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Dati e Statistiche sul tema della QM

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    Lupus in fabula

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    Propongo un nuovo thread specifico per la raccolta di dati e statistiche
    riguardanti il tema della QM.
    Ho notato che in questi ultimi anni più o meno regolarmente vengono pubblicati tali dati, e nel complesso risultano costituire una mole notevole di informazioni. Purtroppo passato qualche tempo ci si dimentica di quanto ci potevano comunicare, il risultato è una quantità di dati preziosi che va perduta, ( e che tra l'altro potrà stupire una parte dei lettori/lettrici... ) e ci si ritrova spesso a parlare di determinati argomenti senza una minima "conoscenza di causa."

    -Propongo quindi agli utenti che ne abbiano voglia, di collaborare, riportando in questo thread le notizie statistiche (interessanti) di cui sopra.

    -E' assolutamente necessario, al fine di verificare minimamente l'attendibilità dei dati, citare sia la data che la fonte delle notizie che, peraltro, potranno provenire da giornali, agenzie, libri o quant'altro.

    Saranno cancellati i post che non riportino la data e la fonte dei dati pubblicati; i commenti non necessari andranno evitati, essi potranno quindi essere cancellati o spostati in eventuale altro thread apposito

    Postate a questo link i vostri eventuali commenti.

    Vi ringrazio per la collaborazione...
    smile.gif

    Edited by Reduan - 16/1/2006, 16:29
     
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    Lupus in fabula

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    Inizio col riportare una serie di statistiche putroppo un pò datate, che tuttavia mi sembrano troppo interessanti per non essere ricordate.
    Inoltre nutro più di un dubbio sul fatto che la situazione possa essere radicalmente canbiata, nel frattempo... shifty.gif

    La fonte è il libro " IL MITO DEL POTERE MASCHILE " di Warren Farrell.



    DATI STATISTICI U.S.A.

    Vita media.........m...........f..............differenza


    1920...............53,6.........54,6........ +1

    1990................72..........78,6.........+6,8

    (Monthly Vital Statistics Report vol. 38 n. 5suppl.)



    (U.S. BUREAU OF HEALTH AND HUMAN SERVICE - DATI 1992 )

    -Persone soggette a violenza-

    Vittime di omicidi 1991

    Maschi
    13.632 (74,6%)
    femmine
    6.611 (25,4%)

    (dati U.S. Department of Justice- Crime in the United States)

    Il rischio di subire violenze gravi (compresi gli stupri, esclusi gli omicidi) è per i maschi di 1,7 volte maggiore che per le femmine – (U.S. Dep. Just. Buraeuof Justice Statistics- anno 1987)

    Numero di crimini (omicidi, rapine, aggressioni aggravate, esclusi gli stupri) nel 1990: 1.757.572
    Stupri nel 1990: 102.555 pari all’incirca al 6% (U.S. dep. of Justice. Crime in U.S.)

    Tassi di crescita dei crimini 81/90
    Violenze + 36%
    Stupri - 33% (Secondo i dati di denunce alla polizia, mentre è confermata la crescita del 36% per le violenze, gli stupri sono anch’essi cresciuti del 9%. Va considerato però che si è ampliato il concetto di stupro, fino a includere il fatto di ignorare un “no” verbale) Dati U.S. Bureau of Justice.

    Tra gli ultrasessantacinquenni 2,7 donne su 1000 e 6,2 uomini sono vittime di violenze.
    (U:S Bureau of justice Statistics, in National Crime Survey, dic. ’90 – dati 1988)

    Secondo uno studio del National Family Violence Survey condotto su un campione di famiglie scelte a caso: “Le mogli riferiscono che più facilmente erano loro a colpire il marito e non il contrario” (in Journal of marriage and the family- 1986).



    Abusi sessuali contro i bambini-
    Ogni 1,7 bambine abusate, esiste 1 bambino abusato. La violenza contro le bambine è perpetrata in genere da uomini, quella contro i bambini da donne (Katheleen Doheny, “Sexual Abuse: When men are the victim”. Los Angeles Time. Gen. 1989)

    Warren Farrell, " IL MITO DEL POTERE MASCHILE "

    Le ore di lavoro
    Ore di lavoro settimanali, in casa e fuori, compresi tragitti, ore dedicate a all’accudimento dei figli, pulizie casa, lavori domestici e lavori di piccole riparazioni domestiche.


    Ore lavoro settimanali

    Maschi.......61

    Femmine....56
    (studio dell’Università del Michigan, pubblicato dal Journal of Economic Literature- 1991)



    -Le professioni pericolose-

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Maschi °°°°°°°°°°°°° femmine

    Pompieri...........................99%.............................1%

    Taglialegna.......................98%.............................2%

    Camionisti.........................98%.............................2%

    Operai edili........................98%.............................2%

    Minatori..............................97%.............................3%

    Segretari............................1%..............................99%

    Receptionist........................3%.............................97%

    (USBLS, Employment and Earnings: January 1991)

    Dalla stessa fonte apprendiamo che il 94% degli incidenti mortali sul lavoro colpisce i maschi, su un totale di circa 7000 vittime. Apprendiamo inoltre che 24 delle 25 professioni pericolose sono appannaggio maschile.
    [...]
    Questo spiega anche la differenza di reddito lordo fra maschi e femmine, nel senso che le professioni pericolose sono anche meglio pagate, per una semplicissima legge di mercato.


    Warren Farrell, " IL MITO DEL POTERE MASCHILE "

    Edited by Reduan - 16/11/2005, 23:59
     
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    Ci sono più donne o più uomini ?

    Fonte ISTAT:
    ROMA - In Italia piu' donne che uomini? Rimane vero, ma dopo i 40 anni di eta'. Infatti, il Censimento del 2001 dell'Istat ha registrato per la prima volta il sorpasso dei maschi sulle femmine nella fascia di eta' compresa fra i 35 e i 39 anni. I dati si riferiscono alla popolazione presente in Italia, comprensiva quindi della popolazione residente alla quale vanno aggiunte le presenze occasionali (turisti, lavoratori stranieri occasionali ecc ...): confermano, pero', la stessa tendenza gia' registrata nella popolazione residente.

    Il totale delle femmine presenti in Italia e' di 29.492.809, e supera di ben 1.875.474 unita' la popolazione maschile (27.617.335): ma questa prevalenza si realizza, appunto, solo dopo i 40 anni.

    Il dato assoluto rispetta quindi la ''tradizione'' sulla prevalenza numerica del sesso un tempo debole. Lo stesso dato, visto piu' da vicino, presenta alcune particolarita'. Considerando infatti le classi di eta', il censimento del 2001 rivela che fino ai 39 anni c'e' una prevalenza piu' o meno netta di popolazione maschile, poi dalla classe di eta' compresa fra 40 e 44 si inverte il rapporto e la forbice si allarga mano a mano che sale l'eta' anagrafica. Fino ad arrivare alla prevalenza schiacciante della presenza femminile nelle ultime fasce:
    * FASCE D'ETA'.......... MASCHI.......... FEMMINE .......... TOTALE
    - Meno di 5........... 1.336.379.......... 1.266.462.......... 2.602.841
    - Da 5 a 9............. 1.367.791.......... 1.296.369.......... 2.664.160
    - Da 10 a 14.......... 1.434.302.......... 1.358.678.......... 2.792.980
    - Da 15 a 19.......... 1.515.101.......... 1.442.148.......... 2.957.249
    - Da 20 a 24.......... 1.711.612.......... 1.674.753.......... 3.386.365
    - Da 25 a 29.......... 2.105.907.......... 2.085.618.......... 4.191.525
    - Da 30 a 34.......... 2.268.054.......... 2.249.753.......... 4.517.807
    - Da 35 a 39.......... 2.315.575.......... 2.311.390.......... 4.626.965
    - Da 40 a 44.......... 2.031.450.......... 2.048.859.......... 4.080.309

    - Da 90 a 94.......... 89.923.......... 246.509.......... 336.432
    - Da 95 a 99.......... 13.787.......... 50.620.......... 64.407
    - 100 e piu'............ 1.103............ 5.328............ 6.431

    28/07/2004 13:57

     
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    Lupus in fabula

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    (ANSA) - ROMA, 27 SET 2004- In Italia una famiglia e' composta in media da tre persone (in realtà 2,6 , secondo l'ISTAT. NDR) e l'eta' media di una donna che partorisce il primo figlio e' 30 anni (nella terminologia medica viene chiamata "primipara attempata" NDR ).

    Inoltre, su mille coppie, il 41,5% ha figli. Lo afferma la ricerca 'Famiglia: risorsa del terzo millennio', condotta dalla Caritas di Roma in collaborazione con diverse onlus di altri paesi. La ricerca evidenzia una tendenza verso le famiglie composte da una persona (i single) o da due persone (marito e moglie senza figli, ma anche genitore e un figlio).



    ANSA- 05/12/2004 19:00

    IN CRISI L'AMORE ETERNO, 7 COPPIE SU 10 NON CI CREDONO PIU'

    ROMA - L'amore eterno? Non esiste piu'. Sette coppie su dieci non ci credono affatto, pensano al rapporto a due come a qualcosa di temporaneo e guardano al futuro con preoccupazione. Tra difficolta' sessuali, la paura per il futuro, la differenza d'eta' e l'incapacita' di resistere alle tentazioni, oggi appena una coppia su due riesce a dire 'e' per sempre' e per il 44% fare un figlio diventa una prospettiva decisamente remota.
    E' quanto emerge da uno studio di Riza Psicosomatica (in edicola in questi giorni), realizzato su 865 coppie tra i 18 e i 65 anni, secondo il quale la quotidianita' della vita in comune mette in crisi la stragrande maggioranza degli italiani.
    Il fatto e' che la vita insieme mette a nudo tutti gli aspetti della personalita', facendo emergere anche i lati piu' fragili del carattere. E infatti il partner per quasi un terzo degli italiani (29%) e' la persona con la quale ci si sente meno sicuri; piu' che di fronte ai genitori (14%), ai colleghi (12%) o al capoufficio (8%). E, infatti, in sei casi su dieci all'origine dell'insicurezza c'e' proprio il rapporto a due: il 24% sostiene che prima di vivere un rapporto di coppia stabile si sentiva molto piu' sicuro di se stesso, uno su cinque (18%) ammette che piu' passa il tempo e meno si sente sicuro del proprio rapporto e il 16% ha sempre la tentazione di fuggire.

    Insomma, il mito dell'amore eterno sembra essere messo seriamente in crisi. Solo il 12% degli intervistati dice che, imparando a conoscersi meglio, il rapporto con il partner cresce di giorno in giorno, mentre una coppia su cinque (21%) sostiene che il rapporto di coppia serve piu' che altro per aiutarsi a vicenda. Ma quale e' la classifica delle cose che rendono piu' insicuro il futuro della coppia? Al primo posto si piazzano le difficolta' sessuali (24%), seguite dalla possibilita' che uno dei due possa conoscere gente nuova (21%). Anche se oggi non e' piu' tanto la gelosia a minare il rapporto di coppia, ma la paura del confronto
    (...da complementari che erano, i due generi sono diventati "competitors" ? NDR).

    Insomma, se un tempo era scontato che un rapporto di coppia dovesse durare per tutta la vita, oggi questa certezza, dati alla mano, e' crollata: per oltre una coppia su due e' assolutamente impossibile riuscire ancora a dire 'e' per sempre'(54%).
    Sempre piu' insicuri dei sentimenti di chi ci sta vicino (26%), e persino della sincerita' dei propri (32%), ci si chiede quanto si puo' essere sicuri della fedelta' del partner (22%), finendo col generare un circolo vizioso. Che rende assolutamente impossibile pensare 'in grande' al futuro o ai progetti importanti, primo tra tutti quello di fare un figlio, che per il 44% delle coppie diventa una prospettiva decisamente remota.


    Edited by Reduan - 21/11/2005, 13:41
     
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    Separazioni e divorzi

    Per quanto attiene all’Italia il calcolo (di separazioni e divorzi NDR) è complesso in quanto vige qui un processo in due fasi che prevede la separazione legale della durata minima di tre anni prima del divorzio cui poi devono sommarsi le separazioni di fatto che sono in numero superiore a quelle legali. Nel complesso il numero delle coppie che si spezzano si avvicina al quaranta per cento dei nuovi matrimoni, tenendo presente però che nel Nord il tasso è circa il doppio che nel Sud. Promotrici delle separazioni sono in Italia le donne in circa i due terzi dei casi.
    [...]
    Separazioni e divorzi ammontano complessivamente a 110.000 l’anno, contro 270.000 matrimoni ca. e ne rappresentano dunque il 40%. ca. Il Nord ha un tasso che è quasi doppio del Sud e si avvicina al 50%. In cifre assolute 109.542 separazioni e divorzi per 276.960 matrimoni con una crescita media annua del 5,4% (1995-2000).
    Dati Istat 2000

    [Questa Metà Della Terra (QMDT) di Rino D.V. Barnart ]



    Dati al 2002

    user posted image



    L'ultima indagine conoscitiva del'ISTAT, resa pubblica il 2 luglio 2004, evidenzia un progressivo aumento delle separazioni e dei divorzi nel nostro paese.
    I dati, acquisiti presso le cancellerie dei 165 tribunali civili, si riferiscono al periodo 1995-2002 e comprendono anche informazioni relative alle caratteristiche socio-demografiche dei soggetti interessati, al ricorso all'assistenza legale, al numero di figli coinvolti e all'affidamento di quelli minori di 18 anni.
    Dall'indagine emerge in particolare che nell'anno 2002 le separazioni sono state 79.642 e i divorzi 41.835, con una variazione positiva pari rispettivamente al 4,9% e al 4,5% in confronto all'anno precedente, mentre rispetto all'anno 1995, la variazione positiva si assesta, rispettivamente, al 52,2% e al 54,7%.

    http://www.separazione-divorzio.com/art040...nto_divorzi.php




    In Italia ogni anno circa 60.000 bambini si aggiungono ai circa 1.200.000 figli minorenni che vengono separati da un genitore a seguito della crisi di coppia; anche se la legge non lo prevede, l'attuale prassi giudiziaria - ha consolidato l'affido dei figli ad un solo genitore (nell'oltre 90% dei casi alla madre, percentuale costante negli ultimi 10 anni, dati ISTAT, 2004 ).


     
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    La questione demografica

    …Si tratta di un argomento molto vasto, a mio avviso di una certa importanza e complessità (nonchè per certi aspetti anche poco "politicamente corretto" ) , per il quale proporre una semplice serie di dati sarebbe probabilmente inutile, senza almeno tentare di proporre al contempo gli "strumenti conoscitivi" per poterli interpretare.
    Ritengo sia necessario, quindi, spendere “qualche parola” in merito.
    L'argomento a mio avviso può essere considerato parzialmente OT oppure no, a seconda dei punti di vista, cosa che lascio ovviamente stabilire a chi legge ; la complessità del tema rende impossibile esaurirlo in poche righe, ma certamente non è il mio scopo (nè mia possibilità).
    Considero però l’argomento molto interessante. Mia intenzione è fornire un quadro dei fatti che, sebbene sintetico e molto schematico, sia il più possibile obiettivo, proponendo esclusivamente i fatti così come sono o almeno così come ci vengono riferiti dai vari autori (chissà se mi riuscirà...) e, al limite, proporre un punto di vista che -corretto o no che sia- comunque esiste.
    Lascio poi a chi volesse farlo, il compito di approfondire personalmente.
    -Preciso inoltre che la presente breve (e modesta) trattazione la si deve unicamente al sottoscritto che se ne assume la piena responsabilità e che comunque eventuali pareri soggettivi che possano trasparire (difficile essere obiettivi al 100%) non intendono qui rappresentare il punto di vista ufficiale dell'associazione Uomini3000 e non è comunque mia volontà affrontare le implicazioni politiche che tale argomento porta con sè; questo sarebbe peraltro decisamente off topic in questo contesto, e lascerei al libero pensiero di ognuno eventuali considerazioni in tal senso.


    La demografia è lo studio dei fenomeni relativi alle popolazioni umane, principalmente dal punto di vista quantitativo, della struttura e dell'evoluzione nel tempo. Gli studi demografici possono riguardare, ad esempio, le caratteristiche della popolazione in base all'età, al sesso, alla professione ecc. i mutamenti dovuti alla natalità, alla fertilità, alla mortalità, ecc. il rapporto tra popolazione e processi sociali, economici, politici ecc.

    Gli studi demografici si svilupparono nel XIX secolo, difficile stabilire con esattezza a chi si devono i primi studi in merito, le prime osservazioni sistematiche sulla popolazione pare furono quelle condotte a Londra da John Graunt, che nel 1662 pubblicò Natural and political Observations made upon the Bills of Mortality (Osservazioni naturalistiche e politiche fatte sui bollettini dei decessi), tuttavia il padre della scienza demografica è quasi unanimamente considerato Thomas Robert Malthus, la cui dottrina aprì la strada ai primi studi sistematici di demografia.

    T. R. Malthus (Rookery, Surrey 1766 - Haileybury, Hertford 1834) visse negli anni a cavallo tra il 1700 e il 1800, pastore anglicano, fu per breve tempo vicario della parrocchia di Albury nel Surrey e quindi insegnò economia politica e storia moderna al College della Compagnia delle Indie Orientali a Haileybury.
    Fu politico ed economista, ma l'opera per cui è maggiormente ricordato e per cui è probabilmente giunto fino a noi è il suo "Saggio sul principio di popolazione" (1798).

    Quale fu il suo messaggio di fondo e su cui si dibatte ancora oggi ? Secondo Malthus, la popolazione tende a crescere in progressione geometrica, (1-2-4-8-16-32), mentre le risorse (alimentari, etc) necessarie per la sua sopravvivenza crescono in progressione aritmetica, (1-2-3-4-5-6), (1) e ogni incremento nella produzione di cibo rispetto alla crescita demografica tende comunque a stimolare un ulteriore aumento del tasso di crescita della popolazione stessa; perciò, quando la popolazione cresce eccessivamente rispetto alle risorse alimentari disponibili, (specie in una società poco tecnologicizzata) intervengono a "ridurla" determinati meccanismi naturali, (i c.d. “freni repressivi”), alcuni dei quali piuttosto spiacevoli (fame, guerre, epidemie).
    In “aiuto “ o in sostituzione di tali meccanismi, gli esseri umani dovrebbero poi mettere in atto determinate azioni preventive (i c.d. “freni preventivi” ).

    Le previsioni di Malthus si sono rivelate per certa parte inesatte in quanto, secondo queste, alcuni degli elementi che oggi permettono alla nostra civiltà di esistere così come la conosciamo sarebbero già dovuti scomparire, e la popolazione mondiale dovrebbe avere ora dimensioni ben maggiori e , anzi, avrebbe già dovuto crollare sotto il suo stesso peso. Secondo diversi studiosi anche molto autorevoli ( es. Stephen Hawking; Carlo Rubbia), però, il tutto sarebbe solo posticipato e il il nucleo centrale del pensiero malthusiano sarebbe sostanzialmente corretto.
    In aiuto degli esseri umani è intervenuta la scienza e la tecnologia, la cui evoluzione Malthus non poteva prevedere; tecnologia che però, come vedremo, si è dimostrata una medaglia a due...anzi, a più facce.



    Immaginiamo quindi un "micropianeta" in tutto simile alla terra ma di dimensioni molto ridotte; a partire dai classici Adamo ed Eva, la popolazione si accrescerebbe nel tempo a ritmi piuttosto elevati. Le risorse del pianeta però sono “finite” (nel senso di limitate: non sono infiniti carbone, legno, ferro, petrolio, acqua potabile, terreno fertile, etc.), così come non è infinita la capacità del pianeta di "rigenerarsi", e fornire sempre nuove risorse.
    Così, se la popolazione del nostro micropianeta dovesse arrivare ad esempio a 100 mila abitanti, si potrebbe forse osservare che le risorse sono ancora bastanti e il pianeta si rigenera ancora in maniera sufficiente.
    In altre parole esso sarebbe ancora in grado di fornire ai suoi abitanti tutto quanto serve per costruire abitazioni, fornire ossigeno e aria respirabile, acqua potabile e tutto quanto serve per sfamarsi, riscaldarsi, vestirsi, muoversi, etc, etc.
    Se la popolazione dovesse continuare ad aumentare, però, secondo Malhtus si arriverà al momento in cui tale "equilibrio" verrà meno e gli abitanti si troveranno in difficoltà appunto per mancanza di risorse.

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
    Venendo al pianeta terra, attualmente la popolazione ammonta a circa 6 miliardi di persone: secondo alcuni il pianeta è in grado di ospitare, prima di raggiungere il “punto di rottura”, 9-11 miliardi di individui, quota a cui l'incremento si fermerà naturalmente; tale traguardo verrà raggiunto entro il 2050.
    Secondo altri, invece, già adesso saremmo in troppi e 11 miliardi di individui significherebbe il collasso del pianeta.
    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

    …Ma, come si è visto, l'umanità è in grado di evolversi scientificamente e tecnologicamente, e questo consentirà agli abitanti del nostro micropianeta di inventare ed utilizzare nuovi materiali e nuove risorse e consentire così la sopravvivenza di un numero maggiore di abitanti.
    Il rovescio della medaglia è che la tecnologia necessaria a provvedere alle necessità di tutti produrrà inquinamento, deteriorando così il pianeta e limitando ulteriormente la sua capacità di rigenerarsi; (di questo si parla nei dibattiti sullo "sviluppo sostenibile" ).
    Inoltre la fiducia riposta nella tecnologia genererebbe fiducia nel futuro e spingerebbe la popolazione ad aumentare ulteriormente.
    Progresso scientifico, tecnologico e sociale, ancora, consentirebbero di ridurre i cd "meccanismi naturali" spiacevoli di cui parlava Malthus, ovvero, come il classico cane che si morde la coda, non più “freni repressivi” quali fame ed epidemie, e conseguente ulteriore crescita della popolazione.
    Cosa potranno fare, quindi, gli abitanti del nostro micropianeta ove si accorgessero che le risorse iniziano a scarseggiare? Il progresso scientifico, tecnologico e sociale tende come detto a scongiurare la fame, le epidemie, le guerre, eccetera, da M. indicati come fattori naturali di “contenimento numerico”. Eppure gli abitanti del pianetino, o meglio i suoi governanti, sempre secondo la dottrina malthusiana, dovrebbero assolutamente inventarsi qualcosa al fine di scongiurare la presunta catastrofe e ricorrere così ai cosiddetti “freni preventivi”.
    Malthus visse nel settecento e chiaramente non ebbe modo di fornire indicazioni precise per ogni situazione ancora a venire, una indicazione generica però la propose, e pensò ad una sorta di “condizionamento culturale” opportunamente studiato, che interagisse in qualche modo sulle naturali pulsioni che spingono i due generi l’uno verso l’altro.
    In qualche modo magari simile, poi, si sarebbe dovuta posticipare l’età media in cui gli abitanti si univano in matrimonio. Questo perché, notava, i figli si fanno prevalentemente all’interno di tale istituzione e se ci si sposa in età più avanzata, per questioni intuibili di tempo materiale e di “orologio biologico”, si sarebbero generati meno figli. (2)

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
    Attualmente la popolazione mondiale si aggira sui 6 miliardi di persone, (3)
    all’inizio del 1900 era di un miliardo e 600 milioni; nel secolo scorso, quindi, si è più che triplicata . E' in costante crescita, benchè in un recente "Rapporto sulla popolazione", l'Onu abbia lanciato una sorta di "cessato allarme demografico". Il dibattito è ad oggi tutt’altro che chiuso.
    (...per tentare di capire cosa significa non posso che invitare eventuali interessati a documentarsi personalmente: il discorso porterebbe troppo lontano).
    -Il Vecchio continente (l’Europa), va però precisato, ha caso mai il problema esattamente opposto, con un tasso di fertilità intorno a 1,5 e si stima che perderà un ulteriore 10 per cento della sua popolazione entro il 2050.
    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°



    Gli indici di natalità
    La scienza demografica utilizza alcuni indici, allo scopo di gestire e controllare agevolmente i propri studi e ricerche.
    Immaginiamo nuovamente il nostro micropianeta e una popolazione giunta a 100 mila unità.
    In linea teorica se ad es. ogni anno 2000 bambini nascono e 2000 anziani scompaiono, la popolazione si mantiene numericamente stabile.
    Se però il numero di nuovi nati e di quelli che scompaiono grosso modo non si equivale, la popolazione col tempo aumenterà oppure diminuirà.
    (...nella pratica bisogna però considerare un quantitativo di individui che scomparirà prematuramente (prima della terza età). Per cui il numero di nuovi nati dovrà essere leggermente superiore a 2000, per mantenere stabile la popolazione.
    -Il tasso di mortalità, come è noto, negli ultimi decenni ha registrato un leggero decremento, in quanto la durata media della vita ha registrato un leggero ma progressivo aumento. Tuttavia, da un punto di vista numerico assoluto e quindi dal lato dell'interesse statistico, è un dato relativamente ininfluente; non tale comunque da influire decisivamente sull'incremento della popolazione, e per un punto di vista "schematico-divulgativo" e non "accademico", (quale vuol fornire il presente documento) si può trascurare.

    Da un punto di vista prettamente tecnico si distingue tra tasso di natalità e tasso di fertilità. Entrambi però indicano in modo diverso circa la stessa cosa.
    Il tasso di natalità indica il numero di nuovi nati ogni mille abitanti, nel nostro esempio di cui sopra vi saranno 20 nuovi nati per ogni migliaio di abitanti, per cui il tasso di natalità sarà pari a 20. Si tratta però di un dato utilizzato quasi esclusivamente dagli addetti ai lavori.
    Come si calcola invece l'indice più funzionale e più utilizzato, ovvero il tasso di fertilità ?
    Il numero di donne, come abbiamo visto, in genere è all'incirca uguale a quello degli uomini; quindi quanti figli per donna saranno teoricamente necessari per mantenere il necessario ricambio generazionale ? La risposta è ovviamente 2.
    …Più una piccola percentuale necessaria a compensare le scomparse premature, chi non potrà avere figli, etc.
    Quindi 2,1 che è, ovviamente, una media. Tale numero è chiamato anche tasso di sostituzione o di mantenimento ed indica, come detto, il numero di figli per donna necessario a mantenere stabile la popolazione.
    Un tasso di fertilità che si avvicini a 1, ad esempio, significherebbe la tendenza alla estinzione di quella determinata popolazione, sebbene in tempi relativamente lunghi; così come un tasso di fertilità che si avvicini a 4 significherebbe un eccessivo incremento demografico, sempre secondo la dottrina malthusiana.

    (Nota: generalmente, nell'uso comune è invalsa l'abitudine di confondere i due termini di cui sopra (fertilità e natalità) per cui si tende a indicare con "natalità" quello che invece, tecnicamente, è il tasso di fertilità. La cosa genera confusione, ma non è così importante: se si parla di numeri tipo 20, 50, 70, non potrà che trattarsi del numero di nati per mille abitanti, se si parla di 1,3 - 3- 4, non potrà che essere il tasso di fertilità).


    Malthus oggi: I Neomalthusiani
    Il libro "Saggio sul principio di popolazione" fu pubblicato nel 1798, giunse fino alla sesta edizione e si concluse nel 1830 con “L’esame sommario sul principio di popolazione”. Il saggio rese Malthus universalmente noto, accese polemiche e discussioni negli ambienti scientifici e culturali benché, almeno a quanto è dato sapere, il dibattito rimase prevalentemente confinato ai suddetti ambienti ove è proseguito, tra alti e bassi d’interesse, fino ai giorni nostri.
    Il lungo periodo storico che va dal 1800 all’ultimo dopoguerra trascorre tra vicende e travagli di ogni tipo, numerosi saranno gli eventi poco gradevoli; la gente in genere ha altro a cui pensare.
    Verrà l’ultimo dopoguerra con relativo “baby-boom” (tipico di ogni dopoguerra), e arriverà la fine degli anni 60 che porterà con sé un “vento di filosofica follia”, anni che saranno definiti “di cambiamenti e contraddizioni”, (da www.cronologia.it), calderone e fucina di pensieri ed ideologie, nel ’68, (annus mirabilis ovvero annus horribilis, a seconda dei punti di vista), la dottrina malthusiana conosce nuova notorietà e il dibattito riprende forza e vigore, come vedremo.
    Gli stessi anni vedono tra l’altro la nascita del cd Femminismo contemporaneo, ad opera di Carla Lonzi, Elvira Banotti & C. (1970). A quanto si dirà saranno diverse le “anime” di tale movimento ideologico, culturale e politico, ma a prevalere, almeno per quanto riguarda “ l’esposizione mediatica”, è sicuramente l’ala più dura, quella che propugnerà slogan tipo “col dito col dito orgasmo garantito” , “ogni coito è uno stupro”, che vedrà come soluzione ai problemi femminili l’allontanamento della donna dall’uomo e che identificherà nell’uomo comune e nella maschilità sostanzialmente un nemico da combattere e da abbattere .
    La giornalista Eugenia Roccella, già femminista storica, noterà poi in un suo recente libro, non senza una punta di stupore, quanto furono accolte “in fretta e facilmente” molte delle istanze femministe di quei tempi. (E. Roccella, Dopo il femminismo, Fondazione Ideazione, 2005)

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
    In Italia il tasso di fertilità si manterrà saldamente al di sopra del tasso di sostituzione, dal dopoguerra fino a tutti gli anni '60.
    Nel decennio successivo si registrerà un crollo quasi verticale.
    Sarà ancora pari a 2,4 nel 1971 e scenderà a 1,6 nel 1981.
    Calerà ancora fino a 1,3 nel 1991, quota da cui non si muoverà più in modo significativo sino ai giorni nostri.

    (Fonte : Istat, "Italia in cifre 2004" )
    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°


    - Nel 1968 l’italiano Aurelio Peccei, ingegnere e dirigente industriale (Fiat, Olivetti), con altri scienziati e manager fonda il “Club di Roma” (Club of Rome, con sede a Parigi) associazione scientifica e culturale cui aderirono non pochi accademici, intellettuali e manager italiani e stranieri.
    Il gruppo di Peccei commissionerà una ricerca ad uno staff di studiosi del Mit allo scopo di esplorare “…i possibili futuri in base ad una serie di parametri: dalla popolazione ai consumi, all’inquinamento alle risorse”.
    (Sartori-Mazzoleni, “La terra scoppia” – Rizzoli, 2005)
    Dalla ricerca emergerà un quadro non troppo diverso da quello genericamente tracciato da Malthus e verrà nuovamente lanciato l’allarme in tal senso. Lo studio completo sarà poi pubblicato nel libro dal titolo “The limits to growth”, (I limiti della crescita) che in italiano prenderà il titolo “I limiti dello sviluppo”. (Mondadori 1972).
    In quegli anni videro la luce numerosi articoli sulla stampa italiana e straniera e verranno pubblicati alcuni libri, (tra cui segnalo “Malthus” di Poursin e Dupuy, Laterza 1974.)
    In quegli anni pare sia esistito un apposito ministero preposto ad occuparsi della questione, ma che sia stato soppresso quasi immediatamente.

    Il dibattito come presumibile non si spense più e si arriva così ai giorni nostri.
    Nel 2005 il politologo Giovanni Sartori in collaborazione col giornalista Gianni Mazzoleni pubblica la seconda edizione del Libro “La terra scoppia” ( http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/rizzol...nisiti/sartori/ ).

    La personalissima impressione di chi scrive è che il dibattito cui si è assistito e si assiste sia come la punta di un iceberg che ora emerge ora torna sott'acqua. Ma che tuttavia è sempre presente.


    Passi dall’intervista al politologo Giovanni Sartori, neomalthusiano per eccellenza:

    D. Lei pensa quindi che la guerra sia auspicabile ai fini del controllo demografico?
    R. No, affatto, la guerra è un evento spiacevole e non contribuisce in tal senso…dopo ogni guerra c’è sempre il baby-boom che rimpiazza molto velocemente…
    D. Cosa ritiene possa servire in tal senso ?
    R. Bisogna….creare una cultura che riduca la popolazione. …ma da noi no, L’Italia sta abbondantemente sotto 2… noi stiamo a posto.
    http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/rizzol...ideodiretta.htm




    Note

    (1) Da Saggio sul principio della popolazione:
    “…Posto che la popolazione attuale ascenda a 1000 milioni, la razza umana crescerebbe secondo i numeri 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128, 256, e i viveri secondo i numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9. In due secoli la popolazione si troverebbe, rispetto ai viveri, come 256 a 9; in tre secoli, come 4096 a 13; in duemila anni la differenza sarebbe quasi impossibile a calcolarsi. In questa ipotesi non si suppone alcun ostacolo all’incremento dei prodotti della terra. Possono sempre aumentarsi indefinitamente; e, tuttavia, la forza generativa supera talmente la produzione dei viveri che, per mantenerla ad uno stesso livello in modo che la popolazione esistente trovi sempre gli alimenti indispensabili, è necessario che ad ogni momento una legge superiore formi ostacolo ai suoi progressi; che la dura necessità la soggioghi; in una parola, che quello, fra i due princípi contrari, la cui azione è preponderante, sia contenuto entro certi confini.”


    (2) Malthus era un prete e nel '700 propose dapprima, quale possibile “freno preventivo”, di incoraggiare la popolazione alla moralità e quindi alla castità al di fuori del matrimonio, inoltre le coppie avrebbero dovuto sposarsi solo nel momento in cui sarebbero state sicure di poter mantenere agevolmente la prole. Questo le avrebbe indotte a posticipare l’età del matrimonio.
    Egli però, pur ritenendo quella del condizionamento culturale la soluzione teoricamente ideale, la scartò a priori: pensava che un simile procedimento avrebbe richiesto troppo tempo, e inoltre nutriva dei dubbi sulla funzionalità della sua stessa proposta; pensava infatti che le pulsioni sessuali sarebbero state difficili da reprimere con la semplice moralità, egli affermerà infatti che, senza appunto un "valido acculturamento", la passione tra i sessi “resterà allo stato attuale". (…Pessimista).
    Propose quindi una soluzione alternativa: se non era possibile reprimere gli istinti sessuali si rendeva necessario trovare un modo per dar loro sfogo, senza per questo generare nuove nascite. Quello che lui chiamava "il vizio", quindi, sarebbe stata la soluzione: far si che le pulsioni sessuali potessero sfogarsi facilmente al di fuori di regolari e canoniche (e stabili) unioni di coppia. Era necessario, quindi, procurare "adeguati mezzi" in tal senso.


    (3) Secondo il POPclock dell' U.S. Census Bureau la popolazione mondiale ammonta oggi a quasi 6 miliardi e mezzo di persone.



    Dati

    numero medio di figli per donna

    1961…………….. 2,4
    1971…………….. 2,4
    1981…………….. 1,6
    1991…………….. 1,3
    2001……………… 1,2
    2003*……………. 1,3
    2010**………….. 1,4

    *stima
    ** previsione
    (Fonte : Istat, "Italia in cifre 2004" )


    (Media europea, stima 2004: 1,5 -Fonte eurostat)



    età media della madre al primo parto
    1961……….. 25,7
    1971……….. 25,1
    1981……….. 25,2
    1991……….. 27,1
    1996……….. 28,2
    2001*………. 28,1
    2010**……. 30,8

    *stima
    **previsione
    (Fonte : Istat, "Italia in cifre 2004" )






    Risorse Web
    http://www.anisn.it/scienza/evoluzione/malthus.htm
    http://small.blog.kataweb.it/small/2005/07...rettivi_na.html

    -------------
    http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/rizzol...rtori/index.htm


    http://www.acton.org/ital/ppolicy/environm.../2003/gwn9.html


    http://www.bios.bologna.it/Relazioni/Demog.../Rel_000001.htm


    --
    http://www.peradam.it/peo/ipercorso/global...demografica.htm


    http://www.ipsnotizie.it/nota.php?idnews=482


    -------------
    Eugenia Roccella

    http://www.essereliberi.it/modules.php?nam...ead&order=0

    -------------
    http://demo.istat.it/

    http://epp.eurostat.cec.eu.int/portal/page...;_schema=PORTAL]Erostat[/URL]

    Vario interesse

    http://www.difrontealfuturo.net/index.htm

    http://www.cespas.org/archivio-newsletter.php

    Edited by Reduan - 12/6/2006, 01:32
     
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  7. paperinik2
     
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    Volevo riportare la tabella dell'istat sui suicidi in Italia (nel "Rapporto annuale 2004: dati statistici") dal 1983 al 2003 (divisa per sesso), perché ritengo che il tasso di suicidi di un certo gruppo sia un indice del "malcontento" di quel gruppo, anche se poi possono esserci tante interpretazioni (ad esempio in carcere e al servizio militare di leva avvengono molti suicidi maschili), gli uomini possono essere più "portati", etc...

    http://www.istat.it/dati/catalogo/rapporto.../tavole/205.xls

    in sostanza il rapporto tra i tassi di suicidio di uomini e donne è di circa 3:1
    i tassi di tentato suicido sono simili (sono un pò più tra le donne)

    riporto solo i dati della tabella sull'Italia:

    1983
    Maschi: 2004
    Femmine: 847
    Totale: 2851

    1984
    Maschi: 2253
    Femmine: 920
    Totale: 3173

    1985
    Maschi: 2642
    Femmine: 1037
    Totale: 3679

    1986
    Maschi: 2657
    Femmine: 1092
    Totale: 3749

    1987
    Maschi: 2899
    Femmine: 1182
    Totale: 4081

    1988
    Maschi: 2697
    Femmine: 1113
    Totale: 3810

    1989
    Maschi: 2698
    Femmine: 1028
    Totale: 3726

    1990
    Maschi: 2707
    Femmine: 1121
    Totale: 3828

    1991
    Maschi: 2957
    Femmine: 1108
    Totale: 4065

    1992
    Maschi: 2989
    Femmine: 1049
    Totale: 4038

    1993
    Maschi: 3108
    Femmine: 1011
    Totale: 4119

    1994
    Maschi: 2966
    Femmine: 964
    Totale: 3930

    1995
    Maschi: 2926
    Femmine: 985
    Totale: 3911

    1996
    Maschi: 2683
    Femmine: 958
    Totale: 3641

    1997
    Maschi: 2615
    Femmine: 844
    Totale: 3459

    1998
    Maschi: 2609
    Femmine: 789
    Totale: 3398

    1999
    Maschi: 2258
    Femmine: 753
    Totale: 3011

    2000
    Maschi: 2324
    Femmine: 772
    Totale: 3096

    2001
    Maschi: 2117
    Femmine: 702
    Totale: 2819

    2002
    Maschi: 2260
    Femmine: 689
    Totale: 2949

    2003
    Maschi: 2526
    Femmine: 835
    Totale: 3361
     
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  8. animus
     
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    Il rapporto tasso di suicidi tra i giovani fino ai 24 anni, è di 7 a 1.
     
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  9. ErosNec
     
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    Fonte: Il Gazzettino, 18 marzo 2006, pag. 1 e pag. V

    La Quinta Sezione Penale della Cassazione, a Roma, ha condannato per il reato di ingiuria un uomo che ha pronunciato pubblicamente la frase "sporca negra".

    La medisima Quinta Sezione Penale della Cassazione a Roma, una settimana prima, aveva assolto dall'accusa di ingiuria una donna che ha pronunciato pubblicamente la frase "negro di me*da".
     
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  10. Scienziato apocrifo
     
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    Suicidi per età e sesso su 100.000 individui in USA

    .. Età ... Maschio ... Femmina
    ...5-9 ...... 0,1 ............0,0
    10-14 ..... 2,1 ........... 0,8
    15-19 ... 18,0 ........... 4,4
    20-24 ... 25.8 ........... 4,1
    25-34 ... 25.0 ........... 5.7
    ..85+ .... 22.1 ........... 4.6

    Le donne tentano il suicidio 4 volte più degli uomini, ma sembra che siano un po' maldestre tanto che gli uomini si suicidano quasi 7 volte di più.

    fonte: U.S. Bureau of Health and Human Services, National Center for Health Statistics (in seguito USBH&HS/NCHS), Vital Statistics of the United States, vol. 2, parte A, «Mortality», pag. 51, tavole 1-9; «Death Rates for 72 Selected Causes by 5-Year Age Groups, Race, and Sex: U.S., 1988», USGPO, Washington 1991. Ecco i tassi esatti:

    Edited by Scienziato apocrifo - 10/4/2006, 03:21
     
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  11. -Renato-
     
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    ultimi dati riferiti allo scorso anno:


    260000 matrimoni all'anno di cui il 30% sono di rito civile.(che in gran parte corrispondono a seconde nozze)


    89000 le separazioni ,in 10 anni c'è stato un incremento del 71%.nell'85 ricordo che le separazioni erano 25000


    44000 i divorzi con un incremento del 73% in 10 anni


    Facendo un conto approssimativo, considrando che le prime nozze corrispondono circa a 200000 matrimoni si puòdire che un uomo che si sposa oggi per la prima volta ha una probabilità di circa poco meno il 50% di separarsi.
    Riprendendo una frase di Rino alla luce di questi dati e queste tendenze mi viene da dire "la regina è nuda".




    Inoltre l'età media di una sposa è 29 anni compiuti , l'età media di uno sposo 32 sempre riferiti allo scorso anno.
     
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    Il Femminismo e le culture tradizionali
    Più devastante dei B52 -una interessante disquisizione del giornalista-scrittore Massimo Fini

    "E' obbligatorio che la donna musulmani si omologhi a quella occidentale o avranno pur diritto le donne e gli uomini di quella cultura di decidere, loro, quali devono essere i ruoli dei sessi in una comunità islamica? La questione è ancora più importante di quanto non appaia a prima vista. Sulla condizione dell'"altra metà del cielo" in Islam si gioca infatti la partita decisiva della definitiva e planetaria egemonia occidentale. E non è certamente un caso che tutti i media occidentali battano ossessivamente su questo tasto. La cosidetta "liberazione della donna" islamica è infatti il più potente grimaldello con cui l'Occidente cerca di far passare i propri valori, il proprio modello di vita e di sviluppo e, naturalmente, i propri interessi economici e imperiali nel mondo arabo-musulmano.

    Un grimaldello estremamente efficace perché trova l'adesione istintiva e convinta delle nostre donne, anche quando siano decisamente contrarie a ogni guerra all'Islam. Una volta abbattuto il bastione del ruolo della donna musulmana, l'Islam sarà una guarnigione aperta senza più difese, ai piedi dell'Occidente. Nessun al-Zarqawi, fosse anche a capo di mille milizie decise a tutto, potrà più salvarlo.

    La "liberazione" della donna è l'arma più devastante a disposizione dell'Occidente, più dei suoi B52, delle sue "bombe blu", dei suoi eserciti. Perché corrode l'Islam dall'interno. E questo le leads, maschili, dell'Occidente lo hanno capito benissimo e strumentalizzano le donne europee e americane per motivi che con l'emancipazione femminile non hanno niente a che vedere"


    cit. da Massimo Fini, Il Ribelle dalla A alla Z, Marsilio Editori, Venezia 2006, pp. 63-64.



    TEHERAN. Una manifestazione di un centinaio di donne, radunatesi nel centro di Teheran per protestare contro le leggi sul matrimonio e il divorzio, e in particolare la poligamia, è stata dispersa dalla polizia, che ha effettuato alcuni arresti. Gli incidenti, scrive oggi la stampa araba, sono avvenuti ieri pomeriggio nella Piazza Haft-e-Tir.

    Le partecipanti, precisa il quotidiano 'Jomhuri Eslamì, gridavano slogan e innalzavano cartelli in cui chiedevano una modifica della legge, basata sul codice islamico, che permette agli uomini di sposare fino a quattro donne, oltre che di contrarre un numero illimitato di matrimoni a tempo, che equivalgono a concubinaggi.

    Le manifestanti chiedevano inoltre modifiche alla legge riguardante il divorzio, che garantisce diritti per l'uomo molto superiori a quelli della donna, a partire dalla custodia dei figli, quasi sempre concessa agli ex mariti.
    Il direttore generale per gli affari politici e della sicurezza della prefettura di Teheran, Ali Jahanbakhshi, ha detto oggi all'agenzia Irna che la manifestazione non era autorizzata. «Coloro che si radunano creando problemi di ordine pubblico e per il traffico - ha sottolineato il funzionario - non devono aspettarsi di essere trattati in modo normale dalla polizia».

    -Anche una manifestazione per la festa internazionale della donna, l'8 marzo scorso, era stata dispersa con la forza dalla polizia, con un bilancio di diverse partecipanti arrestate e alcune contuse.


    La Stampa 13 giugno 2006
    http://www.lastampa.it


    Edited by Reduan - 28/9/2006, 14:12
     
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    Salute: Riza, rapporto coppia prima causa crollo nervoso

    (ANSA) - ROMA, 4 MAR 2007- Che siano coppie di fatto o matrimoni tradizionali, a provocare un vero e proprio crollo nervoso e' molto spesso il rapporto con il partner.Il problema riguarderebbe almeno una persona su tre, secondo un'inchiesta su mille italiani uomini e donne fra 25 e 55 anni che hanno sofferto o soffrono di esaurimento nervoso, dalla rivista Riza Psicosomatica . Il rapporto con il partner diventa motivo di tensione soprattutto fra 35 e 45 anni e dopo qualche anno di convivenza, per il 34% degli intervistati.


    http://it.news.yahoo.com/
     
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    Milano Finanza a cura di
    03/05/2007 11.30
    -Famiglia italiana, vecchia e con pochi figli

    La famiglia italiana cambia e si trasforma. Si riduce il nucleo familiare e aumenta la speranza di vita grazie ad un miglioramento complessivo delle condizioni di salute negli adulti, con un risultato: crescono le coppie tra i 74 e gli 85 anni che ancora vivono insieme mentre quelle della fascia media d'età (30-50 anni) non ha figli o vive da sola.
    E' questo il quadro che emerge dall'indagine conoscitiva sulle condizioni sociali delle famiglie in Italia, approvata dalla commissione Affari sociali e presentato questa mattina alla Camera dei deputati. L'indagine mostra come in un decennio (dal 1994-1995 al 2004-2005) la quota delle famiglie con cinque componenti è sceso dal'8,4% al 6,5%, mentre sono in aumento le persone sole e le coppie senza figli.

    In crescita le coppie di anziani che vivono ancora insieme: quelle con persone fra i 74 e gli 85 anni sono passate dal 45,5% al 50,2%. La famiglia italiana, quindi, si contrae e invecchia, creando un problema consistente per l'assistenza ai grandi vecchi (oltre gli 85 anni) con problemi di autosufficienza.

    Buone notizie per quanto riguarda la natalità: negli ultimi tre anni è leggermente aumentata (dall'1,22% al 1,31%), anche se, ricorda l'indagine parlamentare, le coppie italiane hanno normalmente un figlio in meno di quello che desidererebbero avere.

    A raddoppiare, in meno di dieci anni, è invece la nascita dei bambini figli di immigrati: se nel 1995 erano il 6% del totale, nel 2004 sono cresciuti fino al 12%. L'indagine sulle condizioni sociali della famiglia in Italia condotta dalla commissione Affari sociali della Camera, in un ampio capitolo affronta anche quali sono i problemi principali per le coppie italiane, dalle difficoltà di gestione del rapporto famiglia-lavoro all'aggravarsi della posizione della donna nello svolgimento delle funzioni lavorative e familiari.
     
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    -Maggio 2007

    Dal 1972 al 2005 si sono registrate 168.021 unioni in meno.
    Sempre più alta l'età del primo 'sì': intorno ai 30 anni le donne e a 32 gli uomini, 4 in più dell'età media dei loro genitori

    24 mag. - (Adnkronos) - Matrimoni sempre più instabili e in diminuzione nel nostro Paese. Un Paese con un basso tasso di fertilità e quindi con famiglie sempre più 'piccole'. E' la fotografia della famiglia italiana quale emerge dal dossier statistico consegnato ai partecipanti della prima Conferenza nazionale sulla famiglia che ha preso il via questa mattina a Firenze.

    Il numero dei matrimoni, rileva il rapporto, è in diminuzione dal 1972 anno in cui si sono registrati poco meno di 419.000 unioni contro le 250.979 rilevate nel 2005.
    E' poi cresciuta sia l'età al primo matrimonio delle donne, che decidono di convolare a nozze intorno ai 30 anni che degli uomini, che dicono 'sì' a 32, 4 anni in più dell'età media dei loro genitori. E' invece in aumento la quota dei matrimoni successivi al primo che si è attestata sul 12,2%, rispetto all'8,3% del '95, mentre quella dei matrimoni religiosi è in diminuzione (nel '95 era l'80% contro il 67,6%).

    Aumenta, di contro l'instabilità matrimoniale. Sono infatti in crescita separazioni e divorzi. In base al rapporto, le separazioni legali nel 2004 sono state 83.179 contro le 52.323 del 1995, mentre i divorzi, sempre nel 2004 sono stati 45.097 contro i 27.038 del '95. L'età alla separazione per gli uomini è di 43 anni contro i 40 delle donne mentre l'età al divorzio è rispettivamente di 45 e 41. Il tasso di separazione è pari a 283 separazioni ogni 100.000 coniugati. I minori coinvolti nelle separazioni sono stati 64.292 nel 2004 e, l'83,2% è stato affidato alla madre, il 3,6% al padre e il 12,7 ad ambedue i genitori.

    Il numero di separati, divorziati e separati di fatto è di 2.635.000. Di questi il 53,6% degli uomini vive da single e il 16,1 in coppia mentre il 47,4% delle donne vive con sola con i figli e l'11,4% in coppia. Famiglie sempre più piccole per il calo di quella fecondità, l'aumento dell'invecchiamento della popolazione e l'aumento dell'instabilità matrimoniale.
    Il numero medio di figli per donna è 1,3 e da 20 anni l'Italia presenta valori non superiori a 1,4 anche se il numero di figli desiderato (*) è molto più alto: 2,1. Si sono praticamente annullate le differenze tra Nord e Sud, grazie al lieve incremento della fecondità al Nord e al Centro (da 1,05 a 1,37 e da 1,7 a 1,29 nell'ultimo decennio) e alla contemporanea diminuzione al sud (da 1,41 a 1,33).

    E' poi aumentata l'età dei genitori alla nascita dei figli che ha raggiunto i 30,8 anni per le donne e i 34,6 per gli uomini.
    Le famiglie di uno o due componenti sono oltre la metà, precisamente il 53,3% del totale (22.907.000).

    In particolare il 26,1% sono persone sole, il 27,2% ha due componenti, il 21,8% ne ha 3, il 18,4% ne ha 4 e solo il 6,5% ne ha 5 o più. Crescono inoltre le persone sole e le coppie senza figli e diminuiscono le coppie con figli che in 10 anni sono passate da 10.100.000 a 9.600.000.

    Situazione opposta invece per quanto riguarda la popolazione immigrata. Gli immigrati residenti in Italia sono, infatti, piu' di 2.700.000 di cui, circa 600.000, pari al 22% della popolazione immigrata sono minori. Con l'aumento della popoalzione straniera, rileva ancora il rapporto, crescono i matrimoni con almeno uno sposo straniero, raggiungendo il 12,3% del totale contro il 4,8% del 1995.

    Le famiglie con anziani hanno poi superato quelle con minori. I nuclei con persone over 65 sono, infatti, il 36,4%, mentre quelle con minori sono il 28,3%. Le famiglie di tutti anziani di 65 anni e più sono il 22,5% e quelle con tutti anziani di 75 anni e più sono l'11%. Considerando il totale degli ultrasettantacinquenni il 17,4% degli uomini vive solo, il 57,3% in coppia senza figli mentre il 2,9% come membro aggregato ad un'altra famiglia, di solito quella di uno dei figli. Per quanto riguarda le donne, vive sola il 48,8%, il 21,6% in coppia senza figli e il 10,4% come membro aggregato. Sono poi 2.356.000, pari al 10,3% del totale le famiglie con disabili.


    FONTE: http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=1.0.974053091
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    (*) Che significa "il numero di figli desiderato" ? E' un modo per far intendere che il solo problema è la disponibilità economica? ...Nessun altro problema, vero...!??
     
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20 replies since 16/11/2005, 23:07   2372 views
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