Discussione permanente: Frequentare prostitute

sul fenomeno della prostituzione

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  1. ventiluglio
     
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    http://www.corriere.it/cultura/09_aprile_0...44f02aabc.shtml

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    LE CONFESSIONI DI VALÉRIE TASSO
    La mia vita a luci rosse da sexy-scrittrice
    L’uomo? «Colpevolizzato». La donna? «Santificata». Prostituirsi? «Migliora il sesso». Alla vigilia dell'uscita del film tratto dal diario di una ninfomane, il best seller che l'ha lanciata, l'autrice svela la sua visione del mondo

    «Allora, se chi vede il film tratto dal mio libro pensa che sia la storia di una povera ragazza vittima di un uomo violento che, disperata, finisce per far la puttana, la conclusione è che il film è sbagliato». Valérie Tasso non ha proprio voglia di lasciare che la gente si faccia l’idea della sua storia come di «una via crucis, una valle di lacrime e chi più ne ha più ne metta. Siccome quel libro, Diario di una ninfomane, è sostanzialmente il racconto della mia vita, se permettete vorrei che il senso non venisse troppo travisato».

    Francese d’origine, ma ormai in Spagna da 18 anni, Valérie è alta, leggera, un viso che ricorda un po’ Françoise Hardy e un po’ una delle donne di Modigliani. L’appuntamento è a Barcellona, al Café Vienés dell’Hotel Casa Fuster, una delle opere del contemporaneo di Gaudì, Lluìs Domènech i Montaner. Lei, Valérie, non nasconde la sua età («ho 40 anni»), né i suoi trascorsi. Di quando, giovane studentessa assai promiscua, era venuta nella capitale della Catalogna per uno stage. Da allora non si è più mossa dalla Spagna. Varie esperienze di lavoro, vari uomini, vari giochi erotici (la famosa bottiglietta di Coca-Cola: quella che si trova nel frigobar delle camere d’albergo), per poi incontrare il tipo sbagliato, Jaime («era un maniaco depressivo, io non lo sapevo, intuivo che c’era qualcosa che non andava, però seppure molto più giovane di lui non mi posso proprio dipingere come una vittima») da cui fugge distrutta e senza soldi. A questo punto accetta un lavoro di prostituta. Anni dopo, utilizzando il proprio diario, Valérie decide di raccontare tutto in un libro che, pubblicato nel 2003 da Random House Mondadori in Spagna, diviene subito un bestseller. «Quel nome non è il mio vero nome, avevo scelto uno pseudonimo per non creare problemi alla mia famiglia in Francia; e non ho voluto che fosse tradotto nel mio paese di origine». Scritto in spagnolo («lo spagnolo è la lingua dell’amante, il francese è la lingua madre, la lingua della madre, dunque del senso di colpa»), il Diario viene venduto in quindici paesi. In Italia lo pubblica Tropea, che poi traduce anche gli altri libri di Valérie (Antimanuale del sesso, L’altro lato del sesso, Paris la nuit), e che ora manda in libreria una ristampa del Diario in contemporanea all’uscita del film.

    LA DONNA VITTIMA È UN CLICHÉ
    Dov’è lo scandalo? Nell’autunno scorso, quando il film esce in Spagna, scoppia la polemica per il manifesto giudicato osceno. Raffigura il corpo di una ragazza di cui non vediamo il volto, è in piedi e sta infilando la mano sinistra dentro le mutandine di pizzo nero. «Era il titolo che dava scandalo. Si possono fare libri e film con titoli come Diario di un assassino e nessuno dice niente. Ci siamo assuefatti agli schizzi di sangue di pellicole come Saw 1, 2, 3 eccetera. Ma ninfomane non si può dire impunemente. Figurarsi poi se coglievano l’ironia con cui avevo usato quella parola». Anche in Italia, nel frattempo, un po’ di preoccupazioni devono essere venute ai distributori che ora addolciscono un po’ il tutto così: Valérie: diario di una ninfomane. Ma il vero scandalo, per mademoiselle Tasso è un altro. E sta nel nuovo conformismo, in un post-femminismo bacchettone che si ostina a ripetere il solito cliché della donna vittima, sfruttata, umiliata e offesa. «Non che non succedano simili casi, però bisognerebbe fare un po’ più attenzione. Siamo arrivati a una colpevolizzazione del maschio tout court - e i risultati li conoscono i sessuologi che hanno pazienti giovani afflitti da impotenza, eiaculazione precoce, terrorizzati come sono dall’incontro con una donna - e a una santificazione del genere femminile. Io poi dico che la prostituzione non è quell’abiezione infame, l’inferno senza remissione, ma solo un lavoro come altri, dove si viene pagate per delle prestazioni, non più duro che fare la cassiera del supermercato, non più umiliante della segretaria che in ufficio si ritrova sempre le mani del capo sul culo. Aver detto questo mi è valsa l’accusa di apologia della prostituzione, di proselitismo… Eppure io ero stata molto chiara: ho scelto liberamente di fare la prostituta; lavoravo per un’agenzia, non ero schiava di mafie o racket; l’ho fatto per sei mesi, poco e tanto insieme. Quel tanto che mi è bastato per riconciliarmi con gli uomini, e anche divertirmi, fare delle amicizie - per esempio con l’italiano Giovanni - a cui tengo moltissimo». E a cui il Diario è dedicato. Sesso e così sia.

    Nei modi un po’ invecchiati del cinema erotico di venti e più anni fa (amplessi simulati, dissolvenze, sospiri: come se non ci fossero intanto stati i film di Catherine Breillat con Rocco Siffredi), il film descrive una parabola triste, con redenzione finale. Gli uomini sono tutti poco raccomandabili, le donne spesso diventano rivali e nemiche crudeli. Unica figura buona, la nonna (Geraldine Chaplin) che, nonostante abbia vissuto un solo e unico amore, incoraggia la nipote a provare tutto, a non aver paura dei propri desideri. Seguendo passo passo il libro, scorre così la vita di Valérie. Lo snodo centrale e doloroso è la relazione con Jaime, il bel tenebroso che oltre tormentarla le toglierà anche tutti i soldi. «Jaime, sia chiaro, non mi ha mai messo un coltello alla gola, non mi ha fatto violenza. Vivevo in una sorta di soggezione psicologica, è vero, non vedevo la natura disturbata del suo modo di essere. Eppure volevo stare con lui, per provare a me stessa fin dove potevo spingermi. Niente a che fare con la vittima e il carnefice. Poi, un giorno, visto che non volevo morire, ho troncato tutto».

    NON C’È UGUAGLIANZA TRA I SESSI
    Altrettanto liberamente chiama l’agenzia che dà lavoro a prostitute. «Un modo per conoscere meglio tutte le potenzialità del sesso, per scoprire la vulnerabilità degli uomini, e comportarmi da pari a pari». Un modo paradossale di rivendicare la parità, forse. «Mica tanto. Vede, viviamo in una società che proclama l’uguaglianza tra i sessi. A parole. Nei fatti non si conosce niente della sessualità femminile. Tutti sanno cos’è un kalashnikov, nessuno sa dire cos’è il punto G e se c’è, o com’è l’orgasmo femminile. La sessualità è ancora e solo declinata al maschile, con discorsi di tipo - diciamo così - scientifico. In cui tutto è quantificato, misurabile: quanti centimetri dev’essere lungo il pene, quanto deve durare un rapporto, quanti orgasmi si possono ottenere eccetera. Stanca di questo modo di vedere le cose, dopo il Diario mi sono iscritta a un corso di sessuologia, da cui sono uscita con un diploma. Mi ha aiutato a rimettere ordine nei concetti. A riconoscere l’importanza del sesso». Da qui nasce, 2008, L’antimanuale del sesso con cui Valérie fa piazza pulita dei tanti pregiudizi («Il sesso si conclude sempre con l’orgasmo», «L’orgasmo simultaneo è il massimo», «Il punto G esiste», «La pornografia è volgare, l’erotismo elegante»).

    NON INCITO LE RAGAZZE A VENDERSI
    La p… respectueuse. «La cosa che tutti mi chiedono riguarda la mia decisione di fare la prostituta. Spesso dicono: capisco, avevi bisogno di soldi. Altri invece mi obiettano: ma come hai fatto, tu proprio non hai la tête à pute, come se esistesse una mentalità, una predisposizione… Per molti, prostituirsi è vendere il proprio corpo. Ma dove mai? Una riceve danaro in cambio di prestazioni, il corpo rimane suo. Capisco che ci siano difficoltà ad accettare quello che dico, del resto nella mia famiglia hanno preferito fingere di non sapere, per questo ho usato lo pseudonimo e non ho fatto tradurre il libro in francese. Tradizionale, borghese, la mia famiglia è di quelle preoccupate solo dal que-dira-t’on , che dirà la gente. Quindi, meglio non sapere. Per tanti, nel frattempo, tutto quello che faccio, dico, scrivo viene sempre riportato lì: faccio l’apologia della prostituzione, incito le ragazze a prostituirsi. Qualche associazione che aiuta le ragazze sfruttate dai racket ha parlato di me come di una exprostituta. È l’ossessione di sempre». Un anno fa, Valérie, nell’introduzione del suo Antimanuale concludeva così: «Una volta dissi di essere stata puttana. Oggi, forse, continuo a esserlo».

    Ranieri Polese
    06 aprile 2009(ultima modifica: 08 aprile 2009)
     
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