Il femminismo o la pornografia?
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Il femminismo o la pornografia?

chi ha sdoganato certe pratiche sessuali?

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    molto interessato

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    Il femminismo può sdoganare la masturbazione libera, tutt' al più. Invece la pornografia può avere influenzato appena certe donne nell' accettare certe pratiche, ma è comunque un fenomeno fondamentalmente artificioso e che resta in genere confinato nel mondo dei dvd e della chiacchera da bar, per quello che mi riguarda, almeno. Quindi darei un leggero vantaggio alla pornografia, ma solo perchè l'altra opzione è sinonimo di onanismo.
     
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  2. silverback
     
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    CITAZIONE (e-manuel @ 28/10/2007, 23:35)
    Invece la pornografia può avere influenzato appena certe donne nell' accettare certe pratiche,

    Di certo ha influenzato molti uomini.
     
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    molto interessato

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    CITAZIONE (silverback @ 29/10/2007, 00:00)
    CITAZIONE (e-manuel @ 28/10/2007, 23:35)
    Invece la pornografia può avere influenzato appena certe donne nell' accettare certe pratiche,

    Di certo ha influenzato molti uomini.

    Quello senz'altro, è una range che va dal visionario che vede ovunque donne in vena di giochi particolari -l'autoconvincimento in certi uomini raggiunge livelli di guardia - a quello che semplicemente fantastica di poter trovare delle partner simili a quelle che vede nei dvd o certi web. Magari le trova anche, però c'è da vedere come e dove.
     
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  4. babi82
     
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    penso anch'io alla pornografia, poi con internet tutto si è moltiplicato
     
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  5. doctor doctor
     
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    Comunque esiste una frangia femminista favorevole alla pornografia, non sono però molto informato su questo.
    C'è qualcuno che può dirmi di più?
     
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  6. Guit
     
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    Da "Gola profonda" su wikipedia:


    "Gola profonda è un celeberrimo e citatissimo film, ed è stato il primo film pornografico legale, interpretato da Linda Lovelace che, anni più tardi, denuncerà di aver recitato sotto le minacce del primo marito, e che diverrà una paladina della lotta contro la pornografia."

    ----

    Linda Lovelace, gode della fama del film lo rinnega e non va sotto processo.

    Harry Reems, interprete maschile, non gode della stessa fama, non rinnega il film e viene pure processato.


    La vicenda deep throat è emblematica dell'impunità femminile da un lato, e della matrice sessuofobica del femminismo, dall'altro.



     
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  7. Guit
     
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    La liberazione sessuale è un'idea fuorviante.

    La pornografia è l'ennesimo passaggio della filiera mediatica erotizzante, che ha il compito di mantenere le emozioni maschili sotto ricatto sessuale.

    Essa non è come sembra tanto liberatoria, perché il contesto storico in cui si esprime è caratterizzato da altre spinte complementari.

    Da un lato erotizza quindi, ma dall'altro diventa capo di imputazione morale e prova della essenziale perversione maschile, origine dell'oppressione femminile.

    Non esiste prova del fatto che la quantità reale di sesso prodotto, quello che potremmo chiamare SIL (Sesso Interno Lordo), escludendo la masturbazione, sia effettivamente aumentato rispetto a epoche censorie.

    Sul fronte prostituzione nasce il contrasto, con conseguente criminalizzazione morale, talvolta fattuale del cliente, e aumento dei prezzi.

    Sul fronte rapporto di coppia, nasce il reato sessuale e l'immane relativa propaganda, come violazione del volere (o meglio del non volere) sessuale femminile.

    Un quadro quindi, sulla base del quale è difficile ipotizzare un aumento del SIL, quanto piuttosto una sua contrazione.

    Stimolo sessuale-erotizzante in quantità industriali per tenere gli uomini sotto ricatto, da un lato. Contrazione della valvola di sfogo reale, per ulteriormente espandere il ricatto, dall'altro.


    E come sempre signori, non mi esimo dal ricordare che la risposta maschile sarà: sganciamento emotivo.

    Pensate bene a cos'è la prostituzione, come agisce, come vi introduce ancor di più in questa dimensione di schiavitù sessuale, provocata, strumentale, vigliacca.

    Poi mi direte se non vi verrà una gran voglia di farlo.
     
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  8. Wang Mang
     
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    CITAZIONE (doctor doctor @ 29/10/2007, 16:24)
    Comunque esiste una frangia femminista favorevole alla pornografia, non sono però molto informato su questo.
    C'è qualcuno che può dirmi di più?

    Puoi provare con questo libro:

    Difesa della pornografia. Le nuove tesi radicali del femminismo americano
    Nadine Strossen
    Edizione: Castelvecchi

    Oppure il "Porno Manifesto" di Ovidie (un'attrice porno francese)

    Ecco una breve sinossi tratta un sito http://www.cineforum.bz.it/pellicola/archi....htm#pornofobia
    CITAZIONE
    La parola pornografia deriva dal greco e più o meno può essere tradotta come "scrivere sulle prostitute". Storicamente il movimento femminista ha osteggiato il genere considerandolo uno dei maggiori veicoli di propaganda dell'ideologia maschilista con tutto il suo bagaglio di disprezzo e di discriminazione del genere femminile, l'esaltazione della subordinazione sessuale e sociale della femmina rispetto al mondo maschile, l'implicito incitamento alla violenza contro le donne. La leader femminista Katherine MacKinnon ha descritto la pornografia come "lo stivale dell'uomo sul collo della donna".
    Nadine Strossen, docente di diritto costituzionale alla N.Y. University, esponente e fondatrice di gruppi femministi per la libertà d'espressione, nel suo libro Difesa della Pornografia sottolinea, al contrario, come vi siano molti film porno dove lo stivale è calzato dalla donna ed è letteralmente posto sul collo dell'uomo. Molti film raffigurano donne in ruoli dominanti piuttosto che subordinate e sottomesse e contengono molte immagini ed idee positive per le donne ed il femminismo. Non ultima la presentazione di donne poliandriche, sessualmente attive, intraprendenti, sostanzialmente emancipate.
    I film porno realizzano uno degli archetipi essenziali dell'erotismo maschile: la donna che partecipa entusiasticamente e pariteticamente all'attività sessuale. Dunque viene a ritagliarsi un ruolo che non è assolutamente consolidato in una società ancora implicitamente sessista come la nostra e mostra delle eroine, attrici sociali di modelli di comportamento presentati come positivi ed, in quanto tali, auspicabili.
    Il fatto che la pornografia si è sempre ribellata alle costrizioni convenzionali è la ragione per la quale ha sempre provocato preoccupazione ed avversione tra i moralisti ed i politici conservatori. Margaret Jakob mette in evidenza il ruolo storico della pornografia nell'indebolire l'autorità dello stato e rafforzare la democrazia, schernendo il credo dogmatico religioso.
    Ann Snitow sottolinea la potenza sovversiva del genere che è capace di sfidare lo status quo delle strutture sociali che inibiscono la libertà femminile. Il sesso ha un enorme forza nell'abbattere le barriere individuali e sociali e non a caso negli U.S.A. la pornografia è sempre stata vicina al movimento politico democratico-progressista.
    Insomma, senza dubbio vi sono prodotti pornografici che rappresentano la femminilità in modo degradante e lesivo ma, è semplicemente falso affermare che lo stereotipo maschilista è prototipico nella pornografia. Ad esempio i film che mostrano scene di stupro in modo compiacente risultano assolutamente minoritari e sono poco rappresentativi del genere.
    Anche la critica del mondo delle produzioni pornografiche come un mondo maschilista privo di scrupoli che sfrutta attrici reclutate con l'inganno e la coercizione dove non esistono né garanzie né diritti per le attrici è piuttosto lontano dalla realtà.
    Linda Mrchiano attrice protagonista del porno cult Gola Profonda è stata per anni il simbolo della campagna pro censura di una gran parte dei gruppi femministi statunitensi. La Marchiano rivelò le violenze e le coercizioni che subì per essere indotta a recitare nel film. Nadine Strossen sottolinea però come la Marchiano sia un simbolo suo malgrado. Infatti, le violenze furono esercitate esclusivamente dal marito che non aveva alcuna relazione col mondo della pornografia. Nella sua autobiografia l'attrice descrive, invece, il set cinematografico come una sorta di rifugio dalla realtà brutale in cui viveva: "Quaslcosa stava accadendo, nessuno mi trattava come un bidone della spazzatura (...) Ridemmo molto il primo giorno di riprese (...) e nessuno mi chiese di fare qualcosa che non desiderassi fare". La Strossen ricorda poi come la Marchiano proseguì la carriera di pornostar seguendo esclusivamente la propria volontà.
    Sostenere che nessuna donna può autenticamente e liberamente scegliere di intraprendere una tale carriera e che le ordinarie leggi e norme sindacali contro lo sfruttamento del lavoro e la violenza in generale, nel mondo della pornografia non sono sufficienti significa sottoscrivere l'idea che le donne devono essere messe sullo stesso piano dei bambini e dei minorati mentali come categorie deboli da proteggere dalla circonvenzione di incapace.

     
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  9. doctor doctor
     
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    Credo che tutta questa esplosione di sesso e di attenzione nei confronti delle donne non abbiano fatto altro che aumentare le barriere.
    Inoltre, è mai possibile che i confronti delle donne e delle femministe debbano essere sempre fatti sulla relazione dominanza/sottomissione?
    Le donne lamentavano questo nei loro confronti e ora vogliono imporlo.
    Riescono a concepire un rapporto che non si basi su questa qualità relazionale?
     
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  10. Wang Mang
     
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    Non solo. A parte il fatto di eliminare il rapporto dominazione/sottomissione, quello che molte femministe in realtà cercano è il potere, ma non come mero strumento coercitivo, bensì come capacità di porsi come fonte assoluta di autorità poiché la relazione con la donna è incentrata sull'immagine della relazione con la madre (sempre sotto il punto di vista dell'autorità).
    In parole povere, no al potere e al dominio solo se maschile, però.
     
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  11. bartali
     
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    Io penso che il femminismo abbia colmato un vuoto che si era creato con il crollo dei valori della società patriarcale seguito alla liberazione sessuale (anni 50).

    Crollando la società patriarcale è andato giù anche la tutela che questa imponeva alle donne, ed ecco arrivato, così, il femminismo a riempire quel vuoto e che spesso segue tracce segnate dal passato patriarcato (laddove queste diano vantaggi alle donne, ovviamente).

    Il problema è che mentre il patriarcato dava voce anche alle esigenze maschili il femminismo non può farlo perché ne nega l'esistenza e/o la moralità.

    Lo scontro tra femminismo e patriarcato, quindi, è da vedere nella stessa ottica di quello di Peppone e Don Camillo, entrambi competono per lo stesso "patrimonio".

    E' ovvio che sotto queste ipotesi il femminismo non può che promuovere la repressione sessuale maschile, poiché questo era il suo scopo fin dall'inizio. La novità è che con questo nuova gestione le regole le dettano unicamente le donne e non ci si può certo aspettare che diano considerazione alcuna alle esigenze ed alla istintualità maschile, visto che non ne hanno percezione ne sono in grado di comprenderne l'utilità (se non quando fa comodo a loro, come ha fatto notare ilvaccaro).
     
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  12. Wishotel
     
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    ...fonte...


    MASCHILISMO E STUPRO SECONDO IL PENSIERO FEMMINISTA:

    Negli anni della contestazione ne parlavano le femministe alle loro conferenze. In proposito sono nati gruppi di autocoscienza, collettivi autonomi, collettivi di diritto all'autodeterminazione. Più recentemente sono nati i primi corsi di autodifesa e le prime tecniche di prevenzione contro gli stupri. Secondo le autrici femministe la violenza carnale è determinata dalla volontà di dominio maschile, insita culturalmente in ogni uomo. In fondo -loro sostengono- che cosa è la pornografia, che vende così tanto nelle edicole, se non un desiderio infinito di potere su qualsiasi donna ? Lo stupro per il femminismo è quindi un'umiliazione ed ha ben poco di sessuale: è dimostrazione di potere ed autorità del maschio sulla femmina grazie ad una maggiore forza fisica e ad una socializzazione della violenza. Secondo quest'ottica tramite la violenza carnale la donna viene non solo usata come puro strumento di piacere, ma viene anche umiliata per la violazione della propria intimità. Viene usata come un oggetto, come una cosa da adoprare per un quarto d'ora, maltrattare e poi abbandonare definitivamente. Secondo il femminismo le radici della violenza si trovano nel patriarcato. Il patriarcato aveva leggi, sistemi di successione, usanze e riti fino ad un secolo fa. Oltre a questo aveva anche il controllo del corpo femminile, su cui esercitava la repressione sessuale e la violenza. Per secoli e secoli il patriarcato è stato impresso nelle menti tramite alcuni passi dell'antico testamento e tramite alcuni miti greci. Secondo i miti greci infatti alla madre spettava un ruolo protettrice ed al padre l'autorità. Per quanto riguarda poi il ruolo delle donne basta ricordare il mito d'Afrodite, protettrice sia delle fidanzate che delle prostitute. Questo mito era come se attuasse una suddivisione delle donne in due sole categorie: mogli e puttane. Un certo maschilismo deteriore è in voga ancora oggi, anche se in forma sotterranea. In fondo a pensarci bene se un uomo cambia sesso ecco che arrivano insulti e discriminazioni, mentre invece se una donna fa altrettanto e diventa uomo nessuno ha da ridire, anzi è ben accetta da tutti.
     
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  13. juliya
     
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    ma insomma il mio gattone quando ha bisogno di accoppiarsi e diventa magro magro per cercarsi una femmina...lo fa perché è cresciuto in una cultura patriarcale?!
    nerone: niente TV, giornali e internet per te oh!
     
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  14. silverback
     
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    "Goblin", primavera 2005:
    CITAZIONE
    L'orrore che lo stupro suscita conferisce un valore speciale nel tentativo di comprendere la psicologia di uomini e donne. Lo studio della violenza carnale è dominato da un imperativo morale: ridurne la frequenza. Ogni scienziato che getti luce sulle sue cause merita ammirazione, e visto che nessuno arriva alla verità grazie a una rivelazione divina, meritano rispetto anche coloro che esplorano teorie che possono rivelarsi sbagliate. La critica morale dovrebbe colpire solo chi impone dogmi, ignora le prove o mette il bavaglio alla ricerca.
    Il problema è che la sensibilità attualmente dominante va in tutt'altra direzione.
    Nella vita intellettuale moderna l'imperativo morale prevalente nell'analisi di questo fenomeno consiste nel proclamare che la violenza carnale non ha nulla a che vedere con la sessualità.
    E' un mantra che va recitato ogni volta che si affronta l'argomento.
    "Lo stupro è un abuso di potere e di dominio in cui lo stupratore tende a umiliare, coprire di vergogna, confondere, degradare e terrorizzare la vittima" recita una dichiarazione delle Nazioni UNite del 1993.
    "Il suo obiettivo primario consiste nell'esercitare il potere e il dominio su un'altra persona".
    Tale presa di posizione trova eco in un corsivo pubblicato nel 2000 dal "Boston Globe:"Lo stupro non c'entra con il sesso; c'entra con la violenza e con l'uso del sesso per esercitare il potere e il dominio... La violenza in famiglia e l'aggressione sessuale sono manifestazioni delle stesse potenti forze sociali: il sessismo e l'esaltazione della violenza".
    Quando una columnist iconoclasta scrisse, su stupro e abusi familari, un articolo che dissentiva da queste posizioni, un lettore rispose:
    "Da uomo attivamente impegnato da oltre un decennio come educatore e consigliere ad aiutare gli uomini a mettere fine alle violenze che fanno subire alle donne, trovo il corsivo di Cathy Young del 15 ottobre inquietante e deprimente. Essa confonde le questioni mancando di riconoscere che gli uomini sono socialmente condizionati da una cultura patriarcale che continua a dar manforte alla violenza che essi esercitano contro le donne, se decidono di esercitarla".

    Quel consigliere era così profondamente radicato nell'ideologia dominante da non accorgersi che la giornalista aveva contestato il dogma da lui ritenuto vero per definizione, non "mancato di riconoscerlo". E il suo linguaggio - "gli uomini sono socialmente condizionati da una cultura patriarcale" - ripropone pigramente uno slogan familiare.

    La teoria ufficiale dello stupro ha origine in "Contro la nostra volontà", un libro scritto nel 1975 da Susan Brownmiller, "femminista del genere".
    Esso divenne l'emblema di una rivoluzione che cambiò il modo di vedere la violenza carnale; il punto, però, è che la nella sua teoria la Brownmiller si spingeva ben oltre l'affermazione del principio morale per cui le donne hanno diritto a non essere aggredite sessualmente. Sosteneva che lo stupro non ha nulla a che vedere con il desiderio sessuale degli uomini, ma è una tattica tramite la quale l'intero genere maschile opprime l'intero genere femminile. Nelle sue celebri parole:
    "La scoperta dell'uomo che i suoi genitali potevano servire come arma per generare paura deve essere annoverata fra le più importanti scoperte dei tempi preistorici, insieme con l'uso del fuoco e le prime rozze asce di pietra. Dalla preistoria ai nostri giorni, è mia convinzione, lo stupro ha svolto una funzione critica. Si tratta né più né meno che di un consapevole processo di intimidazione mediante il quale tutti gli uomini mantengono tutte le donne in uno stato di paura".

    Da qui nacque il moderno catechismo: lo stupro non c'entra con il sesso, la nostra cultura sociale condiziona gli uomini a stuprare ed esalta la violenza contro le donne. Tale analisi è un frutto diretto della teoria della natura umana fatta propria dal femminismo del genere: gli esseri umani sono tabulae rasae (devono essere addestrati o socialmente condizionati a volere qualcosa); l'unica pulsione umana significativa è quella verso il potere (quindi il desiderio sessuale è irrilevante); e ogni pulsione e interesse è di gruppo (per esempio del sesso maschile e di quello femminile), non di singoli individui.
    A causa della dottrina del Buon selvaggio, la teoria di Brownmiller attrae anche molti che non aderiscono al femminismo del genere. Dagli anni Sessanta si è diffusa fra le persone colte l'idea che si deve pensare alla sessualità come a qualcosa di naturale, non di vergognoso e sporco. Il sesso è buono perché è naturale e le cose naturali sono buone. E poiché lo stupro non è buono, non c'entra nulla con il sesso. La violenza carnale deve quindi avere origine in istituzioni sociali, non nella natura umana.
    Lo slogan "è violenza, non sesso" è giusto sotto due aspetti.
    E' assolutamente vero nella prima e nella seconda parte per la vittima, che vive lo stupro come un'aggressione violenta, non come un atto sessuale. E, nella prima parte, è vero per definizione per lo stupratore, giacché, senza violenza o coercizione, non si può parlare di stupro.
    Ma che lo stupro abbia qualcosa a che vedere con la violenza non significa che non abbia nulla a che vedere con il sesso, come il fatto che la rapina a mano armata abbia qualcosa a che vedere con la violenza non significa che non abbia qualcosa a che vedere con il desiderio di possesso. I malvagi possono usare violenza per ottenere sesso esattamente come usano violenza per ottenere altre cose che desiderano.
    La dottrina "lo stupro non c'entra con il sesso" passerà alla Storia come un esempio di incredibile e folle illusione popolare.
    E' manifestamente assurda, non merita l'aura di sacralità in cui è avvolta ed è contraddetta da una massa di prove.
    Pensiamoci un momento.
    Primo dato di fatto sotto gli occhi di tutti: accade spesso che un uomo voglia fare l'amore con una donna che non vuole fare l'amore con lui. E, in questo caso, usa ogni tattica a disposizione degli esseri umani per influire sul comportamento altrui: corteggiare, sedurre, adulare, raggirare, tenere il broncio, pagare.
    Secondo dato di fatto evidente: alcuni uomini ricorrono alla violenza per avere quello che vogliono, senza curarsi delle sofferenze che provocano. C'è chi rapisce i bambini per chiedere un riscatto, chi acceca la vittima di una rapina perché non possa riconoscerlo davanti ai giudici, chi gambizza un complice per aver fatto la spia con la polizia o il membro di una banda concorrente e chi uccide uno che nemmeno conosce per la marca delle sue scarpe sportive.
    Sarebbe straordinario, in contraddizione con tutto ciò che si sa sugli uomini, che nessuno ricorresse alla violenza per ottenere un rapporto sessuale.
    Ora applichiamo il buon senso alla dottrina che vuole che gli uomini si diano allo stupro per gli interessi del sesso cui appartengono.
    Un violentatore rischia sempre che la donna si difenda e lo colpisca.
    In una società tradizionale rischia la tortura, la mutilazione e la morte per mano dei parenti della vittima.
    Nella società moderna rischia di passare un sacco di tempo in prigione e di essere a sua volta stuprato
    dagli altri detenuti (il famoso "codice non scritto", verso chiunque abusi di donne e bambini).
    Davvero gli stupratori, nell'assumersi questi rischi, si sacrificano altruisticamente per il bene dei miliardi di estranei che compongono il sesso maschile?
    Non è molto credibile, e lo è ancora di meno se si ricorda che gli stupratori sono spesso dei poveracci, persone agli ultimi gradini della scala sociale, mentre i principali beneficiari del patriarcato sono i ricchi e i potenti.
    E' vero che in guerra gli uomini si sacrificano per un bene maggiore, ma in questo caso o vengono arruolati di forza o possono sperare, quando le loro imprese diverranno note, nell'incensamento pubblico.
    In genere i violentatori, invece, compiono le loro azioni in privato e cercano di tenerle segrete.
    E, nella stragrande maggioranza delle epoche e dei luoghi, un uomo che stupra una donna è trattato da rifiuto umano.
    L'idea che "tutti gli uomini" siano impegnati in una brutale guerra contro tutte le donne cozza contro l'elementare dato di fatto che gli uomini hanno madri, figlie, sorelle e mogli CHE STANNO LORO PIU' A CUORE DI QUANTO STIA LORO A CUORE LA QUASI TOTALITA' DEGLI ALTRI UOMINI.
    Per dirla in termini biologici, i geni di ogni persona vanno in giro nel corpo di altre persone, metà delle quali sono del sesso opposto.

    Insomma, si può davvero credere che, letteralmente, la nostra cultura "insegni agli uomini a violentare" o "esalti i violentatori"?
    Anche una certa insensibilità del sistema giudiziario di un tempo per le vittime di violenza carnale ha una spiegazione più semplice di quella secondo cui tutti gli uomini traggono beneficio dallo stupro.
    Fino a epoca recente, nei processi per stupro ai giurati veniva ricordato il monito di Lord Matthew Hale, giurista del diciassettesimo secolo, per cui la testimonianza di una femmina va valutata con cautela, perché un'accusa di violenza carnale "è facile da muovere e da essa è difficile difendersi, anche se l'accusato è innocente".
    Il principio è coerente con la presunzione di innocenza incorporata nel nostro sistema giudiziario, per il quale è preferibile lasciare in libertà dieci colpevoli che mettere in galera un solo innocente.
    Ma supponiamo, anche in questo caso, che gli uomini che hanno applicato tale politica allo stupro l'abbiano piegata ai loro interessi collettivi.
    Supponiamo che abbiano esercitato una qualche pressione sulla bilancia della giustizia per ridurre al minimo la possibiltà di venire loro stessi, un giorno, accusati di stupro ingiustamente (o in circostanze ambigue), e che non abbiano dato abbastanza peso all'ingiustizia subita dalle donne nel vedere i loro aggressori andarsene via liberi.
    Questo sarebbe davvero ingiusto, ma non sarebbe ancora un incoraggiare lo stupro come consapevole tattica per tenere sottomesse le femmine. Se fosse questa la tattica degli uomini, perché, tanto per cominciare, avrebbero dovuto fare della violenza carnale un reato?

    Quanto all'idea che credere alla teoria "non è sesso" sia più morale, essa è semplicemente errata. Riconoscendo che la sessualità può essere fonte di conflitto, e non solo sano piacere reciproco, non faremo altro che riscoprire una verità che gli osservatori della tragica condizione umana hanno rilevato lungo tutta la Storia. E se un uomo stupra per il sesso, questo non significa che "non può evitarlo" o che dobbiamo scusarlo, non più di quanto dobbiamo scusare un uomo che spari a un negoziante di liquori per impadronirsi della cassa o che dia un colpo in testa a un automobilista per rubargli la BMW.

    Per concludere, si pensi al quadro dell'umanità dipinto dalla teoria delle femministe del genere.
    Come fa notare la femminista dell'equità Wendy McElroy, secondo quella teoria "persino il marito, il padre, il figlio più amorevole e gentile trae beneficio dallo stupro della donna che ama. Nessuna ideologia che muova accuse così spietate agli uomini come classe può medicare alcuna ferita. Può solo, come contropartita, generare ostilità".

     
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    CITAZIONE (Guit @ 29/10/2007, 17:34)
    La pornografia è l'ennesimo passaggio della filiera mediatica erotizzante, che ha il compito di mantenere le emozioni maschili sotto ricatto sessuale.

    D'accordo, ma la pornografia non l'hanno inventata gli uomini?
     
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