La ragazza-pittrice al patibolo in Iran

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  1. "lamari"
     
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    L’esecuzione prevista per lunedì. Mobilitazione internazionale per salvarla
    La ragazza-pittrice al patibolo in Iran
    Condannata quando aveva 17 anni. L’avvocato: è innocente


    Delara Darabi (a sinistra nella foto) è una iraniana di 23 anni con la passione per la pittura. Fra tre giorni sarà impiccata: nel 2003 aiutò il fidanzato in una rapina, Delara si dichiarò poi colpevole per difenderlo. Anche Roxana Saberi (a destra nella foto) è in carcere: giornalista americana-iraniana, è accusata di spionaggio. «Sai cosa significa essere prigioniero dei colori? Significa me. La mia vita dai 4 anni in poi è stata fatta di colori. Compiuti i 17 anni, li ho persi... Ora la sola immagine che appare ogni giorno davanti ai miei occhi è quella di un muro. Io Delara Darabi, incarcerata per omicidio, condannata a morte... mi sono difesa con i colori, le forme e le espressioni».

    Delara Darabi è una ragazza iraniana di 23 anni, con la passione per la pittura. Ha scritto queste parole due anni fa. Fra tre giorni, il 20 aprile, sarà impiccata, ha detto il suo avvocato al quotidiano iraniano Etemad. Delara è nata a Rasht, una cittadina sul Mar Caspio. Nel 2003, a 17 anni, si introdusse insieme al fidanzato Amir Hossain in casa di una cugina del padre, per derubarla. La cugina, Mahin, 58 anni, fu pugnalata a morte. Delara si dichiarò colpevole. Più tardi rivelò che l’omicidio era stato commesso dal fidanzato 19enne: le aveva detto di assumersi la colpa, perché essendo minorenne non sarebbe stata condannata a morte. Ma l’Iran, pur avendo ratificato la Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia, punisce come adulti i bambini a partire dai 15 anni e le bambine dai 9. Sia Delara sia Amir Hossein sono stati puniti con 3 anni di carcere e 50 frustate per tentata rapina, più 20 frustate per la loro «relazione illecita». Lei è stata condannata a morte per omicidio nel 2005, verdetto confermato dalla Corte Suprema nel 2007. Fu il padre a consegnarla alla polizia. «Pensavo di farlo nell’interesse della giustizia», ha detto in lacrime, in un recente documentario.

    Quella fredda notte del 28 dicembre 2003, era nel suo negozio di materiale edile quando gli dissero che sua figlia aveva ucciso la cugina. Non volle parlarle. Fu portata nella prigione di Rasht, dove secondo i familiari non c’è nemmeno un ventilatore contro il caldo umido, c’è un bagno per 100 persone, visite limitatissime. Delara si è tagliata le vene nel 2007. L’hanno salvata. Un mese fa è stata trasferita in un altro carcere di Rasht. Intanto, ha continuato a dipingere. «Non penso che sarebbe sopravvissuta un solo giorno altrimenti », ha detto una ex compagna di cella. Lily Mazahery, attivista iraniana, le invia l’occorrente dagli Usa. Le opere sono state esibite a Teheran e a Stoccolma. L’avvocato Abdolsamad Khorramshahi ha cercato di difenderla puntando sull’autopsia, che dimostra che a pugnalare Mahin fu un destrorso, mentre Delara è mancina.

    Ma i giudici non hanno accettato le prove. «Il sistema giudiziario iraniano non è basato sulle prove. I giudici possono condannare qualcuno sulla sola base della propria cosiddetta intuizione», dice al Corriere Mahmood Amiry- Moghaddam, un medico iraniano che vive a Oslo, portavoce della rete di attivisti Iran Human Rights. Ma in ogni caso, le associazioni per i diritti umani sottolineano che la condanna a morte di una minorenne in sé viola le leggi internazionali. Ci sono 150 bambini iraniani nel braccio della morte. L’anno scorso è stato l’unico Paese a mandare a morte dei minorenni: almeno 8; quest’anno un ragazzo 17enne. La pena capitale può essere revocata se i parenti della vittima accettano del denaro in cambio della vita del condannato: nel caso di Delara si tratta della sua famiglia allargata, ma hanno rifiutato. «Ma i veri responsabili sono le autorità dice Amiry-Moghaddam. L’Iran è il secondo Paese dopo la Cina per numero di esecuzioni: il regime le usa per diffondere la paura. Penso sia importante che l’Italia, che ha legami economici con Teheran, li usi per impedirlo». Per un periodo, a Delara sono stati sequestrati pennelli e colori. Lei ha continuato a disegnare usando le dita delle mani e il carboncino. «Spero che i colori— ha scritto—mi restituiscano alla vita».

    Viviana Mazza
    17 aprile 2009

     
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  2. tonireve
     
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    Altro articoletto interessante:

    mercoledì, 18 luglio 2007


    Dati sulle esecuzioni femminili

    di Gabrielle Banks, Pittsburgh Post-Gazette
    (libera traduzione di Elena Gaita)

    - Le donne rappresentano una minuscola percentuale dei condannati a morte statali e federali. Di 3350 condannati a morte, solo 49 sono donne.

    - Quando vengono condannate a morte delle donne, normalmente le vittime sono i loro familiari, mariti, partner e figli. Delle 11 donne giustiziate da quando la pena di morte è stata reintrodotta nel 1973, sette erano colpevoli di aver ucciso i loro compagni e/o figli.
    Venticinque delle 49 donne nei bracci della morte sono state condannate per aver ucciso i loro mariti, fidanzati e/o figli.

    - La maggior parte delle donne, che si trovano nei bracci della morte per aver ucciso i loro partner, hanno assunto dei killer su commissione. Poco meno del 50% delle donne nei bracci della morte ha assunto gli assassini delle sue vittime e ciò significa che in molti casi in cui è stato ucciso il partner di una di queste donne, è stato per un omicidio su commissione.

    - In proporzione, gli Stati Uniti giustiziano meno donne di uomini. Le donne rappresentano il 10% di tutti gli arresti per omicidio, ma solo il 2% di tutti i condannati a morte e solo l'1,1% dei giustiziati è di sesso femminile.

    - Alle donne le condanne a morte vengono revocate più facilmente che agli uomini. Al 66% delle donne la condanna viene revocata o commutata, mentre gli uomini ottengono revoche o commutazioni nel 50% dei casi circa.

    - Nove stati in cui vige la pena di morte non hanno mai giustiziato una donna e diversi paesi, in cui la pena capitale è legale, escludono le donne dalle condanne a morte. In Idaho, Indiana, Kansas, Montana, Nebraska, Oregon, South Dakota, Washington e Wyoming non è mai stata giustiziata una donna. In Virginia, lo stato che è al secondo posto dopo il Texas per quanto riguarda il numero delle esecuzioni, l'ultima esecuzione di una donna risale al 1912. L'India e diverse ex repubbliche sovietiche hanno abolito la pena di morte per le donne, ma non per gli uomini.

    Fonte: Pittsburgh Post-Gazette, 16 luglio 2007
     
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  3. LesPaul
     
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    Carissima Mari,

    questa volta, consentimelo, non mi trovo d'accordo.

    O meglio: sarò felice di far parte di certe battaglie di civiltà (poiché tali sono) quando si condurranno anche a favore degli uomini innocenti condannati a morte. E sono tanti. Molti più delle donne. Eppure Aldo Forbice per essi non ha mai fatto partire alcuna raccolta di firme - lo ha fatto però, (e con gran battage) per il caso "Safia". Lo si sta facendo tutt'ora (sempre in Iran) per la giornalista condannabile a morte per spionaggio. Degli uomini ci dimentichiamo quasi sempre... o quando ce ne ricordiamo, sono casi talmente eclatanti da non poter passare sotto silenzio.

    Quante volte senti parlare di Carlo Parlanti in televisione?

    Vige sempre il più assurdo e assoluto silenzio per queste migliaia di innocenti vittime (maschili) che vengono mandate sul patibolo ogni anno. Nessuna notizia nei tg, nessun Aldo Forbice che raccolga firme, nessun gruppo su facebook.

    No, spiacente. Tu sai la grande stima che ho per te e per tutte le battaglie che (con tantissimo merito) porti avanti e che appoggio totalmente. Ma questa non me la sento proprio.... ti prego di non volermene!

    Un caro saluto

    LP

    Edited by LesPaul - 19/4/2009, 08:07
     
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  4. vero mummio 2
     
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    Il solo fatto che sia stata intrapresa questa iniziativa in occidente, e la consapevolezza certa che se fosse stato il fidanzato nessuna iniziativa sarebbe stata presa, da ragione al fidanzato nell'ipotesi che abbia veramente mandato avanti lei.
     
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  5. "lamari"
     
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    CITAZIONE (LesPaul @ 17/4/2009, 20:36)
    Carissima Mari,

    questa volta, consentimelo, non mi trovo d'accordo.

    O meglio: sarò felice di far parte di certe battaglie di civiltà (poiché tali sono) quando si condurranno anche a favore degli uomini innocenti condannati a morte. E sono tanti. Molti più delle donne. Eppure Aldo Forbice per essi non ha mai fatto aprtire alcuna raccolta di firme (lo ha fatto però, con gran battage) per il caso "Safia". Lo si sta facendo tutt'ora (sempre in Iran) per la giornalista condannata a morte per spionaggio. Degli uomini ci dimentichiamo quasi sempre... o quando ce ne ricordiamo, sono casi talmente eclatanti da non poter passare sotto silenzio.

    Quante volte senti parlare di Carlo Parlanti in televisione?

    Vige sempre il più assurdo e assoluto silenzio per queste migliaia di innocenti vittime (maschili) che vengono mandate sul patibolo ogni anno. Nessuna notizia nei tg, nessun Aldo Forbice che raccolga firme, nessun gruppo su facebook.

    No, spiacente. Tu sai la grande stima che ho per te e per tutte le battaglie che (con tantissimo merito) porti avanti e che appoggio totalmente. Ma questa non me la sento proprio.... ti prego di non volermene!

    Un caro saluto

    LP

    ma ci mancherebbe les, non me la prendo no !

    hai ragione ! per esempio la questione omosessuale, centinaia di ragazzi messi a morte perchè omosessuali o presunti tali ! un ORRORE.

    Organizzazioni - Organizzazioni politiche
    Descrizione: 120 omosessuali tra presunti e tali stanno per finire ammazzati in Iraq . So che molti non vedono di buon occhio i gay, ma siamo pure nel 2009 e certe cose non devono succedere. Firmate la petizione se pensate che essere omosessuale non debba significare essere condannato a morte. Grazie

    http://www.thepetitionsite.com/1/protect-iraqi-lgbt


     
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  6. LesPaul
     
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    Grazie Mari!

    Comunque sempre molto apprezzabili i tuoi interventi.

    Ottima quest'ultima segnalazione, di cui ti ringrazio e della quale condivido perfettramente i contenuti e alla quale aderirò.

    LP
     
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  7. Evilclown
     
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    Iran

    Due uomini uccisi tramite lapidazione. Un terzo si salva riuscendo a fuggire, ma è grave. Altre 11 persone aspettano di essere uccise così
    Iran

    AGI

    PENA DI MORTE: DUE UOMINI LAPIDATI PER ADULTERIO IN IRAN


    Teheran, - Due esecuzioni per adulterio sono state effettuate in Iran con il barbaro e primitivo sistema della lapidazione: le vittime pero' non erano donne, come accade di solito, bensi' uomini. Un terzo condannato a morte, un cittadino afghano identificato solo come Mahmoud, ha invece riportato gravi ferite ma e' comunque riuscito a salvarsi perche' in qualche modo e' stato capace di divincolarsi dalla buca per terra nella quale era stato imprigionato, prima di essere bersagliato a sassate: secondo l'intepretazione locale della 'sharia', la legge coranica, se il reo fugge ha salva la vita; cosa relativamente meno difficile per gli uomini rispetto alle donne, giacche' i primi sono interrati fino alla vita, mentre le seconde sepolte fino all'altezza delle spalle. Teatro del macabro rituale, eseguito alla fine di dicembre, un cimitero di Mashhad, nel nord-est del Paese. La vicenda, riportata dal quotidiano filo-riformista 'Etemad Melli', e' stata denunciata da un gruppo di avvocati e di attivisti per i diritti femminili, che si sono appellati al capo della magistratura, l'ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, affinche' "si ponga fine a questo tipo di punizione" nella Repubblica Islamica.

    Nel 2002 lo stesso ayatollah Shahroudi, il quale pure appartiene all'ala dura del regime, emano' una direttiva che imponeva una moratoria sulle lapidazioni; e in agosto l'ordine giudiziario annuncio' di aver abrogato tale sistema di applicazione della pena capitale dal nuovo codice penale iraniano. La normativa e' gia' stata adottata in linea di principio dal Majlis, il Parlamento monocamerale di Teheran: ma, per entrare definitivamente in vigore, occorre ancora un formale dibattito in aula tra i deputati. Teoricamente, e qualche volta anche di fatto, in Iran resta cosi' possibile che un condannato sia giustiziato a sassate; anche se spesso le sentenze sono state sospese e commutate in pene detentive, magari accompagnate da un numero variabile di frustate. Attualmente nelle carceri della Repubblica Islamica sono in attesa di lapidazione due uomini e otto donne, mentre per altre quattro di queste ultime e' appunto intervenuta una commutazione.

    La pena di morte in ogni caso continua a essere applicata con regolarita' in larga parte del mondo islamico, e in particolare in Arabia Saudita: l'ultimo caso in ordine di tempo, reso noto da fonti del ministero dell'Interno, e' quello di un individuo, tale Khaled bin Dhahawi Hamoud, decapitato oggi stesso ad Arar, nel nord del regno wahabita; era stato condannato per l'omicidio a coltellate di un certo Sultan al-Rawili. Particolare degno di nota, mentre la vittima era cittadino saudita l'omicida, pur vivendo nel Paese, era privo della nazionalita' perche' appartenente a una delle tribu' nomadi che vivono del deserto, i cui membri sono considerati persone ai margini della societa' in molti Paesi arabi. E' stata la quarta esecuzione in Arabia Saudita dall'inizio del 2009; l'anno scorso furono in tutto ben 102.

     
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6 replies since 17/4/2009, 18:39   257 views
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