MODELLI DI STERILITA'

Induzione alla sterilità femminile attraverso modelli culturali

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  1. wookyee
     
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    http://www.academiavita.org/template.jsp?s...o&lang=italiano

    [...]
    In un vecchio studio del 1990 è stato dimostrato come una alta percentuale di donne che si sono rivolte ad un centro di fertilità avevano un nascosto disordine dell’alimentazione.

    Stewart mostra come circa il 17% delle pazienti avevano un disordine alimentare e l’8% soffrivano di una franca forma di anoressia nervosa, mentre se si considerano solo le donne con problemi anovulatori la percentuale di donne affette da disordini dell’alimentazione era del 58%.

    Una caratteristica di queste donne è che nessuna di esse aveva detto apertamente al centro di fertilità di soffrire di un tale disordine alimentare; spesso infatti tali pazienti cercano di nasconderlo al ginecologo e possono talvolta sembrare normopeso.

    Fortunatamente la maggior parte di queste pazienti è riuscita a concepire spontaneamente dopo il conseguimento di un normale comportamento alimentare e il raggiungimento di un ideale peso corporeo.

    Probabilmente la prevalenza di tale patologia è aumentata a causa di una maggiore disponibilità di cibo, e all’attuale stereotipo culturale che associa il successo alla magrezza e alla bellezza fisica.

    Durante la fase attiva di tale patologia l’infertilità sembra essere quasi una conseguenza ovvia.

    I mammiferi suddividono la loro energia in 5 principali attività metaboliche: mantenimento cellulare, termoregolazione, locomozione, crescita e riproduzione; perciò la soppressione della capacità riproduttiva può essere vista come un meccanismo di adattamento dell’organismo ad un deficit cronico di energia.

    La conseguente infertilità è dovuta ad una combinazione di anovulatorietà e rifiuto della attività sessuale, probabilmente a causa di una scarsa stima del proprio corpo ma anche a causa di ridotti livelli circolanti di ormoni sessuali.

    La ripresa della funzione ovarica è fortemente correlata alla ripresa del peso corporeo: molti studi hanno dimostrato come la ciclicità mestruale riprenda con il raggiungimento di almeno il 90% del peso ideale, anche se la percentuale di donne che, nonostante il conseguimento di tale obbiettivo, rimane anovulatoria varia tra il 13 e il 30%.

    La persistenza di amenorrea, nonostante il guadagno del peso, può essere correlata a pratiche alimentari anormali e soprattutto alla durata del disordine alimentare.

    Inoltre l’esistenza di uno stato di ansia associato al disordine alimentare può complicare il trattamento di tali pazienti.

    Lo stress psico-sociale è stato infatti chiamato in causa per spiegare molti casi di sterilità inspiegata.

    Anche per questa forma di infertilità i biologi evoluzionisti hanno proposto la teoria del “reproductive filtering mode”, spiegando come la dispendiosa funzione riproduttiva venga abolita dall’organismo stesso quando la probabilità di portare a termine la gravidanza è molto bassa.
    […]
    Nell’analisi della cosiddetta sterilità “sine causa” non si può non considerare uno degli aspetti sociali prevalenti della cultura contemporanea.

    Registriamo infatti da tempo, all’aumento dell’età media della prima gravidanza.
    [...]
    determinando in questo modo che l’età media della prima gravidanza nei paesi industrializzati è passata dai 25 anni negli anni ’70 a oltre i 35 anni nell’ultimo decennio.

    Se valutiamo, però, le percentuali di gravidanza per ciclo mestruale in relazione all’età femminile, osserviamo un graduale decremento fino quasi ad arrivare a zero oltre i 40 anni.

    Considerando tre categorie, le donne di età inferiore ai 35 anni, poi quelle dai 35 ai 40 anni, ed infine quelle di età superiore ai 40 anni, osserviamo ancora come la percentuale di gravidanze si riduca drammaticamente.

    **********************************

    È stato osservato che il 16,7% delle persone con problemi di infertilità ha un disturbo dell’alimentazione e che nelle donne infertili con amenorrea il 58% presenta un disturbo dell’alimentazione.
    http://www.positivepress.net/Positive/Aida...9c?OpenDocument

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  2. wookyee
     
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    http://pediatrics.aappublications.org/cgi/...t/103/3/e36.pdf

    Exposure to the Mass Media and Weight Concerns Among Girls

    PER ACCERTARE L’INFLUENZA DEI MEDIA SUI RAPPORTI DELLE RAGAZZE CON IL PESO, SUI COMPORTAMENTI DI CONTROLLO E PERDITA DI PESO E LA PERCEZIONE DEL PESO CORPOREO E DELLA LINEA.

    Partecipanti: 548 ragazze del nord est degli stati uniti.

    Risultati: la percezione dell’influenza delle riviste di moda sulla soddisfazione del corpo, l’idea della forma corporea perfetta, la dieta per perdere peso e l’inizio dell’esercizio fisico.


    Le immagini nelle riviste hanno un forte impatto sulle ragazze nella percezione del loro peso corporeo e della linea. Tra le ragazze, il 69% ha riferito che le immagini sulle riviste influenzano la loro idea della linea perfetta del corpo, e il 47% ha riferito di volere perdere peso a causa delle immagini delle riviste.

    C’è una associazione lineare positiva tra la frequenza della lettura delle riviste femminili e la prevalenza a mettersi a dieta per perdere peso a causa di un articolo della rivista, o l’inizio di attività fisica a causa di un articolo, o la voglia di perdere peso a causa delle immagini nelle riviste, e la sensazione che le immagini nelle riviste influenzino la loro idea del corpo perfetto.

    In diversi modelli di regressione logistica che controllano lo stato del peso (soprappeso vs sottopeso), livello scolastico (elementari vs superiori) e razza, le ragazze che erano lettrici assidue di riviste di moda erano da due a tre volte, rispetto le lettrici poco assidue, più portate a fare una dieta per perdere peso a causa degli articoli delle riviste; a fare esercizio fisico per perdere peso e a sentire che le riviste avevano un influenza su come ritenessero il corpo ideale, inoltre, le lettrici moderate erano, rispetto alle lettrici poco assidue, più portate a fare esercizio a causa degli articoli delle riviste, e a sentire l’influenza delle riviste sulla loro idea di corpo ideale.

    DISCUSSIONE: la maggior parte delle pre- adolescenti e delle adolescenti in questo studio erano infelici per il loro peso corporeo e la loro linea.
    Questa scontentezza era strettamente collegata con la frequenza della lettura di riviste di moda. Sebbene studi precedenti abbiano concluso che i media stampati promuvono un ideale corporeo non realistico, il quale è almeno parzialmente responsabile della promozione di disordini alimentari, lo studio attuale è il primo che, noi ne siamo consapevoli, afferma direttamente l’impatto dei media stampati, sulle convinzioni delle ragazze riguardo al peso corporeo e alla linea.
    Abbiamo osservato che la frequenza nella lettura delle riviste di moda è positivamente associata con la prevalenza di mettersi a dieta per perdere peso, di iniziare una attività fisica per perdere peso o per migliorare la forma corporea, a causa di un articolo di giornale.


    Negli stati uniti molte giovani donne sono estremamente interessate al loro peso corporeo e alla loro linea e possono impegnarsi come risultato, in pratiche di controllo del peso non salutari. Una piccola percentuale soffre di disordini alimentari (lo 0.1 ha l’anoressia, e dal 1% al 3% hanno la bulimia) questo può avere seri effetti sulla salute mentale e fisica come depressione, problemi gastrici, alcalosi metabolica, aritmia cardiaca, e morte.

    I problemi di peso che preannunciano gli sviluppi di disordini alimentari fino al limite di severe sindromi, sono visibili soprattutto in giovane età. Per esempio, Gustafson-Larson and Terry hanno osservato che più della metà delle ragazze diplomate nel loro studio hanno riferito di voler essere più magre. Durante la pre – adolescenza e l’adolescenza, problemi di peso e linea sono così comuni tra le ragazze che sono considerati la norma.


    I mass media sono implicati della formazione di un ideale corporeo non realistico.
    La maggior parte delle ricerche in questo campo consisteva in studi che mostravano i trend nella diminuzione del peso o nell’incremento di modelli androgini nei media, nel tempo.


    Altri studi hanno documentato un incremento negli articoli riguardanti le diete e il peso, nel tempo, e hanno addotto questo incremento come prova che i media creano problemi di peso.
    Questi studi ecologici sono stati utilizzati per supportare la posizione che l’aumento di problemi di peso e i disordini alimentari nel tempo, siano causati almeno parzialmente dal peso corporeo non reale e dalla linea mostrata dai mass media.


    [...]

    Tra febbraio e marzo 1991, venne organizzato un questionario tra le ragazze della scuola pubblica di Boston, MA.
    La popolazione di studio venne campionata in modo che la sua composizione etnica fosse rappresentativa dell’interno distretto scolastico. 13 scuole elementari, 1 junior high school e 1 high school.
    La composizione era 548 ragazze, il 29.5% delle elementari, il 34.1% della junior high school e il 33.3% della high school.
    […]
    RISULTATI:

    Tra le 548 ragazze la prevalenza della insoddisfazione con la linea corporea era del 59% e la percentuale di chi voleva perdere peso era il 66%, maggiori rispetto alla prevalenza di sottopeso il 29%. Questa differenza ha indicato che alcune ragazze con peso salutare non erano soddisfatte della loro linea.

    Le immagini nelle riviste hanno un forte impatto sulla percezione del proprio corpo.
    Il 69% delle ragazze ha riferito che le immagini influenzano la loro idea di corpo perfetto e il 47% ha riferito che vogliono perdere peso a causa delle foto sulle riviste.

    Approssimativamente l’85% delle ragazze viene esposta alle riviste di moda, comunque solo il 26% delle ragazze legge queste riviste almeno 2 volte a settimana.

    La prevalenza dell’alta frequenza nella lettura delle riviste di moda era simile tra le ragazze alle elementari (25%), junior high (32%) e high school (21%).

    L’influenza percepita dai media è collegata con le frequenza della lettura delle riviste di moda.

    C’è un'associazione lineare positiva tra la frequenza della lettura e la prevalenza di essere a dieta per perdere peso a causa degli articoli sulle riviste, di iniziare un programma di attività fisica e di volere perdere peso, e della sensazione che le immagini influenzino la loro idea di corpo perfetto.


    Nei modelli di regressione logistica multipli che controllano lo stato del peso (soprappeso vs sottopeso),il livello scolastico, e la razza e il gruppo etnico, le ragazze che erano lettrici frequenti delle riviste di moda erano due o tre volte, rispetto alle lettrici occasionali, più probabilmente a dieta per perdere peso, o facevano attività fisica per perdere peso e sentivano che le immagini influenzavano le loro opinioni riguardo la linea del corpo ideale a causa delle immagini nelle riviste di moda. Inotre, le lettrici moderate, rispetto alle lettrici saltuarie, più verosimilmente riferivano di fare esercizio fisico a causa degli articoli su giornali e sentivano l’influenza delle immagini.
    […]

    DISCUSSIONE


    Abbiamo osservato che la maggior parte delle preadolescenti e delle adolescenti nello studio erano infelici del loro peso e della loro linea.

    Questa insoddisfazione era collegata fortemente con la frequenza nella lettura delle riviste di moda, che dissero influenzava la loro idea della linea perfetta nel 69% delle ragazze.

    L’effetto dei media era così forte che perfino tra le ragazze che solo saltuariamente leggevano le riviste di moda, quasi il 60% sentiva che i media influenzavano la loro idea del corpo perfetto.

    La frequenza della lettura di queste riviste era positivamente associata con la prevalenza di essere a dieta per perdere peso, o di fare esercizio fisico per perdere peso o per migliorare la linea e con la decisione di fare attività fisica a causa degli articoli sui giornali.

    Sebbene studi precedenti abbiano concluso che la stampa promuova un irrealistico corpo snello come ideale, che, a turno, è almeno parzialmente responsabile della diffusione di disordini alimentari, lo studio presente è il primo che, siamo certi, afferma direttamente l’impatto della stampa sulle convinzioni delle ragazze sul peso e sulla linea.

    Questo studio offre un supporto per il forte impatto della stampa sulla percezione delle giovani ragazze nei riguardi del loro peso e della loro linea così come nel dettare la linea perfetta.


    Una limitazione sui risultati è che il questionario non contiene domande riguardo l’influenza della televisione sul desiderio di perdere peso e di modificare la linea.

    Concludendo, abbiamo osservato che l’insoddisfazione del peso e della linea è molto comune tra le preadolescenti e le adolescenti.


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    http://com.hilbert.edu/students/papers/car...isorder-01.html


    Effect of the Media on Eating Disorders


    Il dito della vergogna è spesso puntato sui media quando viene sollevato il dibattito sulle cause della crescente prevalenza di disordini alimentari nelle donne. L’allarme è scattato come l’aumento della magrezza delle modelle e delle attrici è coinciso con l’aumento dei disordini alimentari. Medici professionisti, ricercatori e membri della popolazione sono d’accordo che qualcosa è andato storto nei riguardi dell’ immagine corporea delle persone giovani, ma i media sono colpevoli?

    I due principali disordini alimentari che vengono discussi quando si considera l’influenza dei media sono la bulimia e l’anoressia.

    [...]
    Corrispondente con l’American Psychiatric Association tra lo 0.5% e il 3% della popolazione in genere e dal 4% al 22% delle ragazze in età da college ammettono che hanno avuto disordini alimentari.
    Queste percentuali si sono alzate negli ultimi 30 anni. (Harrison, 1997).


    I principali ricercatori sui disordini alimentari riconoscono che le figure protagoniste belle e di successo nei media sono magre, e questo conduce chi guarda ad associare la magrezza con il self control e il successo (Harrison 1997).

    L’associazione con differenti linee corporee e lo stato sociale desiderato può essere tracciata tornando indietro completamente alle donne di Rubens del 17° secolo. (Garner et al., 1980).

    Sin dal 1950, la figura della linea ideale femminile è stata ridotta drammaticamente (Harrison 1997), questa linea ideale si è evoluta da una figura curva, voluttuosa, ad una figura angolare snella, (Garner et al. 1980), uno dei più famosi studi riguardanti questo standard di cambiamento è stato condotto da David Garner, , Paul Garfinkel, Donald Schwartz, and Michael Thompson (Harrison, 1997).

    Questi ricercatori hanno raccolto dati sulle concorrenti di Miss America e sulle modelle usate dalla rivista Playboy per confermare il trend attraverso lo standard più snello tra gli anni ’60 e ’70.

    In un aggiornamento di questo studio J.J. Gray , J.E. Mosimann, and A.H. Ahrens hanno trovato che dal 1979 al 1988 le concorrenti dello spettacolo e l’inserto centrale di Palyboy hanno continuato a mostrare una diminuzione nel peso.

    Gray, Mosimann, and Ahrens hanno riferito che il 69% dell’inserto centrale di Playboy e il 60% delle concorrenti pesavano al limite il 15% in meno rispetto al peso che ci si aspettava avessero.

    Questo è stato motivo di interesse, poichè l’American Psychiatric Association afferma che l’essere almeno pesare il 15% in meno rispetto alla norma è un sintomo di anoressia.


    Meno del 5% della popolazione può in modo salutare e geneticamente, raggiungere la linea ideale e le taglie presentate dai media. - Yarborough, 1999

    Nonostante questi fatti, le donne continuano a sovrastimare la taglia del loro corpo.

    Le donne con disordini alimentari hanno perfino una sovrastima più alta nei confronti della loro taglia.

    [...]

    L’effetto dei media sui disordini alimentari è chiaramente visibile quando si considera il fatto che i disordini alimentari si trovano principalmente nelle donne, insieme al fatto che le donne ricevono più messaggi dai media circa il loro corpo ideale.

    Non ci sono state così tante ricerche fatte sulle aspettative socioculturali della attrazione per gli uomini come sono state fatte per le donne, ma le scoperte che esistono supportano l’idea che le donne sono esposte a più materiale riguardante la perdita di peso rispetto a quanto lo siano gli uomini.


    Questo è evidente nello studio condotto da Brett , Lauren Perdue, Barbara Peterson, e Eileen Kelly.

    Nel quale hanno cercato di determinare la differenza nella quantità di esposizione da parte dei media del cibo e del peso collegato con materiale per uomini e per donne, questi ricercatori hanno studiato Quattro riviste femminili Family Circle, Ladies Home Journal, Redbook, and Women's Day e Quattro riviste maschili Field and Stream, Playboy, Popular Mechanics, and Sports Illustrated,nel contenuto su annunci e articoli che riguardavano la forma corporea,la dimensione del corpo, la dieta, il cibo,le bibite e la cucina.

    E’ stato trovato che il numero totale di annunci sul cibo dietetico nei 48 articoli delle riviste femminili erano 63, in confronto con solo 1 nei 48 articoli delle riviste maschili.

    Il totale numero di articoli riguardanti la linea e la taglia e gli annunci per prodotti non alimentari che migliorano la figura erano 96 nelel riviste femminili e solo 8 in quelle maschili.

    Nonostante la grande attenzione sulla magrezza e sulla dieta, le riviste femminili contenevano anche molti più annunci pubblicitari sul cibo rispetto a quelle maschili, con 1179 annunci in confronto con 10 per quelle maschili.

    Il risultato dello studio indica che le donne sono soggette a specifici messaggi di genere nelle riviste che leggono.


    Mentre incoraggiano a rimanere in forma e ad essere magre espogono anche molte pubblicità sul cibo e sulla cucina. (Silverstein et al., 1986).


    Ci sono considerevoli quantità di ricerche che coinvolgono altri fattori.

    In uno studio condotto da Silverstein, Shari Carpman, Deborah Percick, and Lauren Perdue è stato trovato che i disordini alimentari possono essere collegati con l’auto – definizione da parte delle donne nelle aree associate con i successi maschili.

    Donne che sottopongono a tensione l’intelligenza e il successo professionale sono quasi due volte più portate, rispetto alle altre donne, ad avere disordini alimentari.

    Un collegamento è stato trovato anche tra disordini alimentari e conflitti di identità di genere nelle donne. Silverstein, 1990.

    Women who stress intelligence and professional success are almost twice as likely as other women to have disordered eating habits. Correlation was also found between disordered eating and gender identity conflict in women


    [n.d.r. ho riportato anche il testo inglese, per maggiore chiarezza]

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    http://www.westminstercollege.edu/myriad/i...75&content=4795

    [perché le donne si fanno influenzare dai media]

    Female Body Image

    Le donne di tutte le età sembrano essere particolarmente vulnerabili ai disturbi in quest’area; l’insoddisfazione corporea nelle donne è un fenomeno ben documentato nella letteratura della salute mentale.

    I ricercatori hanno chiamato il rapporto femminile con l’apparenza fisica “normative discontent” , implicando che l’insoddisfazione del corpo affligge tutte le donne a diversi livelli. Striegel-Moore & Franko, 2002, p. 183; Tiggemann & Slater, 2004

    E’ stato scoperto che le donne hanno un’insoddisfazione con la loro apparenza fisica in modo maggiore rispetto agli uomini, e donne di ogni età e taglia mostrano disturbi con la loro immagine corporea.

    Appare che l’insoddisfazione è molto più collegata con le percezioni della propria apparenza piuttosto che con la realtà fisica.

    La relazione con il peso e con le questioni collegate all’apparenza spesso emergono presto nello sviluppo femminile e continuo attraverso tutta la durata della vita. L’importanza dell’apparenza fisica è enfatizzata e rinforzata presto nella maggior parte dello sviluppo delle ragazze.


    […]

    L’importanza della dieta e i modelli alimentari anomali sono diventati un crescente problema per le adolescenti e le donne adulte.

    Inoltre gli studi hanno mostrato che l’insoddisfazione nei riguardi del corpo è il più potente fattore di rischio per lo sviluppo della dieta e dei disordini alimentari.


    [...]

    Images of Women in the Media

    Le immagini dei media oggi propongono un irreale e perfino pericoloso standard di bellezza femminile che può avere una influenza potente sul modo nel quale le donne vedono loro stesse.

    Dalla prospettiva dei mass media, la magrezza è idealizzata ed è ciò che si aspettano le donne per essere considerate attraenti.

    [...]

    I media sono ricoperti di immagini di donne che esaudiscono questi standards irrealistici, facendo sembrare che sia normale per le donne raggiungere questi ideali.

    Dittmar and Howard (2004) hanno rilasciato questa dichiarazione riguardo alla preponderanza di immagini non reali nei media:

    <<le modelle ultra magre sono così prevalenti che l’essere esposti alle loro diventa inevitabile e “cronico” costantemente si rinforza una differenza per la maggior parte delle donne e delle ragazze tra la loro vera taglia e il corpo ideale (p. 478)>>

    Solo una molto piccola percentuale di donne nei paesi occidentali incontra i criteri che i media usano per definire la bellezza; Dittmar & Howard, 2004; Thompson & Stice, 2001 –
    così tante donne sono esposte ripetutamente alle immagini dei media che inviano messaggi che una donna non è accettabile e attraente se non uguaglia lo standard sociale “ultra – snello” di bellezza. (Dittmar & Howard, 2004, p. 478).


    [...]

    Molte delle modelle mostrate in Tv, nelle pubblicità, e in altre forme di media sono approssimativamente il 20% sotto il peso ideale, così incontrano i criteri diagnostici della anoressia.(Dittmar & Howard, 2004).

    La ricerca ha ripetutamente mostrato che la costante esposizione a modelli magri crea in molte donne cattive relazioni con l’immagine corporea e disordini alimentari. Quasi tutte le forme di media contengono immagini irreali, e l’effetto negativo di questi ritratti ideali è stato dimostrato da numerosi studi.


    [...]

    Le riviste e le pubblicità sono commercializzate per aiutare le donne “a migliorare loro stesse” fornendo informazioni e prodotti che si suppone siano per farle sentire e apparire meglio.

    Le donne leggono queste riviste con la speranza che se seguono i consigli dati, saranno più accettabili e attraenti.

    Le strategie di marketing adescano le donne nell’acquisto di queste forme di media, e la maggior parte hanno il potenziale di avere una forte influenza sulla sensazione delle donne nei confronti di loro stesse e sulla loro soddisfazione nei riguardi della loro apparenza.

    Tiggemann ha scoperto che le lettrici frequenti di riviste erano fortemente collegate con alti livelli di insoddisfazione del proprio corpo e avevano disturbi alimentari.

    Lo studio ha anche scoperto che le donne che leggono le riviste di moda, mostrano alti livelli di interiorizzazione di ideale di magrezza., che è un fattore potenziale di rischio per lo sviluppo dell’ansia del peso e dei modelli di disordine alimentare.

    Insieme alla insoddisfazione del peso e della patologia del mangiare, gli studi hanno mostrato che le donne che vedono le immagini delle donne fotografate in molte riviste tradizionali e nelle pubblicità mostrano incrementi di livelli di depressione, stress, colpa, vergogna e insicurezza. (Stice, Schupak-Neuberg, Shaw, & Stein, 1994).

    Perspectives on How and Why Women Internalize the Thin-Beauty Standard

    Mentre le ricerche hanno ripetutamente mostrato che i ritratti dei media hanno un impatto negativo sul modo con il quale le donne guardano a loro stesse, il meccanismo attraverso il quale le donne interiorizzano tali standard è ancora non chiaro.


    [...]

    Ci sono una varietà di teorie che forniscono una possibile struttura per come le immagini nei media sono interiorizzate e trasformate in insoddisfazione, tra molte donne.

    Queste teorie includono:

    - il paragone sociale;

    - la cultura;

    - l’auto schema;

    Inoltre per esaminare come l’esposizione alle immagini nei media veramente va ad impattare sulle donne, questa prospettiva da qualche giustificazione sul perché alcune donne sembrano essere colpite molto di più di altre dall’ideale ultra magro.


    Social Comparison Theory

    Esamina come gli individui valutano loro stessi in relazione con i loro pari, con i gruppi, e con le categorie sociali.

    Il principale argomento è che le persone paragonano loro stesse su molte differenti dimensioni con altri individui simili.

    Dipende dal target del paragone, una persona di solito giudicherà se stessa se è uguale, migliore o peggiore.

    Un paragone verso l’alto ci sarà quando un individuo paragona se stesso con qualcuno che ha un successo migliore rispetto a loro su un particolare costrutto.

    Al contrario, un paragone verso il basso ci sarà quando una persona paragona se stessa con qualcuno che non ha lo stesso successo.

    In generale il paragone verso l’alto è stato scoperto essere collegato con depressione, mentre il paragone verso il basso con stati d’animo elevati.

    Ci sono molte differenti risorse alle quali gli individui possono guardare per il paragone, ma i mass media sembrano essere una delle principali dominanti influenze, specialmente per le donne.

    La Tv, le pubblicità, le riviste e altre forme di media forniscono una pletora di riferimenti per un paragone verso l’alto.

    Le immagini dei media generalmente progettano uno standard al quale le donne ci si aspetta che aspirino, quello standard è quasi completamente impossibile da raggiungere per la maggior parte delle donne. (Schooler et al., 2004; Thompson & Coovert, 1999).

    Particolarmente per le donne è difficile che passi un giorno senza che vedano immagini che inviano messaggi “non sei abbastanza”.
    La persuasione dei media fa diventare molto impegnativo per molte donne evitare di valutare se stesse nei confronti dello standard di bellezza socioculturale.

    Le prove degli effetti negativi del paragone femminile con le immagini dei media sono abbondanti.
    Le ricerche hanno scoperto che le donne che riferiscono frequentemente di paragonare loro stesse ad altre donne, specialmente dei media, sono più portate a mostrare segni di stati d’animo negativi e di disturbi nell’immagine corporea.


    Il livello al quale una donna riferisce di paragonare se stessa alle altre donne sembra essere associato con il livello al quale interiorizza l’ideale di magrezza.

    Tiggemann e Mcgill hanno scoperto che le donne che mostravano alti livelli di paragone erano molto più negativamente colpite dalla esposizione ai media.

    Questo è stato proposto da molti ricercatori: il paragone può essere il meccanismo attraverso il quale gli standard irreali dei media sono trasformati in disturbi riguardanti la reale immagine corporea negli individui.

    Le donne che riferiscono alti livelli di paragoni sociali sono vicine al rischio di sviluppare estreme preoccupazioni con il peso corporeo e l’apparenza, e sono molto più portate a mostrare disordini alimentari anche clinici.



    Cultivation Theory

    Le immagini mediatiche irreali delle donne sono così prevalenti che sembra che le donne che ubbidiscono a tale standard siano più la norma che l’eccezione.
    La teoria della cultura afferma che le immagini che ritraggono le donne che uguagliano l’ideale socioculturale di bellezza sono estremamente prevalenti nei media popolari, e che la ripetitiva esposizione a tali modelli influenza l’abilità delle donne a capire che tali standard sono irreali.

    Molte donne iniziano a vedere le donne ultra – snelle come fossero normali e così si determina che ogni donna che non è all’altezza di questo ideale è anormale. (Schooler et al., 2004; Tiggemann, 2003).

    Coerenti rappresentazioni in Tv costruiscono un ritratto specifico della realtà, e l’esposizione ripetitiva a questi contenuti porta chi guarda ad adottare questa realtà alternativa come valida. Poiché il corpo delle donne rappresentato in Tv è così alterato, l’adozione da parte delle donne, di questa realtà, si crede che porti a diminuzioni di soddisfazione nei confronti del loro corpo, un forte desiderio di essere più magre e disordini alimentari. (Schooler et al., 2004, p. 38).

    Ricerche empiriche supportano questa teoria; gli studi hanno mostrato che gli individui che riferiscono di vedere molta Tv e che sono esposti a specifici tipi di media (per es. musica, o soap opera) mostrano più grandi insoddisfazioni con l’apparenza fisica.


    Tiggemann ha scoperto che le donne che erano meno consapevoli degli effetti dei media mostravano molto di più i sintomi di disturbi dell’immagine corporea.

    E’ stato mostrato che se una donna è abile a riconoscere questi standard che sono valutati dai media, sono irreali, ella mostrerà un più alto livello di resistenza ai problemi corporei.

    Al contrario, se una donna non riconosce che le aspettative dei media sono quasi inattuabili, sarà molto più portata a interiorizzare e così sarà colpita negativamente dall’ideale magro.


    Self schema theory

    Le basi della teoria sull’auto schema è che le donne usano 3 punti di riferimento per costruire le loro percezioni circa la loro apparenza fisica: il corpo ideale rappresentato dalla società; il corpo oggettivo; e il corpo interiorizzato.

    I ritratti delle donne fatti dai media e da altri importanti individui nella vita di una persona influenzano il corpo ideale rappresentato socialmente.

    Questo punto di riferimento viene da cosa un individuo creda che la società si aspetti rispetto all’apparenza fisica e alla bellezza.

    Al contrario, il corpo oggettivo implica la valutazione di una persona del proprio corpo.

    La soddisfazione o l’insoddisfazione nei confronti dell’aspetto fisico sono contenute all’interno di queste dimensioni; gli individui quasi sempre hanno delle opinioni riguardo al loro modo di comportarsi.

    L’interiorizzazione del corpo ideale coinvolge il livello al quale un individuo accetta l’immagine ideale e aspira a raggiungerla.

    Alcune donne possono essere esposte alle immagini di donne magre e non interiorizzare tali standard poiché sanno che sono irrealizzabili.

    Al contrario, gli ideali interiorizzati di alcune donne sono molto simili all’ideale rappresentato dalla società, ciò fa sì che loro siano particolarmente vulnerabili agli effetti potenti dei media.

    Se c’è una larga differenza tra un ideale di corpo interiorizzato da una persona e il suo corpo oggettivo, la sua stima e soddisfazione è spesso colpita negativamente, le immagini femminili dei media rendono difficile per un individuo mantenere un’ideale interiorizzato che sia realistico e raggiungibile.

    Con l’esposizione a ripetute immagini di donne ultra magre, l’ideale corporeo interiorizzato di un individuo spesso diventa più magro.

    Questo incrementa il gap tra come una persona sente sia la sua apparenza fisica, e come dovrebbe essere.
    Non sorprendentemente, i ricercatori hanno scoperto che le donne che hanno un ideale corporeo interiorizzato che strettamente assomiglia all’ideale corporeo rappresentato socialmente sono ad alto rischio per lo sviluppo di disturbi dell’immagine corporea e dei disordini alimentari.


    CONCLUSIONI

    La rappresentazione mediatica delle donne ritrae uno standard di bellezza che è irreale e irraggiungibile per la maggioranza delle donne nella società.

    Le modelle mostrate in tutte le forme di media sono spesso sotto a quello che è considerato il peso salutare, la qual cosa invia un potente messaggio che le donne devono sacrificare la loro salute per essere considerate attraenti dagli standard della società.

    Gli effetti negativi delle immagini femminili ultra snelle sono stati documentati; ricerche hanno mostrato che le donne che sono ripetutamente esposte a queste immagini e interiorizzano l’ideale snello sono a forte rischio di sviluppo di disturbi legati all’immagine corporea e alle patologie alimentari.

    La teoria del paragone sociale, la teoria della cultura e la teoria dell’auto- schema possono essere usate per esaminare come le immagini dei media vanno a colpire il modo nel quale le donne si sentono nei riguardi dei loro corpi e della loro apparenza fisica.

    Questa prospettiva da anche alcune spiegazioni sul perché alcune donne mostrano una resilienza agli effetti negativi dei media, mentre altre siano colpite drammaticamente.
     
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  3. wookyee
     
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    http://www.pubmedcentral.nih.gov/articlere...z&artid=1431879

    The world's population problem. Possible interventions to reduce fertility.

    Introduzione

    L’articolo del sig. Mc Namara ”Address on the Population Problem" era uno di una serie di letture al Massachusetts Institute of Technology su "World Change and World Security."

    La parte finale di questo discorso del 28 aprile 1977, è pubblicato nel Public Health Reports dedicato alla salute internazionale.

    Nei primi quattro capitoli, il presidente della world bank, discuteva del trend demografico e del problema della popolazione.

    Egli disse che:

    “senza un intervento aggiuntivo la popolazione presente nei paesi in via di sviluppo sta continuando a crescere a tassi molto in eccesso di quelli che potrebbero facilitare il progresso economico e sociale. È questo livello che potrebbe portare ad uno stadio ultimale della popolazione nel mondo di 11 bilioni. Che è chiaramente indesiderabile”.

    Espandere l’educazione (cultura) di base

    [..]

    La scolarizzazione tende a ritardare l’età del matrimonio, per le ragazze, e in questo modo riduce il loro numero totale possibile di anni per la gravidanza.

    Inoltre la cultura facilita, per le ragazze e i ragazzi l’acquisizione di informazioni sul planning sulle famiglie, aumenta la loro esposizione ai mass media e alle pubblicazioni, e li mette in gradi di conoscere i moderni contraccettivi e ad usarli.

    [..]
    La scolarizzazione aumenta la prospettiva di una ragazza a trovare un impiego fuori casa che è in competizione con la formazione di una grande famiglia.

    In uno studio in cui si paragonavano 49 paesi, il livello di educazione femminile in ogni nazione dimostrava un significativo effetto sulla percentuale dei salari e degli stipendi delle donne, e al contrario aveva una forte associazione con la bassa natalità.

    [..]

    C’è una piccola probabilità che I governi nei paesi in via di sviluppo – o nei paesi sviluppati, saranno presto d’accordo sulle strategie competitive per più efficaci sistemi scolastici.

    Ma il principale è al di là della disputa: in faccia a perenni pressioni di budget, è molto meglio provare a provvedere una base minima di educazione pratica e orientata allo sviluppo per molte persone, piuttosto che optare per una dispendiosa, formale e accademica educazione per poche persone.

    Un pacchetto di base, per entrambi u e d, includendo la letteratura e l’aritmetica, alcune scelte per rilevanti skill per l’attività di produzione, per il planning familiare e la salute, per la cura dei figli, la nutrizione, la sanità e la conoscenza richiesta per la partecipazione civica è un investimento che la nazione può pemettersi di non fare.

    La vera natura del processo educativo impone un intervallo di tempo relativamente lungo per il ritorno economico su questo investimento.

    Ma se il pacchetto di base è giusto, il ritorno sarà enorme, e non ultimo componente di questo ritorno sarà il beneficio della ridotta natalità.


    In genere, I piccolo agricoltori nei paesi in via di sviluppo sono tra i gruppi con più basso reddito nella società. La loro produzione agricola è spesso a scarsi livelli di sussistenza.

    Forse i soli individui più poveri sono i senza terra, la cui unica risorsa di reddito è l’impiego stagionale nelle fattorie.

    La natalità di entrambi i gruppi è caratteristicamente alta.
    [..]
    Per i piccoli proprietari terrieri che rimangono nella loro terra, l’unica speranza è la politica del governo che li assista per aumentare la loro produttività.
    [..]
    Dal 1973 per 3 anni sono iniziati 210 di questi progetti, calcolando almeno doppio il reddito di 8 milioni di famiglie di agricoltori, o circa di 50 milioni di individui.

    È attraverso questo incremento di reddito che queste famiglie hanno sperimentato un calo nella loro tradizionale alta fertilità.

    Grazie all’aumento del reddito hanno avuto accesso ad una salute migliore e all’educazione e agli standard di vita, i quali in cambio verosimilmente li hanno portati a famiglie più piccole.

    C’è allora, una formula politica che i governi possono attuare per i poveri agricoltori che riduce entrambe povertà e natalità.

    Ancora, ho trattato di questo soggetto a lungo in un altro conteso, nel 1975… Board of Governors of the World Bank in Washington, D.C.

    Cosa è chiaro è che l’urbanizzazione è stata usualmente associata con la bassa natalità.

    Nell’America latina, per esempio, studi hanno indicato che la grandezza della famiglia nelle aree rurali e nelle piccole città è quasi due volte più ampia rispetto a quelle nelle maggiori città urbane.

    Questo collegamento è stato trovato in paesi così diversi come l’India, il Libano, L’Ungheria, l’Unione Sovietica, il Giappone.

    In generale le città offrono relativamente migliori accessi al sistema moderno socioeconomico e alle sue attitudini Inoltre la migrazione dalle paesi tende a far perdere qualche legame con la famiglia estesa.

    Se i genitori non possono aspettarsi di abitare con i loro figli adulti, c’è un minore incentivo per loro di avere famiglie allargate per il proposito di supporto in tarda età.

    Infine la vera azione di lasciare la famiglia tradizionale potrebbe portare ad altre rotture con le tradizioni, come l’età del matrimonio e la larghezza della famiglia.

    [..]
    Equitable Distribution of Economic Growth

    La crescita economica non può cambiare la vita della massa di persone senza che raggiunga la massa delle persone. Non sta facendo così con sufficiente impatto nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo del mondo.

    Tipicamente, poco più del 20% della popolazionericeve il 55% del reddito nazionale e meno del 20% ne riceve il 5%.

    Uno studio di varie caratteristiche in 64 paesi sia dalle aree in via di sviluppo che da quelle sviluppate nel mondo, per le quail erano disponibili i dati, hanno confermato che più eque distribuzioni di reddito, con la risultante e più vasta distribuzione di servizi sociali, è fortemente associato con una bassa natalità.

    L’analisi suggerisce che ogni punto percentuale addizionale di reddito totale ricevuto dal 40% dei più poveri riduce il tasso generale di natalità di circa 3 punti.

    I governi ovunque nei paesi in via di sviluppo stanno, certamente sforzandosi per accelerare la crescita economica.

    L’eccessiva natalità è essa stessa un ostacolo a questa crescita.

    Ma a meno che i benefici della crescita siano diretti più equamente al più basso 40% dei gruppi di reddito, dove infatti il tassi di natalità + più alti, allora la crescita economica come tale non farà muovere la società in avanti ad un ottimo livello di progresso.


    Enhancing the Status of Women

    L’importanza di aumentare lo status delle donne è critica, e esiste un grande affare che i governi possono fare per questo fatto.

    In alcune società perfino semplici cambiamenti legislativi – come stabilire i diritti legali di una donna che rifiuta di sposare il compagno che ha scelto per lei la sua famiglia, o il diritto della proprietà di se stessa – sono primi passi importanti per migliorare la sua posizione nella società.

    Di tutti gli aspetti dello sviluppo sociale il livello di cultura appare il più consistentemente associato con la bassa natalità.

    Ed è significativo che un incremento nell’educazione delle donne porta ad una bassa natalità con più grande estensione rispetto ad un incremento simile nella cultura degli uomini.
    […]

    Sebbene i governi alcune volte riconoscano che incoraggiare le donne ad entrare nelle fabbriche e nei lavori urbani riduca la natalità – da quando tende a ritardare l’età del matrimonio, e ad incrementare l’intervallo tra i figli – i politici concludono spesso che questo potrebbe solo intensificare una disoccupazione tra gli uomini, e da ciò un reddito minore per la famiglia.

    Ma questa obiezione è una vista a breve termine del problema.

    Nel lungo termine, una famiglia con due stipendi, e un più piccolo numero di dipendenti – dovuto alla collegata discesa della natalità – possono contribuire di più al reddito pubblico attraverso le tasse, e di più alla formazione del capitale attraverso gli incremento dell’economia.

    In contrasto con una larga e povera famiglia di un reddito, la famiglia più piccola con due stipendi aiuta l’accellerazione della crescita economica, e in questo modo incrementa la domanda di lavoro sia maschile che femminile.


    La verità è che l’opportunità economica più ampia per le donne – e le più ampie opportunità educative – potrebbero sostanzialmente ridurre la natalità.

    [...]

    Più educazione per le donne nei paesi in via di sviluppo è un buon acquisto.

    La scuola deve fare il punto per le giovani donne che il ruolo ideale di una ragazza non è essere madre in una larga famiglia internazionale sana e povera, ma invece di avere un doppio ruolo di madre di una piccola famiglia, e come lavoratrice che con il suo stipendio contribuisce al buon andamento della sua famiglia.

    Le donne rappresentano un seriamente sottovalutato potenziale nel processo di sviluppo.

    E il prolungamento di non eque pratiche che relegano le donne esclusivamente a ristretti ruoli tradizionali non solo nega sia a loro che alla società i benefici di quel potenziale, ma molto seriamente aggrava il problema della ridotta natalità.

    […]

    Come abbiamo detto, è il povero, in generale, che ha più figli.

    E è il paese più povero, in generale, che ha i più alti tassi di natalità. Ma è uno sbagli pensare che il povero abbia figli irrazionalmente, o senza propositi, o irresponsabilmente.

    Piuttosto il contrario, il povero, proprio a causa della sua povertà, ha un piccolo margine di errore. La vera incertezza della sua esistenza lo ha abituato ad essere cauto. Possono essere illetterati, sono raramente sconsiderati. Per sopravvivere del tutto devono essere per forza accorti.

    Le persone povere hanno grandi famiglie per molte ragioni. Ma il punto è che loro hanno ragioni. Ragioni per la sicurezza per la loro anzianità.
    Ragioni per lavoro aggiuntivo nella terra.
    Ragioni riguardanti la preferenza culturale per i figli maschi. Ragioni collegate alle leggi dell’eredità.
    Ragioni dettate da comportamenti religiosi.
    E ragioni di orgoglio personale.

    La demografia misura le persone. Non può misurare i loro sentimenti. E ancora capire le persone povere - e lo stretto range di opzioni che la povertà offre loro – è la chiave per assisterli ad ampliare le loro scelte.

    In un buon programma di informazione pubblica è precisamente quello che succede. Le scelte alternative diventano evidenti.

    I mass media possono essere d’aiuto, particolarmente la radio, la televisione, e i film che non dipendono necessariamente dalla comprensione letteraria. Ma tutti i media possono essere utilizzati: giornali, esibizioni, poster, canzoni, giochi, pubblicità, volantini.
    [..]
    Ma cosa I media possono fare, e lo fanno molto bene, è aiutare le persone a cambiare le loro visuali indirettamente mettendole in contatto con un altro mondo, espandendo i loro orizzonti, stimolando la lo curiosità, e introducendoli ad una nuova idea, includendo l’idea dell’attrazione di uno stile di vita alternativo, con meno figli, ma più avvantaggiati.[..]

    Ma alla fine nessuna forma di media è così efficace come la comunicazione da persona a persona.
    [..]

    C’è un intero spettro di situazioni formali ed informali per imparare che può essere utilizzato.

    L’educazione della popolazione come una componente del curriculum della scuola è ovvio ed essenziale.

    Furgoni mobili che visitano villaggi con film, esibizioni, e talks possono combinare l’intrattenimento con l’istruzione.

    I leader politici, le celebrità nazionali, e le autorità religiose possono firmare traguardi nazionali e apparizioni pubbliche.

    Tutto questo è possibile, data la leadership, l’immaginazione e la guida.
    E tutto questo è veramente proficuo.

    Ma al di là di queste informazioni e sforzi nell’educazione, c’è un intero range di misure aggiuntive per i governi che possono servire come incentivi a posporre la data del matrimonio, per intraprendere il progetto di una famiglia, o per adottare nuove norme sulla dimensione della famiglia e disincentivi per mantenere norme inappropriate.


    Incentivi e disincentivi

    La residenza (abitazione) e le opportunità di lavoro, I benefici per la maternità, la deduzione dalle tasse, gli assegni familiari, la pensione provvisoria, la priorità per l’ammissione a scuola: questi e altri benefit governativi e politici possono essere ridisegnati per incoraggiare i genitori ad avere una piccola famiglia, e per dissuaderli ad averne una grande. Gli incentivi possono disporre da un cash immediato per chi accetta il planning della famiglia alla elaborazione di programmi per pagamenti futuri, alla fine degli anni di crescita dei figli per restringimenti della natalità.

    I disincentivi possono limitare l’allocazione di vari servizi pubblici sua una scala graduata: di più a genitori con pochi figli, meno o niente a genitori con molti figli.

    A meno che, I governanti, attraverso azioni politiche appropriate, possano accellerare la riduzione della fertilità, la popolazione globale potrebbe non stabilizzarsi al di sotto di 11 bilioni. Quello sarebbe un mondo dove nessuno di noi vorrebbe vivere.

    Le cause e le determinanti per la riduzione della fertilità sono estremamente complesse, ma questo appare verosimilmente che ci siano un numero di chiavi di collegamento tra la riduzione di certi specifici elementi di sviluppo socioeconomico.

    I fattori che appaiono essere i più importanti sono la salute, l’educazione, la crescita economica distribuita ampiamente, l’urbanizzazione, e aumentare lo status delle donne.

    Questi fattori sono a lavoro nel mondo in via di sviluppo oggi, ma il loro progresso è troppo lento per essere pienamente efficace.

    [..]
    Per creare una domanda per un cambiamento nelle norme della famiglia, I governi dovrebbero provare a :

    a) ridurre la mortalità infantile;

    b) espandere la cultura di base e sostanzialmente incrementare la proporzione delle ragazze nelle scuole;

    c) Incrementare la produttività dei piccoli proprietari terrieri nelle aree rurali e espandere le opportunità di guadagno nelle città per gruppi a basso – reddito;

    d) mettere maggiore sforzo sulla distribuzione equa del reddito e dei servizi nella guida per una più grande crescita economica;

    e) E soprattutto anche, aumentare lo status delle donne socialmente, economicamente e politicamente;


    Per soddisfare la domanda per il cambiamento nelle norme della famiglia, I governi e le comunità internazionali dovrebbero:

    - provvedere una scelta ampia delle presenti tecniche contraccettive e dei servizi ai genitori;

    - migliorare il sistema di distribuzione con il quale i genitori possono avere i servizi che desiderano;

    - espandere i livelli esistenti di ricerca cercano tecniche e servizi migliori;

    entrambe le categorie sono necessarie.
     
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  4. wookyee
     
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    "LA SIGNORINA "

    dal post di Angelica

    image

    Un tipico esempio di stress fisico è quello delle atlete.

    Le donne infatti sono diventate nel corso degli anni sempre più attive fisicamente.

    Mentre sempre più ricerche confermano i benefici dell’esercizio fisico e i media incoraggiano sempre di più le donne ad abbracciare un a tale attività, una rigida attività fisica è anche associata ad un tipico set di disturbi per il sesso femminile.

    L’ apparato riproduttivo femminile è molto sensibile agli stress fisiologici, e le anormalità riproduttive (menarca ritardato, amenorrea primaria o secondaria, oligomenorrea) avvengono in circa il 6-79% delle donne che svolgono regolarmente ed in maniera agonistica tale attività.

    L’attività sportiva, soprattutto a livello agonistico, richiede una preparazione atletica, un regime alimentare e una competizione tali da agire pesantemente sull’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, tanto da alterare la capacità riproduttiva delle donne: sebbene profili ormonali specifici di atlete con irregolarità riproduttive possono variare tra le varie discipline sportive, le anormalità riproduttive associate all’esercizio generalmente originano una disfunzione a livello ipotalamico.

    L’incidenza di un’inadeguata fase luteale, anovulazione e oligomenorrea è considerevolmente più alta in donne atlete rispetto alle non sportive.

    L’esatta incidenza di queste anormalità è difficilmente valutabile, visto che molte atlete “eumenorroiche” soffrono di irregolarità mestruali nascoste come una inadeguata fase luteale o dei cicli anovulatori.

    Uno studio del 1979 mostra come solo il 50% delle corritrici ha un ciclo ovulatorio in un mese di controllo paragonato al 83% dei controlli.

    Il profilo ormonale di donne impegnate in sport che enfatizzano un basso peso corporeo, così come il balletto, ginnastica, pattinaggio artistico e corsa, è caratterizzato da un ipoestrogenismo dovuto ad una alterazione dell’asse ipotalamo-ipofsi-ovaio.

    In particolare la soppressione dei pulse di GnRH, che generalmente avviene ogni 60-90 minuti, limita la secrezione ipofisaria di LH, ed in modo inferiore di FSH, determinando un ridotta produzione di estradiolo da parte dell’ovaio.

    Inoltre una fase follicolare prolungata, o l’assenza del picco di LH a metà ciclo, risulta in una lieve o intermittente soppressione dei cicli mestruali osservate in queste atlete.

    Una originale ipotesi per le disfunzioni riproduttive nelle atlete enfatizza il ruolo della composizione corporea e degli effetti dello stress da esercizio.

    L’ipotesi della composizione corporea suggerisce che il menarca avviene nelle ragazze quando il grasso corporeo è superiore al 17% del peso, e che la funzione mestruale è persa quando il grasso corporeo è inferiore al 22% del peso.

    Benché ampiamente accettata, questa ipotesi è basata interamente su correlazioni piuttosto che evidenze sperimentali.

    Infatti, la composizione corporea non varia significativamente tra le atlete eumenorroiche e quelle amenorroiche.

    La soppressione della funzione riproduttiva in donne impegnate in attività fisica che enfatizza la magrezza potrebbe essere un adattamento neoruendocrino al deficit calorico.

    [..]

    L’assetto ormonale e riproduttivo delle donne amenorroiche impegnate in attività fisica è molto simile a quello di donne affette da disordini dell’alimentazione come l’anoressia nervosa, problema che interessa prevalentemente le adolescenti e le giovani donne.[/color]

    http://www.academiavita.org/template.jsp?s...o&lang=italiano

    ****************************

    [color=red]Alterazioni della funzione ovarica si può verificare nelle atlete che praticano sport a livello agonistico che presentano una significativa incidenza di irregolarità mestruali e di amenorrea in un quadro determinato dalla soppressione ipotalamica.

    Sembra che esistano due principali motivazioni: un livello critico di grasso corporeo e l’effetto dello stress.

    Una perdita del peso corporeo tra il 10-15 % del peso normale per l’altezza rappresenta una perdita di circa un terzo del grasso corporeo che può sfociare in un’anomala funzione mestruale.

    Oltre il ruolo del peso corporeo, lo stress e il dispendio energetico sembrano giocare un ruolo a sé, infatti un’alta produzione energetica e lo stress possono agire insieme o indipendentemente ad abbassare il grasso corporeo sopprimendo la funzione riproduttiva.

    Nelle atlete si può verificare che un’intensa attività fisica diminuisca le gonadotropine e aumenti la prolattina, l’ormone della crescita, il testosterone, l’ACTH e le endorfine come risultato di un’aumentata secrezione e di una ridotta clearance .

    Inoltre le atlete hanno elevati livelli di melatonina e soprattutto una esagerata secrezione notturna che sembra riflettere la sospensione della secrezione pulsatile del GnRH.

    Inoltre una quantità subottimale di grasso corporeo interferisce sfavorevolmente con il metabolismo estrogenico, portando ad un aumento della conversione di estrogeni biologicamente attivi in catecolestrogeni inattivi: questo potrebbe essere un meccanismo che interferisce con i sistemi di feed-back dell’asse ovaro-ipofisario.

    La maggior parte delle atlete che riducano o smettano l’attività fisica riacquistano l’ovulazione; comunque la terapia ormonale viene consigliata nelle pazienti ipoestrogeniche, per dare protezione sull’osteoporosi e le modificazioni cardiovascolari.


    http://www.scienzaonline.com/sessuologia/d...ne-ovarica.html

    **************************

    Functional Reproductive Deficits

    [...]

    Esercizio fisico, dieta e bilancio energetico

    I paragrafi precedenti danno risalto al ruolo dei fattori psicogenici nell'innescare FHA. (functional hypothalamic amenorrea)

    Tuttavia, esistono prove considerevoli che anche l'esercizio fisico eccessivo ed i disordini alimentari, interrompono il generatore di impulsi di GnRH ed inducono FHA)(Hirvonen 1977; Perkins ed altri. 2001; Warren e Fries 2001).

    Fra gli atleti, per esempio, la prevalenza dell’amenorrea è in genere del 25% o più, particolarmente quando le donne si cimentano negli sport con esercizi con pesi che danno risalto alla massa magra del corpo (rivista da Warren e Fries 2001).

    Come con l’amenorrea psicogena, si verifica una variazione individuale considerevole nella capacità riproduttiva in risposta all’attività fisica, anche fra gli atleti agonisti; ed alcuni individui sono resistenti alle alterazioni cicliche indipendentemente dai livelli di esercizio fisico (Loucks e Thuma 2003; Loucks ed altri. 1989).

    Anche se la maggior parte dei dati sugli atleti sono d'osservazione, Bullen ed i colleghi (1985) hanno valutato i disordini mestruali nelle donne non allenate sottoposte ad un programma graduale di esercizio fisico faticoso.
    Questo studio di riferimento ha mostrato che le irregolarità mestruali sono emerse all'inizio del regime di esercizio fisico e sono aumentate severamente con l'aumento dell'esercizio fisico.

    Dalla fine di questi 2 mesi di esercizio fisico, 13 delle 28 donne avevano avuto i cicli in ritardo e così stavano diventando amenorroiche ; 6 Mesi dopo avere completato l'esperimento, tutte le donne hanno riavuto i cicli normali, dimostrando ancora la reversibilità della sindrome.

    Un risultato importante nello studio sopraccennato di Bullen era che i deficit ovarici erano più severi e prolungati nel sottoinsieme delle donne che inoltre sono state sottoposte alla restrizione dietetica.


    [...]

    Edited by wookyee - 29/1/2007, 13:36
     
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  5. Pazzol
     
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    Putroppo queste statistiche e studi sembrano apparentemente mirati a stabilire ciò che è giusto ed equilibrato... a me pare che abbiano come unico scopo ben mascherato di indirizzare le persone verso un'ideale standard...l'ideale salutistico ... tanto quanto la "moda"
    in sintesi un'uniformità diffusa... cristallizzata stile barbie
    Facci caso... se sei grasso non vai bene se sei magro non va bene se sei "giusto" vuoi solo farti notare... ma perchè gli diamo così importanza?
    Già lo diceva Gesù ai suoi apostoli: se digiunate diranno che volete farvi vedere, se mangiate diranno che siete peccatori.
    Perchè chi non vive è solo intento a criticare senza manco accorgersi delle proprie contraddizioni non spaziando la vista a 360 gradi.

    Pare che oggi esista solo il corpo... che non và negato ma nemmeno si può ridurre tutta la realtà a ciò che vediamo...

    Allora riporto la tua frase:
    il magro umilia se stesso cercando di diventare grasso e viceversa
    secondo lo standard salutistico di riferimento e tanti saluti
    Tant'è che tutti e due dimenticano che hanno da finire sotto terra a nutrire i vermi
    Ma nascessimo tutti handicappati o ciechi che ci facciamo meno storie...

     
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  6. animus
     
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    Voglio ricordare che questo spazio non e' per i commenti, posto qui perche' queste dichiarazioni di Armani sono attinenti con l'eccellente lavoro svolto da Wookiee.

    -------------------------------

    Il finocchione se ne accorge adesso che le modelle usate nelle sfilate e in tv, "le modelle super magre sono ragazze senza vita negli occhi..ci sono immagini pubblicitarie dove ci sono questi esseri con lo sguardo spento, questo e' molto negativo (ma va?)....io mi guardo in giro e vedo delle pubblicita' molto negative (arri ma va?)"

    Dopo aver diffuso modelli di sterilita' per 40 anni , adesso scendono tutti dal pero...
    Bravi Frocioni, i padroni della moda, quelli dalla sensibilita' femminile.


    http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter...taMC_corriere_3
     
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  7. wookyee
     
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    Un figlio, fino a quando?



    «La fertilità è un patrimonio che va difeso: non perdete di vista l'orologio biologico».

    L'appello arriva dal presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), professor Giorgio Vittori che, in un video su Youtube spiega:

    «Spesso le donne sottovalutano l'importanza dell'età, ignorando alcuni dati fondamentali: la fertilità femminile è massima fino ai 20 anni, si dimezza intorno ai 35, scende al 10% dopo i 40 anni. Questo non significa che chi ha oltrepassato questa soglia debba disperare, ma è importante ricordarsi di considerare anche questo aspetto nella pianificazione della propria vita familiare e professionale. Non sempre la fecondazione assistita può essere una soluzione per "riparare" quando si è atteso troppo - continua Vittori - anche se in Italia nel 2006 hanno scelto questa via 52mila e 206 coppie. Anche in questo caso l'età avanzata è infatti un fattore che riduce le possibilità di successo: se a 30 anni il 30% dei tentativi riesce, dopo i 45 è solo l'1%».

    I ginecologi della Sigo, a meno di un mese dal loro congresso nazionale puntano quindi sulla rete per informare soprattutto le giovanissime.

    «Scegliamo Youtube per parlare a ragazze che spesso non si pongono nemmeno il problema della futura maternità - spiega Vittori - anzi, sono spesso preoccupate solo di evitare gravidanze indesiderate, senza rendersi conto di quanto sia delicato l'equilibrio che regola la biologia femminile".

    Il tempo che passa non è infatti il solo nemico della fertilità: «È altrettanto importante proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili, che possono compromettere per sempre la capacità riproduttiva - aggiunge il presidente. - Non bisogna pensare solo all'Aids, ma anche a patologie molto diffuse come herpes genitale, candidosi o chlamydia, aumentata tra le giovanissime di 6-10 volte in 10 anni».

    Altri imputati sono anche alcol, fumo e uno scorretto regime alimentare: l'eccessiva magrezza può causare irregolarità mestruali fino a sopprimere del tutto l'ovulazione, mentre l'obesità può interferire con il funzionamento del sistema ormonale. I video su Youtube sono solo uno dei modi che la Sigo ha individuato per ampliare il dibattito intorno ai grandi temi della ginecologia.

    «Questioni - sottolinea Vittori - che per loro natura, superano i limiti della salute per invadere l'ambito sociale, la politica, il costume. Nel caso della fertilità, ad esempio, i motivi che spostano sempre più in avanti l'età del primo parto sono da ricercare nel nostro sistema economico, nel mutato ruolo femminile e nella nuova fisionomia del mondo del lavoro».

    «Per questo - conclude Vittori - abbiamo ritenuto che fosse necessario prevedere, anche all'interno del nostro Congresso, un momento di confronto vero e forte con il mondo laico, e in particolare con le donne». Per raggiungere questo obiettivo la Sigo ha attivato spazi di confronto utilizzando i new media: la rete ma anche su Second life.

    A disposizione dei cittadini materiali informativi, come l'opuscolo sulla depressione post partum recentemente prodotto dalla Sigo, approfondimenti e uno spazio per lasciare i propri commenti.


     
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21 replies since 17/12/2006, 16:33   3791 views
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