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silverback.
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Nei film di fantascienza gli uomini di domani, pur vivendo fra le stelle, hanno la nostra stessa struttura fisica, si muovono nelle navi spaziali con i piedi ben poggiati sul pavimento e la loro vita quotidiana non appare molto diversa da quella dei loro "avi", ovvero noi terrestri del ventunesimo secolo.
Ma l'uomo cosmico sarà proprio così?
Secondo il professor Gaetano Rotondo, esperto di medicina aerospaziale, i nostri nipotini non avranno vita facile tra le stelle: il loro fisico cambierà e dovranno imparare a svolgere le azioni quotidiane in assenza di gravità. Subendo quindi un adattamento talmente drastico che renderà difficile l'esistenza una volta tornati sulla Terra.
"Le missioni finora compiute", spiega Rotondo, "hanno dimostrato che nelle lunghe permanenze in orbita si verificano cambiamenti fisiologici e psicologici, che porteranno a una trasformazione fondamentale dell'uomo: una nuova subspecie dell'Homo sapiens sapiens, l'Homo sapiens cosmicus".
"Ovviamente", precisa Rotondo, "si tratta di modificazioni al momento solo ipotizzabili e basate realisticamente sui risultati delle missioni spaziali finora effettuate. Modificazioni che si attuerebbero comunque nei secoli, attraverso numerose generazioni e secondo le leggi naturali che hanno regolato, lentissimamente, l'evoluzione terrestre dell'uomo".
Il problema principale che l'uomo cosmico si troverà ad affrontare è la mancanza di gravità.
Questa forza, infatti, condiziona tutta la nostra esistenza: da essa dipendono lo sviluppo dei muscoli e apparati, il senso dell'equilibrio, la circolazione del sangue.
"La prima e più evidente modificazione", continua Rotondo, "si avrà nella distribuzione dei liquidi corporei. Circa due litri di sangue migreranno dalle gambe verso il torace e il volto. Quindi il viso sarà più arrotondato e le palpebre tenderanno a gonfiarsi, dando così un aspetto asiatico al volto. Gli occhi e le narici saranno arrossati e le vene facciali dilatate. Anche il collo, le braccia e le mani tenderanno ad aumentare di dimensione, mentre i muscoli delle gambe, non dovendo più vincere la gravità per muoversi, si ipotrofizzeranno, assumendo un po' l'aspetto di zampe di gallina. Il torace sarà più corto, perché il diaframma salirà, spostando quindi il cuore (che diventerà più piccolo), in una posizione orizzontale. L'addome sarà meno voluminoso, la schiena perderà le curve fisiologiche e aumenterà lo spazio tra le vertebre, facendoci guadagnare un paio di centimetri in altezza. Sparirà la sporgenza dei glutei e questo, unito all'atrofizzazione dei muscoli delle gambe, potrà provocare alle donne problemi psicologici di identità e adattamento, a causa della riduzione delle differenze fisiche con gli uomini. Ma potranno consolarsi (?)", rassicura l'esperto, "con la certezza che scompariranno le rughe: i tessuti saranno più turgidi; in particolare, i seni resteranno sempre alti e sodi, non si formeranno più le vene varicose".
L'assenza di gravità produrrà anche una decalcificazione delle ossa (la cosiddetta "osteoporosi spaziale"), ma la fragilità ossea verrà compensata dalla presumibile minor frequenza di fratture e lesioni traumatiche per cadute.
"Nell'arco di due-tre giorni", precisa Rotondo, "il corpo si adatterà alla nuova situazione cercando di espellere più liquido possibile attraverso le urine. Ci sarà dunque una modificazione della funzione dell'ormone ipofisario che regola la diuresi e, per quanto riguarda la composizione del sangue, si ridurrà la massa di globuli rossi e di emoglobina, dando origine alla cosiddetta anemia spaziale. Un'altra malattia, sempre legata all'eliminazione dei liquidi corporei e del calcio, tenderà ad aumentare nell'uomo cosmico: i calcoli renali. Si verificheranno più tumori della pelle (per la maggiore radiazione esistente nel cosmo) e le infezioni potrebbero essere più severe, perché in assenza di gravità i batteri sono più aggressivi e contemporaneamente il sistema immunitario si deprime".
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Riporto anche la sintesi di una intervista rilasciata a NEWTON (nel 1998) dal professor Donald Johanson, il paleontologo che ha scoperto Lucy, sempre riguardo al futuro dell'evoluzione umana.
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E se invece una parte dell'umanità si trasferisse in una stazione spaziale, come si evolverebbe rispetto alla popolazione terrestre?
"Ammettiamo, per esempio, che mille persone lascino la Terra per abitare nello spazio. Una "predizione" che si può facilmente fare è che dopo un periodo relativamente lungo di isolamento, diciamo 500.000 anni, questi individui o comunque buona parte di queste persone, tenderanno ad assomigliarsi moltissimo gli uni con gli altri. E' una conseguenza abbastanza logica del fatto che il gruppo genico di partenza è molto ristretto. Ma non è tutto. Si può azzardare anche un'altra ipotesi: dopo un periodo di permanenza così lungo nello spazio è possibile che i geni di un individuo abbiano subìto una serie tale di mutazioni, ricombinazioni e adattamenti all'ambiente da differire profondamente da quelli di una persona rimasta sulla Terra. In questo senso, si può dire che se questo gruppo di astronauti ritornasse sul nostro pianeta, a distanza naturalmente di 500.000 anni, non sarebbe forse più in grado di riprodursi sulla Terra".
Perché accadrebbe questo?
"C'è da tener presente che anche le persone rimaste sul pianeta sono andate incontro, a loro volta, a mutazioni genetiche. I 500.000 anni di isolamento sarebbero, in realtà, quasi un milione, dal punto di vista della diversità genetica".
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Terrestri e spaziali:
due nuovi tipi di umanità
Per vivere nel cosmo, il corpo umano dovrà adattarsi alla mancanza di gravità, con notevoli modifiche della funzionalità e dell'aspetto di organi e apparati. Ecco come potrebbe essere l'Homo sapiens cosmicus secondo il professor Gaetano Rotondo.
Faccia: arrotondata, di tipo asiatico
Occhi: palpebra gonfia e congiuntiva arrossata
Narici: congestionate
Fronte e volto: vene dilatate
Pelle: liscia e turgida su tutto il corpo
Cervello: più grande e con una maggiore irrorazione sanguigna
Collo: più lungo e più largo, vene giugulari dilatate
Torace: corto e largo, con un accentuato turgore dei seni, per le donne, anche in età avanzata
Cuore: più piccolo e orizzontale
Colonna vertebrale: rettilinea, aumenta lo spazio intervertebrale e scompaiono le curve, aumenta la statura di circa due centimetri
Braccia e mani: vene dilatate
Diaframma: sollevato
Addome: meno voluminoso; si riducono i fianchi e le masse glutee
Gambe: sottili, ipotrofia muscolare e minor irrorazione ematica
Apparato scheletrico: leggera decalcificazione
Sangue: diminuzione della massa dei globuli rossi
Edited by silverback - 15/1/2005, 15:33. -
Paolo S..
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Non sono un esperto in materia, ma certe tesi sono realmente suggestive e affascinanti.
Sai, silver, cos'e' che mi piacerebbe sapere prima di andarmene (un giorno ancora molto lontano, spero) per sempre da questa Terra? Che esistono gli alieni. E' un "qualcosa" che mi da' i brividi solo a pensarci.. -
silverback.
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Caro Paolo,
riguardo alla questione degli alieni, ti consiglio di leggere questo libro:
"Se l'Universo brulica di alieni...dove sono tutti quanti?"
"Cinquanta soluzioni al paradosso di Fermi e al problema della vita extraterrestre"
di Stephen Webb, fisico teorico.. -
silverback.
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CITAZIONE (silverback @ 17/1/2005, 13:48)Caro Paolo,
riguardo alla questione degli alieni, ti consiglio di leggere questo libro:
"Se l'Universo brulica di alieni...dove sono tutti quanti?"
"Cinquanta soluzioni al paradosso di Fermi e al problema della vita extraterrestre"
di Stephen Webb, fisico teorico.
Sul mensile LE SCIENZE, di questo mese, alla pagina 25 è stato pubblicato un articolo intitolato:
"Extraterrestri: ma dove sono?".
Se l'universo brulica di alieni, dove sono tutti quanti?
Il famoso paradosso di Enrico Fermi ha trovato la soluzione.
Nel 1950 il fisico italiano mise in dubbio l'esistenza di vita
extraterrestre con un semplice ragionamento. Se la vita è
un fenomeno spontaneo, nell'universo dovrebbero essersi
evolute civiltà molto più avanzate della nostra, in grado di
esplorare altri pianeti. Perché non sono giunte fino a noi?
La risposta più convincente è stata suggerita da una
simulazione, pubblicata sull'International Journal of
Astrobiology da Rasmus Bjoerk, del Niels Bohr Institute
di Copenaghen. Otto sonde che viaggiano a un decimo della
velocità della luce, e che sono in grado di inviare a loro volta
otto sub-sonde, impiegherebbero oltre 100.000 anni per
esplorare una regione della Via Lattea (la nostra galassia)
contenente 40.000 stelle. La parte abitabile della Via Lattea
ha 260.000 regioni simili, e per esplorarne 10.000, cioè meno
del quattro per cento, occorrerebbero quasi dieci miliardi di
anni, cioè più di due terzi dell'età dell'universo. "Non siamo
stati contattati da civiltà extraterrestri perché queste non
hanno avuto il tempo di trovarci", è la conclusione di Bjoerk.
Si può obiettare che 64 sonde siano poche. Ma si tratta di mezzi
dalle prestazioni eccezionali, dunque costosissimi. E in ogni
caso, se anche gli alieni potessero costruire 200 sonde, per
esplorare tutta la nostra galassia impiegherebbero oltre dieci
miliardi di anni. E' più sensato sperare in un contatto radio.
Daniele Fanelli. -
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Secondo me gli alieni siamo noi, o almeno ce li abbiamo nella testa.
Aveva ragione il buon vecchio Marx quando parlava di alienazione dell'Uomo moderno.... -
Pazzol.
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Ringrazio lo scienziatissimo che ci ha dato una descrizione dettagliata del futuro uomo dello spazio... soprattutto mi ha colpito che ha omesso gli organi genitali... dev'essere uno scienziato catto moralista...
.poi mi chiedo... se l'uomo si è evoluto dalla scimmia non potrebbe trasformarsi che ne sò.. in un maiale... in un cicccipiccitrop?
no eh?
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.CITAZIONE (Pazzol @ 9/3/2007, 15:18)Ringrazio lo scienziatissimo che ci ha dato una descrizione dettagliata del futuro uomo dello spazio... soprattutto mi ha colpito che ha omesso gli organi genitali... dev'essere uno scienziato catto moralista...
.poi mi chiedo... se l'uomo si è evoluto dalla scimmia non potrebbe trasformarsi che ne sò.. in un maiale... in un cicccipiccitrop?
no eh?
La chiarezza è il tuo forte vero?. -
silverback.
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CITAZIONE (Pazzol @ 9/3/2007, 15:18)Ringrazio lo scienziatissimo che ci ha dato una descrizione dettagliata del futuro uomo dello spazio... soprattutto mi ha colpito che ha omesso gli organi genitali... dev'essere uno scienziato catto moralista...
.poi mi chiedo... se l'uomo si è evoluto dalla scimmia non potrebbe trasformarsi che ne sò.. in un maiale... in un cicccipiccitrop?
no eh?
Lascia perdere.... -
silverback.
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http://www.repubblica.it/2006/08/sezioni/s...qua-spazio.html .