);
    - Una donna pensa al sesso una volta ogni due giorni circa, mentre un uomo ogni minuto;
    - Una donna intuisce i sentimenti altrui, mentre un uomo non riesce a capire le emozioni a meno che non si manifestino con pianto o dolore fisico;
    - Una donna sopra i 50 è più propensa a divorziare di un uomo (questa davvero non l'ho capita).

    24\07\2006






    Il matrimonio non conviene alle donne!

    Pubblicato da Veruska Anconitano

    Non credo servisse una ricerca inglese per dimostrare questa cosa, ma certo i dati aiutano a capire meglio cosa succede nel mondo, e nel mondo femminile, quando ci si sposa.
    Il Daily Mail ha infatti riportato i risultati di uno studio effettuato su un campione di 12.000 persone, tra uomini e donne, che dimostra come la vita di coppia comporti per noi donne un aumento pari al 50% delle ore dedicate alle fatiche di casa.

    Se infatti, sostiene la ricerca, una ragazza che vive sola si dedica alla casa ogni settimana per circa 10 ore, una donna che si sposa o convive vede alzare le ore settimanali dedicate alle pulizie, alla cucina e a stirare a 15.

    Ore che salgono nel momento in cui arrivano i figli.

    Ovviamente il rovescio della medaglia è completamente a favore dell'uomo per il quale le ore dedicate alla fatiche domestiche scendono da 7 a 5 ogni settimana.

    E sapete perchè? Semplice, perchè ogni uomo che si rispetti è convinto che la sua donna voglia essere considerata l'unica regina del focolare domestico e dunque preferisce non immischiarsi nelle faccende di casa!

    A salvare gli uomini dai lavori domestici arriva pure la psicologia secondo cui nel momento in cui l'uomo percepisce un controllo sulla propria vita inizia ad avere difficoltà nel recepire i messaggi.
    Morale della favola: dobbiamo essere noi donne a imparare il modo migliore per chiedere ai nostri compagni come e quando pulire, evitando qualunque tipo di oppressione e dando l'impressione di non voler esercitare un controllo su di loro.

    Ma a noi, questa ossessione da ordine a tutti i costi chi ce la toglie? E soprattutto, quando impareremo che WonderWoman esiste solo nelle favole?

    23\02\2007






    Le donne? Più qualificate ma sottopagate

    Pubblicato da Veruska Anconitano

    Interessanti i dati presentati da Federmanager durante il convegno milanese Donna è competitività.
    Dai quali emerge una situazione paradossale e in qualche modo inquietante: le donne manager in Italia sono poche ma quelle poche sono più qualificate dei colleghi maschi anche se pagate di meno. Non solo, perchè quasi la metà di loro ha rinunciato ai figli per la carriera.

    Secondo Federmanager, infatti, sugli 82.000 dirigenti delle aziende industriali italiane il 95% è uomo; detto ciò, il 70% delle donne manager ha una laurea contro il 62% dei colleghi maschi e se la retribuzione media del dirigente italiano è di 95.000 euro lordi l'anno per le donne si ferma a 83.340 euro.

    Ulteriore differenza è fatta tra le donne single e le donne sposate, magari con figli: le single raggiungono la retribuzione media di 92.000 euro, le manager sposate con figli si fermano a 80.500 euro l'anno e le coniugate a 81.000.

    Interessante l'opinione espressa dal consigliere milanese Tiziana Maiolo secondo cui anche "continuare a chiedere alle donne come conciliano il lavoro e la famiglia è frutto dello stereotipo. La base della discriminazione è lo stereotipo che in Italia oscilla tra la mamma e la velina".

    Sarebbe dunque il caso di modificare culturalmente l'approccio ai ruoli familiari ridisegnando le gerarchie storiche in relazione ai mutamenti della società.

    Non solo, perchè sarebbe anche il caso che le donne stringessero alleanze tra di loro esattamente come in passato hanno saputo fare gli uomini che, creando fronte comune, hanno sempre saputo competere senza affossarsi reciprocamente.

    Una cosa è certa: per le donne manager il mondo deve purtroppo ancora evolversi.

    19\02\2007






    Sesso, le italiane le più attive

    Pubblicato da Veruska Anconitano

    Le donne italiane sono le più attive sessualmente, almeno stando all'indagine internazionale Yasminelle promossa dalla società europea di contraccezione su un campione di 11.490 donne di 14 paesi tra 15 e 49 anni.
    Il 59% delle italiane ha uno o più rapporti sessuali alla settimana; a seguire le ceche (57%), le russe (56), le francesi (55) e le spagnole (54). Ultime le austriache (38%).

    Lo studio è stato presentato nell'ambito del lancio della pillola anticoncezionale a bassissimo dosaggio di estrogeni e all'interno della quale è presente un ormone di sintesi a base di drospirenone in grado di contrastare la ritenzione idrica, bloccare l'effetto degli ormoni maschili, di esercitare un buon controllo del peso e di aumentare la concentrazione delle sostanze che procrano benessere.

    Nonostante l'attività sessuale elevata, però, le italiane si contraddistinguono per la scarsa attenzione verso la contraccezione: solo il 29% usa la pillola e sempre più donne preferiscono i metodi naturali come il coito interrotto o il preservativo.

    Sono 2,2 milioni le italiane tra 15 e 49 anni che usano contraccettivi ormonali: in testa le sarde, 28,6%, seguite da valdostane (22,8%), liguri (19,9%) ed emiliane (19,4%). In coda le campane (7,6%) e le donne lucane 7,3%.

    05\02\2007






    L'amicizia tra donne è più profonda

    Pubblicato da Veruska Anconitano

    Per gli uomini è assodato: noi donne siamo iene. Ma, purtroppo per loro, lo studio inglese riportato da Blogosfere Style & Fashion ci scagiona completamente dall'accusa.
    Secondo l'università di Manchester, infatti, non è affatto vero che noi donne sono delle megere e anzi la nostra propensione nei confronti degli altri è molto più spiccata rispetto a quella degli uomini; ciò perchè, sostengono gli esperti, siamo più adatte verso le amicizie durature in cui ci si offre al 100%.

    Per noi donne, infatti, l'amicizia è uno dei valori fondamentali dell'esistenza umana e faremmo di tutto pur di preservarla e conservarla; al contrario degli uomini che invece spesso basano le loro amicizie sul tornaconto personale o sull'interesse, senza mai approfondire i legami che instaurano.

    Secondo lo studio, infatti, il 47% delle donne sente quotidianamente la sua migliore amica contro il 36% degli uomini; inoltre il 33% delle donne sente le seconde amiche quotidianamente, mentre solo il 28% degli uomini fa la stessa cosa con i secondi amici.

    Ciò perchè, sostiene l'Università di Manchester, se gli uomini instaurano rapporti solo con persone che ritengono affini, le donne sono più aperte alle differenze e quindi pronte a instaurare amicizie con tipologie umane di diverso tipo.

    Poi, diciamola tutta, non è che ci volesse uno studio inglese a dimostrare che noi donne vogliamo solo amicizie vere e profonde: da chi ci faremmo accompagnare in bagno se non fosse così?

    29\03\2007






    Scuola: Istat, ragazze piu' brave

    Tra le donne le ripetenti sono la meta' rispetto agli uomini
    Scuola: Istat, ragazze piu' brave


    (ANSA) - ROMA, 3 AGO - Le donne si confermano piu' brave degli uomini, sia a scuola sia all'universita'. A dirlo questa volta e' l'Istat. Tra le donne la quota di ripetenti e' la meta' rispetto agli uomini (16,4% contro il 31,1%). Le studentesse hanno voti piu' alti alla maturita' e si iscrivono all'universita' in un numero superiore rispetto agli studenti maschi. La strada per arrivare al diploma e' accidentata per gli studenti italiani, ma lo e' statisticamente un po' meno per le ragazze.

    03\08\2006






    Reggio E.: le donne sono più brave ma guadagno meno

    Reggio Emilia - Sono davvero poche le ragazze iscritte ai corsi di laurea di Meccatronica, ingegneria Meccanica o Elettronica, mentre è quasi tutta al femminile la facoltà di Scienze della Formazione: solo donne sono le educatrici di asilo nido, rosa al 90% il corso di Formazione Primaria, all'88% quello di Scienze dell'Educazione. Le ragazzesi laureano prima e con esiti migliori rispetto ai maschi: a laurearsi prima dei 20 anni è infatti l'84% delle femmine e il 71,4% dei maschi con votazioni suoeriori ai 27/30 il 28,9% delle femmine e il 14% dei maschi.

    Sono alcuni dati emersi ieri nel corso della tavola rotonda dal titolo "Gender Education. Differenza di genere e Didattica della scienza e della tecnica" promossa dall'Assessorato provinciale alle Pari Opportunità e dalle Consigliere di Parità di Reggio Emilia.
    All'iniziativa, svoltasi nell'Aula magna dell'università di Modena e Reggioalla presenza di un centinaio di studenti delle superiori e insegnantihanno preso parte l'Assessoraalle Pari Opportunità Loredana Dolci, le Consigliere di Parità Natalia Maramotti e Donatella Ferrari, la Preside della Facoltà di Scienze della ComunicazionePaola Vezzani, della Facoltà di Agraria Rosanna Scipioni, di Ingegneria Bianca Rimini e di Scienze della Formazione Roberta Cardarello (Università di Modena e Reggio) e Maria Paola Romano del Progetto Futuro al femminile di Microsoft.

    L'Assessora Dolci, dopo aver ricordato che anche nella nostra realtà l'occupazione femminile non versa in ottime condizioni (con un tasso di disoccupazione al 5,4%), ha sottolineato con forza che "le donne a parità di mansioni guadagnano meno degli uomini. Il gap salariale è presente a tutti i livelli anche per le laureate, nonostante conseguano migliori profitti rispetto ai colleghi maschi. Tra i neolaureati che percepiscono uno stipendio inferiore a 850 euro il 39,6% è donna e il 18,5% maschio, mentre tra chi prende più di 1050 euro il 28,4% è maschio e il 16,3% è femmina. Occorre metter fine a questa disparità salariale che oltre a costituire una vera e propria discriminazione, svaluta e sminuisce il lavoro delle donne, che troppo spesso però, anche quando intraprendono studi scientifici si fermano all'insegnamento".

    "Con iniziative come queste - hanno poi spiegato le Consigliere di parità - vogliamo contribuire ad incentivare le ragazze ad immaginarsi anche in altri ruoli che non siano solo quelli dell'insegnante, perchè è tempo di utilizzare in modo adeguato il capitale umano femminile che non è migliore di quello maschile, ma è diverso e la differenza costituisce un valore".

    21\03\2007






    Più brave le donne al volante

    I dati delle compagnie assicurative smentiscono il luogo comune che le donne al volante sono un pericolo. Le guidatrici, infatti, dimostrano una condotta generalmente più prudente ed un uso più razionale del veicolo rispetto agli uomini. Gli automobilisti in gonnella limitano quindi il rischio di incidenti e i risarcimenti delle compagnie

    Il Centro Studi Direct Line ha analizzato attraverso studi commissionati a importanti istituti di ricerca sugli atteggiamenti alla guida di numerosi segmenti di popolazione. Le donne ne escono tronfatrici. Il gentil sesso infatti risulta avere un profilo di rischio particolarmente basso. Dato confermato anche dall’Aci-Censis secondo cui la donna - che costituisce il 33% dell’universo assicurato per Rc auto - presenta un basso livello di sinistrosità.

    Le automobiliste in gonnella, infatti, hanno dimostrato più altruismo rispetto agli uomini nei confronti del prossimo, dichiarando di essere disposte a fermarsi e a prestare soccorso a un automobilista con l’auto in panne, sia di giorno sia di notte.

    Ma non solo. Sono anche più precise quando si tratta della relazione con il proprio assicuratore soprattutto nel momento del bisogno: approfittano maggiormente del risarcimento diretto rispetto agli uomini, grazie alla loro precisione nella compilazione del modulo blu.

    Una minore conoscenza tecnica e teorica del veicolo e delle operazioni da compiere in situazioni critiche comportano da una parte una guida maggiormente intuitiva e finalizzata ad evitare situazioni di rischio e, dall’altra, una condotta generalmente più prudente e un uso più razionale del veicolo.

    Infine, nelle polizze personalizzate le donne pagano mediamente di meno perché organizzatrici e attente a eventuali sconti e promozioni offerte dal mercato.

    08\03\2007






    Istat: donne più brave e costanti degli uomini a scuola

    www.sassuolo2000.it
    Cultura, apprendimento, costanza e successi. Cosi' le donne sempre di piu' colorano di rosa gli anni della scuola e dell'universita': in tutti e tre i cicli scolastici i tassi di ripetenza sono costantemente inferiori per le donne rispetto agli uomini (4,4% contro 1,8%).

    Nella secondaria superiore, mette in luce ancora l'Istat nella ricerca "Come cambia la vita delle donne", la percentuale delle donne ripetenti e' del 4,5% a fronte di 9 ripetenti ogni cento iscritti maschi. Minore, inoltre, la tendenza femminile a interrompere il percorso scolastico: a cinque anni dall'iscrizione al primo anno conseguono il titolo di studio 84 ragazze e solo 73 maschi.

    E non dissimili i dati dell'universita': su cento immatricolate a sei anni di distanza si laurea una donna su due contro il 41,8% degli uomini. E piu' spesso concludono gli studi entro i tempi previsti: si laurea in corso il 14% delle donne contro il 12,9% degli uomini. Risultati migliori ottengono poi le donne, insospettabilmente, in discipline ritenute tradizionalmente maschili: ingegneria, matematica, statistica, architettura dove le iscritte sono aumentate esponenzialmente.

    Cosi', nelle secondarie superiori: le iscritte nei licei scientifici in cinquant'anni sono passate dal 18% al 51%, mentre le frequentatrici degli istituti magistrali, un tempo "feudo" del femminile, sono passate dal 71% di cinquant'anni fa al 13% di oggi.

    09\03\2004






    Smettere di fumare: le donne sono più brave

    Buone notizie per le fumatrici italiane: dire addio alla nicotina è possibile, basta seguire l'esempio delle numerosissime donne che sono già riuscite nel grande passo. A quanto pare, infatti, il gentil sesso sarebbe più deciso quando si tratta di smettere di fumare, almeno stando agli ultimi dati diffusi dall'Istituto Superiore di Sanità.
    Nel 2006, conferma un rapporto, la riduzione dell'abitudine al fumo è più marcata nel sesso femminile, che fa registrare un confortante 1,8 %, contro lo 0,7% degli uomini. ''Nel nostro Paese, dopo molti anni, per la prima volta, sono le donne a spegnere di più la sigaretta'', afferma Enrico Garaci presidente dell'ISS. Il fenomeno appare decisamente positivo, soprattutto in relazione al coinvolgimento diretto delle donne nella gestazione e nell'allattamento dei figli. E' risaputo, infatti, come l'abitudine al fumo incida in modo fortemente nocivo nella salute sia del il feto che del lattante. ''La consapevolezza dei danni del fumo - continua Garaci - è ormai diffusa, tanto che in questo ultimo anno hanno cercato di smettere oltre il 36% dei fumatori di cui il 75% l'ha fatto per motivi di salute e solo il 2,8% ha cercato di farlo per motivi economici''.

    Proprio per sensibilizzare ulteriormente i fumatori sui danni delle sigarette, l'ISS, insieme al Segretariato Sociale Rai e all'Istituto Nazionale dei Tumori, promuove una campagna di una settimana, dal 24 al 31 maggio prossimi. Il progetto coinvolgerà tutte le reti Rai e informerà i cittadini anche sugli strumenti disponibili per smettere di fumare e per prevenire le malattie causate dalla dipendenza da tabacco.

    ''Tra tutti coloro che hanno cercato di smettere di fumare c'è riuscito solo il 18,1%, mentre il 22% ha mantenuto l'impegno per un anno, ma il 34% ha resistito solo per qualche mese, e circa il 14% appena per qualche giorno'', ricorda Garaci. Questo dimostra che esiste un diffuso desiderio di cessare l'abitudine al fumo e che iniziative come quella dell'ISS possono trovare un terreno particolarmente fertile e hanno una ragione in più per essere offerte ai cittadini.






    Dicerie: SCUOLA E UNIVERSITA', LE DONNE SONO PIU' BRAVE
    da iltempo.it

    E le ragazze sono più brave

    LE DONNE si confermano più brave degli uomini, sia a scuola sia all'università. A dirlo è sempre l’Istat secondo il quale tra le femmine la quota di ripetenti è la metà rispetto ai colleghi uomini (16,4% contro il 31,1%). Le studentesse hanno voti più alti alla maturità e si iscrivono all'università in un numero superiore rispetto agli studenti maschi. Nell'indagine sui percorsi di studio e di lavoro (condotta nel 2004 su un campione di quasi mezzo milione di persone), l'Istat rileva che la strada per arrivare al diploma è accidentata per gli studenti italiani, ma lo è un pò meno per le ragazze. Ad allungare la permanenza fra le mura scolastiche sono le interruzioni di frequenza, bocciature e cambi di indirizzo. Per le donne questo è vero solo in parte. Il migliore rendimento scolastico fra le ragazze è evidente anche al momento dell'esame di maturità: il 26,4% delle diplomate del 2001 ha riportato una votazione compresa tra 90/100 e 100/100, percentuale che scende al 15,4% per i ragazzi. Nel complesso, i dati mostrano che il 27% degli intervistati arriva al diploma dopo i 19 anni. La quota più alta si registra negli istituti professionali (39,2%), mentre l_,5% degli studenti dei licei ha conseguito il diploma nei tempi previsti. Inoltre il 23% del campione è stato bocciato almeno una volta durante i cinque anni delle superiori. E c'è differenza tra indirizzi scolastici: tra i diplomati degli istituti tecnici la percentuale di bocciati è superiore alla media di 7 punti percentuali, mentre per è minima per i liceali (13,3%). E ancora. Nei tre anni successivi al conseguimento del diploma, circa il 62% dei diplomati del 2001 si è iscritto all'università. Per l'Istat, l'accresciuta tendenza a continuare gli studi è tra gli effetti della riforma universitaria, che ha strutturato i corsi di studio su due livelli, primo e secondo, della durata, rispettivamente, triennale e biennale. Anche per l'immatricolazione all'università, le ragazze fanno registrare le percentuali più alte: 66% contro il 57% dei ragazzi. Però, in questo caso, la situazione cambia. Dall'indagine emerge infatti che le più motivate a investire in formazione universitaria sono le diplomate che hanno frequentato scuole di tipo tecnico-professionale (28,1% rispetto al 20,3%). Mentre risultano più alte, anche se di poco, le percentuali di maschi immatricolati all'università che provengono dai licei (95,8% dei ragazzi, 94,7% delle ragazze) e dall'istruzione magistrale (72,95% degli uomini contro il 69,9% delle donne). Per la scelta della facoltà, il 60% dei diplomati del 2001 ha preferito i corsi ad indirizzo socio-economico-umanistico: 27% per l'area economico-sociale; 23% per l'area umanistica. Inoltre, sempre per la scelta della facoltà, sono stati evidenziati comportamenti diversi tra i due generi. I maschi prediligono i corsi di laurea del gruppo ingegneria ai quali si è iscritto il 24% a fronte del 4% delle donne. Lo stesso vale per le facoltà del gruppo scientifico: 7% i primi, 2% le seconde. La scelta delle diplomate invece ricade più spesso sui corsi dei gruppi insegnamento (7% rispetto all' 1% dei maschi), medico (10% contro il 4%) e linguistico (8,5% a fronte del 2% dei ragazzi).

    04\08\2006






    La donne sono più brave, ma guadagnano meno dei maschi

    Tavola rotonda "Gender Education. Differenza di genere e Didattica della scienza" promossa da Provincia e Consigliere di parità
    Sono davvero poche le ragazze iscritte ai corsi di laurea di Meccatronica, ingegneria Meccanica o Elettronica, mentre è quasi tutta al femminile la facoltà di Scienze della Formazione: solo donne sono le educatrici di asilo nido, rosa al 90% il corso di Formazione Primaria, all'88% quello di Scienze dell'Educazione. Le ragazzesi laureano prima e con esiti migliori rispetto ai maschi: a laurearsi prima dei 20 anni è infatti l'84% delle femmine e il 71,4% dei maschi con votazioni suoeriori ai 27/30 il 28,9% delle femmine e il 14% dei maschi. Sono alcuni dati emersi questa mattina nel corso della tavola rotonda dal titolo "Gender Education. Differenza di genere e Didattica della scienza e della tecnica" promossa dall'Assessorato provinciale alle Pari Opportunità e dalle Consigliere di Parità di Reggio Emilia. All'iniziativa, svoltasi nell'Aula magna dell'università di Modena e Reggioalla presenza di un centinaio di studenti delle superiori e insegnantihanno preso parte l'Assessoraalle Pari Opportunità Loredana Dolci, le Consigliere di Parità Natalia Maramotti e Donatella Ferrari, la Preside della Facoltà di Scienze della ComunicazionePaola Vezzani, della Facoltà di Agraria Rosanna Scipioni, di Ingegneria Bianca Rimini e di Scienze della Formazione Roberta Cardarello (Università di Modena e Reggio) e Maria Paola Romano del Progetto Futuro al femminile di Microsoft.

    L'Assessora Dolci, dopo aver ricordato che anche nella nostra realtà l'occupazione femminile non versa in ottime condizioni (con un tasso di disoccupazione al 5,4%), ha sottolineato con forza che "le donne a parità di mansioni guadagnano meno degli uomini. Il gap salariale è presente a tutti i livelli anche per le laureate, nonostante conseguano migliori profitti rispetto ai colleghi maschi. Tra i neolaureati che percepiscono uno stipendio inferiore a 850 euro il 39,6% è donna e il 18,5% maschio, mentre tra chi prende più di 1050 euro il 28,4% è maschio e il 16,3% è femmina. Occorre metter fine a questa disparità salariale che oltre a costituire una vera e propria discriminazione, svaluta e sminuisce il lavoro delle donne, che troppo spesso però, anche quando intraprendono studi scientifici si fermano all'insegnamento".

    "Con iniziative come queste - hanno poi spiegato le Consigliere di parità - vogliamo contribuire ad incentivare le ragazze ad immaginarsi anche in altri ruoli che non siano solo quelli dell'insegnante, perchè è tempo di utilizzare in modo adeguato il capitale umano femminile che non è migliore di quello maschile, ma è diverso e la differenza costituisce un valore".

    20\03\2007






    Le donne reggono meglio l’alcol

    Diventano più rilassate e meno aggressive

    Ad alcuni uomini non farà piacere saperlo, ma gli scienziati hanno scoperto che le donne reggono meglio le bevande alcoliche. Un gruppo di ricercatori dell’Università del Kentucky ha determinato che la perdita di inibizione dei maschi è tre volte superiore a quella delle donne con identici livelli di alcol nel sangue.
    In un articolo pubblicato sulla rivista “Addiction”, i ricercatori scrivono che lo studio potrebbe spiegare come mai gli uomini ubriachi tendono a diventare più facilmente aggressivi. A quanto pare, l'alcol stimola maggiormente i maschi, mentre ha un effetto calmante sulle donne.
    Lo psicologo Mark Fillimore e colleghi hanno somministrato a ventiquattro volontari (dodici uomini e dodici donne, tutti classificati come “bevitori sociali”) una quantità fissata di alcolici.

    Hanno poi messo alla prova la loro capacità di premere un pulsante nell’esatto momento in cui un simbolo veniva fatto lampeggiare. I partecipanti dovevano premere un bottone verde quando lampeggiava una luce verde, mentre non dovevano fare niente se lampeggiava un simbolo blu. Man mano che bevevano più alcol, i soggetti erano sempre meno in grado di trattenersi dal premere il pulsante con la luce blu, ma le prestazioni degli uomini risultavano tre volte peggiori di quelle delle donne.
    Ai partecipanti è stato poi chiesto di valutare gli effetti che ritenevano l’alcol avesse su di loro. Gli uomini hanno denunciato livelli di stimolazione, aggressività, confidenza e perdita di inibizione due-tre volte superiori alle donne, mentre queste ultime hanno ammesso un livello di rilassamento sedativo sei volte superiore rispetto agli uomini.

    19\10\2004






    Le Donne più Sexy

    per ogni fascia d'età

    (PubliWeb) Una rivista britannica ha condotto un sondaggio per stabilire quali siano le donne più belle e sensuali dello star system. L'idea non è originalissima, ma la novità di questo sondaggio sta nell'aver determinato delle fasce d'eta all'interno delle quali individuare le più belle. Si è partiti dal gruppo delle trentenni fino ad arrivare alle settantenni. Ecco i risultati di questo interessante sondaggio.

    Trentenni Vince Kylie Minogue. Alle sue spalle troviamo Kate Beckinsale e Catherine Zeta-Jones. In questo gruppo incluse anche Liz Hurley (settima), Kate Moss (nona) e Naomi Campbell (decima).

    Quarantenni Vince Elle McPherson. Subito dopo arrivano Yasmin Le Bon e Jerry Hall. Nel gruppo delle quarantenni più belle rientrano anche Sade, Madonna e Nastassja Kinski.

    Cinquantenni Vince Joanna Lumley (star della TV britannica). Appena dopo troviamo Jane Seymour, quella che consociamo anche in Italia come "La Signora del West", e Sharon Osbourne, moglie di Ozzy Osbourne.

    Sessantenni Vince Catherine Deneuve. Ma dopo ci sono splendide bellezze come Raquel Welch (seconda), Lauren Hutton (terza) e Julie Christie (quarta).

    Settantenni Vince Honor Blackman, ex Bond-girl. Alle sue spalle le sempre affascinanti Joan Collins e Lauren Bacall.






    Sesso: in Italia le donne più passionali

    Secondo una ricerca internazionale, facciamo l'amore più di tutte le altre europee

    di Alice Politi

    TAGS: sesso, italiane, passionalità, studi e ricerche, viagra
    Italiane "vere" latin lover, è il caso di dirlo. Secondo uno studio commissionato dall'azienda farmaceutica Schering le amanti più passionali vivono proprio nel Bel Paese.

    Lo studio condotto dall'istituto olandese Skim Analytical, su un campione di 11.500 donne fra i 15 e i 49 anni e in 14 Paesi europei, ha scoperto che in Europa una donna su due fa l'amore ogni sette giorni. E in testa alla classifica delle amanti più audaci e "calienti" ci sono proprio le italiane: il 59 per cento delle nostre connazionali dichiara, infatti, di avere rapporti sessuali "almeno" una volta alla settimana.

    A seguire le donne della Repubblica Ceca, con una percentuale del 57 per cento, mentre al terzo posto, con una percentuale decisamente più bassa, figurano le Tedesche (46 per cento). Le donne meno appassionate in assoluto? Sono le austriache: solo il 38 per cento fa l'amore ogni sette giorni.

    Ma i dati sulle abitudini sessuali delle italiane gettano una luce ambigua sul leggendario erotismo maschile di casa nostra. Secondo una mappa stilata da Ims Health, il macho italiano non sembra passarsela poi tanto bene, visto il boom delle vendite di viagra registrate negli ultimi tempi.

    Dal lancio della "magica" pillola blu contro l'impotenza, avvenuto il 14 ottobre del 1998 a oggi ne sono state vendute nel nostro Paese 44 milioni e 680mila, di cui 5 milioni solo nei primi sei mesi del 2006, con un aumento del 10 per cento rispetto allo stesso periodo del 2005.

    Degna di nota anche la top ten delle metropoli del sesso chimico: al primo posto compare Roma (4.790 vendite), seguita da Pistoia (4.755) e da Rimini (4.627). Non per niente dalle statistiche emerge un consumo record di viagra proprio in Toscana, Lazio ed Emilia Romagna.

    28\12\2006






    Donne più presenti nei media? LA mentalità stanno cambiando

    Durante le Elezioni federali 2003 la presenza di donne e uomini nei mass media si è differenziata sia dal profilo quantitativo che qualitativo. Lo dimostrano i risultati di un’analisi delle trasmissioni radiofoniche e televisive: le candidate hanno goduto di un tempo di parola proporzionalmente inferiore, sono state più riservate e hanno preso posizione sulla politica sociale con maggior frequenza degli uomini. Eppure, in confronto alle Elezioni del 1999, la presenza di candidate e giornaliste sulle reti SRG SSR è nettamente aumentata. Nelle redazioni della SRG SSR si è dunque verificato un cambiamento di mentalità che sta portando i suoi frutti.

    Durante le Elezioni federali 2003, le candidate hanno potuto esprimersi di meno dei loro omologhi maschi negli spazi elettorali alla radio e alla televisione. In percentuale, il tempo a loro disposizione è stato nettamente inferiore a quello dei candidati e non proporzionale alla quota di candidate: a fronte del 35% di donne in lizza per il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati, il tempo d’antenna alla televisione e alla radio è stato appena, rispettivamente, del 29% e del 27%.

    Il dato riferito alle reti SRG SSR supera di gran lunga quello delle emittenti private. È quanto dimostra lo studio condotto da Sonja Stalder, massmediologa, a richiesta della SRG SSR idée suisse, della Commissione federale per le questioni femminili e dell’Ufficio federale delle comunicazioni, sotto la direzione del Servizio di ricerca SRG SSR. Imperniato sui programmi elettorali delle reti radio-tv SRG SSR e di alcune emittenti private, lo studio permette di tracciare paralleli con la prima edizione del 1999. Con quale esito? Seppur non ottimale, nel 2003 la percentuale di donne negli spazi elettorali è stata senz’altro migliore di quattro anni prima. «La presenza nei media costituisce un criterio essenziale per il successo delle donne e degli uomini in politica». È questo il commento di Chiara Simoneschi-Cortesi, Presidente della Commissione federale per le questioni femminili. «I risultati sono rallegranti sotto vari aspetti».

    Cresce la percentuale di donne sulle televisioni SRG SSR
    Le candidate hanno goduto del maggior tempo di parola sulle reti TV della SRG SSR: 42% alla Schweizer Fernsehen DRS (SF DRS), 32% alla Télévision Suisse Romande (TSR) e 27% alla Televisione svizzera di lingua italiana (TSI). La presenza delle donne sul piccolo schermo è stata valutata da equilibrata a ottima, con un tempo di parola proporzionale alle candidature femminili della rispettiva regione linguistica. Rispetto al 1999, anzi, i volti femminili sono aumentati su tutte le televisioni SRG SSR. «Nei nostri programmi, la parità è una cosa naturale », ricorda Ueli Haldimann, caporedattore di SF DRS, mentre André Crettenand, suo omologo TSR, segnala un cambiamento di mentalità: «Negli ultimi anni si è capita l’importanza della parità nel giornalismo e nei dibattiti politici».

    Alla radio le candidate hanno beneficiato di un tempo d’antenna medio del 27%. Tra le emittenti SRG SSR, Rete Uno è stata l’unica a superare la percentuale di candidate della propria regione linguistica. Ma se il tempo di parola delle ospiti di Rete Uno è aumentato rispetto al 1999, è leggermente calato su La Première e DRS1. «L’obiettivo è una percentuale equilibrata di donne», fa notare Marco Färber, caporedattore di SR DRS. «Per le interviste, abbiamo sempre chiesto ai partiti di mandare una candidata e un candidato. Ma nessuno può obbligarli».

    Altre differenze: campagna elettorale e stile di comunicazione
    I temi principali affrontati da candidate e candidati sono stati la politica sociale e la campagna elettorale. Più degli uomini, tuttavia, le donne hanno dedicato gran parte del proprio tempo d’antenna alla politica sociale, nei programmi radiofonici ma soprattutto in televisione. Lo studio non dice però se a sollevare l’argomento sono state le candidate stesse o se invece queste domande sono state poste con più insistenza alle donne.

    Uno stile di comunicazione «al maschile» è stato notato solo in televisione. Gli uomini, infatti, prendono la parola più attivamente e si fanno interrompere di meno dai presentatori.

    Presenza differenziata tra giornaliste e giornalisti
    Nelle trasmissioni televisive, il tempo medio di parola delle giornaliste è di un terzo. Le differenze tra singole reti TV sono notevoli: a parte la TSR, le giornaliste erano sottorappresentate. Un fenomeno analogo si riscontra in quasi tutte le emittenti radiofoniche, dove il tempo di parola delle giornaliste è stato di un quarto. DRS1 è l’eccezione che conferma la regola, con un tempo di parola identico tra presentatrici e presentatori. « Le interviste erano sempre condotte da una presentatrice e da un presentatore » , spiega il caporedattore Marco Färber. Dal canto suo Roberto Antonimi, caporedattore della Radio svizzera di lingua italiana (RSI), conferma l’importanza di affidarsi a delle intervistatrici, più sensibili, per sviscerare certe tematiche.

    Il 9 marzo scorso i caporedattori della SRG SSR, riuniti in seduta nazionale, hanno espresso soddisfazione per i risultati dello studio, in linea con il loro desiderio di rappresentare equamente giornaliste e donne in politica. Detto questo, non è il momento di riposarsi sugli allori. «L’effort doit être constant», ha rammentato André Crettenand della TSR.

    16\03\2005






    Imprese migliori con donne manager.

    E’ quanto emerge dalla ricerca ‘Donne al vertice e gestione aziendale’
    Tratto da http://www.marketingjournal.it/
    A favorire la carriera di una donna sono soprattutto le caratteristiche personali. La pensa cosi’, infatti, ben il 94,5% delle manager e imprenditrici italiane. Per il 45%, invece, contano gli aspetti organizzativi dell’impresa, per il 28,1% le caratteristiche del settore, mentre per il 25,7% hanno il loro peso i fattori relativi alla famiglia di origine.

    E’ quanto emerge dalla ricerca ‘Donne al vertice e gestione aziendale’, presentata oggi al Cnel. Attitudine alla flessibilita’, capacita’ cooperative e di esplorazione sono le caratteristiche personali considerate vincenti dalle donne manager. E che fanno la differenza rispetto al modello di management maschile. Per il 70% delle intervistate, infatti, le imprese che hanno un maggior numero di donne nel gruppo di management mostrano performance migliori delle altre.

    ‘’Il problema della presenza femminile quantitativa e qualitativa nel mondo del lavoro -ha affermato la vicepresidente del Cnel, Francesca Santoro- deve essere posto non solo dal punto di vista sociale, ma soprattutto valorizzando le donne come risorse per la crescita economica e per la competitivita’ del sistema Paese’’.

    La ricerca presentata, ha spiegato la vicepresidente del Cnel, ‘’si inserisce nel quadro di un nutrito programma di iniziative che il Gruppo intercommissioni per le pari opportunita’ del Cnel ha voluto dedicare nel corso di questa consiliatura all’occupazione femminile, che ha portato anche all’elaborazione di un disegno di legge sulle statistiche di genere’’.

    18\09\2006






    Nello sport donne migliori degli uomini?

    Chiudiamo gli occhi e immaginiamo gli ultimi chilometri della maratona olimpica. Vediamo zampettare qualche longilineo keniano, un paio di etiopi scalzi, una maglia azzurra che ci fa sognare e…ma cos’è quella lunga chioma bionda e quel body particolare? E’ una donna, e sta battagliando per portarsi a casa la medaglia più prestigiosa dei giochi olimpici…possibile? Presumibilmente questo rimarrà un sogno delle femministe più accanite, ma attenzione: esistono specialità sportive dove un sorpasso tra i sessi, pur rimanendo molto improbabile, non è così utopico. Addirittura uno studio del 1992, condotto da B.J. Whipp e S.A. Ward e pubblicato sulla rivista Nature, sosteneva che presto le donne avrebbero molto presto superato gli uomini a livello di primati del mondo. Questi studiosi si sono basati sulla progressione dei primati mondiali e hanno notato che quelli femminili sono migliorati più rapidamente nel corso degli anni. Non hanno però tenuto conto del fatto che la corsa dei record femminili è anche legata ad un discorso culturale di raggiunta parità tra i sessi, dato che solo in tempi recenti le donne hanno potuto gareggiare in tutte o quasi le specialità olimpiche storicamente riservate agli uomini. Per quanto riguarda la maratona, Whipp e Ward ipotizzarono che l’epico sorpasso tra i sessi sarebbe dovuto avvenire nel 1998. Tutto ciò non è accaduto, anche se c’è da dire che lo strabiliante record mondiale di maratona (2h15’) della britannica Paula Radcliffe è di assoluto livello, al punto che molte maratone maschili di medio livello potrebbero essere vinte con questa prestazione, e che nel 2003 la tenace biondina ha bagnato il naso a tutti i suoi connazionali maschi del suolo britannico, dal punto di vista del cronometro. A parte questo caso, negli ultimi anni la differenza tra uomini e donne è rimasta pressoché immutata ed è difficile immaginare ulteriori sostanziali avvicinamenti tra le prestazioni dei sessi. Ma perché le donne potranno difficilmente raggiungere le prestazioni maschili? In generale hanno meno “potenza del motore”, nel senso che i meccanismi con i quali viene prodotta l’energia per il movimento sono meno sviluppati, così come le masse muscolari, legate alla presenza di ormoni androgeni (come il testosterone) tipici del sesso forte. Inoltre la loro capacità di trasporto dell’ossigeno è mediamente minore, dato che la concentrazione media di emoglobina (la proteina trasportatrice di O2) è più bassa di circa 2g per 100ml di sangue, e quindi possono rifornire meno le cellule muscolari dell’elemento fondamentale per il funzionamento delle reazioni chimiche che portano alla liberazione di energia per via aerobica (cioè, appunto, in presenza di ossigeno). Infine le donne hanno anche un peso maggiore della “carrozzeria”, cioè presentano una percentuale più elevata di grasso corporeo e di tessuto scheletrico per ogni kg di peso corporeo. Non disperate però: tutto ciò non significa che il gentil sesso sia inferiore per quanto riguarda tutte le qualità fisiche che servono nello sport. Infatti, secondo alcuni studi si può ritenere che la donna sia superiore all’uomo per:
    - acquaticità, ossia la spesa energetica per muoversi in acqua, in relazione alla superficie corporea
    - flessibilità, ossia la capacita di aver maggior escursione angolare quando si muove un segmento corporeo nei confronti di un altro
    - elasticità muscolare
    - mobilizzazione degli acidi grassi
    - costo unitario della corsa, espresso per chilocalorie per ogni km percorso e per ogni kg di peso corporeo.
    Perciò possiamo concludere dicendo che, sebbene il sorpasso prestativo tra donne e uomini sia lontano e difficile da raggiungere, esistono i presupposti fisiologici per cui, soprattutto in alcune specialità sportive, il gentil sesso potrà limare la distanza che lo separa dai maschi

    31\03\2005






    Le DONNE sono migliori degli uomini?

    Le donne sono piu determinate quando prendono una decisione, sono piu sensibili e insicure ma anche piu giudiziose, quando tradiscono non lo fanno capire mentre l'uomo sparla ai 4 venti, cercano di piu' la stabilita' rispetto all'uomo, tra loro sono egoiste mentre l'uomo e' piu compagnone.
    il mondo andrebbe meglio governato dalle donne? perche' fin ora le persone che hanno cambiato il mondo sono sopratuttto uomini? per la violenza?

    Marzo 2007






    BOLLINO ROSA AGLI OSPEDALI MIGLIORI PER LA CURA DELLE DONNE

    ROMA - 'Bollini Rosa' da assegnare a tutti quegli ospedali che mostreranno particolare impegno sul fronte delle malattie femminili. Ad assegnarli sarà un Comitato speciale dell'Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da.) che si insedia proprio l'8 marzo, giorno della festa della donna.

    Disegnati quasi sempre da architetti uomini, diretti da manager uomini e da primari medici soprattutto uomini, gli ospedali si rivelano, secondo l'associazione, spesso un luogo di disagio per la donna. "Inoltre rischiano di non recepire i profondi mutamenti in atto nel manifestarsi di diverse malattie che riguardano le donne ben oltre i confini della tradizionale ginecologia e si sviluppano in campi un tempo considerati più tradizionalmente maschili, come la cardiologia e la neurologia".

    L'annuncio è stato dato al convegno "Alla Salute delle donne" a Napoli. "Con questa iniziativa - spiega Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da - intendiamo attirare l'attenzione sul problema delle donne ricoverate in ospedale o che affluiscono alle strutture ambulatoriali, sulle loro necessità di cure specifiche e sulle difficoltà che derivano dal forzato distacco dalla famiglia". "L'obiettivo - aggiunge Laura Pellegrini (Presidente del Comitato bollini rosa nonché Direttore generale dell'Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma) - è premiare le strutture ospedaliere che già possiedono caratteristiche a misura di donna e incentivare gli altri ad adeguarsi nel tempo ai parametri che l Osservatorio è in fase di definizione".

    Il Comitato 'Bollino Rosa' esaminerà le richieste inviate all Osservatorio dagli ospedali italiani e definirà criteri e modalità per incentivare ogni possibile soluzione 'women friendly', cioé a misura di donna, riconoscendo i meriti di chi maggiormente si dedica allo studio e alla cura delle patologie femminili, nonché all'assistenza delle donne ricoverate, ma anche a chi affida alla gestione femminile settori crescenti di attività. Ne uscirà una piccola 'Michelin Rosa' con i bollini invece delle stelle. In particolare l'attribuzione di 1 Bollino rosa prevede un'attenzione specifica degli ospedali nei confronti dell'assistenza (presenza di almeno un reparto di ginecologia o che curi una patologia con forte orientamento femminile particolarmente strutturato dotato anche di servizi igienici dedicati, servizi e utilities per la cura della persona).

    L'attribuzione di 2 bollini rosa è prevista per le strutture ospedaliere che oltre ai requisiti precedenti abbiamo in atto programmi di ricerca specifici su patologie femminile e nei cui Comitati etici vi siano almeno due donne. L'attribuzione di 3 bollini rosa è invece prevista per gli ospedali con le caratteristiche sopra descritte che abbiano in aggiunta caratteristiche multietniche, che prevedano donne in posizioni apicali e personale prevalentemente femminile e che sotto il profilo architettonico presentino caratteristiche di spazi che sottolineino la centralità del paziente e che siano a misura di donna (possibilità di ricevere figli in età infantile, elasticità negli orari di ingresso dei familiari, disponibilità di servizi di lavanderia, ecc).

    Il Comitato è composto da: Laura Pellegrini (Presidente), Adriana Albini, Paola Bertagnolli, Giuliano Binetti, Maria Luisa Brandi, Cinzia Caporale, Flori Degrassi, Francesca Merzagora, Maria Grazia Modena, Maria Antonietta Nosenzo, Gianna Schelotto, Nicla Vassallo. I criteri di specifici di attribuzione dei Bollini rosa saranno visionabili sul sito di O,N.Da., www.ondaosservatorio.it, a partire dal 1 maggio 2007 così come sarà possibile scaricare il Modulo per presentare la propria candidatura.

    07\03\2007






    Siamo le migliori.

    Categorie: Salute e Benessere

    Non solo noi donne siamo le migliori in tutti i campi in cui ci applichiamo (qualcuno vuole provare a smentirmi?) ma ora deteniamo anche il primato per la maggiore attenzione alla prevenzione.

    Un’indagine Istat ha infatti dimostrato che le donne italiane si proteggono di più da tumori al seno e al collo dell’utero, partecipano con maggiore attenzione ai programmi di screening e tutto questo ha contribuito a far ridurre il tasso di mortalità. Complimenti a noi!

    di Marina Morelli

    07\12\2006






    Uomini mammoni?

    Pechè secondo voi gli uomini sono diventati mammoni,non hanno molta autorità in casa quando si sposano?

    al punto che le donne devono fare l'uomo,il papà la mamma,ecc.?non è un pò colpa delle mamme che trattano i loro figli come bambini e in casa il padre o lavora,o legge il giornale,o va in giro e non contribuisce alla crescita del figlio se non x vitto alloggio e vestiti?mi scuso con gli uomini che lo sono

    28\03\2007






    Sindrome di Peter Pan

    Condizione di eterna adolescenza, in cui una stragrande maggioranza di uomini tra i 30 e i 45 anni, permane serenamente, senza consapevolezza del loro "ristagnare".

    Da un punto di vista strettamente emotivo, gli uomini "Peter Pan" si sono arrestati alla fase adolescenziale e, come gli adolescenti, evitano ogni tipo di responsabilità e d'impegno.

    Affrontano i rapporti interpersonali senza coinvolgimento, senza introspezione, evitando i conflitti e le grandi passioni, che richiedono consapevolezza interiore, serietà e drammaticità, sentimenti a loro sconosciuti.

    Per i "Peter Pan", anche l'erotismo non sa essere realmente vissuto in quanto tale, ma assume una forma giocosa e allegra, che rifiuta l'impegno e la conquista: in questi uomini, tutto è teso a mantenere ogni cosa piacevole e superficiale, sdrammatizzante.






    A cura di Barbara Palaia, psico-sessuologa

    Maschi italiani velocisti del sesso



    Solo tre minuti. Non è solo il refrain di una canzone dei Negramaro, ma anche il tempo medio della durata di un rapporto sessuale per 4 milioni di italiani, per lo più giovani tra i 18 e 30 anni.
    A lanciare l’allarme sono gli urologi, riuniti a Berlino nell'annuale congresso internazionale. “L'ansia da prestazione e lo stress sono tra i motivi principali", spiega Vincenzo Mirone, presidente della Società italiana di Urologia. "C’è la corsa ad imitare la figura dell'uomo macho e superdotato con cui i giovani si confrontano quotidianamente e che ormai, complici anche cinema e televisione, fa parte del loro immaginario. I giovani cercano in tutto e per tutto di assomigliare a questi modelli e così sono sempre di più i ragazzi che chiedono di sottoporsi, pur in mancanza di reali motivazioni cliniche, a interventi chirurgici per l'allungamento del pene”.

    Quando però si trovano davanti a patologie più serie, gli uomini sembrano tirarsi indietro…”Fino a pochi anni fa — conclude il docente universitario — c'era la visita di leva. Il maschio italiano, allo scoccare del diciottesimo anno di età, veniva sottoposto a un esame urologico completo. Oggi non esiste più questa importante possibilità, che consentiva un accurato screening della popolazione italiana maschile anno per anno. Ormai, sempre più spesso, il primo controllo viene fatto quando la patologia è già in corso”.
    Sarebbero tre milioni gli italiani affetti da impotenza. Orgoglio e pregiudizio annientano l’idea di una visita specialistica…”ignorando il fatto che questa patologia è spesso spia di malattie gravi quali il diabete, l'ipertensione e la depressione”. Hanno detto gli urologi durante il congresso. “L'impotenza si può curare –spiega Carlo Bettocchi, del Policlinico di Bari -, anzi la soluzione del problema si raggiunge in almeno l'82% dei casi. Spesso, inoltre, la cura risulta fondamentale per mantenere inalterata la serenità della coppia. Ed è per questo che anche la partner deve essere coinvolta nella scelta della terapia”.

    26\03\2007






    Maschio: è crisi nera

    Lo dice uno che gli uomini li osserva per mestiere

    È crisi, una crisi drammatica. L'uomo italiano, considerato da sempre il latin lover per eccellenza, il macho "sciupafemmine", non riesce più a "cuccare" e la sua fama si è ormai sciolta al sole estivo. Riuscirà a tornare ai fasti di un tempo, a cancellare quell'immagine che lo attanaglia ormai da due estati? Una sfida difficile da vincere, ma non certo impossibile. Parola di uno che il maschio, per mestiere, lo analizza e lo consiglia quotidianamente. Andrea Biavardi, direttore della rivista "Men's Health" e autore del libro "Sbuccia il maschio", ci ha spiegato i cambiamenti radicali dell'uomo dell'ultima generazione.

    Come stanno veramente le cose?
    Il maschio italiano è in crisi perché le donne gli hanno confuso le idee. Sono cambiate, sono diventate indipendenti. Non esiste più la "sindrome del cavaliere errante" quando l'uomo conquistava, portava via la sua promessa sposa dalla famiglia, si assumeva tutte le responsabilità e la proteggeva per tutta la vita.

    C'è stato un cambiamento radicale nel rapporto di coppia...
    Partiamo dalla rivoluzione sessuale degli anni '60 quando le donne erano delle "rompiscatole", ma con le idee chiare: «Faccio quello che mi pare, non mi frega niente, voglio cambiare, voglio divertirmi». Oggi le trentenni non hanno quelle motivazioni, vogliono l'indipendenza senza pagarne il prezzo.

    Che cosa vogliono in pratica?
    Si sposano, vogliono un marito, dei figli, una carriera brillante, insomma scommettono su tanti tavoli, ma non riescono a vincere su tutti i fronti. Questo vale anche per gli uomini.

    Come se ne esce?
    Il segreto è fare delle scelte. Se si punta sulla carriera, purtroppo, si rinuncia a stare molte ore con i figli e la famiglia e viceversa. Occorre trovare una moglie disposta a seguire il suo uomo, a stargli vicino per conciliare carriera, famiglia e divertimento.

    Nelle interviste fatte ad Alessia Merz, Miriana Trevisan, Mascia Ferri, Marina La Rosa e tante altre, è emerso che desiderano un uomo semplice, che sappia conquistarle mentalmente. Il fisico e i soldi non sembrano così importanti...
    Simpatiche, ma bugiarde e ipocrite. Il potere piace alle donne, le fa impazzire, comunica loro sicurezza. Il resto sono tutte balle, gli uomini ricchi hanno delle belle donne ed è difficile vedere un bel maschio non ricco con una donna affascinante. Piace a tutte fare la bella vita.

    Che cosa ne pensa delle coppie vip che scoppiano?
    Non me ne frega niente. Scoppiano molte più coppie normali. Loro hanno una vita solo pubblica e pagano il prezzo della notorietà. La gente invidia molte cose del loro trend di vita, ma ricordatevi che il 90% invidia i loro soldi. Poi quando divorziano ottengono spese d'alimenti "da mal di testa" e i loro figli soffrono sicuramente meno di quelli di una coppia di operai o impiegati separati.

    Come definisce "Men's Health"?
    Un giornale pratico che tratta cose serie documentandosi, che fa informazione e divertimento in maniera molto professionale. Il rischio più grosso per un giornalista non è scrivere una bufala o prendere una cantonata, ma annoiare. Poi in copertina mettiamo sempre un uomo bello, palestrato, ma normale: anche con un po' di pelata. Non fighetti o uomini che non vedi per strada o sulla spiaggia.

    A proposito di spiaggia: da un sondaggio emerge che per 7 maschi su 10, la pancetta si è trasformata in una vera e propria fissazione. In spiaggia molti si vergognano...
    L'uomo oggi si trova a fare i conti col suo fisico, come la donna. Il corpo è diventato un problema o un vanto da mostrare proprio come accade per lei. Tant'è vero che nelle pubblicità dei prodotti di bellezza spesso compaiono uomini svestiti. Insomma, maschi italiani: mettetevi in forma, se volete "cuccare".

    31\07\2002






    Maschio, il nuovo sesso debole

    Accade in 7 coppie su dieci

    C'era una volta il maschio. Quello che portava i pantaloni per intendersi, il sesso forte, a cui far riferimento nei momenti più difficili. Acqua passata. Oggi in sette coppie su dieci è la donna a guidare la coppia. Dal matrimonio alla carriera, dai piccoli grandi problemi quotidiani alle decisioni difficili della vita, è lei a mantenere gli equilibri e a gestire il menage familiare. E' il quadro che emerge da una ricerca pubblicata dalla rivista Riza Psicosomatica.

    Volontà e tenacia sono caratteristiche tutte femminili mentre il maschio si rivela essere il nuovo sesso debole. I momenti in cui, a differenza di lei, lui crolla o fugge sono diversi, dalle piccole difficoltà quotidiane ai problemi di salute, dalla routine di ogni giorno, agli inconvenienti sul lavoro ai rapporti coi figli. Dei 986 italiani tra i 20 e i 55 anni intervistati da Riza, ben il 74% delle donne si ritiene il "sesso forte", contro un 46% di uomini convinti di portare ancora loro i pantaloni.

    Tutti, comunque, uomini e donne, sono concordi sul fatto che l'ambito in cui è necessaria la maggiore dose di forza di volontà è quello del matrimonio e della convivenza. Molto più della carriera e del lavoro, degli investimenti e degli acquisti importanti, della cura della propria forma fisica. Sono le piccole difficoltà quotidiane, la routine di ogni giorno, i problemi di salute, l'incapacità di lasciare il partner, le insoddisfazioni sul lavoro di uno dei due a mettere in crisi la coppia e a scoraggiarla.

    Quattro le figure psicologiche femminili e maschili all'interno della coppia emerse dalla ricerca. Il martire (31%): dai tratti sempre più maschili, per lui la forza di volontà è soprattutto la capacità di sopportare tutto come un punching ball. Affrontare stoicamente ogni avversità, considerata giusta e inevitabile, diventa il vero tratto distintivo del suo carattere. La competitiva (28%): figura essenzialmente femminile. Incapace di perdere, per lei tutto diventa una sfida da vincere a tutti i costi, per dimostrare a tutti coloro che gli stanno intorno, come fossero il suo pubblico, la sua ferrea determinazione. La convivenza e l'interazione con lei risulta alquanto difficile. E la forza di volontà si confonde con il semplice "io voglio" dell'inguaribile egoista. Il calcolatore (23%): figura tanto femminile quanto maschile. La sua vita è votata all'impegno e alla costanza, il suo calendario una sequenza infinita di obiettivi da spuntare. Non perde mai di vista scopi e tornaconti, dal momento che un colpo di testa o una sbavatura imprevista possono essere fatali, incrinando l'intera immagine che ha di sè. La lady di ferro (18%): femmina. Più dura degli uomini, esercita la sua forza di volontà per dimostrare lo spessore della sua corazza, senza mai mettere in discussione la sua femminilità. Più che gli obiettivi, quello che conta è apparire inossidabile. Mai una lacrima, mai un momento di debolezza, la lady di ferro cerca di nascondere il più possibile ogni insicurezza. Salvo poi ritrovarsi attorno ai 40 anni sola e disperata.

    La ricetta per migliorare, soprattutto all'interno della coppia la propria forza di volontà, non siste, ma Riza Psicosomatica ha stilato un decalogo di dieci semplici cose da fare ogni giorno per "allenarsi": alzarsi presto al mattino, dedicare dieci minuti alla forma fisica, rinunciare a un caffè e alle sigarette di troppo, spegnere il telefonino per qualche ora, leggere almeno qualche pagina di un libro, riordinare la scrivania, fare una telefonata a un parente lontano, resistere ai pettegolezzi, rispondere a tono a un superiore, spegnere la tv durante la cena.

    08\11\2004






    SALUTE: PER COLPA ESTROGENI SI RIDUCE ORGANO SESSUALE MASCHI

    (ANSA) - PADOVA, 14 NOV - Imparano il sesso da amici, cinema,televisione, riviste e libri senza parlarne con medici e tantomeno con la famiglia. Per loro stessa ammissione hanno scarse conoscenze in tema di contraccezione e malattie sessuali e mediamente le dimensioni del loro pene sono leggermente inferiori a quelle dei loro coetanei di una generazione fa, nonostante la loro statura sia notevolmente aumentata, senza pero' conseguenze per la loro vita sessuale. E' la fotografia ''andrologica'', in proiezione, dei 18/enni italiani uscita da uno studio realizzato tra marzo e maggio di quest'anno dall'universita' di Padova e l'Ulss 16 attraverso un questionario compilato da 504 studenti di 46 istituti superiori della provincia di Padova. Di questi, 372 hanno accettato di sottoporsi inoltre a visita andrologica i cui esiti hanno permesso di perfezionare il quadro complessivo. ''La riduzione del pene - ha spiegato il coordinatore della ricerca Carlo Foresta, direttore del centro di crioconservazione dei gameti maschili del dipartimento di Istologia - e' l'indicatore piu' evidente dell'influenza dell'ambiente nei cambiamenti della strutture gonatiche. Un ambiente profondamente minato dalla crescente presenza di estrogeni''. Per i ricercatori, la riduzione della lunghezza del pene e l'aumento di statura sono ''i due segnali molto forti'' di un allarme ambientale che puo' innescare gravi patologie genetiche: dai tumori del testicolo all'infertilita'. Il fenomeno, sostengono gli andrologi, non e' solo italiano. I primi a evidenziare i cambiamenti sono stati i Paesi europei, Svezia e Norvegia in testa. ''Diserbanti, diossine, farmaci veterinari - ha indicato il professor Foresta - purtroppo sono prodotti anti androgenici e di estrogeni purtroppo sono ricche anche tutte le nostre acque''. A parziale consolazione la ricerca evidenzia comunque che il 92,5% dei giovani giudica normale la propria risposta sessuale. Il 7,5% denuncia invece problemi patologici dall'orgasmo precoce (6,2%) alle difficolta' erettive (1,2%). (ANSA).

    14\11\2006






    Disfunzioni sessuali, il maschio italico tende a fare lo struzzo

    Le ignorano, fingono di non averle . Nella migliore delle ipotesi, le sottovalutano. Senza sapere che un atteggiamento del genere comporta rischi seri per la salute. Gli uomini italiani e le disfuzioni sessuali: la maggior parte tende a fare lo struzzo, rivolgendosi al medico solo a distanza di due anni dalle prime avvisaglie del problema. Tutto il contrario delle donne, che ricorrono al consulto dello specialista dopo sole due settimane.
    Lo ha rivelato il professor Vincenzo Mirone, presidente della Società italiana di urologia e della Società europea di urologia andrologica, nel corso del XXII congresso della European association of urology (Eau), che si è tenuto a Berlino. Alla base di questo atteggiamento, una particolarità comune a tutti i popoli latini rispetto a quelli nord europei: la grande difficoltà ad ammettere la disfunzione erettile.

    Staibene.it






    Il maschio italiano? Ha la sindrome di Pollicino

    La maggior parte degli uomini pensano di avere il pene troppo piccolo. E un congresso medico codifica le misure "giuste" Si chiama "Sindrome di Pollicino" e affligge la maggioranza assoluta dei maschi. E non solo quelli italiani. E' la convinzione (o il timore) di avere l'organo sessuale troppo piccolo. E' quanto emerge dal decimo congresso dell'European Urological Association (www.uroweb.org) che si è tenuto a Roma durante il quale è stata presentata una nuova e ampia indagine in campo andrologico, condotta in 123 centri urologici europei.
    Questa ricerca, che riguardava uomini di differenti etnie e diverse fasce di età (dal diciottenne all'over 50), ha dato come risultato un triste verdetto: gli uomini, e non solo quelli italiani, non sono affatto contenti delle misure del proprio pene. In realtà, invece, la maggior parte dei maschi ha misure che rientrano nella norma (codificate proprio in occasione del congresso di Roma in 8-9 centimetri a riposo, 14-16 in erezione. Diametro: 3-4 centimetri). Anzi: l'80% di quelli che richiedono di essere operati per aumentare le misure (e sono più di quanti si possa immaginare) non ne hanno bisogno. Il che arricchisce centri medici e clicniche, che prosperano su questa insicurezza. La snesazione di inadegutezza dei maschi è confermata anche da un'altra fonte: l'Istituto di Sessuologia dell'Università di Roma, che da tempo ha messo a disposizione un servizio di (www.sessuologiaclinica.it). Ebbene, tante sono state in questi anni le richieste d'aiuto da far venire in mente ai responsabili dell'istituto di fare un'indagine per capire, in termini statistici, chi sono, perché chiamano,e cosa chiedono lei loro "pazienti".

    La ricerca copre cinque anni di indagini, 4.043 richieste di aiuto via cavo, un'età media del campione esaminato di 31 anni. Il tutto è stato messo a confronto con pazienti di altri sette Paesi europei in una ricerca condotta da un analogo istituto con sede a Parigi. Bene, che sia dall'ufficio o dalla macchina, da casa o dal negozio dove lavora, chi è che chiama per chiedere aiuto nel sesso? L'uomo. Su 100 telefonate arrivate al servizio, il 39,8% partono da mano femminile, mentre nel 60,2% dei casi chi chiede aiuto è maschio.

    Di questo sessanta per cento abbondante, la maggior parte è afflitta da un tormento perenne: dottore, sarò normale? Sarò un maschio che soddisfa?
    "C'è da dire che sul totale del campione, più del 70% non ha mai richiesto consulenza specialistica" dice Chiara Simonelli, coordinatore scientifico dell'Istituto e professore associato dell'Università. "Questo significa che, sia uomini che donne, vedono in noi un discreto e rassicurante sostegno. E' vero, sono più gli uomini che chiamano. Il fenomeno va letto come un desiderio, da parte maschile, di essere rassicurati sulle misure, sulle fantasie e sulle prestazioni. Altro aspetto non meno importante: l'uomo, per tradizione e cultura, è meno portato a chiedere aiuto di persona. Si vergogna, non ne parla volentieri. Un telefono è più complice e mette meno in difficoltà".

    Al secondo posto, tra le richieste dell'uomo, c'è un bisogno di informazioni sessuali varie; al terzo, con un importante 18,2%, c'è la problematica relazionale. "Questo dato ci ha fatto molto riflettere", aggiunge la Simonelli "perché se è pur vero che in aiuto all'uomo è arrivato il Viagra, è anche vero che per un buon rapporto sessuale non serve solo la prestazione".

    L'uomo vuole conoscere meglio sia se stesso, che i meccanismi che regolano il piacere della sua compagna di letto e di vita. Vorrebbe darle il massimo del piacere. E questo mette spesso in crisi. Tra le disfunzioni sessuali maschili più denunciate, la più frequente è l'eiaculazione precoce, per un 41,7% del totale. Immediatamente dopo si piazza la disfunzione erettile, al terzo sorprendentemente il calo del desiderio. "Sulla base di questo studio abbiamo stilato un altro dato. La durata media di un matrimonio, nell'ultimo periodo storico, è di circa 5 anni. Pochi. La coppia è ammalata, di un male strisciante e subdolo".
    Anni di emancipazione, di battaglie, di contraccezione, e ora l'uomo e la donna 'non ce la fanno'. Perché? "Si dà tutto e troppo per scontato. L'uomo e la donna si sposano e pensano che sia tutto finito lì. Nessun problema, il desiderio sembra garantito. Ma non è così".

    Attaccata da più fronti, la coppia viene ferita gravemente e spesso a letto scoppia. Ecco quindi che tra le donne il 31,8% lamenta l'anorgasmia, mancanza cioè di orgasmo sia nel rapporto sessuale che in altre pratiche erotiche; l'uomo ha paura di non farcela. Non è solo un problema italiano. La magra consolazione è vederci appaiati, senza troppe differenze, con gli altri 7 paesi studiati dall'Inserm di Parigi (www.inserm.fr): Gran Bretagna, Danimarca, Svezia, Finlandia, Olanda, Francia. "Vorremmo che il sessuologo" si augura la Simonelli "fosse visto per quello che deve fare: rassicurare e aiutare, soprattutto a fondere la sessualità con l'affettività, per raggiungere un'armonia e un benessere generale". Patologie sessuali vere e proprie, conclude la Simonelli, ne esistono ben poche: la maggior parte sono paure.

    Strano comportamento, quello degli uomini. Da una parte manifestano paure che assumono aspetti da incubo, dall'altra si dimostrano vanitosi, trasgressivi e al limite dell'indecente. Secondo uno studio di Eta Meta Research (www.etameta.com) che ha intervistato 100 responsabili dei più importanti centri di sviluppo fotografico. Motivo: scoprire cosa hanno più spesso immortalato gli abitanti del Bel Paese durante le loro ferie. Risultato: sei intervistati su 10 (il 62% del campione) denunciano un'enorme voglia di protagonismo, condito da trasgressione e disinibizione.

    In aumento, per un 48%, gli scatti che ritraggono la donna in pose maliziose, con tanga inesistenti e rigorosamente in topless, e quelli di uomini che, per mostrare il loro lato più seduttivo, si fanno ritrarre mentre praticano uno sport (38%), in pose da macho (23%) o da predatori, circondati da numerose e belle ragazze (16%) o dove mostrano orgogliosi improbabili trofei di pesca, come giganteschi tonni o pesci spada, catturati magari con la lenza a strascico (13%).
    La prodezza, insomma, come rovescio della medaglia dell'insicurezza.






    Lucertole si riproducono senza il maschio

    Due lucertole della specie drago di Komodo, hanno avuto dei figli senza aver avuto prima alcun contatto con i maschi. È successo in due zoo in Inghilterra. Forse la partenogenesi, così si chiama la riproduzione asessuale, non è poi così rara in natura.

    In due diversi zoo in Inghilterra, due femmine di drago di Komodo (Varanus komodensis) – le lucertole più grandi del mondo – hanno messo al mondo figli (anche se le uova di una delle due non si sono ancora schiuse) senza alcun intervento del maschio.

    L’ultima spiaggia
    La partenogenesi, o riproduzione senza alcuna fecondazione dell’uovo da parte del maschio, è molto rara nei vertebrati. E, benché sia stata già osservata su serpenti, pesci e perfino sui tacchini, è la prima volta che si registra in questa specie. Un evento che ha fatto supporre agli scienziati che la partenogenesi, in natura, sia molto più diffusa di quanto finora creduto e che sia usata, più di quanto si pensasse. Forse come “ultima ratio”.

    Scatta l’autogestione
    Nello zoo infatti, le due femmine di drago di Komodo, non avevano molte occasioni di “conoscere” dei maschi e di riprodursi con loro e forse per questa ragione è "scattata" la riproduzione asessuale.
    Le lucertolone, secondo gli esperti, probabilmente hanno sviluppato questa capacità, per assicurare la continuazione della specie anche in condizioni estreme. Per esempio, quando una femmina si ritrova d’improvviso – magari trasportata da un ciclone – su un’isola senza suoi simili.

    Non è salutare per la specie
    I figli generati dalle femmine “vergini” in cattività, sono tutti maschi e dalle analisi di alcuni piccoli risulta che, anche se non sono dei cloni, condividono con la madre l’intero patrimonio genetico. Un aspetto che a lungo andare, avvisano gli esperti dello zoo, potrebbe indebolire la specie già in pericolo di estinzione.

    21\12\2006






    Senza il dominio il maschio è perso

    di Lea Melandri

    Basta uno sguardo alla lista dei ministri proposta da Romano Prodi per capire che la messa a tema della “questione di genere” - elementare ma faticosa conquista del femminismo - è uscita effettivamente dalla bocca di alcuni politici durante la campagna elettorale, per scomparire subito dopo nel momento cruciale della spartizione delle cariche del nuovo governo.

    Se non vogliamo dubitare che alcuni impegni siano stati presi con sincera convinzione - di testa se non proprio di cuore - e chiuderci nell’inutile lamentela sulla strumentalità delle promesse e sulla protervia del potere maschile, allora non resta che riconoscere verità più inquietanti, scomode e difficili da portare alla coscienza per entrambi i sessi.

    Innanzitutto, il significato equivoco che si continua a dare al termine “genere”, esteso oggi alle costruzioni culturali del maschile e del femminile, ma di fatto applicato a un sesso solo, una versione solo formalmente corretta per isolare ancora una volta la condizione della donna, il suo “svantaggio”, dalla relazione di potere che l’ha creata, evitando agli uomini il fastidioso obbligo di interrogare la forma che ha preso storicamente la virilità, le violente ricadute che ha avuto sul diverso e sul simile.

    Nel corso di una campagna elettorale che sembra non avere mai fine - dalle politiche alle comunali, al referendum sulla Costituzione - non si può dire che le donne siano rimaste innominate. Uomini soli, nei salotti televisivi, nelle sedi dei partiti, nei comizi, nelle più varie comparse pubbliche, hanno sentito ogni volta aleggiare il fantasma di un’assenza e, per un qualche oscuro sentimento di riconoscenza, di colpa o di senso civico, si sono affrettati, per un verso, a proclamare diritti di parità, per l’altro a elogiare la “saggezza” di mogli e madri, la loro “maggiore capacità”, mai peraltro sperimentata, di governare la vita pubblica.

    Le due sponde, tra cui abbiamo visto oscillare programmi politici pieni di buone e disattese intenzioni, sono purtroppo le stesse che hanno tenuto a lungo il movimento delle donne in una strada senza uscite: parità o differenza, rapporto con l’uguale o col diverso.

    All’uguale, su cui pesa una ingiusta marginalizzazione, si riconoscono dei diritti, al diverso si fa dono di un paradossale capovolgimento di prospettiva: la diversità, causa prima di schiavitù, sfruttamento, subordinazione, diventa “risorsa”, “ricchezza”, riserva di civiltà.

    Dietro le parate di quella che giustamente Chiara Saraceno ha chiamato una “gerontocrazia politica maschile”, abbiamo intravisto figure femminili famigliari, comprensive, accuditive, plaudenti, le tante signore o signorine Smith che, come scriveva già un secolo fa Virginia Woolf, fanno da specchio al narcisismo maschile, lo confermano e lo alimentano quotidianamente. Ma forse, a questo punto, dovremmo dire: lo creano.
    Non è vero che il potere è solo maschile, e non è vero che appartiene solo alla polis. L’ “hitlerismo inconscio”, la passione per il dominio, che tengono insieme da sempre gli uomini nella sfera pubblica, hanno il loro contrappeso, sempre meno nascosto, nelle case, nell’indispensabilità che il lavoro di cura - di bambini, mariti, anziani, malati ecc. - porta con sé, e che oggi, per effetto dell’emancipazione, una parte del femminismo vorrebbe tradurre in maternità sociale: generatrici della società e del mondo, oltre che di esseri umani.
    E’ un potere malriposto, faticosissimo, fatto di rinunce, sperpero di energie fisiche e intellettuali, ma non c’è dubbio che, insieme alla seduzione sessuale, continua ad essere per molte donne un risarcimento appagante e per l’uomo la garanzia di prerogative intramontabili.

    Nei programmi del centrosinistra, e ora nelle scelte governative di Prodi, le due logiche - quella del riconoscimento dei diritti e della valorizzazione delle differenze - si alternano e si mescolano in un dosaggio che varia a seconda degli interessi e delle diversità dei singoli partiti. Ma il principio fondante è lo stesso: un passo più avanti o più indietro, le donne restano, più o meno adattate, ribelli, felici o sofferenti, nel luogo in cui sono state messe: custodi della famiglia, responsabili dei giovani, operatrici nei settori umanitari o nelle cure del corpo e della salute.

    Che altro dicono i ministeri assegnati a Rosy Bindi, Livia Turco, Giovanna Melandri, Emma Bonino? Non è solo la società ad essere divisa in due. Divisi sono la politica, le istituzioni, la cultura e il senso comune, che non danno segno di sapersi scostare da una complementarietà - oggi verrebbe da dire doppiezza - distruttive. L’ipocrisia delle promesse mancate dovrebbe preoccupare molto meno di questa scissione profonda che passa, non solo tra mente e corpo ma tra i pensieri di un giorno e quelli dell’altro.

    Come spiegare altrimenti che, dopo aver assicurato alle donne la metà degli incarichi nel nuovo Consiglio comunale, il candidato sindaco per la città di Milano, Bruno Ferrante, dichiari di volere avere accanto a sé un Consiglio di “saggi”, intellettuali esperti, tutti rigorosamente maschi? Che pensare di una formazione di governo che relega le donne, pochissime, nei ministeri più idonei all’idea tradizionale del femminile?

    “Risorse”, in verità, le donne lo sono, ma soprattutto per la inspiegabile pazienza con cui si dispongono ogni volta ad ubbidire. Spero che da parte delle assemblee “usciamo dal silenzio” e da parte delle donne che hanno partecipato alla grande manifestazione del 14 gennaio a Milano, si ridia voce e iniziativa forte a un conflitto, come quello riguardante il rapporto uomo-donna, che sfugge almeno in parte agli schieramenti tradizionali della politica.

    18\05\2006


    Edited by Davide.4. - 9/7/2007, 21:14
     
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  2. silverback
     
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    CITAZIONE
    Nello sport donne migliori degli uomini?

    http://www.forumfree.net/?t=10050909
    CITAZIONE
    Riguardo alla questione uomo/donna sono state scritte una montagna di stupidaggini (per usare un eufemismo).
    Basti dire che il 4 gennaio 2000, il CORRIERE dello SPORT, pubblicò un articolo di Franco Fava intitolato:
    "DONNA, PRONTO LO SBARCO SUL PIANETA UOMO".
    "Nello sport, si assottiglia sempre più il divario tra i due sessi:
    tra qualche decennio le atlete potranno competere con i loro colleghi maschi?".
    Per non parlare di tutti i quotidiani (sportivi non) che nel 1988 titolarono:
    "La Griffith corre come Ullo".
    Era l'anno in cui la deceduta Florence Griffith stabilì il record mondiale (*) dei 100 metri in 10 secondi e 49.
    Poco dopo, a Torino, Antonio Ullo fece lo stesso tempo.
    E ancora.
    Nel 1992, Brian Whipp e Susan Ward, ricercatori dell'Università di Los Angeles, dalle pagine di Nature profetizzarono i tempi in cui le femmine avrebbero superato gli uomini.
    Nella maratona il sorpasso era stato previsto per il 1998...
    Non solo.
    Nel 1999, pure su Panorama, si sostenne che alcuni record maschili sarebbero crollati alle olimpiadi di Sydney 2000.

    Beh, niente di tutto ciò è accaduto.
    Ovviamente...
    Basti dire che nell'atletica, i record al femminile si sono fermati quando sono cominciati i controlli antidoping a sorpresa (nel 1988). ;) (Fa eccezione la maratona.)

    ______________________________________________________________

    (*) Probabilmente, forse, il vero record dei 100 metri, appartiene a Marion Jones* che nel 1998 coprì tale distanza in 10 secondi e 65; in altura, a Johannesburg.
    (10 e 70 al livello del mare*.)
    ______________________________________________________________

     
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  3. Davide.4.
     
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    Crolla il macho italico?

    Nel profondo del nostro sud, precisamente a Reggio Calabria a Villa San Giovanni, si sta svolgendo il terzo Congresso Nazionale “Progressi in Andrologia". Dal quale emerge che due italiani su tre, tra i 20 e i 40 anni, hanno problemi sessuali. Cosicché lo stereotipo dell’italiano macho e campione del sesso rischia di crollare in modo impietoso. Infatti circa la metà si reca dall’andrologo per i dubbi sulle dimensioni del proprio pene; altri hanno problemi di eiaculazione precoce. E’ anche diffusa la mancanza di libido e infertilità, e non manca chi soffre di deficit erettile. Il quadro non è rassicurante. E’ risaputo che la sessualità è un elemento importante per l’equilibrio psichico di ogni individuo.

    Mi domando se alcune di tali disfunzioni non siano dovute al tipo di vita che gran parte degli uomini conduce (non cito le donne solo per l’argomento trattato): sempre di corsa, con lo stress che assoggetta gran parte della giornata, con ansia e nevrosi sempre in agguato.

    16\09\06






    Maschio italiano dove sei?
    http://www.mentelocale.it/contenuti/index_...uti_varint_4067

    13\10\2001





    L’uomo ha paura di rimorchiare
    Pubblicato da PatChi in Eros

    Dove sono finiti i veri uomini di una volta? Sembra che la razza del macho sia in via di estinzione. Secondo uno studio condotto dalla rivista Riza Psicosomatica ha rivelato che l’uomo prova imbarazzo, vergogna e addirittura paura a rimorchiare una donna sulla spiaggia. I dati parlano chiaro: sei maschi italiani su dieci, più della metà dunque, hanno paura nei confronti del sesso. E soprattutto nei confronti della trasgressione estiva. Lo studio è stato condotto su un campione di 1000 italiani, uomini e donne, con un’età compresa tra i 25 e i 55 anni. Tutta colpa delle donne: sono troppe disinibite e trasgressive.

    L’uomo macho ormai sembra essere un ricordo lontano. Soprattutto in vacanza emergono tutte le insicurezze profonde che i maschi italiani si portano dietro nella vita di tutti i giorni e che esprimono solamente nei momenti di relax. Come quando sono in vacanza. Pensate che un bikini meno coprente del normale o uno sguardo ammiccante possa invogliare il vostro vicino di ombrellone? Fatica sprecata: tutti questi tentativi così sfacciati riescono solamente a provocare imbarazzo tra gli uomini.

    03\08\2006






    L'italiano 'macho' o 'mammone'?

    L'italiano 'macho' o 'mammone'? Presto bisognerà aggiungere una terza categoria: l'uomo di casa. Sono infatti già oltre tremila gli iscritti all'Associazione italiana uomini casalinghi , unica in Italia e in Europa e che da domani entrerà a far parte dellaFederazione europea donne casalinghe (Fefaf). L'idea è venuta nel 1985 a tre amici, che 5 anni fa hanno aperto una scuola e poi l'associazione. Un successo. Tanto che ora il sito uominicasalinghi.it è sommerso da mail di tedeschi, spagnoli e inglesi [e polacchi] che chiedono consigli.

    09\10\2003


    Edited by Davide.4. - 8/7/2007, 12:28
     
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  4. silverback
     
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    CITAZIONE
    L’uomo ha paura di rimorchiare

    Ovvio, essendo circondati da "assatanate predatrici sessuali", che prendono l'iniziativa a più non posso... (nei film americani...).

    CITAZIONE
    L’uomo macho ormai sembra essere un ricordo lontano.

    Lo stesso uomo deriso e disprezzato per decenni.

    Edited by silverback - 1/4/2007, 13:46
     
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  5. Davide.4.
     
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    Il parere di uno psicologo
    Lo psicologo Ted Braude, specializzato in turbe adolescenziali dei giovani pazienti maschi -. Il sarcasmo espresso su queste magliette può diventare un’arma letale e minare l’autostima già precaria dei teenager in un momento cruciale della loro crescita».





    Uomini, sesso debole

    Sette milioni di italiani hanno problemi sessuali e in 20mila vogliono il pene più lungo: maschi, cosa succede?

    Insoddisfatti, insicuri, sempre più timorosi o addirittura angosciati: gli uomini e il sesso sono sempre più due mondi paralleli. Il grido d'allarme viene dal congresso annuale della Società europea di urologia, tenutosi a Berlino. Oltre diecimila esperti da tutto il mondo testimoniano una vera e propria epidemia di problemi sessuali - veri o presunti - che spingono uomini e donne a rivolgersi al chirurgo.

    E il macho italiano non sta certo messo meglio di altri: sarebbero oltre 4 milioni gli italiani che soffrono di eiaculazione precoce, altri 3 milioni sarebbero colpiti da disfunzione erettile, con rapporti che non superano i 3 minuti. Il disturbo - quasi sempre di origine psicologica - è in aumento soprattutto tra i giovani, gravati da grandi ansie di prestazione.

    Prova ne è il fatto che «Sono oltre 20.000 - afferma il presidente della Società italiana di urologia, Vincenzo Mirone - i giovani tra i 18 e i 30 anni che ogni anno chiedono allo specialista di potersi sottoporre ad un intervento per l'allungamento del pene». Insomma, la leggendaria angoscia per le misure sta diventando un'emergenza sociale, perché si tratta nel 90% dei casi di immotivate paranoie.

    «Normalmente - continua Mirone - un pene in erezione misura tra i 9 e i 18 centimetri, ma i ragazzi che vengono nei nostri studi si sentono handicappati se il proprio organo misura, ad esempio, 12 centimetri». Gli interventi chirurgici, dicono i medici, si effettuano solo in casi estremi, di dimensioni in erezione inferiori ai 9 cm. Altro punto dolente (e più serio) è l'aumento dell'infertilità, che in Italia colpisce 1 coppia su 5 (il 15% di quelle in età fertile) e si prevede che nel 2015 la proporzione arriverà a 1 su tre.

    Quanto alle donne, pare che l'intervento più richiesto sia la labiaplastica - l'intervento costa dai 3.500 ai 4.500 euro -, la riduzione, cioè, delle piccole labbra, onde evitare fastidi e dolori nelle attività sportive o nel rapporto sessuale. Altro intervento richiesto l'asportazione del grasso sul monte di Venere, insieme con la lipoaspirazione dell'addome: il costo in questo caso si aggira tra i 3 e 4 mila euro.

    Molte donne, inoltre, si rivolgono al chirurgo plastico o estetico con la richiesta di "rivivere una seconda volta" attraverso una semplice ricostruzione dell'imene, realizzabile in day hospitale con un costo di 5 mila euro circa. Molte altre, invece, chiedono dopo il parto il restringimento della vagina per incrementare la sensibilità durante il sesso: il costo è di circa 6 mila euro. (Libero News)

    26\03\2007






    IL MACHO IN ESTINZIONE


    Dove sono finiti i veri uomini di una volta? Sembra che la razza del macho sia in via di estinzione. Secondo uno studio condotto dalla rivista Riza Psicosomatica ha rivelato che l’uomo prova imbarazzo, vergogna e addirittura paura a rimorchiare una donna sulla spiaggia. I dati parlano chiaro: sei maschi italiani su dieci, più della metà dunque, hanno paura nei confronti del sesso. E soprattutto nei confronti della trasgressione estiva. Lo studio è stato condotto su un campione di 1000 italiani, uomini e donne, con un’età compresa tra i 25 e i 55 anni. Tutta colpa delle donne: sono troppe disinibite e trasgressive.
    L’uomo macho ormai sembra essere un ricordo lontano. Soprattutto in vacanza emergono tutte le insicurezze profonde che i maschi italiani si portano dietro nella vita di tutti i giorni e che esprimono solamente nei momenti di relax. Come quando sono in vacanza. Pensate che un bikini meno coprente del normale o uno sguardo ammiccante possa invogliare il vostro vicino di ombrellone? Fatica sprecata: tutti questi tentativi così sfacciati riescono solamente a provocare imbarazzo tra gli uomini.






    Sedicente Seduzione: L'importanza dei testicoli in forma

    Sedicente Seduzione: L’importanza dei testicoli in forma. Chiedo scusa se leggendo questo titolo vi è andato di traverso il caffè ma, parlando di Sedicente Seduzione, non posso che partire da questo sottovalutatissimo problema. Effettivamente io non ci avevo mai riflettuto ma, del resto sono donna e al massimo mi sono occupata di tonificare i miei glutei.
    Nella mia ricerca per la rete di pillole di Sedicente Seduzione mi sono imbattuta in questo sito: http://penesano.com
    Il titolo è decisamente esplicito e, in maniera assolutamente scientifica, incita i maschietti a non essere più nella “media”. In tutti i sensi: per il lungo, per il largo, per il traverso.
    Rido e inizio a scorrere le pagine del programma ma, leggendo, il problema è davvero serio e si offrono risposte e metodi assolutamente concreti e risolutivi.
    Nessun attrezzo strano, niente creme o pillole miracolose: un manuale on line di più di 200 pagine (sul sito ne sono estratte una ventina) al prezzo di soli 44.95 euro, con la garanzia del soddisfatti o rimborsati e consulenza on line 24 ore su 24.
    Mie cari maschietti, a quanto pare, sono finiti i tempi cupi del sentirsi inadeguati, dopo il corso non avrete più nessuna incertezza perché saprete usare al meglio voi stessi e, soprattutto, sedurre al meglio qualunque donna. Conoscerete meglio voi stessi, vi occuperete anche dei vostri bistrattatissimi testicoli e saprete come raggiungere, in tre modi diversi, l’orgasmo del punto L. (non chiedetemi, mi informerò!): farete impazzire le vostre compagne e ne troverete di nuove perché, gli esercizio offerti, vi faranno apparire davvero diversi!
    Saprete sedurre con sicurezza perché, dopo i nuovi dubbi che vi verranno leggendo il manuale, dopo saprete tutto quello che c’è da sapere su voi stessi e sull’altro sesso. Venghino Siori, venghino!

    Il pensiero che un uomo possa strisciare la carta di credito e iscriversi a codesto corso mi inquieta parecchio, lo ammetto. Che trascorra un quarto d’ora al giorno a esercitare il suo pene (e non certo come facevate da ragazzini in piena tempesta ormonale), pure. Ma, soprattutto mi ha turbato assai lo scoprire che le donne hanno 8 tipi diversi di orgasmo!
    Oddio!
    A me ne mancano 6!
    No, forse solo 5 ma…dove sono? Come sono fatti?

    Per Sedurre si deve credere in quello che si fa, è indubbio. Se ti poni come uno sfigato/a gli altri lo percepiranno e questo ti/ci metterà nella condizione di aver meno chances.
    Il problema dell’inadeguatezza, negli uomini pare davvero localizzato nel basso ventre ed ecco spiegato il perché Viagra, ginnastiche localizzate, aggeggi futuristici, che trovano terreno fertile tra i portafogli degli uomini mentre noi donne, indubbiamente, sottovalutiamo questo problema (io personalmente sottovalutavo anche la disponibilità di ben otto tipi di orgasmo!): mi domando se, noi fanciulle, in qualche modo ne siamo responsabili.

    La Sedicente Seduzione è davvero diffusa e si nasconde in ogni dove. Ha radici profonde, molteplici aspetti e, lo ammetto, ho riso molto in questo sito, corrucciando la fronte diverse volte ma senza mai dimenticare che non solo gli uomini sentono questo problema: avete presente il dilagare di silicone in certe pultzelle!?

    La Sedicente Seduzione si nutre delle nostre insicurezze, del nostro senso di inadeguatezza.
    Ma, raggiunto uno stato fisico di cui noi siamo davvero fieri, a prova di qualunque sorriso si incroci per strada, siamo davvero pronti per Sedurre?


    13\11\2006





    Donne, gli uomini hanno paura di noi

    Silvia RoccaCosa rimane veramente del mitico maschio italiano? Quale identità e quale carattere identificano l'uomo italiano contemporaneo? Proviamo a dare una risposta scorrendo lettere e-mail che mi arrivano attraverso il mio sito.
    Le statistiche più recenti ci dicono che i maschi attraversano una fase di riflessione/trasgressione nei rapporti con le donne. La posta che ricevo lo conferma: le storie di tradimento e di recupero dei vecchi strumenti dei "latin lover" abbondano. Sono molti gli uomini che decidono di trasgredire, lo fanno con i transessuali e omosessuali. Alcune di queste trasgressioni sono solo incursioni che si chiudono rapidamente. Altre sono più durature e coinvolgenti. E disegnano a sorpresa un altro tipo di maschio Italiano.
    C'è un numero considerevole di uomini autoritari in famiglia che nascondono inconfessate debolezze. Mi scrive Claudio: "Ho una bella posizione sul lavoro, da sempre ho successo con le donne e, anche se sono fidanzato, le occasioni non mi mancano. Ma dopo aver provato con un transessuale, le esperienze alternative mi attraggono. Secondo te è normale?Che cosa mi consigli?"
    E ancora:"Sono Mario ho 45 anni, sono sposato da dieci anni, ma ho scoperto che mi piace un uomo, sono omosessuale?" "Sono Lucio,mi piacciono le donne ,ma con gli uomini mi eccito di più. Secondo te ho dei problemi?"
    Il vostro è un problema serio non è facile dare un consiglio giusto.
    Capita di scoprire delle debolezze nascoste che possono portare dei problemi psichici ,delle frustrazioni. Perché? Purtroppo molti uomini sono prigionieri di una vita che non sanno vivere. In una società borghese l'omosessualità è vista come una vergogna, quindi si nascondono dietro a un matrimonio castrante.
    "Sono Luca ho un rapporto con un uomo da sei mesi, ma ho paura a frequentarlo. Se mia moglie lo scopre faccio una pessima figura con tutta la famiglia. Soffro e mi sento prigioniero di una relazione che non desidero più. Cosa posso fare? Se svelo le mie debolezze i miei amici mi abbandonano."
    Secondo il mio punto di vista, caro Luca, devi vivere le tue passioni e non vergognarti se desideri qualcuno. Gli amici veri non ti abbandonano, non sono amici veri se ti lasciano.Il tuo non è un caso disperato. Esiste di peggio. Un esempio? Quello degli uomini primadonna, sempre più numerosi, espressione di una cultura contemporanea ormai dominante in una società abituata a macinare ogni evento velocemente. Hanno un ego spiccato, alla continua ricerca dell'affermazione personale e dell'occasione per essere al centro dell'attenzione. Sono sempre bisognosi di conferme. Abbiamo così un secondo tipo di maschio in crisi, per certi versi opposto al primo che vi ho descritto : il maschio egoista, egocentrico ed eccentrico. Al tempo stesso narciso e insicuro.
    Fiorenza scrive: "Ciao, sono interessante, intelligente, simpatica. Tutti mi guardano e molti si innamorano, ma nessuno mi vuole perché scappano. Il mio fratello è bello, interessante eccetera e tutte le donne si buttano ai suoi piedi. Perché lui si io no?"
    Gli uomini hanno paura delle belle donne, danno loro insicurezza. Preferiscono una donna brutta piuttosto che una bella, vivono più sereni, senza alcuna angoscia. La bella e sensuale è perfetta come amante.
    Raffaella mi scrive: "Mio marito si mette le mie creme e passa ore davanti allo specchio, è normale?"
    Margherita mi scrive: "mio marito ha una cicatrice sul viso è disperato, da quando quel segno vive con lui non è più lo stesso. Cosa devo fare perché non cada in una depressione acuta?"
    Donne dovete dire agli uomini di essere se stessi, altrimenti la loro ossessione per l'immagine, sintomo di insicurezza profonda, con il tempo li porterà dritto dritto alla depressione e alla solitudine. Un uomo così rende la vita di coppia noiosa e frustrante. Quindi cercate di spronarlo, altrimenti guardate altrove, la vita è una sola non potete passare il vostro tempo dietro a questi problemi.
    Infine trovo spesso un altro tipo d'uomo in preda a paure inconsce. È l'uomo che, incapace di superare le sue angosce, resta prigioniero di ogni dubbio. È il maschio timido e introverso.
    C'è il caso di Rino: "Sono un ragazzo di 20 anni, le ragazze mi trovano carino ma quando sono in compagnia mi sento come paralizzato e incapace, ho paura di farmi ridere dietro e non so come fare per superare le mie paure. Cosa mi consigli.?"
    E poi Gigi : "Cosa devo fare per combattere la timidezza?" Dovete essere più sicuri di voi e convinti delle vostre doti. Il miglior maschio moderno deve esprimersi con atteggiamenti più smaliziati. E, liberato da pesanti fardelli psicologici, deve mettersi in discussione: insomma, il nuovo uomo è indubbiamente più sensibile, un maschio più consapevole e in grado di percorrere i sentieri della vita senza ipocrisie.
    Volete consigli e vi sentite sole e triste non esitate a scrivermi : www.silviarocca.it

    Anno : 2007


    Edited by Davide.4. - 8/7/2007, 12:21
     
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    mi sembrano una marea di cavolate contraddittorie!
    A parte che una volta la settimana non è che sia chissà che, ma poi mi sapete spiegare perché se le italiane sono così brave a letto gli uomini dovrebbero prendere quella robbaccia che è il viagra?
    ma per favore la cara Alice Politi non sa che le italiane scopano un vero schifo e non sono nenanche capaci di farlo rizzare più ai loro uomini!
     
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    Uomini ma perché vi facciamo paura?

    Ci sfuggite. E se ci cercate, è con rabbia, perché non vorreste. Ci amate sempre, ma con qualche rancore. Con una certa voglia di farcela pagare. Ma che cosa, davvero? La durezza del femminismo, forse. Certi toni sopra le righe, magari. Ma non vi spaventiamo solo perché siamo diventate "maschie". Il vero incubo è che vi facciamo da madri. Che vi amiamo con troppa tenerezza. Che vi diciamo quanto abbiamo bisogno di voi. Sei uomini si confessano a cuore aperto. Ma senza alcuna indulgenza per noi. Perché "voi donne eravate la nostra pace, e siete diventate la nostra guerra"

    di Valeria Palermi e Rosella Simone

    Vediamo di capire com'è andata. Un riassunto a spanne, tanto la storia più o meno la sapete. È cominciata un po' di tempo fa (facciamo venti anni abbondanti): le donne non ne potevano più. Non ne potevano più di essere educate, di star sedute composte, di essere le ultime della fila, quelle disciplinate a cui poi chiudono lo sportello sulla faccia. Di studiare solo Lettere, diventare al massimo insegnanti, fare meravigliosi bambini che le incastravano con feroce dolcezza nel meraviglioso compito di crescerli. Che forse così meraviglioso non era, se gli uomini non hanno mai cercato di portarcelo via. Insomma, è scoppiato il femminismo. Ci siamo prese gli spazi che volevamo, la libertà sessuale, gli studi, la carriera. Per inciso, ci siamo anche tenute tutto il resto, perché nessuno ci ha chiesto se volevamo fare a metà della fatica di provvedere ai figli, agli anziani, alla casa. Ma va bene lo stesso. Però è successa una cosa imprevista. Vi siete spaventati. Dio, quanto. Ci sfuggite da allora. O ci cercate ancora, ma non vorreste. Ci amate con rancore. Un po' tutte. Quando abbiamo cominciato a preparare questo pezzo e ci siamo messe a cercare gli uomini da intervistare, la ricerca è stata la più breve degli ultimi mesi: tutte avevano un nome in mente. Un nome tra i mille Marco, Stefano o Piero che abbiamo visto più spesso di schiena, mentre uscivano dalle nostre vite o restavano appena sulla soglia, che venirci incontro sorridendo tranquilli. Un nome tra i tanti che ci sono rimasti in testa, accompagnati da un punto interrogativo. Avremmo potuto chiedere a psicologi e sociologi che cosa, nelle donne di oggi, fa tanta paura agli uomini, e ci avrebbero detto cose intelligenti e sagge. Ma non quelle che volevamo sapere: perché il nostro sorriso vi sembra pericoloso, la nostra dolcezza insidiosa, le nostre parole aspre. Dov'è che abbiamo sbagliato, se abbiamo sbagliato. E soprattutto: si riesce ancora a rimediare? Questo dovevate dircelo voi. Ci avete provato in sei. Sei uomini che per una volta si sono fidati di noi e hanno detto cose che ci hanno sorprese. A volte irritate. Però non sarebbe giusto prendersela con loro: in fondo hanno accettato di parlarne. Quelli terrorizzati sul serio l'intervista non ce l'hanno data. Paura delle donne, io? Ed erano già spariti. Lasciando nell'aria, come il gatto di Alice nel Paese delle Meraviglie, solo il loro sorriso. Un po' verde, però.

    Temo il bisogno che avete di noi Bruno Arpaia, 39 anni, giornalista Non è che le donne mi facciano proprio paura. Ma diciamo che certi vostri comportamenti mi allarmano. Su certe cose mi sembrate assolutamente incomprensibili. Come dice Eloy Martinez in Santa Evita, "Non so cosa pensano le donne, che vogliono. So soltanto che vogliono il contrario di quello che pensano". Ci avete accusati per anni di essere troppo razionali, ma a me sembra piuttosto che voi vi creiate universi interiori fatti più di desiderio che di realtà. E tanto peggio se il mondo non corrisponde a quello che vorreste. Non fate uno sforzo di adattamento. Ma poi la realtà non riesce davvero ad entrarci, è quella che è, e per voi sono esplosioni di dolore. Che temo, queste sì, molto. Mi inquietano anche i corpi troppo belli, troppo femminili. Forse un ricordo dell'adolescenza, quando le ragazze troppo carine ti sembrano irraggiungibili, e non fai nemmeno il primo passo verso di loro. E mi turba il richiamo delle donne alla natura, questo vostro istinto del corpo, questa pulsione terragna verso la vita, verso la maternità. Questo istinto materno che poi spesso riversate anche su di noi è la cosa che meno sopporto al mondo. Rifiuto di essere accudito. Mi spaventa anche il bisogno che avete di noi. Ho sempre pensato che la fusione tra uomo e donna sia sbagliata, che non possa darsi nella realtà perché impedisce la crescita e la comunicazione. Ma è difficile che una donna la pensi così, anche se si dice d'accordo. Avete un bisogno di appoggiarvi a noi che fa paura, a quelli che come me sentono, "di pancia", che sarebbe meglio sviluppare ciascuno le proprie "linee", e limitarsi a cercare solo punti di giunzione. Questo non vuol dire che noi uomini possiamo fare a meno di voi. Il bisogno reciproco c'è sempre, così come c'è sempre la volontà di comunicarsi delle cose. Ma nemmeno questo è facile. Io ho dovuto imparare a farlo con le parole. È stato come apprendere un'altra lingua, perché io avevo un modo di esprimermi più "corporeo", più fisico, mentre la mia compagna verbalizza tutto. Non lo sapevo fare, ho dovuto imparare. Però mi è a lungo sembrato di star perdendo qualcosa. Di degradare le mie emozioni e sensazioni, dicendole.

    Noi non parliamo la stessa linguaBruno Giorgini, 50 anni, fisico Non ho paura delle donne. Adesso. Ne ho avuta tra i 24 e i 28 anni e mi rendeva quasi impotente. Avevo quella che in Romagna chiamano la basochite, un fenomeno per cui un fagiolo ha la forma del fagiolo ma non cresce. Avevo paura della profondità sessuale, del desiderio nascosto, oscuro e misterioso dell'essere femminile. La disparità con l'erezione maschile visibile, misurabile, quasi scostumata mi spaventava. Mi vergognavo del mio corpo: in spiaggia portavo maglietta e occhiali da sole, l'amore lo facevo il più possibile vestito. E, prima e dopo, parlavo come una macchina perché mia mamma mi aveva detto che ero brutto ma che ero molto bravo a maneggiare le parole. Poi una volta, avrò avuto 30 anni, ero con una signorina, e, terminato questo piacevole bisogno, come al solito, ho iniziato a parlare a raffica e, "Oh Bruno, non puoi stare un po' zitto?! Io vengo con te perché sei bello non perché sei capace a parlare". "Ripeti", ho avuto la forza di chiederle, e lei ha ripetuto. Sono guarito di colpo. Quella donna mi aveva autorizzato a non vergognarmi più del mio corpo. E col tempo ho anche imparato ad accettare il fatto che fra maschio e femmina ci sia una differenza irriducibile, fisica e mentale. Perché quando dici a una donna, "Ti amo" e anche se ti va così bene che lei risponde, "Anch'io" resta la questione che questa stessa frase per te significa una cosa, per lei un'altra. Cosa non l'ho ancora capito, ma so che è così. E ho fatto anche una ulteriore e paradossale scoperta: più si entra in intimità, più ci si libera dalle convenzioni sociali, più tu sei te stesso e lei è se stessa e più scopri quanto è difficile la comunicazione tra un uomo e una donna. Scopri ad esempio che non puoi usare una frase come "la mia donna", perché le donne, tutte le donne, sono libere. Anche quelle che sembrano sottomesse. Fingono, magari è un "nel pensier si finge" leopardiano, un fingere vero, ma nel profondo "lei" è anarchica e libertaria. Rivoluzionarie o manager, insegnanti o artigiane, tutte sono irriducibili all'insieme di regole sociali, gli uomini, invece, mettono leggi per interpretare il mondo. Non per nulla ho scelto di fare un mestiere molto maschile, in cui di donne ce ne sono pochissime. Mi sento più tranquillo. Le donne hanno molti sensi, molto più di cinque. Le donne sono piene di pertugi, sono screziate. Le donne hanno un'altra razionalità. Un uomo e una donna sono due universi distinti che non hanno paura l'uno dell'altra ma che confliggono. Come affronta un fisico un simile quesito? Cerca un canale di comunicazione tra gli universi e lo chiama Vaidya Throat. Un'ipotesi che abbiamo formulato in una ricerca in Istituto. Vera o falsa chi lo può dire! Quello che fa la fisica teorica nemmeno Dio sa se c'è o non c'è. No, non ho più paura delle donne. Neanche delle donne guerriere. Anzi mi piacciono, ho sempre pensato che se avessi avuto una figlia le avrei insegnato le equazioni differenziali e il karatè. E poi io sono stato sempre con donne dalle teste affilate, molto autonome socialmente. Donne che nel mondo si sono sempre mosse con energia. Donne con le quali la pace in casa è il risultato di una contrattazione. Se devo dire la verità l'unica donna della quale ho paura, anche adesso che è morta, è mia madre. Qualunque donna è più rassicurante della madre. Ha su di te un potere enorme: lei ti ha partorito ed è biologicamente convinta di conoscere tutto di te perché "lei" ti ha trasmesso la forma e la parola. La madre è il primo luogo del mistero. Nasci da lei, ed è già massacrante questo tunnel che non sai dove arriva, e poi, e per tutta la vita, lei si sente investita nei tuoi confronti di un potere enorme e lo esercita come un diritto divino, o un diritto naturale. La madre è l'unica che non puoi combattere perché è sempre buona anche quando è cattiva. La madre è micidiale. La madre è come l'eroina, una droga pesante.

    Nei sentimenti siete impudiche Marco Fabi, 31 anni, architetto Le donne che mi spaventano sono tante. Prima di tutto quelle prevedibili. In genere lo diventano tutte, quando si innamorano. Si scoprono, chiedono continue conferme, sono impudiche nei sentimenti. L'amore per loro è togliersi la maschera. Io fuggo davanti a una donna che rifiuta il mistero in cambio dell'amore. Mi fa paura quella che mi telefona ogni volta che può, che mi dice che mi ama, quella di cui posso dire, "è mia". Invece adoro quelle che mi si concedono solo per il loro piacere. Che mostrano di non aver bisogno di me. Piene di amici e corteggiatori, indipendenti, che non mi permettono di sapere tutto di loro. Una così mi fa sentire insicuro. Allora la voglio, la rincorro, perché non l'ho conquistata. Perché non è mia e non ha voglia di diventarlo. Non datevi tutte, non mostrateci mai come siete davvero. Nella seduzione il teatro conta, non bisogna uscire dal personaggio. Un rapporto che duri è possibile solo con una donna che ti sfugge sempre. Le altre, quelle che ci rassicurano, le sposiamo. Ma il matrimonio non c'entra con l'amore. È il nostro modo di ringraziare una donna per averci amato nonostante le nostre mancanze. Un modo per saldare un conto. O un modo per mettere in cassaforte il passato, perché quella è la donna dei tuoi anni di ragazzo, tu sposi lei e ti tieni accanto la giovinezza. E poi con lei non hai bisogno di maschere, ti conosce, non ti spaventa. Ma allora non hai più il mistero. Un'altra cosa che mi fa paura è questa intimità delle donne con il loro corpo, il ciclo, il sangue. Mi disturba. L'uomo è meno "terrestre" di voi, meno attaccato alla natura. Voi potete diventare madri. Altra cosa che mi fa paura. La maternità distrugge l'erotismo perché un figlio rappresenta davvero "il" legame per la vita. Troppo impegnativo. Non per egoismo, ma perché di un figlio non puoi non prenderti cura. La paternità mi terrorizza, così come le donne materne. Io non cerco un'altra madre, mi è bastato dover fuggire la mia. Noi maschi vogliamo "ammazzarle" le madri, perché non è vero che sono dolci e tenere. Sono le sole che abbiano davvero potere su di noi, bisogna combatterle tremendamente. Solo quando te ne vai di casa sei finalmente al sicuro. Una che vuole proteggermi? Alla larga. Sfuggo anche le donne troppo belle. Mi hanno spesso deluso. Un "eccesso" di bellezza, per armonia, dovrebbe essere accompagnata da brillantezza e umorismo al diapason. Ma accade di rado: lei magari apre la bocca e dice cose banali o ha un accento spaventoso. Allora diventi feroce. Ma la bellezza suscita sempre ferocia in noi uomini. E struggimento. Perché non puoi possederla, perché non ti apparrà mai davvero. Vorresti toccarla, farla tua e non puoi. Una frustrazione che rende rabbioso. Più che spaventarmi, la bellezza mi duole. Insomma, le donne ci fanno paura per molti motivi. Siamo indifesi, smarriti. Questo sentimento mi unisce agli altri uomini. Provo tenerezza e compassione per loro. Non siete più che quelle che avevamo conosciute. Dobbiamo impegnarci su un fronte che non è il nostro. Eravate la nostra pace, siete diventate la nostra guerra.

    I vostri occhi ci leggono dentroBruno Pischedda, 39 anni, scrittore La cosa che più mi fa paura delle donne è quella che al tempo stesso più mi affascina: gli occhi. Le donne capiscono con gli occhi: "leggono", scrutano nell'ipocrisia. Ogni tanto ci si sente trafitti in un momento di vuoto o di ipocrisia. La corazza di cui per anni ci si è rivestiti sembra non servire a nulla e si rimane in balia della verità. Il fatto è che siamo molto gelosi della nostra intangibilità. Ci culliamo della nostra eterna irresolutezza. E tutto questo una donna lo insidia. Quando un uomo ha una sensazione simile, quando si sente catturato entro margini di realtà, allora fugge. Non so se sia parte di una sindrome narcisista, per cui non ci si vorrebbe dividere con nessuno; o se invece è talmente scarsa la stima che abbiamo di noi stessi che appare innaturale che una donna ci prenda sul serio. Poi c'è questo. Nel rapporto con le persone a me piace saggiare il limite estremo dell'aggressività verbale. Nelle conversazioni godo nel portare il discorso su temi imbarazzanti e in una forma linguistica che dà nel surreale. Con gli uomini so esattamente dove posso arrivare. Con le donne no. Di certe temo le reazioni inaspettate, lo scatto di nervi improvviso che mi riduce alla grandezza di un mollusco. Ma la donna che più fa paura - questo è il vero abisso - è quella che più suscita sensi di colpa.

    Spregiudicate non mi piaceteGuido Prosperi, 27 anni, studente Voglio "una donna con la gonna" come canta Vecchioni. Non mi piacciono quelle che tendono a ricoprire posizioni maschili. Quelle, ad esempio, che vogliono fare le poliziotte. Lo scopo di una femmina è la prosecuzione della vita, non andare in giro con la pistola alla cintura. Con questo non dico che debba stare a casa e dedicarsi unicamente ai figli, ma non deve mettersi i calzoni in testa. Una manager può gestire un'azienda restando se stessa; e forse, finalmente, vedremo fabbriche con annesso kinderheim. Mi spaventano donne come la signora Moratti, che magari nella realtà è la più dolce delle madri ma all'esterno proietta di sé una immagine molto dura. Se una donna mi facesse delle avance sessuali? Odio e fuggo la violenza che c'è anche in una eccessiva franchezza. L'amore è una cosa delicata. Per me un film come Basic Instinct è volgare. In generale evito le donne troppo spregiudicate. Mi creano tensioni, ansie. È difficile essere uomo oggi. Mancano i modelli. I padri sono assenti, vestono come eterni ragazzi e non sanno assumere responsabilità né dettare regole. L'uomo moderno non sa più quali siano i valori del maschile, resta adolescente e irresponsabile per sempre. La donna invece quando diventa madre smette di vivere nella fantasia. È questo che mi affascina e mi seduce.

    Cos'è mai la passioneAndrea G. Pinketts, 35 anni, scrittore. Un seduttore come lei, di che donna ha paura? "Delle donne della mia vita ho temuto di più quelle che partite come straordinarie avventuriere o come fantasmi spettrali e dannati si sono rivelate poi stucchevoli e noiose cacciatrici di mariti". Preferisce le donne fantasma perché non esistono? "Sicuramente. E anche perché sono meno noiose". Ma le donne vere, quelle che mestruano .... "Il mestruo mi fa impressione". ... che partoriscono figli... "Una volta in una libreria del centro fumavo nervosamente il sigaro perché avevo perso la borsa con dentro il dattiloscritto di un mio romanzo. "Lei è un uomo veramente sgradevole", mi ha aggredito la padrona che era in stato interessante. "Confidenza per confidenza", ho risposto, "anche a me le donne incinte fanno abbastanza schifo". Guardavo quel suo pancione e non coglievo il senso della maternità, mi veniva più in mente Alien". È vero che vive con sua madre? "Si, però io non sono spessissimo a casa". E della mamma ha paura? "No. Mia madre è una donna che pur avendo il senso del tragico ha anche quello dell'umorismo, come me. E l'umorismo stempera qualsiasi dipendenza". Siete una coppia perfetta, dunque? "Sì, perché siamo una coppia aperta". E cosa ne dicono le sue fidanzate? "Beh, mentre io e mia madre scherziamo spesso sul fatto che tutti gli psicopatici vivono in famiglia, le fidanzate non ci ridono su per niente e attribuiscono tutti i miei difetti a questa convivenza". E scappano? "No, mi fanno loro da mamma e alla fine finiamo come fratello e sorella". Come mai i suoi libri sono pieni di orchesse? "Le vedo nella vita quotidiana queste terribili virago che frustano e frustrano i propri mariti. Queste che si sono fatte sposare che erano Audrey Hepburn e diventano la donna cannone. Che si mettono all'ingrasso non per incidenti biologici ma per pura cattiveria". La sua donna ideale? "Non c'è, naturalmente! Semplicemente sento la necessità di innamorarmi spesso e volentieri". Ma lei cosa cerca in una donna? "La passione perché, appunto, passa". Chi è un seduttore? "Un uomo che ha paura della morte. Che teme il rapporto fisso perché è definitivo, come la morte. Amo la conquista che fa sentire vivo e fuggo la donna che s'impone come unica, quella che ti assorbe. La donna vagina, il fodero che imprigiona la spada". Paura di perdere se stesso? "Forse è così, ho paura di annullarmi. Ma ho anche paura di avere una vita sola. Per questo frequento donne diversissime fra loro: la punk con la spilla nella guancia e la ragazzina di buona famiglia con la gonna scozzese a pieghe. Perché, dice il mio grande maestro Franco Califano, "ogni donna è un po' di ciò che vuoi ma tutto nella stessa non c'è mai"". E così resta con la mamma... "Si. Mia madre coltiva il bambino. E consentendomi di restare bambino mi allontana dalla morte".
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    Agosto 1996


    Edited by Davide.4. - 8/7/2007, 12:33
     
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    il mondo editoriale è quansi un monopolio femminile ormai, però qui non si grida al sessismo e alla discriminzaione!
    Finché sono le donne a prevalere tutto va bene e c'è la "parità"...
     
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    Le donne sono più intelligenti degli uomini?

    di : Rita Levi Montalcini

    Solo una donna può capire la vera essenza, l’importanza della vita, solo una donna può decidere per sé, del suo presente, del suo futuro, ...gli uomini farebbero bene a fare un passo indietro su certi argomenti.


    07\08\2006





    CERVELLO:DONNE PIU' INTELLIGENTI DI UOMINI SE C'E'POCO TEMPO


    (ANSA) - ROMA, 26 APR - Filosofi e grandi pensatori della storia sono stati, quasi sempre, di sesso maschile. Probabilmente perche' avevano molto a disposizione per dedicarsi alla contemplazione. Se invece avessero dovuto avere a che fare con scadenze e tempi stretti, come quelli che sembrano caratterizzare da sempre la vita delle donne, probabilmente i risultati non sarebbero stati cosi' brillanti. Secondo una ricerca della Vanderbilt university, pubblicata sulla rivista americana 'Intelligence', le donne farebbero infatti mangiare la polvere ai loro colleghi uomini quando si tratta di svolgere compiti e test con scadenze e tempi stretti. Una differenza che risulta piuttosto significativa soprattutto tra i pre-adolescenti e gli adolescenti. ''Nel nostro studio, condotto tra il 1997 e il 2001 su circa ottomila uomini e donne, di eta' compresa tra i 2 e i 90 anni - spiegano i ricercatori Stephen Camarata e Richard Woodcock - abbiamo visto che in generale le differenze nell'intelligenza tra i due sessi sono minime. Tuttavia, se si guarda alla capacita' di lavorare bene in situazioni dove si ha un tempo prestabilito, allora le femmine sono nettamente superiori. E' molto importante dunque che gli insegnanti tengano presente questa differenza tra i due sessi, quando devono giudicare il loro lavoro e preparare i test. Per valutare veramente le capacita' generali di una persona, e' essenziale guardare anche le performance che si realizzano senza limiti di tempo e cronometri''. Bisogna considerare che molte delle attivita' svolte in classe, compresi i test, continuano i ricercatori, sono direttamente o indirettamente collegati all'elaborare i dati in tempi veloci. ''L'elaborazione della velocita' non si riferisce ai tempi di reazione o all'abilita' di giocare ai videogame - aggiunge Camarata - ma e' la capacita' di completare effettivamente, in modo efficiente ed accurato, un lavoro di media difficolta'. Sebbene maschi e femmine mostrino capacita' simili di elaborazione all'asilo, le femmine diventano molto piu' efficienti dei maschi alle scuole elementari, medie e superiori''. Gli scienziati hanno visto che i punteggi degli uomini sono piu' bassi delle donne in tutti i gruppi d'eta' nei test che misurano l'elaborazione della velocita', con una differenza maggiore tra gli adolescenti. Comunque, lo studio ha anche mostrato che i maschi superano consistentemente le femmine in alcune abilita' verbali, come l'identificazione degli oggetti, la conoscenza dei sinonimi e delle analogie verbali, smentendo l'idea comune che le ragazze sviluppino tutte le capacita' comunicative prima dei ragazzi. (ANSA).

    26\04\2006


    Edited by Davide.4. - 8/7/2007, 12:39
     
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    Il cervello delle donne è più efficiente nei compiti "a tempo"

    Pubblicato da Giulietta Capacchione

    Il titolo che ho dato io a questo post è senz'altro meno d'effetto, ma sicuramente è più accurato di quello che hanno affibbiato altri per raccontare la ricerca che sto per segnalarvi.
    Non per battere sempre sullo stesso chiodo, ma è un fatto che la comunicazione scientifica in psicologia risenta del tentativo, forse giustificato? di attirare la curiosità del pubblico, e trascuri, in parte, la necessità di informarlo.
    I ricercatori Stephen Camarata e Richard Woodcock della Vanderbilt University non hanno infatti trovato e scritto da nessuna parte che le donne sono "più intelligenti" degli uomini quando il tempo per svolgere un compito è contingentato, hanno semplicemente rilevato che mostrano un vantaggio nella rapidità di elaborazione cognitiva, tale per cui, se il compito è un test a tempo, ottengono punteggi superiori.
    Sembra una questione di lana caprina, ma non lo è affatto. L'intelligenza è un costrutto di tale complessità da dover essere maneggiato con tutta la cautela possibile, esistendo di fatto numerose modalità con cui l'intelligenza umana si declina ed essendoci variabili individuali e culturali di non facile isolamento.
    I nostri due eroi hanno valutato le performance cognitive di 8000 individui maschi e femmine dai 2 ai 90 anni e l'unica differenza che hanno trovato è questa della maggiore rapidità di elaborazione delle donne intesa come "capacità di portare a termine con efficienza e accuratezza un compito di media difficoltà"
    Poca enfasi è attribuita al fatto che su tutto il resto maschi e femmine sono praticamente equivalenti.
    Sarebbe prevalentemente in età scolastica che questo vantaggio femminile si concretizzerebbe e, secondo gli autori, saperlo potrebbe tornare utile agli insegnanti per indirizzarli verso richieste scolastiche differenziate fra maschi e femmine. Un bravo insegnante, secondo me, sa che la prova scolastica va calibrata sul singolo bambino più che sulle sue generalità sessuali.
    Molto rumore per nulla dunque? Non necessariamente.
    I ricercatori hanno anche sfatato un mito sulle presunte maggiori abilità verbali delle donne mostrando che "i maschi superano consistentemente le femmine in alcune abilita' verbali, come l'identificazione degli oggetti, la conoscenza dei sinonimi e delle analogie".
    Ora qualcuno mi spiegherà cosa c'entra con l'intelligenza "la conoscenza dei sinonimi" e che difficoltà ci sia a chiamarla meramente "cultura".
    Questa volta però non è responsabilità dei giornalisti nostrani: il comunicato Ansa non è che la fedele traduzione del comunicato stampa della Vanderbilt. La ricerca verrà pubblicata nei dettagli su Intelligence.
    Statevi bene.

    p.s. Ricordate di non essere stitici e di provare a scoprire chi è S.P. nel post di sotto.


    27\04\2006

    Edited by Davide.4. - 8/7/2007, 12:42
     
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  12. Scienziato apocrifo
     
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    CITAZIONE
    CERVELLO:DONNE PIU' INTELLIGENTI DI UOMINI SE C'E'POCO TEMPO

    (ANSA) - ROMA, 26 APR - Filosofi e grandi pensatori della storia sono stati, quasi sempre, di sesso maschile. Probabilmente perche' avevano molto a disposizione per dedicarsi alla contemplazione. Se invece avessero dovuto avere a che fare con scadenze e tempi stretti, come quelli che sembrano caratterizzare da sempre la vita delle donne, probabilmente i risultati non sarebbero stati cosi' brillanti.

    Insooma, parafrasando una disfunzione sessuale maschile, le donne soffrirebbero di "pensiero precoce"... disfunzione che le porterebbe a non ragionare in maniera profonda e che gli impedirebbe di diventare dotte filosofe, solo che qui il difetto lo spacciano per pregio.
     
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  13. Davide.4.
     
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    Le donne evitano la carriera scientifica

    Anche i genitori contribuiscono a scoraggiare le figlie

    Secondo una psicologa dell'Università del Michigan, le ragazze preferiscono evitare di lavorare nel campo della matematica, della scienza e dell'ingegneria perché percepiscono queste attività come un'occupazione solitaria anziché sociale.
    "Il nostro lavoro - spiega Jacquelynne Eccles - è quello di formare ragazze sicure di sé e della propria capacità di successo in campo scientifico e matematico. Ma per aumentare il numero di donne che lavorano nella scienza, dobbiamo fare in modo che le ragazze siano più interessate a questi campi, ovvero far sapere loro che la scienza è un ambito sociale che richiede lavoro di gruppo.
    Durante la conferenza biennale della Society for Research in Child Development, Eccles ha anche spiegato come i genitori e gli insegnanti possono influenzare le scelte di studio e di lavoro dei giovani. La psicologa si è basata sui dati di studi e interviste precedenti, che rivelano come le aspirazioni lavorative di molte ragazze hanno ben poco a che fare con le proprie capacità (indicate dai voti scolastici e dalle opinioni dei parenti e dei genitori).

    È invece la percezione della futura carriera a influenzare la scelta. Eccles e colleghi hanno scoperto anche che i genitori inviano molti tipi di messaggi alle proprie figlie: messaggi che, in qualche modo, fanno calare la sicurezza delle ragazze nelle loro capacità scientifiche e la loro inclinazione ad assecondare un interesse in questo campo.
    Anche se le ragazze ottengono voti migliori dei ragazzi in matematica, i genitori con figlie femmine sono convinti che esse abbiano più difficoltà dei maschi. "I genitori delle ragazze sostengono che le figlie si debbano sforzare di più per riuscire bene in matematica rispetto ai genitori dei ragazzi, anche quando gli insegnanti sono di parere opposto".
    Fonte: Le Scienze

    18\04\2005






    IMPOTENZA O UOMINI IMPOTENTI? (19/04)

    image

    Sei identikit dell'impotente per sei identikit di uomo.
    Per giudicare bene l'impotenza di un uomo bisogna anche sapere di fronte a quale uomo ci troviamo. E' questa l'opinione di molti sessuologi, tra cui anche Willy Pasini: può capitare infatti che più che di impotenza sessuale ci troviamo di fronte a un'impotenza dell'uomo. Comunque, in generale, l'approccio farmacologico e quella psicologico non sono un'alternativa, ma vanno di pari passo.

    Ecco i principali identikit dell'uomo impotente:

    L'uomo che non sa esprimere le proprie emozioni
    Il termine tecnico esatto per individuare persone incapaci di esprimere le proprie emozioni è "alessitimico". Le difficoltà cui va incontro un uomo rientrante in questa tipologia sono legate al timore di una relazione affettiva con una donna. E' il caso tipico di uomini abituati, per via del ruolo eventualmente ricoperto ricoperto nel lavoro, a dominare gli altri. Un uomo del genere non riesce ad instaurare con il proprio organo sessuale un rapporto analogo di dominazione, in quanto esso non risponde al comando della volontà. L'intervento psicologico in questi casi può funzionare, ma può fallire quando il soggetto non riesca a entrare in una logica che, dal suo punto di vista, appare strana e incomprensibile. Può risultare quindi più efficace ricorrere alla prostaglandina con iniezione intracavernosa in quanto si tratta di un metodo che riesce ad isolare il sesso dal cuore ottenendo un'erezione a comando.

    L'uomo sconfitto su tutti i fronti
    L'uomo sconfitto su tutti i fronti, è sconfitto soprattutto sul fronte sessuale. Un uomo del genere vede tutta la propria personalità in crisi: tutta la propria autostima è basata esclusivamente sulle conferme provenienti dall'esterno, tra queste è ovviamente fondamentale quella sessuale.
    La capacità di sedurre, per uomini di questo tipo, è fondamentale e al successo, eventualmente goduto nel campo professionale, vuole sovrapporne uno analogo nella sfera sessuale, per la quale spesso egli sfrutta il proprio potere, salvo poi incappare nell'impotenza. Si tratta fondamentalmente di “narcisi” che non accettano l'idea di invecchiare. In questo caso appare più indicata una terapia psicologica che, associata al Viagra, gli consenta di avvicinare l'immagine di sé che egli si è costruito con la realtà data dalla sua età.

    L'uomo che dubita di sé stesso
    Ai dubbi su sé stesso si accompagnano quelli sulla propria erezione. L'uomo di questo tipo è vittima di una sorta di fobia sociale che spesso si trascina da adolescente e che l'impotenza serve a mascherare. In questo caso un intervento psicologico, che preceda l'uso del Viagra o dell'iniezione di prostaglandine, servirà ad alzare questa maschera segnando un momento di svolta e di cambiamento.

    Pazienti che temono l'intimità
    La sessualità è strettamente legata all'intimità. L'uomo colpito da problemi di erezione tende a vedere il suo problema come una questione prettamente legata alla fisiologia dei suoi organi genitali per cui si rivolge allo specialista, spesso l'urologo, considerando il suo problema dal punto di vista quasi “meccanico”. Così facendo l'uomo interessato trascura altri organi come il cuore e il cervello, in quanto è lì che si annida il malessere che egli nutre verso la sessualità femminile. L'uomo di questo tipo ha paura della donna mantide, vale a dire la donna che si impossessa dell'uomo, ne assorbe la sfera sessuale, oltre che (com'è spesso temuto) la sfera finanziaria. Una donna del genere va tenuta lontana, così come la donna ultra-moderna, per via della forza del suo desiderio che prende in contropiede l'uomo, che sarebbe più rassicurato da un ruolo di leader più che dalla guerra, secondo lui, dichiaratagli dalle donne.
    E' ovvio, a questo punto, che l'approccio da seguire in questo caso è quello psicologico, in quanto è solo così che si possono smuovere questi malesseri verso il mondo femminile. La terapia farmacologica però può aiutare a rompere il ghiaccio.

    L'uomo che esige il controllo
    Questi soggetti vanno dallo specialista con l'obiettivo di poter avere delle erezioni controllabili ed indipendenti dalla loro testa. Molti di questi uomini possono soddisfare i loro fantasmi con una prostituta, ma sono impotenti con una donna normale. Ad esempio esistono uomini che sono impotenti con la moglie o la compagna, ma non hanno problemi con le prostitute. Questi uomini tendono a cercare una soluzione farmacologica al loro problema. Ci sono casi di uomini che si sentono perseguitati dall'impressione che il proprio sperma assomigli all'urina e che quindi possa sporcare la donna già sporca (la prostituta) ma non la donna che gli aveva dato dei figli.

    L'uomo impotente nella vita
    Alcuni uomini sono preda di una impotenza che va oltre la sfera sessuale e che si allarga alla loro intera esistenza, per cui si parla in proposito di impotenza esistenziale. In questi casi ci si trova di fronte a uomini masochisti, per i quali la vita è per la sua interezza percorsa dal fallimento. Per questi soggetti si verificano situazioni per cui persino alla visita dall'urologo oppure l'assunzione del Viagra si sovrappongo situazioni di ansia galoppante che impedisce di vivere normalmente anche il rimedio all'impotenza.

    Le terapie psicologiche dunque si rivelano uno strumento importante per una seria lotta all'impotenza.
    La terapia psicologica dell'impotenza è utile nella disfunzioni erettili psicogene, soprattutto quando entrambi i partners partecipano alla terapia.

    Psicoterapia cognitiva: tende a cogliere quale sia il significato del sintomo e correggere gli elementi che lo generano. L'obiettivo da raggiungere è quello di ridefinire e ricostruire le proprie convinzioni sulla sessualità perchè si modifichino i comportamenti e le emozioni da esse scaturiti. Il risultato che si deve ottenere, seppur minimo deve essere stabile: l'approccio psicologico del paziente verso la sessualità deve essere modificato, e il risultato ottenutop deve essere stabile.

    Terapia comportamentale:
    consiste nell'affidare al paziente dei "compiti per casa" cercando di influire sulla percezione che egli ha del suo corpo e del piacere proveniente dagli organi genitali, in modo da imparare a dare la giusta attenzione alle percezioni di piacere svincolando la risposta erettile dall'obbligo della penetrazione. Altra missione da compiere è quella di migliorare l'autostima e ridare fiducia nelle possibilità di recupero di una condizione soddisfacente. A tal proposito non mancano esercizi psico-fisici come massaggi che realizzino la cosiddetta focalizzazione sensoriale dell'area genitale, la masturbazione, il controllo dell'eiaculazione con tecniche di masturbazione e sospensione dello stimolo tattile, esercizi di gratificazione reciproca con la partner, e così via.






    Italiani popolo di impotenti

    E' cosi per oltre 4 milioni di italiani che soffrono di eiaculazione precoce con rapporti che non superano i 3 minuti: un disturbo in aumento soprattutto tra i giovani, che oggi contattano l' urologo sempre prima e sempre piu frequentemente. Due le richieste principali: prolungare in tempi dell amore e ed avere un organo sessuale migliore , che vuol dire sottoporsi ad un intervento chirurgico per l allungamento del pene.
    Sempre piu fragili, ansiosi, preoccupati di non essere ’all’altezza’: e’ questo l’identikit del giovane di oggi, tra i 18 e i 30 anni, alle prese, suo malgrado, con una vita sessuale che spesso assume i connotati di una vera e propria attivita agonistica.
    [...] denuncia il presidente della Societa italiana di urologia Vincenzo Mirone,
    [...] Sono oltre 20.000- afferma Mirone i giovani che ogni anno chiedono allo specialista di potersi sottoporre ad un intervento per l allungamento del pene. Ma il problema e che, nel 90% dei casi, si tratta di richieste immotivate . La ragione? Normalmente spiega Mirone un pene in erezione misura tra i 9 e i 18 centimetri, ma i ragazzi che vengono nei nostri studi si sentono handicappati se il proprio organo misura, ad esempio, 12 centimetri. Sono convinti di avere un problema serio e, condizionati da quello che e invece un non-problema, finiscono per non riuscire piu ad avere una vita sessuale soddisfacente.
    [...] Secondo le stime, rileva Mirone, sono oltre 4 milioni gli italiani che soffrono di eiaculazione precoce nella fascia di eta 18-30 anni, a fronte di 3 milioni colpiti da disfunzione erettile. Il rapporto non dura cioe piu di 3 minuti, contro gli 8-10 minuti di durata media, e questo crea gravi ripercussioni sulla coppia . La causa e’ quasi sempre di origine psicologica: Si pretende troppo e questo non fa che accrescere l ansia da prestazione, innescando meccanismi che degenerano nella eiaculazione precoce . Ed e in aumento anche l' infertilita : in Italia colpisce 1 coppia su 5 (il 15% di quelle in eta fertile) e si prevede che bel 2015 la proporzione arrivera’ a 1 su tre."

    ...la rivoluzione sessuale ha ANNIKILITO il sesso...


    22\03\2007





    La violenza maschile

    da Marco Deriu

    Marco Deriu, sociologo e consulente culturale, vive a Parma dove fa parte da oltre due anni del gruppo misto di riflessione sulla differenza sessuale “Il circolo della differenza”.

    Negli ultimi mesi le cronache quotidiane ci hanno raccontato una triste sequela di delitti di coppie. La vicenda di Jennifer, la ragazza ventenne di Olmo di Martellago picchiata e uccisa incinta da Lucio, l’ex amante trentaquattrenne, è stata quella che più di tutte ha conquistato gli onori della cronaca per la brutalità della violenza. Ma negli ultimi anni si è registrata una catena di omicidi di donne. Un’indagine del Consiglio d’Europa resa pubblica nell’ottobre 2005 (che ha dato lo spunto per un interessante dibattito sul quotidiano Liberazione) ha rivelato che la violenza subita da partner, mariti, fidanzati o padri è la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne fra i 16 e i 44 anni non solo nel mondo ma anche in Europa.
    Per quanto riguarda gli omicidi di coppia, ad esempio, in Italia negli ultimi tempi si registrano circa un centinaio di casi all’anno. In alcuni casi sono semplicemente mariti che uccidono mogli e compagne per liti di qualsiasi genere. Ma sempre più spesso dietro questi omicidi di donne c’è di mezzo anche l’esperienza della separazione, del rifiuto, della scelta della ex compagna di costruirsi un’altra vita. Da questo punto di vista nelle cronache quotidiane nessuno si è azzardato finora a sottolineare che siamo di fronte ad una nuova e irrimandabile “questione maschile” che rimane in verità ancora da comprendere nel suo significato sociale e relazionale.
    Nell’analisi di questa violenza dobbiamo evitare di rifugiarci in semplificazioni automatiche, come se si trattasse di forme già conosciute, di residui di mentalità passate, di antichi retaggi. È vero che nella cultura patriarcale le violenze verso le donne ci sono sempre state. Ma la violenza di oggi non sembra essere il risultato di uomini che ritengono le donne esseri inferiori, da sottomettere, come poteva essere in passato. Stiamo parlando di violenze commesse da persone di ogni strato sociale, in tutti i paesi europei. In Italia poi si può notare che la maggior parte degli omicidi domestici avviene nel nord e in particolare in Lombardia, ovvero nelle regioni più ricche e sviluppate.
    In realtà credo che stiamo assistendo ad una trasformazione delle forme e dei significati di questa violenza e che tutto questo ci parli del cambiamento nella vita delle donne, degli uomini e delle relazioni tra uomini e donne. Per comprendere la realtà attuale dobbiamo cominciare con l’osservare che oggi ci troviamo in una situazione nuova caratterizzata da quelle che il sociologo inglese Anthony Giddens chiama “relazioni pure”. Per relazioni pure si intendono relazioni non dettate da obblighi sociali o economici. In passato le relazioni tra uomini e donne erano costruite su ruoli, obblighi sociali, valori religiosi, progetti famigliari, calcoli economici, relazioni di potere e talvolta di coercizione. Non che tutto questo si possa dire completamente scomparso, ma certamente oggi - grazie ai cambiamenti culturali, alle conquiste sociali delle donne, e ad una maggiore autonomia economica e sociale - i legami tra donne e uomini, compresi quelli famigliari, si fondano in misura molto più rilevante sulla capacità di comunicazione e comprensione reciproca, su rapporti di intimità, sulla fiducia e sul rispetto, sulla disponibilità al dialogo e sull’adattamento reciproco, sull’intesa emozionale. In altre parole il rapporto di coppia non è dato una volta per tutte ma è frutto di un dialogo, di una contrattazione, di un’intesa e di una fiducia che va costantemente riaffermata.
    Ora, tornando alla questione della violenza, la novità è che, a fianco di una violenza più di tipo “tradizionale” che colpisce soprattutto donne in situazione di marginalità sociale, oggi registriamo anche una violenza che sembra nascere invece dall’incapacità da parte degli uomini di accettare e accogliere un’autonomia e una libertà già entrate nella vita di molte donne. La violenza maschile oggi comincia a colpire la donna che non accetta più di costituire sempre e comunque il supporto dei bisogni dell’uomo. Colpisce la donna che – a torto o a ragione - apre conflitti e pone in questione l’uomo; la donna che decide di lasciare il proprio compagno; la donna che cerca di rifarsi una vita da sola o con qualcun altro; la donna che decide di portare avanti autonomamente la sua gravidanza. In qualche caso – ma su tale questione varrebbe la pena aprire un ragionamento a parte - anche l’affidamento dei figli alle madri nella separazione diventa un ulteriore elemento di conflitto e di risentimento verso le donne.
    Stando ai dati offerti dalla ricerca “L’omicidio volontario in Italia. Rapporto 2005” curata dall’EURES in collaborazione con l’ANSA i casi in cui il fattore scatenante del delitto sarebbe dovuto alla decisione di separazione da parte della vittima coprirebbero nel 2004 circa il 31,6% degli omicidi in ambiente domestico. Questo problema riguarda soprattutto gli uomini e suggerisce così abbastanza chiaramente la realtà di una maggiore fragilità e dipendenza psicologica e di una minore autonomia da parte maschile.
    Dunque credo che il tipo di violenza che abbiamo di fronte agli occhi non sia una semplice riproposizione della cultura e del potere patriarcali. Questa violenza non implica alcun rifiuto dell’uguaglianza tra i sessi e tanto meno un pregiudizio di inferiorità verso la donna. Al contrario, si può ipotizzare, segnala l’involontaria l’ammissione della compiuta autonomia femminile con un senso di inadeguatezza e difficoltà da parte degli uomini. Questa violenza ci racconta di un affanno e di una mancata rielaborazione maschile di fronte ad una libertà e un’autonomia femminile piuttosto che un potere maschile e una sottomissione femminile. Il delitto segnala semmai l’impossibilità, l’impraticabilità della sottomissione femminile. Da questo punto di vista i termini della violenza sulle donne sono dunque cambiati, stanno cambiando.
    Riportando questo ragionamento alla sfera delle relazioni credo che oggi come oggi gli uomini commettano violenza soprattutto perché non accettano la differenza, ovvero non accettano l’alterità della propria compagna. Non accettano che la donna che hanno di fronte non sia semplicemente una continuazione, un riflesso del proprio desiderio o dei propri bisogni. Non accettano che essa possa scegliere in base al proprio desiderio e che questo non coincida con il loro o con la loro idea di relazione. In questo scacco – e nel conseguente senso di “impotenza” verso l’autonomia e la libertà femminile - emerge tutta la dipendenza, la fragilità e l’insicurezza nascosta degli uomini. Poiché tutti questi aspetti sono ancora intollerabili per molti uomini, li si nega ancora una volta tramite la violenza. Si potrebbe dire che molti uomini preferiscono cancellare l’alterità piuttosto che riconoscerla e accettare così la propria parzialità, la propria vulnerabilità, la propria impotenza. In questo senso questa nuova forma di violenza maschile sulle donne rappresenta un tentativo di cancellare la differenza e non l’uguaglianza.
    Ciò che è difficile per gli uomini oggi non è riconoscere che le donne hanno pari dignità o valore degli uomini. Ciò che è difficile è stare di fronte ad una donna ed accettare che essa è altro da noi. Ebbene io credo che la relazione vera e propria può nascere solo nel momento in cui ogni uomo riconosce che la donna che ha di fronte non è una sua proiezione o un suo oggetto e che essa può differire da lui in tante cose, nel bene e nel male. Solo a quel punto può cominciare una relazione ed uno scambio reale e nonviolento. Dunque accettare la libertà di differire della donna, accettare la propria parzialità e limitatezza e accettare una relazione reale sono tre aspetti intimamente connessi. Da questo punto di vista, questa violenza, in un modo o nell’altro, ci interroga tutti. Non si tratta di prendere le distanze da una violenza che sta fuori di noi, che appartiene “agli altri”, agli “uomini violenti”, ma piuttosto di fare realmente i conti con una possibilità che è inscritta nella cultura comune. La violenza, il delitto sono soltanto una delle possibili conclusioni. Il dato comune a tutti, non è l’episodio conclusivo della violenza, ma ciò che la precede: la concezione della coppia, dell’amore, della relazione. Ciò che ci sembra normale perché non si manifesta nella forma della violenza esplicita e del crimine, ma che probabilmente è invece all’origine del problema.
    Quello che noi uomini possiamo fare è cominciare a parlare delle nostre modalità relazionali, di come siamo nelle relazioni, di come costruiamo le relazioni, di come le neghiamo, di come ne abbiamo paura. Dobbiamo chiederci in che misura siamo riusciti ad accogliere la libertà e il libero desiderio delle donne nelle nostre relazioni e nel nostro modo di amare.
    Credo che occorra dunque divenire tutti più maturi nell’interrogare le nostre relazioni affettive, uomini e donne assieme. Credo il problema nasca infatti dal fatto che le persone tendono a vivere le relazioni d’amore come “relazioni simbiotiche” in cui c’è implicitamente una coincidenza dell’altro con sé e di sé con sé. Non è ammesso il “differire” né fuori di sé né in sé. La situazione di simbiosi si ha quando due esseri vivono in una relazione talmente stretta e totalizzante da abolire il sentimento e l’esperienza della differenza. L’effetto che se ne trae è una situazione protettiva e difensiva, spesso anche un senso di sicurezza maggiore verso la vita e il mondo. Il costo tuttavia è la rinuncia alla conoscenza dell’altra persona e di sé, la menomazione di parti importanti di entrambi. Credo sia a questo genere di situazione che si riferisce Lea Melandri quando parla di un “sogno di comunione”. Credo anch’io che questo tipo di relazioni simbiotiche o fusionali possano essere viste come la riproposizione o la continuazione della relazione prenatale e infantile del figlio con la madre. L’altro soggetto è vissuto come necessario per la propria nutrizione e sopravvivenza.
    Così l’altra persona non è percepita nella sua autonomia, nella sua alterità ma come appendice di sé. Il desiderio altrui non esiste se non come obbligato prolungamento del proprio. In questi termini il rapporto può essere complementare, quando uno dei due soggetti – in genere la donna - rinuncia a sé per soddisfare l’altro, o simmetrico, quando è all’opera una dinamica di conformismo reciproco. In entrambi i casi si registra almeno fino ad un certo punto una situazione di complicità tra i partner. Ciascuno è gratificato della propria posizione e del ruolo che ha nei confronti dell’altro. La percezione interiore e emotiva è quella del tutto pieno. Non c’è né ci può essere una percezione forte del negativo, della frattura, della ferita, dell’assenza, della mancanza, del vuoto. In questa illusione di trasparenza e di pienezza, si attua la rimozione del mistero dell’altro/a. Non si è consapevoli dell’esistenza del mondo interiore della persona che amiamo, di possibili desideri, aspirazioni, bisogni autonomi e non sospettati. Allo stesso tempo questa mancanza di riconoscimento dell’altra persona coincide con la perdita anche di una reale percezione di se stessi.
    In questa condizione, l’esperienza dell’abbandono, della fine della relazione, può diventare qualcosa di sconvolgente e intollerabile. Perché con la fine della relazione simbiotica può andare in frantumi anche il senso di sé e il senso della realtà. A questo punto piuttosto che riconoscere la propria dipendenza, e ridiscutere il proprio senso di sé e la propria idea di relazione, si preferisce rifugiarsi nella violenza.
    Il carattere non solo di impotenza ma anche di intollerabilità di queste situazioni emerge anche dai numerosi casi di omicidio-suicidio diffusi soprattutto tra gli uomini. Essi mostrano che non c’è solo rabbia verso le proprie ex partner ma anche il crollo di un rapporto con se stessi e contemporaneamente l’ammissione dell’incapacità di uscire da una certa cornice di senso.
    L’anno scorso la Comunità di Diotima ha proposto il tema del lavoro del negativo, della forza del negativo. Varrebbe la pena declinare questo tema anche nelle esperienze delle relazioni affettive tra uomini e donne. Se c’è un apprendimento in amore, esso passa anche attraverso l’accettazione e l’integrazione del negativo. Si impara a conoscere e a conoscersi attraversando esperienze d’ogni genere. Alcune volte sono incontri, slanci, gioie, doni, condivisioni e appagamenti. Altre volte sono invece delusioni, abbandoni, tradimenti, ferite, incomprensioni e misteri insondabili. Nella mia esperienza anche questi ultimi vissuti dolorosi e negativi sono stati passaggi fondamentali e costitutivi perché mi hanno messo di fronte all’esperienza del limite, della mia parzialità, del riconoscimento di altre persone. Tali esperienze ci incrinano l’illusione di controllo sulla nostra vita, sulle relazioni, sulle persone. Ci smontano la pretesa di poter disporre di ogni cosa a piacimento. Ci permettono di dissolvere l’immagine di una relazione senza vuoti e senza distanze che ci eravamo costruiti. Ci obbligano infine ad ammettere una soglia di non comprensione, oltre la quale si deve accettare l’altra persona per come si presenta o per come si nega a noi, senza cercare ulteriori spiegazioni. Tutti questi vissuti non sono esperienze perse, ma tappe di una maturazione, necessarie per imparare ad amare, per divenire capaci di intrecciare il proprio desiderio a quello di un’altra persona, senza soffocare nessuno dei due.
    Costruire una civiltà delle relazioni tra uomini e donne significa allora apprendere reciprocamente ad incontrarsi e a lasciarsi, ad acconsentire alla vicinanza e alla distanza perché entrambe le cose – sempre e in ciascun momento – sono insieme condizioni dell’amore.
    Marco Deriu


    12\10\2006





    La famiglia tradizionale

    Secondo dati Istat resi noti oggi, c'è un vero e proprio boom di violenze domestiche ai danni delle donne. Incremento registrato proprio all'interno di quella istituzione, la famiglia nata dal matrimonio, che da più parti è in questi giorni decantata come unico baluardo contro la disgregazione generalizzata.

    È bene ricordare che non c'è nulla di naturale nel matrimonio, è un modello di organizzazione sociale che ha i pro e i contro, regole e storia modificata nel tempo in base ai mutamenti della società. I cambiamenti in Italia vengono recepiti dalle istituzioni con molta difficoltà, come accade ora coi “Dico”. Come alla fine degli anni Sessanta accadde con il divorzio, oggi la società chiede al legislatore di intervenire per riconoscere diritti alle nuove forme di convivenza. Credo sia necessario rispondere e considerare, come ci indicano i dati Istat e anche quelli della Polizia di Stato, che la famiglia nata dal matrimonio non è quel paradiso che molti vogliono dipingere! La famiglia tradizionale è il luogo per eccellenza dove avvengono le violenze, sulle donne e sui bambini. Ovviamente, per questo non intendo vietare la famiglia: non è vietando un fenomeno sociale in cui si manifesta il male che si elimina il medesimo male. Se si regolamentano anche le unioni civili, la famiglia nata dal matrimonio non sarà l'unico modello di organizzazione sociale, ognuno deciderà per il modello che ritiene più confacente, e magari non reagirà con violenza all'ingabbiamento obbligatorio nella famiglia tradizionale.

    Credo che portatore di diritti debba essere prima di tutto l'individuo. Comprendo chi si schiera per la coppia e basta, ma credo lo faccia solo per conservare privilegi ed escludere le diversità. Nella nostra Costituzione non è scritto che i due coniugi debbano essere di sesso diverso. Se poi la fede religiosa a qualcuno indica la coppia solo tra maschio e femmina, se la veda con la propria religione ma non imponga il suo modello, erigendolo a norma dello Stato. Alla luce dei dati Istat, e non solo, l'allarme dei molti sostenitori della famiglia tradizionale è inspiegabile. L'unico allarme sarebbe per i molti miglioramenti di cui il disegno di leggo sui "Dico" ha bisogno, sì da garantire i diritti delle coppie di fatto, miglioramenti che auspico arriveranno in sede di discussione parlamentare.

    Donatella Poretti


    25\02\2007

    Edited by Davide.4. - 9/7/2007, 20:00
     
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  14. silverback
     
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    CITAZIONE
    (ANSA) - ROMA, 26 APR - Filosofi e grandi pensatori della storia sono stati, quasi sempre, di sesso maschile. Probabilmente perche' avevano molto a disposizione per dedicarsi alla contemplazione. Se invece avessero dovuto avere a che fare con scadenze e tempi stretti, come quelli che sembrano caratterizzare da sempre la vita delle donne,

    E se mio nonno avesse le ruote sarebbe una carriola...
    Comunque, credo che ormai sia chiaro il motivo per cui io, da molto tempo, e pur non essendo in possesso della Time Machine (...), sostengo che l'origine della misoginia maschile è da ricercare anzitutto nella sottilissima misandria femminile, che non è un fenomeno recente ma antico.
    http://www.forumfree.net/?t=10146973
    Il femminismo l'ha semplicemente alimentata, sdoganata e resa visibile, non generata.
    Poi, il fatto che non ve ne sia traccia nei libri di storia, non significa nulla.

    Edited by silverback - 1/4/2007, 18:29
     
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  15. Davide.4.
     
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    IL TIMES MASSACRA I MASCHI ITALIANI

    Un editoriale dell'inviato da Roma del Times Richard Owen massacra, irridendoli, anche se in chiave ironica, i maschi latini ed italiani in particolare.
    I caldi ''latin lovers'' latini ora deludono in fatto di sesso. Secondo Owen è duro immaginare Casanova o Rodolfo Valentino con il cuore infranto dopo una delusione d'amore. Un mito, peraltro già indebolito, che ha subito un nuovo duro colpo dopo la rivelazione che gli uomini italiani soffrono più delle donne dopo la fine di un amore. Il 36 per cento degli uomini afferma, infatti di riuscire a dominare il dolore e la sofferenza dopo la fine di un rapporto, rispetto al 21 per cento delle donne, secondo un'indagine dall'Istituto Riza di Milano. L'indagine cui fa riferimento Times, basata su un campione di 1.000 italiani d'età compresa tra i 24 e i 65 anni d'età e pubblicata nel giornale dell'Istituto, Riza Psicosomatica, giunge
    alla conclusione che le donne italiane sono diventate più aggressive e sicure di sé, mentre gli uomini sono diventati più sensibili e privi di quella sicurezza da macho e ''uomo che non deve chiedere mai'' imposta dagli stereotipi e ingenuamente cavalcata dagli italiani, ma forse anche da giornali come il Times. Si sprecano, in questo periodo, articoli come quello della Nazione che recita il de profundis del povero uomo italiano, diventato ormai il sesso debole. Gli uomini italiani, secondo l'ironico articolo di Owen, cominciano a subire sulla propria pelle cosa vuol dire essere sedotti e abbandonati.
    Il maschio latino sedotto ed abbandonato subisce la stessa sorte di Stefania Sandrelli nel film del 1964 di Pietro Germi e uomini come il Marcello Mastroianni ne ''La Dolce Vita'' non ne esistono più.
    Il Times cita un'inchiesta secondo la quale più dell' 80 per cento degli uomini italiani nell'ultima estate era troppo timido per tentare un approccio durante una festa, e la risposta ad una campagna di una linea di navi di Genova sullo stile ''Love Boat'' che ha visto rispondere all'appello 120 donne e solo 40 uomini.
    Come se non bastasse un'indagine de Il Messaggero, citata dal Times, ha concluso che le prestazioni sessuali dei maschi italiani sono "sotto la media" rispetto ad altre nazioni europee, con le coppie che fanno l'amore 92 volte all'anno per 14 minuti in media per ogni atto sessuale.
    Temiamo però che il Times arrivi un po' in ritardo quando, citando la psicoteraputa Angela Mocciola, che descrive le donne italiane non più soddisfatte di svolgere ruoli di appoggio come la casalinga. Pensiamo che negli ultimi tempi questa sia soprattutto una necessità oltre che una realtà che conosciamo da molti anni.
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    11\01\2005


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    I maschi fanno tutti schifo!

    Allora il giorno di capodanno siamo andate (io e un gruppo di amiche) in un locale, e non dico dove, a Roma. Siamo uscite tardi da casa, dopo il classico cenone. Avevamo cominciato a brindare già da un po', e ad ogni occasione scappava il brindisi più sciocco da parte mia o delle altre.
    Arriviamo dunque al locale già belle festaiole. Fortunatamente, non abbiamo fatto troppa fila per entrare perchè avevamo già prenotato da un bel pezzo, ma fuori c'era un sacco di gente in attesa di entrare.
    Insomma, entriamo e ci immegiamo immediatamente nell'atmosfera di festa e di casino che c'era. Il locale era stracolmo di persone, ovviamente i posti a sedere per noi erano occupati da gente che ballava o che aveva spostato le sedie.
    Per farla breve, cominciamo a ballare e nel giro di qualche ora ci perdiamo di vista e rimaniamo io e una delle mie migliori amiche a ballare con un bicchiere, di carta, per uno in mano.
    Seguiamo la musica e il tempo passa via in un batter d'occhio. Siamo assalite da un branco di bambocci che ci provano spudoratamente ballandoci intorno. La mia amica se la ride e fa la provocante coinvolgendomi mio malgrado.
    Uno dei ragazzi ci offre da bere sostituendoci i bicchieri ormai vuoti, io rifiuto, ma la mia amica li prende entrambi, svuotandone uno immediatamente e bevendone metà dell'altro prima di ammollarmelo a me.
    Continuiamo a ballare con questi che ci ronzano intorno e si fanno sempre più spavaldi. Ad essere sincera la mia amica non ha fatto niente per scoraggiarli, e, anzi, in breve mi da le spalle e si mette a ballare con uno di loro strattonandomi la mano per coinvolgere anche me. Io la tiro perchè non ne voglio sapere, e lei mi tira dall'altra parte.
    All'improvviso scattano i preparativi prima del conto alla rovescia e l'attenzione di tutti si sposta verso il palco, la musica si abbassa e si accendono i riflettori. Parte una musica commerciale che tira avanti fino all'ultimo conteggio con un paio di persone che parlano dal palco per animare la nottata, nel frattempo perdo di vista il codazzo di ragazzi perchè tiro via la mia amica per avvicinarmi al palco.
    Ultimo conto alla rovescia, festa, casino, una bottiglia di spumante praticamente versata tutta sul mio vestito, e ricomincia la musica a palla. Mi accorgo che sta per partire il trenino davanti a me e mi scanso appena in tempo per evitare di essere la prima. Nel frattempo il tizio che aveva abbordato al mia amica si rifà vivo e le dice qualcosa all'orecchio. Io la guardo male ma lei se la ride e lascia che lui la abbracci da dietro.
    Tento di tirarla verso di me, ma lei mi lascia e comincia a ballare a stretto contatto col tipo, dopo breve stavano già avvinghiati l'una all'altro.
    La lascio là e mi faccio largo verso il bancone da dove eravamo partite per vedere se trovo le altre, ma eccoti che t'arriva uno dei tipi che ci ronzavano attorno prima (amico di quell'altro), che mi si appiccica e mi segue.
    Comincia a parlare, ma non capisco un cavolo di quel che dice, tra l'altro cominciava anche a girarmi la testa. Gli dico che non ne voglio sapere e tento di allontanarmi. Lui se la ride e mi lascia passare, ma non mi molla.
    Arrivo al bancone, mi appoggio per riprendere fiato (meno male che avevo lasciato la borsetta in macchina altrimetti l'avrei sicuramente persa in mezzo a quel caos), ed eccolo che si ripropone di nuovo.
    Mi offre da bere, ma rifiuto. Questa volta ci si può sentire e gli dico che sto cercando degli amici e non m'interessa. Lui si offre di cercarli insieme, io rifiuto, lui dice perchè, che male c'è..... insomma comincio a diventare isterica. Nel frattempo arriva il bicchiere con la bevuta che mi aveva ordinato lui, la prende e me la porge. Il solo guardarla mi fa venire da vomitare, e mi alzo per andare in bagno. Si alza anche lui, mi chiede se mi sento bene e mi tocca una spalla. Gli dico, con tutta la calma possibile, che sto bene e che aspettando il mio ragazzo.
    Per nulla intimorito, mi si avvicina e mi sussurra nell'orecchio che lui non è mica geloso! Ma vi redete conto!
    Gli dico di lasciar perdere che non è proprio aria. Per tutta risposta mi prende il braccio e tenta di trascinarmi in pista per ballare. Mi oppongo e lo strattono urlandogli di piantarla (devo anche avere urtato qualcuno perchè ho sentito gente che si lamentava dietro di me).
    Mi volto e faccio per andarmene da qualche parte, anche se non ho la più pallida idea di dove potessi andare. Mi sarei chiusa in macchina se avessi avuto le chiavi pur di non aver più nulla a che fare con quello.
    Lui mi segue e mi dice perchè faccio la difficile, perchè sono così scontrosa, è una festa, divertiamoci! Arriva addirittura a propormi di fare qualcosa anche noi visto che il suo amico e la mia amica a quell'ora se la stavano sicuramente spassando!
    Insomma ero nervosa, agitata e spaventata, non sapevo più come levarmelo di dosso!!!!
    Per un attimo ho pensato di andare via dal locale, ma una volta fuori non sapevo proprio cosa fare, avrei dovuto aspettare le mie amiche al freddo?
    Insomma, mi dirigo verso il corridoio che porta ai bagni, e lui sempre dietro a chiedermi dove vai? Vieni qui, perchè fai così! Oddio!!!!
    Arrivo ai bagni, affollati e pieni di gente, e mi infilo in quello delle donne dove non può seguirmi.
    Mi chiudo nello stanzino del water e giro la serratura intenzionata a non uscirne per il resto della serata.
    Mi siedo sulla tazza e cerco di tranquillizzarmi. Sudavo freddo e mi veniva da vomitare, dovevo essere pallidissima. Mi veniva da piangere.
    Me ne rimango un po' ad ascoltare la miriade di stupidaggini di tre tizie che si stavano facendo uno spinello alla porta accanto alla mia e riesco a calmarmi un po', mentre all'esterno c'è un viavai di ragazze.
    Passa almeno un'ora almeno credo. Nel frattempo le tre tizie avevano finito di fumare e s'erano ritirate. Prendo coraggio e approfitto di un momento meno affollato per uscire e darmi una sistemata davanti allo specchio: mi sciacquo il viso e le mani (ovviamente il sapone era finito), e mi asciugo con un pezzo di cartaigienica salva dal rotolo che stava per terra mezzo annacquato. Poi esco, decisa a trovare almeno una delle mie amiche.
    Non appena imbocco il corridoio, il tizio si fa di nuovo vivo. Ricomincia la sua tiritera dei come stai, tutto bene, ci facciamo un giro in pista.... mi fermo e gli dico decisa che non ho intenzione nè di ballare, nè di bere, nè di stare con lui. Sono stata chiara e, nonostante l'esasperazione crescente, in parte, anche educata.
    Mi volto e me ne vado sentendo un vaffa....
    Pensando di essermene finalmente liberata faccio un sospiro di sollievo, ma, forse perchè sembravo un po' incerta sulle gambe (con tutto quello che avevo bevuto!!!) o forse perchè aveva già capito che ero ubriaca, il tizio riprende a seguirmi. La mia idea è che si sia guardato intorno e, dopo aver notato che non ce n'erano troppe di ragazze ancora libere e, sopratutto, preso dalla paura di non essere all'altezza dell'amico che aveva rimorchiato la mia amica, avesse deciso di non lasciarmi andare. Insomma, qualunque sia il motivo, me lo ritrovo di nuovo appiccicato.
    Decido di ignorarlo e tiro dritta fino alla pista. Fortunatamente incrocio un'altra ragazza del gruppo che stava andando in bagno e la blocco al volo. Pensate che la cosa avesse scoraggiato il tizio? Macchè, si permette di suggerire di fare una cosetta a tre e che c'era ancora tempo. Fatto sta che questa mia amica aveva rimorchiato un tizio di una comitiva e il tipo la stava aspettando proprio lì vicino. La mia amica indica al tizio il gruppetto di persone che ricambiano il saluto e finalmente si dilegua dandoci delle troie e altro....
    Ma vi rendete conto?
    I maschi fanno decisamente schifo!!!! Sono arroganti, presuntuosi, meschini, vogliono soltanto una cosa e sono pronti a tutto pur di ottenerla, si credono che ogni cosa gli sia dovuta e pretendono di prendere ciò che vogliono... ma in che razza di mondo siamo?
    Mi si potrebbe rispondere: vabbe' ma la tua amica ha accettato. Ok, lei sì, ma non io!!!!
    Guardate a me non interessa nulla, so soltanto che i maschi sono tutti uguali e vogliono avere sempre ragione, sempre, anche quando dicono cazzate, ogni volta credono di sapere tutto di tutto e di essere perennemente dalla parte della verità...... basta, io non so come si possa andare d'accordo alla pari con gente così, non lo so veramente.


    06\01\2007

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    Sorpresa: al volante donne più brave

    Alla faccia dei luoghi comuni. L’arcinoto «donne al volante pericolo costante» incassa un bel ko. E stacca in un colpo solo l’etichetta di mine vaganti dal parabrezza delle vetture rosa. Non solo. Incorona il gentil sesso garanzia vivente di prudenza e affidabilità al punto tale da riservare alle guidatrici polizze particolarmente vantaggiose rispetto agli uomini. É il verdetto dell’Ania, l’associazione nazionale tra le imprese assicuratrici che in una analisi rivela: sono soprattutto le più giovani ad essere molto meno pericolose dei coetanei maschi. I ragazzi, infatti, causano più incidenti, generalmente più gravi, obbligando le compagnie a rimborsi consistenti e quindi a premi più sostanziosi.

    La radiografia dell’Ania scaccia ogni dubbio: tra i 18 e i 40 anni le donne sono decisamente più prudenti e hanno una guida molto più sicura dei colleghi. Questo in base al cosiddetto indice di premio puro. Un indicatore ottenuto moltiplicando la frequenza e il costo medio degli incidenti (si va da un indice 400 dei ragazzi diciottenni ad un 250 per le neopatentate in rosa fino all’indice 100 per i quarantenni).

    In sostanza, rispetto a un quarantenne maschio, categoria assicurativa generalmente più affidabile, i ragazzi tra i 18 e i 19 anni costano all’incirca quattro volte di più da un punto di vista assicurativo, mentre le giovani donne si limitano a due volte in più.

    La differenza - secondo i calcoli dell’associazione - si riduce progressivamente, soprattutto per le donne tra i 30 e i 40 anni. Oltre la soglia dei 40 anni c’è infatti una sostanziale sovrapposizione tra uomo e donna che equivale a dire che il fattore rischio non varia significativamente fra i due sessi.

    I ragazzi comunque non hanno scuse. La spiegazione del diverso comportamento alla guida, così evidente nei primi anni di guida, sta nelle diverse abitudini al volante: caute per le ragazze, azzardate per i coetanei maschi. E non certo nell’utilizzo più o meno frequente dell’auto.

    Così, se dal fronte maschile qualcuno prova a tirar fuori la scusa che se le donne fanno meno incidenti è solo perché macinano meno chilometri, l’Ania è pronta a smentirlo: «la ridotta sinistrosità delle femmine rispetto ai maschi fino ai 40 anni - spiega l’associazione - non è dovuta a fattori quali una minore percorrenza chilometrica e quindi a una minore esposizione al rischio incidenti perché se questi fattori fossero presenti dovrebbero avere un’influenza su tutte le età.

    Dunque, la spiegazione sta nel fatto che la minore rischiosità delle donne è legata solo a una loro maggiore prudenza alla guida. Ma gli uomini tentano la rivincita che arriva solo in età più matura: per entrambi i sessi c’è infatti una leggera ripresa degli incidenti in media fra i 45 e i 55 anni. In questo caso l’aumento è più marcato per le femmine. Ma, a guardar bene, anche qui, dietro ai più frequenti incidenti, potrebbe nascondersi un maschio: l’incremento potrebbe essere infatti legato all’utilizzo delle auto intestate alle mamme da parte dei figli (maschi) neopatentati.
    Una giovane al volante durante una campagna per la sicurezza stradale.

    ALESSANDRA CHELLO


    05\02\2005

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    Sesso, donne italiane da record

    Nel 59% dei casi ammettono di avere uno o piu' rapporti a settimana
    Il 59% delle italiane ha uno o più rapporti sessuali alla settimana. Un vero e proprio ’record’, che colloca il nostro Paese al primo posto nella speciale classifica delle donne più attive sessualmente del Vecchio continente. Crolla dunque il mito che vorrebbe svedesi e danesi, o comunque il Nord Europa, più spregiudicato e senza inibizioni. A rivelarlo è lo studio ’Yasminellè, una ricerca internazionale condotta su 11.490 donne di 14 nazioni fra i 15 e i 49 anni, coordinata da David Cibula, presidente della Società europea di contraccezione.

    Nella ’hit paradè delle donne più attive sessualmente seguono le ceche (57%), le russe (56%), le francesi (55%) e le spagnole (54%). Ultime le austriache con una percentuale del 38%. L’indagine è stata illustrata oggi a Berlino in occasione della presentazione di una nuova pillola anticoncezionale a basso dosaggio di estrogeni a base di un ormone di sintesi, il drospirenone. I risultati evidenziano anche che oltre il 50% delle donne intervistate vive la propria sessualità all’interno di un rapporto di coppia stabile.

    Contro le gravidanze indesiderate, secondo le stime regione per regione, nel nostro Paese la ’pillolà è preferita innanzitutto dalle sarde (28,6%), poi dalle donne di Valle d’Aosta (22,8%), Liguria (19,9%), Emilia Romagna (19,4%) e Lombardia (18,6%). Seguono Trentino Alto Adige e Toscana (18,2%), Piemonte (18,1%), Friuli Venezia Giulia (17,2%) e Veneto (16,1%). Nel Lazio l’uso della pillola anticoncezionale si attesta al 14,8%, seguito da Umbria (14,4%), Marche (13%) e Abruzzo (12,3%). In coda alla classifica Sicilia (10,7%), Puglia (8,9%), Calabria e Molise (8,7%), Campania (7,6%) e Basilicata (7,3%).

    Oltre alla frequenza dei rapporti sessuali, l’indagine ha evidenziato un dato preoccupante sulla ’prima voltà: il 30% delle donne interpellate non ha utilizzato alcun tipo di protezione, correndo quindi il rischio di una gravidanza indesiderata o di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile come l’Aids o la sifilide. Solo il 20% ha consultato un ginecologo e discusso di contraccezione anteriormente al primo rapporto.

    Colpa del partner? Lo studio, ha analizzato anche il suo ruolo, scoprendo che, secondo la media europea, circa il 75% degli uomini è coinvolto nella scelta del metodo contraccettivo. Ma se in Austria la percentuale dei partner coinvolti è dell’89% - prosegue l’indagine - Francia (67%) e Repubblica Ceca (63%) si dimostrano poco propense a una scelta condivisa. La pillola comunque - prosegue lo studio - resta il metodo contraccettivo preferito: il 34% delle intervistate la utilizza, anche se in Italia la percentuale si abbassa al 29%, collocando il nostro Paese tra gli ultimi nell’uso di questo metodo anticoncezionale.

    Il nuovo anticoncezionale presentato oggi a Berlino potrebbe convincere le italiane ancora scettiche - secondo la Bayer Schering Pharma, la nuova azienda nata lo scorso 29 dicembre a seguito della fusione di Schering AG con la Bayer - perchè il drospirenone, l’ormone di sintesi che costituisce l’ingrediente principale della ’pillolà, «si avvicina il più possibile al profilo del progesterone naturale. In più - sostiene l’azienda produttrice - controbilancia la ’reazionè eccessiva agli ormoni maschili, riducendo i rischi di acne. Infine l’attività antimineralcorticoide contrasta efficacemente la ritenzione idrica indotta dalla componente estrogenica della pillola. Questa attività contribuisce a mantenere stabile il peso corporeo durante l’uso del contraccettivo. E quindi la donna si sente sollevata: finalmente scompare la grande paura di aumentare di peso in seguito all’assunzione della pillola».

    05\02\2007


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    Perché gli uomini vengono così in fretta e le donne fanno sempre finta

    Come stanno le cose, è meglio dirlo subito: donne e uomini vanno a letto insieme con presupposti e aspettative completamente differenti. Gli uomini vogliono il sesso, le donne l’amore. Eppure pensano di poter battere all’unisono il ritmo della passione. Ma come è possibile capire l’altro? Da dove vengono le piccole differenze e le grandi conseguenze? Che cosa possono imparare gli uni dalle altre – e che cosa invece non impareranno mai? Anne West ha studiato i segreti delle fantasie e delle preferenze dei due sessi e, dal primo bacio all’ultima tentazione, svela tutto ciò che eccita uomini e donne. «Considerate questo libro come un interlocutore che vi può fornire un paio di dritte. Un compagno competente, non alcolizzato e (diversamente dai barman e dalle amiche offese a morte dagli uomini) senza alcun interesse a impressionarvi, manipolarvi, rendervi insicuri o a trattarvi con saccenteria – ma con il solo proposito di informarvi. Che cosa ne farete, una volta scoperto perché le donne fingono l’orgasmo e gli uomini guardano tutti i sederi che passano è, in linea di principio, affar vostro.»


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    Nella ricerca sul cancro le donne sono più brave

    Domani in tremila piazze un aiuto con le azalee

    Quest´anno si è voluto dare un riconoscimento al lavoro scientifico "al femminile"

    CLAUDIA DI GIORGIO

    ROMA - E´ dedicata alle donne la giornata di raccolta fondi per la lotta ai tumori organizzata, come tutti gli anni, dall´Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) in coincidenza con la festa della mamma.

    Ma questa domenica 11 maggio 2003 ad essere celebrate saranno anzitutto le donne della scienza, le ricercatrici che, come ricorda un comunicato dell´associazione, popolano sempre di più i laboratori italiani e di tutto il mondo, dedicando in numero crescente "anima e corpo alla battaglia contro il cancro".

    La tradizionale vendita di azalee, che si svolgerà in 3000 piazze italiane, avrà quindi come slogan "la ricerca è donna", e non solo perché una parte dei fondi (l´obiettivo è raccogliere 10 milioni di euro da investire già entro giugno) sarà destinata a progetti scientifici ideati e coordinati da donne. Ma perché il gentil sesso sembra un po´ più bravo di quello forte quando si tratta di spender bene i soldi ricevuti.

    Analizzando i progetti finanziati nel corso del 2002, infatti, l´Airc ha fatto una curiosa scoperta. Se la produzione scientifica è pari tra i due sessi in termini numerici, la qualità degli studi firmati dalle donne risulta leggermente più alta, malgrado la quantità di fondi ottenuti sia mediamente inferiore. Per la precisione, l´anno scorso alle ricercatrici sono andati fondi Airc per 49.5 milioni di euro, contro i 57 consegnati ai colleghi maschi. A dispetto di questo svantaggio, l´impact factor, (o "fattore di impatto", la misura di valutazione della qualità di una ricerca attraverso il numero di citazioni ricevute) delle ricerche femminili è stato di 7.6 contro 7.5.

    Sesso a parte, i ricercatori italiani sono comunque in prima linea nella ricerca sul cancro. L´Italia, ricorda l´Airc, è al secondo posto in questo settore di studi, dopo gli USA e alla pari con la Gran Bretagna, a conferma dell´alta qualità dei nostri "cervelli". Il loro lavoro, tuttavia, a causa della crescente scarsità dei fondi pubblici, dipende sempre più strettamente dall´esito positivo di iniziative come quella di domani. Vi sono settori della ricerca biomedica italiana, in cui il contributo finanziario raccolto con le donazioni copre quasi la totalità dell´impegno di ricerca. Secondo molti esperti, tra cui il premio Nobel Renato Dulbecco, senza associazioni come l´Airc o Telethon, la ricerca in Italia non avrebbe grandi speranze di sopravvivere.

    Gli italiani, per fortuna, sono un popolo generoso. Ed avranno modo di dimostrarlo anche questa domenica, quando i volontari dell´Airc distribuiranno ben 800.000 piante di azalea in cambio di un contributo associativo di 13 euro. Da regalare, volendo, alla mamma. Ma soprattutto alla ricerca italiana, e quindi a noi stessi.

    10\05\2003


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    In Italia le donne sono ancora penalizzate

    Lo rileva il quarantesimo "Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2006"

    Le donne italiane sono ancora penalizzate, nel lavoro e nella politica, e continuano a essere vittime di una forte predominanza maschile. Lo rileva, in sintesi, il quarantesimo "Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2006" redatto dal Censis. "L'investimento intellettuale, emotivo, di tempo, di risorse finanziarie delle donne nella costruzione di percorsi di crescita è sempre più evidente; eppure, non riescono nei fatti ancora a raccoglierne i frutti in termini di ruolo sociale. E' sufficiente mettere in fila alcuni dati per riassumere i fatti che denunciano una contraddizione sempre più stridente. Le donne sono più brave degli uomini a scuola: le votazioni di diploma di maturità e di diploma di laurea sono nettamente migliori, ma nel passaggio al mondo del lavoro il meccanismo di crescita sociale si inceppa, qualcosa va storto" sottolinea il Censis.


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    SCUOLA, STUDIO SU SBOCCHI FORMATIVI E OCCUPAZIONALI / 3
    DONNE PIÙ BRAVE, MA PER IL LAVORO PIÙ DIFFICOLTÀ


    Le giovani modenesi hanno titoli di studio più alti dei loro coetanei maschi (le iscritte all’università sono il 58,4 per cento contro il 41,6 degli uomini), possono vantare percorsi scolastici più netti (nove ragazze su dieci non hanno mai ripetuto un anno a fronte del 75,3 per cento dei ragazzi) e valutazioni più alte, ma le loro prospettive di lavoro e di carriera sono più scarse e anche in caso di parità di titolo di studio e di mansione, ricevono una retribuzione inferiore a quella dei loro colleghi.

    E’ lo studio della Provincia "A quattro anni dal diploma", nel quale tutti i dati sono presentati disaggregati per genere, a quantificare la differenza in ambito lavorativo tra donne e uomini e, commenta l’assessore provinciale all’Istruzione Silvia Facchini, "a mettere in luce come, anche in una situazione modenese di quasi piena occupazione, persista nel mercato del lavoro una situazione di oggettivo svantaggio per il genere femminile".

    Dall’indagine risulta che le ragazze, più dei maschi, tendono a scegliere percorsi scolastici non immediatamente professionalizzanti come i licei, oppure che offrono meno possibilità di occupazione, carriera e retribuzione ma rientrano nei settori tradizionalmente femminili come l’amministrativo-commerciale, il tessile, l’assistenziale. Dal canto loro le aziende confermano questa tendenza ricercando esplicitamente le donne quando si tratta di affidare mansioni amministrative e di segreteria, o di trovare addetti alla vendita o all’assistenza familiare mentre richiedono gli uomini quando si tratta di incarichi direttivi o di professioni intellettuali scientifiche e di elevata specializzazione.

    Anche i tipi di contratto proposti sono differenti: gli impieghi dipendenti, "full time" e a tempo indeterminato sono rivolti in misura maggiore ai diplomati maschi, mentre i contratti a tempo determinato, atipici e soprattutto i part-time sono più diffusi tra le diplomate femmine.

    Una forte disparità di genere si rileva infine anche nelle retribuzioni: a parità di diploma, infatti, quasi sette donne su dieci (il 67,7 per cento) non superano il tetto dei mille euro mensili a fronte del 39,1 per cento degli uomini. Al crescere dello stipendio, il rapporto si rovescia: percepisce un guadagno mensile compreso fra i 1.001 e i 1.450 euro il 53,3 per cento degli uomini contro il 30,5 per cento delle donne.

    30\08\2005


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    La sociologa Maria Luisa Bianco: le quote, uno strumento insostituibile

    È stato «un percorso accidentato, con rischi di fatali battute di arresto» quello che ha portato Maria Luisa Bianco a scalare tutti i gradini della carriera universitaria fino ad arrivare alla guida del Dipartimento di Ricerca Sociale dell’Ateneo del Piemonte Orientale di Alessandria. La sociologa rappresenta dunque quel 15% di donne in Europa che ce l’hanno fatta ad approdare nel mondo dell’insegnamento universitario. «La mia storia è completamente diversa da quella dei miei colleghi uomini – racconta a Il Sole24 Ore.com – ho subito disuguaglianze pesantissime nella prima parte della mia carriera che anche adesso continua ad essere completamente diversa. Per far passare una donna bisogna fare battaglie strepitose e non è facile trovare un collega anziano disposto a fare da mentore, mentre per gli uomini è certamente più semplice».

    Ha dunque ancora senso, nel 2006, parlare di soffitto di cristallo, quella barriera invisibile che separa uomini e donne nel mondo del lavoro…
    Senz’altro, i dati sono assolutamente ancora ferrei per usare un gioco di parole. Ma le donne sono ora più consapevoli delle diseguaglianze. Il soffitto non è infrangibile perché ci sono delle crepe, attraverso cui le donne passano, ma quelle poche che riescono a passare dalle fessure hanno una vita particolarmente difficile, perché il sistema economico non è preparato a integrare e a includere donne che percorrono carriere troppo lunghe.

    Come spiega questa difficoltà delle donne ad imporsi?
    C’è un fatto abbastanza paradossale: le donne sono più scolarizzate degli uomini, con risultati migliori sia a livello di scuola superiore che di Università. Conseguono i diplomi in un numero inferiore di anni, hanno percorsi scolastici più regolari. Ma nonostante questo, sono svantaggiate sul mercato del lavoro. Secondo alcuni la spiegazione va ricercata nella cosiddetta segregazione orizzontale, cioè nei percorsi educativi scelti dalle donne, che tendono a privilegiare studi di tipo umanistico mentre in poche puntano sulle facoltà tecnologiche come il Politecnico o Ingegneria. Per me però questa spiegazione è inconsistente. A parità di scelta educativa, di titolo di laurea, infatti, le donne sono infatti svantaggiate nelle carriere. Basta guardare al mondo della medicina: qui le donne hanno fatto una scelta uguale agli uomini, hanno avuto un voto di laurea migliore, hanno ottenuto il titolo in un numero inferiore di anni, quindi presumibilmente sono medici più preparati, ma se poi andiamo a vedere le loro carriere ci accorgiamo di tanti svantaggi, sono concentrate in alcune specialità più tradizionali e che consentono redditi inferiori. Ci sono tante donne pediatre, ci sono pochissime donne chirurgo, più una specialità è soggetta a innovazione tecnologica e prestigio e più vede scarsissime le donne.

    Ma questo non dipende anche dalle donne, da una forma di ritrosia a scoprire terreni finora non battuti?
    Assolutamente no, ci sono meccanismi complessi di svantaggio che, finché si tratta di scuola non entrano in atto, perché lì non ci sono risorse scarse da distribuire, ma valutazioni e voti: se dò 30 a una donna non sono costretta a dare 18 a un uomo. Quando si entra nel mercato del lavoro invece le risorse di qualità dei posti, di progressione di carriera, di reddito, di status sono scarse. Ed è qui, nella competizione per risorse scarse, che le donne sono svantaggiate, in primo luogo perché la maggior parte di coloro che allocano le risorse sono uomini. Le donne sono entrate tardi sul mercato del lavoro e sono ancora pochissime quelle che occupano posizioni decisionali. Nei processi decisionali conta moltissimo l’identità degli attori e un’identità importante è quella di genere. Chi deve scegliere tende inevitabilmente – e non lo dico come un aspetto volutamente negativo – a privilegiare chi sente in qualche modo simile, per cultura e ovviamente anche per genere. Il fatto che aumenti la presenza delle donne nei ruoli decisionali mette però in moto meccanismi contradditori rispetto al passato.

    Quanto incide la mancanza di sicurezza lavorativa sul tasso di fertilità?
    La precarietà dilagante incide in modo drammatico. Uno dei dati più preoccupanti degli ultimi anni è che il diritto alla protezione della maternità, una delle conquiste civili più solide del Novecento è venuta meno. Non avere la sicurezza di un posto di lavoro, di un reddito, significa per un numero elevatissimo di donne procrastinare la maternità a tempi che in passato non venivano considerati adatti alle primipare e per molte di loro significa rinunciare al primo figlio, non solo al secondo. E per alcune questo si traduce addirittura in una rinuncia alla maternità. Una gravidanza nei lavori atipici significa il non rinnovo del contratto di lavoro, significa l’impossibilità di trovarne un altro e significa uscire dalle reti sociali che sostengono la faticosa ricerca del lavoro.

    Rovesciando invece la medaglia, la maternità rappresenta un freno alla realizzazione professionale?
    Non direi. Un dato che sta emergendo dalle ricerche effettuate da Laura Accornero, una dottoranda che sta per discutere la sua tesi, riguarda i figli delle donne casalinghe che a parità di titolo di studio del padre e della madre appaiono svantaggiati dal punto di vista scolastico, vanno meno a scuola degli altri. La mamma casalinga, e non importa se laureata o con un livello di istruzione basso, rappresenta evidentemente un modello sociale negativo. Finora è una pista di ricerca, stiamo facendo delle verifiche. Ma la mamma che lavora ha una qualità di esperienza di vita migliore, forse meno frustrata, più disponibile dal punto di vista psicologico.

    In Italia è fallito il tentativo di istituire quote rosa in politica. Secondo lei sarebbe ipotizzabile fissare per legge delle quote per le donne nei consigli di amministrazione delle società seguendo l’esempio norvegese?
    Sono assolutamente convinta che le quote – ma non mi piace chiamarle rosa – siano uno strumento insostituibile. In tutti i Paesi dove sono state istituite o per l’elettorato passivo o per certi settori, rapidamente il numero delle donne è cresciuto.

    Non c’è il rischio che in questo modo le donne vengano ghettizzate o che emergano quelle non capaci?
    Intanto preoccupiamoci degli uomini non capaci! Se le donne sono più brave a scuola e più scolarizzate, perché mai poi non dovrebbero essere capaci? Le quote sono uno strumento legislativo che consente di rompere un meccanismo che, se lasciato operare spontaneamente, tende a perpetrare nel tempo l’esclusione delle donne. Mi viene in mente un esempio: la professione di giudice, nonostante il dettato costituzionale, è stata preclusa alle donne fino alla fine degli anni Sessanta. Appena i concorsi sono stati aperti e c’è stato un intervento normativo che ha rimosso l’ostacolo le donne sono diventate le vincitrici più numerose dei concorsi. Le donne hanno bisogno di esser messe nelle liste elettorali e in posti credibili, devono esserci sanzioni vere per chi non rispetta le regole.

    Questo discorso vale solo per la politica o per tutti gli altri settori?
    Vale anche per tutti gli altri settori.

    Quote a parte, che cosa si potrebbe fare per facilitare l’ingresso delle donne nella cabina di regia dell’economia?
    Sicuramente gli strumenti di conciliazione come gli asili nido e le scuole con un orario allungato sono importanti. L’Italia da questo punto di vista è un Paese arretrato e le donne per poter lavorare devono ricorrere a una limitazione drammatica del tasso di fecondità. Ma non è che da noi la segregazione verticale sia peggiore rispetto ad altri Paesi. In Italia il tasso di occupazione più basso dipende anche dal fatto che all’estero più donne come strumento di conciliazione scelgono il part-time con minori opportunità di carriera. Lo scotto che pagano per avere più tempo per i figli è quello di portare a casa uno stipendio ridotto e di rinunciare a una carriera soddisfacente.

    Secondo la Commissione Ue il divario tra il salario delle donne e quello degli uomini è del 15%. Quali sono le ragioni di questo profondo differenziale?
    In primo luogo questo divario deriva dalla segregazione verticale. Se le donne sono inserite ai gradini inferiori di tutte le professioni è ovvio che guadagnino meno degli uomini. Le strade sulle base delle quali le donne guadagnano meno sono infinite perché non hanno incarichi aggiuntivi, non ricevono premi ad personam e qui la discriminazione di genere è elevatissima. In tutto il settore dirigenziale, dove la retribuzione è meno controllata dalla contrattazione sindacale, a parità di prestazione ci sono differenze retributive elevatissime.

    Concludendo, le donne per imporsi nel mondo del lavoro dovrebbero dunque cercare di fare più sistema, di avere un atteggiamento più corporativo, più collettivo?
    Non userei il termine corporativo, ma sicuramente le donne devono prendere coscienza e tematizzare il problema della diseguaglianza. Invece tendono spesso a pensare che le disuguaglianze che incontrano sono fatti privati, c’è spesso la difficoltà di pensare che si tratta di un problema collettivo, mentre sono dinamiche che riguardano l’intero gruppo sociale, che è poi un gruppo sociale enorme perché riguarda l’altra metà del cielo.


    Anno: 2006

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    Edited by Davide.4. - 6/11/2007, 22:25
     
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