Discussione permanente: Frequentare prostitute

sul fenomeno della prostituzione

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  1. Alexandros Basileus
     
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    CITAZIONE (Barnart @ 13/7/2006, 23:31)
    I libri sulla sessualità maschile non sono altro, alla fine, che libri contro la sessualità maschile.

    Carissimo Rino,

    mi fa piacere che tu sia tornato a postare sul Forum: se ne sentiva la mancanza.

    Ciò che tu dici sulla sessualità maschile vale in generale per tutto ciò che è propriamente maschile.

    Della maschilità nella nostra società:

    1. o non si deve assolutamente parlare (l'argomento è tabù, retrogrado o fuori moda);

    2. o, se se ne parla, lo si deve fare per denigrarla, ridicolizzarla, criticarla o attaccarla.

    Così si è convenuto e così si continuerà a fare finché non ci saranno dei valorosi (che manifesteranno di avere le palle piene di tutta questa situazione) che reagiranno e impareranno finalmente a dire: "Basta, noi non ci stiamo!".

    Ampliando il discorso che ho già riportato in Mailing-list, affermo che il male-bashing agisce a mio avviso a quattro livelli:

    1. il primo è il livello dell' "alta cultura": da qui derivano gli attacchi contro la maschilità (con la sua conseguente ridicolizzazione e denigrazione) che si riscontrano nelle aule accademiche, nei convegni universitari e nei libri e nei manuali che circolano fra coloro che occupano posti di rilievo in società o che comunque amano leggere e tenersi informati;

    2. il secondo è il livello "mediatico": da qui derivano gli attachi contro la maschilità che si riscontrano nei media (radio, TV, carta stampata, cinema) e che danno forma e contenuto a tanti talk-show, reality-show, film, telefilm, messaggi pubblicitari, notizie del telegiornale, etc. etc.

    3. il terzo livello è relativo all'odio che le donne solitamente provano per tutto ciò che è maschile: mentre i primi due livelli sono determinari dal Sistema, questa tipologia di male-bashing è invece esclusivamente e specificamente femminile. In altre parole, esiste una componente perversa dell'animo femminile (che però, grazie a Dio, non si manifesta in tutte le donne) che spinge le femmine della razza umana ad odiare il maschio e quindi a cercare di schiavizzarlo, di ridicolizzarlo o di tartassarlo in ogni maniera. Questa malattia della psiche femminile ha un nome: MISANDRIA. Ora, la misandria femminile esisteva anche nel passato, ma essa era ancora in qualche modo contenuta: innanzitutto perché essa non aveva ancora assunto le proporzioni stratosferiche che essa ha invece preso dopo l'avvento del femminismo, e poi perché gli uomini, per tutta una serie di fattori (culturali, psicologici, sociali, etc.), erano ancora capaci di arginare la malizia femminile e di porre le varie femmine misandre in condizione di non nuocere.

    4. il quarto livello è infine quello relativo ai luoghi comuni: come scrivevo sopra, si è ormai convenuto che, se si parla dei "maschi", lo si deve fare solo per denigrarli, ridicolizzarli o criticarli, e così l' "uomo della strada" si è convertito a questa "buona novella" e non fa altro che sciorinare di continuo minchiate e stereotipi femministi e antimaschili, senza neanche rendersene più conto. La televisione gli ha fatto il lavaggio del cervello; le donne (madri, figlie, mogli, fidanzate, amanti, maestre, etc.) gli hanno fatto il lavaggio del cervello; i giornalisti gli hanno fatto il lavaggio del cervello; persino gli intellettuali (antropologi, sociologi, psicologi, psicanalisti, filosofi, politologi, etc. etc.) gli hanno fatto il lavaggio del cervello. Cosa deve pensare dunque il povero e ignorante uomo della strada se non che deve essere per forza vero che è una colpa e una vergogna nascere maschi e che invece la Donna è un essere eccezionale, sublime, meraviglioso, quasi un'incarnazione divina?... E così tutta una serie di luoghi comuni, promananti da quel tipo di cultura che Nietzsche, Schopenhauer e altri avrebbero definito "filisteica" (cioè propria del "filisteo"), ha il terreno libero. E allora giù con la solita solfa: i maschi, si sa, sono solo un pugno di puttanieri, di eterni bambini, di egoisti vanitosi, di cani stupratori, di sporchi fetenti, di stupidi idioti, etc. etc.


    CITAZIONE
    Mi trovo in enoteca e incrocio un tale che conosco assai poco. Manifesta di essere un tipo con interessi sociologici e forse filosofici.
    Si parla dell'andamento delle cose, dei giovani, delle famiglie. Delle nuove aspettative femminili, dei padri, dei figli, degli uomini. Si conversa sul tema ed è inevitabile (doveroso, direi) che io finisca con dirgli chi sono, cosa ho fatto e faccio su questo versante.
    D'improvviso cambia espressione e mi chiede: "Scusa, ma tu hai dei problemi con le donne?".

    Ecco, questo modo di ragionare è tipicamente "matrista": l'uomo non vale per se stesso, ma vale solo in relazione a una donna.
    Di conseguenza un uomo a cui non vada di servire una donna (sia costei la moglie, la fidanzata, la figlia, l'amante, la madre o quell'altra terribile Grande Madre che è l'odierna società dei consumi, che produce merci e divora uomini, idee e valori) e che si occupa di QM per trovare (o ritrovare) la via dell'indipendenza, dell'autonomia e della dignità maschile deve essere per forza uno ... "che ha problemi con le donne"!
    Il maschio, per costoro, è solo un "eterno infante", dietro cui ci deve stare per forza una Donna (chiunque sia questa donna: non per forza deve essere la madre, ma deve essere comunque una donna che adotti un atteggiamento "matriarcale") che lo accudisca, lo guidi, lo diriga e, se il caso, lo corregga, lo rimproveri e lo punisca.
    Se un uomo invece si ribella a questo stato di cose, allora è "uno che ha problemi cone le donne"!

    CITAZIONE
    Chi si occupa di QM deve sapere che lo attendono camionate di letame. E infatti è per evitare il letame, per mantenersi "onorevoli ed onorati" che gli uomini tacciono o parlano contro se stessi.
    Fuggono la vergogna e così, tacendo o parlando contro se medesimi (come vergogna impone), periclitano.
    Però onorevoli ed onorati.

    E' proprio così.

    Agli uomini attuali rimangono solo due strade:

    1. o si rinuncia alla propria dignità maschile e, in tal caso, si verrà onorati dalla società;

    2. oppure ci si ribella in nome della dignità e dell'onore maschile e, in tal caso, si dovrà essere pronti a subire di continuo "camionate di letame" da parte della società.

    Non è data una terza via, perlomeno fino a quando le caratteristiche specifiche della maschilità non torneranno ad essere, anche nel sentire comune, dei valori e non più dei difetti o delle mancanze!

    Alexandros




     
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