SULL'IMPOSSIBILITA' DI RISOLVERE LA QM

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  1. Esitante
     
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    CITAZIONE (Purusha @ 12/8/2008, 20:01)
    Esitante, credimi apprezzo ciò che sostieni, ma è altresì fondamentale mantenere il senso delle proporzioni.
    In effetti una collettività che fosse ancora retta - nei suoi valori culturali come nelle sue istituzioni sociali - da un rapporto centrale con una Rivelazione e con il divino, godrebbe di un generale equilibrio che sopporterebbe egregiamente eventuali squilibri e disordini minori. Ma così non è, e tu che sei un credente, pur provando giusto scandalo, devi riconoscere che il crollo di una società tradizionale - sostenuta dalla fede e dalla presenza reale dello Spirito - è una tappa inevitabile, preannunciata e chiaramente delineata in quella parte delle Scritture di contenuto escatologico.
    Questo significa che solo in pochi, in tempi come quelli attuali, possono pensare di beneficiare dei mezzi di grazia che il deposito rivelato, i precetti e riti della propria religione di appartenenza possono ancora garantire. Ma pur sempre a regime ridotto, per così dire, perché le condizioni normali sono ormai venute assolutamente meno. Se così non fosse, tu non patiresti disagi dell'ordine che tuo malgrado sperimenti. In una società cristiana autenticamente e integralmente tradizionale, neppure esisterebbe una QM, e con ogni probabilità saresti un giovane marito e padre di famiglia anche senza dover necessariamente navigare nell'oro. Ma così non è, e non credo che si possa indicare questa strada a tutti, additandola come unica e possibile soluzione.
    Quanti utenti maschili tremilisti credi siano realisticamente disposti a seguire questa direzione fondata su una fede vissuta e praticata, su un impegno spirituale scandito da ogni singolo atto del proprio vivere quotidiano, per non dire altro?
    Non si può chiedere questo in un momento simile. Si può solo testimoniare, ma non trascinare altri su questa strada. L'apertura del cuore è una grazia divina, caro compagno, che possono condividere solo quanti ne siano toccati o siano già sensibili al gusto delle cose spirituali.
    Io questa dimensione la tengo per me, e la mostro solo di tanto in tanto nel forum dei nostri ottimi amici. Amici che apprezzo per la loro intelligenza, passione e per la sensibilità che li ha comunque condotti ad avvedersi del grave stato di cose che interessa ad un tempo la condizione maschile e femminile. Con loro preferisco puntare su ciò che abbiamo in comune, piuttosto che ricercare gli elementi di potenziale divisione dovuti ad una diversa prospettiva in fatto di sacro e religione.

    Con amicizia,

    Purusha

    Purusha,
    ti ringrazio davvero per il tuo profondo e ricco intervento. Tanti gli spunti, da seguire o cui replicare in uno spirito di ricerca comune e di fraterna collaborazione, penso di poter dire.

    Intanto, l'attuale situazione. Sono d'accordo con te che pensare di proporre il modello cristiano come qualcosa che possa aggregare facili consensi sarebbe a dir poco velleitario, se non segno di stoltezza: da sempre l'autentica fede cristiana presuppone una lotta col mondo, che di per sé si oppone alla presenza luminosa della Verità. Solo alcuni "cattolici" politicanti possono pensare il contrario, lasciando del tutto irrisolti alcuni drammi che riguardano l'INTERNO del cuore umano.

    Sono anche convinto, comunque, che mai si potrà trovare uno stato di perfezione in questa vita: dunque, anche qualora la fede cristiana fosse più diffusa e sinceramente vissuta, dubito che ciò basterebbe a cancellare del tutto le violenze o le zone d'ombra dalla natura umana. Le stesse mie cadute, cui tu accenni, sono legate all'intima responsabilità della mia persona, come accade per ognuno, non alla non cristianità del mondo. Il contesto sociale può semmai favorire-cosa non irrilevante-le occasioni di peccato, ma la libertà non è mai tolta da alcuno, se non da chi ne fruisce.

    Ma vengo al punto forse per me più importante: non vorrei assolutamente dare l'idea di introdurre "forzatamente" in questa discussione tematiche religiose, cui alcuni sono poco sensibili. Lungi da me ogni idea di appartenenza a un progetto culturale cristiano che prescinda dal dramma della propria lotta innanzitutto individuale ed esistenziale, quella che occore svolgere per dirsi uomini, un pò come Giacobbe presso il fiume Iabbok. D'altra parte, rifuggo dalla tesi della fede come visione intimistica del mondo, da confinare a poche intuizioni personali da nascondere agli altri. Il problema è che, nella sua autentica essenza, il cristianesimo si occupa non di questioni astratte, lontane, ma dell'uomo, della sua concretezza e nudità, della sua felicità.
    Se insomma apprezzo il tuo sforzo di cercare un dialogo che faccia passare in secondo piano gli elementi di differenza, voglio anche testimoniare con gioia che la "mia" fede, conquista di ogni giorno e molto fragile (a causa di chi la porta, non di Chi la dona), è il credere in un Dio che dona la vita e ha donato la vita a tutti, anche a chi "non crede" o crede di non credere.
    Fondamentale è comunque la tua osservazione, in quanto determinati temi e valori vanno proposti anche a chi non ritiene di aderire alla religione cristiana o ad alcuna religione. Da tempo si è addivenuti all'affermazione secondo cui esistono (per dirla con Benedetto XVI) dei valori non negoziabili che possono essere individuati, su base razionale e attraverso una ricerca onesta, anche in un prospettiva non religiosa ma genuinamente umanitaria. Così il rispetto della vita, della dignità umana, l'uguaglianza dei diritti.

    Ora, se si individua nella nostra società la presenza di un modello comportamentale che favorisce pregiudizi a scapito dell'uomo inteso come maschio (ma direi in particolare della figura paterna e della famiglia generalmente intesa), come non legare ciò ad una erronea interpretazione del ruolo dell'uomo, della donna, dell'essere umano, e direi in generale del senso dell'esistenza umana? Se si vuole combattere la QM sulla base della ricerca di una condizione ideale, primigenia, cui si collega il concetto di "normalità" o "bene", è evidente che la risoluzione di una tale questione richiede il preventivo riposizionamento dell'uomo e delle sue istituzioni sociali in un cammino orientato alla normalità, al bene, diciamo ad un criterio valoriale di fondo che fa percepire come problematica e ingiusta la questione in parola.
    Per questo, il credente parlerà in negativo della società senza Dio, il "non credente" della società disumanizzata. Ma parleranno entrambi della stessa cosa. Proprio perchè, secondo la prospettiva cristiana (non mi esprimo sulle altre), il Vero Dio E' anche Vero Uomo, e dunque salva. Ma di una salvezza che è individuabile, come fonte di benessere e gioia, anche da chi non ne riconosce l'esistenza o la mette in dubbio. Si pensi all'apporto di un filosofo quale Immanuel Kant, rispetto all'ideale dell'uomo come fine in sé, o alle tesi di Habermas rispetto alla portata della bioetica. Si può non aderire all'una o all'altra scuola filosofica, ma se essere maschi e femmine è una condizione comune a tutti gli esseri umani (tralascio ogni riferimento alla fantasiosa individuazione di generi altri), è allora LOGICAMENTE impossibile vivere degnamente e fedelmente la condizione di maschi e femmine se non si aderisce a un contesto valoriale, orientativo (sia esso religioso o meno) comune a tutti gli uomini. Se insomma essere cristiani non è l'unica e possibile soluzione per risolvere la QM, lo è invece il vivere in modo CONFORME ai principi che chi crede ritiene essere cristiani: rispetto, amore, verità. Parole vuote senza un riferimento culturale, un'identità. Provocatoriamente chiedo: la società senza padri non è la società scristianizzata? Pensiamoci bene..
    Insomma, se, come è, la QM è figlia del relativismo, questo dovrebbe essere inviso non ai soli cattolici. Spero di aver reso il senso di quanto intendevo esprimere.


    P.S.: non è ovviamente un caso che Habermas rappresenti una delle pochissime voci, in ambito non cattolico, che si ergono contro l'eugenetica. Solo la ricerca di una morale di stampo universalistico (strutturalmente marginalizzata da circa 40 anni, per favorire l'attuale sviluppo tecnologico) può condurre a delle argomentazioni contro realtà quali la procreazione senza padri, la selezione eugenetica, la filiazione intesa come diritto e scelta estetico-economica, che hanno nel Regno Unito e nei paesi scandinavi il proprio avamposto. Il legame con la QM è sin troppo lampante.
    Sul versante più strettamente italiano, spero sia chiaro a tutti cosa hanno comportato il referendum sul divorzio e la legge sull'aborto per i cittadini e soprattutto i maschi del nostro paese. Un evento di una gravità tale da dover ancora essere digerito (e favorito, oltre che dai radicali e dai liberali versione maccheronica, anche da tanti "cattolici adulti", quelli che stanno "con Gesù ma non con la Chiesa").

    Edited by Esitante - 13/8/2008, 09:46
     
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68 replies since 8/8/2008, 20:12   1556 views
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