Il rancore femminile
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  • 1) Sì, le donne rinfacceranno sempre agli uomini "il passato che non passa" e continueranno a ricordarsi solo di quello che gli fa comodo, anche quando saranno diventate "il primo sesso"
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  • 3) Non so/non risponde
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  • 2) No, in futuro il loro rancore svanirà. Il tempo è un gran dottore
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    Matematica al femminile
    Tratto da Scienza esperienza 19 marzo 2004

    Silvia Annaratone

    Per la prima volta nella storia una donna ha raggiunto una posizione di alto livello internazionale all'interno della comunità matematica. Si tratta della norvegese Ragni Piene da poco eletta a rappresentare i matematici di tutta la scandinavia presso l'IMU, l'International Mathematical Union. Sembrerebbe un bel segno che qualcosa sta cambiando rispetto alla tradizionale convinzione che le donne non sono "portate per la matematica".
    Ma sarà poi vero? In realtà se si va a guardare le cattedre universitarie in Europa si vede che la percentuale di quelle affidate a donne si aggira intorno al 2 per cento, laddove le donne laureate in matematica raggiungono quasi il quaranta per cento. Se poi si scende negli anni e si arriva all'infanzia e alla preadolescenza si scopre da test e riscontri di tipo scolastico che le bambine e i bambini riescono in matematica esattamente allo stesso modo.
    E allora dove sta l'inghippo? Difficile pensare che ci siano ragioni di tipo biologico come molti (uomini) vogliono pensare e alcuni hanno anche cercato di dimostrare, alimentando la leggenda di un "gene maschile della matematica".
    Una biologia che si manifesta intorno ai tredici anni (questa è l'età in cui apparentemente le ragazze cominciano a perdere interesse per la matematica) risulta quanto meno curiosa. Restano dunque le motivazioni di carattere psicologico, sociale e familiare. "Le donne hanno paura a competere con i maschi in quello che ritengono essere un ambito tipicamente maschile" spiega Sheila Tobias nel suo Come vincere la paura della matematica. Mentre i maschi sentono che la metematica può in qualche modo favorire la loro carriera futura le femmine non credono sarà loro di nessuna utilità, in parte per mancanza di modelli familiari e sociali e in parte per sfiducia nelle proprie capacità.
    Da alcune ricerche fatte in America nell'ambito della cosiddetta "teoria dell'attribuzione" si vede che mentre i ragazzi attribuiscono i loro successi in matematica all'abilità personale, le femmine li attribuiscono all'impegno profuso, laddove gli insuccessi vengono giustificati da parte dei maschi con un impegno insufficiente e da parte delle ragazze con la mancanza di bravura. D'altra parte a essere troppo brave in matematica si rischia di passare per mascoline o quanto meno strane, secchione e fredde.
    La donna che sa la matematica disturba e intimorisce e dunque perchè fare tanti sforzi (visto che di fatica si tratta comunque per tutti, maschi e femmine) per imparare qualcosa di cui non ci si può nemmeno fare vanto? Certo aiuterebbe la presenza di modelli positivi. Non a caso molte delle poche donne che hanno raggiunto posizioni di rilievo nella comunità matematica avevano alle spalle genitori entusiasti matematici.
    Ragni Piene, in un'intervista a New Scientist, racconta di quando lei e il fratello, sciando con il padre, insegnante di matematica in un College norvegese, giocavano con le equazioni e risolvevano rompicapo. E Sarah Flannery che a soli 18 anni inventa un nuovo algoritmo innovativo per crittografare dati in internet così racconta la sua infanzia matematica nel libro In Code: A Mathematical Journey scritto insieme al padre: "quasi ogni settimana, da quando aveva cinque anni, mio padre mi proponeva piccoli problemi matematici e rompicapo che mi resero fiduciosa nell'affrontare la risoluzione di un problema e mi insegnarono a ragionare e pensare in modo autonomo, dando spazio all'inventiva e alla creatività."
    Per le donna si tratta dunque "solo" di recuperare fiducia e superare certi pregiudizi che le vogliono letterine piuttosto che matematiche perchè così sono più "femminili" e, lasciatemi dire, meno pericolose. Certo la strada è tutta in salita. In certi paesi si assiste addirittura a una regressione rispetto agli sforzi che erano stati fatti in passato per favorire l'interesse delle donne per la matematica. Dal 1985, nelle écoles normales supérieures francesi (scuole da cui esce l'élite della matematica europea) non è più obligatorio ammettere lo stesso numero di maschi e di femmine e quest'anno su 39 studenti ammessi solo una è una donna.
    Va detto anche che il lavoro di ricerca in matematica, se ad altissimo livello, richiede spesso una dedizione e una sorta di alienazione dal mondo che poche donne sono disposte a barattare con una vita più ricca di interessi ed emozioni. Credo che nessuna donna avrebbe potuto o avrebbe voluto chiudersi in casa sette anni trascurando amici, famiglia e figli come fece Andrew Wiles per dimostrare l'ultimo teorema di Fermat.
    Dunque ben venga un maggiore interesse da parte delle donne per la matematica, ma che questo non snaturi quelle che sono le caratteristiche più vitali e preziose attribuite alla femminilità. Non so se questo sarà mai possibile, ma certo è bello credere nella possibilità di una "matematica al femminile", qualsiasi cosa possa un giorno significare.


     
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