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Riporto un'intervista all'antropologa femminista Ida Magli, pubblicata su Panorama il 31/03/1995.
In quell'occasione il noto settimanale si occupò del cervello umano e delle relative differenze esistenti fra maschi e femmine. L'articolo era intitolato:"E il tuo cervello di che sesso è?".
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"MA IO NON CI CREDO" (di Ida Magli)
Diverse attitudini, diverse capacità a partire da uno stesso cervello: Ida Magli, antropologa che studia da anni la differenza culturale femminile, a queste nuove differenze sostenute dalla scienza non crede molto.
E in questa intervista spiega perché:
I ricercatori dicono che il cervello maschile e quello femminile funzionano con modalità diverse: qual è il rilievo sociale e culturale di questa affermazione?
"Gli indirizzi più recenti della biologia ci dicono che c'è una stretta dipendenza tra ambiente esterno e specializzazioni neuronali. Non si tratta di affermazioni di parte: gli studi di uno scienziato come Gerald Edelman lo dimostrano. In secondo luogo, ormai si sa - e anche qui posso farmi scudo del nome di uno scienziato maschio: Oliver Sacks - che anche le localizzazioni encefaliche che si ritenevano predisposte a un certo tipo di attività si modificano in base alla necessità".
Che cosa vuol dire con questo?
"Che l'attività encefalica è talmente complessa che non si può studiarla in maniera esaustiva e che spesso le conclusioni che si tirano da ricerche parziali sono molto rozze, per non dire di peggio".
Di peggio?
"Sì, perché certe ricerche e certi risultati che si presentano come sconvolgenti non fanno che riproporre vecchie convinzioni: che le bambine sono più precoci nel linguaggio, che i maschi sono più portati alle scienze, che le donne sono più attente ai particolari".
E non potrebbero essere delle effettive differenze che partono dal cervello?
"Non è quello il punto. Prendiamo la maggior capacità delle donne a cogliere il significato di certe espressioni del viso, la loro reattività alle fisionomie. Certamente è vero e sicuramente ce ne sarà un riscontro cerebrale, ma significa che le donne sono state costrette da sempre a un'estrema attenzione del vissuto intorno a loro, che dovevano decifrare in base alle emozioni e non a strumenti culturali che non avevano. Voglio dire che l'attitudine è stata determinata da un allenamento socio-culturale, da una precisa stimolazione dell'ambiente. Tant'è vero che questa attitudine a cogliere gli aspetti visivi non si è poi tramutata per le donne nella possibilità di diventare grandi pittori. E le stimolazioni dell'ambiente costituiscono una vera eredità".
In senso sociale?
"No, anche in senso biologico: c'è un ramo della biologia che studia l'ereditarietà culturale a livello encefalico. Questo è preoccupante".
Perché?
"La mia paura è che, siccome sono state messe in moto certe attività neuronali nelle donne e certe altre negli uomini attraverso un'azione di secoli e secoli, adesso ci sia una specializzazione neuronale diversa che venga considerata un dato naturale e irreversibile.
Mentre non è affatto così".
Ma non potremo, invece, pensare nella scoperta delle specializzazioni neuronali, delle diverse attitudini, ci sia un dato positivo e che ognuno in base a queste differenze, possa fare ciò per cui è più portato?
"Un cervello è diverso da ogni altro cervello. Prendere per buone le diverse attitudini apparentemente naturali maschili e femminili significa rinchiudere non solo le donne, ma anche gli uomini,in una soffocante gabbia di ruoli. Che vantaggio c'è per la società se il 55% della sua popolazione è indirizzata a un certo tipo di lavori e il restante 45% a un altro tipo? Non ci sono vantaggi né economici, in società dove è necessaria la flessibilità, né umani, dal momento che non c'è specie al mondo che non si avvantaggi della diversità e della varietà".
Dunque la ricerca scientifica non fa bene a insistere sul tema della diversità maschile-femminile?
"La scienza per capire un fenomeno comincia sempre con lo studiare le diversità.
All'interno delle differenze si cercano poi i fenomeni simili.
Quando, però, questo atteggiamento si trasferisce sugli esseri umani, può esserci un'interferenza indebita: sulla ricerca si riversano più o meno inconsapevolmente aspettative, paure, nonché una certa volontà di colpire l'opinione pubblica con rivelazioni".
C'è un atteggiamento ricorrente e specifico della scienza quanto si tratta di donne?
"E' difficile dire se le tendenze della ricerca siano consapevoli o inconsapevoli.
E' evidente, però, che le donne pongono il problema.
Il femminismo non si è reso conto di quanto fosse radicale - molto più della rivoluzione francese o di quella industriale - il cambiamento che stava proponendo.
Se cambia la posizione della donna, cambia l'assetto del mondo.
Per questo, per rimettere ordine e sfuggire a questo cambiamento, molti sperano di trovare delle differenze biologiche che chiudano la partita".
Elisabetta Rasy
_____________________________________________________________________________CITAZIONEPrendere per buone le diverse attitudini apparentemente naturali maschili e femminili...
Femmina: XX - maschio:XY; livello di testosterone venti volte superiore nei maschi rispetto alle femmine; testosterone che influisce - e pure parecchio - nell'attività cerebrale...
(Ma questo, la Magli e compagnia bella, non lo sanno o fanno finta di non saperlo.)
Non solo.
Già fra gli Australopithecus afarensis (Lucy), vissuti in un periodo compreso fra i 4-2,5 milioni di anni fa, i maschi erano più alti, più grossi e più forti rispetto alle femmine.
Sarà stato dovuto a qualche "discriminazione"?
Già allora i maschi tendevano ad "opprimere" l'altro sesso?
Ma per favore!CITAZIONEse il 55% della popolazione è indirizzata a un certo tipo di lavori
Anche nove anni fa vi erano sulla Terra più maschi che femmine e il rapporto era lo stesso di adesso: 101 maschi ogni 100 femmine (45% e 55% ?!?).
Edited by silverback - 20/10/2006, 18:54.