"CULTURA DI SINISTRA" E QUESTIONE MASCHILE

Un possibile connubio?

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  1. Ganesha
     
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    Per Larocque

    Carissimo Larocque, nei prossimi giorni potrò intervenire sul Forum solo saltuariamente (o forse dovrò addirittura far cessare per un po’ i miei interventi); conseguentemente vedo di fornirti i riferimenti promessi.
    A mio modesto avviso il lavoro che si dovrebbe compiere per iniziare ad incrinare il connubio fra sinistra e femminismo dovrebbe essere incentrato su queste tre questioni:

    1. QUESTIONE CULTURALE: Bisognerebbe far notare in maniera intelligente come il femminismo non abbia nulla a che fare con gli ideali della sinistra, ma anzi ne sia la perfetta negazione. In uno dei due interessanti studi del socialista E. Belfort Bax che troverai nei links che ti ho segnalato sotto, questo intelligentissimo autore faceva notare, già all’inizio del ‘900, come certi “privilegi” concessi alla donna avessero un senso in passato, data la diversità dell’organizzazione sociale, ma in una società come la nostra, in cui le cose sono del tutto cambiate, mantenere questi “privilegi” sarebbe una vera e propria sperequazione e un vero e proprio sopruso nei confronti degli uomini, che un vero socialista, avendo a cuore l’eguaglianza fra gli esseri umani, non può e non deve tollerare in alcun modo.

    2. QUESTIONE MORALE: Un uomo di sinistra non può tollerare in alcun modo che una classe di cittadini dello Stato sia privilegiata rispetto ad un’altra (bisognerebbe far notare tutti quegli aspetti della vita sociale in cui le donne sono privilegiate rispetto agli uomini: ad esempio il fatto che le donne, almeno sinora, potessero scegliere liberamente di svolgere la professione militare, mentre il servizio militare era un obbligo per gli uomini, un obbligo che, almeno fino ad ora, ha sottratto loro un anno che invece le donne hanno potuto utilizzare liberamente per inserirsi professionalmente nel mondo del lavoro; il fatto che le donne possano andare in pensione cinque anni prima degli uomini; il fatto che le donne godano di prestiti agevolati; il fatto che, in caso di divorzio o separazione, le donne siano favorite nell’affidamento dei figli e del tetto familiare; etc. etc.). Gli argomenti in tal senso non mancano (a proposito della disparità fra uomo e donna nell’attuale società molto materiale si può trovare nel sito di Marco Faraci: PARI DIRITTI PER GLI UOMINI).

    3. QUESTIONE POLITICA: Il legame fra sinistra e radicalismo femminista sottrae alla sinistra moltissimi voti da parte di quell’elettorato di centro a cui interessano le proposte della sinistra, ma che non votano a sinistra perché temono che il Paese, in caso di governo della sinistra, cada in mano di “esaltate” come Livia Turco o altra gente simile…

    Ovviamente queste sono solo mie modestissime proposte; la mia prospettiva, come i miei interventi su questo Forum hanno già abbondantemente mostrato, è radicalmente diversa.
    Tuttavia qui dentro siamo dei “confederati” e di conseguenza ho ritenuto doveroso fornirti alcuni suggerimenti di strategia che spero possano tornarti utili.
    Gli studi del socialista E. Belfort Bax si trovano nel sito di lingua inglese http://MEN'S TRIBUNEai seguenti links:

    THE LEGAL SUBJECTION OF MEN

    THE FRAUD OF FEMINISM

    Qui sotto riporto poi, per quei pochi che non dovessero ancora conoscerlo, l’interessante studio di Armando Ermini sui rapporti fra sinistra, femminismo e “questione maschile”.
    Un saluto, Ganesha

    ____________________

    Armando Ermini
    Muovendo da Sinistra
    La mia è la storia di un uomo che viene da Sinistra, come tanti della mia generazione. Nel fatidico ‘68 avevo vent’anni e, di educazione cattolica con un forte impulso alla giustizia sociale, quello sbocco era quasi fatale.
    Per me, studente di estrazione piccolo borghese, gli operai ed i proletari erano miti. Come si diceva allora, la contraddizione principale era quella fra capitale e lavoro ed alla classe operaia era affidata l’emancipazione dell’umanità dalla schiavitù del capitale. Una classe operaia fatta di uomini duri e decisi, fieri della loro cultura, diversa e separata da quella della borghesia. Per me erano come dei cavalieri antichi ed era scontato che fossero gli operai maschi alla testa della lotta rivoluzionaria.
    La contraddizione fra i sessi rimaneva del tutto sullo sfondo, subordinata a quella principale. Personalmente non la vedevo certo come fatto politico, se non per un generico diritto femminile al lavoro e per la necessità che le donne, notoriamente schierate in maggioranza con la DC, superassero questa tradizionale subordinazione alla Chiesa.
    Il primo “disagio”, lo ricordo per i più giovani, venne allorquando, nei primi anni Settanta, Lotta Continua, la formazione di estrema sinistra più presente e influente fra i giovani, si sciolse durante un drammatico congresso con la parola d’ordine “il personale è politico”, con ciò intendendo che le contraddizioni dei rapporti interpersonali si intersecavano con quelle politiche. Ovviamente la più eclatante fra queste contraddizioni era quella fra maschi oppressori e femmine oppresse, contraddizione che in breve tempo soppiantò, o meglio subordinò a sé, quella fra borghesia e proletariato.
    Nell’immaginario collettivo della Sinistra, prima quella extraparlamentare e poi anche quella tradizionale dell’allora PCI, piano piano si ribaltò la prospettiva. Mentre prima le donne avrebbero trovato la loro emancipazione nel socialismo, ora il socialismo avrebbe potuto trovare la sua vittoria se e quando le donne avessero conquistato “l’emancipazione e l’uguaglianza.”

    Sotto la spinta di un femminismo sempre più ideologizzante, nella Sinistra tutta, tematiche e valori fino ad allora vincenti cominciarono ad essere letti in chiave diversa ed anche criticati, mentre iniziarono ad essere esaltati i punti di vista ed i valori femminili. In breve, l’identificazione fra capitalismo e patriarcato divenne un punto fermo della teoria politica di Sinistra e per la proprietà transitiva si finì per attribuire al patriarcato, e quindi al sesso maschile, tutti i mali del capitalismo: lo sfruttamento, la guerra, l’insensibilità ai diritti umani. Per esempio, la Sinistra, che non era mai stata pacifista se non strumentalmente in funzione antiamericana, e che invece rivendicava la lotta armata e l’uso della violenza come legittimi strumenti di lotta politica (la violenza come levatrice della storia, scriveva Marx), si trasformò in teorizzatrice di un pacifismo di principio, facendolo emergere come valore femminile in contrasto col machismo guerresco (è solo da poco che una parte importante della Sinistra si è riconvertita all’uso della forza; questa volta in senso legalista e purché proveniente dagli stati “democratici “...).
    Per anni, sebbene vivessi la contraddizione anche nella mia vita personale, non ho voluto vedere che ormai l’alternativa era secca: pentirsi di essere maschi, essere disposti a continui mea culpa di fronte alle accuse femminili, fare propri i loro punti di vista, oppure prendere atto della realtà.
    Quando l’ho capito non ho però avuto dubbi, anche perché mi ha sempre ripugnato l’ipocrisia di quegli uomini che dall’alto dei loro scranni di potere, sparano a zero su tutto ciò che è maschile, esaltano le donne come salvatrici del mondo ma si guardano bene dal compiere l’unico atto di coerenza possibile per loro: dimettersi.
    Non è stato semplice, perché si è trattato di rivisitare più di tre decenni di vita, ma la provenienza da Sinistra, col suo carico di rifiuto dei meccanismi di questa società, ha avuto, almeno per me, anche un vantaggio.
    Quello di farmi percepire con chiarezza che ciò che era accaduto a “Sinistra” era nient’altro che lo sviluppo logico, fino alle sue conseguenze naturali, di elementi già pienamente presenti nel tessuto della società industriale, così come, d’altra parte, negli scritti teorici dei padri della Sinistra, il socialismo consistendo nella piena attuazione, seppure necessitante di rottura a livello sociologico/economico, delle premesse filosofiche poste dalla borghesia capitalistica.
    Insomma il mio rifiuto della “Sinistra” non ha significato riflusso verso la “Destra”, così come entrambe queste categorie sono comunemente percepite, ma rifiuto radicale di un modo di concepire il mondo che le accomuna entrambe, al di là di schermaglie assai poco significative e profonde. Basti pensare, sui rapporti maschile/femminile, a quello che avviene negli USA, pesce pilota dell’Occidente, o più modestamente e provincialmente, alle posizioni delle Destre nostrane. Non a caso il “branco rosa” è trasversale, non a caso ne sono elementi di punta la Mussolini e la moglie di Ferrara, formatasi alla scuola del femminismo statunitense.
    Il mio rifiuto implica dunque un’estraneità a questa società ancora più radicale di prima ed una ricerca che vuole riannodare fili tagliati molto tempo addietro, anche se l’effetto di questi tagli si è percepito solo da poco. In questa ricerca, che prima ancora d'essere intellettuale è interiore e riguarda il mio posto nel mondo e nelle relazioni cogli altri, mi sento profondamente coerente con me stesso.
    E dunque combattiamola questa guerra non da noi intrapresa, ma ormai improcrastinabile. Combattiamola con tutte le armi, come fa l’avversario, ma tenendo sempre presente che nostro scopo non è l’annichilimento del genere femminile, ma il riconoscimento delle reciproche diversità e funzioni, su cui fondare rapporti nei quali entrambi i sessi possano riconoscersi.
    E se in questa guerra ci saranno, vivaddio, vittime metaforiche (l’onnipotenza femminile, l’ideologia del disprezzo per il maschile etc.), saranno per prime le donne vere a ringraziarci e a collaborare.
    Ad una condizione però: che noi maschi riusciamo ad esprimere quella parte migliore di noi che, diciamocelo, abbiamo spesso nascosto a noi stessi.

    Edited by Ganesha - 12/10/2004, 13:52
     
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  2. tyrtix
     
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    Ganesha ovviamente riporta, come sempre, fatti e non parole. Mi dispiace non avere la costanza per leggermi tutti i suoi lunghi interventi, pk sono fonte di ottime idee, tuttavia mi basta una frase da aggiungere a questo discorso: non è la sinistra ad avere a che far col femminismo, nè il contrario.
    Poichè il femminismo mira esclusivamente AL POTERE, specie come visione individuale del soggetto attivo, si può ben capire che questo obbiettivo DEVE essere raggiunto in qualsiasi modo,e come dice il buon Rino, per il F. il fine giustifica pienamente i mezzi, perfino mettere insieme più ideologie politiche contrapposte per ottenere il risultato finale.
    Infatti il F. più puro come termine politico, ambisce alla TOTALE UGUAGLIANZA, il che, come sappiamo bene, è impossibile data la differenza genetica fra i due generi. Ecco che il movimento F. si fa portatore, tramite ideologie false che strappano il buono che c'è da ogni linea di pensiero, per farle proprie con ragionamenti assurdi e contorti, della verità assoluta, anche se questa verità diventa paragonabile, in ultima analisi, solo ad un'utopia: quella appunto, dell'uguaglianza anche fra i generi.
     
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  3. larocque
     
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    ti ringrazio per ciò che mi segnali, ne farò buon uso.
    Grazie ancora
    LaRocque
     
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  4. Ganesha
     
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    Per Tyrtix

    CITAZIONE

    TYRTIX
    Ganesha ovviamente riporta, come sempre, fatti e non parole. Mi dispiace non avere la costanza per leggermi tutti i suoi lunghi interventi, perché sono fonte di ottime idee, tuttavia mi basta una frase da aggiungere a questo discorso: non è la sinistra ad avere a che fare col femminismo, né il contrario. Poiché il femminismo mira esclusivamente AL POTERE, specie come visione individuale del soggetto attivo, si può ben capire che questo obbiettivo DEVE essere raggiunto in qualsiasi modo e, come dice il buon Rino, per il Femminismo il fine giustifica pienamente i mezzi, perfino quando ciò significa mettere insieme più ideologie politiche contrapposte per ottenere il risultato finale voluto. Infatti il Femminismo più “puro”, come termine politico, ambisce alla TOTALE UGUAGLIANZA, la qual cosa, come sappiamo bene, è impossibile data la differenza genetica inderogabile fra i due generi. Ecco che il movimento femminista si fa portatore, tramite ideologie false che strappano il buono che c'è da ogni linea di pensiero, per farle proprie con ragionamenti assurdi e contorti, della verità assoluta, anche se questa verità diventa paragonabile, in ultima analisi, solo ad un'utopia: quella appunto, dell'uguaglianza anche fra i generi.


    Carissimo Tyrtix, veramente un ottimo intervento il tuo.
    Condivido pienamente tutto ciò che hai detto.
    Un saluto
    Ganesha

     
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  5. Ganesha
     
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    Per LaRocque

    CITAZIONE
    LAROCQUE
    Ti ringrazio per ciò che mi segnali, ne farò buon uso. Grazie ancora


    Carissimo Larocque, come direbbero gli Arabi - con tutto il loro plurimillenario repertorio di cortesia e di adab (= educazione, buon carattere, etc.) -: “LA SHUKRAN ALA WAJI", vale a dire: "Non c'è bisogno di ringraziare, è un piacere e un dovere da parte mia esserti d'aiuto".
    Tanto per ritornare ad un discorso che avevamo lasciato in sospeso, ti rendo noto che uno dei doveri della misericordia spirituale che chiunque si decida ad intraprendere un cammino spirituale deve compiere è quello di essere solidale con chi ha bisogno e di aiutare il prossimo con i carismi che il Signore dei mondi (Rabbi-l-'alamin) ci ha donato (nel mio caso con l'intelligenza).
    Come vedi dunque, non bisogna giudicare prima di conoscere realmente con chi si ha a che fare (detto questo, ti chiedo: "Ritieni ancora che la mia prospettiva proceda dalla stessa fonte da cui è venuta fuori la follia nazista?"...).
    Mi dispiace, ma credo che sia necessario che tu smentisca pubblicamente - in questo Forum - questo tuo assunto, perché esso è grave ed io non posso proprio accettarlo o farlo passare sotto silenzio.
    Con stima
    Ganesha


    Edited by Ganesha - 13/10/2004, 11:26
     
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  6. larocque
     
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    Non volevo accomunare il tuo cammino spirituale con il nazismo. Volevo solo porre la questione che anche il nazismo ha le sue basi spirituali, chiedendoti implicitamente quali differenze sussistono tra i due approcci spirituali non avendo i mezzi culturali per rispondermi da solo.
    Ad ogni modo se per mia mancanza oratoria le mie affermazioni hanno dato adito ad un'interpretazione tale da accomunare in qualche modo te o il tuo cammino spirituale alle nefandezze del nazismo, chiedo venia e naturalmente smentisco.
     
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  7. Ganesha
     
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    Molto bene Larocque,
    l'equivoco è rientrato.
    Scusami se ti ho chiesto una smentita ufficiale, ma era necessario.
    Tu sei stato infatti l'unico in questo Forum ad accusarci (o perlomeno ad avanzare il sospetto) di "connivenza" col Nazismo ed io non potevo lasciare assolutamente che tale questione restasse sospesa, come un macigno, nei nostri rapporti, che invece, dopo quel banale equivoco iniziale, stanno procedendo nel migliore dei modi.
    Quanto a ciò che noi pensiamo del Nazismo (o del Fascismo), chiariamo che noi non abbiamo nulla a che fare con coloro che scioccamente ed erroneamente, in Italia o all'estero, hanno mischiato la spiritualità, l'esoterismo o la scienza sacra con cose assolutamente profane.
    Per noi il Nazismo ed il Fascismo sono dei movimenti moderni, e fra i più deleteri che la modernità abbia prodotto.
    Per noi il Nazismo e il Fascismo non hanno nessuna "base" né nessun "approccio" spirituale.
    Come la storia ha ampiamente mostrato, nel Nazismo e nel Fascismo non c'era nessuna spiritualità, ma in tali movimenti hanno avuto modo di scatenarsi i più deleteri psichismi e la più infernale bestialità umana.
    Che poi in passato ci siano stati dei nazisti e dei fascisti che abbiano potuto equivocare sulla reale natura del Nazismo e del Fascismo, che abbiano potuto vedere in essi dei "movimenti di rinascita spirituale" e che dunque siano stati nazisti o fascisti solo per errore o per abbaglio, ciò è pure possibile: noi non mettiamo in discussione la buona fede di questi uomini, ma, nonostante la loro buona fede, il Nazismo e il Fascismo furono dei movimenti ideologici che hanno procurato disastri inenarrabili al già martoriato mondo occidentale moderno e che dunque, nel loro complesso, devono essere etichettati come un'ulteriore manifestazione di quella follia umana che si manifesta allorché l'uomo perde il contatto col divino e colla ragione.
    Con ciò chiudo definitivamente l'argomento, spero per non riprenderlo più.
    Ancora grazie per il tuo messaggio chiarificatorio.
    Ganesha
     
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  8. Barnart
     
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    CITAZIONE (Ganesha @ 13/10/2004, 13:34)
    Molto bene Larocque,
    l'equivoco è rientrato.

    Ok.

    Questo è un comportamento da uomini.

    Grazie a Larocque e Ganesha.

    Qui siete importanti.

    Rino
     
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7 replies since 12/10/2004, 12:45   312 views
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