Il rancore femminile
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  • 1) Sì, le donne rinfacceranno sempre agli uomini "il passato che non passa" e continueranno a ricordarsi solo di quello che gli fa comodo, anche quando saranno diventate "il primo sesso"
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  • 3) Non so/non risponde
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  • 2) No, in futuro il loro rancore svanirà. Il tempo è un gran dottore
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Il rancore femminile

è indelebile?

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    Parole di una utente di un altro forum, rivolte a un utente di sesso maschile.

    CITAZIONE
    Sai, ******, risponderò molto volentieri alle tue domande. Non vi è problema alcuno. Ma, prima se mi permetti, vorrei invece sapere bene come la pensi tu sulla questione.

    Poichè ancora non mi è chiaro questo tuo continuo cambiare atteggiamento e questo tuo continuo interrogare e al tempo stesso cambiare di ruolo.

    Hai già dichiarato di amare il genere femminile, però lo attacchi, di non essere maschilista ma fai discorsi maschilisti, di essere contento di te ma fai spesso la vittima, etc.. etc..

    Non è, ******, che forse tu abbia finalmente capito che continuando a fare i maschi selvatici, vi state fregando con le stesse vostre mani ? Hai capito che è ora di smettere di "piangersi addosso" ? Che avete avuto troppi privilegi nel corso della storia, ed ora è giunto il momento di cedere un pochino di potere ?

    E la mia è una domanda serissima e sono convinta che la tua risposta sia affermativa. Sarei molto contenta per te .

    CITAZIONE
    Che avete avuto troppi privilegi nel corso della storia, ed ora è giunto il momento di cedere un pochino di potere ?

    http://antifeminist.altervista.org/risorse..._ripugnanti.htm

    CITAZIONE
    Gravi incidenti in miniera in Ucraina e Kazakhstan - 5.10.2006
    Due gravi incidenti in due miniere dell'ex Unione Sovietica, hanno provocato la morte di almeno 50 persone. Sotto accusa il degrado delle strutture. In Kazakhstan, nella miniera che porta il nome di "Lenin" ed è proprietà del gigante dell'acciao Mittal Steel, un'esplosione ha provocato un incendio ad oltre 500 metri di profondità, mentre circa 360 minatori erano al lavoro. Almeno 41 sono morti in questa miniera di carbone, un labirinto di sette piani, già teatro di tragedie simili. La miniera Lenin si trova nel centro del Kazaksthan. Un'ora prima un altro incidente è avvenuto nella regione orientale dell'Ucraina. In questa miniera di carbone, una delle più grandi del paese, una perdita di gas, ad una profondità di oltre un chilometro, ha provocato la morte di almeno tredici minatori. Alcune decine sono rimasti intossicati. Anche l'Ucraina non è nuova a questo genere di incidenti: nel paese dall'inizio dell'anno oltre 100 minatori sono morti sul lavoro.

    Siberia, 12 i morti dopo l'incendio in una miniera d'oro. 21 ancora dispersi - 8.9.2006
    Sono 12 i minatori morti intrappolati dall'incendio divampato ieri in una miniera d'oro in Siberia. È il numero di corpi ritrovati nelle operazioni di soccorso, 11 sono già stati identificati, mentre si cercano ancora 21 persone. Al momento dell'incidente c'erano 64 uomini sotto terra, 31 sono stati portati in salvo. Un dipendente della miniera spiega: "C'erano dei lavori di saldatura in profondità quando è scoppiato l'incendio. Tanto fuoco e tanto fumo. Qualcuno è riuscito a scappare, altri sono rimasti intrappolati. Anche mio fratello è laggiù". L'incidente è avvenuto a un centinaio di metri di profondità in una miniera nella regione di Cità, al confine con Cina e Mongolia. Sul posto mancano attrezzature e soccorritori specializzati. Sono quindi stati inviati aiuti da tutta la regione, e sono in arrivo nelle prossime ore 40 esperti da Mosca e altri ancora da diverse regioni della Russia. La miniera, di proprietà della compagnia Highland Gold Mining, quotata sulla borsa di Londra, ha oltre cent'anni e, secondo alcuni testimoni, un vecchio sistema di ventilazione.

    Minatori in trappola in India e in Russia - 7.9.2006
    Nella Siberia orientale 19 persone sono rimaste bloccate sottoterra, e in una miniera di carbone indiana si teme siano morti 54 lavoratori 7/9/2006 Incidente in una miniera Minatori intrappolati in Russia e in India. Due incidenti si sono verificati tra ieri notte e oggi in una miniera d'oro nella Siberia orientale, dove 19 persone sono rimaste bloccate sottoterra, e in una miniera di carbone indiana, dove si teme siano morti 54 lavoratori. Un incendio è stato la causa dell'emergenza nella miniera russa. Le fiamme, secondo quanto riferiscono le autorità di Mosca, si sono scatenate ad una profondità compresa tra gli 85 e i 135 metri in un impianto della Highland Gold Mining nella regione di Cità, vicino al villaggio Vershino-Darasunski, al confine con la Cina. Al momento dell'incendio, alle 6:15 ora italiana, 48 persone erano al lavoro; le squadre di soccorso ne hanno tratte in salvo 29, mentre 19 sono tuttora intrappolate. «Si tratta della nostra miniera», ha confermato un portavoce della Highland Gold Mining, aggiungendo che «la situazione è complessa e la stiamo monitorando ogni 15 minuti». L'incidente in India si è verificato ieri notte nel distretto di Dhanbad, nello Stato orientale di Jharkhand. 54 operai sono rimasti bloccati nella miniera, in seguito al crollo di una volta causato da un'esplosione. Le cariche di esplosivo dovevano servire ad aprire una nuova area della miniera, ma la struttura non ha retto. «Si tratta di una situazione senza precedenti e le possibilità che sopravvivano sono pari a zero», ha dichiarato secondo la Reuters Partha Bhattacharya, presidente della Bharat Coking Coal Limited, compagnia proprietaria dell'impianto. «I minatori - ha continuato Bhattacharya - stavano lavorando ad una profondità di 460 metri quando l'esplosione e una fuga di gas hanno ridotto il livello di ossigeno quasi a zero». Le operazioni di soccorso sono partite in nottata, ma le squadre sono riuscite a raggiungere solo il terzo dei diciotto piani della miniera. I minatori, probabilmente, si trovano all'ultimo livello.

    Sette minatori intrappolati a Jilin - 14.9.2006
    Almeno sette persone sono rimaste intrappolate in una miniera nella provincia di Jilin, nel nord-est della Cina. I soccorritori stanno cercando di pompare l'acqua che ha inondato il tunnel, mentre in un altro incidente un minatore è morto per una fuga di gas in una miniera di Datong, nella provincia dello Shanxi. Nelle miniere cinesi, le più pericolose al mondo, muoiono in media oltre 5mila persone all'anno.

    Esplosione in miniera: 15 morti Pechino - 16 Giugno 2004
    Almeno 15 persone, più due soccorritori sono morti dentro una miniera della Cina centrale. L’esplosione è avvenuta alle 4.50 del pomeriggio di ieri nella provincia dello Shaanxi, mentre vi erano 85 minatori nelle gallerie sotterranee per estrarre carbone. Il maggior numero è stato tratto in salvo. Oltre ai 15 morti, vi sono ancora 7 dispersi, i cui corpi non sono ancora stati ritrovati. La miniera, di proprietà della Huangling, aveva cominciato ad operare nel 2001, con una capacità di 6,6 milioni di tonnellate. La Cina detiene il primato per i morti in miniera. Lo stato afferma che l’anno scorso vi sono stati 6.702 morti per esplosioni, franamenti e altri disastri. Organizzazioni internazionali denunciano un tasso di mortalità molto più grande

    Esplosione in una miniera dell’Henan: almeno 56 morti e 92 dispersi - 21 Ottobre 2004
    L’esplosione di gas in una miniera di carbone ha causato la morte di 56 persone; 92 minatori risultano dispersi, ma le autorità affermano che le speranze di ritrovarli vivi sono “esili”. Questo è considerato il più grave incidente minerario quest’anno.

    Esplosione in miniera: 49 morti e 11 dispersi - 22 Novembre 2004
    Almeno 49 minatori morti e 11 tuttora dispersi: è il bilancio di un grosso incendio divampato in una miniera di ferro nel nord della Cina. Secondo l’agenzia statale per la sicurezza sul lavoro i soccorritori hanno tratto in salvo 46 minatori: essi hanno inoltre recuperato i corpi senza vita di 49 persone. L’incidente si è verificato sabato mattina in una miniera di Shahe, nell’Hebei: un cavo ha preso fuoco e ha provocato un'esplosione all’interno della cava. L’incendio si è subito propagato in altre 5 miniere collegate, mentre nuvole dense di fumo rallentavano l’opera dei soccorritori.

    Shaanxi: nessuna speranza per i 141 minatori dispersi – 29 Novembre 2004
    "Non c'è alcuna speranza di trovare ancora in vita qualcuno dei 141 minatori intrappolati nella miniera". Lo ha affermato Yan Mangxue, segretario del partito comunista nel villaggio di Yaoyu, luogo d'origine di 14 minatori intrappolati nella miniera di carbone statale di Chenjiashan, nello Shaanxi. La fuoriuscita di gas tossico ostacola le operazioni di recupero dei 141 minatori, tuttora intrappolati nella miniera di carbone statale; i morti accertati sono 25. Oltre 2000 uomini della sicurezza cercano disperatamente di salvare i minatori ancora intrappolati nella cava, ma la densità nell’aria del monossido di carbonio è arrivata allo 0,5%, un livello 5 volte superiore alla soglia di mortalità. Almeno 43 minatori sono stati ricoverati negli ospedali della zona con sintomi di avvelenamento da ossido di carbonio e 11 versano in condizioni definite “critiche”. Fra i superstiti 84 lavoratori che, al momento dello scoppio, si trovavano nei pressi dell’entrata come supporto tecnico per i minatori impegnati nell’estrazione.

    Hunan: 4 morti e 16 dispersi per un incendio in miniera - 14 Dicembre 2004
    Ancora vittime nelle miniere cinesi: un’esplosione in una miniera della Cina centrale ha causato 4 morti e 16 dispersi; nel frattempo i soccorritori continuano le operazioni di recupero di 36 minatori intrappolati, in seguito ad una inondazione, in una cava nel sud-ovest del paese.

    Sichuan: 14 morti nell’esplosione di una miniera - 20 Dicembre 2004
    Continua l’escalation di morti nelle miniere di carbone cinesi: un’esplosione ha ucciso 14 minatori e ne ha feriti altri 3. Secondo quanto annunciato oggi dal governo, l’incidente è avvenuto nel distretto di Xingwen, nella provincia sud-occidentale di Sichuan alle ore 1.40 di domenica mattina (le 18.40 di sabato in Italia).

    Liaoning: almeno 203 morti in un’esplosione in miniera - 15 Febbraio 2005
    È di almeno 203 morti e 22 feriti il bilancio dell’esplosione avvenuta ieri pomeriggio in una miniera di carbone a Fuxin, città nella provincia di Liaoning, Cina nordorientale. Tredici i minatori ancora intrappolati nel sottosuolo. Zhang Yunfu, vice manager generale del gruppo industria del carbone di Fuxin, ha raccontato che lunedì mattina le operazioni di lavoro si stavano svolgendo secondo la norma, quando alle 14.30 è avvenuta una scossa nella sezione N. 3316 della miniera di Sunjiawan, del gruppo Fuxin. L’esplosione di gas si è registrata intorno alle 15 a circa 242 metri di profondità. Pronto l’intervento dei soccorsi, mentre sono ancora in corso le indagini sulle cause della tragedia. Autorità del governo provinciale, di Fuxin e di altre dipartimenti di rilievo sono accorse sul luogo dell’incidente.

    Shanxi: esplosione in miniera, 29 dispersi - 10 Marzo 2005
    Ventinove minatori sono ancora intrappolati sotto terra in seguito all’esplosione di gas in una miniera di carbone nella Cina settentrionale. Lo riferiscono oggi i media di Stato. L’incidente è avvenuto ieri pomeriggio nella miniera N. 2 della Gola di Xiangyuan, provincia dello Shanxi, contea di Jiacheng. Secondo l'agenzia Xinhua, al momento dell'esplosione erano a lavoro 83 minatori.

    Almeno 8 morti e 30 intrappolati in due miniere cinesi Jiaohe - 25 Aprile 2005
    Un’inondazione ha colpito la miniera di carbone “Tengda” a Jiaohe, città nella provincia di Jilin – nord est del Paese - ed ha intrappolato sotto terra 69 minatori. La tragedia è avvenuta ieri, 24 aprile. I gruppi di soccorso hanno lavorato tutta la notte e nella mattina di lunedì hanno recuperato 39 lavoratori. Non si ha però alcuna comunicazione con i 30 ancora intrappolati. I dipartimenti locali di Pubblica sicurezza e di Prevenzione sul lavoro non hanno rilasciato commenti sull’accaduto. Almeno 8 minatori sono morti, invece, a causa di un incendio all’interno della miniera “Fushun” a Yuzhou, una città nella provincia dell’Henan – est del Paese. L’incendio è divampato poche ore prima dell’alluvione di Jiaohe. Il bilancio delle vittime potrebbe salire, perché 4 lavoratori risultano ancora dispersi.

    Miniere di carbone nel nordest cinese: 51 morti – 6 Maggio 2005
    Sale a 51 morti il bilancio ufficiale delle vittime in 2 degli ultimi incidenti nelle miniere di carbone più pericolose del mondo: quelle cinesi. Nella miniera “Tengda” a Jiaohe, provincia di Jilin – nord est della Cina - i soccorsi hanno trovato 29 corpi. All’appello manca ancora un minatore. “Non ci fermeremo finché non ritroveremo il disperso” ha dichiarato un responsabile statale della sicurezza sul lavoro. La tragedia, avvenuta il 24 aprile scorso, era stata causata da un’inondazione. Intanto sempre nel nord est del Paese, nella provincia dello Shaanxi, le autorità hanno confermato 22 morti in una miniera di Hancheng. Causa dell’incidente, un’esplosione di gas avvenuta la settimana scorsa.

    Cina: esplosione di gas uccide 21 persone – 17 Maggio 2005
    Un’esplosione di gas ha ucciso giovedì 12 maggio 21 minatori in una miniera di carbone nella città di Panzhihua, nel Sichuan (provincia a sudovest della Cina).

    Cina, esplosione in miniera uccide 65 operai Fukang – 12 Luglio 2005
    Un’esplosione dovuta ad un accumulo di gas è avvenuta ieri nella miniera di carbone di Shenlong - 38 chilometri ad est della città di Fukang, nella provincia nord del Xinjiang - ed ha ucciso 65 persone: altre 18 risultano al momento disperse.

    Turchia: scoppio in miniera, muoiono in 17 - 2 Giugno 2006
    I minatori sono deceduti in seguito ad un'esplosione di grisù avvenuta a Odakoy nella provincia di Balikesir - Tragedia in miniera in Turchia. Diciassette minatori turchi sono morti in seguito all'esplosione di grisù in una miniera di carbone avvenuta nel Nord-Ovest della Turchia . Altri 5 sono dispersi. Lo ha annunciato il ministro turco dell'Energia, Hilmi Guler. Su 57 minatori che si trovavano all'interno della miniera al momento dell'esplosione, 35 sono riusciti a scappare, ha spiegato in tv il ministro aggiungendo: «Purtroppo abbiamo perduto 17 dei nostri minatori». La tragedia è accaduta in una miniera gestita da una compagnia privata a Odakoy, nella provincia di Balikesir.

    Messico: morti i 65 minatori intrappolati - 26 Febbraio 2006
    La tragedia è avvenuta domenica scorsa in una miniera di carbone a San Juan de Sabinas, nel nord del Paese - Sono tutti morti i 65 minatori rimasti intrappolati domenica scorsa in una miniera di carbone a San Juan de Sabinas, nel nord del Messico, in seguito a un'esplosione. I soccorsi che per tutta la settimana hanno cercato di raggiungerli, non sono riusciti a salvarli. I dirigenti della miniera hanno dovuto comunicare alle famiglie dei minatori che non vi erano più speranze di trovare qualcuno in vita. Venerdì i dirigenti della miniera avevano fatto sapere che per motivi di sicurezza le operazioni di ricerca e soccorso erano state sospese. Il presidente del gruppo proprietario della miniera ha affermato che le conseguenze dell'esplosione «rendono impossibile la sopravvivenza». In particolare non c'è più speranza che vi sia dell'ossigeno all'interno delle gallerie. «Un'alta concentrazione di metano ha provocato una grande esplosione che ha riguardato l'insieme delle installazioni sotterranee. La temperatura ha raggiunto i 600 gradi e ha dato origine a un'onda d'urto che si è estesa a tutta la miniera», ha spiegato. Non è stato recuperato alcun corpo. Per ogni famiglia delle vittime il gruppo proprietario della miniera ha stanziato una somma di circa 60 mila euro più borse di studio per gli orfani. Le famiglie delle vittime hanno in passato denunciate le insufficienti misure di sicurezza della miniera.

    Romania: esplosione in miniera, 7 morti - 14 Gennaio 2006
    Nel giacimento di carbone di Anina a più di mille metri di profondità si trovavano circa 200 minatori - Almeno sette minatori sono morti e cinque sono rimasti feriti a causa di un'esplosione avvenuta sabato mattina nella miniera di Anina, nel sud-ovest della Romania. Lo ha annunciato la direzione della miniera. Il vice prefetto del dipartimento di Caras-Severin, Petre Seres, ha detto che i cinque feriti sono gravi e due hanno ustioni su oltre il 50% del corpo, un terzo è in coma per aver respirato ossido di carbonio. L'esplosione è avvenuta verso le 5,30 (le 4,30 in Italia). Nella miniera, ha detto ancora il vice prefetto, si trovavano circa 200 minatori, in gran parte usciti indenni dall'incidente. La miniera di carbone di Anina è situata a più di mille metri di profondità ed è una della più profonde d'Europa.

    USA: I messaggi dei minatori prima di morire - 06 gennaio 2006
    Trovati accanto ai cadaveri per rassicurare i cari che la fine non è stata atroce: «Papà si è solo addormentato». «Papà non ha sofferto, s'è solo addormentato»: è il messaggio che più di uno dei minatori deceduti nella tragedia della miniera di carbone di Sago ha lasciato ai propri cari. Messaggi analoghi, riferiscono familiari delle vittime alla stampa, sono stati trovati accanto ai corpi di più di uno dei 12 minatori deceduti. Peggy Cohen, il cui padre è morto nella miniera, ha detto di avere saputo dei messaggi da un medico legale. Gli uomini, consci che la fine era vicina, si sarebbero preoccupati di rassicurare i loro cari che la loro fine non era stata atroce. I minatori sapevano che l'effetto del monossido di carbonio è di fare piombare le persone in una sorta di torpore e poi in un sonno, da cui non c'è risveglio. La tragedia della miniera di Sago a Tallmansville, in West Virginia, s'è consumata tra lunedì mattina, quando un'esplosione ha scosso pozzi e gallerie, isolando 13 minatori, e mercoledì sera, quando le squadre di soccorso hanno raggiunto gli uomini dispersi, trovandone uno solo ancora vivo.



    http://espresso.repubblica.it/dettaglio//1993088
    CITAZIONE
    Donne per sempre
    di Daniela Minerva
    Tutti le vogliono. Dalla politica ai media. Ma nella realtà quotidiana vengono discriminate e umiliate. Costrette di nuovo in piazza a difesa della 194. Fotografia di un paese immobile. Dove l'emancipazione femminile è ancora prigioniera della famiglia. E di tanti pregiudizi

    Una manifestazione in difesa del diritto all'aborto
    Lavorano. Sì, ma smettono al primo figlio. Guadagnano. Ma meno degli uomini. Fanno carriera. Ma non fino al top, né nei posti chiave. Scelgono liberamente se essere madri, se fare famiglia, con chi vivere. Beh, non proprio.

    No, l'identikit delle donne italiane che emerge dai dati che presentiamo in queste pagine non è la cavalcata edificante tra successi e realizzazioni celebrata dalla retorica modernista, che comunque è realtà in altri paesi europei. Le italiane non assomigliano certo alle scandinave, ma nemmeno alle francesi o alle irlandesi. Faticano come matte, tanto da laurearsi prima e meglio dei maschi, entrano massicciamente nel mercato del lavoro a tutti i livelli, ma poi rimangono impantanate nel vortice della vita privata, della famiglia, dei figli, dell'amore cercato e, poi, spesso, subito. Oppure della solitudine, prezzo della carriera e di un buono stipendio. Sono vulcani fino ai trent'anni, brillanti e impegnate. E poi? In gabbia. Di fatto soggetti sbiaditi, protagoniste di una rivoluzione non compiuta, "crisalidi da cui non è ancora uscita l'angelica farfalla", come le ha definite la filosofa Roberta de Monticelli.

    Che, fuor di metafora, vuol dire: soggetti ancora troppo deboli. Che non hanno mai portato fino in fondo la cosiddetta rivoluzione femminista. E sulle quali è piovuta, come un fulmine la grottesca crociata antiabortista di Giuliano Ferrara, sospinta da un perdurante umore misogino dispiegato a gonfie vele dal magistero di Benedetto XVI. Fino all'orrendo episodio della polizia che sequestra al Policlinico di Napoli un feto abortito, corpo del reato o, come ha titolato 'il manifesto': "Corpo elettorale".

    Affari di famiglia
    Così, all'improvviso, come in un déjà-vu, ecco le donne in piazza. Eccole a promuovere appelli come quello che apre il numero speciale di 'Micromega' in edicola il 29 febbraio e si può firmare sul sito
    www. firmiamo.it/liberadonna. Ma cosa è mai potuto accadere? Forse nulla. Perché, come afferma la sociologa della famiglia Chiara Saraceno, "nella nostra cultura i conflitti sui valori si addensano sul corpo delle donne. Perché il controllo su quello che loro fanno, in particolare sulla sfera sessuale, fa parte del controllo della collettività a garanzia della propria riproduzione, e quindi della conservazione della propria identità".

    Semplicemente, allora, l'esplosione misogina di questi giorni rivela un dato di fatto forse taciuto fino a oggi per pudore o conformismo politically correct: le italiane sono incaricate di fare famiglia, di curare gli anziani, di coprire il vuoto del welfare. E, insieme, di amministrare il quotidiano di aziende, università e centri di ricerca, senza mai sfondare ai vertici. Sono ingabbiate nel privato, a parlare d'amore e occuparsi del nonno con l'Alzheimer. Sono chine sulle scrivanie, a ingrossare le fila del middle management, come mostrano le indagini di Federmanager-Fondidirigenti, della ricerca scientifica, della sanità, dell'insegnamento di tutti i gradi. È quella che i sociologi chiamano 'femminilizzazione del mondo del lavoro'. Sempre fuori dalle stanze dei bottoni, di qualunque tipo.

    E l'attacco anti-abortista, nel portare le lancette indietro di 30 anni, altro non fa che sancire, con toni crudeli, una realtà che è nei numeri: il potere delle donne nel nostro Paese è cambiato poco o nulla. Perché il dovere di fare figli non si è trasformato, come altrove, in un diritto. È rimasto dovere, compimento ineluttabile di un destino biologico, ingabbiato dai diritti di ogni possibile incontro di cellule concepito, come vorrebbero i nuovi devoti. Ma non solo: l'incapacità di governare col welfare l'invecchiamento della popolazione ha gettato il peso degli anziani sulle spalle e sul destino di chi da sempre si occupa della famiglia. Sotto lo sguardo minaccioso della Chiesa cattolica, vestale di questo ordinamento. Fino a quella che Roberta de Monticelli interpreta come una "recrudescenza di temi ridicolmente regressivi nella sua politica sessuale".
    (21 febbraio 2008)



    CITAZIONE
    Nel nome di Dio
    Ed è la stessa filosofa spiritualista, docente all'Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, a chiedersi perché mai "nella Chiesa cattolica finisce sempre col prevalere il peggio. Eppure il cristianesimo è la religione che più di ogni altra ha valorizzato l'elemento femminile. Nella sua dottrina ci sono tutti gli elementi per non essere misogini. Ma a corrompere il quadro c'è il suo diventare istituzione, c'è la strumentalizzazione politica del nome di Dio". Un nome che rimbomba nelle nuove crociate del tandem Ruini-Ferrara, chiamato in causa per dare sacralità a politiche sessuali molto, ma molto più concrete.

    Una sfilata durante la settimana della moda
    di San Paolo
    "La situazione italiana è paradossale: la società ha bisogno che le donne stiano sia a casa che al lavoro. A casa perché non ci sono servizi e l'invecchiamento della popolazione sta aprendo una voragine. Al lavoro, perché le famiglie hanno bisogno di un salario in più, che diventa anche volano per i consumi", commenta la sociologa della famiglia Chiara Saraceno. Così si crea una sorta di doppia pressione che finisce con l'inceppare il meccanismo. A tutto discapito dell'economia del Paese, a sentire gli esperti. "Molte ricerche mostrano che l'aumento del lavoro femminile produce nuova occupazione. Basata sulla domanda di servizi alle famiglie, al commercio, al tempo libero: badanti, baby sitter, scuole materne, nidi, servizi di pulizia, ristoranti, cibi pronti. Un'economia senza donne è un'economia che si atrofizza, perché in parte è fondata sull'autoproduzione", aggiunge Saraceno.

    Progetto Europa
    E le mille pressioni dell'Europa per una piena occupazione femminile lo confermano: l'obiettivo della Ue è che nei paesi dell'Unione entro il 2010 lavori il 60 per cento delle donne. Per rispondere ai dogmi comunitari sulla parità tra i sessi, senz'altro. Ma anche per esigenze di sviluppo economico: gli economisti concordano sul fatto chela disoccupazione femminile si traduce in una compressione del Pil. E non solo: uno studio fatto sulle 500 maggiori imprese del mondo censite da 'Fortune' mostra che le aziende che hanno più donne nei consigli di amministrazione e nel top management vanno meglio di quelle che ne hanno poche, sia sul piano finanziario che sul piano dei profitti. Insomma, è quella che in gergo si chiama 'risorsa femminile', ma che l'Italia ha scelto di non utilizzare. Perché?

    Fino a qualche mese fa il quadro era sfumato, ma la crudezza della crociata antiabortista, saldata ai continui assordanti appelli alla centralità della famiglia, nel trasferire sul terreno della politica una contraddizione che è nei fatti, palesa l'arretratezza del sistema Italia. Ricercatori e sociologi hanno sfornato per anni i dati dell'anomalia italiana in un'Europa in cui le donne entravano nel mercato del lavoro e nelle stanze dei bottoni. Ma a Roma tutto sembrava impantanarsi nel bolso dibattito sulle quote rosa: in politica come ai vertici delle grandi aziende. La politica ha spazzato via il problema nel 2005 quando il Parlamento ne ha bocciato, con un voto ad hoc, l'istituzione. In Confindustria, più elegantemente, se ne parla, se ne parla e se ne parla. Ma la presenza femminile tra i manager delle aziende con più di 500 addetti resta al 3 per cento. E i manager maschi, racconta nel suo libro 'La resistibile ascesa delle donne in Italia' Francesca Zajkzyc (che intervistiamo a pagina 42), "hanno dubbi riguardo all'affidabilità delle donne in posizioni di potere in quanto più condizionate dai vincoli famigliari". Convinzione che, sarà anche poco politically correct, ma ha una base empirica.

    Perché se una laureata su quattro non entra nel mercato e il 13,5 per cento delle donne lasciano il lavoro dopo il primo figlio una ragione ci sarà. Ed è la stessa che spinge il 56 per cento delle italiane, secondo un'indagine Ipsos, a dire che ci sono lavori tipicamente femminili, ovvero quelli che permettono di dedicare al lavoro famigliare ogni giorno 5 ore e 20 minuti, contro l'oretta e mezza degli uomini. D'altra parte, aggiunge Zajkzyc: "Se all'interno dei rapporti di coppia sembrano essere in atto trasformazioni significative, l'organizzazione della società e del welfare sono ancora pesantemente orientati alla famiglia in cui la donna non lavora o lavora parzialmente. Basti pensare agli orari delle scuole o dei servizi per l'infanzia". A cui si aggiunge la cura degli anziani.
    (21 febbraio 2008)



    CITAZIONE
    I figli sognati
    Il risultato è quello evidenziato nei grafici: minore occupazione e minor salario. Fino all'imbarazzo di essere gli ultimi in Europa nel tasso di occupazione femminile. A cui, però, non si accompagna un alto tasso di natalità: i figli fatti sono la metà di quelli progettati. Perché? Risponde Saraceno: "Chi fa figli produce un bene collettivo. Ma fare un figlio è un atto squisito di libertà. E proprio perché è così importante che un gran numero di donne lo scelga, è necessario che la società dia loro molte più risorse. Una società democratica deve prendere atto che ha bisogno delle donne se vuole riprodursi. E l'unico modo di prenderne atto è quello di sostenerle nella loro libertà. Con politiche di sostegno alla famiglia e, insieme, alla contraccezione e alla libertà di interrompere la gravidanza. Le uniche politiche della popolazione che si possono fare in un paese democratico sono quelle che ampliano i gradi di libertà".

    Solo sei donne hanno fatto parte
    del governo Prodi
    Così è andata nel resto d'Europa: servizi, profili di carriere diversi, congedi di paternità pagati al 100 per cento. Nei Paesi nordici, lasciare il lavoro per un anno per seguire un figlio non ha costi. In Francia, esiste una responsabilità sociale forte nei confronti delle famiglie con figli che si concretizza in asili e scuole, in assegni di cui è titolare il nuovo nato. E poi c'è il fatto che in Italia le donne guadagnano meno degli uomini, e, ovviamente, sono loro che lasciano il lavoro quando ci sono da curare figli o anziani.

    Così, ridicolmente, ancora angeli del focolare, mentre negli Usa una donna corre per diventare l'uomo più potente del mondo e mentre persino in Nicaragua ci sono più donne ai vertici che in Italia. Perché? Che fine ha fatto l'ondata femminista? "Ci sono stati errori nel nostro femminismo, che non si è trasformato in agenda politica concreta, forse perché sempre molto sulla difensiva, intento a marcare se stesso come diverso. E questo è segno di scarsissima fiducia in un'identità forte che si proclama di avere", conclude Roberta de Monticelli: "Così le donne sono rimaste bloccate. E tutta la società è rimasta vittima del peggiore umore italiano: il senso debolissimo della responsabilità personale. È più facile accettare la tradizione sancita nelle parole dei vescovi che non decidere per sé. Prendendosene la responsabilità. Per chi ci crede, anche davanti a Dio".

    ha collaborato Letizia Gabaglio
    (21 febbraio 2008)

     
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