Il rancore femminile
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  • 1) Sì, le donne rinfacceranno sempre agli uomini "il passato che non passa" e continueranno a ricordarsi solo di quello che gli fa comodo, anche quando saranno diventate "il primo sesso"
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  • 3) Non so/non risponde
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  • 2) No, in futuro il loro rancore svanirà. Il tempo è un gran dottore
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    CORRIERE DELL'UMBRIA 7/3/2009 (pag. 13).

    L'ex ministro Katia Bellillo affronta tematiche di attualità
    sulle donne e la questione femminista

    L'obiettivo dell'uguaglianza nella diversità
    "Rispetto agli anni Settanta stiamo rischiando di perdere tutto.
    E non tutte tra noi vogliamo seguire il modello di troniste e veline"

    di Claudio Bianconi.

    L'ex ministro Katia Bellillo è donna che non ha mai
    rinnegato le sue convinzioni femministe e che anzi
    non tralascia occasione per rafforzarle, invitando tutte le
    altre donne a continuare a lottare per l'uguaglianza di genere.
    "Dalle ronde femministe - afferma l'ex parlamentare
    del Pdci - alle ronde per tutelare la sicurezza, per
    prevenire violenze e stupri, siamo passati in questi
    anni dalla conquista di diritti fondamentali che
    hanno finalmente aperto la strada all'emancipazione
    e alla liberazione delle donne degli anni Settanta,
    come il diritto al lavoro, diritto all'istruzione, all'aborto,
    al divorzio, alla contraccezione, all'attuale situazione:
    sembrava che le donne fossero uscite definitivamente
    dal ghetto in cui per secoli erano state costrette e io,
    allora giovanissima, ho avuto l'opportunità di vivere
    quella stagione eccezionale, e invece oggi, dopo
    trenta anni mi rendo conto che stiamo perdendo
    tutto
    . E forse anche per nostra responsabilità che
    non siamo riuscite a portare avanti le battaglie per
    l'uguaglianza".

    E se provocata sul tema dell'eguaglianza con gli
    uomini e interrogata a proposito della recente proposta
    di equiparare le pensioni delle donne a quelle degli
    uomini sino al limite dei 65 anni di età, Katia Bellillo non
    conosce mezzi termini. "Il problema è che in Italia c'è
    un familismo terribile che imperversa anche nell'area
    di sinistra. Le donne - afferma la Bellillo - dovrebbero
    avere gli stessi diritti degli uomini. Nella fattispecie
    bisognerebbe invece intervenire sugli elementi che creano
    diseguaglianza. Ad esempio, il lavoro di cura dovrebbe
    essere sostenuto dallo Stato. La legge per il congedo
    parentale, vale a dire la legge che contempla una
    sussidiarietà dello Stato a chi si occupa dei figli in stato
    di necessità senza distinzioni di sesso, era una legge
    eccezionale, ma non finanziata. Ancora oggi se il figlio
    sta male, è la donna che se ne deve occupare e che
    deve prendere il permesso dal lavoro. Prima di tutto
    le donne
    - continua la Bellillo - devono avere gli stessi
    diritti
    . Mi si deve spiegare perché se una donna fa un
    lavoro di una certa responsabilità, è costretta a andare
    in pensione a 60 anni invece che a 65
    . Allora diciamo
    che tutti devono avere le stesse opportunità.
    Bisognerebbe quindi creare una legge che stabilisca che
    sia l'uomo, sia le donne possano scegliere cosa fare:
    dopo i 60 anni e fino a 65 chi vuole continui a lavorare,
    chi non vuole smetta. Bisognerebbe fare in modo anche
    che il lavoro di cura, quando è particolarmente faticoso,
    quando ad esempio si hanno degli anziani non autosufficienti
    in casa, o familiari handicappati gravissimi, venga riconosciuto
    e quindi si dia la possibilità di andare in pensione prima".

    Sulle violenze subìte dalle donne Katia Bellillo tende a una
    netta differenzazione: "Le violenze - afferma l'ex ministra -
    sono aumentate perché a differenza di qualche anno fa,
    ora vengono denunciate. Anche se il maggior numero di
    soprusi avvengono anche all'interno delle case: questi non
    vengono denunciati e sono questo tipo di violenze su cui
    la società dovrebbe essere più attenta".

    E il corpo femminile a differenza di qualche anno fa sembra
    sempre più indirizzato verso una strumentalizzazione
    venduta spesso come veicolo di successo. "Da un lato c'è
    questa liceità senza misure - afferma Katia Bellillo - e dall'altra
    una specie di ipocrisia collettiva e allo stesso tempo una
    specie di assuefazione. Trovo allucinante che le donne che
    fanno carriera in politica sono le ragazzotte che si sono fatte
    conoscere o facendo le troniste o posando nude per i vari
    calendari. Intendiamoci, io sono dell'idea che la donna deve
    poter fare tutto quello che vuole, però da qui a simili situazioni
    ce ne corre. Anche se è vero che la maggior parte delle ragazze
    sono diverse, sono serie e non vogliono fare le troniste o le
    veline. Invece le donne che non vogliono tutele ma vogliono
    diritti, che pretendono di avere stipendi equiparati a quelli
    dell'uomo, che pretendono di fare carriera al pari dell'uomo,
    vengono penalizzate. Io lo so, perché sono una di queste
    .
    Sono una che vuole avere la possibilità di scegliere se avere
    un figlio, di non avere il maschio che una volta chiuso il rapporto
    deve continuare a mantenermi. Le donne
    - conclude - devono
    finalmente trovare la forza per lottare per i diritti e per
    l'uguaglianza. La differenza non può mai essere uguaglianza.
    Quindi dobbiamo essere uguali nella diversità".


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