Questione Di Cervello

sulle differenze di genere

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  1. lelen
     
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    In effetti Tyrtix mi riferivo agli animali più vicini alla nostra... animalità.
    Se cominciamo a parlare di insetti, pesci etc. allora dovremmo poi continuare e arriveremmo alle piante!(Con le quali abbiamo alcune analogie ma minime)

    Paolo, può darsi benissimo che tu sia più empatico di altre donne.
    Per esperienza so che per l'appunto non bisogna schematizzare in questi casi.
    Le differenze tra individuo e individuo offrono una gamma molto svariata. Oltretutto le condizioni di vita moderna degeranata, confondono le carte e provocano degli sballamenti di tutti i tipi, anche ormonali.
    Saprete ad esempio che negli Stati Uniti, dove l'alimentazione é particolarmente squilibrata, si sono verificati casi di uomini con aumento della ghiandola mammaria e donne con crescita abnorme di peli superflui. Pare che ciò sia dovuto al consumo frequente di polli ovviamente doppati. Niente di cui stupirsi.
    Per finire, non credo che dire "maggiore empatia" debba essere interpretato come un dato a comprova della superiorità femminile.
    Anche l'uomo ha la sua funzione e credo che la vita abbia equipaggiato tutti, maschi e femmine, chi più e chi meno, di "utensili" per affrontare l'esistenza al meglio.
    In modo, ripeto, differente e complementare. Tornare a capire cosa sia la nostra vera natura é uno dei compiti più ardui, un cammino in salita.
    Ma indispensabile per tutti coloro che non si accontentano delle apparenze e della psedo verità inculcate fin dalla culla.
     
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  2. silverback
     
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    CITAZIONE (Paolo S. @ 8/3/2005, 11:01)
    Mah, sara', ma io tutta questa empatia femminile non la vedo proprio.


    Idem.
    Se veramente fosse come la si racconta, allora le femmine dovrebbero azzeccare sempre (o quasi) il fidanzato o il marito "giusto"...
    Invece, chissà perché, capita molto spesso di sentirle dire:
    "Mi ha delusa; non è come pensavo fosse; lo credevo diverso; pensavo che mi amasse; etc. etc."...
    Pertanto come è possibile che chi è così "sensibile", così "penetrante" e in grado di "scrutare nell'animo altrui", venga poi così spesso beffata da certi supposti "analfabeti sentimentali"?...
    La realtà è che le femmine non sono in possesso di alcuna "superiore sensibilità", bensì di una *diversa* sensibilità...

     
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  3. lelen
     
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    Schematizzazioni e ancora schematizzioni...
    Non sta scritto da nessuna parte che noi donne siamo telepatiche!
    E poi dove la lasci l'inesperienza e la strada personale che COMUNQUE una persona deve percorrere?
    Ragioniamo: oggi siamo più liberi, ma spesso ci si accoppia con grande incoscienza senza neppure conoscersi minimamente.
    E ci vuole tempo affinchè le reciproche nevrosi vengano a galla!
    Almeno una volta nei paesi, tribù e villaggi, ci si conosceva fin dall'infanzia; e anche della famiglia di ognuno si sapevano vita, morte e, per chi li faceva, miracoli! E anche se poi proprio in base a questi dati si veniva spesso schedati ed emarginati, perlomeno non si correva il rischio di sposare uno schizoferenico-paranoico come è successo a vent'anni alla sottocscritta!
    E oltre all'età ,alla mancanza si conoscenza specifica della persona e della vita, ho un'attenuante in più: lui sembrava un angelo, parlava solo tedesco e ai tempi io sapevo giusto dire: "Ja" e "Nein"!
    In compenso ho imparato talmente bene la lingua che ora faccio traduzioni.

    Edited by lelen - 11/3/2005, 03:20
     
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  4. *Goblin*
     
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    CITAZIONE (Reduan @ 8/3/2005, 00:12)

    E' proprio su questo punto che l'autore del libro spende molte energie e pagine.
    Se questa tesi fosse vera, infatti, cadrebbe l'ipotesi centrale e il senso stesso del libro.
    Per i dettagli dovrei riconsultare nuovamente il testo, comunque B. Cohen impiega molte energie proprio per provare che non è così.
    Egli si dilunga a spiegare la differenza tra un sistema e un possibile oggetto di empatia.
    I sistemi motori (oggetti in movimento) fanno parte, appunto, dei sistemi, in cui l'uomo si dimostra più ferrato.
    Il pendolo è uno dei sistemi motori più semplici ed elementari, mentre un viso umano è un classico semplice "oggetto" di empatia.
    Quindi cita, tra l'altro, un esperimento "molto noto" (tra l'altro verificabile da chiunque) in cui una persona si china sulla culla di diversi neonati M. o F. facendo oscillare un pendolo.
    I neonati maschi (anche di pochi giorni) tenderanno a fissare il pendolo, i neonati femmine cercheranno con gli occhi il viso umano.
    Ora, si potrebbe ipotizzare (per far contente a tutti i costi le femministe)  che i condizionamenti culturali inizino da prima della nascita, ma a dire il vero mi sembrerebbe un pò forzata, la cosa.

    Esistono inoltre numerosi eperimenti che provano che le influenze culturali, per quanto riguarda il discorso M/f , pur se innegabili, sono molto meno determinanti di quanto ci è stato dato ad intendere dalla società femminista in cui viviamo. (*)


    Silverback ha postato diverse volte uno di questi esperimenti, purtroppo non l'ho salvato su hdd.
    ---
    Per il resto del tuo post direi che non c'è nulla, a parte il tono politically correct (cioè femminista) che contraddica la tesi del libro.
    (nb. non sto dando del femminista a te, ma a chi lo ha scritto, evidentemente.)
    E del tutto naturale che a 13-14 anni risaltino di più le differenze tra m e f, anche perchè più o meno a quell'eta inizia la pubertà, con una maggior produzione di testosterone da parte maschile e relativa progressione dei caratteri sessuali nelle femmine.
    ---------

    (*) A me sembra evidente che si è voluto appiattire tutto su uno stesso piano, rendere uguali ciò che per natura non lo è, ed è evidente. Si è fatto questo ben conoscendo, a mio avviso, quello che avrebbe comportato, quello che anche le leggi fisiche ci dicono chiaramente. Sicuramente non si è voluta la felicità di maschi e femmine. Secondo me.
    ---------

    Ciao

    Reduan, quello che gli scienziati osservano a livello anatomico e strutturale è la causa o piuttosto l'effetto di comportamenti stabilizzatisi in migliaia di anni?
    Le attività in cui ancora oggi eccellono gli uomini e quelle in cui prevalgono le donne sembrano adattarsi perfettamente a ciò che, durante il corso dell'evoluzione, veniva richiesto dalla pressione selettiva.
    Prendere la mira, tirare una freccia, orientarsi nei boschi, manifestare aggressività, prevedere le mosse dell'avversario garantiva la sopravvivenza del maschio più forte.
    Le donne, che rimanevano a casa coi bambini e gli anziani, hanno invece sviluppato abilità più funzionali in ambito sociale: memorizzare, intuire, comunicare, una maggiore capacità di empatia e di espressione emotiva.
    Ad esempio, secondo alcuni scienziati come Oliver Sacks o Roberto Cubelli, l'ambiente esterno ha sicuramente esercitato una pressione diversa sui cervelli dei due sessi, potenziando certe abilità piuttosto che altre. Secondo loro i comportamenti innati alla nascita, e osservati anche nei bambini di pochi anni, non sono soltanto il risultato di influenze ormonali (che indubbiamente esistono) prima e durante lo sviluppo, ma probabilmente anche il risultato di un'eredità incisa nei circuiti cerebrali e tramandatasi durante l'evoluzione.
    Una delle più grandi scoperte scientifiche degli ultimi anni è l'impressionante plasticità del cervello umano.
    L'ambiente agisce sulla struttura cerebrale fino a modificarla, e di fatto la modifica.
    Fermo restando il fatto che fra i due sessi certe intrinseche differenze esistono (anche se a mio avviso non sono così marcate), è parimenti vero che il cervello non è un organo stabile, immutabile: al contrario continua a evolversi.
    Infatti è stato accertato che sono plastiche anche quelle aree che in passato molti scienziati credevano destinate a svolgere in modo fisso una funzione precisa, come le aree primarie attraverso cui passano le informazioni visive.
    Ebbene, queste si attivano anche nei ciechi, dove dovrebbero tacere, per svolgere altre funzioni.
    Non solo: secondo altri esperti, nuove aree cerebrali si attiveranno il giorno in cui l'uomo inizierà a vivere nello spazio.
    Cosa ne pensi in proposito?

    Edited by *Goblin* - 15/3/2005, 13:33
     
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  5. *Goblin*
     
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    La vita familiare è la prima scuola nella quale apprendiamo insegnamenti riguardanti la vita emotiva; è nell'intimità familiare che impariamo come dobbiamo sentirci riguardo a noi stessi e quali saranno le reazioni degli altri ai nostri sentimenti; che cosa pensare su tali sentimenti e quali alternative abbiamo per reagire; come leggere ed esprimere speranze e paure.
    L'educazione emozionale opera non solo attraverso le parole e le azioni dei genitori indirizzate direttamente al bambino, ma anche attraverso i modelli che essi gli offrono mostrandogli come gestiscono i propri sentimenti e la propria relazione coniugale.
    Alcuni genitori sono insegnanti di talento, altri un vero disastro.
    Centinaia di studi dimostrano che il modo in cui i genitori trattano i bambini - con dura disciplina o con comprensione empatica, con indifferenza o con calore, e così via - ha conseguenze profonde e durevoli per la loro vita emotiva.
    Tuttavia, solo negli ultimi anni sono stati acquisiti dati seri che dimostrano come il fatto di avere genitori intelligenti dal punto di vista emotivo è di per se stesso una fonte di grandissimo beneficio per il bambino.
    Il modo in cui i membri di una coppia gestiscono i propri sentimenti reciproci - oltre al loro modo di trattare direttamente con il bambino - costituisce una fonte di insegnamenti profondi per i figli, che sono "alunni" svegli, pronti a cogliere i più sottili scambi emozionali in seno alla famiglia.
    I tre comportamenti inadeguati più comuni dei genitori sono:

    - Ignorare completamente i sentimenti - Questi genitori trattano il turbamento emotivo del bambino come se fosse una cosa banale o una seccatura della quale aspettare la naturale estinzione.
    Essi non riescono ad approfittare dei momenti carichi di valenze psicologiche per avvicinarsi al bambino o per aiutarlo ad apprendere alcune competenze emozionali.

    - Assumere un atteggiamento troppo incline al laissez-faire - Questi genitori notano i sentimenti del bambino, ma ritengono che qualunque strategia egli adotti per gestire la sua tempesta interiore - anche lo scontro fisico - vada bene. Come quelli che ignorano i sentimenti del bambino, anche questi genitori raramente intervengono per cercare di mostrare al proprio figlio una risorsa alternativa.
    Essi cercano di calmare ogni turbamento e pur di ottenere che il bambino smetta di essere triste o in collera, si metteranno a mercanteggiare e ricorreranno alle lusinghe.

    - Essere sprezzanti, mostrando di non avere rispetto alcuno per i sentimenti del bambino - Questi genitori solitamente hanno un atteggiamento di disapprovazione e sono duri sia nelle critiche che nelle punizioni (*). Ad esempio, possono proibire al bambino di mostrare ogni segno di collera e diventare punitivi al minimo segno di irritabilità. Questo è il tipo di genitore che, quando il figlio cerca di spiegare la propria versione dei fatti, gli grida irritato:"E non permetterti di rispondermi!".

    Infine, ci sono i genitori (soprattutto fra le nuove generazioni; spesso fra i "nuovi padri", da non confondere con "i mammi") che colgono l'opportunità di un turbamento del figlio per agire come una sorta di "allenatore" o di guida psicologica. Essi prendono i sentimenti del proprio bambino abbastanza sul serio da cercare di comprendere esattamente i motivi del suo turbamento e da tentare di aiutarlo a trovare un modo positivo per calmarsi.
    Per riuscire ad essere bravi "allenatori", i genitori devono avere essi stessi una buona conoscenza dell'intelligenza emotiva. Ad esempio, uno dei fondamentali insegnamenti emozionali per un bambino è il saper distinguere i diversi sentimenti; ma un padre troppo desintonizzato dalla propria tristezza non potrà aiutare il figlio a comprendere la differenza fra il dolore per una perdita, il sentirsi malinconici quando si guarda un film lacrimoso e la tristezza che assale il bambino quando accade qualcosa a una persona che ama. Oltre a questa distinzione, c'è anche una comprensione più profonda, ad esempio il fatto che la collera è molto spesso causata dal sentirsi feriti.
    Crescendo, i bambini non solo sono pronti a ricevere vari insegnamenti emozionali specifici, ma ne hanno bisogno. Al di là delle intrinseche differenze esistenti fra maschi e femmine, resta il fatto che l'insegnamento dell'empatia comincia nella primissima infanzia, quando i genitori entrano in sintonia con i sentimenti del neonato. Sebbene alcune capacità emozionali vengano affinate nel corso degli anni (amici, esperienze amorose, ecc.), i genitori capaci possono fare molto per infondere nei propri figli le basi dell'intelligenza emotiva: in altre parole, possono aiutarli ad apprendere come riconoscere, dominare e imbrigliare i propri sentimenti; insegnar loro ad essere empatici; e, ancora, a controllare i sentimenti nelle loro relazioni.
    ----------------------------------------------------------------------------------------

    (*)
    Da bambino mia madre mi picchiava spesso e volentieri, molte volte con la cinghia dei pantaloni, a differenza di mio padre che solo due volte mi prese a schiaffi e mai usò cinghie o altro per colpirmi.
    Questo tanto per far capire meglio a chi è in ascolto che il mio rapporto con il genere femminile è stato, fin da piccino, tutt'altro che idilliaco.
     
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    CITAZIONE (*Goblin* @ 15/3/2005, 13:31)
    Reduan, quello che gli scienziati osservano a livello anatomico e strutturale è la causa o piuttosto l'effetto di comportamenti stabilizzatisi in migliaia di anni?
    [...]
    Infatti è stato accertato che sono plastiche anche quelle aree che in passato molti scienziati credevano destinate a svolgere in modo fisso una funzione precisa, come le aree primarie attraverso cui passano le informazioni visive.
    Ebbene, queste si attivano anche nei ciechi, dove dovrebbero tacere, per svolgere altre funzioni.
    Non solo: secondo altri esperti, nuove aree cerebrali si attiveranno il giorno in cui l'uomo inizierà a vivere nello spazio.
    Cosa ne pensi in proposito?

    Bè, premettendo che non sono un medico e nemmeno un ricercatore, penso che quello che hai scritto sia sostanzialmente corretto.
    Io penso che quello che siamo oggi noi (come individui) è il risultato di fattori genetici e di influenze ambientali.
    Ma è intuitivo, peraltro, che se mettiamo una rondine e un cavallo in uno stesso ambiente, ognuno interpreterà a modo suo quello che lo circonda, e ne sarà infuenzato in maniera diversa, essendo diversi gli strumenti di cui si serve per interpretare e vivere la realtà circostante.

    Credo che la natura abbia comunque imposto dei ruoli, giusti o sbagliati che siano. i filosofi taoisti parlano di principio Yang e Yin, ovvero polo + e polo - , "cacciatore" e "preda", rigido e malleabile, freddo e caldo, eccetera; ovvero una dualità attorno a cui si è sviluppato tutto ciò che esiste e senza la quale tutto si fermerebbe.

    Quanto alla plasticità del cervello umano, ricordo di un esperimento, a proposito di informazioni visive. Come si sa, le immagini giungono al cervello rovesciate (così arrivano sulla retina) e questi si incarica di "raddrizzarle"; ebbene, se si impone ad un soggetto (per esperimento) di indossare occhiali prismatici, che a loro volta "rovesciano" le immagini, il cervello in un primo tempo le vedrà, appunto, rovesciate; nel giro di qualche settimana però le "ri-rovescerà" per vederle così nuovamente diritte. Esattamente come farebbe un programma di "intelligenza artificiale " in grado di modificarsi ed imparare dall'ambiente circostante.

    Se non erro, però, c'è un limite a questa capacità di adattarsi e di modificarsi, penso inoltre che si debba distinguere tra funzionalità ed "organicità" (il fegato non potrà mai assumere le funzionalità del cuore), persone vittime di incidenti o malattie per cui avevano perso zone del cervello, hanno potuto vedere che altre zone svolgevano le attività normalmente svolte nelle aree perse; ma altre, invece, hanno visto che questo non accadeva. Probabilmente dipende dal tipo di area scomparsa.

    Penso, infine, che l'evoluzione abbia bisogno di tempi molto lunghi (comunque dei suoi tempi giusti) per poter procedere senza problemi.
    In caso contrario (quando si tenta di forzare i cambiamenti) si parla di "discronia", ovvero difficoltà (o impossibilità), fisica e/o mentale, ad adattarsi ai cambiamenti esterni.

    Edited by Reduan - 27/3/2005, 12:11
     
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    Per chi avesse un pò di tempo e linea adsl, segnalo la puntata di "porta a porta" dedicata al tema Chi ha piu....(cervello, ndr)

    Incentrata sulle recenti dichiarazioni del direttore dell'università di Harward.

    (Non che ci sia molto da aspettarsi da programmi del genere sulla tv di stato).

    E' necessario disporre di una linea veloce (richiesti 300 Kbps)per poter vedere il programma.

    Edited by Reduan - 26/3/2005, 20:27
     
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    Notare la Parietti che parla di "misogEnia".
    Brava .


    Io non sono un luminare in alcun campo.
    Quanta ignoranza, però, in quel dibattito. E quanta menzogna, secondo me.

    Che schifo. Sono un pò nauseato.



    Edited by Reduan - 26/3/2005, 14:38
     
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  9. *Goblin*
     
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    Aggiungo qualcos'altro riguardo all'importanza dell'intelligenza emotiva, una capacità fondamentale.

    Studi condotti su atleti olimpionici, musicisti di fama mondiale e grandi maestri di scacchi hanno messo in evidenza che l'aspetto comune a tutti questi individui è la capacità di automotivarsi in modo da sopportare durissimi programmi di studio o allenamento. Si tenga presente, inoltre, che sempre più spesso questi programmi devono essere intrapresi fin dall'infanzia, visto che il grado di eccellenza richiesto per prestazioni a livello mondiale è sempre più elevato. Ai Giochi Olimpici del 1992, i tuffatori dodicenni della squadra cinese avevano al proprio attivo un numero di tuffi pari a quello degli atleti americani, che però avevano già passato i vent'anni: i tuffatori cinesi, infatti, si sottopongono ad allenamenti rigorosi fin dall'età di quattro anni. Allo stesso modo, i più grandi virtuosi di violino hanno cominciato a studiare intorno ai cinque anni; e i campioni internazionali di scacchi vengono iniziati al gioco verso i sette anni, mentre quelli che si affermano solo a livello nazionale iniziano a dieci.
    Cominciare prima costituisce un vantaggio in termini di tempo: nella migliore accademia musicale di Berlino, gli allievi di violino più brillanti, tutti di età compresa fra i venti e i venticinque anni, avevano alle loro spalle diecimila ore di studio, mentre gli allievi di secondo livello ne avevano al proprio attivo circa settemilacinquecento.
    Il fattore che sembra discriminare gli individui che svolgono attività competitive ai massimi livelli dagli altri soggetti con abilità pressappoco simili, è proprio il fatto che i primi, fin da giovanissimi, riescono a sopportare anni e anni di addestramento durissimo. E tale ostinazione dipende soprattutto dai tratti emotivi della personalità, ad esempio la capacità di provare entusiasmo ed essere perseveranti, nonostante gli insuccessi.
    Senza contare le capacità innate, la gratificazione, in termini di successo nella vita, ottenuta grazie alla motivazione, appare evidente se si considerano le eccezionali prestazioni scolastiche e professionali degli studenti di origine asiatica che vivono in America. Un attento esame dei dati indica che questi soggetti hanno mediamente un Qi di appena due o tre punti superiore a quello dei bianchi. Tuttavia, stando alle professioni - avvocato e medico - che molti di essi intraprendono una volta diventati adulti, nel loro insieme si comportano come se avessero un Qi molto più alto - l'equivalente di 110 nel caso dei nippoamericani e di 120 in quello dei cinoamericani. ( * )
    A quanto pare, ciò è dovuto al fatto che, fin dai primi anni di scuola, i bambini asiatici si impegnano nello studio molto più dei bianchi.
    Sanford Dorenbusch, un sociologo di Stanford che ha esaminato più di diecimila studenti della scuola superiore, scoprì che quelli di origine asiatica dedicavano ai loro compiti un numero di ore superiore del 40 per cento rispetto agli altri.
    << Mentre la maggior parte dei genitori americani è disposta ad accettare i punti deboli del proprio figlio sottolineando invece le sue particolari abilità, nel caso dei genitori asiatici, l'atteggiamento mentale è questo:"Se non vai bene, dovrai studiare qualche ora di più la sera, e se ancora questo non basta, vorrà dire che ti alzerai un po' prima la mattina". Essi sono convinti che chiunque possa ottenere buoni risultati scolastici, purché si impegni a dovere. >>
    In breve, una forte etica culturale del lavoro si traduce in motivazione, entusiasmo e perseveranza maggiori - in altre parole, in un vantaggio sul piano emotivo.
    Nella misura in cui le emozioni intralciano o potenziano le nostre capacità di pensare, di fare progetti, di risolvere problemi, di sottoporci a un addestramento in vista di un obiettivo lontano, e altre ancora, esse non fanno che definire i limiti della nostra capacità di usare abilità mentali innate, e pertanto delimitano il nostro successo nella vita.
    Ancora, nella misura in cui le nostre azioni sono motivate da sentimenti di entusiasmo e di piacere - o anche da un grado di ottimale di ansia - sono proprio tali sentimenti a spingerci verso la realizzazione.
    In questo senso, l'intelligenza emotiva è un'abilità fondamentale che influenza tutte le altre, di volta in volta facilitandone l'espressione, o interferendo con esse.







    ( * ) Qualche anno fa, alcuni studiosi hanno definito i cinesi le persone più intelligenti del pianeta.
     
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    (ANSA) - ROMA, 4 NOV 2005- L'autismo potrebbe essere il risultato di un'eccessiva 'mascolinizzazione' del cervello-

    . Questa la tesi di un'equipe di Cambridge. Lo studio rivede alcuni dati della letteratura scientifica sulla malattia ed e' stato elaborato da Simon Baron-Cohen dell'Universita' di Cambridge. Un'eccessiva esposizione a ormoni maschili durante la crescita embrionale, potrebbero accentuare i tratti maschili del cervello con una ridotta empatia, condizioni appunto riscontrabili nei soggetti autistici.

    http://it.news.yahoo.com/051104/2/3gvl8.html

    Avvertenza:
    Il titolo del breve articolo è ordinario male-bashing, del più antipatico, tra l'altro, come anche l'impostazione dell'articolo stesso.
    E' del resto prevedibile che in una società femmistizzata e femminilizzata anche le notizie scientifiche serie vengano strumentalizzate in maniera becera.
    Nessuno ricorda (osa ricordare) ad esempio che il cervello femminile "troppo empatico", secondo B. Cohen è responsabile dell'isteria e della paranoia femminile.
    Mezze verità, in questa epoca femminista e disgraziata.






    Io continuo peraltro a pensare che il ricercatore di cui sopra abbia colto nel segno, va però precisato che troppo spesso non si assegna ad empatia e razionalità (sistematizzazione) il loro giusto significato.
    Secondo la mia interpretazione, maggiore empatia non significa affatto maggiore bontà.
    Significa un diverso modo di interpretare la realtà. Punto.

    Facendo un semplice esempio tra i tanti possibili (e che quindi spiega le cose solo molto parzialmente), se io scrivo:

    "le donne devono fare la loro parte nella realzione di coppia",
    una donna tenterà di "leggere tra le righe" e penserà che io abbia avuto diverse delusioni che mi hanno indotto a pensare che le donne siano carenti da quel punto di vista.
    Quindi il problema è essenzialmente mio e la donna in questione cercherà di relazionarsi con me tenendone conto.
    Un uomo, invece, fatta una sua valutazione anche su questo aspetto, passerà subito ad "analizzare il sistema", ovvero tenterà di capire se le cose stanno realmente così e perchè.
    Ognuno poi giungerà a sue conclusioni, non necessariamente diverse, peraltro.
    Ma nessuno dei due si potrà definire "più buono" o "più cattivo", in quanto ognuno potrà poi disporre delle proprie conclusioni a proprio piacere ed eventualemnte a proprio tornaconto.

    Io la vedo così, magari sbagliando...

    Edited by Reduan - 21/11/2005, 02:18
     
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  11. silverback
     
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    Nel 1997, sull'estinto mensile SCIENZA & VITA, fu pubblicato un articolo in cui uno scienziato americano affermava che un'eccessiva esposizione agli ormoni maschili durante la crescita embrionale, limitava le capacità verbali ma aumentava quelle spaziali e matematiche (nei maschi, naturalmente).
    ... Ognuno dice la sua.



     
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    Nel 1997, sull'estinto mensile SCIENZA & VITA, fu pubblicato un articolo in cui uno scienziato americano affermava che un'eccessiva esposizione agli ormoni maschili durante la crescita embrionale, limitava le capacità verbali ma aumentava quelle spaziali e matematiche (nei maschi, naturalmente).


    Infatti Silver, è quello che afferma B. Cohen.
    L'autismo non sarebbe altro che la situazione sopra descritta, ma portata al limite, o quasi.
    Cohen nel suo libro parla specialmente di una variante dell'autismo chiamata "Asperger", ovvero si tratta di soggetti in cui la capacità di empatia e di comunicazione è ridotta notevolmente rispetto ai coetanei maschi, tuttavia non è tale da isolarli completamente dal mondo esterno (sono in grado di parlare) ma che allo stesso tempo dimostrano capacità superiori di sistematizzazione.
    (qualcuno ha visto il film Rain Man ?)
    Dice Cohen che secondo tutti gli studi seri, i maschi medi sono più abili (delle femmine) nelle materie che richiedono razionalità e capacità di logica, (ad es. nella fisica intuitiva), e i soggetti "Asperger" sono mediamente più abili del maschio medio.
    Quello autistico sarebbe, in generale, un soggetto in cui la "mescolanza" di empatia e sistematizzazione è esageratamente sbilanciata verso la seconda caratteristica.
    La donna isterica e paranoica, invece, sarebbe una donna troppo empatica e troppo poco sistematica (razionale).
    Sarebbe quindi una questione di misura a determinare o meno lo stato patologico.
    Anche Einstein e Newton, secondo l'autore, sarebbero stati soggetti dotati di un "cervello maschile estremo", tuttavia non proprio patologico.
    La tesi a mio avviso è decisamente interessante, forse anche giusta, può darsi però che sia ancora non proprio precisissima e dettagliata.
     
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  13. silverback
     
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    Riporto alcune affermazioni fatte in passato da esponenti di primissimo piano delle scienze sociali che si diedero il cambio per dichiarare che "la tabula era rasa".

    Gli istinti non creano costumi; i costumi creano istinti: i presunti istinti degli esseri umani, infatti, sono sempre appresi, mai originari.
    ELLSWORTH FARIS (1927)

    I fenomeni culturali non sono sotto nessun aspetto ereditari, ma tipicamente e senza eccezione acquisiti.
    GEORGE MURDOCK (1932)

    L'uomo non ha natura; quello che ha è storia.
    JOSE' ORTEGA Y GASSET (1935)

    Con l'eccezione delle reazioni istintoidi degli infanti a repentine sottrazioni del sostegno e forti rumori improvvisi, l'essere umano è del tutto privo di istinti. L'uomo è uomo perché non ha istinti; perché tutto ciò che è ed è divenuto l'ha appreso, acquisito, dalla sua cultura, dalla parte dell'ambiente prodotta dall'uomo, da altri esseri umani.
    ASHLEY MONTAGU (1973)

    Si è costretti a concludere che la natura umana è incredibilmente malleabile, tale da adattarsi infallantemente, con aspetti contrastanti, a condizioni culturali in contrasto.
    MARGARET MEAD (1935)

    Gran parte di quella che è comunemente detta "natura umana" è meramente cultura passata per un setaccio di nervi, ghiandole, organi sensoriali, muscoli, ecc.
    LESLIE WHITE (1949)

    Le nostre idee, i nostri valori, i nostri atti, perfino le nostre emozioni sono, come lo stesso nostro sistema nervoso, prodotti culturali fabbricati usando tendenze, capacità e disposizioni con cui siamo nati, ma ciò non di meno fabbricati.
    CLIFFORD GEERTZ (1973)

    Anche l'antropologo Loren Eiseley scrisse:
    La mente umana, con la sua indeterminatezza, con il suo potere di scelta e di comunicazione culturale, è prossima a sfuggire al cieco controllo di quel mondo deterministico con il quale i darwinisti avevano inconsapevolmente incatenato l'uomo. Le caratteristiche innate imposte a quest'ultimo dagli estremisti della biologia si sono sbriciolate. Wallace vedeva giusto quando diceva che con l'avvento dell'uomo l'evoluzione di parti era divenuta in notevole misura qualcosa di superato, che ora era la mente l'arbitro del destino umano.

    Il Wallace menzionato da Eiseley è Alfred Russel Wallace (1823-1913), che scoprì la selezione naturale contemporaneamente a Darwin e si allontanò poi da quest'ultimo sostenendo che la mente umana non poteva essere spiegata con l'evoluzione e doveva essere stata progettata da un'intelligenza superiore. Assolutamente convinto che la mente umana potesse sottrarsi al "cieco controllo di un mondo deterministico", Wallace divenne uno spiritista e passò gli ultimi anni della sua vita alla ricerca di un modo per comunicare con le anime dei defunti.
     
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  14. silverback
     
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    Torniamo al presente...
    I bambini affetti da sindrome di Turner sono geneticamente neutri. Hanno un singolo cromosoma X, ereditato dal padre o dalla madre, invece dei normali due cromosomi X delle bambine (uno ereditato dal padre, l'altro dalla madre), o X e Y dei bambini (l'X ereditato dalla madre, l'Y dal padre). Siccome lo schema corporeo femminile è quello standard fra i mammiferi, essi hanno l'aspetto e il comportamento di bambine.
    I genetisti hanno scoperto che il corpo dei genitori può influire a livello molecolare sui geni del cromosoma X rendendoli più o meno attivi nel corpo e nel cervello in sviluppo del figlio. Una bambina con la sindrome di Turner che prende il cromosoma X dal padre ha probabilmente geni ottimizzati dall'evoluzione per una bambina (perché un X paterno porta sempre a una femmina), mentre una bambina con la sindrome di Turner che prende il cromosoma X dalla madre ha probabilmente geni ottimizzati dall'evoluzione per un bambino (poiché un X materno, se può portare all'uno come all'altro sesso, opererà senza incontrare opposizione solo in un maschio, che manca di corrispettivi dei geni X sul suo "povero" cromosoma Y). E infatti le femminucce che presentano tale sindrome differiscono psicologicamente a seconda del genitore da cui hanno ricevuto il cromosoma X. Rispetto a quelle che l'hanno ricevuto dalla madre (caso in cui esso è pienamente attivo solo in un maschio), le bambine che l'hanno ricevuto dal padre (caso in cui esso è destinato a una femmina) sono più brave a interpretare il linguaggio corporeo, a leggere le emozioni, a riconoscere i volti, a maneggiare le parole, e vanno più facilmente d'accordo con gli altri.

    Edited by silverback - 21/11/2005, 22:55
     
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    Lupus in fabula

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    Donne logorroiche, uomini passionali

    (Inatteso sdoganamento di Verità eretiche nell'era femminista - inattesa genesi di nuove rivoluzioni copernicane...)





    Donne logorroiche, 20mila parole al giorno

    ADN Kronos - Mar 22 Ago 2006


    (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Chiacchierare è un'arte femminile e a dimostrarlo è la scienza. Le bimbe dicono 'mamma' prima dei bimbi. E in età adulta la sproporzione è netta: 20mila parole al giorno per lei, contro appena 7mila per lui. Ma la 'logorrea' è solo una delle tante voci nel lungo elenco di differenze tra donne e uomini, svelate dalla neuropsichiatra californiana Louise Brizendine. Parola di esperta, infatti, il cervello unisex non esiste. E se lei prova piacere facendo gossip o confidandosi con le amiche, il chiodo fisso di lui è il sesso.

    Non è un luogo comune, spiega l'esperta sul numero del settimanale 'Grazia' in edicola domani, ma una verità scientifica: lui pensa alla passione ogni 52 secondi, mentre la mente della donna evoca scene 'osé' appena una volta al dì. E ancora. Lei va in ansia per nulla, al contrario di lui che non si scompone fino alla fine. Lei capisce subito dalla faccia quando qualcosa non va, mentre lui se ne accorge solo quando vede le lacrime. Lei ricorda ogni minimo dettaglio, ma lui si dimentica perfino da quanti anni stanno insieme. E se lui si orienta anche al buio, lei fatica addirittura a trovare la strada di casa.

    Litigare non serve - avverte la specialista Usa -. Le ragioni di queste distanze incolmabili uomo-donna sono 'solo' una questione di neuroni. Insomma, la differenza fra gentil sesso e sesso forte è innanzitutto biologica. La prima prova a sostegno di questa tesi è rappresentata dalle diverse dimensioni del cervello nei due sessi. Quello femminile, in particolare, è più leggero. Pesa in media 100 grammi in meno rispetto a quello maschile, ma questo non significa che le donne siano meno intelligenti: il numero delle cellule è identico, cambia solamente la densità. ''Attraverso la risonanza magnetica - dice la Brizendine - si scopre che le donne hanno 'autostrade a otto corsie' per elaborare le emozioni, mentre gli uomini solo strade di campagna''. La spiegazione è semplice. ''La percentuale di neuroni nell'area cervello associata alle emozioni e alla memoria è infatti maggiore per le donne: l'11% in più''. In genere, dunque, le femmine ricordano meglio gli eventi della loro vita e sono più brave a intuire le emozioni degli altri grazie a un maggior sviluppo della zona dell'insula, cioè l'ippocampo.

    Quanto a pazienza e autocontrollo, sono due doti regolate dalla corteccia anteriore. Che è sì più attiva nelle donne, ma è anche il 'quartier generale' dell'ansia e dello stress. Col risultato che il cervello femminile percepisce piccoli inconvenienti come catastrofi, a causa della maggior produzione di ormoni estrogeni, cortisolo e dopamina. Nell'uomo, invece, soltanto un pericolo fisico può provocare una reazione simile. Quanto al capitolo sesso, i maschi ci pensano molto più spesso delle donne perché la quantità di testosterone che raggiunge il cervello femminile è 10-100 volte inferiore. Ciò che invece può fare la differenza, per una ragazza, è l'abbraccio: una stretta di 20 secondi stimola la produzione di ossitocina, l''ormone dell'attaccamento'. Cambiando fronte, lo scarso senso dell'orientamento che lui rinfaccia a lei ogni volta che le mette un atlante stradale in mano è legato a uno sviluppo inferiore dall'emisfero destro, deputato alle abilità visive e motorie. Questa metà di cervello è più potente negli uomini, mentre quella sinistra, che 'arbitra' la comunicazione, è più attiva nelle donne femminile.

    Non solo. Nel sesso femminile le connessioni nervose tra i due emisferi cerebrali sono più spesse. Da qui il vizio di sommergerlo di parole. Tuttavia c'è di più: ''Nelle donne - conclude la neuropsichiatra statunitense - parlare attiva i centri del piacere, e stimola la produzione di ossitocina e dopamina. E' di certo la più forte reazione neurologica positiva dopo l'orgasmo''.

    (Adnkronos)


    http://it.news.yahoo.com/







    Edited by Reduan - 26/8/2006, 19:58
     
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