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LE SCIENZE dossier, N° 15 - Primavera 2003 Una conversazione con James D. Watson di John Rennie (pag. 4-7; in estrema sintesi).
John Rennie: Ci sono sempre state controversie riguardo al fatto che Wilkins vi abbia mostrato i cristallogrammi ottenuti dalla Franklin senza il suo consenso, offrendo quindi a Lei e a Crick un indizio importante sulla struttura del DNA. In retrospettiva, non sarebbe stato più opportuno che il premio Nobel fosse assegnato, oltre a voi due, alla Franklin anziché a Wilkins?
James D. Watson: Non penso. Wilkins ci diede l'immagine cristallografica della forma A e lei ci fornì quella della forma B. Perciò si potrebbe dire che in una società ideale, perfetta, loro avrebbero avuto il Nobel per la chimica e Crick e io quello per la biologia. Sarebbe stato un buon modo per dare un riconoscimento a tutti e quattro. Ma nessuno la pensò così. Noi siamo molto famosi perché il DNA lo è. Se Rosalind avesse parlato con Francis a partire dal 1951 e gli avesse mostrato i suoi dati, sarebbe stata lei a risolvere la struttura. E adesso sarebbe famosa lei, non noi.
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Origine della vita e controllo dell'evoluzione di Vittorio Sgaramella* (pag. 16-21).
Maurice Wilkins (pag. 19). Quando si parla di doppia elica, tutti pensano immediatamente al binomio Watson e Crick. Eppure anche Wilkins svolse un ruolo fondamentale nella scoperta della struttura del DNA fornendo con i suoi esperimenti di diffrazione dei raggi X la prova dell'esistenza della doppia elica. Giustamente quindi condivise con i due colleghi divenuti più famosi il premio Nobel per la fisiologia o la medicina nel 1962, mentre la sua brava collaboratrice Rosalind Franklin, morta quattro anni prima, non venne neppure menzionata. Nato nel 1916 a Pangaroa, in Nuova Zelanda, Wilkins si laureò in fisica nel 1938 a Cambridge, in Inghilterra, e poi si trasferì all'Università di Birningham dove ottenne il dottorato lavorando con John T. Randall alla teoria della fosforescenza e della luminescenza. Durante la seconda guerra mondiale lavorò al perfezionamento degli schemi radar a tubo catodico e poi alla separazione mediante spettografo di massa degli isotopi dell'uranio da usare per la bomba atomica. Nel 1946 si trasferì con Randall al King's College di Londra, presso cui entrò a far parte del Medical Research Council dove diresse l'unità di ricerca di biofisica, la prima in Inghilterra. Nel 1970 divenne professore di biofisica e direttore di Dipartimento, sempre al King's College. Nel 1946, quando non si sapeva ancora che il DNA fosse il responsabile del codice genetico, Wilkins cominciò a occuparsi del DNA perché era una molecola facilmente isolabile e poteva essere studiata all'ultravioletto. Solo casualmente, osservando al microscopio gel di DNA, si accorse che era facile staccarne sottili fibre con un bastoncino di vetro. L'uniformità delle fibre faceva pensare che il DNA avesse una struttura regolare - cristallina o quasi cristallina - che poteva essere studiata con la diffrazione dei raggi X, analogamente a quanto faceva John D. Bernal con le proteine. Le chiare figure di diffrazione che ottenne confermarono la regolarità delle molecole di DNA e fecero pensare che esse fossero elicoidali. Egli vide successivamente che l'elica aveva un diametro di 2 nanometri, un passo di circa 3,4 nanometri e che vi erano gruppi fosforici disposti all'esterno dell'unità strutturale. Le misure della densità indicavano inoltre che vi erano due molecole coassiali e suggerivano che le basi azotate fossero disposte in pile al centro dell'elica. Esattamente quello che Watson e Crick avevano proposto con i loro modelli molecolari costruiti in base a calcoli teorici.
* Vittorio Sgaramella, insegna biologia molecolare all'Università della Calabria, a Cosenza. E' stato ricercatore e visiting professor all'Università del Wisconsin, al MIT e alla Stanford University. Ha collaborato con il Nobel H.G. Khorana alle ricerche sul primo gene sintetico.
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